Rom e Sinti da tutto il mondo

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Daniele (del 05/02/2007 @ 10:21:27, in Europa, visitato 1931 volte)

Il Gipsy king esiste. Ed è europeo

Intervista a Florin Cioaba dopo l'ingresso della Romania in Europa: "Spero nella Ue. Ma rispetti le tradizioni rom"
Florin Cioaba vive in un sobborgo di Sibiu, in Romania. Cioè in un Paese che, dal 1° gennaio, è entrato a far parte della grande famiglia europea. E proprio da quest'anno, l'Europa può contare circa 12 milioni di rom che adesso otterranno, anche a Bruxelles, più visibilità per i loro diritti.

Signor Cioaba, ci spieghi il motivo del titolo che detiene: “Re internazionale dei Rom”.
La famiglia Cioaba, ufficialmente riconosciuta, guida già da parecchie generazioni il popolo dei Rom. Negli anni Sessanta mio padre Ion Cioaba ha cercato di integrare i Rom nella società, sia a livello nazionale che internazionale. Agli inizi degli anni Novanta i Rom hanno voluto un re che li rappresentasse e che si battesse per i loro diritti e così mio padre da “Bulibascha”, che in lingua rom significa “capo”, è diventato re. Dopo la sua morte, nel 1997, ho ereditato io il titolo di re internazionale dei Rom.

Con l’entrata della Romania nell’Ue cosa potrebbe cambiare per il suo popolo?
Già dal 2000 l’Ue sta cambiando il destino dei Rom in Europa. Dal 2004 abbiamo il European Rom and Travellers Forum, una sorta di miniparlamento, di cui anch’io faccio parte in qualità di Vicepresidente dell’Unione dei Rom. Per me l’Ue rappresenta una nuova via e una nuova speranza.

In quali paesi il problema Rom è più impellente?
Nessun Paese europeo ha una legislazione che discrimina i Rom, però nella vita di tutti i giorni e anche nella politica locale veniamo discriminati. L’ultimo rapporto della Ue lo evidenzia, persino con una tendenza crescente. Sono preoccupato per questo, così come per le cure mediche e la situazione abitativa dei Rom. Bisogna intervenire con una certa urgenza.

Quali sono concretamente le sue richieste?
Ogni Paese europeo segue una strategia. Anche in Romania ce n’è una, che in parte è stata realizzata: in alcune scuole elementari e in un’università di Bucarest viene insegnata la lingua rom, ma spesso i programmi offerti dalla Ue non vengono realizzati, perché non sono graditi alla maggior parte della popolazione.

La maggioranza dei rumeni si lamenta che le vostre tradizioni non sono compatibili con quelle di una Ue moderna, ad esempio per quanto riguarda i matrimoni combinati di minorenni.
Ma la nostra tradizione esiste già da millenni: e l’Unione Europea, a confronto, è molto giovane! Ora che viviamo nel nuovo millennio e che da poco facciamo anche parte della Ue, qualcosa naturalmente dovrà cambiare, sono assolutamente d’accordo.
Ma il cambiamento non deve avvenire bruscamente e con la polizia fuori dalla porta. Ultimamente ci sono state campagne informative sul tema dei matrimoni combinati di minorenni e molti hanno capito che non si possono far sposare i bambini.

Anche Lei ha dovuto presentarsi davanti al Parlamento Europeo quando ha fatto sposare sua figlia Ana Maria, appena 13enne.
Il mio caso era un pò più delicato. La Bbc aveva mentito, dicendo che mia figlia era stata costretta con botte e minacce a sposarsi. E l’intervento della signora Nicholson [Emma Nicholson, europarlamentare e referente per la Romania, ndr] è stato giusto. Era la sua funzione.
Ma quando le ho raccontato che una nostra tradizione vecchia di secoli richiede che nostra figlia si sposi già a quell’età, lei ha capito e anch’io ho capito qualcosa. Il fidanzamento è stato rotto e l’abbiamo fatta sposare a 15 anni: questo è permesso.

Come pensa di riuscire a conciliare tutti gli interessi delle diverse tribù del suo popolo?
Questa è la mia maggiore preoccupazione. Quando mio padre, subito dopo la rivoluzione, ha fondato l’Unione dei Rom, tutti hanno aderito. Ma già alcuni mesi più tardi alcuni si erano divisi e organizzati in altri partiti o unioni e oggi, 16 anni dopo, ci sono più di 250 organizzazioni Rom nel nostro Paese. Sto cercando di creare una rappresentanza unificata dei Rom. Ma so già che durerà al massimo fino alle prossime elezioni!

