Di seguito gli articoli e le fotografie che contengono le parole richieste.
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Due messaggi, il primo da:
ChiAmaMilano.it BUON NATALE…
Ad un mese di distanza dallo sgombero del campo rom di via Rubattino
Buon Natale a chi ama questa città e a chi potrebbe amarla di più. Buon Natale a
tutti quelli che si impegnano per renderla migliore e a coloro che dovrebbero
impegnarsi un po’ di più.
Buon Natale a coloro che pensano che Milano non sia una somma di spazi privati
da difendere attraverso le politiche del panico ma anche a quelli che, magari,
con il nuovo anno smetteranno di pensarlo.
Buon Natale soprattutto ai bimbi rom che fino a poco più di un mese fa erano
accampati con le proprie famiglie in via Rubattino. Andavano a scuola e, grazie
ai tanti sforzi di insegnanti, delle associazioni di volontariato, delle
famiglie dei loro compagni italiani, avevano iniziato un percorso di inserimento
che stava dando frutti positivi.
Ai primi di novembre, quando si attendeva lo sgombero a giorni, una delle
maestre della scuola di via Feltre, Flaviana Robbiati, aveva scritto al Sindaco,
al Prefetto e all’Assessore alle politiche sociali e alla famiglia descrivendo
come grazie alla “collaborazione tra istituto, volontari della comunità di S.
Egidio, Padri Somaschi e parrocchie, sono stati avviati percorsi di
integrazione, primo fra tutti quello di scolarizzazione dei bambini”. La maestra
chiedeva alle Istituzioni un impegno per evitare la “cessazione della
possibilità di frequentare i nostri istituti e evitare di andare in altre
scuole, ove tutto il percorso didattico e di integrazione andrebbe ricostruito”.
Lo sgombero, privo di soluzione organizzative, non avrebbe consentito la
prosecuzione delle iniziative di integrazione, quei primi passi necessari che
possono spezzare il circolo vizioso che costringe i rom a quella marginalità
sempre sul crinale tra condizioni di degrado e violazione della legge.
Alle 7.40 del 19 novembre 2009 Polizia, Carabinieri e Vigili urbani hanno
provveduto allo sgombero di circa 300 persone, tra le quali almeno 80 bambini.
Ironia della sorte, mentre si distruggeva la baraccopoli l’Assessore alla
politiche sociali, Mariolina Moioli, festeggiava nell’Aula Consiliare di Palazzo
Marino la XX Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia.
Incurante della mobilitazione dei volontari, degli insegnanti e dei compagni di
scuola dei piccoli rom (questi sono alcuni temi scritti dai compagni italiani
dei bimbi sgomberati) il Comune ancora una volta procedeva manu militari senza
proporre soluzioni che preservassero un percorso di integrazione che occupandosi
dei bambini coinvolgeva le famiglie.
A sgombero avvenuto solo a cinque donne con figli è stata data l’opportunità di
andare in una comunità (tre a Monza, due a Milano). Ad altre quaranta donne che
hanno fatto richiesta, per iscritto, al Comune è stato detto che potevano essere
accolti solo bimbi fino a sette anni; dagli otto in su i figli sarebbero stati
allontanati dalla madre e messi in comunità da soli.
Naturalmente, si fa per dire, uomini e donne sono stati separati. 67 adulti
maschi hanno fatto richiesta per usufruire delle strutture dell’accoglienza
freddo. è stato detto loro di andare in stazione centrale, fare richiesta e
mettersi in lista di attesa.
Moltissime coppie di genitori non hanno accettato di separarsi e nessuna mamma,
anche di quelle che avrebbero acconsentito a separarsi dal marito ha accettato,
però, di separarsi dai bimbi con più di sette anni.
Alla fine della giornata: sette madri sono andate in viale Ortles nel dormitorio
comunale, quattordici in altre strutture religiose.
Per altre sedici donne che il Comune non prendeva in considerazione si trovano
sei posti presso la Parrocchia di S. Elena in zona San Siro, le altre dieci
vengono ospitate alla Casa della Carità di Don Colmegna.
