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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/01/2011 @ 09:41:31, in Europa, visitato 2148 volte)
 
Di Fabrizio (del 07/02/2011 @ 09:01:38, in Europa, visitato 2078 volte)

Da Nordic_Roma

The Local

La proposta del governo svedese di documentare gli abusi contro la popolazione rom del paese ha incontrato reazioni contrastanti tra gli attivisti rom.

31/01/2011 - "Abbiamo già abbastanza dei nostri problemi attuali" ha detto domenica Rosita Grönfors (in foto), del Forum Internazionale Donne Rom e Viaggianti (IRKF), all'agenzia TT.

Il rapporto, che documenterà la discriminazione nella storia, includerà le sterilizzazioni forzate e la mancanza dei diritti di voto, ha riportato domenica la Televisione Svedese (SVT).

Eric Ullenhag, ministro all'integrazione, ha detto alla SVT che saranno individuate le istituzioni sociali responsabili degli abusi. Tuttavia, l'indagine non obbligherà lo stato a risarcire i Rom coinvolti.

Maria Leissner, ex presidente della delegazione governativa sulle questioni rom, avrebbe preferito una commissione di verità,  ma ritiene che nel complesso il rapporto svolgerà lo stesso ruolo.

"Quello che ora è importante è ottenere le testimonianze dei Rom. Devono sentirsi liberi di parlare della loro realtà," ha detto domenica all'agenzia TT.

Tuttavia, ha detto Grönfors, elaborare vecchi abusi dalla storia non aiuta i Rom ora.

"Penso che dovrebbero ignorare cos'è successo, è storia. Voglio che invece il governo si prenda cura dei Rom che sono discriminati ora," ha aggiunto domenica.

TT/The Local/vt (news@thelocal.se)


Commento da Roma_Daily_News

Cari amici,

Conosco bene la questione e ho sentito a tal proposito i commenti di Rosita Grönfors (tra gli altri), ma può essere il caso che le preoccupazioni non emergano in modo chiaro per le differenze tra la lingua inglese e lo svedese. Perché se si leggono le stesse parole, ma in svedese, il significato sarà molto diverso.

Una parte degli obbiettivi della delegazione sulle questioni rom era di raccogliere informazioni sulla situazione dei Rom in Svezia e fare proposte per le aree problematiche. Una di queste proposte era di istituire una Commissione sulla Verità. La Commissione avrebbe raccolto informazioni su tutte le azioni negative compiute dallo stato svedese contro i Rom, così da iniziare un processo per rimediare alle atrocità riconosciute.

Il governo ha invitato diverse persone in quanto rappresentanti delle organizzazioni romanì, come attiviste per i diritti delle donne rom, come educatori e quanti lavorano per l'integrazione romanì, per condividere le loro opinioni e raccomandazioni sulla delegazione. I pareri sono stati raccolti e sintetizzati in un documento.

I commenti di Rosita Grönfors nell'articolo assomigliano a quelli fatti da molti Rom che hanno avuto le loro opinioni riassunte in quello che ha proposto la delegazione. Molti Rom erano d'accordo che sono necessarie ulteriori ricerche e conoscenze per affrontare il problema della società romanì in Svezia, ma nessuno vede in questo un processo temporaneo ed un modo per affrontare i problemi dei Rom. I Rom che hanno affermato che c'è bisogno di continuare le ricerche, non intendevano che da parte dello stato non ci fosse abbastanza conoscenza per affrontare i problemi attuali. Al contrario, e penso che tutti i Rom di Svezia saranno d'accordo con me, c'è conoscenza a sufficienza per sviluppare programmi in Svezia che portino all'inclusione dei Rom, continuando nel frattempo la raccolta di dati sulla loro situazione.

Katri Linna, dell'ufficio del difensore civico contro le discriminazioni, ha ottenuto la posizione per guidare la raccolta dei dati in un rapporto chiamato "Libro Bianco" sugli abusi contro i Rom nel secolo passato. Secondo il ministro Erik Ullenhag, questo posto le è stato dato perché ha meritato la fiducia dei Rom. Questo non lo nego, ma non sono certo sulle basi di questa conclusione. Le mie dichiarazioni, come quelle di Rosita e di molti altri in Svezia, sono che le nostre opinioni non sono pienamente rappresentate nelle decisioni prese. Penso che su questo bisogna prima indagare, ma ci si domanda anche su a chi giovi. Una valutazione esterna avrebbe più senso.

Cordiali saluti,

Gregor Dufunia Kwiek

 
Di Fabrizio (del 09/02/2011 @ 09:43:42, in Europa, visitato 1694 volte)

Incendio – la solidarietà in marcia a Ivry
par voxrromorum le 7 février 2011

Dopo l'incendio che domenica mattina ha fatto una vittima a Ivry, la solidarietà degli abitanti del comune è all'opera. Le centinaia di persone che avevano perso tutto, stasera sono stati alloggiati in una palestra della città. Tutti gli interessati, assieme a "La voix des Rroms" sperano fortemente in una seria indagine della polizia sulle cause di questo incendio, la cui natura criminale non va esclusa.

