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Di Fabrizio (del 06/12/2024 @ 09:03:35, in Kumpanija, visitato 1239 volte)

di Giovanni Fez su il Cambiamento - 25 Febbraio 2014

In bicicletta partendo dalla foce del Danubio e attraversando l’Asia alla caccia di immagini, suoni e parole: è l’impresa cui si accingono Daniele Giannotta ed Elena Stefanin. Al loro progetto hanno dato anche un nome, Cycloscope, "per raccontare contraddizioni e conflitti, tradizioni ed evoluzioni culturali, meraviglie naturali e disastri ambientali nelle ex repubbliche dell’Unione Sovietica".

Elena Stefanin e Daniele Giannotta sono una coppia di trentenni; il loro progetto si chiama Cycloscope e nasce dall'idea di un "ciclo di cicli" "perché sia solo il primo di una lunga serie". Si tratta di un viaggio in bicicletta dalla foce del Danubio attraverso l'Asia Centrale alla ricerca di immagini, suoni e parole: una serie di reportage che racconti contraddizioni e conflitti, tradizioni ed evoluzioni culturali, meraviglie naturali e rischi ambientali delle ex Repubbliche Sovietiche.

"Ognuno dei dieci reportage che gireremo tratterà di un tema specifico, legato al territorio che attraverseremo - dicono - Il viaggio partirà dalla Romania, dove il 10% della popolazione è composta da cittadini rom. Rom e Sinti sono la più numerosa minoranza europea, tra i 10 e i 12 milioni di persone. Non hanno uno stato, non ne hanno mai voluto uno. La loro storia, o meglio la loro diaspora, ha avuto origine in India intorno all'anno 1000: è stata ed è ancora un continuo susseguirsi di rifiuto e persecuzioni. Una volta arrivati in Europa ha avuto inizio una lunga serie di violenze legalizzate (in tutti i paesi europei, nessuno escluso): venivano marchiati a fuoco, impiccati, "uccidere uno zingaro" non implicava nessuna sanzione ed anzi, si veniva incoraggiati a farlo. Fino ad arrivare al Porrajmos, il "divoramento", il genocidio compiuto nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale che si concluse con lo sterminio di un numero imprecisato di Rom e Sinti, dai 500.000 a un milione e mezzo. In Romania i Rom continuano a vivere ai margini della società. Siamo curiosi anche di incontrare i rom di Buzescu, un piccolo paesino di 4.500 abitanti nella regione della Valacchia, 100 chilometri ad est di Bucarest. Qui vivono quasi solo Rom ricchi (quindi in realtà non molti), Buzescu viene descritto un po' da tutti come il regno del kitsch anche se in realtà le case sì, sono kitsch, ma mettono allegria".

"Per quanto riguarda le tematiche ambientali ci occuperemo dell'evaporazione del Lago Aral, una delle più grandi tragedie ambientali del pianeta, ma della quale la maggior parte delle persone è all'oscuro. Il lago Aral è stato, da tempo immemorabile e fino a pochi anni addietro, il quarto lago del mondo per superficie, adesso è quasi uno stagno. Negli anni ’40 il governo sovietico decise di deviare i suoi principali affluenti, l’Amu Darya e il Syr Darya allo scopo di irrigare la circostante regione desertica nel tentativo di incrementare la coltivazione di riso, cereali e cotone. Il lago Aral cominciò ad evaporare negli anni ’60 perdendo una media di 50 cm di acqua all’anno. Questo imprudente esperimento ha generato negli anni inaspettati cambiamenti climatici, gravi problemi per la salute della popolazione e devastato la robusta economia della regione, basata sulla pesca. Nel 2007 la portata del lago fu quantificata come ridotta del 90% rispetto a quella originale. Visiteremo questa regione durante il nostro viaggio, cercando di dare il nostro piccolo contributo alla visibilità di questa tragedia".

Elena e Daniele non si fermeranno qui.

