Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/09/2010 @ 13:52:39, in Regole, visitato 1547 volte)
STABIA Channel
"Intervengo per chiedere l'immediata iscrizione all'ordine del giorno
dell'Assemblea della mozione Atto Senato
1-00133 del maggio scorso, sottoscritta da oltre 30 senatori e di cui sono
prima firmataria, sulla grave realtà di vita di rom e sinti nel nostro Paese".
Questa la richiesta avanzata oggi in Aula dalla senatrice Anna Maria Carloni
che è intervenuta ricordando che nella mozione "chiedevamo di conoscere i dati
del censimento dei campi e le conseguenze del decreto della Presidenza del
Consiglio dei ministri che metteva in atto una serie di politiche sui campi,
finalizzate a garantire la sicurezza per le popolazioni rom e sinti, oltre che
livelli minimi sociali e sanitari di prestazioni".
"Voglio ricordare - ha sottolineato Carloni - che da anni l'Italia viene
monitorata e criticata sul versante dei diritti umani, in particolare per quanto
riguarda la condizione di vita di rom e sinti. Non possiamo dimenticare le
parole tanto pesanti dei Commissari per i diritti umani del Consiglio d'Europa,
le accuse di xenofobia e razzismo rivolte anche recentemente al nostro Paese per
le condizioni di vita disumane in Italia nei campi per rom e sinti". "Ebbene -
continua la senatrice del Pd - per tutta risposta il presidente del Consiglio
Berlusconi è l'unico in Europa a correre in soccorso di Sarkozy sulle politiche
di rimpatrio, universalmente condannate anche perché in aperta violazione dei
trattati dell'Unione europea, in base ai quali le persone non possono essere
rimpatriate perché appartenenti ad una minoranza etnica".
"Per questo - conclude Carloni - chiediamo di mettere immediatamente all'ordine
del giorno la nostra mozione presentata su rom e sinti".
Di Fabrizio (del 21/09/2010 @ 09:25:49, in Regole, visitato 1678 volte)
venerdì 17 settembre 2010 14:59
MILANO (Reuters) - E' stata rinviata al 5 novembre al Tribunale Civile di Milano
l'udienza davanti ai giudici civili sul censimento nomadi del 2008, che potrebbe
sfociare in un caso da sottoporre all'esame della Corte di Giustizia Ue del
Lussemburgo, per violazione della normativa europea sulla discriminazione
etnica.
Lo hanno riferito fonti legali.
Oggi è stato sentito dal giudice un teste, Andrea Ansaldi, che fa parte del
Centro europeo per i diritti dei Rom, il quale ha spiegato le modalità con cui
sono stati effettuati i censimenti a Milano nel 2008.
Era presente anche il professor Valerio Onida, per l'Ong americana Open Society
Justice Initiative, il quale poi ha spiegato al termine dell'udienza che il 5
novembre ci sarà la discussione della causa e, se il giudice lo riterrà
opportuno, potrà investire la Corte europea del Lussemburgo per valutare se sia
stato violato il principio antidiscriminatorio.
Anche l'Italia potrebbe dunque dover riferire alla Corte europea circa le sue
politiche riguardanti i Rom.
Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del Commissario ai diritti umani Viviane
Reding, che preannunciano l'apertura di una procedura d'infrazione contro la
Francia sulle espulsioni di Rom rumeni, la violazione delle norme comunitarie in
materia di non discriminazione e protezione dei dati personali sarà dunque
invocata dai ricorrenti riguardo al censimento nomadi voluto da ministro
dell'Interno Roberto Maroni.
Nella loro richiesta di verifica della conformità dei decreti emergenza nomadi
del 2008 con il diritto europeo, gli 11 ricorrenti Rom coinvolti nel processo
Omerovic, tra cui Mujo Omerovic, un sopravvissuto all'Olocausto e l'artista
rom-milanese Dijana Pavlovic, sono sostenuti dall'Associazione Studi Giuridici
sull'Immigrazione, dal Naga e dalla ong americana Open Society Justice
Initiative.
Dieci su 11 dei ricorrenti del caso Omerovic sono residenti del campo Rom
autorizzato di Triboniano, recentemente minacciato di chiusura dalle autorità
milanesi perché occupa un'area destinata alla Expo 2015.