La gran parte delle famiglie, tranne le poche tornate in Romania, sono tutt’oggi
per strada: i nuclei familiari più consistenti che non si sono voluti separare
si sono accampati nelle vicinanze di viale Forlanini, di Segrate, di Corsico e
della Bovisa.
Ad un mese di distanza, solo dodici bambini rom continuano a frequentare, con
grande fatica a causa della distanza, gli istituti scolastici di via Cima, via
Feltre e via Pini.
Buon Natale soprattutto a loro, alle loro famiglie e a tutti quei piccoli rom
che da un mese non possono più frequentare le lezioni.
Beniamino Piantieri e Francesca Mineo
Il secondo annuncio viene dal gruppo di Facebook
Free Angelika / Angelika Libera (QUI
la storia, per chi non la ricordasse)
Chi vuole mandi una cartolina di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a:
Angelica V.
Istituto Penale per i Minorenni di Nisida
Viale Brindisi n. 2
80143 NISIDA (NA)
Nota di Elisabetta Vivaldi: Come giustamente discusso con [...], è consentito
mandare cartoline ai minori, tutti i minori (pure quelli Rom). A meno che non ci
siano scritti messaggi "specifici" pare di capire, almeno da quanto la persona
contattata abbia affermato, che altrimenti spetta al Direttore decidere se
recapitarle o no. Io ricordo che è bisogna pure scrivere il proprio indirizzo
sulla cartolina altrimenti non viene consegnata ma di questo non ne sono
totalmente sicura. Non mi sembra che sul sito del "Carcere" Minorile ci siano
spiegazioni...mi sembra strano e ingiusto...C'è qualcuno che vuole aggiungere
qualcosa? Politici ed avvocati per favore fatevi avanti!
Di Fabrizio (del 07/12/2009 @ 09:33:39 in Italia, visitato 2825 volte)
Da
Roma_Daily_News
Londra, 1 dicembre 2009 - 2:15 pm
Cari Rom
Cari non-Rom,
Care Persone appartenenti alla Razza Umana,
Nonostante il colore della vostra pelle, appartenenza nazionale, cultura,
religione o preferenza sessuale
Vi sollecito
a dedicare la vostra attenzione nel leggere il seguente messaggio riguardo
una minore, il suo caso ed a intervenire.
Il suo nome è Angelika, è nata in Romania e anche se ha appena compiuto
17 anni, ne aveva solo 15 al tempo dei fatti. Attualmente la ragazza è sotto la
custodia delle autorità italiane. Secondo una recente decisione del Tribunale
per i Minori di Napoli, perché è una ROMNI "totalmente inserita negli schemi
appartenenti alla cultura romanì," pienamente "integrata in essa" ed inoltre
incapace di analizzare concretamente le sue esperienze passate, così affronta
"un concreto pericolo di -recidiva-".
La richiesta degli arresti domiciliari, sottoposta dal suo avvocato, è stata
quindi rigettata dal Tribunale sulla base degli assunti sopra esposti.
Secondo la sentenza Angelika dovrebbe restare in penitenziario per 3 anni e 8
mesi; non può lasciare la prigione.
Attualmente è privata della sua libertà e rinchiusa nel tristemente famoso
"Istituto Penitenziario Minorile di Nisida"[1] Napoli,
circondato dal mare, dove rimarrà sino al compimento dei18 anni, quando
probabilmente verrà trasferita in un penitenziario per donne adulte.
Angelika è vittima di una punizione esemplare, pubblicata e riconfermata
durante un periodo estremamente duro per i Rom in Italia, quando sono stati
promulgati decreti ad hoc, raccolte impronte digitali e dati biometrici, con
sgomberi ed espulsioni portati avanti nonostante numerose raccomandazioni, leggi
e trattati UE ed internazionali[2].
Di fronte a tutti i terribili eventi che riguardano Angelika, lei ha
fortemente dichiarato la sua innocenza, ritenendo fermamente di non poter
affermare di essere colpevole di crimini che non ha commesso.
