Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
Ricerca articoli per Laci Buti
Salve a tutti, signore, signori ed infanti.
Volevamo dirvi che anche quest'anno non andremo in ferie, perché alle Maldive
è tutto esaurito, e dopo il freddo patito quest'inverno la montagna non ci
ispira.
Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non
annoiarvi elenchiamo
solo quelle dell'anno scorso:
- ripristino di un servizio elettrico a norma;
- incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità
lavorative;
- incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la
situazione alloggiativa.
Nel frattempo, quelli di noi che sopravvivono con la raccolta del metallo,
tornano la sera a casa con un guadagno netto di 10 euro (se va bene). Così le
giornate passano pensando a cosa si può fare, a quale futuro saremo mai
destinati.
MA NON VOGLIAMO DEPRIMERVI, ANZI ABBIAMO UNA PROPOSTA TUTTA PER VOI, SPERANDO
CHE VI PIACCIA.
Come avrete capito, qui non c'è molto da fare, ma da noi il clima è fresco, ci
sono alberi, gazebo, sedie, tavoli e panchine, UN AMBIENTE PULITO E DIGNITOSO e persino
bambini e brava gente. Qui da noi è ancora campagna. Vi pensiamo nelle vostre
case, a combattere la torrida estate milanese, con una programmazione televisiva
uguale ogni luglio e agosto.
VI INVITIAMO AD UN POMERIGGIO (O UNA SERA) IN CAMPAGNA, ASSIEME AD UN BUON
FILM, UN LIBRO, QUALCHE MOMENTO CONVIVIALE.
Al momento la programmazione non è ancora definita, ma a breve prevediamo:
- la proiezione del film GATTO NERO, GATTO BIANCO di
EMIR
KUSTURICA;
- la proiezione (in quasi anteprima) del film LA CANZONE DI
REBECCA, con la presenza del regista e della protagonista;
- la presentazione del libro NIENTE E' PIU' INTATTO DI UN
CUORE SPEZZATO, con la presenza dell'autrice;
- la presentazione del libro MILANO, FIN QUI TUTTO
BENE, con la presenza dell'autrice.
ed altro ancora, in via di definizione. Tutti gli avvenimenti, salvo
diversa indicazioni sono GRATUITI ed avvengono all'aperto, in
caso di maltempo è disponibile una sala coperta ed accogliente.
Inoltre, sarà possibile incontrare noi rom, gli autori, i registi e i
protagonisti, sedendosi al "Marina Social Rom" (Eccolo)
Dai! Cosa aspettate? Potrete dire che in Camargue non ci siete stati... avete
scoperto di averla sotto casa!
Comunità Rom Harvati
via Idro 62, MILANO
Marina Social Rom
A due passi dalla città, un ambiente campestre e genuino lungo la Martesana,
dove nel 1800 i nostri antenati andavano a cercare la frescura e la sana cucina
di una volta.
Locale ancora in fase di avviamento, che promette bene. Cucina casalinga, anche
per vegetariani. Servizio familiare ma buona compagnia. Servizio baby sitter.
Ampio giardino. Parcheggio sorvegliato.
PROGRAMMAZIONE ESTIVA CON FILM, PRESENTAZIONE LIBRI, ATTIVITA' PER
BAMBINI
Solo su prenotazione info@sivola.net
-
ph. (39) 347-717.96.02
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 14:03:31 in media, visitato 1533 volte)
Esce oggi il primo numero del giornale telematico dei ragazzi del Campo sosta
di via Idro a Milano.
Questo numero parla della vita nel campo, delle attività e delle gite
organizzate in collaborazione con la cooperativa
Laci Buti e la Casa della Carità di Milano.
Seguiranno altri numeri con scadenza bimestrale.
"Grazie per l'attenzione e vi ricordiamo che siamo a vostra disposizione
per qualsiasi domanda vorrete porci." Il comitato di redazione
Per riceverlo scrivere a
inidro @ gmail. com
A Milano, la comunità Rom di via Idro e la cooperativa Laci Buti 2, prenderanno parte alla Terza edizione di NAVIGLIO MARTESANA IN FESTA, domenica 7 maggio. La mattina escursione a cavallo per i più piccoli. Durante tutta la giornata, funzionerà uno stand espositivo con animazione.
Vi aspettiamo!
Di Fabrizio (del 21/02/2006 @ 10:49:28 in lavoro, visitato 5464 volte)
email Presentazione delle attività La cooperativa “Laci Buti due” nasce nel 1999 ad opera di un gruppo di residenti rom del campo nomadi comunale di via Idro 62 supportati da un ristretto gruppo di operatori sociali che hanno accompagnato lo sviluppo della cooperativa in una prospettiva di emancipazione, autonomia e corretta integrazione sociale della popolazione rom residente al campo. L’impegno dei soci della cooperativa è stato finalizzato alla ricerca di risposte reali al bisogno di lavoro. Questo impegno si è tradotto, inizialmente, in un percorso di analisi e confronto tra i soci del “lavoro” come “bisogno”; si è rinforzata una maggiore consapevolezza nei soci del bene “lavoro” quale strumento di crescita e sviluppo della propria famiglia e della comunità, di integrazione con la cultura non Rom, di prefigurazione del proprio futuro non più vincolato al ricorso ad espedienti, questua, od anche ad attività illegali. Si è così costituito un processo che ha generato fiducia nella possibilità di individuare ambiti e attività lavorative con reali prospettive di sviluppo e valorizzanti della specificità culturale. L’area lavorativa individuata è rivolta alla manutenzione di aree verdi e alla coltivazione florovivaistica, la scelta è stata favorita dal possesso di competenze professionali pregresse e dalle caratteristiche dell’attività professionale particolarmente adatte quali una attività all’aria aperta e a contatto con l’ambiente naturale. Al fine di implementare le competenze professionali esistenti un gruppo numerosi di soci della cooperativa ha partecipato nel 1999 al corso del Fondo Sociale Europeo promosso dal Settore Servizi Sociali del Comune di Milano Ufficio Nomadi e gestito dal Centro di Formazione Professionale Enaip per “Manutentori di aree verdi”. Nello stesso anno il Settore parchi e Giardini ha stipulato con la cooperativa un contratto di fornitura di piante, fiori e arbusti a seguito di iniziativa promossa dal Comune di Milano al fine di sostenere, mediante l’affidamento di contratti per la fornitura nel campo del verde, realtà operanti per il recupero di persone svantaggiate; la nostra cooperativa è stata individuata a seguito dell’utilizzo dei dati forniti e delle verifiche effettuate dal Settore Servizi Sociali Formazione Lavoro, Area Handicap e Area Giovani e Adulti. L’opportunità accordata alla cooperativa ha sostenuto la motivazione all’impegno dei soci Rom ed all’investimento nell’acquisto di una serra di 270 mq, delle esigue risorse economiche pur di concretizzare delle reali e stabili possibilità occupazionali, inoltre ha prodotto un f orte incentivo verso corrette forme di integrazione sociale favorendo la costruzione di relazioni significative con parti attive e sane della società, contrastando il fenomeno della coesione con realtà marginali e a rischio di devianza. Il positivo e graduale incremento delle attività di lavoro ha sostenuto la possibilità di dotarsi di mezzi e strumenti per elevare efficienza e professionalità nell’espletamento dei lavori assunti. Tutto ciò ha portato la Cooperativa a sviluppare ulteriormente i propri contatti, nel 2001 è entrata a far parte del “Consorzio Cascina Sofia” un insieme di Cooperative sociali impegnate nel settore del verde. Nello stesso anno la Zona 2 ha concesso un piccolo finanziamento per acquistare alcuni macchinari; nel 2002 dopo il primo contratto stipulato con il Comune di Milano si è deciso di acquistare due camion e ulteriori macchinari. Attualmente queste sono i principali servizi che offre la Cooperativa:
- Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
- Potatura piante alto fusto
- Pulizia di arree urbane
- Sgombero cantine e magazzini
- Creazione recinzioni
Attualmente la Cooperativa vanta due responsabili, tre capo squadra e 12 soci lavoratori, inoltre in caso di neccessità si collabora con le Cooperative iscritte al Consorzio Cascina Sofia, il presidente e il vice presidente sono naturalmente di etnia Rom. Ciò nonostante è ancora necessario il sostegno di questa Amministrazione per il consolidamento delle prospettive lavorative e l’ampliamento dei lavori anche nel settore privato, dove per ora la “diffidenza” nei confronti dei Rom è ancora molto forte e radicata.
Cod. Fisc. / Part.IVA 13244160159 CCIAA n. 1341326
Di Fabrizio (del 22/09/2006 @ 10:21:54 in Italia, visitato 1657 volte)
Domenica 24 settembre 2006
Via Idro - P.zza Costantino
PULIAMO IL MONDO
MILANO: Un gioco che non si svolge davanti al video ma all'aria aperta.
Nell'occasione puliremo due aree:
- via Idro all'altezza del campo nomadi
- p.zza Costantino - pista ciclabile
I cittadini sono invitati a partecipare numerosi al fine di stimolare la
coscienza di quelle persone che continuano ad abbandonare ogni genere di
rifiuti nell'alveo della Martesana lungo le sue sponde.
Dalle ore 13.00 presso il campo sportivo dell'Associazione Volontari del
Quartiere Adriano si terrà la continuazione di questo incontro con: panini
con salamelle, patatine fritte, bibite ecc.
Animazione per bambini e partite di calcio per ragazzi
Tutti possono partecipare, dai tre agli ottant'anni,
Non mancare ti aspettiamo
Non è la prima volta che la comunità di via Idro prende parte a questa
giornata:
I rom fanno pulito il mondo - Milano ottobre 2000 tratto da TERRE
DI MEZZO
A rimettere a posto le cose ci hanno pensato i nomadi.
In mezzo all'erba c'era di tutto: lattine, vetri, cartacce. Tutto
letteralmente, spazzato via. Anche due motorini. Domenica 24 settembre,
alla manifestazione "Puliamo il mondo" di Legambiente ha aderito anche
l'associazione "Insieme nelle Terre di mezzo", che con l'Opera Nomadi,
la Cooperativa "Laci Buti" e le famiglie rom di via Negrotto ha ripulito
per bene i giardinetti di via Brivio, proprio dietro il campo nomadi,
nel quartiere milanese della Bovisa. Ramazze alla mano (fornite dall'Amsa,
Azienda milanese servizi ambientali) e cappellini gialli in testa, erano
almeno venti i bambini rom che coi volontari (una decina) hanno reso più
bello il campo giochi del quartiere. Tra gli abitanti, incuriositi da
quel che stava accadendo, qualcuno si è unito alla squadra per aiutare:
dalla mamma coi figli ai ragazzi della biblioteca. Tre ore di lavoro per
un ricco bottino: undici sacchi della pattumiera (rigorosamente
"differenziati") più le carcasse di due motorini. Dopo la fatica, torte,
bibite e la consueta sfida a pallone, rom contro gagé. Unico neo, l'Amsa
che si dimentica di passare a ritirare i sacchi... Il campo di via
Negrotto, autorizzato dal Comune, ospita venti famiglie, per la maggior
parte di origine croata.
Di Fabrizio (del 06/03/2006 @ 10:00:06 in lavoro, visitato 2838 volte)
Un'altra galleria fotografica, offerta dalla cooperativa LACI BUTI 2, impegnata nella potatura degli alberi.
(grazie a Filippo Podestà per la collaborazione)
|
L'avviso in via Brembo
|
Per il lavoro si è affittato un camion munito di piattaforma
|
|
|
|
la raccolta e la pulizia
|
|
|
Il quadro comando
|
la squadra
|
|
fatto il carico si raggiunge il nuovo cantiere
|
pausa
|
il ritorno
|
intervento dei vigili in via Noto per spostare le macchine in divieto di sosta
|
servizio effettuato lunedì 27 febbraio in via Brembo e via Noto a Milano
Di Fabrizio (del 02/04/2012 @ 09:51:43 in Italia, visitato 7156 volte)
Quello che segue è un lungo documento, frutto di un'altrettanto lungo e
complesso confronto tra la comunità rom di via Idro 62 (Milano) e le
associazioni ed i volontari della zona, indirizzato al comune di Milano per
affrontare e risolvere una lunga situazione di emergenza, prima di tutto sociale
e personale, ma anche abitativa e lavorativa. Non vi sfuggirà il
particolare di un grande impegno comune dei promotori, per superare oltre ai
ghetti fisici anche quelli mentali, ed ipotizzare soluzioni a vantaggio di tutti
gli abitanti, Rom e no, della zona.
Vi chiediamo di leggerlo con pazienza ed attenzione e, se lo condividete,
comunicare la vostra adesione all'indirizzo mail
info@sivola.net, comunicando anche se l'adesione è personale o a nome di
un'organizzazione.
