Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Un appello pubblicato in inglese (e qui sotto tradotto in
italiano) con possibilità di aderire online.
http://www.romanetwork.org/protest2.htm
Onorevoli Primi Ministri e Rappresentanti delle Agenzie Intergovernative
Vi scrivo per unire la mia preoccupazione a quella espressa da altri sui
recenti avvenimenti in Italia.
Prima di tutto sono preoccupato che, a seguito di una campagna portata avanti
da prominenti media sin dai mesi estivi, incitando il panico sui crimini
commessi presumibilmente da Rumeni - ed in particolare da Rom Rumeni - il
governo italiano ha votato un decreto d'emergenza che facilita l'espulsione di
cittadini rumeni, con solo una protezione procedurale limitata.
Il sentimento anti-Rom è stato una caratteristica dei media italiani e romeni
almeno dalla fine degli anni '90 e non è mai stato adeguatamente controllato
da nessuna autorità pubblica. Un'intensa campagna - apparentemente con lo scopo
di mobilitare presupposti razzisti sugli "Zingari" nel pubblico italiano in odio
attivo, al fine di spingere a diminuire l'immigrazione - è stata portata avanti
dai media italiani dai mesi estivi del 2007, particolarmente seguendo le morti
di diversi bambini Rom della Romania in un accampamento a Livorno. Le
caratteristiche di questa campagna hanno incluso racconti altamente
sensazionalizzati dei crimini in Italia, come pure l'imputazione della colpa ai
"Rumeni" o "nomadi" per tutti i piccoli crimini violenti e non chiarificati in
Italia.
Settimana scorsa, a seguito di un brutale omicidio a Roma, nel quale il primo
sospettato è un Rom della Romania, il governo ha capitalizzato l'onda di odio
adottando un decreto d'emergenza che dovrebbe permettere l'espulsione dei
cittadini rumeni con solo una protezione procedurale limitata. Dichiarazioni dei
rappresentanti del governo indicano che questo decreto è rivolto primariamente
ai "delinquenti Rumeni". Il decreto sembra permettere violazioni sistematiche
dello spirito e dello scritto della Convenzione Europea sui Dritti Umani che
proibisce le espulsioni collettive degli stranieri.
A seguito della pubblicazione di questo decreto d'emergenza durante la settimana
tra il 29 ottobre e il 2 novembre, è apparso chiaramente che, come è avvenuto
nei comuni di Roma, Milano e altrove, questo decreto è interamente e
predominatamente anti-Rom; interi accampamenti sono stati smantellati, e persone
con aspetto simile a Rom sono stati soggetti a rigorosi controlli di documenti -
apparentemente allo scopo di determinare se dovessero essere espulsi
dall'Italia. Profilazioni razziali di questo tipo violano un numero di norme
delle leggi italiane ed europee. Nei giorni recenti, non c'è stato tuttavia
alcuno sforzo apparente delle autorità italiane per applicare le disposizioni
relative all'anti-discriminazione verso la polizia alla ricerca di "zingari da
espellere".
Questi fatti indicano una preoccupate china del ruolo della legge in Italia.
Pure un certo numero di risposte delle autorità fuori Italia meritano un
commento.
In Romania, anche se alcuni rappresentanti pubblici hanno condannato il
decreto, ci sono state anche espressioni di odio verso i Rom ad un livello
veramente alto. Per esempio Cioroianu, Ministro degli Esteri ha dichiarato in
un'intervista del 4 novembre 2007 riguardo alla crisi attuale: "Mi domandavo se
non potremmo comperare un pezzo di terra nel deserto egiziano, dove spedire
queste persone, che ci rendono noi (Rumeni) una macchietta. E' chiaro che se
vanno in Italia, lì stanno bene, il clima è dolce, sentono intorno a loro una
lingua latina che in qualche modo comprendono in qualche mese..."
C'è una profonda preoccupazione che gli eventi delle recenti settimane
portino a un drammatico collasso delle già fragili relazioni etniche tra Rom e
non-Rom in Romania. Alla luce del fatto che pogroms mortali anti-Rom sono un
passato molto recente, queste preoccupazioni non sono da prendere alla leggera.
Anche le risposte a livello europeo sono state estremamente inadeguate. Il 3
novembre 2007, il Commissario per la Giustizia e le Libertà Civili, Franco
Frattini, lui stesso italiano e strettamente collegato ai partiti politici
italiani, ha dichiarato: "Ciò che c'è da fare è semplice. Entrare in un campo
nomadi a Roma per esempio, e chiedere loro: 'Sapete dirmi dove vivete?' Se
rispondono che non lo sanno, prendeteli e rimandateli in Romania. E' così che
lavorano le direttive europee. E' semplice e sicuro. La Romania non può non
riprenderli, perché questo fa parte dei suoi obblighi come stato membro della
EU." Ha poi chiesto all'Italia di smobilitare i campi per prevenire il rientro
dei Rumeni.
Le dichiarazioni di Frattini seguono a meno di due settimane dopo che Thomas
Hammarberg, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, notava,
"Purtroppo le azioni di diverse autorità pubbliche... sono state acquiscenti in
questa intensificazione dell'odio anti-Rom" e richiedeva con urgenza che "Gli
standards europei legali e la legislazione anti-discriminazione devono essere
rigorosamente rinforzate per assicurare una fine al trattamento arbitrario
basato su un animo razziale contro i Rom".