Di Fabrizio (del 03/10/2010 @ 08:56:09, in Regole, visitato 2085 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Bruxelles, 30 settembre 2010. Oltre ad aver aperto una procedura di
infrazione* contro la Francia, riguardo alle espulsioni dei
Rom, la Commissione europea prepara nuove iniziative per affrontare il problema
della discriminazione dei Rom e Sinti in alcuni Stati del nostro continente.
L'ha dichiarato l'onorevole Viviane Reding, vicepresidente della Commissione e
responsabile per la giustizia e la cittadinanza. Si prepara un non meglio
precisato - al momento - quadro europeo per le strategie di integrazione dei
Rom, che sarà basato sulle conclusioni dei lavori della Task force sui Rom
annunciata pochi giorni fa nel corso di una riunione informale del Consiglio
dell'Unione europea dei capi di Stato e di governo. Per comprendere la natura
della Task Force e le basi del nuovo quadro europeo, è necessario ricordare
quanto si è discusso proprio in quel meeting, passato quasi inosservato.
Il 17 settembre scorso, infatti, il Consiglio dell'Unione europea ha deciso
di dare corpo a un piano per combattere pregiudizi, discriminazioni e azioni di
repressione del popolo Rom. Il segretario generale Thorbjorn Jagland ha definito
quali basi del piano la definizione giuridica dei diritti e dei doveri delle
comunità Rom in Europa. Sembra uno dei soliti progetti confusi, che
comporteranno investimenti miliardari per risultati risibili. Di buono, però,
almeno stavolta vi è l'attenta valutazione da parte del Consiglio dello Statuto
Quadro del popolo Rom nell'Unione europea (http://www.rroma-europa.eu/it/sc_it.html)
elaborato dall'organo internazionale di studio denominato Ranelpi, formato da
giuristi, studiosi e difensori dei diritti umani Rom e non Rom. Lo Statuto
Quadro è fra i documenti che verranno, secondo le prime informazioni di cui
disponiamo, esaminati e adottati: una scelta che ci auguriamo sarà confermata
nelle fasi in cui si definiranno le nuove politiche Ue sui Rom. La Francia ha
promesso di attenersi a tale piano Ue per bocca del ministro Lelouche. La Task
Force è politica e tecnica e sarà formata da membri del Parlamento europeo, del
consiglio d'Europa e degli Stati membri, con consulenza di organizzazioni per i
diritti umani. La sua composizione verrà definita prossimamente in un incontro
ai massimi livelli per stabilire gli standard del Consiglio d'Europa e
dell'Unione europea per quanto concerne i diritti delle comunità Rom.
*Che cos'è una procedura di infrazione. La procedura di
infrazione è un procedimento a carattere giurisdizionale diretta a sanzionare
uno Stato dell'Ue che abbia violato norme comunitarie. E' disciplinata dagli
articoli 226, 227 e 228 del Trattato di Roma. Si svolge in tre fasi:
Fase pre-contenziosa (in cui si trova attualmente la Francia)
La fase pre-contenziosa compete alla Commissione europea, che può avviarla
d'ufficio (art. 226 del Trattato CE) o su richiesta di uno Stato membro (art.
227 del Trattato CE) o da una denuncia di privati cittadini.
In via preliminare il Collegio dei Commissari della Commissione europea, dopo
aver constatato l'effettiva violazione di una norma comunitaria, concede allo
Stato membro sottoposto alla procedura un termine di due mesi per presentare le
proprie osservazioni sugli addebiti ricevuti, tramite l'invio di una lettera di
messa in mora. Se lo Stato interessato non risponde entro i termini fornendo
chiarimenti soddisfacenti, la Commissione emette un parere motivato con cui
rivolge al Paese sotto procedura una formale diffida ad adempiere gli obblighi.
