Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:01:43, in Regole, visitato 2009 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
CONVEGNO INTERNAZIONALE
LA CONDIZIONE GIURIDICA DI ROM E SINTI IN ITALIA
MILANO 16-18 GIUGNO 2010
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA E ASGI (ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI
GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE)
RAPPRESENTANZA A MILANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
La situazione delle persone che si riconoscono, dal punto di vista linguistico o
culturale, come rom o sinti che si trovano in Italia appare precaria sotto
molti punti di vista. La complessità della condizione giuridica delle persone
appartenenti a gruppi rom e sinti esige un approfondimento sistematico e sereno.
Il convegno mira proprio a svolgere per la prima volta in Italia questo
complessivo approfondimento giuridico con i maggiori esperti italiani e
stranieri. Il convegno mira altresì ad indicare azioni giudiziarie
antidiscriminatorie utili nella pratica professionale degli avvocati e a dare
anche spunti per la pratica professionale degli assistenti sociali e
degli educatori. Perciò, in collaborazione con gli ordini
professionali, la partecipazione al convegno sarà certificata ai fini della
formazione professionale richiesta per gli avvocati e per gli assistenti
sociali.
Principali destinatari: Avvocati, magistrati, rappresentanti di
associazioni italiane e straniere, dirigenti della pubblica amministrazione,
assistenti sociali, operatori sociali, assessori e consiglieri, insegnanti,
studiosi italiani ed esteri.
Temi delle sessioni plenarie:
ASPETTI STORICI E GIURIDICI GENERALI
ASPETTI DI DIRITTO COMUNITARIO E INTERNAZIONALE E DI DIRITTO DEGLI STRANIERI
UNO SGUARDO ALLA LEGISLAZIONE DI ALTRI STATI EUROPEI
EGUAGLIANZA, DISCRIMINAZIONI E AZIONI LEGALI
INTEGRAZIONE, PARTECIPAZIONE E COMUNICAZIONE
I DIRITTI A CIRCOLARE, A SOGGIORNARE E AD ABITARE
I DIRITTI LINGUISTICI, CULTURALI E DELL’ISTRUZIONE
FAMIGLIA E DIRITTI DEI MINORI
IL DIRITTO ALLA SALUTE
ASPETTI PENALI E PROCESSUALI
LE SFIDE PER IL FUTURO
VERSO UNA LEGGE ITALIANA PER LA TUTELA DI ROM E SINTI
Il comitato scientifico (Paolo Bonetti, Alessandro Simoni, Tommaso Vitale) spera
che il convegno possa essere di interesse per tutti i lettori del sito web
Mahalla. Per tutto il convegno sarà attivo un servizio di traduzione
simultanea dall’inglese all’italiano. La partecipazione è gratuita ma è
necessario iscriversi al convegno per ragioni organizzative. Per
richiedere il programma e per ulteriori informazioni:
condizionegiuridica.rom@unimib.it
. Le iscrizioni apriranno il 2 aprile 2010.
Sostengono il Convegno, oltre ai promotori, anche Open Society Justice
Initiative, Fondazione Cariplo, Fondazione UnIdea, Commissione Pari Opportunità
e Rettorato dell’Università di Milano-Bicocca.
Di Fabrizio (del 30/03/2010 @ 08:59:27, in Regole, visitato 2398 volte)
In questi giorni si sono in corso nei vari campi rom della capitale i foto
segnalamenti degli abitanti.
I foto segnalamenti coinvolgono anche cittadini italiani, cittadini
comunitari e cittadini provvisti di validi titoli per il soggiorno. Per tanto,
essendo svolto in assenza di ogni reale esigenza di accertamento
dell’identità delle persone coinvolte, il fotosegnalemento da lei disposto si
presenta come un provvedimento discriminatorio e su base razziale in palese
violazione dei più fondamentali diritti della persona.
Per altro, il foto segnalamento si svolge nella cornice di un Regolamento da
lei stilato in qualità di Commissario Straordinario, contenente la stessa
impostazione discriminatoria come è stato denunciato da diverse autorità non
ultima l’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’Onu.
Le chiediamo di voler rimuovere le disposizioni che impongono il foto
segnalamento e di ripristinare il pieno rispetto dei diritti all’interno dei
campi rom.