"In Kazakhstan andremo anche alla ricerca di ciò che rimane della secolare cultura nomade, ormai quasi estinta. Sotto il governo di Stalin, tra il 1928 ed il 1931, i nomadi kazaki, che costituivano la maggior parte della popolazione, sono stati costretti a diventare coltivatori. Questi tentativi ebbero il solo effetto di far morire di fame il bestiame e di far scappare i nomadi. La carestia si generalizzò nell'autunno 1931, facendo iniziare le fughe di massa della popolazione verso altre regioni dell'URSS e verso la Cina. In due anni, tra 1931 e 1933, la popolazione del Kazakhstan era diminuita di più di 2 milioni di persone (su una popolazione totale di 6,5 milioni). Oggi, circa l’1% della popolazione del Kazakhstan conduce ancora uno stile di vita nomade. Indagare e comprendere le antiche tradizioni nomadi e le loro evoluzioni sarà l’obiettivo del nostro reportage".

"In Georgia andremo a conoscere una particolare tecnica tradizionale di viticoltura. Nel 2006 il governo russo ha posto l’embargo sull’importazione dei vini georgiani e moldavi. Il mercato russo rappresentava circa l’85% dell’esportazione vinicola. L’embargo russo, che dietro futili motivazioni igieniche cela in realtà ragioni politiche, ha messo in ginocchio la produzione del più antico vino del mondo. Da qualche anno, anche grazie al presidio di Slow Food e al lavoro di diversi enti locali, si punta di nuovo sui metodi tradizionali di vinificazione, a rischio di estinzione. Principale caratteristica di questi metodi è l’utilizzo di vasi interrati in terracotta (Qvevri) nei quali viene fatta fermentare tutta la vinaccia insieme al mosto. La macerazione può arrivare fino a sei mesi. I vini georgiani così prodotti risultano tutti diversi poiché racchiudono le caratteristiche del luogo in cui sono stati prodotti. Oltre al vino, cercheremo di approfondire un altro tema dal forte impatto ambientale, la produzione di energia idroelettrica. In particolare della centrale idroelettrica Khudoni: il progetto prevede la costruzione di una diga ad arco in cemento dell'altezza di circa 200 metri, situata circa 34 km a monte della diga Enguri, nei piani la Khudoni HPP avrà una capacità di 700 MW, con una produzione di 1,7 miliardi di kw, sarà inoltre completata da una serie di altre centrali idroelettriche a monte, anch'esse sul fiume Enguri. Secondo i calcoli del governo, la costruzione della Khudoni HPP incrementerebbe del 20% la produzione elettrica del paese, per un costo di 1,2 miliardi di dollari ed una durata dei lavori di 5-6anni.