Gli abitanti di Avenue de Verdun, le cui case sono state distrutte da un incendio domenica mattina, incendio che ha fatto una vittima, sono restati tutta domenica all'aperto. Arrivati sul posto alle 14, un rappresentante di La voix des Rroms ha incontrato le famiglie sinistrate, alcuni vicini accorsi spontaneamente a sostenerli, assieme ad associazioni e rappresentanti del comune. La Croce Rossa aveva installato una tenda dove offriva bevande calde. Il vice sindaco di Ivry ha chiesto al prefetto della Val de Marne di requisire un ospedale abbandonato per ospitare gli sfollati. Senza rispondere a questa domanda precisa, la prefettura ha proposto, tramite il SAMU sociale, una sistemazione in albergo per le sole famiglie con bambini. Data l'imprecisione sulla posizione degli hotel, l'inidoneità per le famiglie e la dubbia possibilità per le famiglie di rimanere in città, queste ultime non hanno accettato la proposta. Come conseguenza, il SAMU sociale e la Croce Rossa si sono ritirate.

La mobilitazione del comune e dei suoi servizi ha permesso la sistemazione degli sfollati nella palestra Joliot Curie, una soluzione sicuramente provvisoria, ma che permetterà di proseguire le ricerche congiunte di soluzioni durature. La voix des Rroms vuole elogiare il livello di mobilitazione della città di Ivry, dei servizi e dei cittadini che restano mobilitati a fianco dei loro vicini. Spera anche che si faccia piena luce sulle cause di questo incendio che è costato la vita ad una persona.

 
Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 09:07:11, in Europa, visitato 1510 volte)

Da Roma_Daily_News

Budapest, Vidigueira, 9 febbraio 2011: Ieri, lo European Roma Rights Centre (ERRC) ha inviato una lettera al comune di Vidigueira, esprimendo preoccupazione per la distruzione della fornitura di acqua nell'insediamento informale dei Rom, ed anche per le deplorevoli condizioni abitative dell'insediamento. 67 Rom sono stati deprivati dell'acqua, inclusi bambini, anziani e donne incinte.

Durante una visita lo scorso 4 febbraio, ERRC ha intervistato diversi residenti dell'insediamento, dove vivono 16 famiglie rom senza elettricità, fognature, raccolta dei rifiuti o servizi igienici. I residenti hanno spiegato che i rappresentanti del comune di Vidigueira e la polizia hanno distrutto 12 rubinetti che costituivano l'unica fonte di acqua nell'insediamento sino al giorno prima.

Nella sua lettera, ERRC ricorda che la deprivazione dell'acqua minaccia la sopravvivenza umana e che le azioni delle autorità di Vidigueira appaiono violare la legge internazionale, incluso il diritto ad un alloggio adeguato e a fonti di acqua fresca. ERRC ha chiesto alle autorità locali di agire prontamente per ripristinare la fornitura d'acqua e garantire un alloggio adeguato alla comunità rom.

Il testo completo della lettera di ERRC è disponibile in inglese e portoghese.

Il Comitato Europeo per i Diritti Sociali sta attualmente considerando una denuncia collettiva contro il Portogallo compilata da ERRC riguardante discriminazione, alloggio e protezione sociale dei Rom.

Per ulteriori informazioni, contattare:
Sinan Gokcen
Media and Communications Officer
sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324


09-02-2011
© ERRC 2011. All rights reserved

 
Di Fabrizio (del 14/02/2011 @ 09:16:27, in Europa, visitato 1608 volte)

Virgilio notizie

Anche presidente Basescu ha detto che non la firmerà mai

Roma, 9 feb. (TMNews) - Rom somiglia troppo a romeno. E così a Bucarest qualcuno aveva pensato di cambiare la denominazione ufficiale della minoranza, adottando il termine "zingaro". Tuttavia, il Senato oggi, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Mediafax, la proposta di legge è stata bocciata.

Sono 51 i senatori che hanno votato contro la proposta. Ventisette si sono espressi a favore, cinque si sono astenuti. E' stato così ignorato il parere delle commissioni per i diritti umani e le pari opportunità che avevano approvato la proposta avanzata dal parlamentare liberaldemocratico Silviu Prigoana.

L'Accademia di Romania e parte del governo avevano dato il loro sostegno alla legge, affermando che il termine "zingari" è utilizzato nella gran parte dei paesi europei. Si erano invece detti contrari il ministero della Cultura, il ministero degli Esteri, il Dipartimento per le relazioni interetniche e il Consiglio nazionale contro la discriminazione.

Il presidente romeno Traian Basescu, in un'intervista al Financial Times a metà dicembre, aveva detto che non avrebbe mai promulgato la legge, perché sarebbe stato un gesto di discriminazione nei confronti della comunità rom.

La legge deve ancora essere discussa alla Camera dei deputati.