Non ha mai inteso di rapire un bambino, dato che anche lei ha una figlia,
Alessandra Emiliana, lasciata in Romania. Questo è probabilmente ciò che ha
provato ad esprimere, nel suo stentato italiano, quando è stata arrestata. Non
le è stata fornita nessuna traduzione nella sua lingua, quindi quanto è stato
riportato è ciò che è stato inteso dal funzionario. E' detenuta senza
confessione e non ha ottenuto alcuna facilitazione mostrando il suo pentimento.
Il suo avvocato ha perso tutti gli appelli ma molto presto, probabilmente a
dicembre (fonte da confermare) dovrà portare questo caso così complicato di
fronte alla Corte di Cassazione.
Questa è l'ultima possibilità non solo per la giovane, ma anche per i giudici
italiani di capovolgere i precedenti ingiusti giudizi. Ma più importante, è
l'ultima opportunità di intervenire contro questa ultima decisione razzista
[3], apertamente riferita verso tutto il popolo Rom ed
etichettando direttamente la "Romanipè" (identità romanì) come un'attitudine
illecita.
La responsabilità è personale e le cariche istituzionali dovrebbero astenersi
dal giudicare preventivamente o dalle misure punitive basate esclusivamente
sulla loro opinione personale o su cosa credono sia o dovrebbe essere una
"popolazione". I Rom non dovrebbero temere di essere assimilati a forza o tenuti
in cattività solo perché "Rom".Gli imputati non dovrebbero essere considerati
colpevoli sino a quando non ci siano prove sufficienti e obiettive contro di
loro.
Ma qual è la storia dietro il caso ed il processo ad Angelika? Perché non si
ritiene che abbia avuto un giusto processo? Leggete ancora…
Le bugie dietro la storia:
Ponticelli, Napoli, la folla ha assaltato il campo nomadi abitato da famiglie
rom rumene. Il fuoco bruciò le loro proprietà e miracolosamente non si
verificarono morti o feriti. I Rom rumeni, scortati dalle forze di polizia,
"scapparono" letteralmente da un linciaggio di massa. Un forte ed incontrollato
vento di intolleranza soffiò per tutta l'Italia, manovrato sia politicamente che
mediaticamente.
Rom e Sinti di tutta la penisola temettero attacchi e rappresaglie. Erano
terrorizzati di lasciare i loro insediamenti, nel mandare i figli a scuola, di
uscire per qualsiasi attività che in passato sarebbe stata normalmente e
regolarmente intrapresa. Media e politici fomentavano di continuo sentimenti di
odio razziale attraverso osservazioni stereotipate e promettevano pubblicamente
agli Italiani di affrontare senza indugio la questione "zingara" con politiche a
tolleranza zero.
A Napoli, tutta l'attenzione era orientata all'"emergenza spazzatura", la
città era in effetti ricoperta da mucchi di spazzatura, ed il nuovo Primo
Ministro aveva pianificato una serie di incontri perché tutta l'immondizia
sparisse grazie al suo tocco magico. I residenti erano sul punto di perdere la
pazienza, ma non fu tutta la cittadinanza ad attaccare i campi, solo alcuni
gruppi di gente che stranamente abitava lo stesso quartiere dove Angelika si era
messa nei guai.
Durante quei giorni Angelika era a Napoli. Era appena arrivata con suo marito
Emiliano, di 21 anni, e suo fratello con la moglie ed il figlio di 8 anni.
Subito aveva avuto problemi, accusata di aver rubato degli orecchini, la
quindicenne era stata circondata dalla folla e salvata dalla polizia che l'aveva
messa in custodia in una casa alloggio, da cui era presto scappata.
Il 10 maggio 2008, per un amaro gioco del destino, la polizia l'aveva
nuovamente salvata dalla rabbia senza controllo della folla, ma nessuno degli
assalitori fu mai identificato o accusato per quell'assalto. Invece, la minore
venne arrestata con un'accusa estremamente infamante: "Tentativo di rapimento di
un bambino", il figlio di Flora Martinelli, a Ponticelli, uno dei più turbolenti
quartieri di Napoli.