Fase giurisdizionale o contenziosa
Quando lo Stato soggetto a procedura non si conforma al parere nel termine
fissato dalla Commissione, la stessa Commissione o lo Stato membro che abbia
eventualmente avviato la procedura, possono proporre ricorso per inadempimento
alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Se la Corte riconosce la violazione
del diritto comunitario da parte dello Stato in contenzioso, quest'ultimo ha
l'obbligo di riparare immediatamente alla violazione accertata. Se la
Commissione, successivamente, ritiene che lo Stato membro non abbia preso i
provvedimenti che l'esecuzione della sentenza emessa dalla Corte comporta, può
avviare un'altra procedura di infrazione, con un nuovo giudizio davanti alla
Corte di Giustizia per l'esecuzione della sentenza, chiedendo il pagamento di
una somma forfetaria e di una penalità di mora (art. 228 del Trattato CE).
Sanzioni
Le sanzioni pecuniarie per l'esecuzione delle sentenze emesse in seguito a
procedura di infrazione sono state fissate recentemente dalla Commissione con la
Comunicazione SEC 2005 n. 1658.
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Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 09:28:54, in Regole, visitato 1866 volte)
Segnalazione di Franco Marchi
Corriere della Sera - Iniziativa di dieci nomadi del Triboniano. A
settembre avevano firmato i «progetti di autonomia abitativa»
MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato
un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il
prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni:
chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei
«progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati
prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi
«bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato
il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei
mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le
famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con
«l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano»,
che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso
chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare
ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza
stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli
altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e
Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati
nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva
"sul gran cuore di Milano"».
«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si
legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi
loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di
via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo,
spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente
dichiarato alla stampa che
ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi
chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del
comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e
esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni
necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso
degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei
predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi
ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi
indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale"
che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la
ristrutturazione degli alloggi».
«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don
Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose
giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la
situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo
iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di
famiglie».
A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di
Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte
le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei
rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno
stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».
Redazione online
25 ottobre 2010
Di Fabrizio (del 06/11/2010 @ 09:52:27, in Regole, visitato 1589 volte)
Da
Slovak_Roma, un caso che aveva avuto eco anche in Italia
Košice, Slovakia, 5.11.2010 12:56, (ROMEA) - Oggi i 10 poliziotti slovacchi
accusati di molestie contro bambini rom, la primavera scorsa in un commissariato
di Košice, si sono tutti dichiarati innocenti alprimo giorno del loro processo.
Si sono anche rifiutati di testimoniare. I nove uomini ed una donna rischiano
tra i 4 e i 10 anni di prigione. L'incidente era emerso quando alcuni video
registrati da telefonini erano trapelati alla stampa.
I poliziotti avevano arrestato sei ragazzi del complesso edile Luník IX a
Košice con l'accusa di aver attaccato delle donne anziane. Secondo l'accusa,
avevano poi obbligati i ragazzi, di età tra i 10 e i 16 anni, a picchiarsi
l'un l'altro. La polizia è anche accusata di averli terrorizzati con cani, e tre
dei ragazzi sarebbero stati morsi. Sarebbero poi stati portati nel seminterrato
del commissariato, dove sarebbero stati obbligati a spogliarsi e continuare a
picchiarsi tra loro. Un agente avrebbe premuto la canna della sua arma contro la
testa di uno dei ragazzi, e gli avrebbe chiesto se doveva sparare. I poliziotti
avrebbero anche obbligato i ragazzi a leccare i loro stivali e a picchiarsi con
una pala.
Il procuratore generale ha classificato il comportamento dei poliziotti
particolarmente grave e razzialmente motivato. Gli ispettori della polizia che
hanno indagato sul caso non lo ritengono a sfondo razziale. Non è stato
possibile raggiungere un accordo immediato sulla colpevolezza dei poliziotti o
negoziare una condanna, dato che i poliziotti non hanno confessato di aver
commesso il reato.
In passato la polizia slovacca ha affrontato critiche per l'uso
sproporzionato della forza contro i Rom. L'anno scorso, la corte suprema ha
mandato in prigione i poliziotti che avevano causato la morte per tortura del
Rom Karol Sendrei nel 2001. Questo luglio la polizia ha rigettato l'accusa di
essere responsabile della morte di un Rom di 64 anni, all'inizio di maggio.
Secondo la sua famiglia e diversi media, la polizia aveva contribuito alla sua
morte usando una quantità sproporzionata di gas lacrimogeni, quando sono
intervenuti sulla scena di un litigio.
Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 10/11/2010 @ 09:38:58, in Regole, visitato 1856 volte)
Riferimento
COMUNICATO STAMPA
Conferenza stampa di presentazione della denuncia nei confronti del Sindaco e
del ViceSindaco protagonisti dei ripetuti sgomberi dei campi rom a Milano
Milano, 9 novembre 2010 - Questa mattina nella Sala Stampa del Tribunale
di Milano è stata illustrata la denuncia penale presentata da 39 cittadini
presso la Procura della Repubblica nei confronti del Sindaco di Milano Letizia
Moratti e del Vice Sindaco di Milano Riccardo De Corato su iniziativa dei
volontari del Gruppo di Sostegno Forlanini.
La denuncia è stata sottoscritta dai volontari del Gruppo di Sostegno
Forlanini e da alcuni genitori che seguono le famiglie Rom di Rubattino, oltre
che da alcuni rappresentati del mondo politico e culturale milanese attivi sotto
diversi aspetti per la difesa dei diritti umani e delle minoranze.
Stefano Nutini, Fiorella D'Amore e Paolo Agnoletto - volontari del Gruppo
Sostegno Forlanini - nel presentare l'iniziativa hanno condannato "la volontà
persecutoria di questa Amministrazione nei confronti della popolazione Rom, con
gli oltre 360 sgomberi di campi Rom senza alcuna alternativa abitativa (14
sgomberi solo del campo Rom Forlanini / Cavriana), e gli oltre cinque milioni di
euro spesi per gli sgomberi, in assenza totale di progetti di accompagnamento ed
integrazione (…) Gli sgomberi avvengo spesso alla mattina presto, con qualsiasi
tempo atmosferico, gli abitanti del campo – adulti, anziani malati e bambini
anche di pochi mesi - vengono identificati , denunciati ed allontanati; subito
dopo intervengono le ruspe che distruggono le baracche, le tende e tutti quei
poveri beni che gli abitanti del campo non sono riuscisti a portarsi dietro nel
loro ennesimo esodo".
E' quindi intervenuto un Rom che abitava uno dei campi ripetutamente sgomberati:
"voglio rimanere qui perché solo così posso garantire a mio figlio di
proseguire la scuola .. ieri sera ero con mio figlio lungo la strada sotto il
lampione a vederlo finire i compiti … ma ogni volta che ci sgomberano è sempre
più difficile .. finirà che sarò costretto a mettere una tenda davanti alla
scuola … "
I volontari del Gruppo Sostegno Forlanini - che opera in Zona 4 da oltre due
anni - hanno poi ribadito: "dopo ogni sgombero continueremo a garantire ai
nostri amici Rom beni essenziali, quelle poche cose a cui ogni volta questi
dannati della terra devono rinunciare; torneremo a portare tende, coperte,
farmaci e cibo e quant'altro possa servire .(…) perché i 'loro' diritti sono i
'nostri' diritti" …"In questi anni abbiamo scelto di incontrare queste volti,
queste persone, di costruire con loro rapporti di vicinanza, sono i nostri nuovi
vicini di casa; abbiamo cercato di costruire dei rapporti di fiducia superando
diffidenze e magari anche incomprensioni o paure reciproche" …"Siamo
semplicemente dei cittadini che hanno scelto di vivere il loro ruolo di
cittadinanza attiva per costruire una città più vivibile e quindi più sicura
per tutti perché più accogliente, una città che deve tutelare i diritti di
tutti al di là di appartenenze etniche e culturali"
Francesca Federici e Lorenzo Mandelli del gruppo di Genitori che affiancano le
famiglie Rom di Rubattino hanno dichiarato "Noi - maestre, genitori e
cittadini - siamo giunti a presentare questa denuncia come estremo tentativo di
salvaguardare quello che è un diritto inalienabile: il diritto all'istruzione,
l'unica possibilità per questi bambini di poter pensare ad un futuro diverso. Un
diritto che viene continuamente messo in forse e negato dai continui sgomberi. I
bambini senza diritto di istruzione sono bambini privati anche del diritto di
sapere che si può vivere diversamente".