In Romania ci sono due diverse proposte sul metodo di integrazione dei Rom: alcuni sostengono il rafforzamento di questa minoranza etnica attraverso la creazione di proprie scuole, altri sperano che i Rom vengano trattati come i rumeni. Lei cosa ne pensa?
In confronto a prima i Rom sono già ben integrati nella società rumena. Abbiamo professori universitari, abbiamo i nostri giornali, i nostri rappresentanti al governo. I Rom non hanno bisogno di chissà quale programma di integrazione teorico o economico da parte dell’Unione Europea, ma di piani per l’occupazione. Mancano posti di lavoro che permettano ai Rom di dedicarsi ai loro antichi lavori secolari.

Brigitta Gabrin - Hermannstadt (Sibiu) - 2.2.2007 | Traduzione: Michela Del Mistro

 
Di Fabrizio (del 02/02/2007 @ 09:53:53, in Europa, visitato 2039 volte)

Da Roma_und_Sinti

Le associazioni Rom e Sinti in Europa affermano che continuano le discriminazioni razziali che portarono alla morte circa 500.000 appartenenti ai due gruppi nell'Olocausto della II guerra mondiale.

Le associazioni chiedono a Ban Ki-moon, Segretario Generale ONU, un rappresentante speciale che difenda e sviluppi misure pratiche per proteggere i diritti dei Rom e Sinti che attualmente vivono in Europa.

Sono tra i 10 e i 12 milioni i Rom e Sinti sparsi nei diversi paesi europei, dalla Polonia all'Olanda. I loro rappresentanti hanno assistito alla commemorazione internazionale presso la sede ONU.

Durante una conferenza stampa hanno affermato che Rom e Sinti continuano ad essere "vittime di pogroms, uccisioni a sfondo razziali ed altri atti di violenza."

"Spesso, attacchi simili sono emanati dalle stesse forze dell'ordine," dice Romani Rose, una dei rappresentanti. "Solo di rado gli autori di questi atti vengono perseguiti."

Rose appartiene all'associazione dei Rom e Sinti di Heidelberg, in Germania.

Laila Weiss dice che i Rom e Sinti in Olanda sono "seriamente" discriminati a scuola, soffrono di alti tassi di disoccupazione e non sono considerati minoranza etnica.

Una dichiarazione del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom Tedeschi e di altre organizzazioni afferma che le minoranze etniche sono tuttora marginalizzate e discriminate in diversi paese europei.

"E' uno scandalo, indegno degli stati europei, che sono fondati sulla protezione dei diritti umani" dice la dichiarazione.

© 2007 DPA

 
Di Fabrizio (del 01/02/2007 @ 09:27:20, in Europa, visitato 2107 volte)

Da Roma_Francais

Nella bidonville rom di Radnevo, costruito con lamiere piantate nel fango, quasi tutti gli abitanti sono disoccupati. Molti bambini  si divertono attorno alle donne che penano sotto il peso dei secchi di biancheria o riserve d'acqua, in mezzo ad uomini giovani. Radnevo di cui la Comunità rom rappresenta il 10% della popolazione - la media nazionale in Bulgaria -, offre l'immagine peggiore che si ha dei Rom. Tuttavia questa città di 26.000 abitanti garantisce il 12% del prodotto interno lordo del paese grazie alle sue miniere di carbone, ed il suo tasso di disoccupazione è inferiore a 6 %.

In questi giorni di gennaio, dove la Bulgaria ha raggiunto l'Unione europea con una popolazione rom valutata dal Consiglio d'Europa in 700.000 persone, la questione di questa Comunità si impone all'Europa in tutta la sua complessità, religiosa, etnico e sociale.

In previsione dell'entrata nell'Unione, le Comunità locali bulgare hanno sviluppato politiche d'integrazione dei Rom, resi sedentari dal 1958. Ma, nonostante i programmi debitamente enunciati e votati n vigore nei nove paesi dell'Europa centrale, come il decennio d'integrazione dei Rom 2005-2015, i, i risultati sono poco visibili.

I Rom della Bulgaria non vivono tutti nelle stesse condizioni misere di quelli della Comunità di Radnevo, c'è anche un'elite rom a Sofia, ma queste zone al margine delle città sono ancora numerose in Bulgaria.

La visualizzazione politica spesso, come a Radnevo, è stata molto poco seguita con effetto. Così, dopo le dichiarazioni del sindaco, Nontcho Vodenitcharov, "l'integrazione dei Rom è una priorità", solo sei case sono state costruite tra il 1992 ed il 1997, mentre 70 erano previste inizialmente. E queste opere murarie sono già danneggiate, non avendo i Rom altri mezzi che le loro assegnazioni per mantenerle. Il sindaco è tuttavia fiero della sua politica e presenta come un successo il fatto che, "dal 2005, i Rom iniziano a pagare l'elettricità e l'acqua". Ma ci si lagna del resto.