Il documento verrà presentato in conferenza stampa lunedì 16
aprile alle ore 11.30, c/o la sala consigliare 321 - via Marino 7 - 3° p. MILANO. ABBIAMO
BISOGNO DI RACCOGLIERE PRIMA TUTTE LE VOSTRE ADESIONI. Inoltre, potete
ripubblicare il link sui vostri blog, nelle bacheche di Facebook, su Twitter,
ogni collaborazione è ben gradita.
Grazie e buona lettura.
IL VILLAGGIO SOCIALE E SOLIDALE DI VIA IDRO NEL PARCO DELLA MEDIA
VALLE DEL LAMBRO
Premessa
La rete delle associazioni
Si è consolidata nei nostri quartieri di Crescenzago Gobba Adriano l'esperienza
significativa di una rete di comitati ed associazioni, di scuole e di singoli
cittadini che opera per la qualità della vita urbana, per il dialogo
interculturale e l'integrazione - interazione civile e sociale tra etnie e
culture diverse.
Via Padova, la via del mondo e la sua Festa "Via Padova è meglio di
Milano" esprimono luoghi e manifestazioni esemplari di ricchezza culturale
ed artistica, di ricerca e comprensione del mondo – a partire dai paesi di
provenienza degli immigrati.
La cittadinanza attiva ha saputo, soprattutto negli ultimi anni,
sviluppare un contrasto efficace alle politiche di emarginazione e
colpevolizzazione degli stranieri e delle minoranze rom e sinti da parte delle
amministrazioni della destra leghista e berlusconiana.
Un pool di associazioni, assieme a singoli cittadini, dette vita nel 2009 a un
Osservatorio contro i razzismi, che promosse iniziative ed incontri per
denunciare gli atti più discriminatori di vero e proprio "razzismo
istituzionale". Soprattutto a partire dal pluriennale inserimento scolastico dei
bambini, si sviluppò una specie di rete di protezione attorno alla comunità rom
di Via Idro.
La politica degli sgomberi, il "Piano
Nomadi" e il Campo di transito di via Idro
La politica degli sgomberi dei "campi nomadi" e le ossessive direttive
dell'Amministrazione Moratti – De Corato contro i rom diventavano il corollario
di una normativa nazionale, con la quale l'allora ministro degli interni Maroni
mirava a realizzare un "piano nomadi" trasformando il problema di come
migliorare le condizioni di vita e di convivenza dei "campi" in problema di
emergenza dal punto di vista dell'ordine pubblico, e quindi isolandolo con
interventi speciali chiaramente discriminatori e lesivi della dignità
delle persone e del rispetto delle culture diverse. Gli sgomberi rientravano
quindi nel novero delle misure repressive senza soluzioni alternative adeguate.
A ben poca cosa si sono ridotti i pur previsti interventi di aiuto alle famiglie
rom di sistemazione in alloggi popolari o cascine.
Il dato dominante sta nei caroselli di sgomberi a centinaia, nello sradicamento
da luoghi che pur precari e/o degradati consentivano un minimo di vita
identitaria e comunitaria, la frequenza scolastica dei bambini, una qualche
assistenza sanitaria, ecc. Il cosiddetto patto di legalità e il suo
regolamento di attuazione (Milano, febbraio 2009), con il Prefetto avente
funzioni di Commissario straordinario all'emergenza rom, diventavano gli
strumenti attuativi sul territorio del decreto Maroni (2008) – dichiarato
finalmente illegittimo sul piano della tutela dei diritti costituzionali dalla
sentenza del Consiglio di Stato n. 6050 del 16 novembre 2011.
La comunità di Rom Harvati di Via Idro è composta da circa 130 cittadini
italiani - una trentina di famiglie, che vi risiedono dal 1989. E' storicamente
parte integrante dei quartieri di Crescenzago Gobba Adriano.
Nel cosiddetto "Piano nomadi" si prevede che il campo di Via Idro venga
trasformato in "campo di sosta temporanea" e quindi di "transito",
"attraverso il rifacimento infrastrutturale, la messa in sicurezza e
l'ottimizzazione degli spazi, previo allontanamento delle famiglie esistenti"
(sottolineatura nostra).
Tale sciagurata politica peggiora la situazione. I diritti e le esigenze della
comunità dei cittadini italiani rom sono scese all'ultimo posto. Gli abitanti
dei quartieri interessati, molto allarmati per l'eventuale arrivo di centinaia
di altri nomadi, esprimono inequivocabilmente la loro contrarietà a fare di Via
Idro un campo di transito. E raccolgono 8.000 firme, che non si traducono in
manifestazioni di ripulsa razzistica, ma contribuiscono ad allargare e
consolidare la consapevolezza che la questione rom non può essere affrontata
semplicemente sgombrando e spostando le persone.
Nello specifico di Via Idro, diventa sempre più evidente che sarebbe utile e
giusto migliorare le condizioni strutturali dell'area per la comunità ormai
stanziale da circa trenta anni e per la salvaguardia dell'ambiente naturale e
per il miglioramento della qualità della vita dei quartieri. Infatti sarebbe un
segnale negativo, che dopo aver lavorato assieme per decenni sulle tante
questioni connesse alla stanzialità (lavoro, scuola, inserimento nel quartiere,
ad esempio), questi sforzi ed i risultati ottenuti venissero azzerati.
La sconfitta dell'amministrazione PDL/LEGA - Moratti/De Corato e l'elezione del
sindaco Pisapia, il ripristino di un quadro di legittimità costituzionale sulla
questione rom (sentenza Consiglio di Stato) impongono un cambio radicale per una
politica positiva dell'integrazione e dell'interazione civile sociale e
culturale.
La bussola da seguire è la Costituzione, e specificatamente gli artt. 2 e 3 –
purtroppo sottoposti a violazioni continue:
"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e
richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale." (Art. 2).
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese." (Art. 3).
In un contesto globale e locale di profonda crisi economica e finanziaria, di
peggioramento delle condizioni generali di vita, di perdita del lavoro, di
aumento della disoccupazione, di ampliamento delle fasce di povertà, si fa ancor
più urgente la necessità di promuovere politiche sociali inclusive, di creare
lavoro e stimolare iniziative di solidarietà e cooperazione.
"Emergenza umanitaria in Via Idro"
Come prevedibile, la situazione del campo di Via Idro è peggiorata in questi
ultimi mesi fino a diventare "emergenza umanitaria" come viene definita dalle
denunce di comitati ed associazioni e da due lettere aperte – una del Comitato
per Milano Zona 2 del 9/12/2011 e l'altra a più voci del 15/12/2011 - inviate al
sindaco Pisapia e agli assessori alle Politiche sociali e alla Sicurezza e
coesione sociale.
Nella lettera aperta del 15 dicembre 2011 (firmata da: Carlo Bonaconsa ,
Comitato Vivere Zona 2; Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla; Laura Coletta,
Associazione Elementare Russo; Gabriella Conedera, Scuola Elementare di Via
Russo; Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2; Giuseppe Natale, ANPI
Crescenzago; Antonio Piazzi, ANPI Crescenzago; Paolo Pinardi, Martesanadue), il
peggioramento delle condizioni di vita nel campo di Via Idro viene così
descritto:
"…Manca la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le
fogne straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è
seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più
deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente
non provvedono.
Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via
Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la
crisi generale, ma soprattutto perchè sono vittime – come altri nomadi e
minoranze etniche – di politiche centrali e locali di discriminazione e di
ingiustizia sociale."
I firmatari della lettera si pongono due preoccupanti interrogativi:
"Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul
campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da
cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di Zona 2?
Perché non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle
condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da
inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro,
Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom,
i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione
esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori
diversi)?"
Si ribadisce poi, da parte dei firmatari , la volontà a farsi "promotori di un
progetto generale di riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo
scopo di migliorare la qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e
gli abitanti dei quartieri interessati."
Verso un villaggio rom sociale e solidale
L'area di Via Idro
L'area si colloca in una posizione nevralgica, tra il lungo canale Martesana /
la confluenza col fiume Lambro, la tangenziale est e le abitazioni di Via Padova
/ Gobba. Nel mezzo del costituendo Parco della Media Valle del Lambro, si trova
nel punto di confine dei quattro comuni limitrofi: Milano, Sesto San Giovanni,
Cologno Monzese, Vimodrone. E' attraversata da una pista ciclo-pedonale che, tra
le più lunghe esistenti, collega Milano all'Adda.
Il contesto geo-ambientale ricco di un rilevante patrimonio naturale (acque e
verde) e storico-architettonico (ville del lungo Martesana e cascina Lambro del
XVII sec. in abbandono e degrado) è anche compromesso dal groviglio viabilistico
del nodo di Gobba, dai tralicci degli elettrodotti, dall'inceneritore nel
territorio sestese, dal ripetitore Mediaset di Cologno. Vi incombe la minaccia
di costruirvi residenze abitative sempre secondo la logica delle
cementificazioni diffuse e delle speculazioni urbanistiche. Da oltre 30 anni, è
bloccato dai cittadini e dal Consiglio di Zona il progetto della famigerata
Gronda Nord, un'autostrada in città di attraversamento della fascia
settentrionale dell'area metropolitana milanese già intasata da un sistema
pesante di tangenziali ed autostrade.
Da anni, il fiume Lambro inquinato e ridotto a cloaca aspetta di essere
bonificato e di ritornare a scorrere pulito e a svolgere funzioni importanti in
un ecosistema urbano rigenerato.
L'area è caratterizzata da aspetti e risorse positive e da elementi negativi. Si
tratta di puntare sui primi e di annullare o attenuare i secondi, valorizzando
la comunità rom che vi abita e sviluppando tutte le potenzialità del contesto e
le disponibilità umane sociali e professionali di cui sono ricche associazioni e
comitati della cittadinanza attiva.
Il Villaggio rom di Via Idro e la politica di stampo razzista: le diverse fasi
Nell'agosto 1989, l'area di Via Idro viene assegnata ad alcune famiglie di rom -
tutti cittadini italiani - costrette a lasciare gli spazi destinati a formare il
Parco della Martesana, tra Gorla Turro e Crescenzago. Una trentina di famiglie
vi si stanziano dando vita a un villaggio sotto il controllo del Comune di
Milano e attraverso uno specifico Ufficio Nomadi. Erano già presenti
nell'attuale zona 2 da circa 40-50 anni, prima tra Precotto e Crescenzago, in
seguito nell'area compresa tra via Agordat e via Stamira d'Ancona.
Negli anni '70/80 le amministrazioni avevano tentato di promuovere una politica
di integrazione nei confronti dei nomadi creando servizi sociali finalizzati
all'inserimento scolastico dei bambini, all'assistenza sanitaria e
all'orientamento lavorativo.
Nell'ambito dell'impegno politico e sociale e all'interno delle giunte di
sinistra, spicca la figura di Carlo Cuomo, assessore ai servizi sociali e al
decentramento nel decennio 1975/85, che molto si spende a difesa dei rom e si fa
promotore di tante iniziative finalizzate soprattutto alla promozione civile e
sociale delle popolazioni zingare e di etnie e culture altre. Tra i fondatori
dell'associazione Opera Nomadi, lancia poi un'idea di grande attualità, la
Casa
dei popoli e delle culture. In qualità di presidente dell'Opera Nomadi, Cuomo
lavora molto per la comunità di Via Idro e il suo impegno costituisce un esempio
da seguire.
E' soprattutto l'inserimento scolastico dei bambini a raggiungere i migliori
risultati, grazie all'impegno delle maestre e all'apertura dell'istituzione
scolastica.
I primi tentativi di scolarizzazione risalgono alla metà degli anni '80,
progetti pilota che sono poi stati ripresi anche a livello nazionale. Questo fa
si che la frequenza scolastica degli alunni di via Idro sia oggi molto alta,
praticamente il 90%.
L'inserimento dei bambini rom di via Idro nella scuola di Via Russo è stato un
percorso lungo e costellato di difficoltà ma anche di soddisfazioni. Gli
insegnanti e tutto il personale hanno dovuto affrontare nel tempo:
- la diffidenza da parte degli altri genitori verso una realtà da sempre
disegnata con pregiudizi e stereotipi;
- la paura degli stessi genitori rom di fronte ad un differente modello
educativo e culturale;
- l'utilizzo strumentale della scuola come risposta ad alcuni bisogni primari
(alimentazione, salute, igiene);
- la scarsa quantità di risorse utilizzabili;
- lo svantaggio globale presentato dai bambini e determinato anche da problemi
di bilinguismo sottrattivo.
Il tempo, la reciproca conoscenza, gli interventi al campo, le risposte della
scuola ai bisogni di questa utenza, hanno permesso una collaborazione più attiva
da parte delle famiglie e il crearsi di un rapporto di fiducia senza il quale
nessuna didattica può avere luogo.