Sembra un progetto impressionante che potrebbe produrre letteralmente tonnellate di energia pulita, ma è questa energia davvero pulita? Qual è il prezzo e chi lo pagherà? Il progetto Khudoni non è una idea nuova. Fu bloccato dalle ong nei primi anni 1990, tra questi un ruolo importante è stato giocato da Green Alternative. Secondo questa associazione il progetto Khudoni è un'opera ad alto rischio di disastro ecologico, intensifica la devastazione di foreste e di habitat della fauna selvatica, la perdita di popolazioni di specie fluviali e il degrado dei bacini imbriferi a monte, a causa della inondazione della zona serbatoio in una delle regioni montuose più straordinarie della Georgia. La parte superiore del bacino del fiume Enguri combina foreste sub-alpine e praterie, ambienti rocciosi e tundra alpina. La zona è ben conosciuta per la sua fauna endemica. Questa include diverse specie forestali di uccelli, una comunità di grandi rapaci e uccelli. Stambecchi, camosci, orsi bruni, lupi, linci, caprioli e cinghiali sono abbastanza comuni. L'impatto cumulativo delle centrali Khudoni, Enguri e Tobari avrà effetti negativi sulla qualità delle acque, sulle esondazioni naturali e sulla composizione della fauna fluviale. Se questo non fosse ancora abbastanza, il progetto "richiede il reinsediamento di un certo numero di villaggi unici (tra cui Khaishi), il sito di Khudoni si trova a Zemo Svaneti (Alta Svanezia), una zona di bellezza unica. Preservata dal suo lungo isolamento, la regione caucasica dell'Alta Svanezia è un eccezionale esempio di paesaggio montano, constellato da decine di villaggi medievali e case-torri. Il villaggio di Khaishi comprende ancora più di 200 delle proprie rinomate ed inusuali costruzioni, utilizzate nella storia sia come abitazioni, che come postazioni di difesa contro gli invasori che hanno afflitto la regione in epoca medievale e precedenti. La regione Zemo Svaneti è entrata a far parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 1996. Il numero di villaggi da inondare sarebbe 14, patrie di 769 persone, 524 ettari di terreno, mentre in uno studio preliminare banca mondiale le persone da "ricollocare" sarebbero più di 1600. Il processo di reinsediamento è legato ad un altro problema, la controversia sulla proprietà della terra. Secondo la burocrazia georgiana la maggior parte di queste terre non appartengono ufficialmente a nessuno, il governo ne ha quindi disposto il trasferimento agli investitori per la cifra simbolica di 1 USD. Si tratta di più di 1500 ettari di terreno, tra cui terreni agricoli, boschi, strade, infrastrutture, eccetera. Secondo Tabula, dopo aver raggiunto un accordo con il governo della Georgia, Trans Electrica ha deciso di restituire queste terre alla popolazione, aiuterà la gente del posto a registrarle, a spese della società stessa, e solo allora inizierà con l'acquisizione dei terreni. A tal fine, la società ha assunto una società canadese , RePlan. Ad oggi tutto questo è ancora unicamente un proclama".

Elena e Daniele chiedono però l’aiuto di chi, come loro, vuole saperne di più.

"La realizzazione di questo progetto non è semplice, richiede molto lavoro di documentazione e anche risorse economiche. Per ora abbiamo trovato due sponsor, Extrawheel, che ci fornirà i rimorchi per le biciclette, e l’officina di riparazione bici Pedalando, che si occuperà di preparare le biciclette per il viaggio. Per chiunque volesse contribuire alla nostra avventura c'è la nostra pagina di crowdfunding".

 
Di Frances Oliver Catania (del 08/03/2014 @ 09:08:26, in Kumpanija, visitato 1975 volte)

In italiano era già disponibile in versione cartacea che in ebook, così ci abbiamo preso gusto, ed ecco la versione in inglese.

Hajrija Seferovic, known as Maria (Bebé to her family) was born to Kalderasha parents in 1938 in the ex Yugoslavian town of Travnik, the first of five children. Her family travelled often in search of ways to earn a living, among other things selling horses, and making copper pots and plates which they would sell in local markets. Maria remembers a difficult but happy childhood living in tents in a large 'Kumpanji'. During these journeys her group came to Italy often. At the beginning of the war in Bosnia , with the help of the United Nations, the family managed to escape. Some went to live in France others to Germany and some to the United States. Maria and her family went to Turin where they stayed for ten years.
by Frances Oliver Catania

And what about You, how many Gypsies do you know? That was the slogan in a UNAR campaign (2012). This little volume doesn't talk about the Roma culture or about the origins of their language or of the persecutions that they have suffered it talks about getting to know each other.
The Roma and the Sinti are among us everywhere in Italy and in Europe, and when allowed to, they work alongside us, and send their children to school with our children. Why should it be different in Pessano con Bornago? How do you think that they can improve their situation if we deny them the possibility to shake off the shackles of poverty?
This booklet tells of a culture that can't be found in anthropological texts, but which lives on a daily basis in this area North East of Milan. In short, for once it doesn't talk about the things that they need (or rather that they have every right to) but of what they can teach us right now if they had the chance, because they are here among us.
Practical evidence: I am sure that all of you (even those who can't stand gypsies) are interested in knowing something about STAYING HEALTHY and FOOD. You will see that even an old Roma grandmother can teach us something.
THAT'S THE FIRST REASON. The second is that this family, who live nearby today (possibly with something to teach us), tomorrow are somewhere else teaching someone else. Whether they live in a caravan or in a house, under a bridge or in an encampment doesn't change a thing about the wealth of knowledge and experience that they have in their culture. Wherever they go, wherever they stop they have to find the possibility of a way to live.
The third point, which is just as interesting, is GAINING SOMETHING (you as much as Maria and her family). We are not asking for charity but for shared respect. As long as people depend on the generosity of others there will always be people on the margins of society, people who are easily got rid of.
If you find what Maria has written interesting, this booklet is not at all expensive for you, and the proceeds will all go to her which will be a significant help to her.
Money is important, sure, but after so much time spent living side by side, more important, with this booklet we can start to build a relationship TOGETHER.
To all you readers, with sincere good wishes that we can travel this road together.
Sastipé, But thaj Baxt savorrenge (Good health, Work and Good Luck to you all)
by Fabrizio Casavola 