 
Di Fabrizio (del 16/02/2011 @ 09:13:18, in Europa, visitato 1616 volte)

Ho scritto di recente dei rimpatri forzati di Rom kosovari dalla Germania. Da qualche anno politiche simili si verificano anche in Svizzera, Austria, Benelux e Svezia. Da quest'ultimo paese mi arriva la lettera che riporto qua sotto.

Caro Fabrizio

ti scrivo augurandomi che tu possa fare qualcosa, riguardo la deportazione dalla Svezia dei rom kosovari. Da tempo i rom sono mandati verso il Kosovo senza nessuna sicurezza di essere accolti oppure assistiti nel paese di provenienza.

Ho letto l'articolo sulle famiglie rom deportate dalla Germania, scritto sempre sulle tue pagine, è vero che nessuno se ne frega dei rom quando arrivano nella loro maledetta destinazione, sono lasciti alla loro sorte, credetemi per niente buona, nessuna assistenza, né previdenza sociale o assistenza medica, ed infine non sanno dove e come chiedere aiuto, la maggioranza di loro non sono nemmeno iscritti all'anagrafe.

Spero che l'Unione Europea faccia qualche mossa per fermare, questo quasi genocidio di oggi. Sapendo che le dichiarazioni delle bande criminali che guidano il paese, qualcuno controlli meglio, che tutti coloro che alcuni paesi della EU mandano in Kosovo, vengano ben accettati e accolti non sono affatto vere, e sonno lasciati alla loro cattiva sorte.

Per non essere italiano mi auguro di essermi spiegato bene e che mi abbiate capito, perché il traduttore di google ha tradotto questa mia lettera.

Cordiali saluti da Mauro - bajrami162009@hotmail.com

 
Di Fabrizio (del 16/02/2011 @ 09:56:47, in Europa, visitato 1378 volte)

PARLAMENTO EUROPEO Giustizia e affari interni - 09-02-2011 - 15:24

La deputata Lívia Járóka

  • Il 95% dei Rom conduce ormai una vita sedentaria e non vuole tornare a essere nomade
  • Tra i rischi maggiori quello della povertà e della mancanza di istruzione

Mentre la tragica morte di quattro bambini in un campo di Roma commuove l'Italia, sono oltre 12 milioni i Rom europei che continuano a lottare contro segregazione e povertà nell'UE. Oggi l'Europa sta cercando una soluzione comune per risolvere il problema. La presidenza ungherese ha definito la strategia europea sui Rom una delle sue priorità.

Ne abbiamo parlato con la parlamentare di centro-destra (PPE) ungherese Lívia Járóka, l'unica deputata Rom seduta in Parlamento. La giovane 36enne è la relatrice di un rapporto che si propone di non permettere più all'Europa di sprecare il potenziale dei Rom e il loro possibile contributo all'Unione.

Sta cercando di lanciare una strategia europea sui Rom. Quali punti sono più importanti?
Dobbiamo cambiare il nostro approccio. Da una prospettiva etnica di questa minoranza dobbiamo allargare la nostra visuale, dando ai Rom più prospettive specialmente dal punto di vista lavorativo. Abbiamo leggi europee per combattere la discriminazione, ma spesso non vengono messe in atto nei singoli Stati membri. Comunque la discriminazione etnica è soltanto uno dei fattori. Esiste in Europa una povertà invisibile che non viene percepita neanche da coloro che assegnano i fondi europei.

Nella mia strategia metà del successo dipenderà dalla stessa comunità Rom e dalla presenza di leader fra loro. Per questo c'è il bisogno di una nuova classe dirigente di Rom istruiti che vengano dalla comunità stessa e la rappresentino.

Molti continuano a pensare che i Rom siano nomadi. Ma è ancora così?
I Rom hanno il diritto di andare dove vogliono in quanto cittadini europei. Se poi desiderino davvero muoversi è un altro discorso. Oggi il 95% dei Rom europei conduce una vita sedentaria. Quel 5% che continua a muoversi lo fa per ragioni culturali o lavorative.

Negli ultimi anni l'emigrazione che abbiamo visto era legata a motivi economici. Gli Stati membri usciti dall'epoca comunista si sono trovati di fronte a realtà economiche nuove che hanno lasciato i più poveri senza un lavoro. I Rom sono stati i primi a essere espulsi non in quanto gruppo etnico, ma perché non erano istruiti.

I Rom non vogliono una vita nomade, ma lavoro, dignità e cibo. La prossima generazione rischia di continuare a vivere in povertà non per la sua etnia, ma perché probabilmente ha entrambi i genitori disoccupati. Dobbiamo evitare che i Rom emigrino di nuovo per ragioni economiche come hanno fatto quando si sono diretti verso la Francia, il Regno Unito, l'Italia e molti altri paesi. Ma non sono stati soltanto i Rom: anche molte altre persone in difficoltà sono state costrette a lasciare il loro paese alla ricerca di un lavoro.

Perché è tanto importante sostenere le donne Rom?
Nelle aree più svantaggiate, due generazioni di Rom stanno crescendo senza vedere i genitori andare al lavoro. Questo vuol dire anche che sono le donne coloro che mentalmente e fisicamente coltivano la speranza. Sono un'antropologa e ho visto con i miei occhi quanto molto dipenda dal lavoro delle donne. Sono loro a assicurarsi che ogni giorno ci sia del cibo sul tavolo, sono loro a assicurare che vengano rispettati i diritti dei propri figli.