PRIMI FIRMATARI
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI Roma
Giovanni Alfonsi Funzione Pubblica CGIL Roma Ovest
Elena Carulli delegata FP-CGIL
Luigi Nieri Assessore Bilancio Regione Lazio
Massimino Celoni SPI CGIL Roma Ovest
Saverio Nigro avvocato
Laura Liberto avvocata
Gabriella Telesca Avvocata
Eugenio Cicerchia
Giuseppe PANUCCIO
Serena Melandri
Patrizia Bonelli
Per aderire scrivere alla mail:
inforoma@arci.it
Claudio Graziano responsabile immigrazione ARCI di Roma tel
3356984279-0641734712
www.arciroma.it
Di Fabrizio (del 01/04/2010 @ 09:40:42, in Regole, visitato 1693 volte)
La salute e i diritti delle persone Rom
presso il NAGA in
via Zamenhof 7a, Milano
Mercoledì 7 aprile ore 20.30
Gli sgomberi continui, le violazioni dei diritti e l'uso esclusivo della forza
messi in atto dalle istituzioni milanesi nei confronti delle minoranze Rom hanno
fatto emergere, per i tanti soggetti, associazioni e singoli cittadini che si
stanno mobilitando in loro sostegno, la necessità di essere sempre più preparati
e formati sui loro diritti. Per questo l Naga, in risposta alla richiesta del
"Gruppo di sostegno Forlanini", ha deciso di organizzare una serata di
formazione aperta a tutti i volontari Naga e a chiunque sia interessato.
Interverranno i volontari Naga:
Andrea Galli e Fabrizio Signorelli, medici - Accesso alle cure, diritti
sanitari, accessi alternativi
Marzia Barbera, giurista - Come difendere i diritti delle persone sgomberate
E' gradita prenotazione all'indirizzo e-mail:
servizio.legale@naga.it
Info: Naga 02-58.10.25.99 - Servizio Legale Naga
servizio.legale@naga.it
Di Fabrizio (del 03/04/2010 @ 09:35:21, in Regole, visitato 2179 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA
ASGI (ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE)
RAPPRESENTANZA A MILANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
CONVEGNO INTERNAZIONALE
LA CONDIZIONE GIURIDICA DI ROM E SINTI IN ITALIA
MILANO 16-18 GIUGNO 2010
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Aula Magna
Edificio U6, Piazza dell'Ateneo nuovo, 1 - Milano
La situazione delle persone che in Italia si riconoscono, dal punto di vista
linguistico o culturale, come rom o sinti appare precaria sotto molti punti di
vista.
La loro condizione giuridica è assai eterogenea (cittadini italiani, cittadini
di altri Stati membri dell’Unione europea, cittadini di Paesi extracomunitari,
rifugiati, apolidi) e le loro pratiche ed esperienze di vita sono molto varie.
Ai gruppi rom e sinti di antico radicamento in Italia si sono affiancati gruppi
giunti in differenti momenti dall’Europa centro-orientale, spesso a seguito
discriminazioni, persecuzioni, apolidia sopravvenuta, espulsioni di fatto,
creando un insieme altamente variegato quanto a retroterra sociale, pratiche di
mobilità territoriale, inserimento economico e sociale.
Il confronto con i gruppi zigani e con la loro storia di ricorrente
discriminazione, di fatto o di diritto, costituisce una sfida per l’ordinamento
giuridico italiano, che secondo le norme costituzionali, comunitarie ed
internazionali in vigore deve prevedere apposite misure di tutela e deve
promuovere in modo attivo politiche e azioni di inserimento sociale e di non
discriminazione di tale popolazione.
L’obiettivo del convegno è, quindi, duplice: formativo, sugli strumenti di
protezione e tutela dei diritti dei rom e dei sinti, ma anche di riflessione e
proposta sui problemi e modelli di una legge di tutela e promozione delle
minoranze rom e sinta.
Promotori:
Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI)
Dipartimento giuridico delle istituzioni nazionali ed europee dell’Università
degli studi di Milano-Bicocca
Dipartimento dei sistemi giuridici ed economici dell’Università degli studi di
Milano-Bicocca
Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’Università degli studi di
Milano-Bicocca
Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
Principali destinatari
Avvocati, magistrati, rappresentanti di associazioni italiane e straniere,
dirigenti della pubblica amministrazione, assistenti sociali, operatori sociali,
assessori e consiglieri, insegnanti, studiosi italiani ed esteri.
Campagna Dosta
Durante il convegno verrà presentata e promossa la campagna internazionale
del Consiglio d’Europa Dosta! (“Basta” in romanes e in varie lingue slave) per
promuovere la conoscenza di rom e sinti e dire “basta” alle discriminazioni nei
loro confronti.