Nel 1990 viene fondata da alcuni rom di Via Idro la cooperativa Laci Buti, con
la collaborazione di operatori sociali e tecnici, a cui si affianca nel 1999
nella cooperativa sociale Laci Buti 2, specializzata nei lavori di manutenzione
delle aree verdi e della coltura floreale.
La situazione precipita negli ultimi anni, con l'ultimo governo Berlusconi, per
la recrudescenza della politica discriminatoria nei confronti degli zingari e
degli stranieri in generale. A Milano, l'amministrazione Pdl/Lega si distingue
per l'accanimento contro i campi rom e per la sequela di sgomberi che nel
biennio 2009/marzo 2011 arriva a ben 360! Con tale politica razzistica il
problema non solo non si risolve ma viene in continuazione spostato e riproposto
instillando paura e odio. Diventano enormi i costi morali sociali ed economici.
Basti pensare che ogni sgombero viene a costare tra i 20 e i 30 mila euro! I
costi complessivi oscillano tra i 7 e i gli oltre 10 milioni di euro!...
Con il decreto e le ordinanze del ministro dell'interno Maroni (2008), viene
dichiarato lo stato d'emergenza in Lombardia, Lazio e Campania "in relazione
all'esistenza di comunità nomadi nei rispettivi territori", per la pericolosità
sociale dei campi rom e per la sicurezza dei cittadini!... Eppure si tratta di
un numero molto modesto di Rom e Sinti residenti in Italia: non più di 170 mila
persone, di cui la stragrande maggioranza cittadini italiani e il 40% di minori
di 18 anni; appena lo 0,02% della popolazione, il più basso d'Europa! E a Milano
i nomadi non raggiungono le 2000 unità!
Accanirsi contro queste minoranze è davvero indice di allarmante inciviltà.
I "10-12 milioni di rom europei continuano a essere vittime di gravi
discriminazioni strutturali" viene denunciata con la Risoluzione del 25 marzo
2010 dal Parlamento europeo, che "condanna la recente recrudescenza del razzismo
contro gli zingari" (la "fobia dei rom"!); e chiede alle istituzioni della UE e
ai singoli Stati membri di adottare misure che riconoscano "la piena
cittadinanza e la partecipazione socioeconomica dei rom"; che garantiscano le
"pari opportunità" per l'inserimento scolastico, per " l'integrazione nel
mercato del lavoro", per l'accesso al diritto alla casa; di sostenere " campagne
di educazione pubblica alla tolleranza rivolte alla popolazione non rom e
riguardanti la cultura e l'integrazione dei rom"; che incoraggino "le autorità
locali a fare un uso migliore delle opportunità di finanziamento offerte dai
fondi strutturali per promuovere l'inclusione dei rom, compreso il controllo
oggettivo dell'esecuzione dei progetti"; che riconoscano "l'importanza delle
organizzazioni rom a livello dell'Unione quale elemento indispensabile per
garantire il successo delle politiche di inclusione sociale".
Il 21.10.2010, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa emana una
Risoluzione di condanna dell'Italia per la sua politica di discriminazione dei
rom.
Il 16.11.2011, il Consiglio di Stato, sez. IV, con la sentenza n. 6050 annulla
il piano Maroni e abroga le tre ordinanze del 30.5.2008 di dichiarazione dello
stato di emergenza in Lombardia, Lazio, Campania.
In Via Idro la situazione peggiora nonostante che nel gennaio 2008 la Casa della
Carità vinca la gara d'appalto e, secondo la convenzione, diventi "gestore" del
campo. Occorre chiedersi come mai non hanno funzionato il centro polifunzionale,
il presidio sanitario, lo sportello lavoro. La cooperativa non ha più avuto
commesse lavorative. E la serra di 270 mq è fuori uso. Forse perché l'obiettivo
prioritario era (ed è ancora?) quello di smantellare il campo stabile per la
comunità storica e trasformarlo in "campo di sosta" o di "transito"?
Un percorso fattivo e condiviso
Eterogeneità e specificità delle soluzioni
Nell'affrontare la questione rom occorre tenere conto che in tutta Italia, come
nella stessa Milano, le comunità presenti sono diverse per storia, tradizioni,
presenza, integrazione, bisogni. Non esistono quindi a nostro giudizio soluzioni
standard replicabili automaticamente.
Quindi gli scriventi non intendono sottoporre proposte universali, ma che siano
invece ragionate sullo specifico delle persone e della zona coinvolte, che siano
gestibili, che facciano salvo il principio della coesione sociale. Se poi questo
può dar vita ad una discussione più generale sulla mediazione e gestione di
situazioni simili, non possiamo che esserne fieri.
Come nel passato, quando i campi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti,
nei ragionamenti attuali sul loro superamento, c'è un vizio di forma. Rom e
Sinti non sono stati consultati allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere
di discutere assieme a loro le soluzioni che riguarda in prima istanza il loro
futuro.
Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, ci poniamo alcune questioni:
- la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini di
seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che li
riguardavano;
- i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi ci
viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono sempre
sentite in diritto di rappresentare le istanze di Rom e Sinti a loro uso e
beneficio;
- infine, se i campi sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il
problema. Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo
sapendo di alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a
se stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.
Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in atto
strategie efficaci è indispensabile la PARTECIPAZIONE, come cittadini titolari
di diritti e doveri, a tutte le istanze che li riguardano, da quelle centrali a
quelle del decentramento.
Il termine campo
Per questo si rende necessario reimpostare il linguaggio e usare parole di senso
civile. Il termine "campo" è quello che più si presta a circoscrivere e
ghettizzare la vita dei nomadi, e contiene reminiscenze terribili di
persecuzioni concentramenti ed annientamenti etnici nel corso degli ultimi
secoli, e del periodo dei totalitarismi, in particolare del nazifascismo. Le
stesse aggettivazioni - campo di transito, di sosta, di permanenza temporanea -
denotano lo stigma dell'emarginazione e della precarietà, dell'allontanamento e
dell'espulsione dalla comunità dei cittadini.
Per attuare un'adeguata politica dell'ospitalità e del rispetto delle culture
ex-nomadi, dell'integrazione e del diritto di cittadinanza si pone il problema
del superamento dei campi e/o della loro chiusura. L'obiettivo del "superamento
dei campi" deve coincidere con la finalità di smetterla con i pregiudizi contro
questa etnia.
Secondo noi è più corretto ed efficace superare il termine "campo" ed usare
parole come "area", "villaggio", "comunità". Occorre chiudere definitivamente
con la fase barbara degli sgomberi e perseguire una politica attenta a
migliorare le condizioni strutturali degli spazi che ospitano i nomadi, allo
scopo di riconoscere – come afferma il Parlamento europeo – la piena
cittadinanza e la partecipazione socioeconomica dei rom e di garantire le pari
opportunità, nonché consentire la libera scelta rispetto alle modalità di vita
stanziali e residenziali. L'obiettivo del "superamento dei campi" deve essere
realizzato con il coinvolgimento consapevole e responsabile degli interessati,
con la gradualità necessaria e le modalità specifiche più diverse.
Nel caso di Via Idro, ci sono tutte le potenzialità e le positività perché il
"campo" venga rispettato per quello che è: una comunità storica e stanziale da
22 anni di cittadini italiani, in un'area da valorizzare nell'interesse generale
della comunità metropolitana e dei quartieri interessati.
Qui il "superamento del campo" non vuol dire sostituirlo con quello di "sosta" o
"transito", né "chiusura del campo".
In questo caso si tratta di realizzare un progetto di Villaggio sociale e
solidale permanente, vero e proprio presidio di un sito strategico del
costituendo Parco della Media Valle del Lambro, formato dalla comunità dei rom
harvati che scelgono di continuare a viverci assumendosi - assieme alle
istituzioni ed enti, associazioni e comitati di cittadini – compiti e
responsabilità all'interno di un progetto di lavoro e di cooperazione sociale
economica e culturale in diversi settori, in un contesto urbano ampio costituito
dai quartieri di Gobba / Crescenzago / Adriano / Via Padova del comune di Milano
e dai comuni confinanti di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese e Vimodrone.
Un quadro normativo
Prima di elaborare nuove politiche (qualsiasi possano essere), riteniamo
indispensabile che l'amministrazione compia un bilancio critico sui risultati e
fallimenti del "Piano Maroni", come siano stati impiegati in passato i fondi
erogati, quante famiglie rom e sinti ne abbiano effettivamente beneficiato,
quali fondi residui sono a disposizione.
Occorre poi dare un quadro normativo certo e rispettoso dei diritti-doveri
previsti dalle leggi e dalla Costituzione, perché chi vi risieda sia un
cittadino a tutti gli effetti.
Da parte nostra, rimaniamo dell'opinione che, come tutti i cittadini abbiano
pari dignità, lo stesso principio valga per le forme dell'abitare, purché queste
non portino a violazioni di legge.
L'isolamento e la ghettizzazione non si possono superare imponendo modelli di
vita dall'esterno, ma solo con la condivisione e l'interazione.
Costruire certezze
Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande incertezza per la
comunità rom, dovuta al progetto di sostituire quella che a tutti gli effetti è
la loro casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto mai attuato, anche
perché assurdo, nella nostra zona o altrove. A parte questo, non siamo mai
riusciti a capire perché cittadini italiani in zona da sempre avrebbero dovuto
andare via, per lasciare il posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe
dovuto trovare casa e lavoro.
Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi
intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per
l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case
popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e tutta la comunità
vive nel costante timore di ritrovarsi per strada. Dopo anni di incertezza, gli
abitanti chiedono un pronunciamento chiaro e duraturo da parte del comune.
Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di essere
accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati
definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti
abusivi (che hanno comunque residenza altrove), le presenze si ridurrebbero a
circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e rendendo
possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio villaggio alle
porte di Milano.
Presidio sociale
Qualsiasi siano le politiche future rivolte, nella maniera più condivisa
possibile, agli abitanti dell'attuale insediamento, andrà fatta una riflessione
critica sul ruolo del PRESIDIO SOCIALE, che in passato avrebbe dovuto fungere da
elemento chiave nell'affrontare le diverse questioni dell'abitare, della
scolarizzazione, del lavoro e della sanità, Nel contempo riteniamo che
l'attività di questo presidio avvenga col supporto dei servizi di zona preposti.
Difatti secondo noi una delle cause delle incertezze ricordate prima, è lo stato
di abbandono non solo fisico, ma anche sociale, in cui si soni ritrovati i
residenti, in particolare quelli che non avevano possibilità di compiere scelte
in autonomia.
Il lavoro
Cominciamo con questo punto, perché molto più di quello dell'abitare, è il
prerequisito per una scelta consapevole e duratura, tanto riguardo alla futura
integrazione che riguardo all'abitare.
Si tratta di passare da una situazione attuale di sostanziale precarietà
finanziaria ed esistenziale, ad una che permetta ai Rom di via Idro di poter
decidere in autonomia sulla loro esistenza. Non occorre partire da zero: si
tratta di cittadini italiani che già hanno iniziato questo percorso di
autonomia, che va ripreso e sostenuto.
Il lavoro, assieme alla formazione e alla scuola, è il pilastro portante del
progetto. Si tratta di valorizzare l'esperienza e la professionalità dei rom
harvati e di rimettere in attività la loro storica cooperativa Laci Buti.
La cooperativa può operare in diversi settori lavorativi:
- Manutenzione e cura del verde (taglio dell'erba e delle siepi, potatura alberi
ecc.), recinzioni, ecc.
- Produzione di verde e piante (ripristino del vivaio e della serra)
- Pulizia di aree urbane
- Sgombero di cantine e magazzini
con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.
Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il
Comune ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno ha lavorato solo due giorni.
Eppure il lavoro è tutto intorno: in quell'area che le forze politiche e le
associazioni di zona vorrebbero rivalutare, e via Idro è praticamente un
corridoio verde che collega il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al
parco della Media Valle del Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è
stata la volontà politica, di mantenere in vita questa esperienza e
contemporaneamente di realizzare un polmone verde nella zona, riqualificando
tutto il sistema-navigli in vista dell'Expo.
In passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se attualmente ne
sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza da riprendere,
soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.
A queste attività se ne possono aggiungere altre: di fronte alla crisi attuale
alcune famiglie hanno ripreso l'attività tradizionale di recupero e riciclo di
materiali usati e/o di rifiuti, anche se attualmente non è assolutamente
remunerativa. Per questo, grazie all'interessamento di alcuni volontari, si sta
progettando di frequentare un corso per operatori di ricicleria (tra l'altro
quella di via Olgettina si trova a poca distanza).