Elena Guffanti del Gruppo Sostegno Forlanini ha raccontato "grazie ad una
attività di mediazione e facilitazione quest'anno siamo riusciti ad iscrivere in
una scuola elementare della zona un bambino del campo. Nonostante i continui
sgomberi il papà e la mamma cercano con umiltà di garantire un futuro al loro
unico figlio accompagnandolo ogni giorno a scuola. .. Quando la mamma
mostrandomi l'orario delle materie di insegnamento mi ha chiesto cosa
significasse ' Educazione alla convivenza civile' ho provato imbarazzo e
vergogna, lo stesso Stato che pretende di insegnare questi principi, nei
confronti dei Rom mette in pratica solo segregazione ed emarginazione (…).
Nel corso della conferenza stampa è stato anche ricordato che "ai bambini
Rom, in quanto 'non residenti' il Comune non garantisce la mensa scolastica, per
poter usufruire del servizio devono infatti pagare la quota della fascia massima
pari ad €. 680,00; mentre ai ragazzini Rom che frequentano la scuola media non
viene dato il 'buono' per l'acquisto dei libri che pertanto devono essere pagati
interamente dalla famiglia".
L'avv. Gilberto Pagani l'avv. Anna Brambilla hanno illustrato i punti essenziali
su cui si fonda la denuncia: "Il comportamento tenuto dagli amministratori
comunali viola apertamente le leggi esistenti, che prevedono misure destinate
all'integrazione delle popolazioni Rom e Sinti. Al contrario il Comune di Milano
utilizza risorse ingentissime al solo scopo di rendere la vita di queste persone
insostenibile e di indurle così a lasciare la città. Questa è l'invocata
soluzione definitiva del problema dei Rom, che non solo è disumana ma configura
gravi reati, in particolare l'abuso d'ufficio, l'interruzione di pubblico
servizio (fine del percorso scolastico per decine di bambini e ragazzi) e la
distruzione dei beni delle famiglie sgomberate."
[...]
Per il Gruppo di Sostegno Forlanini
Paolo Agnoletto - cell. 333.8611303
Elena Guffanti - cell. 347.7179254
scendiamoincampo@gmail.com
Avv. Gilberto Pagani – cell. 347.2257078
Rassegna stampa (aggiornata 9 novembre 2010 ore 20.30):
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/09/news/moratti_denunciata_per_gli_sgomberi_odio_etnico_e_razziale_verso_i_rom-8914182/
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2010/11_novembre/09/milano_sgomberi_rom_volontari_denunciano_moratti_e_de_corato,26919327.html
http://www.asca.it/news-MILANO_ROM__MORATTI_E_DE_CORATO_DENUNCIATI_PER_SGOMBERI-964453-ORA-.html
http://www.agi.it/milano/notizie/201011091154-cro-rmi0015-nomadi_sgomberi_associazioni_denunciano_moratti_e_de_corato
http://lombardia.indymedia.org/node/33296
http://it.peacereporter.net/articolo/25181/Sgomberi+dei+campi+Rom:+denunciati+la+Moratti+e+De+Corato video:
http://it.peacereporter.net/videogallery/video/12292
con qualche confusione tra Vittorio e Paolo Agnoletto... e per finire...
ROM, DE CORATO: "SU SGOMBERI SEMPRE SEGUITE PROCEDURE CORRETTE" by Omnimilano
"Sono serenissimo". Così il vicesindaco, Riccardo De Corato, ha commentato la
denuncia depositata questa mattina da 39 cittadini guidati dal Gruppo di
Sostegno Forlanini, nei confronti del sindaco, Letizia Moratti, e del
vicesindaco, per i reati di abuso di ufficio, interruzione di servizio pubblico
e danneggiamento, nel corso degli sgomberi dei campi rom e in particolare di
quello di via Rubattino.
"Abbiamo sempre seguito tutte le procedure corrette - ha spiegato De Corato -
tanto che diamo sempre un'alternativa a donne e bambini, che alcune volte
accettano e altre volte no". La denuncia è stata sottoscritta dai volontari e
dai genitori che seguono le famiglie rom.