"ABBIAMO POCA SPERANZA"

Per Rosa, 45 anni e cinque bambini, Rom di Radnevo, "La Bulgaria non fa nulla per noi, l'Europa... si vedrà."

"Il miglioramento delle infrastrutture nelle città beneficerà i Rom come gli altri." Per il resto, in base a ciò che è avvenuto in Ungheria ed in Repubblica ceca, abbiamo poca speranza ", spieghia Margarita Matache dell'associazione Romani Criss, in Romania, dove i problemi si pongono in modo simile."

Infatti, per integrare la Comunità rom, in Bulgaria come altrove, la volontà politica non è l'unica condizione necessaria. Uno degli obiettivi di Sofia era in particolare di fare partecipare i Rom alla politica d'integrazione, ma l'eterogeneità della Comunità ha creato un problema di rappresentatività. In Bulgaria, i Rom sono cristiani - ortodossi o evangelisti -, musulmani o atei. Cinque secoli d'occupazione ottomana ed alcuni decenni di sovranità sovietica hanno lasciato i loro segni.

A Fakulteta, la zona rom di Sofia, i 40.000 abitanti sono per lo più cristiani. Svetanka una pensionata di 60 anni, che vive lì da trenta anni è sempre stata cristiana. Ortodossa all'origine, partecipa oggi ad una delle otto chiese evangeliche che vi sono nate in quest'ultimi anni. A Plovdiv, la seconda città della Bulgaria, "su 44.000 Rom, 40.000 sono musulmani" indica Teodora Krumova, attivista dell'associazione Amalipe, a Sofia.

I Rom, che si raggruppano in Yerlis, Kardarashs, Rudaris o Millets, parlano bulgaro, romani, rumeno o turco. Alcuni di lingua turca, i Millets (musulmani di lingua turca) si rivendicano del resto piuttosto turchi che Rom.

Di fronte a questo mosaico di identità, si comprende meglio il fallimento delle parti politiche roms da federare ai loro elettori. Così, i Kardarashs, che sono i più attivi nella politica, non sono sempre riconosciuti dagli altri gruppi. È del resto sotto l'etichetta socialista che si riunisce l'unico deputato rom, Toma Tomov, del Parlamento bulgaro.

Dal 1989, il migliore risultato ottenuto da una parte rom che si presentava come tale è stato di un po' più dell'dell'1% per Euroroma nel giugno 2005. "Le divisioni sono così tanto forti tra i gruppi, che i Rom non ottengono mai rappresentanze parlamentari (come Comunità rom)", spiega semplicemente Tchetin Kazak, della parte "turca" della coalizione governativa - movimento dei diritti e libertà, che conta numerosi Rom nelle sue file. I Turchi che rappresentano il 10% della popolazione hanno 34 deputati al Parlamento di Sofia.

Anne Rodier
 
Di Fabrizio (del 31/01/2007 @ 09:44:57, in Europa, visitato 2788 volte)

I Rom sono la più grande minoranza dell'Unione Europea. Con l'ingresso di Bulgaria e Romania, ci sono oltre 10 milioni di Rom che vivono negli Stati Membri. Le tematiche dei Rom sono state nell'agenda delle istituzioni europee nell'ultima decade, e secondo la Commissione Europea oltre 270 milioni di € sono stati investiti tra il 2001 e il 2006 [...] in progetti destinati esclusivamente alle comunità rom. Sfortunatamente, i risultati non sono stati proporzionali alla mole degli investimenti. Le comunità rom continuano a fronteggiare forti modelli di esclusione sociale e discriminazione in tutti i paesi EU.

La posizione di estremo svantaggio dei Rom mette in questione la compilazione dell'agenda sociale della EU. L'inclusione sociale e il pari trattamento dei Rom devono essere entrambe una priorità delle istituzioni EU e dei governi nazionali. La realizzazione di questa meta richiede sforzi nelle varie aree e necessita l'impegno dei decisori ai livello nazionale e della Commissione Europea. La meta ultima delle politiche EU verso i Rom devono garantire eguale accesso al lavoro, educazione, alloggio, sanità e il necessario quadro per esercitare i diritti civili e partecipare ai processi decisionali. In questo contesto, ERIO ritiene che la Presidenza tedesca della EU debba giocare un ruolo chiave nel miglioramento delle politiche europee verso i Rom.