Riprendendo l'esperienza di parte di alcune famiglie della tradizionale attività
di allevamento di cavalli e di altri animali, che rischia di scomparire,
possibilità di ripristino di un'area con maneggio, servizio
psico-socio-terapeutico per le persone con handicap, ecc., da inserire nel
progetto con funzioni sociali e di tempo libero ed anche terapeutiche.
Le strutture
Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma
elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi ad un piano
solo e non ancorati al terreno. Per questo ci si ispira a quanto presente nei
campi comunali di Muggiano e Chiesa Rossa, recentemente sottoposti a
ristrutturazione. Qualora un nucleo non fosse in grado di provvedere in
autonomia, si chiede un sussidio simile a quello disposto per chi volesse fare
un percorso di uscita dal campo.
Si mira così alla corresponsabilizzazione degli abitanti del campo che potrà
esplicarsi non solo nella partecipazione alla gestione del campo, ma anche
nell'assunzione di compiti diretti di riqualificazione e di manutenzione dello
spazio, sotto la supervisione di tecnici del comune. Per esempio: sistema
idraulico, fognario e antincendio, ristrutturazioni in economia, autocostruzione
di moduli abitativi, ecc.
Già attualmente esistono professionalità inespresse tra gli abitanti. Si tratta
di valorizzarle, volendo anche prefigurare servizi di gestioni e mantenimento
diretto, partecipati e senza che il comune debba appaltare esternamente questi
servizi.
Qualora, come è nostra speranza, questo villaggio potesse assumere carattere di
stanzialità, sarebbe opportuno, sempre nell'ottica dell'ottimizzazione delle
spese, progettare un impianto di riscaldamento a metano, o addirittura a
pannelli solari.
Manutenzione e riqualificazione
Il progetto prevede l'immediato ripristino delle condizioni strutturali
necessarie alla vita normale delle persone: bonifica e cura dell'area, acqua,
fognature, elettricità, centro polifunzionale, messa a norma di un sistema
residenziale leggero ed ecologico, in sintonia con l'ambiente naturale.
Il campo che sino a 10 anni fa era indicato come un modello, ultimamente ha
sofferto di mancanza di manutenzione. Oltre al ripristino della fornitura di
corrente elettrica (in via di attuazione) sono necessari alcuni interventi:
- ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
- risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si allaga;
- collegamento delle bocchette antincendio;
- infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e calibrarle
per gli occupanti che rimarranno.
Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con poca
spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno assegnati
con chiarezza e a ditte responsabili.
Occorre inserire nel villaggio la Cascina Lambro. Qualora ci fosse la
possibilità fattiva, si chiede il suo restauro per adibirla a sede sociale,
centro culturale, archivio storico del canale Martesana e – come proposto da
altri – museo della bicicletta, proprio in un punto cruciale della pista
ciclabile Milano/Adda tra le più lunghe e significative della Lombardia. Si
propone che il finanziamento per questa opera venga attinto dai fondi per
l'Expo. In qualsiasi caso le sue condizioni attuali rendono ne rendono urgente
la messa in sicurezza.
Centro polifunzionale
Le attività di carattere culturale-artistico-musicale potranno essere proposte
anche in ambiti esterni, ma esiste già questa struttura che può fare da
incubatore.
Trattasi di un edificio in cemento armato, voluto dal Comune una quindicina di
anni fa, sostanzialmente inutilizzato, senza corrente elettrica e riscaldamento.
Già da subito, se venisse reso agibile, esistono progetti e professionalità per
utilizzarlo come sede per recupero scolastico, animazione invernale, o corsi
professionali (di cucito per le donne, ad esempio). Attività che si intendono
estendere anche a chi non abita in via Idro.
Il secondo passo è recuperarlo alla vita di zona, ospitando iniziative proposte
dal quartiere. Ulteriore particolare strategico, le varie proposte di utilizzo
di questo centro nascono dagli abitanti stessi di via Idro.
Scuola - formazione - cultura
Negli ultimi anni i tagli alla scuola pubblica hanno distrutto la possibilità di
aiutare non solo i bambini rom ma tutti quelli che avrebbero bisogno di tempi
più distesi e di interventi atti a facilitare la famosa integrazione di cui
tanto si parla.
La scuola deve rappresentare all'interno del progetto il trampolino di lancio
verso una vita dignitosa ma per fare questo occorrono interventi mirati per una
scolarizzazione di qualità dove risorse umane e strumenti non possono mancare.
Anche la frequenza dei corsi di "educazione per gli adulti" (assolutamente
gratuiti) siti nel plesso della scuola media Rinaldi possono rappresentare
un'occasione di conoscenza e scambio. C'è ancora molta diffidenza e paura da
parte della popolazione rom ad utilizzare le risorse presenti nel territorio.
Soprattutto le donne andrebbero accompagnate a conoscere i propri diritti e a
superare la diffidenza verso il mondo fuori dal campo, diffidenza legittima ma
che le priva di possibilità.
A parte ciò, deve trovare risposta l'annosa questione del pullmino scolastico
che accompagna i bambini alla scuola Russo. Non si capisce la ragione per cui
debba fermarsi all'angolo con via Padova, quando la via Idro viene percorsa
anche da camion. In questa situazione, i bambini che frequentano la scuola,
devono percorrere andata-ritorno ogni giorno un km. e mezzo, con qualsiasi
condizione atmosferica e con rischio per la loro incolumità. Si ricorda che
inizialmente il trasporto alunni era stato dato in appalto alla cooperativa Laci
Buti.
In sintesi, il progetto assegna all'istruzione, alla formazione e alla cultura,
centralità e priorità.
Si deve:
- consolidare la pluriennale esperienza di inserimento e frequenza della scuola
dei bambini rom e valorizzare al massimo la collaborazione soprattutto con la
scuola elementare di via Russo;
- prevedere itinerari di continuità scolastica nelle superiori ed eventualmente
un centro di formazione ed aggiornamento professionale in loco, con particolare
attenzione alle attività peculiari del villaggio;
- istituire una biblioteca e un centro di lettura;
- programmare iniziative culturali artistiche musicali.
Inserimento del villaggio nella vita del territorio
Esso dovrà essere reso evidente sia nell'ipotesi di un progetto di
riqualificazione della via Padova, sia nella disponibilità del campo stesso a
fornire opportunità di incontro ricreativo, culturale, sociale offerte a tutta
la popolazione. La Festa della Via Padova potrà costituire un'ottima occasione
per rendere visibile questo legame di appartenenza.
La proposta progettuale verrà sottoposta all'attenzione dei cittadini e delle
altre associazioni e comitati con cui è consolidata un'esperienza comune di
impegno civile e sociale, con la disponibilità alla massima apertura e alla
collaborazione più ampia e plurale possibile.
Si potrebbe valutare la costituzione di una Società di Mutuo Soccorso, a cui
aderiscono sia i promotori e i protagonisti del progetto sia altri soggetti ed
enti interessati.
Si propone che venga creato un Comitato di coordinamento indirizzo e controllo
formato dai rappresentanti dell'amministrazione centrale e di quella zonale del
Comune di Milano, dai protagonisti del progetto e, possibilmente, dai
rappresentanti del Parco della Media Valle del Lambro e dei comuni di Sesto San
Giovanni, Cologno Monzese e Vimodrone.
Un comitato tecnico-scientifico, composto da esperti in campo giuridico,
economico e amministrativo, ecologico/ambientale, di marketing e comunicazione
ecc., ha il compito di sviluppare tutte le fasi del progetto e di sovrintendere
alla loro realizzazione.
Enti pubblici e privati, con i quali allacciare relazioni di collaborazione e a
cui rivolgersi per il reperimento di risorse economiche e finanziarie: Consiglio
di Zona e Comune di Milano, Provincia, Regione, Unione Europea, Fondazione
Cariplo, Banca Etica, aziende della green economy.
Consiglio di Zona
Nella previsione di una ridefinizione e compiti del decentramento, è da
prevedere un coinvolgimento diretto del Consiglio di Zona che dovrà considerare
il villaggio di via Idro uno spazio di convivenza da adottare e dovrà anche
assumere, con le modalità da individuare, compiti di vigilanza, gestione,
offerta di servizi vari.
I soggetti promotori e protagonisti
Si assegna un ruolo centrale alla cooperativa rom Laci Buti, che deve operare in
collaborazione con le associazioni e i comitati di cittadini che aderiscono al
progetto e cooperano alle attività e alla vita del villaggio.
Oltre alla cooperativa Laci Buti e alla comunità rom, i soggetti promotori
coincidono con i firmatari della lettera aperta del 15 dicembre 2011 e i
rappresentanti di: Anpi di Crescenzago, Associazione elementare.russo, Comitato
Vivere Zona 2, Legambiente Crescenzago, Mahalla, Martesanadue.
Primi firmatari:
ANPI Crescenzago - Associazione elementare.russo - ComitatixMilano Zona 2 -
Comitato Vivere Zona 2 - Comunità Rom Via Idro - Cooperativa Laci Buti -
Legambiente Crescenzago - Mahalla - Martesanadue - Sitart
Adesioni: Luca Bravi (Università Leonardo da Vinci -
Chieti) - Marcella Cavagnera - Gabriella Conedera -
Stefania Benedetti - Alessandra Reale - David Giannetti - Laura Quagliolo -
Piero Leodi -
Angela Tropea - Elisabetta Michelini - Doriana Chierici Casadio - Marcello
Zuinisi (Associazione Nazione Rom) - Marcel Costache (Romano Euro-Drom Pavia) -
Stefania Cammarata - Enrica Bruzzichessi - Paolo Matteucci - Alberto Ciullini -
Eleonora Casula - Barbara Breyhan, danzatrice (Sesto Fiorentino) - Carmela Tommaselli (Arezzo Ballet) - Laura
Coletta - Aldo Bonora - Silvana Calvo - Radames Gabrielli - Alessandro Morazzini
- Barbara Nardi - Fiorella D'Amore - Ludovica Barassi - Pietro Mervic - Alberto
Maria Melis - Margherita Cavallo - Giulia Mucelli - Irene Marfori - IdeaRom
onlus Torino - Carlo Berini - Marco Gimmelli - Francesca Barile - Luigi Colaianni - Agnese Cerasani
- Roberta Sasso - Giuliana Gemini - Monica Flann - Paolo Pinardi - Giancarlo
Ranaldi - Spazio Mondo Migranti (Parabiago) - Roberto Malini, Dario Picciau,
Matteo Pegoraro (gruppo EveryOne) - Sergio Franzese - Luciano Muhlbauer - Luca
Klobas - Erica Rodari - Ivana Kerecki - Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia onlus - Veronica Mognoni - Stefano Nutini - Gruppo Sostegno Forlanini
- Deborah Besseghini - Sandra Cangemi, giornalista, Milano - Alessandra
Bearzatto - Carlo Stasolla - Silvia Gobbo - Alberto Proietti
Di Fabrizio (del 08/05/2012 @ 09:46:59 in Italia, visitato 2944 volte)
Il Programma:
Qualcosa su di noi:
Via Idro si trova a Milano, in zona nord-est praticamente al termine di via
Padova, non lontano dalla tangenziale est, al confine con i comuni di Sesto San
Giovanni e Cologno Monzese.
Quasi in aperta campagna, al numero 62, da oltre 20 anni vi risiedono in un
campo comunale circa 120 Rom Harvati, metà di loro hanno meno di 18 anni. Di
lontana origine croata, sono presenti nella zona da oltre 40 anni, prima in
sistemazioni di fortuna e dal 1989 lì regolarmente residenti.
Sono cittadini italiani, scolarizzati dalla metà degli anni '80, iscritti al
SSN. Inizialmente era solo un prato abbandonato, dove erano piazzate le roulotte
attorno ad un sentiero che lo percorre come un anello, sentiero poi asfaltato
dal comune. Data la situazione di relativa tranquillità degli anni scorsi, le
famiglie hanno potuto col tempo sistemare i propri spazi, rendendo il campo
simile ad un piccolo campeggio. Nel villaggio ci sono anche due MONUMENTI:
- proprio di fronte all'ingresso LA GRANDE SERRA DEL PERDUTO
LAVORO, costruita quando la cooperativa LACI BUTI (Buon Lavoro
nella loro lingua, la cooperativa è formata dai rom stessi
diplomatisi operatori del verde agli inizi degli anni '90)
coltivava piante da vendere al mercato. Ora il monumento è in
disuso, perché il comune non ha più rinnovato la licenza di
vendita.
- Al centro del villaggio: il CENTRO POLIFUNZIONALE. Costruito
una quindicina d'anni fa dal comune, nelle intenzioni doveva
essere un centro comunitario, presidio sanitario e sociale. In
tutti questi anni è stato adoperato 5-6 volte. E' intenzione
degli abitanti riportarlo all'originaria funzione, già ora
sarebbe possibile utilizzarlo per tenere corsi di cucito e
sartoria. Inoltre potrebbe aprirsi ad iniziative e mostre in
collaborazione con la zona.