Iscrizioni
L’iscrizione al convegno è gratuita per tutti i partecipanti. Per ragioni
organizzative l’iscrizione è obbligatoria e deve essere effettuata on line
presso il sito www.asgi.it a
partire dal 7 aprile fino al 7 giugno 2010.
Informazioni
Per ogni informazione ci si può rivolgere all’indirizzo:
condizionegiuridica.rom@unimib.it
Sul sito www.asgi.it sarà
aperta una apposita sezione recante documenti utili per il convegno.
Per raggiungere la sede del convegno:
Pernottamento
Sul sito www.asgi.it, nella
sezione relativa al convegno sono indicati alberghi e residenze universitarie
convenzionate per il convegno che possono essere contattate direttamente,
segnalando la partecipazione al convegno.
Crediti formativi
La partecipazione intera degli iscritti ad ogni giornata del Convegno sarà
accreditata ai fini della formazione professionale degli avvocati (8 crediti per
giornata) e degli assistenti sociali. E' stato chiesto l'accreditamento del
convegno all'Ordine degli assistenti sociali - Consiglio regionale della
Lombardia ai fini della formazione continua degli assistenti sociali e degli
assistenti sociali specialisti.
Gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza iscritti al convegno potranno
ottenere i crediti alle condizioni previste dal regolamento della Facoltà.
Ai fini dell’attribuzione di crediti formativi sia da parte degli ordini
professionali, sia da parte dell’università è necessario che gli iscritti si
presentino ogni giorno alle ore 8,30. Si raccomanda la massima puntualità.
La realizzazione del convegno è resa possibile dal generoso contributo di:
Centro di Eccellenza Jean Monnet dell'Università degli Studi di Milano
Comitato Pari Opportunità dell’Università di Milano-Bicocca
Council of Europe
Fondazione Cariplo
Fondazione UnIdea
ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights - OSCE) Roma Contact
Point
Open Society Justice Initiative
Rettorato dell’Università degli Studi di Milano–Bicocca
UNAR
Comitato scientifico organizzatore
Paolo Bonetti, Dipartimento giuridico delle istituzioni nazionali ed europee
dell’Università degli studi di Milano-Bicocca, ASGI
Alessandro Simoni, Dipartimento di diritto comparato e penale, Università degli
studi di Firenze
Tommaso Vitale, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università
degli studi di Milano-Bicocca
(per scaricare il
programma completo formato.pdf)
Di Fabrizio (del 10/04/2010 @ 09:58:47, in Regole, visitato 2061 volte)
Per una volta affermato il principio di non discriminazione.
Il cittadini Sinti possono restare, l’estrema soddisfazione del Naga
I cittadini Sinti italiani di Gambolò possono rimanere. Il TAR di Milano ha
annullato, questo pomeriggio, con sentenza, l’ordinanza di sgombero del Comune
della Lomellina.
Il TAR di Milano accoglie il ricorso presentato per conto dei cittadini Sinti
con il patrocinio del Naga riconoscendo che:
"Non sussiste la situazione contingente di emergenza sanitaria prevista […] in
quanto la comunità Sinti risiede nell’area in oggetto dal molti decenni.
[…]
Inoltre, la situazione esistente sarebbe stata causata dallo stesso Comune di
Gambolò che avrebbe omesso di realizzare il campo nomadi avvalendosi del
disposto della legge regionale 77 del 1989.
Il reale scopo dell’ordinanza impugnata sarebbe quello di allontanare i
cittadini di etnia Sinti dal Comune di Gambolò per motivazioni politiche e
razziali in violazione del disposto della legge regionale n. 77 del 1989 laddove
prevede la tutela del patrimonio culturale delle etnie tradizionali nomadi e
semi nomadi, nonché la partecipazione delle popolazioni nomadi alla
predisposizione degli interventi che li riguardano."
"Siamo molti soddisfatti" dichiara l’avvocato Pietro Massarotto, presidente del
Naga e, estensore del ricorso, "perché in controtendenza rispetto al clima
dominante è stata, per una volta, riaffermata la prevalenza della tutela delle
minoranze a scapito di presunti motivi di ordine pubblico, dichiarati, di fatto,
dal TAR del tutto strumentali".
Di Fabrizio (del 06/05/2010 @ 09:18:46, in Regole, visitato 1848 volte)
Proposta interessante, se significasse un riconoscimento e
miglioramento degli insediamenti spontanei (ad esempio, basterebbe la raccolta
della spazzatura da parte della nettezza urbana, che ora non viene effettuata).