Politiche anti-discriminatorie e di Inclusione Sociale

La maggior parte dei Rom sono in posizione svantaggiata nei settori dell'impiego e della casa come nei sistemi scolastici e della sanità e non hanno l'opportunità di partecipare ai relativi processi decisionali. Le istituzioni europee ed i governi nazionali devono fare una priorità dell'incorporare nelle loro agende politiche il miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e l'eliminazione della discriminazione costante. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Rafforzare gli sforzi per sradicare tutte le forme di razzismo e discriminazione contro i Rom. A livello EU la campagna comunitaria "Per la Diversità, contro la Discriminazione" deve essere più efficace tramite una miglior allocazione dei fondi, focalizzandosi su progetti con obiettivi chiari, rivolti a gruppi definiti e con gli indicatori di successo. Dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom e l'implementazione di campagne a livello nazionale.
  2. Promuovere lo sviluppo di politiche volte all'inclusione dei Rom a livello EU e nazionale. Comprendendo la consultazione delle organizzazioni dei Rom nella selezione, progettazione, implementazione e valutazione del Fondo Strutturale dei progetti diretti ai Rom e migliorando l'uso di questi fondi a livello EU.
  3. Assicurare che la prevista Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali si focalizzi con forza sulla lotta contro il razzismo verso i Rom. Dev'essere creata all'interno dell'Agenzia un'unità di lavoro che affronti le specifiche tematiche rom e dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom nella Piattaforma delle OnG.
  4. Incoraggiare gli Stati Membri a seguire i principi della Risoluzione sui Rom del Parlamento Europeo del 28 aprile 2005.

Bambini Rom e Giovani nel Sistema Educativo

Molti bambini e giovani Rom affrontano discriminazione nel sistema educativo in Europa e non hanno accesso al sistema educativo [...] frequentano scuole segregate e per disturbi mentali. La segregaziome avviene su basi discriminatorie, e come risultato di questo sistema non sviluppano le necessarie abilità nell'accesso al mercato del lavoro o all'auto-impiego. Quindi la loro integrazione è perciò una delle maggiori sfide che attendono la EU e i governi nazionali nel garantire pari opportunità ai Rom. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. La promozione di politiche onnicomprensive di desegregazione scolastica. Nei paesi dove a scolarizzazione segregata viene praticata,i governi nazionali devono essere incoraggiati a sviluppare strategie nazionali che rafforzino la desegregazione. I governi devono essere anche galvanizzati nel portare avanti campagne di testimonianza sulla discriminazione nelle scuole per assicurare che i bambini e i giovani Rom siano trattati al pari dei loro coetanei della società maggioritaria.
  2. Assicurare che le azioni volte ad abolire la discriminazione affrontata dai Rom nelle scuole, diventino prioritarie nei Programmi della Commissione Europea, particolarmente nei campi dell'anti-discriminazione e dell'inclusione sociale. I progetti che promuovono e appoggiano la desegregazione devono essere fortemente focalizzati sui bambini e sui giovani Rom.

I Rom nel Mercato del Lavoro e dell'Auto-Impiego

Secondo diverse ricerche condotte da istituti riconosciuti, istituzioni europee e organizzazioni dei diritti umani, i Rom affrontano grandi difficoltà nel mercato del lavoro e nelle opportunità di auto-impiego. Altissimi tassi di disoccupazione e sotto-impiego, come pure lavori sotto-qualificati e sottopagati, caratterizzano la situazione dei Rom nel mercato lavorale tanto nei paesi membri che in quelli candidati. Secondo i ricercatori e come ampliamente documentati, questa situazione è il risultato dei bassi livelli di scolarizzazione e delle discriminazioni affrontate nel mercato del lavoro. Garantire ai Rom un pari accesso all'impiego e alla retribuzione è fondamentale per promuovere la loro inclusione sociale e combattere gli alti tassi di povertà. Per ottenere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Di incoraggiare la Commissione Europea e i governi nazionali nello sviluppare programmi di formazione vocazionale che forniscano ai Rom le capacità richieste per accedere a un lavoro adeguato e ad opportunità di auto-impiego. Dato che le donne Rom sono le più soggette alla disoccupazione, devono essere creati programmi specifici indirizzati ai loro bisogni particolari e l'inclusione della comunità Rom nella progettazione, sviluppo e valutazione. Occorre favorire l'accesso a misure di micro-credito per l'auto-impiego e dev'essere tenuta in conto l'importanza che questo può avere nell'integrazione. Dev'essere assicurata la focalizzazione su queste tematiche da parte della CE, specialmente attraverso i Programmi di Progresso e i Fondi Strutturali.
  2. Affrontare chiaramente la discriminazione nel mercato lavorale. Occorre assicurare che la Comunità promuova campagne di consapevolezza e anti-discriminatorie con attenzione ai Rom, particolarmente nel quadro Programma Progresso della CE. Queste campagne devono indirizzarsi a lavoratori e amministratori, in particolare a quanti lavorano nelle agenzie per l'impiego. [...]