"Non hanno di meglio da fare, queste denunce servono solo ad alimentare il
can-can mediatico", ha aggiunto il vicesindaco, che ha ricordato che quella
depositata questa mattina e' la terza denuncia arrivata in poco più di un anno e
mezzo. Come spiegato da De Corato, le altre due denunce riguardavano lo sgombero
del campo di Chiaravalle, "per cui fu tutto archiviato", e per il censimento
avviato con la Prefettura, "archiviata anche quella".
Di Fabrizio (del 27/11/2010 @ 09:32:46, in Regole, visitato 2126 volte)
Quattro nomadi italiani saranno allontanati dal campo milanese di via Idro
perché hanno alle spalle precedenti penali. Tutti e quattro, però, hanno
presentato ricorso al Tar della Lombardia chiedendo l’annullamento del
provvedimento, perché i reati commessi risalgono a un periodo precedente
l’entrata in vigore del regolamento di gestione del campo.
I quattro nomadi, assistiti dall’avvocato Gilberto Pagani, hanno agito contro
il Comune di Milano in seguito al provvedimento di espulsione dal campo di via
Idro del capoluogo lombardo, per il quale saranno allontanate anche le loro
famiglie.
Secondo il legale che sta seguendo il caso, alcune delle quattro vittime del
provvedimento e le loro famiglie hanno subito la revoca dell’autorizzazione per
condanne relative a reati contro il patrimonio, risalenti a quasi 30 anni fa: al
1982. Il decreto legislativo per la regolamentazione dei campi risale al 2009.
Secondo l’avvocato, "non c’è stata alcuna violazione da parte dei
ricorrenti, o da parte degli altri soggetti indicati nel provvedimento di
revoca, delle disposizioni e del regolamento varato nel 2009 proprio perché
le condanne cui fa riferimento il provvedimento non sono di gran lunga
precedenti all’entrata in vigore del regolamento stesso".
Pagani, inoltre, deduce "l’illegittimità e la nullità dei provvedimenti
impugnati nel presente ricorso per eccesso di potere ed insussistenza del
presupposto" e chiede che, il tribunale preposto sospenda il provvedimento in
quanto i quattro nomadi e le loro famiglie, altrimenti, dovranno lasciare le
loro case entro 48 ore.
Nicoletta Diella
Di Fabrizio (del 05/12/2010 @ 09:07:33, in Regole, visitato 1621 volte)
di Alessandro Capriccioli
Intervista a Piercamillo Falasca, vicepresidente di Libertiamo, l'associazione
di cultura politica vicina a Benedetto Della Vedova e a Futuro e Libertà.
Allora, Piercamillo, a quanto pare c'è una bella magagna da svelare, o sbaglio?
In effetti sì: due parlamentari del PDL, Barbara Saltamartini e Vincenzo Piso,
hanno presentato un emendamento al Decreto Sicurezza, con cui chiedono di
estendere le misure preventive di polizia ai mendicanti.
Ah. E l'alzata d'ingegno gli è venuta così oppure...
Oppure. Pare che si siano mossi su suggerimento del sindaco Alemanno.
Ok, mettiamo ordine. Stiamo parlando di tutti i mendicanti?
Non proprio: il testo recita "alle persone che, in modo ripugnante, arrecano
disturbo ai passanti".
E scusami, che si intende per “disturbo” e "modo ripugnante"?
Vuol dire, e leggo, "o avvalendosi dell'ausilio di animali, ovvero simulando
deformità o malattie, o adoperando altri mezzi fraudolento per destare l'altrui
pietà". Si tratta praticamente della cosiddetta "mendicità invasiva".
Ho capito: ma nella sostanza cosa rischierebbero questi poveracci?
Conseguenze pesanti: foglio di via obbligatorio, sorveglianza speciale, obbligo
di soggiorno.
Mi pare agghiacciante...
Direi di sì: questa disposizione farebbe rientrare dalla finestra quel reato di
mendicità che era uscito dalla porta del nostro ordinamento penale con
l'abrogazione del 1999, ma in precedenza era già stato parzialmente cassato
dalla Corte Costituzionale.
In effetti, a occhio e croce, era una legge un tantino illiberale...
No, di più: era una delle norme più esemplificative della concezione fascista
del diritto penale, legato alla criminalizzazione di modi di essere e stili di
vita piuttosto che di fatti lesivi di beni giuridici degni di tutela.