Secondo il Gruppo EveryOne la versione dei fatti fornita dalle autorità e
dai media era falsa. Fu data per innescare una "caccia allo zingaro". E le
dinamiche appaiono totalmente non plausibili perché quanti hanno familiarità con
Napoli sanno che è praticamente impossibile entrare in un appartamento di quelle
zone evitando totalmente l'inaccessibile sorveglianza degli inquilini curiosi,
specialmente quando chi passa di lì è Rom.
Dopo che ebbero luogo gli eventi, differenti versioni vennero offerte dalle
persone coinvolte e vennero trasmesse alcune dichiarazioni attraverso i
giornali. Emersero più volte delle discrepanze tra le descrizioni date da Flora
Martinelli, suo padre e dai vicini.
Fonti differenti hanno riportato che la signora Martinelli prima dichiarò
che la porta del suo appartamento era stata forzata, più tardi affermò che era
stata lasciata aperta. Dopo aver scoperto che la porta era aperta, entrò per
controllare la culla e ritornando "incrociò -la giovane rom con la bambino tra
le braccia [...] non solo: ebbe il tempo di afferrarla e strapparle il bambino.
Quindi la ragazza deve essersi mossa al rallentatore, permettendo al nonno del
bambino, Ciro, di trattenerla al piano inferiore, afferrarla e schiaffeggiarla"[4]. Angelika
era là da sola e le sarebbe stato impossibile rapire una bambina e camminare per
oltre due km. senza essere vista o ripresa.
"In realtà Angelika conosceva una delle famiglie di Via Principe di Napoli,
dove ebbe luogo tutto l'episodio [...] La chiamò al citofono e venne vista da
alcuni inquilini. Pochi secondi dopo scattò la trappola e venne liberata la
furia degli stessi - venne presa per strada, strattonata, schiaffeggiata e
portata dalla polizia"[5].
Durante i processi, i magistrati basarono le loro decisioni soprattutto
sulle affermazioni della signora Martinelli. I giudici sottolinearono che non
c'erano ragioni per non crederle.
Due giornalisti fecero delle indagini in proprio, Marco Imarisio scrivendo
per il "Corriere della Sera" e Miguel Mora per "El Pais", scoprendo entrambe che
la signora Martinelli aveva precedentemente sulla fedina penale una
registrazione di "falso ideologico" (bugia) [6], mentre suo
padre Ciro - conosciuto anche come "O' Cardinale" - in precedenza era stato
condannato a nove mesi per "organizzazione criminale" e affiliato al Clan Sarno,
una famiglia di Camorra preminente a Ponticelli e caratterizzata per la sua
abilità nell'ottenere pubblici favori[7].
In quei giorni in quell'area vennero riportati numerosi attacchi contro Rom
e Rumeni. Forse la furia dei Sarno svegliata dal Cardinale? E' considerato "uomo
d'onore"[8], e chi vorrebbe mancare di rispetto ad un "uomo
d'onore" e tentare di sottrarre qualcosa da casa sua? Gli uomini d'onore
lasciano la porta aperta, come i cancelli, perché nessuno mancherà loro di
rispetto.
Ma Ponticelli era anche interessata ad un piano di rinnovamento, un
massiccio, supercostoso enorme investimento, proprio dove erano accampati i Rom.
Alcune fonti hanno affermato che i Rom dovevano andare via perché i lavori
dovevano iniziare, erano impegnati troppi soldi, così come il Comune di Napoli,
i politici ed il Comitato di Ponticelli, e compagnie con sede nel Lussemburgo i
cui membri non possono essere nominati.[9]
Conclusione della storia: Angelika è ancora in prigione e attende l'ultimo
appello alla Corte di Cassazione a dicembre, mentre le altre persone sono in
libertà. I Rom hanno ottenuto sgomberi e terrore, hanno lasciato alle spalle le
loro proprietà, i politici sono rimasti al loro posto e proseguono i progetti.
Una decisione è stata presa contro Angelika e tutti i Rom.
In troppi, Rom e non-Rom, guardano immobili senza prendere azione concreta.
Questa lettera è per sollecitare la vostra coscienza a muovere ed offrire
aiuto.
Il silenzio è complicità e non posso fare molto altro che inviarvi queste
osservazioni.