I Rom nel Processo di Allargamento della EU

Grandi comunità di Rom vivono nei Paesi Candidati: Turchia, Macedonia e Croazia. Rapporti intergovernativi e delle organizzazioni dei diritti umani - tra cui il Rapporto sui Progressi dei Paesi Candidati all'Accesso della Comunità Europea - rivelano che i Rom affrontano forti modelli di esclusione sociale e povertà diffusa nei paesi summenzionati. Diffuse violazioni dei diritti umani, demolizioni degli insediamenti rom, condizioni di vita sotto gli standards ed ampli tassi di disoccupazione e assenteismo scolastico sono la prominente caratteristica della situazione dei Rom nei Paesi Candidati. E' vitale facilitare un miglioramento delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi. Per raggiungere questo obiettivo, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  • Che nei Paesi Candidati prevalga lo stabilizzarsi di un quadro legale e materiale di condizioni necessarie a sviluppare la situazione dei Rom. Il progresso delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi dev'essere un parametro per ottenere l'accesso nella EU. L'agenda per l'accesso nella EU dev'essere sviluppata nello stabilirsi (e rafforzarsi) gli standard minimi di protezione e rispetto dei diritti umani.

Rom Rifugiati e Richiedenti Asilo

La situazione dei rifugiati dell'ex Yugoslavia, tra loro quanti di origine Rom, è allarmante in diversi Stati Membri nell'Europa Occidentale. In molti Stati Membri, questi rifugiati non possono esercitare i basici diritti civili, sono spesso esclusi dal lavoro e non possono continuare gli studi. In aggiunta alla sperimentazione dell'esclusione sociale nei paesi d'asilo, i Rom sono spesso forzati a tornare nei paesi d'origine, nonostante le inadeguate condizioni per un ritorno. Le ragioni per cui i Rom sono forzati a lasciare i loro paesi d'origine nell'ultimo decennio non si differenziano molto da quelle affrontate dalle popolazioni maggioritarie: conflitti armati, violenze etniche, collasso della coesione e delle strutture sociali, povertà economica e sociale. Per garantire la sicurezza ai Rom rifugiati, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Il richiamo degli Stati Membri a rispettare appieno quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra e alla predisposizione di misure attive a fermare le espulsioni e i ritorni forzati dei Rom verso l'ex Yugoslavia, fintanto che la situazione rimane pericolosa e non  ci sono condizioni adeguate al ritorno.
  2. Fare in maniera che gli Stati Membri semplifichino le procedure burocratiche per definire lo status legale dei Rom rifugiati, facilitando quindi la loro integrazione e facilitando la loro integrazione e contributo al pari accesso nei campi dell'impiego, educazione, alloggio e sanità per quanto riguarda i loro diritti civili. Le disposizioni legali applicabili ai rifugiati ed agli stranieri dovrebbero rispettare sempre il principio della non-discriminazione.

I Rom in Kosovo

La situazione delle minoranze in Kosovo, particolarmente i Rom Serbi e Kosovari, è ancora molto precaria e si sovrappone ai problemi relati agli spostamenti interni. Sperimentano inoltre condizioni alloggiative inumane, povero o inesistente accesso alla sanità, scolarizzazione e impiego. I Rom sono regolarmente bersaglio di violenze e crimini razzisti. Non è stato sviluppato alcun Piano d'Azione indirizzato alla situazione dei Rom in Kosovo. Un'importante condizione per stabilizzare la regione assicurare l'attuale pericolosa situazione dei Rom Kosovari è il chiarimento dello status del Kosovo - che dev'essere raggiunto il prima possibile dall'amministarzione ad interim dell'UNMIK, assieme alle autorità Serbe e Kosovare. Testimoniando così il ruolo che la EU può giocare, non soltanto nel processo negoziale, ma anche nell'amplificare lo sviluppo umano nella regione e la stabilizzazione della situazione sociale, ERIO richiede alla Presidenza EU:

  1. Di promuovere la partecipazione dei rappresentanti delle comunità Rom nei negoziati sullo status del Kosovo. Il pieno rispetto dei diritti delle minoranze dovrebbe essere argomento dei dialoghi sullo status del Kosovo.
  2. Appoggiare le iniziative per progettare un Piano d'Azione per migliorare la situazione dei Rom in Kosovo. Questo Piano d'Azione deve contenere misure volte all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e razzismo contro i Rom, ed incoraggiare lo sviluppo di un effettivo sistema giuridico che protegga i diritti delle minoranze. Devono essere incluse misure per lo sviluppo delle opportunità si scolarizzazione ed impiego per i Rom e per assicurare la loro partecipazione nel processo decisionale.
  3. Fare pressione verso l'UNMIK e le autorità perché scrutinino accuratamente le condizioni dei Rom nei campi rifugiati, così da determinare potenziali rischi per la salute e migliorare i servizi per gli abitanti. Dev'essere data particolare attenzione a quei campi dove c'è rischio di contaminazione da piombo (i campi situati a Mitrovica Nord, come Camp Osterode). Indipendentemente da ciò, la EU deve ricordare all'UNMIK e agli amministratori locali che la sistemazione nei campi rifugiati è soltanto una soluzione temporanea, e questi insediamenti per nessuna ragione devono diventare definitivi. Per quanto rimangano le condizioni che forzano i bambini Rom a rimanere nei campi rifugiati, dev'essere data particolare attenzione ai loro bisogni educativi. Dev'essere inoltre confermata la ricostruzione dei quartieri Rom in Serbia e Kosovo andati distrutti.
European Roma Information Office (ERIO)
Av. Edouard Lacomblé 17, Brussels 1040 Belgium
Phone: +32 (0) 2733 34 62 Fax : +32 (0) 2733 38 75
ivan.ivanov@erionet.org, guillermo.ruiz@erionet.org
www.erionet.org
 
