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Modalità: Lacho Krechuno (thaj Baxtalo Nevo Bersh)
Di Fabrizio (del 23/12/2009 @ 13:46:29, in Kumpanija, visitato 2225 volte)

Due messaggi, il primo da:

ChiAmaMilano.it BUON NATALE…
Ad un mese di distanza dallo sgombero del campo rom di via Rubattino



Buon Natale a chi ama questa città e a chi potrebbe amarla di più. Buon Natale a tutti quelli che si impegnano per renderla migliore e a coloro che dovrebbero impegnarsi un po’ di più.
Buon Natale a coloro che pensano che Milano non sia una somma di spazi privati da difendere attraverso le politiche del panico ma anche a quelli che, magari, con il nuovo anno smetteranno di pensarlo.
Buon Natale soprattutto ai bimbi rom che fino a poco più di un mese fa erano accampati con le proprie famiglie in via Rubattino. Andavano a scuola e, grazie ai tanti sforzi di insegnanti, delle associazioni di volontariato, delle famiglie dei loro compagni italiani, avevano iniziato un percorso di inserimento che stava dando frutti positivi.
Ai primi di novembre, quando si attendeva lo sgombero a giorni, una delle maestre della scuola di via Feltre, Flaviana Robbiati, aveva scritto al Sindaco, al Prefetto e all’Assessore alle politiche sociali e alla famiglia descrivendo come grazie alla “collaborazione tra istituto, volontari della comunità di S. Egidio, Padri Somaschi e parrocchie, sono stati avviati percorsi di integrazione, primo fra tutti quello di scolarizzazione dei bambini”. La maestra chiedeva alle Istituzioni un impegno per evitare la “cessazione della possibilità di frequentare i nostri istituti e evitare di andare in altre scuole, ove tutto il percorso didattico e di integrazione andrebbe ricostruito”.
Lo sgombero, privo di soluzione organizzative, non avrebbe consentito la prosecuzione delle iniziative di integrazione, quei primi passi necessari che possono spezzare il circolo vizioso che costringe i rom a quella marginalità sempre sul crinale tra condizioni di degrado e violazione della legge.
Alle 7.40 del 19 novembre 2009 Polizia, Carabinieri e Vigili urbani hanno provveduto allo sgombero di circa 300 persone, tra le quali almeno 80 bambini.
Ironia della sorte, mentre si distruggeva la baraccopoli l’Assessore alla politiche sociali, Mariolina Moioli, festeggiava nell’Aula Consiliare di Palazzo Marino la XX Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia.
Incurante della mobilitazione dei volontari, degli insegnanti e dei compagni di scuola dei piccoli rom (questi sono alcuni temi scritti dai compagni italiani dei bimbi sgomberati) il Comune ancora una volta procedeva manu militari senza proporre soluzioni che preservassero un percorso di integrazione che occupandosi dei bambini coinvolgeva le famiglie.
A sgombero avvenuto solo a cinque donne con figli è stata data l’opportunità di andare in una comunità (tre a Monza, due a Milano). Ad altre quaranta donne che hanno fatto richiesta, per iscritto, al Comune è stato detto che potevano essere accolti solo bimbi fino a sette anni; dagli otto in su i figli sarebbero stati allontanati dalla madre e messi in comunità da soli.
Naturalmente, si fa per dire, uomini e donne sono stati separati. 67 adulti maschi hanno fatto richiesta per usufruire delle strutture dell’accoglienza freddo. è stato detto loro di andare in stazione centrale, fare richiesta e mettersi in lista di attesa.
Moltissime coppie di genitori non hanno accettato di separarsi e nessuna mamma, anche di quelle che avrebbero acconsentito a separarsi dal marito ha accettato, però, di separarsi dai bimbi con più di sette anni.
Alla fine della giornata: sette madri sono andate in viale Ortles nel dormitorio comunale, quattordici in altre strutture religiose.
Per altre sedici donne che il Comune non prendeva in considerazione si trovano sei posti presso la Parrocchia di S. Elena in zona San Siro, le altre dieci vengono ospitate alla Casa della Carità di Don Colmegna.
La gran parte delle famiglie, tranne le poche tornate in Romania, sono tutt’oggi per strada: i nuclei familiari più consistenti che non si sono voluti separare si sono accampati nelle vicinanze di viale Forlanini, di Segrate, di Corsico e della Bovisa.
Ad un mese di distanza, solo dodici bambini rom continuano a frequentare, con grande fatica a causa della distanza, gli istituti scolastici di via Cima, via Feltre e via Pini.
Buon Natale soprattutto a loro, alle loro famiglie e a tutti quei piccoli rom che da un mese non possono più frequentare le lezioni.

Beniamino Piantieri e Francesca Mineo


Il secondo annuncio viene dal gruppo di Facebook Free Angelika / Angelika Libera (QUI la storia, per chi non la ricordasse)

Chi vuole mandi una cartolina di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a:

Angelica V.
Istituto Penale per i Minorenni di Nisida
Viale Brindisi n. 2
80143 NISIDA (NA)

Nota di Elisabetta Vivaldi: Come giustamente discusso con [...], è consentito mandare cartoline ai minori, tutti i minori (pure quelli Rom). A meno che non ci siano scritti messaggi "specifici" pare di capire, almeno da quanto la persona contattata abbia affermato, che altrimenti spetta al Direttore decidere se recapitarle o no. Io ricordo che è bisogna pure scrivere il proprio indirizzo sulla cartolina altrimenti non viene consegnata ma di questo non ne sono totalmente sicura. Non mi sembra che sul sito del "Carcere" Minorile ci siano spiegazioni...mi sembra strano e ingiusto...C'è qualcuno che vuole aggiungere qualcosa? Politici ed avvocati per favore fatevi avanti!