Forse qualcuno sentirà il dovere morale di intervenire.
Io sono qui, assieme ad altri attivisti, a vostra disposizione per ricevere
i vostri commenti e proposte.
Il tempo sta scadendo...
Elisabetta Vivaldi
Philology and History of Eastern Europe (Serbo-Croatian and Anglo-Americano
comparative studies)
LLM in Human Rights
kcerka_vjetra@yahoo.com
[1] Nisida Penitentiary web site
http://nisida.napoli.com/
[2] For more information check different documentary sources published and
circulated during the past months.
[3] For more information the documents of the decisions are published on the web
site www.osservazione.org .
[4] EveryOne Group,“Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth
about the kidnapping in Naples” 18/05/2008
[5] EveryOne Group,“Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth
about the kidnapping in Naples” 18/05/2008
[6] Lie to a public officer
[7] “Condannato a nove mesi per associazione a delinquere è un “collaboratore”
del Clan Sarno, come riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel
Mora de El Pais”. Immarisio M. e Mora M. in Ranaldi G., 30/11/2009,
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481; Mora M., "REPORTAJE:
XENOFOBIA EN ITALIA. Condenada a ser condenada"
[8] In Italia Dall’Estero: “O Cardinal è stato colui che ha afferrato la ragazza
mentre scappava sull’uscio di casa. È un personaggio molto conosciuto, un ‘uomo
d’onore’. Difficile pensare che qualcuno entri a rubare in casa sua, soprattutto
sua nipote”.
[9] See also Mora M. and , Comitato Spazio Pubblico di Napoli, Italia
Dall’Estero, Comune di Napoli official site.
FONTI:
Carmosino G., “Ponticelli Colpevole di Essere Rom in Clandestino” L’Espresso
online 30/11/2009
http://clandestino.carta.org/2009/11/27/ponticelli-colpevole-di-essere-rom/
Comitato Spazio Pubblico di Napoli “Giù La Maschera: cosa c’è dietro sgomberi e
caccia ai Rom di Ponticelli”
http://www.osservazione.org/comunicatistampa/gi%F9%20la%20maschera.pdf
EveryoneGroup “Caso Angelica V.: interrogazione parlamentare dei Radicali”
01/12/2009
http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2009/12/1_Caso_Angelica_V.__interrogazione_parlamentare_dei_Radicali.html
EveryoneGroup “Report on the situation of the Roma people in Italy” 22/11/2008
http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2008/11/22_Report_on_the_situation_of_the_Roma_people_in_Italy.html
EveryoneGroup “Anti-gypsy sentiments out of control in Italy. The truth about
the kidnapping in Naples” 18/05/2008
http://www.everyonegroup.com/EveryOne/MainPage/Entries/2008/5/18_Anti-gypsy_sentiments_out_of_control_in_Italy._The_truth_about_the_kidnapping_in_Naples.html
Fittipaldi E., “Rom vuol dire criminale” L’Espresso 30/11/2009
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/rom-vuol-dire-criminale/2115931&ref=hpsp
Fittipaldi E., “Et Voila: La razza nella sentenza” L’Espresso blog
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/30/et-voila-la-razza-nella-sentenza/
Italia dall’Estero
http://italiadallestero.info/archives/3602
Mohacsi V. (MEP), European Parliament 20/05/2008
http://www.youtube.com/watch?gl=DE&hl=de&v=EOrfa1Np1lI
Mora M., “REPORTAJE: XENOFOBIA EN ITALIA.Condenada a ser condenada”
http://www.elpais.com/articulo/reportajes/Condenada/ser/condenada/elpepusocdmg/20090201elpdmgrep_1/Tes
MundiRomani “Lashi Vita” part I
http://www.mundiromani.com/roma_woman/?film[film][keyvalue]=42#film
MundiRomani “Lashi Vita” part II
http://www.mundiromani.com/roma_woman/?film[film][keyvalue]=38#film