Inoltre nel villaggio risiedono gli ultimi allevatori di cavalli dell'area di
Milano, eredi di una lunga tradizione. Anni fa, quando nell'insediamento si
erano formate diverse squadre di calcio, divise per età, era stata anche
bonificata un'area per sistemarla a terreno di calcio, che fu teatro di
memorabili sfide con altre squadre del quartiere.
Questo, in poche parole, il vissuto di un insediamento storico. Sia chiaro, i
problemi non sono mai mancati e non mancano tuttora. Ma nei decenni passati, la
comune volontà degli abitanti, delle varie amministrazioni comunali, dei
cittadini e dei volontari di zona, avevano fatto sì che questo fosse conosciuto
come un campo modello nella realtà milanese. L'abbandono degli ultimi anni, la
mancanza di manutenzione e di politiche sociali, assieme alla volontà delle
ultime amministrazioni di procedere ad una progressiva chiusura del campo, hanno
portato ad un progressivo deteriorarsi della situazione.
Da questo è nato un
progetto partecipato di riqualificazione dell'insediamento, accompagnato da
un lungo confronto tra gli stessi abitanti e le forze politiche e sociali della
zona, per dare finalmente sicurezze a chi risiede in zona da decenni ed
all'insediamento un carattere di villaggio solidale pienamente inserito
nell'area del costituendo Parco della Media Valle del Lambro. Il progetto spazia
in diversi ambiti: da quello del lavoro, all'abitare, alla scuola,
all'interazione col quartiere e con la città. E' anche il senso della
partecipazione per la prima volta della comunità di via Idro alla festa VIA
PADOVA E' MEGLIO DI MILANO, in quanto componente degli storici quartieri di
Crescenzago-Gobba-Adriano. Sperando, con il contributo di artisti, cantanti,
musici, scrittori e vari testimoni, di offrirvi un panorama ricco ed
interessante di questa cultura, vi aspettiamo tutti il 19 e 20 maggio.
Programma
Sabato 19 maggio
- dalle 10.00 alle 12.00: Ti costruisco una storia:
laboratori per bambini - Preparazione con i bambini dei
costumi e delle scenografie dello spettacolo teatrale del
pomeriggio. Laboratorio curato da Stefania Benedetti, Mela
Tomaselli, Karisa Kahindi (a cura di associazione AB)
- dalle 10.30 alle 11.30: Il tempo dell'incertezza:
comunità stanziali e sgomberate a confronto - Letture
di brani dei libri METROPOLI PER PRINCIPIANTI (Gianni Biondillo)
e di I ROM DI VIA RUBATTINO - UNA SCUOLA DI SOLIDARIETA' (a cura
di Elisa Giunipiero e Flaviana Robbiati), effettuate dagli
autori e con la presenza dei protagonisti. (a cura di Martesana 2 e
Comunità rom di via Idro)
- dalle 16.00 alle 17.00: Racconterò una fiaba che mi
hanno raccontato - "L'anim-attrice" Stefania Benedetti
condurrà per mano il pubblico attraverso un racconto del popolo
rom (a cura di associazione AB)
- dalle 19.00 alle 20.00: The million dollar Kid -
Proiezione del documentario (40’ circa) sui Traveller in
Irlanda, alla presenza del regista Gian Maria Carrara, presso il
centro polifunzionale. Interazione con gli ultimi allevatori di
cavalli della città, che risiedono proprio in via Idro (a
cura di Vivere in Zona 2 e Comunità rom di via Idro)
- dalle 21.00 alle 23.30: Musiche randagie – Antonio Ricci, Valeria Lista, Rosa Maurelli, Rosanna Casè e Piero Leodi. - Pietro Marazza e Paola D'Alessandro. - OSPITE SPECIALE: Alessio Lega (a
cura di Comunità rom di via Idro e Anpi Crescenzago)
Domenica 20 maggio
- dalle 10.30 alle 11.30: Non siamo nomadi, siamo
cittadini? - presentazione del libro VICINI DISTANTI,
CRONACHE DA VIA IDRO (a cura di Fabrizio Casavola). L'autore
intervisterà alcuni protagonisti del libro su problemi,
speranze, racconti, promesse, riguardo la loro presenza
quarantennale in zona 2, da ascoltarsi nelle loro piazzole di
sosta, sorbendosi un caffè (a cura di Vivere in Zona 2 e
Comunità rom di via Idro)
- dalle 15.00 alle 18.00: I nipoti di Zampanò -
Clown, trampolieri, mangiafuoco, fachiri e giocolieri... grandi
e piccini faranno un balzo indietro nel tempo, com'era una volta
lo spettacolo itinerante, in compagnia degli artisti del
Circo
Ciccioli (a cura di Vivere in Zona 2)
tra le 18.00 e le 18.30: arrivo della Biciclettata
poetico meticcia con performance poetica (a cura di
Teatro degli Incontri)
dalle 18.30 alle 21.00: Video e suoni con Annese e
Finessi – DALLE TERRE DI NESSUNO, 2009, 53',
documentario di Elvio Annese - “Se un giorno d'inverno un
suonatore di fisarmonica...” Un film di Valerio Finessi con
Jovica Jovic. Due sguardi sui mutamenti urbani (a cura di
City ART)
dalle 21.30 alle 22.30: Dopocena con Ratko -
Cabaret con Luca Klobas (Zelig). Consigli, suggerimenti,
opinioni e dritte per neoarrivati e lungodegenti, su come
sopravvivere all'Italia e agli italiani (a cura di Vivere in
Zona 2)
Inoltre, durante tutta la durata della festa: per i più piccini, giro del
villaggio di via Idro a dorso di pony.
Il villaggio vedrà l'esposizione di ZigZart: un evento di
urban art con 10 installazioni che si relazionano con la realtà urbana,
estrapolando significati dai luoghi toccati, danno visioni creative cercando di
costruire relazioni e istigare processi trasformativi. Il villaggio nomade è un
luogo urbano, un possibile terreno comune, dove sperimentare convivenze e
relazioni tra culture diverse, tessere fili tra una realtà concreta degli
abitanti del villaggio e il mondo circostante. (evento a cura di Sitart)
Di Fabrizio (del 08/06/2012 @ 09:39:04 in Italia, visitato 1599 volte)
Mozione approvata dalla Commissione Coesione Sociale, Inclusione
e Sicurezza e presentata in Consiglio di Zona martedì 5 giugno 2012:
L'emendamento proposto dal consigliere del M5S
prevedeva che il futuro comitato di gestione comprendesse anche una
rappresentanza dei residenti. Emendamento respinto dal presidente della
commissione coesione sociale, che ha rimandato la risposta al comune, ed accolto
invece da SEL. La
votazione su questo emendamento ha visto: 12 favorevoli, 16 contrari, 3
astenuti.
La delibera è poi stata votata: favorevoli 24, contrari 6, astenuti 1
Segue il testo:
Il Consiglio di Zona 2
Preso atto della perdurante situazione di degrado in cui versa il Campo Rom
di Via Idro e della necessità di una riqualificazione sia sul versante sociale
che urbanistico;
Vista la mozione presentata il 27 aprile 2010, approvata dal Consiglio di Zona 2
nella riunione del 27 luglio 2010, in cui, tra le richieste, veniva evidenziata
la necessità di una urgente riqualificazione del campo (vedi
QUI, ndr.);
Visto quanto previsto dal Programma presentato per le ultime Elezioni
Amministrative dai partiti della attuale maggioranza in cui si ribadiva la
necessità di riqualificare il campo e di opporsi alla realizzazione di un campo
di transito;
Visto il progetto di "villaggio solidale" presentato recentemente da un gruppo
di Associazioni e firmato anche da diversi residenti del campo (vedi
QUI, ndr.);
Considerate le ripetute richieste avanzate da alcune Associazioni di Cittadini
della zona 2, che seguono da tempo le vicende del campo, di provvedere con
interventi di riqualificazione alla sistemazione definitiva del campo e alla
assunzione di provvedimenti sanzionatori nei confronti di quanti all'interno del
campo sono responsabili di gravi gesti di illegalità;
Chiede
- che il servizio di presidio sociale all'interno del campo,
sia affidato in concessione per una durata almeno biennale, in
modo da poter assicurare un lavoro continuativo ed efficace di
supporto alle famiglie presenti, con particolare riguardo agli
aspetti educativi, sanitari e sociali;
- che i bambini e i ragazzi siano inseriti e seguiti nei loro
percorsi educativi e di scolarizzazione;
- di prevedere che il pulmino scuola-bus possa prelevare e
riaccompagnare i bambini all'ingresso del campo;
- di favorire la formazione professionale degli adulti e il
loro accompagnamento nell'inserimento lavorativo:
- di rivitalizzare l'attività della Cooperativa "Laci Buti"
attraverso l'affidamento diretto nelle forme e nei limiti
previsti dalle vigente normativa, di talune attività legate alla
manutenzione e cura del Verde pubblico e/o dell'igiene urbana,
(pulizia aree verdi, vuotatura cestini, ecc.) e/o di
facchinaggio (sgomberi locali, cantine, solai, ecc.);
- che siano ultimati i lavori di ripristino dell'impianto di
distribuzione dell'energia elettrica interno al campo, dopo che
A2A ha ripristinato e rimesso in sicurezza la fornitura dalla
rete, installando il quadro elettrico generale (gestito
dall'Amministrazione Comunale), derivando secondo le norme i
singoli allacciamenti verso ogni abitazione e prevedendo la
stipula di un contratto a forfait per ogni famiglia;
- di garantire il funzionamento della rete fognaria presente
all'interno del campo;
- di ripristinare gli impianti di sicurezza (idranti e
estintori);
- la ristrutturazione dei servizi igienici comuni anche
mediante la fornitura dei materiali necessari direttamente ai
residenti cui rimarrebbe l'onere della corretta posa in opera
(anche tramite la Cooperativa Laci Buti);
- l'apertura dello spazio polivalente, attualmente privo di
energia elettrica e riscaldamento, affinché possa essere
utilizzato - sotto la responsabilità del soggetto affidatario
della gestione del campo - per le attività sia legate alla
gestione sia per quelle di tipo sociale quali, ad esempio, corsi
per bambini ed adulti, momenti ricreativi e culturali anche
aperti al quartiere;
- qualora non fosse possibile riattivare la serra, la stessa
andrebbe demolita con ripristino dell'area a verde, anche
attraverso l'affidamento dei lavori direttamente alla
cooperativa Laci Buti
- l'accompagnamento verso le soluzioni abitative delle
famiglie Rom che si erano rese e che si renderanno disponibili;
- di ridisegnare le piazzole esistenti ricalibrandole per gli
abitanti che rimarranno nell'area;
- che le piazzuole libere non divengano spazi incontrollati
oggetto di abbandono di rifiuti; a tal fine si auspica la
definizione di un piano sistematico di sgombero dei materiali
(soprattutto inerti) presenti sia all'interno del campo sia nei
terreni limitrofi di proprietà pubblica (comunale e/o
demaniale), anche attraverso l'affidamento dei lavori alla
cooperativa Laci Buti;
- che nel campo sia garantita la legalità, attraverso anche
una verifica periodica della presenza di soggetti non aventi
titolo a risiedere nel campo e/o nelle immediate vicinanze (in
particolare presso la cascina adiacente al campo in totale stato
di abbandono e di degrado);
- che siano ripristinate le telecamere finalizzate ad un
controllo delle parti comuni (spazio polifunzionale, cabina
elettrica, strada interna ed ingresso al campo);
- che sia verificata la fattibilità della posa in opera di
efficaci sbarramenti posti l'uno sulla Via Idro subito dopo
l'ingresso del campo, l'altro tramite un cancello all'ingresso
del campo al fine di garantire ai residenti il controllo degli
accessi ed evitare l'intrusione di mezzi e soggetti non
autorizzati.
Credo sia giusto dare voce anche a quei 6
consiglieri di opposizione che hanno votato contro.
Questo è stato pubblicato il successivo 6 giugno sul blog del
capogruppo della Lega Nord in Consiglio di Zona. Io non rispondo, giudicate da
voi. Naturalmente, ho tenuto da parte il testo di quanto da lui (e dai suoi
colleghi) REALMENTE affermato durante la seduta del 5 giugno. Fossi della sua
stessa pasta, ci sarebbero gli estremi per una denuncia.