Purtroppo, secondo le indiscrezioni (il sito della
Padania è offline da
tempo) la soluzione proposta mi sembra che non impegni i comuni alla bonifica,
ma ripete il vecchio errore degli sgomberi che, esperienza insegna, spostano
solo il problema a poca distanza
La Lega dichiara guerra ai "campi discarica", con una proposta di legge a
firma di Massimo Polledri ed Enrica Rivolta.
Presentata il 30 aprile 2008, la proposta di legge viene rilanciata con uno
'strillo' in prima pagina della Padania e chiede che siano previsti "precisi
parametri igienico-sanitari" per tutti gli "accampamenti'.
Sottolineando l'intenzione di intervenire su uno dei maggiori "allarmi sociali"
del nostro Paese, i due leghisti osservano che "non esiste attualmente una
normativa a livello nazionale sulle popolazioni nomadi e sui problemi nascenti
dagli insediamenti, talora temporanei, talora stabili, di queste popolazioni
prevalentemente di etnia rom, tradizionalmente dedite al nomadismo".
La proposta di legge intende quindi "vincolare le regioni alla fissazione di
precisi parametri igienico-sanitari cui devono conformarsi le aree di sosta
attrezzate per i nomadi, affidando ai comuni, anche per il tramite dei
competenti servizi delle aziende sanitarie locali, il compito di verificare il
puntuale rispetto di tali requisiti. Al fine di rendere effettiva l'osservanza
degli standard igienico-sanitari così previsti – viene aggiunto – si dispone
espressamente la misura dello sgombero immediato dei campi nomadi che risultino
non conformi ai requisiti imposti".
In tal modo, scrivono Polledri e Rivolta, "si ritiene di rispondere
concretamente alle esigenze più volte segnalate dalle popolazioni residenti in
numerose aree urbane in cui troppo spesso si registrano situazioni di degrado e
allarme sociale dovute alle precarie condizioni igieniche e sanitarie in cui
versano, purtroppo, molti dei campi nomadi ivi presenti".
Di Fabrizio (del 15/05/2010 @ 09:48:48, in Regole, visitato 3059 volte)
Dal
blog di Luciano Muhlbauer
La Celere di De Corato,
cioè i reparti antisommossa dotati di caschi, scudi e manganelli, che la
Polizia Locale di Milano sta costituendo, sono impropri ed illegali.
Pertanto, oggi mi sono rivolto al Prefetto con una nota scritta,
chiedendo il suo urgente intervento affinché venga ristabilita la
legalità e scongiurata la costituzione di reparti antisommossa del
Comune.
Infatti, da qualche anno il
vicesindaco De Corato sta incentivando la formazione di nuclei speciali
nell'ambito della polizia municipale milanese, a partire da quelli
"problemi del territorio" e trasporto pubblico, che tendono ad assumere
compiti e funzioni che si sovrappongono a quelli delle forze
dell'ordine, sebbene ciò sia fuori dalla legge nazionale e regionale e
gli agenti coinvolti non dispongano di una formazione anche soltanto
lontanamente paragonabile a quella delle forze di polizia.
Non c'era dunque da
stupirsi che ad un certo punto saltasse fuori anche una specie di
reparto antisommossa, vecchio sogno finora proibito del vicesindaco. Era
successo sicuramente, come avevamo potuto documentare e denunciare
proprio noi, il 9 febbraio scorso, quando lo
sgombero dell'insediamento rom di
Chiaravalle fu eseguito da un reparto della Polizia Locale
equipaggiato con caschi antisommossa, manganelli e scudi con la scritta
"Polizia Locale" e in assenza di funzionari di polizia o carabinieri.
Ebbene, oggi l'edizione
milanese del quotidiano La Repubblica ha reso noto che
all'interno della PL di Milano sono iniziati i corsi di formazione per
la celere di De Corato. Prevedono anche esercitazioni pratiche in
palestra con l'armamentario antisommossa, anche se il tutto, cioè teoria
e pratica messi insieme, non dura più di 24 ore. Cioè, una sorta di
lezione in pillole: 24 ore e anche tu puoi fare il celerino.
Complimenti vicesindaco!