OSCE Human rights body concerned about anti-Roma violence in Italy, Press
Release 16/05/2008 http://www.osce.org/item/31147.html
Pizzuti D., “I vespri napoletani di Ponticelli” 17/05/2008
http://www.osservazione.org/pizzuti.htm
Ranaldi G., “Angelica” 30/11/2009
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481
Sigona N., “L’ultimo nemico pubblico: I rom Romeni”
http://www.osservazione.org/emergenzaromromeni.htm
Soccorso Legale Napoli “Processi Brevi e Processi Sommari”, Comunicato Stampa
25/11/2009
in Osservazione
http://www.osservazione.org/napoli_angelika.htm
Soccorso Legale Comunicato 13/01/2009
http://www.osservazione.org/documenti/condanna_soccorsolegale.pdf
Sucardrom Blog, “Nisida Nisida così vicina così lontana” 16/05/2008
http://sucardrom.blogspot.com/2008/05/nisida-nisida-cos-vicina-cos-lontana.html
Sucardrom Blog, “Nisida Nisida così vicina così lontana” 23/03/2009
http://sucardrom.blogspot.com/2009/03/nisida-nisida-cosi-lontana-cosi-vicina.html
Sucardrom Blog, “Angelica ed il coraggio del dubbio” 30/03/2009
http://sucardrom.blogspot.com/2009/03/angelica-ed-il-coraggio-del-dubbio.html
Sucardrom Blog ,“Un giorno da dimenticare” 11/05/09
http://sucardrom.blogspot.com/2009/05/un-giorno-da-dimenticare.html
Vivaldi E., “Il Vento dell’Intolleranza”
http://www.gfbv.it/3dossier/sinti-rom/vivaldi-it.html
Zoppoli G., “Dietro i roghi di Ponticelli la speculazione urbanistica''
http://www.osservazione.org/napoli_ponticelli.htm
Di Fabrizio (del 04/09/2012 @ 09:13:28 in media, visitato 1575 volte)
Da
Roma_Daily_News
Ci è gradito informarvi sul progredire del film sulla lingua romanì, iniziato
circa 2 anni fa ed in via di completamento entro ottobre 2012.
Il film sperimentale "Talking Letters" intende rappresentare una lingua che
è un caso straordinario di sopravvivenza alle avverse circostanze sociali,
economiche, politiche ed educative.
Mostrando testimonianze di Rom dall'Austria, Lituania, Moldavia, Romania ed
Ucraina, il film fornisce un sguardo interno sulle differenti realtà dei Rom che
- contro ogni pressione verso l'assimilazione - stanno seguendo una loro strada
nel mantenere, trasmettere e promuovere la loro lingua.
Vi invitiamo a visitare il
nostro sito
web, perché possiate condividere alcuni frammenti video e fotografie del
nostro viaggio. Potete anche lasciarci un messaggio sulla
nostra pagina Facebook.
Talking Letters team: Angelika Herta, Pavel Braila, Lilia Braila
di Zuzanna Krasnopolska in
Società Italiana delle Lettere|
Bronisława Wajs - detta Papusza, poetessa dimenticata, incompresa e sconosciuta,
è stata riscoperta nel 2013 grazie alla pubblicazione della sua storia scritta
dalla giornalista Angelika Kuzhniak e intitolata Papusza. In più il film scritto
e diretto da Joanna Kos-Krauze e di Krzysztof Krauze "Papusza" (i coniugi-autori
del premiato "Nikifor" del 2004) ha fatto riscoprire l'eccezionalità di
quest'artista così insolita.
Bronisława Wajs nasce... non si sa quando. Gli zingari non prendono nota delle
date sul calendario, regolano il passare del tempo in base al ritmo della
natura. Bronisława nacque nel giorno in cui gli agricoltori terminarono la
mietitura del grano, metà agosto del 1910 (o 1908 o 1909, secondo le diverse
testimonianze). Il padre rimane una figura sconosciuta, la madre è una zingara
galiziana. La ragazza cresce in mezzo alla natura, osserva attentamente gli
alberi, i fiori, gli uccelli. Di sera siede al ruscello e canta. Sa anche
ballare bene. Conosce il potere magico delle erbe. E' bellissima, la chiamano "Papusza",
cioè "Bambola".