Sostenere le donne Rom è uno degli elementi chiave della nostra strategia. Dobbiamo accertarci che non avvengano più i matrimoni forzati e che si combatta contro l'abuso di droghe e la tratta di esseri umani.

Con la sua storia personale ha dimostrato che è possibile sconfiggere povertà e esclusione sociale. Cosa suggerirebbe a altri Rom che vogliono seguire il suo esempio?
La mia fortuna è stata l'istruzione. I miei genitori si sono trasferiti per evitare che fossimo messi in classi separate, soltanto per Rom. Hanno controllato che studiassimo abbastanza per essere ammessi in buone scuole. Comunque una delle cose più importanti che mi hanno dato è questo forte legame familiare e la nostra tradizione di accettarci l'uno con l'altro.

Io sono figlia di un matrimonio misto. Ho visto quello che hanno fatto i miei genitori per darci una vita migliore. Tutti noi, i miei fratelli e io, siamo andati all'università, grazie ai messaggi positivi trasmessi da mia madre e mio padre.

Ha mai sofferto sulla sua pelle la discriminazione?
Per me essere una Rom è una ricchezza, un elemento molto positivo.
Mio padre è sempre stato molto protettivo: non ho mai sentito nessun commento etnico a casa. Per noi era naturale essere Rom, ma prima di tutto ungheresi e europei.

Per mia sorella è stato diverso. Č nata dieci anni dopo di me in un momento in cui il governo stava cambiando e si respiravano turbolenze economiche e tensioni sociali. Si stava creando un baratro tra Rom e non Rom, tra ricchi e poveri. Abbiamo iniziato a avvertire questa sensazione sulla nostra pelle.

Mi sono accorta all'università di quanto colleghi e amici non sapessero niente dei Rom e fossero completamente pieni di pregiudizi infondati. Ho capito così che dovevo fare qualcosa e mostrare che, oltre ai curriculum nazionali, al dialogo sociale e al lavoro nelle comunità Rom, era estremamente importante lavorare con i media.

Come potremmo creare fiducia e cooperazione reciproca?
I media hanno un ruolo molto importante, dovrebbero mostrare modelli di cooperazione tra Rom e non Rom. La crisi economica ha reso ancora più difficile combattere i pregiudizi. Il nostro compito dovrebbe essere quello di creare degli spazi per l'integrazione, come associazioni sportive miste, classi e luoghi di lavoro comuni. Poi abbiamo bisogno di una valida classe dirigente tra i Rom. Aspetto con ansia la nascita all'interno della società Rom di un approccio comune che venga dal basso.

Il rapporto sulla strategia europea per l'inclusione dei Rom dovrebbe essere votato dalla commissione per le libertà civili il 14 febbraio per poi arrivare in plenaria a marzo.

 
Di Fabrizio (del 17/02/2011 @ 09:19:58, in Europa, visitato 1650 volte)

Da Hungarian_Roma

Bódvalenke, 7.2.2011 16:35, (ROMEA)

Photo: http://www.bodvalenke.eu

Un nuovo ed esaltante progetto artistico è attualmente in corso a Bódvalenke, Ungheria del nord.

Agli artisti è stato chiesto di affrescare le pareti delle case, in quella che è un'area socialmente svantaggiata, dove di 210 abitanti il 90% è Rom. Il budget annuale a Bódvalenke è di 30 milioni di fiorini (circa 100.000 euro), utilizzato principalmente per il funzionamento dell'ufficio del sindaco, assegni sociali e progetti di lavori pubblici, senza lasciare soldi per lo sviluppo del villaggio.

I pittori rom ungheresi hanno già completato 13 stupendi disegni sulle pareti.

Artisti rom di tutta Europa ora sono stati invitati a Bódvalenke per partecipare al progetto.

Gli elaborati verranno prima giudicati da una giuria selezionata. A quei pittori le cui opere verranno scelte, verranno forniti vernici, pennelli, vitto e alloggio e verranno coperte le spese di viaggio. In aggiunta, verrà fornita una borsa di studio, a seconda delle dimensioni del lavoro, della media di 1.000 euro.

Qualsiasi aiuto sarà grandemente apprezzato. Quanti siano interessati, dovrebbero inviare le loro proposte (meglio in formato PDF) a Eszter Pásztor at epasztor@enternet.hu

Ulteriori informazioni sono disponibili su http://www.bodvalenke.eu.