Dopo l'ennesimo abuso da parte di qualche agente dei reparti
antisommossa (vedi il caso Gugliotta), sempre più persone si rendono conto che
la formazione, tecnica e civica, andrebbe rafforzata e il nostro buon De Corato
se ne esce con l'instant-celerino…
Ma non è soltanto questione
di formazione, ma anche e soprattutto di legalità. Il nostro ordinamento
e le nostre leggi, nazionali e regionali, prevedono che di ordine e
sicurezza pubblica si occupi lo Stato –e dunque Polizia, Carabinieri e
Guardia di Finanza- e non i Sindaci, o i Vicesindaci, che dovrebbero
invece occuparsi di quello che gli compete e che troppo spesso
dimenticano.
Auspichiamo che il Prefetto
voglia intervenire in tempi brevi, perché con l'avvio dei corsi di
formazione è iniziata la fase della formalizzazione dei reparti
antisommossa e questo equivale all'istituzionalizzazione di una
situazione illegittima e illegale.
Comunicato stampa di
Luciano Muhlbauer
Di Fabrizio (del 17/05/2010 @ 09:13:53, in Regole, visitato 1631 volte)
Carissimi/e,
in occasione del consiglio di Zona 3 di ieri ho presentato, con altri
consiglieri, l’interrogazione di cui riporto il testo qui di seguito.
Antonella Fachin - Lista civica Uniti con Dario Fo
INTERROGAZIONE nella seduta del 13 maggio 2010
I sottoscritti
Premesso che
- Da notizie sui quotidiani, il comune di Milano ha effettuato circa 300
sgomberi forzati in quasi tre;
- Sempre da notizie giornalistiche uno sgombero costa mediamente 20.000 euro ma
può costare anche 30.000 euro e più e quindi ad oggi il Comune di Milano ha
speso circa 9 milioni di euro;
- Le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia di sgomberi forzati stabiliscono tra l’altro:
o le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti
sulle persone sgomberate (in occasione di ogni sgombero i servizi sociali del
Comune offrono soluzioni che impediscono alle famiglie di stare unite, ai bimbi
di età inferiore ai 7 anni di continuare a stare insieme a entrambi i genitori e
ai bimbi di età superiore ai 7 anni di stare con la propria madre), nonché
o la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei
familiari;
Considerato che
- Gli sgomberi forzati compiuti nel Comune di Milano non hanno sinora rispettato
le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia;
- Le persone allontanate forzatamente si disperdono momentaneamente sul
territorio circostante per poi trovare rifugio nelle innumerevoli aree private
da anni dismesse e abbandonate nelle periferie di Milano;
- In assenza di progetti individuali e/o per nucleo familiare ai fini della
integrazione lavorativa e abitativa, oltre che della scolarizzazione dei minori-
gli sgomberi forzati non rappresentano una soluzione, ma costituiscono un vano
tentativo di spostare le persone da una zona periferica a un’altra zona
periferica, come fosse una “fatica di Sisifo” sia per il Comune, sia per le
persone coinvolte;
- Le uniche persone che non vivono più in rifugi precari e in aree abbandonate,
ossia le persone che non vivono più da “abusivi” sono SOLO quelle che, grazie ai
percorsi di integrazione abitativa e lavorativa realizzati da associazioni di
volontariato e da comuni cittadini, oggi vivono in appartamento, di cui pagano
il canone calmierato, in vista di una totale autonomia lavorativa ed economica;
- Sono disponibili le prime valutazioni delle politiche di integrazione e
promozione sociale per i gruppi rom e sinti realizzate in svariate città europee
e italiane, le quali dimostrano che:
o una forte presenza pubblica è elemento centrale per favorire percorsi duraturi
di inserimento sociale di individui fortemente stigmatizzati ed
o è possibile perseguire una vera politica sociale nei confronti dei gruppi
romanì e sinti, con buoni esiti in termini di efficacia, e con costi non
eccessivi e che vanno riducendosi nel tempo, gestendo il mandato pubblico in
collaborazione con il terzo settore su progetti e interventi da attuare.
