Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 06/05/2005
Essere occidentali significa, prima che un'espressione geografica o una scelta ideologica, far parte di una CASTA, che si identifica nel processo storico che ha generato: - rivoluzione borghese; - industrializzazione; - accumulazione capitalista; - socialismo e lotte di classe; - stati nazionali; ed essere convinti che tutti gli altri popoli, ovunque si trovino nella loro storia, economia, ideologia, prima o poi rifaranno la stessa strada. Magari con qualche errore di percorso: se Cina o Iran (faccio due esempi a caso tra i tanti) usano il carcere e la violenza contro i diritti d'opinione, si pensa che lo facciano perché siano ancora incrostati di vecchie ideologie illiberali.
A volte (lo confesso) anch'io leggo qualcosa di intelligente, da quando ho scoperto che la difficoltà di comprensione non c'entra con la stupidità o l'intelligenza del testo. Subito dopo, sono andato a ricontrollare Reporter sans frontiers, che nel suo barometro 2005 indica: - 22 giornalisti uccisi dal 1 gennaio a oggi; - 105 gli imprigionati; - oltre a loro, in prigione 3 assistenti dell'informazione e 76 "cyberdissidenti"; - è il quinto mese che sono stati rapiti Florence Aubenas e Hussein Hanoun al-Saadi... che nell'Iraq odierno, rappresentano meglio di tante parole lo stato dell'informazione indipendente: da zittire o da sbeffeggiare. Non per niente, l'unico punto d'accordo tra i tanti contendenti in quel paese è: i giornalisti possono restare solo se addomesticati.
In casa nostra, Indymedia è minacciata di sequestro a causa di un fotomontaggio sul papa. Dire che il papa è nazista, ha la stesso valore che ironizzare sul capo del governo perché è un tappo. Il mese scorso è stato un fiorire di battute sul "pastore tedesco", il "papa nero", "Giovanni Paolo III Reich". Perché Indymedia no e tutti gli altri sì?
Procreazione assistita, il 12 giugno si avvicina. Come è capitato a suo tempo coi referendum sul divorzio o sull'aborto, non sento la necessità di ricorrervi, ma non capisco perché dovrei impedire a chi ne abbia la necessità, di fane uso. Quindi, so benissimo come voterò, anche per questo non me ne sono occupato più di tanto (lo so, è COLPA MIA). Ditemi, è vero che non se ne parla affatto? Sapreste indicarmi un sito, una trasmissione, dove si possano confrontare le ragioni del sì e quelle del no, senza scadere nelle solite risse? Insomma, un confronto democratico, come diciamo di essere. Seconda domanda: e se la soluzione rimanesse andare all'estero, che valore morale avrebbe essere contrari, visto che il "peccato" rimane, ma accessibile solo a chi può pagarselo?
Non avete l'impressione, che da "occidentali" ci stiamo trasformando in quegli esempi che a parole vogliamo combattere?
Aggiornamento di sabato 7 maggio: pessimismo e ottimismo
da Bruno Bartolozzi

La Cgil Milano: "Lavoro-nero e immigrati, controlli nelle aziende non alle frontiere" Si accende il dibattito dopo le affermazioni del generale Pollari (Sismi) secondo il quale per combattere l'immigrazione clandestina occorre debellare la piaga del lavoro nero. Per la Camera del lavoro di Milano è necessario spostare "i controlli dai confini dello Stato al territorio per verificare se le aziende favoriscono l'illegalità". Le reazioni di Ds, Caritas e An
MILANO - "Maggiori diritti per tutti, anche per gli immigrati, equivale ad avere una maggior sicurezza per tutti, residenti italiani compresi. E se lo dice anche il Sismi possiamo stare tranquilli". Marida Bolognesi, deputata Ds, presidente della commissione Affari sociali della Camera nella passata legislatura, commenta l'intervento di Nicolò Pollari (capo del Sismi) apparso sulla rivista del Sisde a proposito di immigrazione. "Va colpito il lavoro nero - sostiene il generale - solo così spezzeremo il legame che alimenta l'immigrazione clandestina". Il dibattito pubblicato da Gnosis e rilanciato da ilPassaporto.it crea attenzione e reazioni.