Aggiornamento del 7 giugno: c'è un limite anche ai
"io non rispondo". Gli stessi concetti espressi sul suo blog, vengono
ripetuti dal capogruppo della Lega Nord in Consiglio di Zona in questo
contributo su
affaritaliani.it. Contento della possibilità di un confronto, posto un
commento attorno alle 17.00. Alle 20.00 in coda all'articolo ci sono 4
commenti. Stranamente il mio è sparito. In seguito vedo che il mio
commento, assieme ad altri, continuerà a tornare e sparire. Probabilmente, mr.
capogruppo non c'entra, ma permettete che lo
riscriva qui:
Forse al consigliere mancano alcuni particolari. Li aggiungo per completezza
di ricostruzione:
Iniziando dal titolo: in via Idro 62, campo rom comunale, vivono cittadini
italiani da generazioni, l'unica differenza è che sono Rom. Fanno parte dei Rom
Harvati, originari dell'Istria e Dalmazia, quindi presenti sul territorio
italiano dal 1918. I primi arrivi a Milano di questo gruppo risalgono alla fine
degli anni '40, l'arrivo + consistente in città è degli anni '60.
Ma ecco alcuni dati:
- i servizi igienici erano perfettamente funzionanti sino al 2005. Vennero
allora ristrutturati dal comune (dove credo che il partito di Piscina fosse in
maggioranza), ma il lavoro non venne terminato, perché la ditta che aveva
ottenuto il sub-sub-appalto era fallita;
- visto i risultati precedenti nell'assegnazione dei lavori, si chiede di
valutare se impiegare nei vari lavori la cooperativa e le professionalità già
presenti nel campo. Non solo muratori, elettricisti, artigiani, ma anche una
cooperativa di operatori del verde, formata dai Rom che operano in un'area ai
margini del neocostituendo parco della Media Valle del Lambro. La cooperativa
avrebbe quindi possibilità di lavoro, ha esperienza comprovata anche dalle
amministrazioni precedenti, ma se sino a 10-15 anni fa vi lavoravano una ventina
di Rom, ora mancano le commesse;
- riguardo il ripristino della corrente elettrica, a seguito di un dialogo
aperto da settembre con gli assessori e gli uffici competenti, si era concordato
a dicembre (presenti assessori, direttore di settore, rom e associazioni di
zona) un contratto di fornitura elettrica a forfait. Benché annunciato, il
ripristino non è mai avvenuto. Lo si ricorda alle autorità competenti, anche
perché diventa difficile chiedere loro il rispetto delle regole, se è
l'amministrazione a non rispettare i patti;
- scuola: l'impegno per la scolarizzazione in via Idro nasce alla metà degli
anni '80. I risultati si concretizzano in una frequenza scolastica dell'obbligo
oltre al 90%, c'è anche chi ha frequentato le superiori. Ma, stranamente, in via
Idro dove circolano quotidianamente ogni tipo di automezzo, il pullmino
scolastico non può entrare, e non si capisce perché. Ogni giorno, con ogni
condizione atmosferica, i bambini da 6 anni in su fanno a piedi gli 800 m. della
via, avanti e indietro. Se poi non c'è neanche la corrente elettrica, i bambini
si ammalano (le malattie non sono razziste) e ovviamente frequenza e rendimento
caleranno.
Il capogruppo nel corso della seduta del CdZ in cui è stata votata la delibera,
affermava anche che "questi son personaggi che per cultura non vogliono
regolarizzarsi e integrarsi" (anche se qua non lo scrive). Il problema che viene
affrontato dalla delibera è che questa integrazione è già iniziata anni fa,
mentre gli ultimi periodi hanno visto una volontà POLITICA di interrompere ogni
possibilità di farlo.
Ecco, ci ricorda il capogruppo, c'è stata una sparatoria, che ha coinvolto degli
abitanti di via Idro. Una banda? Mi sembra un'affermazione avventata, ma la
questione che pongo è differente: se lo stesso fattaccio fosse successo
coinvolgendo qualsiasi non-rom, immagino che il capogruppo avrebbe chiesto di
mettere al gabbio i colpevoli e magari buttare la chiave. Anche se il colpevole
fosse nato in Lombardia (certificati di nascita in via Idro: sono di Milano,
Seriate, Carate Brianza ecc.). Ma penso che neanche il capogruppo in un caso
simile avrebbe pensato di incolpare della sparatoria tutto il resto degli
abitanti.
Comunque, e poi smetto, io questo capogruppo della Lega Nord mica lo capisco:
a dicembre (sempre in Consiglio di Zona) diceva che
Pisapia regalava le case ai Rom, quando in realtà la nuova giunta milanese
si era limitata ad onorare gli impegni assunti dal ministro Maroni e dalla
giunta precedente (ma dov'era allora il suo partito?). Se gli si ricorda che i
Rom per quelle cascine
hanno aperto un mutuo con i propri soldi, se ne dimentica o non lo registra
proprio. Non vuole neanche che vengano fatti interventi manutentivi dove gli
stessi Rom (che avrebbero già potuto andarsene) sono obbligati a restare.
Qualcuno ha idea di che proposte abbia? (e se ne abbia?)
Di Fabrizio (del 08/05/2010 @ 09:27:47 in Italia, visitato 2849 volte)
Sabato 15 maggio 2010
presso Enoteca LIGERA via Padova 133 MILANO –
www.ligera.it –
info@ligera.it
Tavola Rotonda
Il campo di via Idro, una storia su cui riflettere
I Rom Harvati del campo di via Idro vi risiedono stabilmente da 20 anni e da 50
sono presenti nella nostra zona. Un periodo lungo che non può essere
classificato con la retorica parola d’ordine di EMERGENZA NOMADI. Una presenza a
volte tollerata, altre volte contestata, spesso rimossa. Vogliamo perciò
invitarvi ad una riflessione comune su questa esperienza, sulle politiche e gli
interventi che si sono susseguiti, sui risultati ottenuti e su quelli
mancati.
Programma
09.00 Presentazione dei lavori e degli invitati
09.30 Intermezzo musicale della Banda del Villaggio Solidale
10.00 Tavola rotonda
Intervengono:
• Rappresentanti del campo di via Idro
• Licia Brunello (l’intervento scolastico)
• Roberto Nerani (la cooperativa LACI BUTI 2)
• Pierluigi Bulgheroni (il ruolo del Consiglio di Zona)
• Maurizio Pagani (la convenzione con OPERA NOMADI)
• Don Massimo Mapelli (gli anni della CASA DELLA CARITA’)
11.00 Intervallo
11.30 Scambio di opinioni ed esperienze
Sarà esposta una mostra fotografica a cura della Casa della Carità
Organizzano COMITATO VIVERE IN ZONA 2 – TERRE OSPITALI
evento inserito nel programma della festa
via Padova è meglio di
Milano
Di Fabrizio (del 09/08/2012 @ 09:16:20 in Regole, visitato 1711 volte)
SALUTI DA MILANO (immagine copyleft di
Albertomos)
Comunicazione urgente: l'evento
Concerto per una stella cadente è RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI
Premessa: scrive
il Giorno, riprendendo una velina del Comune di Milano che l'altroieri, "E' stato smantellato dalla Polizia locale di Milano
un insediamento abusivo di rom all'interno del campo autorizzato in via Idro..."
ma, l'insediamento non si trovava all'interno del campo, ma a 100 m. di
distanza. Lo stesso insediamento era già stato svuotato proprio un mese fa, e
già due giorni dopo si era riformato, anzi era raddoppiato. In compenso, il capo
dei vigili ne ha approfittato per fare una visita anche nel "campo autorizzato".
Così si è recata nella piazzola dove sinora si era mangiato, nel corso delle
iniziative di
HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
(immagino che non si sia bevuta neanche un caffè), dicendo che era
illegale svolgere attività simili senza permesso del comune. Ha detto che si
sarebbe dovuto chiedere questo permesso all'assessore Pierfrancesco Majorino (assessore.majorino@comune.milano.it)
ed al suo collaboratore Cosimo Palazzo (cosimo.palazzo@comune.milano.it).
Ha aggiunto che una risposta sarebbe arrivata ieri mattina stessa
e che lei comunque sarebbe tornata giovedì sera al campo assieme alla
Guardia di Finanza.
Martedì notte ho inviato una mail e mercoledì mattina una signora del campo
era in Largo Treves a compilare i documenti del caso. La risposta arriva, alle
17.30 di ieri: "si esprime parere favorevole alle seguenti condizioni:
siano rispettate le normative vigenti relative ai campi e
in generale siano rispettate le norme per le iniziative svolte in luogo pubblico.
La presente nota è indirizzata anche alla Polizia Locale per conoscenza e per
quanto di competenza."
La cuoca a questo punto è dell'idea di farlo lo stesso, io sono con
lei, ma gli altri (soprattutto gli uomini, va detto) hanno paura di qualche "tiro mancino". Ne discutiamo sino alle
19.30, la maggioranza decide di NO.
Ovviamente dispiace moltissimo, più a me che a voi, però a botta calda
preferisco limitarmi a questo noioso elenco di cosa è successo a poco meno di
due giorni dell'iniziativa. Ci sarà tempo per risposte più ragionate, a mente
fredda.
Mi limito a ricordare che resta valido
quanto scritto un mese fa, nel comunicato che annunciava la serie di iniziative
proposte alla città:
Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non
annoiarvi elenchiamo solo quelle dell'anno scorso
- ripristino di un servizio elettrico a norma;
- incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità
lavorative;
- incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la
situazione alloggiativa.
Di Fabrizio (del 14/10/2012 @ 09:15:55 in Italia, visitato 1755 volte)
Da Martesana2
Nei giorni scorsi presso il centro polifunzionale situato al centro del campo
rom di via Idro si è riunita la commissione coesione sociale del consiglio di
zona 2.
Molti consiglieri sorpresi nel vedere per la prima volta questa bella struttura;
ancor di più nell'apprendere che la corrente elettrica con cui era illuminato il
centro proveniva da un allacciamento abusivo in quanto A2a e l'amministrazione
comunale da circa 2 anni non hanno ancora risolto il contenzioso aperto mettendo
finalmente
in sicurezza la cabina elettrica e sopratutto l'intero campo dove con l'inverno è
a repentaglio la salute degli abitanti, vecchi e bambini in particolare.
Una discussione interessante che ha visto la partecipazione diretta di alcuni
rom e associazioni del territorio.
Qui di seguito la delibera approvata dalla commissione:
AL SINDACO DI MILANO
ALL’ASSESSORE ALLA SICUREZZA E COESIONE SOCIALE
ALL’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI E SERVIZI PER LA SALUTE
AI GRUPPI CONSIGLIARI DEL COMUNE DI MILANO
Considerato
Che il documento intitolato Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015 (Proposta
del Comune di Milano del 6 luglio 2012) è stato fatto pervenire ai Consigli di
Zona con la richiesta che essi fornissero liberamente eventuali contributi prima
della stesura finale del progetto stesso (comunemente denominato "Piano Rom").
Che il Consiglio di Zona 2 apprezza tale iniziativa, come tutte quelle che vanno
nella direzione di un maggiore coinvolgimento dei Consigli di Zona nelle
decisioni che riguardano il territorio milanese, e desidera offrire il proprio
contributo.
Visti:
- Il Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015;
- la delibera approvata dal Consiglio di Zona 2 in data 5 giugno 2012, intitolata
"Progetto di Riqualificazione del campo rom di via Idro";
- la delibera approvata dal Consiglio di Zona 4 in data 6 settembre 2012 dal
titolo "Osservazioni Piano Rom";
- il progetto di "Villaggio solidale" presentato da alcune associazione della zona
2, inerente il campo di via Idro;
- le osservazioni presentate durante le commissioni Coesione Sociale, Inclusione e
Sicurezza della zona 2 del 17 luglio 2012 e 23 luglio 2012;
- il documento Dall’emergenza alla Normalità, della Consulta rom e sinti di
Milano;
- il documento di Amnesty International Tolleranza zero verso i rom. Sgomberi
forzati e discriminazione verso i rom a Milano.
In relazione al testo del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015
il Consiglio di Zona 2 chiede:
Che si preveda anche nei successivi passaggi della stesura e messa in pratica
del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, il coinvolgimento, dei
rappresentanti delle comunità rom, sinti e camminanti, dei Consigli di Zona,
degli enti non-profit che lavorano con le dette comunità e che venga
conseguentemente costruito un calendario di incontri a scadenza regolare.
Che siano inserite nel piano tutte le informazioni sui fondi stanziati per
l’anno in corso e sulla previsione di quelli "impegnabili" dal 2013 al 2015 per
capitoli di spesa. A tal fine è necessario che si faccia chiarezza in merito
alle risorse impiegate negli ultimi anni, sempre per capitoli di spesa
(sgomberi, manutenzioni ordinarie e straordinarie, fondi girati per le attività
di assistenza affidate agli Enti no-profit ecc..), con particolare riferimento
al "piano Maroni" (si veda Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, p. 3).