Minesh Patel, Bódvalenke

 
Di Daniele (del 17/02/2011 @ 09:36:52, in Europa, visitato 2198 volte)

Da Slovak_Roma

Michaela Terenzani - Stanková Rendendo la lingua legale

Una volta che allacci un bottone sul tuo giubbotto in modo sbagliato, allora tutto il tuo giubbotto è ovviamente abbottonato sbagliato, ha detto Rudolf Chmel, il Vice Primo Ministro per i diritti umani e le minoranze nazionali, descrivendo le tensioni che hanno circondato la Legge sulla Lingua dello stato della Slovacchia. Il suo ufficio ha iniziato ufficialmente a lavorare con più forti poteri il 1° novembre e tra le sue prime iniziative legislative c'è un emendamento alla legge sulle lingue minoritarie che è stato presentato per la discussione pubblica poco prima della fine del 2010. Il diritto di usare la propria lingua madre, nonché i conflitti che scoppiano regolarmente tra slovacchi e ungheresi e i problemi della situazione di esclusione sociale delle comunità rom sono stati tra i temi che Chmel ha discusso con il pubblico slovacco poco prima della vacanze di Natale.

The Slovak Spektator (TSS): La legge statale sulla lingua, che ha provocato molta tensione tra ungheresi e slovacchi, è stata recentemente modificata. Come ha fatto a percepire l'emergere del problema?

Rudolf Chmel (RCH): La legge statale sulla lingua è emersa come problema quando è stata approvata dal governo di Vladimir Meciar nel 1995, perché ha un evidente tono contro le minoranze, e soprattutto anti-ungherese, ivi comprese le sanzioni. Ma il periodo precedente della situazione risale agli inizi degli anni '90 quando una certa parte di nazionalisti si avvicinò con l'idea di protezione della lingua di Stato, come se qualcuno stava ancora cercando di portarla via da noi. In generale gli slovacchi sembrano che vivano ancora nel XIX secolo, nel Romanticismo, quando il linguaggio doveva essere combattuto, o più tardi, quando la magiarizzazione era parte delle politiche statali. Ma oggi la lingua slovacca è una parte naturale dell'identità degli slovacchi e come tale non ha bisogno di meccanismi repressivi giuridici per la sua tutela. E' fondamentalmente una controversia tra chi vuole proteggere e lottare per la lingua e coloro che vogliono prendersi cura di essa e coltivarla. Se c'è una minaccia per la lingua slovacca, è a causa di ignoranti slovacchi e non degli ungheresi o altre minoranze.

Il governo di Mikuláš Dzurinda ha liberalizzato la legge nel 1999 ed ha approvato una legge sulle lingue minoritarie, così formalmente questi due problemi sono stati modificati, ma la verità è che entrambe le leggi sono imperfette - e quindi hanno bisogno e avranno bisogno di essere migliorate. Nel 2009 il governo di Robert Fico ha rinforzato nuovamente la legge, e praticamente l'ha riportata di nuovo ai tempi di Meciar. La coalizione di governo attuale sta cercando sia di armonizzarle che liberalizzarle - ossia, moderare la protezione ed incrementare l'attenzione per entrambe le lingue, quella di stato e quella delle minoranze.

TSS: Come ha visto la tensione che è emersa fra gli ungheresi e gli slovacchi per la Legge statale sulla lingua?

RCH: La minoranza ungherese si occupa della questione della lingua in modo diverso rispetto alle altre minoranze, come gli ungheresi, simili agli slovacchi, vivono ancora con la convinzione che la lingua sia l'attributo più importante della loro identità nazionale. E' vero, ce ne solo accorgiamo meno quando si parla di minoranze. Quando si tratta della lingua, una minoranza è naturalmente più vulnerabile ed in pericolo perché vive in un ambiente della lingua in maggioranza ed è nel maggiore dei casi la lingua minoritaria piuttosto che la lingua di maggioranza che è assimilata. Nel 2009, la legge statale sulla lingua è stata reintrodotta nell'agenda nazionale inter statale slovacca-ungherese, dal momento che le caratteristiche repressive della modifica erano rivolte soprattutto contro la minoranza ungherese. Il governo ungherese ha interferito e la bolla è cresciuta. In quel momento ho creduto che fosse inutile, in quanto faceva parte della carta ungherese che il governo guidato da Fico ha giocato nelle relazioni bilaterali con l'Ungheria. Ecco perché abbiamo creduto che le misure restrittive dovrebbero essere eliminate. Dopo tutto, c'erano pertinenti raccomandazioni internazionali che supportavano la nostra posizione.

TSS: Ma le sanzioni che lei ha criticato in passato rimangono nella legge, anche se in modo limitato. E' soddisfatto della soluzione che il parlamento ha recentemente approvato?

RCH: Siamo venuti con le richiesta di rimuovere le misure restrittive sia sulla legge statale sulla lingua, e nella legge sulla lingua delle minoranze, in quanto le due leggi in realtà sono due facce di una stessa medaglia e, pertanto, devono essere compatibili. L'emendamento alla legge statale sulla lingua è stato proposto dal ministro della cultura perché compete al suo dipartimento. C'è anche un dipartimento di lingua di stato presso il ministero della cultura che supervisiona sul corretto uso dello slovacco. Questo è quello che ho cancellato quando ero ministro della cultura (nel 2002-2005) perché mi sembrava troppo per i funzionari ministeriali dire cosa è giusto e cosa è sbagliato nella lingua. Per tutto questo abbiamo un'autorità accademica, L'istituto di linguistica Ludovit Stur presso l'accademia slovacca delle scienze, come pure diversi dipartimenti universitari. Non è dato agli ufficiali ed hai politici il codificare il linguaggio. A parte questo, credo che la legge statale sulla lingua, dovrebbe essere una legge di solo valore simbolico e non dovrebbe essere utilizzata per qualsiasi repressione o minaccia.