Bolognesi (Ds): anche i minori penalizzati dalla Bossi-Fini "E' stato messo il dito sulla piaga. Il vero problema è il governo dei flussi e della manodopera - insiste la deputata livornese - Abbiamo una domanda più alta delle offerte regolari. Ed è interessante che chi si occupa di sicurezza veda questa come soluzione. I diritti di cittadinanza , il diritto più in generale nel lavoro, diventa una soluzione ai problemi di sicurezza. E significa che vanno cambiati i termini della questione dei flussi migratori gestita dalla legge Bossi-Fini", insiste Marida Bolognesi che esprime una preoccupazione. "Proprio ieri in commissione infanzia abbiamo saputo del continuo invio alle polizie di altri paesi dei minori non accompagnati. C'è un'applicazione ulteriormente restrittiva della Bossi-Fini fra il comitato minori stranieri e il ministero degli Esteri. I ragazzi di 10-12 anni invece di essere accolti in case-famiglia vengono rispediti ad un mittente. E' un mittente che non offre loro nessun tipo di garanzia. Un altro caso di diritto negato che alimenterà nuove fughe e nuove clandestinità".
Don Colmegna (Caritas): snellire la burocrazia Persino don Virgilio Colmegna della Caritas Ambrosiana è d'accordo con quanto sostiene il generale Pollari: "Io sono convinto che il problema sia quello del lavoro nero. Colpire il lavoro nero significa impedire la moltiplicazione delle cause degli arrivi e delle permanenze irregolari. In generale il problema è quello dell'efficienza degli strumenti legislativi. C'è una differenza importante fra effettive richieste di lavoro e situazione burocratica. A Milano ci vogliono 12 mesi per un permesso di soggiorno, lo rilascia assurdamente la questura che dovrebbe invece occuparsi semplicemente della cause che impediscono il rilascio di un permesso. Va cambiata la legge non tanto in termini ideologici, ma in termini di funzionalità. L'econonia reale trova delle strade che l'ingessamento delle procedure impedisce di tradurle in diritto".
La Cgil: controlli nelle aziende non alle frontiere La Cgil di Milano, dopo aver letto i contenuti del dibattito promosso dai servizi di sicurezza, interviene con una propria posizione politica. E propone. Controlli ispettivi sulle aziende, spostando l'azione di polizia dalle frontiere al territorio. Maurizio Crippa illustra la posizione della Camera del Lavoro milanese: "E’ vero. Il lavoro nero sta alla base dell’illegalità. Siamo favorevolmente impressionati dall’analisi di Nicolò Pollari che individua nel lavoro nero la causa principale dell’illegalità. Se abbandoniamo la visione esclusivamente ideologica e politica della Bossi-Fini (l’immigrazione si controlla bloccando i confini e quindi l’entrate) ci rendiamo conto che la necessità di manodopera a buon mercato favorisce un flusso migratorio parallelo ai flussi (con quote per altro scarse ed irrilevanti rispetto alla domanda). Occorre quindi un controllo ispettivo rigoroso sulle aziende, spostandolo dalle frontiere al territorio, e soprattutto serve una maggiore consapevolezza delle imprese e delle associazioni di categoria, nel ricercare intese con le parti sociali atte a tutelare i diritti delle persone nei luoghi di lavoro applicando i contratti nazionali e favorendo azioni positive nei confronti dei lavoratori di altre culture. Inoltre sarebbe importante intervenire sui criteri di ingresso nel Paese pensando a permessi di ingresso di almeno sei mesi per ricerca lavoro. Così si potrebbe eliminare il mercato nero delle braccia e il conseguente sfruttamento della manodopera gestito da caporali e malavita organizzata".
Prosperini (An): ognuno a casa propria Il consigliere regionale di Alleanza nazionale, Gianni Prosperini, quasi ventimila preferenze in Lombardia nelle ultime elezioni, uno degli uomini che ha raccolto più voti per sostenere il progetto-Formigoni, rappresenta i duri e puri contro gli stranieri. "Io sono contro l'immigrazione, ognuno stia a casa sua. L'immigrazione è eticamente e praticamente dannosa: sia per chi vede arrivare gente di tutti i tipi, sia per chi si muove. E poi questi stranieri vengono solamente per vivere alle spalle degli italiani. A Milano ci sono 200.000 immigrati. Quanti lavoreranno davvero? Mah, non più di 30.000. Il lavoro nero? Lo fanno anche gli italiani e lo promuovono gli imprenditori che guardano al loro profitto. E praticano la delocalizzazione del lavoro. Spostano le fabbriche dove si paga meno la gente. Del resto è un'Europa allargata degli imbecilli. Se si pensa che un mungitore di vacche italiano costa dieci volte un mungitore di vacche polacco... Vediamo alla fine chi ci rimette. Comunque il problema è semplice. C'è lavoro? Quei pochi stranieri che vengono qui a lavorare devono avere un permesso di soggiorno rapido, non aspettare mesi e mesi come accade ora. Più che un permesso di soggiorno deve essere un ticket. Scaduto il contratto, scaduto il ticket e... fuori dalle scatole". (05 maggio 2005 - ore 16.04)
Fotografie del 06/05/2005
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