Tutto ciò premesso,
chiedono
a Sindaco e Vicesindaco di Milano,
all’Assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali e
al Prefetto di Milano
- di sapere quanti sgomberi sono stati effettuati dal 2008 ad oggi e quanti
soldi pubblici sono stati complessivamente spesi, specificando il numero di
mezzi e personale impiegati nei predetti sgomberi e le risorse economiche spese;
- di sapere, in merito alle risorse economiche destinate agli sgomberi, se esse
provengono
o dal bilancio del Comune e, in questo caso, a quali voci di spesa sono stati
sottratti, o
o dal bilancio dello Stato e, in questo caso, con quale precisa destinazione
siano stati assegnati e più precisamente se tali risorse debbano essere
destinate esclusivamente a sgomberi o se possano e/o debbano essere destinati a
processi di integrazione delle minoranze etniche Romanì e Sinta;
- di sapere chi ha provveduto con ruspe, gru, camion ecc. a smantellare e
distruggere i rifugi nei 300 sgomberi effettuati; ossia se sono operatori
esclusivamente pubblici o anche privati e, in questo secondo caso, di sapere:
o quanti sono gli operatori privati coinvolti,
o come sono stati scelti, se con gara pubblica o per trattativa privata,
o che tipo di contratto/accordo hanno stipulato con il Comune e quanto è il
valore economico complessivamente corrisposto a ciascun operatore privato nel
2008, nel 2009 e nei primi 4 mesi del 2010;
- di sapere se il Comune e la Prefettura abbiano effettuato una disamina dei
risultati sinora ottenuti in relazione ai milioni di euro spesi e se, alla luce
dei miseri risultati e degli enormi soldi spesi, non siano finalmente giunti
alla conclusione che il metodo esclusivo degli sgomberi non è efficace;
- di sapere se abbiano finalmente concluso che rappresenta uno SPRECO di denaro
pubblico -ancora più grave in un periodo di crisi che richiederebbe maggiore
OCULATEZZA, oltre che LUNGIMIRANZA- il ricorso esclusivo a sgomberi che sinora
hanno distrutto non solo beni materiali, anche quelli che erano di proprietà dei
rom e dei sinti allontanati, ma anche i processi di scolarizzazione che erano in
atto, negando i più elementari e internazionali diritti dell’infanzia, e le reti
di socialità e solidarietà che faticosamente il privato sociale aveva intessuto
e che continuerà comunque ad offrire;
- di sapere se, dopo circa tre anni di sgomberi, e in assenza di risultati
significativi dato che vengono allontanati sempre gli stessi nuclei familiari e
gli stessi individui di etnia romanì e sinta, identificati ad ogni sgombero e
perciò ormai ben noti all’amministrazione comunale, si voglia affrontare la
questione in maniera razionale e con buon senso e non più in maniera ideologica
e ottusa;
- di sapere se si voglia ancora negare l’evidenza da un lato del fallimento
della politica adottata da Milano e dall’altro del successo delle
amministrazioni comunali (sia di destra che di sinistra), quali Mantova,
Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Bergamo, Trento, Bologna, Settimo Torinese,
Modena, Pisa, Buccinasco, che si sono assunte la responsabilità di offrire
percorsi di integrazione e di sostegno e garanzie reputazionali alle famiglie e
persone di etnia romanì e sinta desiderose di avere una opportunità di vita
dignitosa, all’interno della comunità e non ai suoi margini, come reietti. Tali
città, infatti, hanno realizzato politiche di più seria e incisiva integrazione
e hanno così permesso non solo la dismissione dei campi rom ma, a molto minor
costo rispetto a Milano, hanno risolto la problematica al punto che, come pare,
non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo
insediamento abusivo);
- di sapere se sia vero che in occasione di ogni sgombero, vengano distrutti e
sottratti anche i beni di proprietà delle persone e famiglie sgomberate in
quanto acquistati o ad esse donati dai volontari o da altri cittadini (v. ad es.
coperte, tende, generatori di energia, fornelli, indumenti ecc.) e, in caso
affermativo, se non ritengano che tali azioni possano costituire atti di abuso
di potere e in violazione delle norme del nostro diritto oltre che del principio
costituzionale che “la legge è uguale per tutti” e, analogamente, anche il
diritto di proprietà.
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 20:04:48, in Regole, visitato 2197 volte)
Un lungo comunicato (che riporto qua sotto) mi informava che stasera alle
18.00 in piazza Scala c'era un presidio dei Rom. Ero lì per intervistare
qualcuno di loro, ed avere qualche parere dai diretti interessati.
Non ho potuto farlo: in piazza c'erano solo
Ventila (vecchia conoscenza dei
lettori), che in effetti abita nel campo di Triboniano, qualcuno del comitato
antirazzista, una delegazione del comitato di Rubattino e Roberto Malini
del gruppo EveryOne.
Era successo che ai Rom è stato IMPEDITO CON LA FORZA di manifestare,
perché un cordone di polizia ha impedito loro di uscire dal campo di Triboniano,
effettuando una carica che si è conclusa con alcuni Rom contusi.