Zingarella povera, giovane,
bella come un mirtillo,
denti bianchi come perle,
occhi brillanti come l'oro vero.
Gli orecchini fatti di foglie, eccoli
Come oro genuino son belli (frammento di "Orecchino di foglia", p. 57)
Impara a leggere e a scrivere da sola, comprando (e pagando con galline rubate)
qualche minuto di lezione dai ragazzi che frequentano le scuole e da una
commessa ebrea. Conosce Jerzy Ficowski (1924-2006) - poeta, critico, scrittore,
traduttore, studioso di Bruno Schulz e della cultura zingara ed ebrea - che dopo
aver letto le sue poesie, s'impegna a promuoverla, a tradurla in polacco
(mantenendo l'asprezza dello stile), a farla pubblicare (e dunque guadagnare) e
a iscriverla all'Associazione dei Letterati Polacchi con tutti i privilegi che
ne derivano, inclusa la pensione. Grazie a Ficowski incontra Julian Tuwim
(1894-1953) - uno dei fondatori del movimento poetico "Skamander", forse uno dei
più grandi poeti polacchi - che trova le poesie della Wajs piene d'innocenza e
di onestà, virtù che lui stesso cerca di trasmettere. Le creazioni di Papusza
sono apprezzate anche da altri, tra cui Wisława Szymborska.
Fino a questo punto la vita di Papusza sembra una favola. La realtà però non è
il mondo delle fiabe e così ben presto arriva un'ombra che offusca e distrugge
questo mondo idilliaco.
Prima la seconda guerra mondiale, con la persecuzione e la strage degli zingari
(il numero totale degli zingari ammazzati in Europa Orientale rimane
sconosciuto). L'esistenza ridotta al minimo: la fame attenuata con qualche
corteccia, le notti passate fra le canne con le gambe in acqua gelata, il tifo,
la morte delle persone care. Dopo il massacro arriva il nuovo regime, nuove
regole, nuove persecuzioni. E' sterile, adotta un bambino (che chiama Tarzan,
affascinata dall'immagine di un ragazzo selvaggio seduto su un ramo accanto a
una fanciulla), figlio di uno zingaro e una gagi. Dopo la pubblicazione di
qualche articolo sulla cultura zingara di Ficowski e qualche poesia di Papusza,
gli zingari smettono di fidarsi di lei, cominciano a trattarla come una spia,
traditrice dei loro segreti. La Wajs è costretta a fuggire con il figlio e il
marito arpista (in effetti suo zio, fratello del patrigno, molto più grande di
lei), ma le persecuzioni continueranno per tutta la vita e la porteranno
all'esaurimento nervoso. Bronisława Wajs muore... questa volta la data è certa -
l'8 febbraio 1987. Le infermiere diranno che poco prima di morire, Papusza si
toccava le orecchie in cerca dei suoi orecchini preferiti, fatti con le galle di
quercia:
Dov'è il mio orecchino preferito?
Si sarà nascosto nel bosco selvatico?
Quanto mancano agli occhi neri
Questi miei orecchini cari! (frammento di "Orecchino di foglia", p. 56).
Papusza è considerata la più grande poetessa zingara polacca. Zingara, sì, e
fiera di esserlo, addirittura rideva quando si sentiva chiamare con quella
parola politicamente corretta e artificiale "rom". Zingara polacca, anche se
spesso si sentiva dire di tornare "nel suo paese". Le poesie trasmettono un
senso di pace, anche quando descrivono le persecuzioni più atroci. Saranno i
suoi occhi da bambina, meravigliata di fronte allo spettacolo del creato, a
diffondere questa unica sensazione di quiete. Proprio come una bambina chiede
alle stelle di rendere ciechi i nemici:
Ah, tu, la mia buona stellina! [...]
Acceca gli occhi ai tedeschi!
Torci le loro vie!
Non mostrargli la strada giusta!
Conducili per il sentiero infido,
perché sopravviva il bambino ebreo e zingaro. (frammento di "Lacrime di sangue -
cosa abbiamo vissuto al tempo dei nazisti in Volinia nel '43 e '44", p. 68).