Copyright Licenza di copyright standard
Edizione III edizione
Pubblicato 6 marzo 2014
Lingua Inglese
Pagine 29
Formato del file PDF
Dimensioni del file 12.87 MB
Prezzo: € 2,50

Download Grandma's Tales

 
Di Fabrizio (del 22/03/2014 @ 09:03:03, in Kumpanija, visitato 2056 volte)

Piùculture.it - Sandra Fratticci (12 marzo 2014)

L'incontro pubblico Essere Romni: donne Rom ora e qui, ideato da Saška Jovanović Fetahi, presidente dell'Associazione Romni, in collaborazione con l'Associazione LIPA per promuovere una piattaforma comune con le reti delle donne e le associazioni che rifiutano la discriminazione

"Noi donne rom siamo discriminate 3 volte: perché donne, perché rom, perché straniere. Nasce da qui l'esigenza di tessere una rete tra tutte le donne rom e sinti: solo unite possiamo vincere e cambiare il nostro futuro". Saška Jovanović Fetahi è molte cose: un ingegnere energetico che in Kosovo era a capo di 12 uomini, mamma di tre splendidi bambini, imprenditrice che ha dato vita ad un'azienda di import-export, presidente dell'associazione Romni Onlus, fellow 2014 dell'Open society foundations romani women's fellowship.
Sabato 8 marzo nella sala convegni del CESV- Centro servizi per il volontariato del Lazio - di donne come Saška ce ne sono molte, che investono su sé stesse e lottano per l'emancipazione facendo i conti con una duplice discriminazione: da parte della società italiana, ma anche della stessa comunità alla quale appartengono.

"Oggi la comunità rom conta in Italia circa 150.000 - 160.000 persone" spiega Concetta Sarachella dell'associazione Ticane Asiem Onlus: "Per secoli c'è stata una discriminazione di genere che ha relegato la donna nell'invisibilità dell'assistenza familiare e tuttora in alcune realtà le donne non possono uscire dal campo senza la supervisione della suocera o della figura femminile incaricata della loro tutela, poche riescono a raggiungere alti gradi di istruzione e molte famiglie non consentono di accettare lavori altri rispetto a quelli tradizionali all'interno delle comunità". Il prezzo dell'emancipazione è l'esclusione: una donna che non si conforma ai ruoli classici è destinata nella maggior parte dei casi a restare single.

La discriminazione da parte della società italiana non è meno feroce: "Senza la cittadinanza come farò a trovare lavoro e costruirmi un futuro?" domanda al Presidente della Repubblica la 18enne Brenda, nata e cresciuta in Italia, all'interno del video Sono solo una ragazza. "Abitiamo in dei container due metri per quattro, è tutto grigio e recintato, pieno di fango" prosegue la 15enne Pamela "Ci credo che non ho amici, nemmeno io la vorrei un'amica che abita in un posto così brutto".



"Non possiamo aspettare che gli altri ci riconoscano le nostre prerogative, dobbiamo agire e alla fine gli uomini ci correranno dietro" dichiara Dijana Pavlović, artista impegnata dal 2008 in politica, annunciando la presentazione, il prossimo 8 aprile, di una campagna per una legge di iniziativa popolare volta al riconoscimento della minoranza rom e sinti.