Così è stato necessario emendare la legge, ma è più facile a dirsi che a farsi, come i vecchi pregiudizi nazionalisti e i traumi che hanno lavorato nelle relazioni fra slovacchi ed ungheresi per decenni, permangono nella coscienza politica slovacca sia nazionalistica che democratica, quella che attualmente governa il paese.
Ora i nazionalisti da Smer e dal Partito Nazionale Slovacco (SNS) dicono che la legge è servile a Budapest, dall'altro lato i nazionalisti ungheresi criticano il governo slovacco dicendo che la legge continua a perseguitare le minoranze. Quindi di solito i nazionalisti partono dalle stesse piattaforme, rimanendo solamente uno contro l'altro. Ma credo che se le sanzioni sono state eliminate, la legge sarebbe piuttosto buona. Usando il termine "sanzione" o "ammenda" in relazione al linguaggio, è un intervento drastico nella società, come la lingua è un affare molto intimo, molto personale dell'identità umana come dell'identità di una comunità più grande. Qualsiasi repressione in quella zona interferisce con l'identità umana. Dopo la nostra ultima modifica, le repressioni verranno utilizzate solo in campo ufficiale, molto formalmente, ma penso che siano completamente ridondanti. C'è stato un sollievo significativo in diversi settori della comunicazione pubblica, per esempio in uffici di auto-governo o negli uffici di polizia. Il rilievo è ancora più grande nel settore della cultura. Ma la legge ancora non contiene tutti i provvedimenti che potrebbero essere necessari.

TSS: Ora tenterà anche di modificare la legge sulle lingue minoritarie, che dovrebbe per molti aspetti allargare il diritto delle minoranze ad usare la loro lingua madre – una misura che spesso incontra resistenze da parte dei politici in Slovacchia. Perché c'è una mancanza di volontà tra i politici della Slovacchia per questo?

RCH: E' necessario modificare la legge sulle lingue minoritarie da quando abbiamo modificato la legge statale sulla lingua e queste due leggi devono essere compatibili. Abbiamo inoltre stabilito come uno dei nostri obbiettivi sia un concetto più ampio della politica per le minoranze in termini giuridici. Vogliamo farla finita con la discordia tra le due lingue, come la legga statale sulla lingua ha interferito negli usi delle lingue minoritarie, in particolare dopo che il governo di Fico l'ha modificata. Ciò doveva essere rimosso perché l'uso delle lingue minoritarie è disciplinato dalla legge sulle lingue minoritarie e non dalla legge statale sulla lingua. Le raccomandazioni internazionali hanno parlato con la stessa voce che questa discordia dev'essere rimossa.

Per rendere compatibili le due leggi, ora ci sono le sanzioni introdotte nel progetto di modifica della legge sulle lingue minoritarie perché ci sono già delle sanzioni nella legge statale sulla lingua. Se un membro della minoranza non è in grado di far valere il suo diritto di parlare una lingua minoritaria, possono lamentare l'istituzione in questione. Ma io personalmente credo che non ci dovrebbero essere sanzioni in nessuna delle due leggi.
Ovviamente, per qualcuno dei miei colleghi questo suonava come un reato contro la maggioranza slovacca, che le istituzioni slovacche potrebbero essere sanzionate se un ungherese, un ruteno, un ucraino od un rom non possano ottenere un'informazione nella loro rispettiva lingua. La mentalità slovacca, non pensa se accadesse al contrario, ma quando è la maggioranza che deve essere punita, tutto ad un tratto non ci piace.

TSS: Uno dei principali cambiamenti che lei sta introducendo nel progetto di modifica della legge sulle lingue minoritarie, è abbassare il quorum per chi parla la lingua minoritaria, dall'attuale 20% al 10%.