E quando l'approverebbero, questo capolavoro?
Domani inizia la discussione del Decreto Sicurezza alla Camera... ...
e quando finisce non si sa...
Già. Sai cosa? Saltamartini e Piso scommettono in modo propagandistico sul
fastidio che i mendicanti producono all'occhio e alla pancia dei cittadini
comuni. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensino di questa schifezza, e come
voteranno, quanti nel PDL si autoproclamano difensori dei valori cristiani.
Insomma, a quanto pare siamo alle solite...
Purtroppo sì. Questa maggioranza continua ad essere garantista con i potenti e
giustizialista con i pezzenti.
Con buona pace dei valori cristiani.
Amen.
30 novembre 2010
Di Fabrizio (del 19/12/2010 @ 09:54:16, in Regole, visitato 1820 volte)
Segnalazione di Roberto Malini
di Gabriele Augusto,
clandestinoweb.com
La corte "ha inquadrato la clausola del 'giustificato motivo' tra quelle
destinate in linea di massima a fungere da 'valvola di sicurezza' del meccanismo
repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché - anche al di fuori
della presenza di vere e proprie cause di giustificazione - l'osservanza del
precetto appaia concretamente 'inesigibile' in ragione, a seconda dei casi, di
situazioni ostative a carattere soggettivo od oggettivo".
Roma, 17 dicembre 2010. Non si può punire lo straniero che in ''estremo stato di
indigenza'', o comunque per ''giustificato motivo'', non ottemperi all'ordine,
seppure reiterato, di allontanamento dall'Italia emesso dal questore. Lo ha
stabilito la Corte Costituzionale, redattore il giudice Gaetano Silvestri,
dichiarando incostituzionale una delle norme inserite nel "pacchetto sicurezza"
del 2009, nella parte che prevede il reato di clandestinità.
Tutto è nato dal tribunale di Voghera che, chiamato a giudicare una donna senza
permesso di soggiorno e più volte espulsa come clandestina, si è rivolto alla
Consulta sostenendo che la donna non aveva potuto lasciare il nostro paese
perché priva di mezzi propri. "Un giustificato motivo", che pero' non è
previsto, dicono i giudici della Corte, dall'art.14, comma 5 quater del testo
unico sull'immigrazione, modificato dal "pacchetto sicurezza".
"Questa Corte ha inquadrato la clausola del 'giustificato motivo' tra quelle
destinate in linea di massima a fungere da 'valvola di sicurezza' del meccanismo
repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché - anche al di fuori
della presenza di vere e proprie cause di giustificazione - l'osservanza del
precetto appaia concretamente 'inesigibile' in ragione, a seconda dei casi, di
situazioni ostative a carattere soggettivo od oggettivo".
"Un estremo stato di indigenza, che abbia di fatto impedito l'osservanza
dell'ordine del questore nello stretto termine di cinque giorni non diventa
superabile o irrilevante perché permanente nel tempo o perché insorto o
riconosciuto in una occasione successiva".
Per tutto ciò, e tranne che le autorità non procedano con un'esecuzione coattiva
dell'espulsione (procurando il vettore aereo o altri mezzi per lasciare il
territorio nazionale), non si può lasciare allo stesso immigrato clandestino
l'esecuzione del provvedimento perché ''incontra i limiti e le difficolta'
dovuti alle possibilità pratiche dei singoli soggetti''.
Per la Consulta è indispensabile ''un ragionevole bilanciamento tra l'interesse
pubblico all'osservanza dei provvedimenti dell'autorità, in tema di controllo
dell'immigrazione illegale, e l'insopprimibile tutela della persona umana''.
E' ora auspicabile, commenta EveryOne, che si consideri egualmente "non
punibile" lo straniero colpito da espulsione il quale non ottemperi al decreto
ritenendo che, una volta rientrato in patria, si troverà a subire atti di
persecuzione, situazioni di crisi umanitaria o condizioni di povertà
intollerabili.
Di Fabrizio (del 25/12/2010 @ 09:14:42, in Regole, visitato 2171 volte)
Autogol del Governo che, per mantenere il punto con la politica di
rigore, non si adegua alla direttiva 2008/115; ma le nuove regole si applicano
comunque, anche in Italia. Questure in difficoltà nonostante la circolare del
Capo della Polizia.