Di Fabrizio (del 29/01/2007 @ 09:57:00, in Europa, visitato 2473 volte)

Lettera aperta da European Roma Information Office (ERIO)
I partiti dell'estrema destra costruiscono un blocco contro l'Europa democratica

vedi anche:

Il 15 gennaio 2007 i partiti orientati all'estrema destra hanno ufficialmente lanciato la loro piattaforma nel Parlamento Europeo. I membri del Parlamento dei seguenti partiti: Attack (Bulgaria), România Mare (Romania) Front National (Francia), Alternativa Sociale e Movimento Sociale Fiamma Tricolore (Italia), Vlaams Belang (Belgio) e due parlamentari indipendenti hanno annunciato la fondazione della piattaforma Identità, Tradizione e Sovranità (ITS). Secondo i suoi stessi rappresentanti, questa piattaforma intende difendere "i valori Cristiani", "mantenere l'identità Europea" e le "identità nazionali" dei loro paesi. Il fatto è che l'agenda di questi partiti e i loro principi politici sono molto distanti dal promuovere un'Europa tollerante e democratica.

European Roma Information Office (ERIO) esprime la propria preoccupazione per tale piattaforma di intolleranza nel Parlamento Europeo. I partiti coinvolti in Identità, Tradizione e Sovranità (ITS) promuovono valori ultra-nazionalisti e contro la diversità culturale.Anti-ziganismo, antisemitismo, discorsi contro i migranti e le minoranze appartengono ai programmi dei partiti di estrema destra che costtuiscono questa piattaforma. Questi partiti usano le istituzioni democratiche per promuovere valori e obiettivi anti-democratici. Negano i più importanti pilastri dei sistemi democratici e i diritti delle minoranze.

I membri di ITS hanno assunto importanza a causa delle loro dichiarazioni razziste contro i Rom. Dimitar Stoyanov, osservatore del Parlamento Europeo del partito bulgaro Attack, ha disseminato insulti contro la comunità Rom tramite il network di email del Parlamento Europeo. Corneliu Vadim Tudor, leader di România Mare, è noto per i suoi discorsi di odio contro i Rom in Romania. Movimento Sociale Fiamma Tricolore ha supportato lo sgombero dei Rom a Trento. Bruno Gollnisch, del Front National, è accusato di aver messo in dubbio l'esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento nazisti, dove furono uccisi  migliaia di Rom. Questa lista di dichiarazioni razziste e di odio non è esaustiva.

ERIO chiede ai partiti democratici del Parlamento Europeo di non cooperare con questa nuova piattaforma di estrema destra o con nessuno dei suoi membri e di riaffermare il loro impegno per una società libera dalla discriminazione e dal razzismo. ERIO ritiene che i partiti democratici debbano assumere un ruolo guida nella lotta contro il razzismo e la xenofobia in tutte le sfere della società.

European Roma Information Office (ERIO)
Address: Avenue Eduard Lacomble 17. 1040, Brussels. Belgium.
Phone: 0032 2 733 34 62
Fax: 0032 2 733 38 75
Website: www.erionet. org

 
Di Fabrizio (del 26/01/2007 @ 09:37:36, in Europa, visitato 2040 volte)

 

Da Romanian_Roma

DUBLINO - Michael McDowell, Ministro della Giustizia, ha ammesso che le richieste di asilo di oltre 200 Rom sono state rigettate senza nemmeno essere considerate. Ma secondo Irish Times  gli attivisti dei diritti civili ammoniscono sulla confusione dovuta al fatto che costoro ora sono cittadini dell'Unione Europea e godono della libertà di movimento.

I 220 Rom avevano fatto richiesta d'asilo settimana scorsa al Commissario per i Rifugiati.

Ma descrivendo quella che chiama "azione decisa nell'occuparsi dell'afflusso di Rumeni richiedenti asilo" McDowell dice di voler applicare il trattato EU che blocca le richieste di asilo provenienti da cittadini dell'Unione salvo casi eccezionali di negazione dei diritti umani.