"Noi viviamo una grande crisi di identità: abbiamo comunità quasi analfabete, una percentuale del 93% di disoccupazione. Crescere i nostri figli orgogliosi della propria identità vuol dire mantenere il nostro popolo... pulito. Riconquistare una cultura e una storia che si stanno perdendo dopo tanti anni di vita nei campi. Altrimenti tutte le nostre battaglie si ridurranno soltanto ad ottenere un appartamento o un lavoro".

"Ci incontreremo nelle prossime settimane per realizzare progetti volti a dare voce e rispetto a tutte le donne" assicura Daniela Tiburzi, presidente Commissione delle elette del Comune di Roma e anche l'europarlamentare Silvia Costa, che non ha potuto prendere parte all'incontro, si dice disponibile al confronto. Un altro passo verso l'emancipazione è stato compiuto?

Visita il profilo facebook di Rowni Italia - gruppo di donne rom e sinti

 
Di Fabrizio (del 07/04/2014 @ 09:06:25, in Kumpanija, visitato 1590 volte)

Perdonami Gesù Perché anche a me fanno un po' ribrezzo gli zingari - RINO NEGROGNO, Sabato 5 Aprile 2014 ore 11.21

Perdonami Gesù perché anche a me fanno un po' ribrezzo gli zingari, ma non tutti, provo ripugnanza per il vino e la birra che i loro uomini bevono sin dall'alba, per gli zingari ubriachi, per la loro puzza di falsa libertà e, soprattutto, per il bivaccare degli uomini nelle piazze mentre attendono il malloppo delle loro donne coi loro sacchi di bambini. Perdonami Gesù perché non li posso proprio sopportare anche se, appena l'olezzo di disperde, penso che quegli ubriachi senza terra e senza voglia di lavorare, siano stati bambini pure loro e che loro non abbiano giocato e, al posto di giocare, abbiano vissuto l'odore del vino e del vomito, si siano cibati di finta anarchia e finto amore. Non hanno studiato, non hanno letto Sartre. Sai Gesù, molti restano scandalizzati per le donne coi bimbi ai crocevia che aspettano un milione di semafori rossi per chiedere l'elemosina, affermano attoniti di essere preoccupati per lo smog respirato dai bambini e che quindi bisogna cacciarli via perché non rispettano i loro figli. Mi commuovo di questa loro ansia e di questa loro circostanziata e straripante cristianità. Poi, però, non propongono soluzioni che salvaguardino quei bambini. Per loro, cacciarli via è una soluzione ottimale, come si dice, lontano dagli occhi lontano dal cuore. Ma tu Gesù, che sei in ogni luogo, se vanno via dai nostri semafori, li vedi ancora respirare smog altrove, mica si risolve così il problema vero?

Perdonami Gesù se sono così sfacciato e mi rivolgo a te così ma sono certo che a te non dispiaccia, al massimo dispiacerà ai tuoi seguaci che ti hanno forgiato a loro immagine e somiglianza, che vanno a messa la domenica e pensano possa bastare, sono sicuro che a te non dispiaccia, anzi, starai ridendo di me che scopro le mie carte senza bluffare, senza temere. Poi cerca di capirmi, mica posso parlare con Marx, anche perché Marx non perdona, non è così elastico, non fa come fai tu con i tuoi che gli permetti di confessarsi all'infinito, non dico senza pentimento, ma sicuramente senza aver capito. Marx, con quella fissa della uguaglianza sociale è irremovibile, vai a farglielo capire.

Comunque non voglio solo chiederti perdono, voglio anche ringraziarti Gesù. Grazie per avermi creato pieno di dubbi. Essere come mi hai fatto ha i suoi svantaggi certo, difficilmente riesco a trovate la soluzione ai problemi, quando ci sono quasi, quando mi sembra di intravederla, mi vengono mille dubbi, penso subito che la mia visione sia incompleta, personale, non tenga conto degli altri, della loro visione e allora torno indietro e ricomincio daccapo. Grazie anche per questo.