Una delegazione ha tentato di farsi ricevere in Comune per chiedere la
rimozione del blocco di polizia, ma non è stata neanche fatta entrare nel
palazzo.
A questo punto da piazza Scala si sono spostati verso il campo di Triboniano,
per capire quale fosse la situazione. Io son tornato a casa per darvi almeno
queste scarne notizie, che lascio a voi giudicare. Vi farò sapere appena
possibile se ci son aggiornamenti.
COMUNICATO STAMPATriboniano, i Rom, le Ong e gli operatori umanitari in presidio davanti a
Palazzo Marino Milano, 19 maggio 2010. Domani, giovedì 20 maggio, a partire dalle 18 si
terrà un presidio pacifico davanti a Palazzo Marino, in piazza della Scala.
La manifestazione è stata promossa dalla comunità Rom di via Triboniano, per
protestare contro i continui sfratti che mettono sulla strada famiglie
indigenti e contro il progetto dello smantellamento del campo, programmato a
partire dal 30 giugno, senza alternative abitative e inclusive sufficienti
all'emergenza umanitaria. Organizzazioni per i Diritti Umani e centri
antirazzisti sosterranno il presidio. "E' il primo passo per la difesa del
nostro diritto all'esistenza e alla dignità," affermano senza esitazioni i
rappresentanti delle comunità Rom riunitesi in assemblea domenica scorsa. Il
Gruppo EveryOne, che ha scritto una lettera al vicesindaco e alla Casa della
Carità, chiedendo l'interruzione degli sfratti e l'avvio di politiche in
linea con la Carta dei diritti fondamentali della persona nell'Ue, sarà
presente al presidio. "Negli ultimi anni il Comune di Milano ha perso una
grande opportunità civile," spiegano i leader dell'organizzazione Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché ha avuto a disposizione
tanti milioni di euro, ma ha investito tutto quel denaro in una forsennata
caccia all'uomo, attuando sgomberi irresponsabili in estate e in inverno,
mettendo sulla strada bambini, donne e malati. Ha murato case abbandonate,
acquistato centinaia di telecamere di sorveglianza, distolto la polizia
municipale dai suoi compiti utili alla collettività per trasformarla in una
milizia etnica. La Commissione europea e l'Alto Commissario Onu per i
Diritti Umani hanno condannato tali procedure, contro cui sono state aperte
procedure di infrazione. Ora tocca al Triboniano, un campo che sta per
essere sacrificato alla realtà dell'Expo, attorno a cui gravita ogni genere
di malapolitica e malaffare". Vi è una certa preoccupazione, da parte delle
istituzioni locali, dopo i moti di protesta verificatisi al Triboniano
giovedì 13, quando alcuni rappresentanti della comunità di via Triboniano
hanno eretto barricate, dato fuoco a copertoni e a un'auto, messo alcune
bombole in mezzo alla strada. L'Assemblea di via Triboniano e gli
Antirazzisti Milanesi assicurano che il presidio si svolgerà in modo
pacifico: "La manifestazione si prefigge esclusivamente lo scopo di
consegnare e rendere pubblica alla una proposta di soluzione della vicenda
che rappresenta la volontà di tutti gli abitanti del campo. Le famiglie si
rendono infatti disponibili a lasciare l'insediamento purché vengano
salvaguardati i loro diritti fondamentali: un’abitazione degna e sostenibile
per i 100 nuclei familiari; la garanzia di continuità scolastica per tutti i
bambini; la fine di ogni gestione esterna degli interessi e dei diritti
della comunità". La Croce Rossa Italiana e la Croce Rossa Romena visiteranno
il campo nei prossimi giorni con una delegazione, per verificare le
condizioni di salute degli insediati, per accertare che le famiglie verranno
risistemate in alloggi adeguati e che siano previsti dopo il trasferimento
programmi di inclusione, come prevedono gli accordi internazionali. "Al
Triboniano rischia di verificarsi una spaventosa tragedia umanitaria,"
comunica l'ufficio stampa della sezione Diritti Umani del Circolo
"Generazione Italia" di Milano, "ed è importate evitarla. Dopo le proteste
di giovedì, si è parlato dei Rom come di facinorosi e violenti. Chi conosce
la situazione del campo, però, si rende conto che per i 700 esseri umani lì
residenti non esistono più diritti né opportunità di vita. Quando un gruppo
sociale viene perseguitato, è sancito il suo diritto alla ribellione: lo
afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Domani, però, la
protesta si svolgerà in modo tranquillo, anche perché è auspicabile da parte
delle autorità cittadine iniziare finalmente ad ascoltare i Rom del
Triboniano, evitando di delegare le loro scelte e il loro destino ad
associazioni che non hanno motivo di rappresentarli".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
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Di Fabrizio (del 22/05/2010 @ 09:11:07, in Regole, visitato 1604 volte)
In seguito ad alcuni commenti di amici su Facebook, e a questo articolo del Corriere, volevo fare alcune considerazioni a mente fredda sui fatti del Triboniano di due giorni fa:
La storia di Triboniano, come polveriera sempre pronta ed esplodere, risale indietro negli anni. Non può essere liquidata da un articolo di giornale.