Che in vista del censimento previsto vengano attentamente vagliati i dati già in
possesso dell’amministrazione, in modo da evitare lo spreco di risorse,
razionalizzando l’operazione e rendendone i risultati più durevoli nel tempo. Il
censimento dovrà avere esclusivamente caratteristiche socio-anagrafiche e
rispettare appieno le norme sulla privacy. Al fine di una corretta raccolta e
valutazione dei dati e per evitare sprechi, venga prevista nel progetto la
sospensione degli allontanamenti nei campi informali per un periodo congruo.
Che, in collaborazione con i rappresentanti delle comunità rom sinte e
camminanti, i Consigli di zona, e gli enti no-profit che operano con tali
comunità, vengano individuate e rese pubbliche le priorità di intervento sulla
base dei dati emersi.
Che nel testo del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015 siano citati dati
ricavabili da precedenti inchieste e censimenti relativi anche ai campi comunali
o "regolari", soprattutto per quanto riguarda il grado di scolarizzazione e di
occupazione lavorativa, dati probabilmente diversi da quelli relativi ai campi
informali o "irregolari" (forniti in sintesi citando uno studio della Casa della
Carità nell’attuale versione del Progetto rom, sinti e caminanti 2012-2015, p.
4), ma che mancano nel testo. Nella bozza del progetto, infatti, l’ipotesi del
"superamento dei campi come modello abitativo stabile" (ibidem), che
riguarderebbe anche i campi comunali, si presenta come ispirata dai dati citati,
riguardanti però i soli campi informali (i cosiddetti campi "irregolari").
Probabilmente si tratta di una svista. La consequenzialità del ragionamento
dalle sue premesse, infatti, così com’è sembra basarsi su una supposta
equivalenza dei dati sui campi informali con quelli sui campi comunali tutta da
dimostrare. Consigliamo di rivedere questo punto del testo.
Che venga rimessa in discussione l’idea del "superamento dei campi" come
principale linea-guida del piano, o che comunque venga meglio giustificata e
riempita di un significato non rigidamente appiattito sulla questione abitativa.
Questo, per non limitare in partenza la gamma delle soluzioni possibili, tenuto
conto che problematiche diverse nelle singole e peculiari realtà dei campi
necessitano di soluzioni diverse. Suggeriamo di parlare in alternativa, nel
testo definitivo, di "superamento del degrado dei campi" o di "superamento della
marginalità" per la popolazione rom, sinta e camminante.
Che sia prevista nel testo la riqualificazione e la messa in sicurezza dei campi
comunali, anche nell’ottica del superamento delle condizioni di degrado, di
emarginazione e per migliorare la vivibilità degli stessi (allegata mozione
Consiglio di Zona 2 sul Campo di Via Idro).
Che si preveda il coinvolgimento nei comitati di gestione dei campi regolari dei
Consigli di Zona interessati.
Che si eviti di usare nel testo la parola "integrazione", che è possibile in
molti casi sostituire con la parola "cittadinanza", e che si evitino riferimenti
ovvi e superflui alla legalità e al rispetto delle leggi.
Che sia più precisamente delineato nel progetto il percorso di accompagnamento
sociale che si intende attuare, che deve prevedere figure di mediatori culturali
e percorsi formativi finalizzati, per ciò che riguarda l’inserimento nel mondo
del lavoro. A questo proposito è importante riattivare esperienze di lavoro
tramite cooperative sociali (quali la Laci Buti di via Idro) favorendo anche la
qualificazione professionale dei soci lavoratori onde poter consentire alle
stesse di operare sul mercato e di essere in grado di acquisire commesse sia da
parte di soggetti privati che da parte delle pubbliche amministrazioni
(inizialmente anche mediante affidamenti diretti). E’ fondamentale che i primi
ad affidare commesse a queste cooperative siano il Comune e gli Enti come
l’AMSA. La stessa manutenzione ordinaria e straordinaria dei campi può essere
affidata a tali cooperative. Si devono in generale favorire le forme di auto
imprenditorialità, come, per esempio, la nascita di cooperative di artisti e
musicanti di strada o la raccolta di materiali di recupero (ferro, ecc.). Il
comune può inoltre sostenere progetti validi ideati da persone rom sinte e
camminanti e/o da associazioni loro vicine, e/o farsi partner nella
partecipazione di tali progetti a bandi di finanziamento indetti da altri enti
pubblici e privati. Ultimo, ma non per importanza, il Comune di Milano deve
farsi promotore di azioni specifiche finalizzate all’emersione del lavoro
sommerso, essendo questa tipologia di lavoro molto diffusa nella popolazione rom
e sinta.
Per quanto riguarda gli allontanamenti dai campi informali:
- Che siano innanzitutto previsti dei percorsi che possano aiutare gli abitanti
di tali campi a superare la propria condizione di irregolarità sul piano
abitativo. Essi devono essere coinvolti nella costruzione di un progetto
condiviso che, con il supporto di esperti e mediatori culturali, possa condurre
alla soluzione del problema senza la necessità dell’allontanamento forzato e nel
rispetto del diritto all’autodeterminazione del singolo.
- Che gli allontanamenti siano eventualmente effettuati solo come ultima
risorsa, dopo che sia stata presa in considerazione ogni altra alternativa
possibile.
- Che siano effettuati nel rispetto del diritto e degli standard internazionali.
Le tutele procedurali richieste dal diritto internazionale sui diritti umani
devono essere poste in essere prima dell’effettuazione di ogni sgombero, in
particolare i requisiti della consultazione reale per considerare ogni
alternativa possibile, della fornitura di informazioni sullo sgombero, di
adeguato preavviso, di rimedi effettivi, di indennizzi e di adeguato alloggio
alternativo.
- Che vengano adottate misure, incluse linee guida, per garantire che tutti i
funzionari coinvolti siano dotati di indicazioni chiare sulle garanzie che
devono essere prese, affinché le operazioni avvengano legalmente e in conformità
con gli obblighi esistenti.
- Che, nel caso dei residenti in campi già chiusi o in fase di chiusura che
hanno già accettato soluzioni alternative di alloggio, sia garantita loro la
sicurezza del possesso. Che sia garantita, non solo l’assistenza ed il supporto
immediati, ma che gli stessi siano assicurati nel tempo. A tal fine è
fondamentale che i competenti uffici comunali – meglio se decentrati e/o
collegati con i Consigli di Zona - siano messi in condizione di funzionare".
Che in ogni caso le iniziative che questo piano metterà in atto (le quali, lo
ribadiamo, devono essere frutto di processi decisionali ampiamente partecipati e
condivisi, che dovranno coinvolgere soprattutto i diretti interessati e i loro
rappresentanti), abbiano carattere duraturo e non seguano logiche emergenziali.
Di Fabrizio (del 20/03/2013 @ 09:04:38 in Italia, visitato 1727 volte)
Relazione consegnata il 16 marzo scorso a Daniela Benelli
(Assessore milanese all'Area metropolitana, Decentramento e municipalità,
Servizi civici), durante il convegno
Oltre via Padova
Premesse
- Quella di via Idro è una comunità rom storica della zona 2, per niente
incline al nomadismo visto che nell'arco di oltre 40 anni si è spostata di soli
2 km. (in accordo con l'Amministrazione Comunale).
- La sua partecipazione alla vita di zona non è una novità degli ultimi anni,
ma risale ad almeno 30 anni fa. I primi tentativi di scolarizzazione risalgono
alla metà degli anni '80. Già con il trasferimento nell'attuale campo di via
Idro, partecipavano alle sedute del Consiglio di Zona (allora in via Padova), a
iniziative in quartiere, organizzandone loro stessi al campo.
- Il nostro gruppo è composito e assolutamente non gerarchizzato, con una
caratteristica che lo distingue da esperienze precedenti di lavoro con i rom:
siamo persone impegnate a vari livelli nell'attivismo di zona, e quindi la
"questione rom" non è un ghetto mentale in cui ritagliare il nostro spazio, ma
una delle molte tematiche che riguardano le periferie, da affrontare
congiuntamente alle altre.
Primi contatti e iniziative
L'insediamento per lungo tempo è stato indicato come "un campo modello per la
realtà milanese", nonostante ci siano sempre stati problemi di vario tipo. La
situazione inizia a deteriorarsi dal 2000, in parte per la caduta di sbocchi
lavorativi della
cooperativa LACI BUTI, fondata dagli stessi rom all'inizio
degli anni '90, in parte
perché i rapporti con le istituzioni comunali, che sono continuati anche con le
prime amministrazioni di centro-destra, vanno via via diradandosi. Il rapporto
col mondo esterno continua quasi esclusivamente tramite la scuola, non a caso la
prima istituzione che li ha accolti.
Occorre dire che nello stesso tempo anche per gli altri insediamenti (comunali e
non) inizia una stagione travagliata, che dipende in parte dal passaggio di
competenze dall'amministrazione centrale ad associazioni esterne, in parte dal
fatto che nello stesso periodo si inizia a mettere in discussione l'esistenza
stessa dei campi sosta, anche se con segnali contraddittori (vedi l'istituzione
dei campi di Triboniano e via Novara).
Attorno al 2006, un primo nucleo di volontari riprende il contatto con gli
abitanti di via Idro. A farlo, inizialmente, sono alcuni membri del comitato
Vivere in Zona 2, già impegnato su altre tematiche del mondo di via Padova e
dintorni. Dopo le prime diffidenze reciproche, il clima si fa più disteso e si
prendono le prime iniziative comuni:
L'altro scopo di iniziative simili è creare un ponte con quanto si va
risvegliando attorno a via Padova, e di creare i presupposti per un lavoro
condiviso.
Questi sforzi rischiano di interrompersi bruscamente nel
settembre 2010, quando al campo arrivano una ventina di lettere di sfratto
che coinvolgono un centinaio di persone, quasi la totalità degli abitanti.
In questa situazione di crisi effettiva, al nucleo iniziale del gruppo si
aggiungono (continueranno a farlo in seguito) associazioni, volontari,
cittadini, anche esponenti di partito. Il gruppo non perde la sua caratteristica
di informalità e continua a essere composito e non gerarchizzato.
Altri punti caratterizzanti l'esperienza del gruppo sono:
- l'attenzione al diritto ad abitare, coniugata con il NO unitario al paventato
campo di transito;
- il coinvolgimento attivo della comunità rom, o quantomeno di chi è disposto a
farsi coinvolgere, e l'attenzione alla sua autodeterminazione (come gruppo
discutiamo di continuo con gli abitanti del campo e sosteniamo le loro scelte,
ma in caso di divergenze non imponiamo la nostra volontà);
- la rivalutazione dell'insediamento esistente;
- l'attenzione al nesso tra abitare, lavoro e sostenibilità delle soluzioni
individuate;
- il contrasto alle politiche anti-rom;
- il contatto con analoghe esperienze cittadine;
- infine, un rapporto stretto col Consiglio di Zona e con il quartiere.
Su queste basi, seguono altre iniziative pubbliche:
- febbraio 2010: l'incontro pubblico
"Oltre la paura. Dare cittadinanza alla
questione rom", molto partecipato, che non si limita ai problemi della zona, ma
offre un momento di confronto con varie realtà milanesi;
- marzo 2011:
denuncia degli sgomberi immotivati, che ottiene una discreta
risonanza mediatica;
- maggio 2011: festa pubblica al campo (la prima dopo quasi una quindicina
d'anni), che diventa una specie di evento d'apertura della festa "Via Padova è
meglio di Milano" e vede una partecipazione inaspettata da parte degli abitanti
della zona.
Un sommario bilancio di questo primo periodo possiamo illustrarlo in questo
modo, evidenziando i risultati ottenuti e i limiti del nostro intervento:
Pregi
- Iniziative pubbliche;
- sinergie col lavoro su via Padova;
- coinvolgimento attivo di parte del campo;
- ampia discussione in mailing list e presenza sul web.
Limiti
- scarsa attenzione da parte dell'amministrazione centrale;
- carenza di unitarietà tra i temi sollevati;
- incapacità di coinvolgere nel dialogo tutti gli abitanti del campo.
Un nuovo quadro
Le votazioni di maggio 2011 vedono protagonisti anche i rom dell'insediamento di
via Idro (chi ha detto che i rom non votano?), complici anche le dichiarazioni
del sindaco Moratti e del vicesindaco De Corato, che per tutta la campagna
elettorale ripetono che il campo è destinato a chiudere, dimenticandosi di
precisare come, quando e soprattutto perché.
È da precisare che gli abitanti dell'insediamento sono tutti cittadini italiani,
e questo pone difficoltà alle autorità nell'adoperare gli strumenti classici
dello sgombero e del rimpatrio; quindi la tattica adottata è quella del "non ti
mando via, ma ti rendo la vita impossibile".