E come una bambina non tratta seriamente i propri versi, anzi, si stupisce ogni
volta che qualcuno la considera una persona importante: "Son venuti a parlare
con me? Ci sono poeti, ci sono poesie belle, favole meravigliose, ma io son
niente. Non possiedo nessuna istruzione, nessuna scuola. Cosa può dire una
vecchia Zingara che assomiglia ad un porcino dimenticato nel bosco di autunno?
Sono una ragazza povera, vivo sotto il cespuglio. Nervosa, ho un'anima
piccolissima. Sono una persona ordinaria, forse peggiore degli altri" (p. 20).
Ovvero: "[Dicono che scrivo] poesie, ma non sono poesie. Canzoni. Le poesie son
roba diversa. Ci vogliono le rime, la canzone è semplice. La canzone è
inferiore. E la poesia è in alto, ci vuole gente istruita. Ci vuole l'università
ed io non ho finito neanche una classe. Non posso scrivere poesie". (p. 70).
Come una bambina commette molti errori di ortografia, di sintassi, di
interpunzione. Nelle lettere indirizzate a Ficowski o a Tuwim si scusa della
calligrafia che considera racchia. Ma è proprio grazie a questo suo modo di
scrivere unico che il lettore riesce a vedere meglio il mondo descritto, riesce
anch'egli a diventare bambino.
Quello che scrive rimane sempre legato alla sua identità, al suo essere zingara,
che la porta a delle considerazioni sorprendenti: "Oggi se una Zingara è brava,
sa leggere meglio il futuro, se è scema non sa più farlo. Dice qualsiasi cosa
per guadagnare e andare avanti. Io per esempio leggo il futuro in modo psichico:
riconosco se una persona non è di umore giusto e quando è amata e innamorata,
riconosco dalla sua fronte che tipo di persona può essere; se è buona o cattiva,
se saggia o stupida, se caratterizzata da una forte volontà oppure debole.
Quando leggo le carte assumo un'espressione seria e leggo il futuro con la
serietà. Lo stesso fa un poeta, penso. Ci deve essere qualche spirito, qualche
respiro e subito si sa tutto". (p. 65). La capacità di osservazione e lo spirito
di curiosità la portano alla riflessione sull'origine, sul significato e sul
senso della parola: "La mia canzone è silenziosa come una lacrima. Io canto a me
stessa, non a qualcuno. Da quando ero bambina qualcosa in me non andava bene.
Avevo paura perché non sapevo da dove provenivano le parole, chi me le ha
insegnate. Diciamo "foglia", "uccello", "prato", ma è vero quello che diciamo?
Forse Dio ha fatto sì che noi ci siamo accordati a parlare così?". (p. 82).
Dopo molti anni,
ma forse molto prima, tra poco,
le tue mani troveranno la mia canzone.
Da dove è venuta?
Nel giorno o nel sonno?
E mi ricorderai, mi penserai -
era una favola
o vero era?
E ti scorderai
delle mie canzoni
e di tutto. ("Canzone", p. 83).
Il 2013 è stato l'anno di Papusza in Polonia. Il libro di Angelika Kuzhniak è una
forma di reportage dove i frammenti degli scritti della Wajs, le trascrizioni
delle vecchie interviste e il racconto della Kuzhniak si intrecciano senza un
particolare ordine cronologico, ma con la tenerezza di qualcuno che vuole bene
al soggetto che sta cercando di ritrarre. Il film di Joanna Kos-Krauze e
Krzysztof Krauze, assolutamente fenomenale e girato in bianco e nero, si
concentra sull'eccezionalità della figura di Papusza, una donna straordinaria
che ha avuto il coraggio di essere se stessa. La pellicola è stata già
apprezzata durante il Festival internazionale del cinema di Karlovy Vary.
***
- Tutte le citazioni provengono da Papusza di Angelika Kuzhniak (ed. Czarne,
Wołowiec 2013).
- Le poesie provengono dalla raccolta Lesie, ojcze moj [Bosco, padre mio] di Papusza (ed. Nisza, Warszawa 2013).
- Trailer del film
Papusza (diretto da Joanna Kos-Krauze, Krzysztof Krauze, 2013):
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