[...]

Il Dipartimento di Giustizia dice che i Rumeni, nella loro richiesta, intendevano migliorare le loro condizioni economiche e l'accesso al mercato del lavoro. Inoltre il dipartimento cita l'accesso ai servizi sanitari e all'alloggio.

Secondo la legge, Rumeni e Bulgari, anche se dal 1 gennaio sono diventati cittadini europei, non possono arrivare in Irlanda per lavorare o richiedere i benefici connessi. Ma possono viaggiare in Irlanda e rimanervi senza dover chiedere asilo o registrare la loro presenza nel paese.

La polizia può bloccare il loro ingresso se non hanno mezzi finanziari o se rappresentano una minaccia alla sicurezza nazionale. Diverse OnG che lavorano con i rifugiati ritengono che i Rumeni abbiano fatto la richiesta per errore.

E Peter O'Mahony, presidente del Consiglio Europeo per le Libertà Civili, dice che c'è stata confusione: "Non posso credere che Rumeni e Bulgari abbiano richiesto volontariamente di usufruire del sistema d'asilo, che significherebbe essere controllati strettamente e un ingresso finanziario di solo € 19.10 a settimana."

"A loro non sarebbe permesso di lavorare. Avrebbero accesso limitato all'educazione per gli adulti e anche i loro bambini avrebbero scarsi benefici.

I Rumeni hanno il diritto di rimanere in Irlanda per tre mesi, dopodiché possono richiedere residenza permanente, ma è chiaro che alcuni intenderanno tornare a casa.

DIVERS - http://www.divers. ro

 
Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 10:03:46, in Europa, visitato 1543 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Secondo voci ancora da confermare, nelle recenti elezioni parlamentari in Serbia, sono stati eletti due Rom in Parlamento:

Rajko Djuric – Unione dei Rom di Serbia

Sajin Srdzan - Partito Rom

[...]

Asmet Elezovski
Roma National Congress
National Roma Centrum
Phone/fax: +389 31 427 558
Mobile: +389 75 844 822
www.nationalromacentrum.org

 
Di Fabrizio (del 24/01/2007 @ 10:15:41, in Europa, visitato 2080 volte)

Da Macedonian_Roma

Cari amici,

Spero che dopo tutte queste vacanze, in quest'anno possiamo organizzarci meglio e cominciare a vedere la situazione in una maniera più positiva. Voglio ricordare che il movimento dei Rom ha preso una direzione positiva, ma d'altra parte le problematiche sono rimaste quelle o sono peggiorate. Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti [European Roma and Travelers Forum - ERTF ndr] con l'OSCE/ODIHR lo scorso marzo ha partorito il gruppo di Skopje, formato da attivisti Rom che hanno fatto una priorità dell'aiutare i Rom rifugiati e i dispersi dal Kosovo, come pure dei Rom rimasti in Kosovo. E' una priorità perché i Rom possano meglio organizzarsi in simili situazioni di crisi come nella situazione del dopoguerra nella ex Yugoslavia.

In molti ci criticano per i pochi progressi ottenuti, sono personalmente d'accordo ma d'altra parte dobbiamo considerare la realtà, ci troviamo in difficili relazioni diplomatiche tra i Rom prima di tutti e poi tra loro come popolo e le istituzioni. Ora la Serbia è nella fase pre-elettorale e [...] solo dopo sarà possibile confrontarsi sullo status finale del Kosovo. Voglio e spero che i Rom di Serbia abbiano una rappresentanza in parlamento, così che possano aiutarci nel risolvere la situazione attuale dei Rom in questa regione. Anche se possiamo intendere l'attuale come una fase di passaggio, è molto importante per redirigerci sui seguenti punti.

  1. Far crescere l'importanza delle tematiche Rom nel nuovo status del Kosovo, dei rifugiati e dispersi nei Balcani e nei paesi europei (non dobbiamo dimenticare che il Kosovo è una grande ferita per noi Rom come è stato l'Olocausto).
  2. Dobbiamo comunicare e cooperare più spesso e in modo più costruttivo, anche in maniera critica, così da migliorare la nostra piattaforma politica, economica e sociale (ERTF nell'ultima riunione plenaria ha votato una Risoluzione su questi temi e spero che questo abbia una ricaduta nei programmi di molti governi europei e balcanici)
  3. Dobbiamo essere più attivi a livello locale e nazionale così da essere di supporto all'ERTF.

Esistono molte analisi di esperti ma abbiamo perso la nostra capacità di influenzare i livelli decisionali e dobbiamo sviluppare nostri piani d'azione per raggiungere i nostri scopi.