24 dicembre 2010 - Scade a mezzanotte il termine imposto dall'Unione europea
agli Stati membri per uniformarsi alla direttiva 2008/115 sul rimpatrio di
cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. L'Italia, che aveva
contribuito alla stesura della direttiva al tempo del Governo Prodi, non ha
avuto fretta ed ha lasciato scadere i termini per adeguare il testo unico
immigrazione alle nuove regole. Trascuratezza o scelta politica? Diagnosi
difficile ma, se si valuta la portata della direttiva, che rovescia come un
calzino l'impostazione della Bossi/Fini sulle procedure di espulsione,
sembrerebbe più probabile pensare ad una scelta ragionata. Però, ragionata fino
ad un certo punto. Infatti, da oltre venti anni è pacifico il concetto stabilito
dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea secondo cui "in tutti i casi in cui
alcune disposizioni di una direttiva appaiono, dal punto di vista sostanziale,
incondizionate e sufficientemente precise, i singoli possono farle valere
dinanzi ai giudici nazionali nei confronti dello Stato, sia che questo non abbia
recepito tempestivamente la direttiva nel diritto nazionale sia che l'abbia
recepita in modo inadeguato". Quindi, anche se l'Italia non recepisce la
direttiva 2008/115, quelle disposizioni "incondizionate e sufficientemente
precise" si applicheranno comunque. Ma di fronte all'opinione pubblica il
Governo potrà sempre sostenere: "non siamo stati noi, prendetevela con
l'Europa".
Senza considerare, però, che il mancato adeguamento della Bossi/Fini alla
direttiva comporterà seri problemi, o comunque grande imbarazzo alle questure
che da domani dovranno applicare procedure non scritte nella legge nazionale,
anzi con questa del tutto in contrasto.
Infatti la direttiva prevede un meccanismo "ad intensità graduale crescente"
che di fatto ribalta il sistema attualmente disciplinato dalla Bossi/Fini,
basato sull'automatica ed immediata espulsione. Per la norma europea
l'espulsione deve essere disposta, di norma, non con misure coercitive, ma
attraverso la partenza volontaria del cittadino straniero entro un periodo di
tempo compreso tra sette e trenta giorni, eventualmente prorogabili in presenza
di bambini che frequentano la scuola o di altri legami familiari e sociali. In
questi casi (un po' come prevedeva la vecchia legge "Martelli" del 1990) sarà
possibile imporre l'obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la
costituzione di una garanzia finanziaria adeguata, la consegna di documenti o
l'obbligo di dimorare in un determinato luogo.
Ovviamente la direttiva non esclude l'accompagnamento immediato, ma questo sarà
possibile solo in presenza di concreto rischio di fuga dello straniero, quando
la sua domanda di soggiorno sia stata respinta perché manifestamente infondata o
fraudolenta, o quando la persona costituisce un pericolo per l'ordine pubblico,
la pubblica sicurezza o la sicurezza nazionale; tutte circostanze che devono
essere debitamente motivate.
Altra disposizione immediatamente operativa e parzialmente in conflitto con
la Bossi/Fini è quella relativa alla misura del trattenimento nei CIE che, d'ora
in avanti, sarà possibile solo nei casi di rischio di fuga o quando lo straniero
eviti od ostacoli la preparazione del rimpatrio o dell'allontanamento, salvo che
nel caso concreto possano essere efficacemente applicate altre misure
sufficienti ma meno coercitive.
Come si muoveranno questure e prefetture a partire da domani? Per evitare una
marea di ricorsi contro i provvedimenti di espulsione adottati in contrasto con
la direttiva e quindi destinati a far soccombere l'amministrazione, il Capo
della Polizia ha ritenuto opportuno diramare una circolare per spiegare a
questori e prefetti come impostare i decreti di allontanamento: rispettare i
punti fondamentali della normativa europea, evitare di applicare automaticamente
la Bossi/Fini, valutare in modo approfondito la posizione dello straniero ed
adottare provvedimenti "ad intensità graduale crescente".
(Raffaele Miele)
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