I Rom PROTESTANO, occorre ricordarlo, perché da un anno quegli stessi giornali riportano notizie sul fatto che devono andarsene, ma ancora nessuno ha scritto quando, come e dove. Alcuni di loro sono a Milano da 10/15 anni, abbastanza da NON ACCETTARE di essere trattati come pacchi postali. Magari possono essere stati strumentalizzati, ma che scelta avevano? Interpretando le cronache odierne: ALCUNI COMPONENTI dei centri sociali (metterli tutti nello stesso calderone aumenta la confusione) hanno un rapporto decennale col Triboniano, quasi dello stesso periodo la presenza di Casa della Carità, prima su base volontaria e poi istituzionale. Se Casa della Carità ha da sempre perseguito il rapporto col comune, individuandolo come un interlocutore NECESSARIO per affrontare i problemi, "i centri sociali" individuano nei Rom i soggetti da sempre vittime della VIOLENZA delle istituzione. Quindi, due posizioni tra loro inconciliabili. I Rom di Triboniano vivono queste due spinte opposte in maniera ambivalente, rivolgendosi da sempre ora a questo ora a quello, col rischio perenne di finire come CARNE DA CANNONE dei diversi equilibrismi politici. Nel merito: la proposta che loro hanno fatto al Comune (di cui non trovo traccia nelle recenti cronache), e che era alla base del presidio di ieri, era: "Tramite i fondi europei stanziati per le comunità rom e gestiti dal Comune la concessione di aree abbandonate dentro il territorio del comune di Milano, autorecuperabili a costo zero, e garantendo la continuità scolastica ai bambini." Una proposta che se il Comune volesse mantenere le proposte di chiudere i campi per integrare gli occupanti, POTREBBE TRANQUILLAMENTE DISCUTERE (non ho scritto "accettare", ma "discutere"), e che mi ricordo era già stata avanzata più di 10 anni fa da Carlo Cuomo. Ma evidentemente è più facile sgomberare i campi e caricare gli occupanti se questi protestano. Certo, non si può più pretendere che la cosa passi sotto silenzio, ma bisogna allora fare in modo che gli aggrediti passino per aggressori.
Riguardo alla questione se il presidio avesse o no un'autorizzazione: Secondo me: in seguito a regolare richiesta, è stato fatto intendere (ma non in maniera chiara), che il presidio fosse autorizzato. Visto la risposta di massa, la polizia si è mostrata pronta a caricare (evidentemente allertata) per due ragioni: 1) Un presidio di 4 gatti poteva essere tollerato ed ignorato, non altrettanto centinaia di persone (Rom e gagé uniti) in piazza Scala. Troppe, per la pace sociale che deve regnare su Milano. 2) In questa maniera, non solo ai Rom veniva fatto capire che a loro era vietato manifestare, ma anche che i destinatari delle manganellate erano proprio loro, e non i loro amici gagé dei centri sociali. Insomma, un modo pratico per dividerli.
Cosa può succedere adesso: temo che il comune cercherà un'altra prova di forza (per sgomberare PARZIALMENTE il campo) ad agosto, quando i vari paladini sono al mare. Casa della Carità, nonostante le minacce di ritirarsi dalla gestione del campo, non lo farà e cercherà di alzare il prezzo della propria collaborazione. I "centri sociali" cercheranno nuovi momenti di contrapposizione, ma bisognerà vedere se i Rom li seguiranno ancora: dipende se il comune riuscirà ad uscire dalle parole d'ordine di repressione e sicurezza, per proporre soluzioni magari impopolari ma realistiche.
Rimane il fatto che per tutti il tempo stringe (a giugno potrebbero iniziare i primi trasferimenti) e con un'amministrazione cieca e sorda la soluzione non può risiedere nell'ennesimo convegno.
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