Per questa quaresima, oltre alle processioni, ai confratelli, alle cerimonie e ai politici fieri e ben vestiti dietro le processioni, ti prego di illuminarci e aiutarci a trovare una soluzione ai problemi più insormontabili.

 
Di Fabrizio (del 15/04/2014 @ 09:05:49, in Kumpanija, visitato 1814 volte)

Il gagio pensa che un rom è abituato e forse ce l'ha nel sangue.

...scaldarsi con la legna d'inverno, non avere acqua per bere e lavarsi quando fa caldo. Si comincia così da bambini, noi e loro: differenti.

E di rimando, se si vive così (ma si può vivere così?), il rom impara che non ha bisogno di un lavoro, della scuola, della casa, delle amicizie con chi non è rom come lui. Ci fanno il callo e sembrano così forti. così alteri. Da trattare come cose, non come persone che hanno le stesse esigenze nostre, cioè tue, mie, dei nostri figli e dei nostri cari.

Arrivano i 40 anni e tutta quella forza dov'è finita? Quello che era il ragazzo più resistente del mondo è conciato da sbatter via. L'unica sua medicina, la bottiglia.

Ma forse, non è neppure quello ciò che ti ammazza. Ne ho visti di malandati che coi denti si aggrappano alla vita. E' che dopo una vita del genere comincia a mancare il rispetto per se stessi. Chiamala cultura, norme morali, autoconsiderazione... Quella perdita ammazza più della malattia e della fame.

 
Di Fabrizio (del 19/04/2014 @ 09:00:12, in Kumpanija, visitato 1919 volte)

16 aprile, Michela Angelini su DISEGNO DI LEGGE 405: Io sono una donna transessuale ed oggi ho scritto questo. Le analogie tra le nostre comunità sono tante, sia storiche che contemporanee. Qui racconto quella sulla sterilizzazione forzata.

Dai commenti alla petizione:

la legge sul cambio di sesso deve dare un'alternativa di vita migliore, offrendo anche la possibilità di una conversione chirurgica se è essenziale per il benessere vitale del singolo individuo come sua libera scelta, non obbligando di fatto ad una automutilazione di Stato per ottenere un cambio a livello anagrafico. Una pratica burocratica non può essere associata d'obbligo ad una pratica chirurgica nelle modalità similari a quelle applicate dal partito Nazista in Germania all'epoca della Seconda Guerra Mondiale (Barbara)

Le persone che oggi chiamiamo transessuali (termine coniato nel 1949) per il regime nazista erano omosessuali incurabili, vite indegne di essere vissute, persone utili solo ad esperimenti atroci. Il regime nazista, ma non fu l'unico, tentò di guarire l'omosessualità con massicce dosi di testosterone, con l'elettroshock, con la lobotomia, provocando la morte di quasi tutti i pazienti. Quando andava bene i "pazienti" venivano solo sterilizzati, per evitare potessero propagare i loro geni di sicura origine non ariana*.
Dobbiamo aspettare il 1966, quando Harry Benjamin dichiara che l'unico modo per guarire quel disagio che oggi chiamiamo disforia di genere è adattare il corpo alla psiche. Il Italia abbiamo dovuto aspettare fino all'82 per veder legalizzata la possibilità di cambio del sesso anagrafico e qualche anno in più per avere l'adeguata assistenza sanitaria. Resta una cosa comune ai tre periodi storici citati: c'è sempre stato qualcuno che ha dovuto dare un nome alla nostra condizione e l'ha normata come credeva. Oggi chiediamo il rispetto del diritto di autodeterminazione sui nostri corpi, oggi chiediamo di decidere della nostra identità e che la nostra identità venga riconosciuta quando lo chiediamo, e non dopo aver reso il nostro corpo sterile e gradevole per qualche autorità.

Firma la petizione http://goo.gl/BFjLxD

*c'è solo un'altra comunità che condivide con noi una storia altrettanto triste: la comunità rom. Il regime nazista sosteneva che l'eccessivo meticciamento di questa popolazione (che era comunque ariana!) provocasse comportamenti antisociali e, in virtù di questo, doveva essere eliminata. La sterilizzazione forzata delle persone di etnia romanì è stata portata avanti (e viene ancor oggi perpetuata e riproposta) da più stati, al pari di quanto è successo e succede per la comunità transessuale.