RCH: Tutte le raccomandazioni internazionali dicono che il quorum dev'essere abbassato. Nel 1999, quando la legge è stata redatta per la prima volta, anche il 20% sembrava troppo alto. Ma l'esperienza ha dimostrato che non è un buon quorum, in quanto permette ancora di assimilare le minoranze. Le raccomandazioni internazionali che abbiamo ricevuto parlano del 10%, sostenendo che le lingue minoritarie richiedono maggiore protezione in quanto la loro posizione statale non è uguale a quella della lingua nazionale. Ho il sospetto che non sarebbe accettato facilmente da molti cittadini e politici ma il quorum proposto non è così basso. Nota bene, non riguarda la minoranza ungherese, bensì le altre minoranze. Attualmente, sotto il quorum del 20%, sono circa 520 municipalità con lingua ungherese e, con il quorum abbassato al 10%, sarebbero altre 30, meno del 1% in più. Ma è interessante considerare che la minoranza tedesca, che è molto più piccola. Attualmente, vi è un solo comune di lingua tedesca, Krahule nella Slovacchia centrale, ma con il quorum del 10%, salirebbe da 10 ad 11 municipalità. Con la minoranza croata, si potrebbero influire due parti della municipalità di Bratislava, Jarovce e Cunovo. Considerando la minoranza rutena, proponiamo il conteggio insieme alla minoranza ucraina per finalità di utilizzo delle minoranze linguistiche, il che significherebbe che persino la città di Humenné diventerebbe ufficialmente bilingue.
Il problema con la minoranza rom, a questo riguardo, è che un'infrastruttura completamente nuova per la loro lingua, avrebbe bisogno di essere stabilita. In questo caso, dovremmo prendere in considerazione un modo per rinviare l'implicazione pratica della legge per creare spazio per l'educazione dell'intelligenza rom che sarebbe in grado di saturare questa infrastruttura. Non è una cosa facile, che richiede anche un più alto budget per le municipalità interessate.

TSS: Il suo ufficio si occupa anche di alcuni problemi legati alla minoranza rom. Quali di questi consideri più seri?

RCH: L'agenda dei rom è attualmente distribuita tra diversi uffici e penso che sia necessario un approccio più globale. Negli ultimi 21 anni lo stato ha fallito nelle politiche sociali. Vi è una sorta di egoismo economico tra i non-rom e le problematiche per ridurre la povertà dei rom. E da quando nascondiamo le problematiche economiche ed i fallimenti dello stato, le soluzioni che vengono proposte sono spesso razziste, ideologiche e dirette verso i cittadini più poveri di questo paese.
"Le comunità socialmente escluse" è solo un bel nome per le baraccopoli, dove le persone non hanno una possibilità di prendere una via d'uscita dal circolo vizioso in cui vivono. E poiché non esiste un approccio globale per risolvere i loro problemi, ma ogni ufficio lo risolve nel suo piccolo dipartimento – nella sanità, nella scuola, negli affari sociali, nella giustizia – le soluzioni sono sempre e solo parziali. Secondo me, non solo non abbiamo mosso il problema della socializzazione reale delle comunità rom in avanti negli ultimi 20 anni, ma abbiamo raggiunto persino "numeri rossi".
Attualmente sono soprattutto le associazioni civiche che si interessano di questi problemi, sulla base della volontà di alcuni appassionati che operano all'interno delle comunità rom, ma non c'è stato alcun approccio sistemico. Il problema della minoranza rom non può essere risolto dal mercato, che alcuni ritengono che sia in grado di risolvere tutto. Oltre a questo, tutti i programmi per i rom che sono stati eseguiti fino ad ora, erano programmi a breve termine. E questo problema deve essere risolto nel lungo periodo ed in modo esaustivo. D'altra parte, la povertà estreme che non si vuol vedere in questo ambiente, continuerà a generare costi sempre più elevati. Ma il denaro non è il problema più grande. Il problema è che c'è una mancanza di un concetto a lungo termine ed una mancanza di esperti di politica che proponga soluzioni.

TSS: I problemi delle minoranze rom non sono solo slovacchi e sempre più influenzano l'intera Europa. Pensi che la cooperazione europea una soluzione completa ed a lungo termine?

RCH: Se c'era qualche senso nella "soluzione" francese del problema, poi si sarebbe attirata l'attenzione al carattere europeo del problema rom, dimostrando che non è un problema di un paio di stati dei Balcani e dell'Europa centrale, ma un problema che l'Unione Europea deve rifletter e risolvere. Se ignoriamo i problemi dei rom in Romania ed in Bulgaria, questi si apriranno come una questione irrisolta in Francia o in Italia e continuerà a crescere. Non possiamo tenere gli occhi chiusi su questo. La UE attualmente ha attualmente molto più gravi problemi economici e finanziari e non può quindi concentrarsi interamente sulla questione rom, ma forse dovremmo essere uno di quelli che avrebbe spinto l'agenda, soprattutto una volta che abbiamo un'idea. Uno dei problemi principali che il governo sta affrontando adesso, è quello di trovare soluzioni chiave all'agenda rom e di non far finta che questo problema non esiste o che non lo possiamo vedere. Il problema è qui, ed è grave.

TSS: I suoi predecessori sono stati criticati per la cattiva gestione dell'agenda rom. Saranno i poteri forti del suo ufficio a cambiare la percezione critica del pubblico del vostro ufficio?