Per finire, cari amici, colleghi e fratelli, usciamo dai nostri recinti e cominciamo a lavorare positivamente per raggiungere qualcosa in più di ciò di cui abbiamo timore.

Spero che presto saremo in grado attraverso lo scambio di informazioni e aiuto da Varsavia, Strasburgo, Bruxelles di cooperare meglio.

Devlesa

Asmet Elezovski

 
Di Fabrizio (del 16/01/2007 @ 10:06:45, in Europa, visitato 2226 volte)

Premessa: La Bulgaria è sconvolta. Le reazioni rispetto alla conferma, in appello, della condanna a morte alle cinque infermiere bulgare e al medico palestinese accusati di aver provocato volontariamente il contagio con il virus HIV di 426 bambini nell’ospedale pediatrico di Bengasi nel 1998 (continua)

I Rom di Bulgaria e il Consiglio Sociale dei Rom "KOUPATÉ" hanno aderito alla manifestazione di protesta che si è tenuta il 12 gennaio scorso davanti all'ambasciata libica, durante la quale è stata consegnata una dichiarazione all'ambasciatore della Libia, nella quale si esprime la richiesta di riconsiderare il processo contro le infermiere bulgare e il dottore palestinese.

Riassunto tratto da Roma_Francais

 
Di Fabrizio (del 11/01/2007 @ 10:06:15, in Europa, visitato 1916 volte)

BRATISLAVA, - L'arcivescovo cattolico Jan Sokol ha elogiato il ruolo nel periodo bellico autoritario della II guerra mondiale del prete filo-nazista Jozef Tiso come "tempo di benessere", sollevando le proteste delle comunità Ebrea e Rom della Slovacchia.

In un'intervista alla TV di Bratislava TA3, Sokol ha detto di apprezzare Tiso.

"Me lo ricordo dal tempo dell'infanzia.. Eravamo molto poveri e sotto la sua guida la situazione migliorò grandemente," ha detto l'arcivescovo. Ha aggiunto che fu un "tempo di benessere".

La maggior arte degli Ebrei slovacchi morì nei campi di concentramento durante la II guerra mondiale, quando la Slovacchia divenne uno stato fantoccio e venne governato dal 1939 al 1945 da Tiso, monsignore cattolico. Venne giustiziato come traditore dalle autorità cecoslovacche nel 1947.

Un'associazione della comunità religiose ebree di Slovacchia ha detto che Sokol "ha dimenticato di menzionare il fato di oltre 70.000 Ebrei slovacchi, deportati dal governo slovacco" nei campi di concentramento nazisti, dove la maggior parte perì. Solo 4.000 Ebrei vivono ancora in Slovacchia.

"L'arcivescovo Jan Sokol ha offeso le vittime dell'Olocausto quando ne ha parlato positivamente,"  dice l'Associazione Centrale delle Comunità di Religione Ebraica. "Per noi, sopravvissuti all'Olocausto, simili apprezzamenti sulla Slovacchia totalitaria sono inaccettabili."

Con una dichiarazione anche il Consiglio Slovacco delle Comunità Rom ha criticato le dichiarazioni di Sokol. Molti dei Rom slovacchi perirono nei campi nazisti.

Ladislav Richter, a capo del Consiglio, ha detto che sotto Tiso i membri della minoranza Rom furono banditi dai trasporti e dalle case e l'intera comunità Rom fu rilocata a forza.

L'ufficio di Sokol ha respinto le critiche, dicendo che l'arcivescovo ha "presentato il suo personale punto di vista."

Il governo non ha ritenuto di esporre la propria opinione.

Circa il 70% dei 5,4 milioni di Slovacchi sono di religione cattolica e le dichiarazioni di Sokol hanno attirato anche le loro critiche.

"Quello che ha detto è completamente sbagliato" ha affermato Veronika Bazanova (34) mentre usciva dalla cattedrale di Bratislava. Sua madre Ana (78) aggiunge di ricordare "il periodo di Tiso come tempi duri." "Ho visto deportare gli Zingari. L'arcivescovo ha torto, non c'è stato niente di buono in quel periodo."

Anche se dal 2004 è parte dell'Unione Europea, la Slovacchia sta ancora provando a migliorare la situazione sui diritti umani.

Il governo del Primo Ministro Robert Fico, composto da socialdemocratici e nazionalisti, si è impegnato nel proteggere i diritti delle minoranze, ma parecchi incidenti etnici hanno coinvolto la minoranza dei 500.000 ungheresi, creando tensioni anche con l'Ungheria.

L'anno scorso Fico ha incontrato severe critiche all'interno e all'estero nel voler formare una coalizione col Partito Nazionale Slovacco guidato da Jan Slota, che spesso si è espresso con toni critici sulle minoranze, e con il Movimento per la Slovacchia Democratica, dell'ex premier Vladimir Meciar.

 

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