Il cambio di giunta suscita aspettative tra gli abitanti dell'insediamento, come
nel nostro gruppo, e la prima reazione da parte dei rom è quella di inviare ai
nuovi amministratori un promemoria sugli
interventi attesi da anni e sul tipo di
collaborazione che si può instaurare tra campo ed istituzioni.
Nel contempo, da questa lettera nasce nella primavera del 2012 un
progetto partecipato tra abitanti
del campo e un decina di associazioni,
che pone le basi per il mantenimento e la riorganizzazione dell'insediamento, a
cavallo tra la città e il costituendo Parco della Media Valle del Lambro.
A maggio 2012 il campo si propone come un vero e proprio polo della festa "Via
Padova è meglio di Milano", con una due giorni di balli, spettacoli per
bambini, cinema, musica, presentazioni di libri.
Dopo quest'esperienza, il campo presenta una propria programmazione estiva per i
concittadini, dove alle attività "culturali"
si affiancano momenti conviviali. Il conoscersi, la coesione sociale, si realizza quindi
non solo attraverso la cultura come la intendiamo noi, ma mangiando e
chiacchierando assieme (la cultura come la intendono i rom).
Infine, parte agli inizi del 2013 il progetto Social Rom-cittadinanza attiva,
con l'obiettivo di stimolare i giovani a diventare "cittadini attivi",
protagonisti del cambiamento della società, e anche a sviluppare una mentalità
interculturale attraverso un lavoro di gruppo. Il progetto prevede la
partecipazione di giovani italiani, rom harvati, figli di immigrati a tre
laboratori creativi:
- workshop artistico-performativo;
- workshop fotografico;
- workshop narrativo.
Prospettive
Come gruppo, non solo abbiamo agito per praticare quella "coesione sociale" che
auspichiamo, ma ci siamo accollati anche, forse sbagliando, compiti spettanti
all'amministrazione pubblica e ai gestori. Il ruolo di un sano volontariato
dovrebbe essere quello di stimolo verso le istituzioni e la politica, e non
quello di un delegato a costo zero. Riteniamo che questo sia un argomento
portante non solo per la nostra piccola ridotta di via Idro, ma riguardi più in
generale tutto ciò che si sta muovendo attorno a via Padova.
Purtroppo, le aspettative sollevate dal cambio di giunta non sono state
soddisfatte e non uno dei punti sollevati nella lettera inviata dalla comunità
quasi due anni fa è stato affrontato. Nel frattempo sono intervenute nuove
emergenze. Non staremo a ripetere l'elenco degli interventi necessari e di
quelli richiesti, perché gli assessorati competenti sono stati puntualmente
informati, da noi, dal Consiglio di Zona, dagli abitanti stessi ogni volta che
si è presentata l'occasione.
I problemi che d'ora in avanti si pongono, tanto all'amministrazione che al
prosieguo della nostra attività sono:
- i fondi: ci sono problemi ineludibili, nel senso che la situazione ambientale al
campo va deteriorandosi, e sono possibili incidenti anche gravi. La
responsabilità penale è del comune. A gennaio è stata evitata per poco il
rischio di emergenza sanitaria, che si sarebbe propagata anche nell'abitato
attorno. Il prossimo rischio è che la situazione di emergenza attuale, legata
anche a questioni di sicurezza, travalichi i confini del campo;
- dopo quasi due anni, la fiducia degli abitanti è nuovamente ai minimi termini e
si stanno deteriorando anche i rapporti tra i gruppi familiari. È così diventato
un ostacolo anche per noi persone esterne al campo avere un rapporto propositivo
con i suoi abitanti. Inutile nascondersi che questa situazione è stato favorita
dall'inerzia dell'Amministrazione, che, vogliamo ricordarlo, ha preso precisi
impegni nel corso della campagna elettorale ed è la prima responsabile della
situazione del campo, che è regolare e si trova su un terreno comunale;
- il terzo punto è la sintesi degli altri due. Se il linguaggio adottato da questa
amministrazione verso i rom è, fortunatamente, cambiato in meglio, nel
quotidiano rimane la stessa sensazione di distanza provata negli anni scorsi.
Non solo per gli impegni assunti pubblicamente e rinviati sine die, ma anche
riguardo alle possibilità di dialogo. Da un anno e mezzo si parla di colloqui
individuali con le famiglie per verificarne stato e aspettative, che però non
sono mai iniziati. Per capire quale possa essere il livello attuale di fiducia,
si consideri che la stessa promessa era stata fatta quasi otto anni fa
dall'allora assessore Moioli, con il medesimo risultato.
Rete degli Amici della Comunità Rom di Via Idro
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:03:18 in Italia, visitato 2681 volte)
PREMESSA
Recentemente è tornata nelle cronache la questione campi nomadi, come una
delle concause della situazione di forte arretratezza sociale in cui si trovano
ancora oggi le comunità rom e sinte in Italia.
Come nel passato, quando questi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti,
nei ragionamenti attuali c'è un vizio di forma. Non siamo stati consultati
allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere di discutere assieme a noi le
soluzioni per superare i campi o quantomeno renderli vivibili per chi non ha
avuto nessun'altra alternativa.
Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, la nostra comunità che vive nella
zona 2 di Milano da quasi 50 anni (prima in insediamenti di fortuna e gli ultimi
22 anni in un campo sosta comunale), pone alcune questioni:
- la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini
di seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che
li riguardavano. Per questo la nostra comunità ha avviato da tempo un
dialogo con le associazioni e le forze politiche di zona, come primo passo
per uscire dai rispettivi ghetti mentali che ci dividevano dalla popolazione
maggioritaria;
- i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi
ci viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono
sempre sentite in diritto di rappresentare le nostre istanze a loro uso e
beneficio;
- infine, se sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il problema.
Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo sapendo di
alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a se
stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.
Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in
atto strategie efficaci è indispensabile una nostra partecipazione, in quanto
cittadini titolari di diritti e doveri, a tutte le istanze che ci riguardano, da
quelle centrali a quelle del decentramento.
Una buona base di partenza può essere il
documento
presentato a maggio 2010 dal Tavolo Rom milanese, soprattutto su alcune
questioni:
- riconosce che le comunità rom e sinte nel nostro territorio sono
diversificate per storia, comportamenti, insediamento, e quindi la soluzione
non può essere unica;
- propone quindi soluzioni abitative diversificate;
- individua una serie di soggetti da coinvolgere nelle politiche future;
- individua il legame tra soluzione alloggiativa e autonomia nel lavoro.
Occorre infine, secondo noi, programmare una serie di incontri periodici per
verificare progressi e criticità.
IL NOSTRO CAMPO
Attualmente conta circa 130 residenti, tutti cittadini italiani, di cui la
metà minorenni. Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande
incertezza per la nostra comunità, dovuta al progetto di sostituire quella che a
tutti gli effetti è la nostra casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto
mai attuato, anche perché assurdo (nella nostra zona o altrove), ma mai
sconfessato. A parte questo, non siamo mai riusciti a capire perché noi
cittadini italiani in zona da sempre avremmo dovuto andare via, per lasciare il
posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe dovuto trovare casa e lavoro.
Attendiamo una dichiarazione pubblica che indichi espressamente che il campo
di transito non si farà, anche perché sarebbe osteggiato principalmente dai
cittadini che vivono attorno a noi.
Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi
intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per
l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case
popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e viviamo nel costante
timore di ritrovarci per strada da un giorno all'altro.
Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di
essere accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati
definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti
abusivi (che hanno comunque residenza altrove), la nostra presenza nel campo si
ridurrebbe a circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e
rendendo possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio
villaggio alle porte di Milano.
Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma
elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi non ancorati
al terreno.
Detto questo, il nostro campo che sino a 10 anni fa era indicato come un
modello, ultimamente ha sofferto di mancanza di manutenzione. Sono necessari
alcuni interventi:
- ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
- risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si
allaga;
- collegamento delle bocchette antincendio;
- ripristinare la cabina elettrica, divelta il marzo scorso dalla pubblica
sicurezza. Come succede già in altri campi, richiediamo tariffe familiari a
forfait;
- infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e
calibrarle per gli occupanti che rimarranno.
Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con
poca spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno
assegnati con chiarezza e a ditte responsabili.
Riguardo alla questione lavoro, già dal 1990 abbiamo fondato una nostra
cooperativa, LACI BUTI (Buon lavoro in lingua rom), che si occupa di:
- Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
- Potatura piante alto fusto
- Pulizia di aree urbane
- Sgombero cantine e magazzini
- Creazione recinzioni
con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.
Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il
Comune ci ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno abbiamo lavorato solo due
giorni. Eppure il lavoro è tutto intorno a noi: il nostro campo è situato nei
pressi del parco Lambro, e via Idro è praticamente un corridoio verde (che
le forze politiche e le associazioni di zona vorrebbero rivalutare) che collega
il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al parco della Media Valle del
Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata la volontà politica di
mantenerci in vita.
Inoltre in passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se
attualmente ne sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza
da riprendere, soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.
Per terminare, il centro polifunzionale all'interno del campo, attualmente
non utilizzato, potrebbe essere adoperato anche per opportunità di lavoro
femminile, con laboratori di sartoria e cucito, visto che già a Milano ce ne
sono di simili. Intendiamo far diventare lo stesso centro uno spazio aperto a
tutta la popolazione per iniziative culturali e sociali.
La comunità rom di via Idro 62, riunita in assemblea il 15 giugno
Di Fabrizio (del 14/12/2005 @ 07:15:21 in Italia, visitato 2124 volte)
Dopo MerateOnline che aveva pubblicato il nostro comunicato e dopo aver riportato la cronaca dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, questo è apparso sul numero 79 del giornale Martesana2:I rom di via Idro contro generalizzazioni e indifferenzaI rom del campo storico di via Idro 62 non ci stanno a essere coinvolti nelle rapine e nelle violenze avvenute nelle ville della Brianza nelle settimane scorse. Non ci stanno a essere sbattuti sulle pagine dei quotidiani milanesi insieme ai veri responsabili; alcuni di questi ultimi vivono in baracche e roulotte tra il Lambro e la Martesana, nei comuni di Cologno, Vimodrone e Cernusco oltre che di Milano; ma quando si tratta di raccontare la provenienza dei responsabili di questi crimini, quasi tutti i giornali parlano dei rom di via Idro. Le 150 persone che ci vivono, non ci stanno a essere di nuovo isolati, mettendo in discussione i risultati di convivenza costruiti nei quindici anni di via Idro: la cooperativa Laci Buti, convenzionata con i Parchi e Giardini del Comune di Milano, che dà lavoro ad una quindicina di loro; un campo ben attrezzato e sistemato con casette in legno e addirittura in cemento, da loro costruite e mai condonate nonostante i loro tentativi. Per non parlare dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola e di tutte le altre piccole cose conseguenti alla loro scelta di essere una comunità stanziale che vuole rimanere e continuare a vivere nel loro campo. I risultati non sono incoraggianti; all’incontro da loro organizzato per venerdì 2 dicembre al campo e preparato da circa 200 inviti mandati a giornali e istituzioni, si sono presentati solamente il rappresentante dei Ds di viale Monza, dei Radicali, dell’Anpi di Precotto e del nostro giornale. Non poteva poi mancare Fabrizio Casavola, loro amico da tempo. Temono l’indifferenza delle istituzioni in primo luogo; prima vengono sgomberati altri campi e poi nella nostra zona i vari Borghezio organizzano manifestazioni contro le soluzioni alternative che la Casa della Carità, solo per citare un esempio, prova a mettere in essere. Gli stessi accampamenti provvisori sorti in questi mesi nella campagna intorno a via Idro sono la conseguenza della chiusura di altri campi voluta dal Comune. I rom di via Idro sono i primi ad affermare che in quegli accampamenti soprattutto di rom rumeni, convivono persone oneste e delinquenti. Bisogna però saper distinguere e intervenire, fare progetti di mediazione culturale e sociale, altrimenti tutto si confonde e vincono coloro che vogliono fare di tutta l’erba un fascio. E per questi motivi le famiglie della comunità Rom di via Idro 62 precisano in un loro comunicato: [ segue il testo del comunicato]
L'articolo è di Paolo Pinardi
PS: come affermato tante volte su questo blog, i problemi e le logistiche dei campi-sosta sono da affrontarsi di concerto con quelli dei quartieri che li ospitano. Leggendo quest'altro articolo di Giuseppe Natale, sempre sul numero 79, conoscerete qualcosa di più su quella zona, ritrovando nomi e situazioni che spesso ricorrono nelle cronache della Mahalla.
Ricerca fotografie per Laci Buti
Nessuna fotografia trovata.
|