 
Di Admin (del 08/05/2014 @ 09:02:08, in Kumpanija, visitato 12105 volte)

Da questa settimana Mahalla è anche un'associazione. Senza fine di lucro, come avrete già capito.

Vediamo di rispondere ad alcune domande (se ne avete altre, scrivete):

Chi siete?

Tra i fondatori troverete alcuni dei redattori di questo blog. Siamo un piccolo gruppo composito per esperienze e provenienza.

Cosa fate?

Non vogliamo fare concorrenza alle tante altre associazioni che fioriscono attorno al mondo dei Rom e Sinti. Che è un mondo complesso e variegato, con diversi aspetti su cui operare. Nello specifico, l'associazione Mahalla nasce da 9 anni di vita di questo blog - sommate ad esperienze precedenti, quindi si occuperà principalmente di:

  1. informazione e divulgazione su Rom, Sinti, Caminanti e altre popolazioni romanì;
  2. cercando ove possibile di privilegiare le "buone pratiche" e le testimonianze dei diretti interessati;
  3. agirà in ambito tanto locale, quanto nazionale che internazionale (sin dove le forze e le risorse ce lo permettono);
  4. senza chiudersi in qualche torre d'avorio, ricercando invece la collaborazione con istituzioni ed enti pubblici, il mondo dell'informazione, dell'associazionismo, dell'istruzione e quello della cooperazione (sperando di non aver dimenticato nessuno)
  5. non intende chiudere le sue cronache in un ghetto, per cui affronteremo le questioni della coesistenza con la società maggioritaria (e con le sue strutture), cercando interlocutori (che potete essere anche voi)

Sì, ma praticamente..?

Stiamo iniziando. Due anticipazioni:

  1. Come anticipato da un recente sondaggio (di quelli che trovate nella colonna centrale) a breve partirà una versione di Mahalla in lingua inglese, destinata ai lettori dall'estero.

  2. In un post di metà dicembre, si accennava alla libreria di Mahalla (sempre lei) e alle sue potenzialità. Scrittori, poeti, saggisti, aspiranti cronisti o fotoamatori... se ci siete fatevi vivi.

  3. Altre novità ve le comunicheremo di volta in volta. E infine, c'è tutto il vasto mondo inesplorato delle vostre proposte, che aspettiamo e valuteremo.

Posso diventare socio?

Teoricamente, tutti possono diventare soci, basta versare la quota sociale. Nel pratico, vi chiediamo (ci sembra ovvio) di condividere le nostre finalità. Non siamo cacciatori di tessere alla ricerca di un grande numero di soci, almeno all'inizio sarà più facile muoversi e ragionare sui piccoli numeri. Dipende da voi... benvenuto comunque a chiunque possa portare idee, capacità, esperienze e/o capitali

Posso almeno aiutarvi?

E ci mancherebbe!! E vi ringraziamo sino da ora. Se guardate in alto, trovate una novità: il bottoncino PAYPAL in attesa delle vostre donazioni, la cifra non importa, basta il pensiero. Ma non è bello chiedere soldi in cambio di niente. Se volete aiutarci vi suggeriamo di dare un'occhiata alla piccola libreria di Mahalla (che da oggi è quella dell'associazione), troverete diversi ebook grandi e piccoli, in cambio di una piccola spesa avrete materiale interessante a iosa; che poi è la cultura di cui vogliamo essere parte: fatta di grandi temi, ma è anche mangiare, giocare, raccontare storie. E se per caso vi stiamo antipatici, troverete anche documenti da scaricare gratis.

Cambierà qualcosa nel blog?

Certo: come è cambiato nel corso di tutto questo tempo. Speriamo cha cambi in meglio... Se invece la domanda riguarda il rapporto del blog con la nuova associazione: condividono solo il nome, ma sono indipendenti l'uno dall'altro (resteranno comunque buoni amici).

Che altro?

Qui troverete:

 
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