RCH: Questo ufficio porta sempre una certa sfida in esso – è in un certo senso un ufficio virtuale, perché i suoi poteri non sono realmente tangibili, come i diritti umani che sono ancora violati anche nelle democrazie, anche in Slovacchia. Questo ufficio vuole servire come coordinatore dell'agenda dei diritti umani, che di fatto rientra nella responsabilità di tutti i dipartimenti governativi. Siamo come un custode, ma senza la possibilità di punire. Possiamo solo consigliare e cercare di migliorare la normativa. Il secondo pilastro di questo ufficio, sono le minoranze nazionali, che comprendono anche la minoranza rom, e ci sono alcuni problemi molto seri lì. Ho intenzione di avere incontri con il ministro dell'istruzione per cercare per cercare insieme di risolvere i problemi di educazione delle minoranze. Ci sono ancora molte cose controverse che succedono e che devono essere indagate e guardate – come figli di famiglie rom che vengono spesso inviati alle scuole speciali anche se non li appartengono. Vedo molto lavoro da fare per noi insieme con l'istruzione e ed i servizi sociali in materia di istruzione dei bambini rom. Alcuni passi decisivi bisogna finalmente prenderli.

 
Di Fabrizio (del 21/02/2011 @ 09:22:46, in Europa, visitato 1710 volte)

Da Hungarian_Roma

NewEurope I Rom in Ungheria di fronte alla perdita d'identità - Author: Cillian Donnelly

La prossima generazione di Rom. Mentre si prepara il Quadro per le Strategie d'Inclusione Nazionale dei Rom, che dovrebbe essere presentato ad aprile, c'è paura che venga erosa l'identità rom in Ungheria. Il governo ha fatto delle Strategie d'Inclusione una delle priorità chiave dei suoi sei mesi di presidenza UE. | EPA/MIRCEA ROSCA

13/02/2011 - E' stato detto in un incontro al Parlamento Europeo che le prossime generazioni di Rom in Ungheria sono in pericolo di perdere il loro senso di storia e di identità.

"E' importante per i gruppi rom passare conoscenze ed esperienze ai più giovani", ha detto la parlamentare ungherese Ágnes Osztolykán durante una riunione del gruppo dei Verdi il 9 febbraio. "Ma in Ungheria, è abbastanza diverso, non ci sono gruppi simili tra i Rom, ed è difficile trovare giovani progressisti. I Rom ungheresi sono in una situazione più difficile degli altri nell'Europa Centrale e del Sud-Est".

Osztolykán, portavoce per l'istruzione e la cultura di Lehet Más a Politika (LMP),  ha illustrato la situazione rom nel suo paese nativo durante un incontro di due giorni in cui l'Ungheria e la sua politica, che detiene la presidenza UE, erano sotto scrutinio.

Le due più grandi sfide da affrontare per i Rom in Ungheria sono una maggiore integrazione e combattere la crescita dell'estrema destra, entrambe devono essere affrontate come parte di un più ampio sforzo della società civile. La marginalizzazione dei Rom, spesso attraverso politiche di odio, hanno portato ad una comunità più isolata e frammentata, nonostante gli sforzi politici.

Gli anni '90, dice Osztolykán, hanno visto la volontà in Ungheria di stabilire un programma per l'integrazione sociale dei Rom, invece dell'integrazione economica, facilitata dai donatori internazionali. Ci sono stati, dice, "molti segnali positivi all'inizio", particolarmente nell'istruzione, ma presto si sono spenti. Il denaro sembrava andare "nella lotta alla crisi economica. Gli investimenti nell'insegnamento e nell'istruzione non erano sufficienti".

Nel 2004 è stata progettata una nuova strategia rom, per cui a ciascun stato membro UE viene richiesto di elaborare un piano d'azione. "Soltanto a quel punto la gente ha iniziato a pensare all'integrazione economica", dice Osztolykán, "e a cose come l'edilizia sociale. Sono state avviate diverse iniziative comunitarie". Oggi, dice, il governo ungherese ha parlato molto di integrazione rom, che giudica un "buon segno". Dice anche di essere "molto soddisfatta" per i progressi in corso verso una strategia integrata dei Rom.

Tuttavia, dice, i problemi economici continuano ad incombere sui Rom. E' importante riqualificare. "Abbiamo bisogno di insegnare la conoscenza. Molti Rom hanno perso il lavoro, diversi settori industriali sono stati distrutti. Ora i Rom sono tra il 10% più povero dell'Ungheria, nonostante qualche piccolo movimento verso la fascia di ceto medio. Tuttavia, ci sono ancora "pochissimi laureati". La questione dei progressi dalla scuola primaria al terzo livello è qualcosa che ancora dev'essere esaminata.

L'ascesa dell'estrema destra in Ungheria, cominciata circa dieci anni fa, provoca grandi preoccupazioni, non solo ai Rom, ma anche a chi è impegnato con la politica, la società civile e l'attivismo, dice Ágnes Osztolykán.

La destra radicale, aggiunge, è riuscita a "prendere il sopravvento" nel dibattito sull'integrazione e a definire l'agenda, che è qualcosa su cui tanto i parlamentari nazionali che quelli europei devono lavorare per porre rimedio. Dice: "Sta a noi trovare una via di mezzo".

"Purtroppo, ci sono pochi Rom dentro la società civile in grado di parlare. Da una parte c'è un clima di paura, ma c'è anche l'intenzione di aiutarli, di porre fine alla discriminazione e alla marginalizzazione. Nel 2010, è stato costruito un nuovo istituto a Budapest, allo scopo di porre queste persone emarginate sulla mappa".

 

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