Sono estremamente preoccupato dalla tollerante, persino compiacente
attitudine dei governi italiano e rumeno e dell'Unione Europea (EU) in generale
quando si tratta di anti-ziganismo, così come dell'assenza di una reazione EU
alle dichiarazioni di alcuni politici rumeni ed italiani. E' inaccettabile che
le autorità statli contribuiscano a colpevolizzare collettivamente cittadini
rumeni ed abbiano un approccio docile mascherato da diplomazia verso le
osservazioni xenofobe di alti funzionari.
Infine, come riportato da Le Monde il 4-5 novembre 2007, sono
preoccupato perché appare possibile l'adozione di una nuova Direttiva
dell'Unione Europea che limiterebbe il diritto della libertà di movimento dei
cittadini europei tra gli Stati Membri. Come osservato da Le Monde, l'attuale
livello di protezione europeo tutela gli individui dalla minaccia di espulsioni
forzate verso i paesi di origine, quando erompono episodi di razzismo di massa,
come quelli visti nei giorni recenti in Italia. L'erosione di questi standards -
ancora, come risultato dell'isteria anti-zigana - sarebbe, in poche parole, un
evento sconvolgente.
La mobilitazione di uno stato per scopi esplicitamente razzisti è qualcosa,
avevamo inteso, apparteneva al passato in Europa.
Vi chiedo di intraprendere tutte le azioni possibili nei poteri derivati dai
vostri uffizi, per porre termine a questi atti esplicitamente razzisti, e
calmare gli infiammati pubblici di Italia e Romania.
http://www.romanetwork.org/protest2.htm
Da
La
voix des Rroms
Circa 400 Rroms della Romania ha manifestato ieri, 31 ottobre a
Saint-Denis (93) per denunciare le recenti incursioni sul dipartimento ed il
diritto di lavorare regolarmente in Francia. Una delegazione è stata ricevuta
alla vice prefettura di Saint-Denis dal segretario generale, la signora Bartoli
ed il sig. Mathieu, capo d'ufficio, che hanno preso nota, ma non hanno potuto
rispondere alle rivendicazioni, cioè la sospensione delle espulsioni ed un
diritto al lavoro effettivo per questi nuovi cittadini europei.
Dal 1 gennaio 2002, i cittadini rumeni e bulgari hanno acquisito il diritto
di entrare e restare nello spazio Schengen, fra cui la Francia per meno di tre
mesi, senza visto. In estate 2003, cioè un anno dopo quest'apertura, il
ministero dell'interno riconosceva che c'erano in Francia circa 5000 Rroms della
Romania nelle bidonvilles, e questa cifra non è sensibilmente cambiata dopo.
Varie volte quest'estate, il sig. Brice de Hortefeux ha dichiarato che l'entrata
della Romania e della Bulgaria complicava il conseguimento dell'obiettivo
quantificato di 25.000 espulsioni di stranieri, poiché il 30% degli espulsi 2006
era costituito da rumeni o bulgari. Nei fatti, si tratta di Rroms di questi due
paesi con alcune eccezioni, cosa che vuole dire che 8.000 Rroms rumeni e bulgari
sarebbero stati espulsi nel 2006, mentre in tutto sono tra 5000 e 6000, e sempre
in Francia. Infatti, dei Rroms sono stati espulsi 2, o 3 volte nel corso
dell'anno, da cui la cifra di 8.000 espulsioni, che rappresenta così circa 80
milioni di euro per il contribuente francese se si prende in considerazione la
media di 10.000 euro con espulsione. E tutto ciò per rinviare persone di cui si
sa pertinentemente che ritorneranno alcuni giorni dopo, poiché hanno il diritto
di farlo.
Con l'entrata dei loro paesi rispettivo all'Ue, una nuova tecnica è realizzata:
il ritorno volontario forzato. La polizia arriva sul terreno, lo circonda
bloccando la circolazione e proibendo l'accesso ad ogni persona esterna.
Accompagnata dall'ANAEM, fa firmare gli obblighi di lasciare il territorio
francese e la domanda d'aiuto al ritorno, cioè 153 euro per adulto e 46 euro per
bambino, sotto la minaccia d'imprigionamento. Nel corso di una riunione giovedì
scorso, il prefetto di Seine-Saint-Denis ha dichiarato che non tollererà più
nessun "accampamento selvaggio" sul suo territorio.
È in questo contesto che i Rroms si sono mobilitati numerosi per dare l'allarme
all'opinione pubblica su questi metodi che distruggono i loro progetti,
sprecando il denaro pubblico, la totalità sacrificata all'altare dell'obiettivo
sacrosanto di misure di distanza dalla macchina infernale delle espulsioni
massicce. Obbligati ad ottenere un'autorizzazione preventiva per lavorare
regolarmente hanno chiesto anche l'alleggerimento delle procedure, che rendono
questo diritto inaccessibile: un contributo di 893 euro a carico del datore di
lavoro ed una procedura che dura in media 3 mesi. Le insufficienze di forze di
lavoro non giustificano tale procedura, nella misura in cui gli 80.000 euro
sprecati nel 2006 avrebbero potuto in gran parte coprire le spese per assumere
più personale che studierebbe le cartelle e che delibererebbe entro alcuni
giorni.
In seguito alla riunione con i rappresentanti della vice prefettura, hanno
comunicato che attendevano un seguito a questo scambio ed alla relazione che
sarebbe stata consegnata alle autorità aventi un potere di decisione. Nessun
termine è stato indicato per la risposta. Alla fine della riunione, la
delegazione ha segnalato che i Rroms attenderebbe una risposta entro un termine
ragionevole, e che manterrebbero e rafforzerebbero la loro mobilitazione.
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