Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 14/07/2009 @ 09:47:37, in Europa, visitato 1533 volte)

Da Polska_Roma

Cafebabel.com by Andreu Jerez Ríos - Berlino (Images: ©Andreu Jerez); Translation: cafebabel.com, Lydia Bigos 08/07/09

Mentre i problemi della più grande minoranza europea sembrano non finire, la UE vorrebbe offrire qualche speranza nonostante "molte chiacchiere e poca azione". Testimonianze dai Rom europei

Verso la fine di maggio, un gruppo di famiglie rom, circa 90 persone, si accamparono in un parco di Berlino per scappare alla miseria di cui soffrivano nel loro paese, la Romania. Subito scattarono le polemiche - la polizia tentò ripetutamente di sgomberarli e diverse associazioni riportarono la mancanza di rispetto dei diritti umani di base di questi cittadini a pieno titolo della UE.

 (video in inglese: Europe's young Roma speak)

Situazioni simili sono comuni in Europa e colpiscono i membri della comunità rom, che consiste in circa 9/12 milioni di persone. Mentre la UE continua la sua espansione e cerca soluzioni (migliori o peggiori) alle questioni identitarie ed ai problemi sociali che ne sono al cuore, la tematica rom è ancora aperta da discutere. Questo è corroborato da rapporti come quelli di Amnesty International e delle Nazioni Unite. Queste organizzazioni condannano il razzismo e la violazione dei diritti umani che questo gruppo etnico continua a soffrire, e che non sempre riceve una risposta politica convincente.

Incontro di Berlino

Tre settimane prima dell'arrivo a Berlino delle famiglie zingare rumene, un altro gruppo di zingari da tutta Europa si è incontrato nella capitale tedesca, anche se hanno ricevuto un'attenzione totalmente differente. Cinquanta giovani rom ed operatori sociali che lavorano con le organizzazioni giovanili in quattordici paesi europei, hanno partecipato ad un seminario organizzato dall'associazione tedesca "Amaro Drom e Roma Active Albania", con l'appoggio della commissione europea. L'incontro è servito a condividere le esperienze e sottolineare i piani futuri. Parliamo con sei dei partecipanti sui punti di vista generali della gioventù zigana europea, prospettive, paure e speranze.

Hamze Bytyci, 27 anni, tedesco kosovaro, lavora per Amaro Drom

Hamze si sente "metropolitano, europeo e zingaro". Per lui, il futuro della comunità rom ha due uscite. "Ora stiamo facendo i primi passi per migliorare la situazione. E' come la partenza di una rivoluzione pacifica. D'altra parte, sappiamo tutti cosa sta succedendo alla minoranza rom in paesi come l'Italia e la Repubblica Ceca.. Abbiamo bisogno di più fondi e più tempo".

Admir Biberovic, 25 anni, bosniaco laureato in legge

Admir è positivo sul futuro della sua comunità in Bosnia. "Il governo del mio paese è membro del progetto Decennio dell'Inclusione Rom (2005-2015). Cerca l'inclusione della comunità rom europea, dove ha già investito 3 milioni di euro". Admir è ottimista perché ritiene che se qualcuno è persuaso di cambiare qualcosa, è possibile farlo.

Ionut Stan, 24 anni, poliziotto dalla Romania

Ionut si sente Rom perché "non può essere niente altro". E' cosciente del fatto che la sua comunità continua ad essere discriminata, anche se nota una differenza: "Mentre è sicuro che in alcune regioni della Romania le comunità rom sono molto povere, ci sono anche membri della mia comunità che sono molto ben integrati sia nel lavoro che negli studi." Ionut ha ricevuto un'opportunità di lavoro per sei mesi a Bruxelles, quindi apprezza gli sforzi UE. Ionut è ottimista sul futuro: "La vita dei miei figli sarà migliore della mia".

Karolina Mirga, 26 anni, studentessa polacca

"La mia nazionalità ufficiale è polacca, ma nel mio cuore sono zingara - sono una zingara polacca". Karolina ha qualche incertezza sul futuro, ma è consapevole che la sfida "è già iniziata. Forse tra cinquant'anni ci sarà un presidente zingaro negli USA," ride.

Kike Jiménez, 24 anni, operatore sociale spagnolo

Kike lavora nell'associazione Kale dor Kayiko, che ha sede nei Paesi Baschi. Definire la propria identità non è un compito facile: "Uff, è un po' difficile rispondere data la situazione politica nei Paesi Baschi. Se ha ciò aggiungiamo la mia identità gitana, la questione sembra essere un po' complicata. Mi sento ugualmente gitano, basco e spagnolo, e pure europeo." Kike dice che i Rom nel nord della Spagna sono un po' indietro sui temi dell'istruzione, rispetto ai Rom che vivono in altre regioni come la Catalogna, l'Andalusia o Madrid. "Negli ultimi cinquant'anni la società rom è cambiata notevolmente," conclude. "Tra cinquant'anni, penso che saremo dappertutto, dovunque vorremo essere."

Nesime Salioska, 27 anni, coordinatrice dell'associazione rom per l'affermazione multiculturale di organizzazione - SOS di Prilep, Macedonia

Nesime ha un punto di vista piuttosto pessimista: "Molti paesi UE fanno soltanto chiacchiere sulla situazione della comunità Rom, ma non agiscono. Germania e Spagna ne sono due buoni esempi. Parlano costantemente sulla necessità di migliorare la situazione dei Rom negli altri paesi, come la Macedonia. Invece, né la Germania né la Spagna hanno fatto alcun passo concreto per trovare soluzioni ai problemi con le comunità rom nei loro paesi."

 
Di Fabrizio (del 14/07/2009 @ 09:19:35, in Europa, visitato 1321 volte)

Da Roma_ex-Yugoslavia

ZAGABRIA (AFP) - Il presidente croato Stipe Mesic ha parlato all'inizio della settimana contro la crescita di "aggressioni" dei nostalgici del regime pro-nazista instauratosi nel paese durante la II Guerra Mondiale.

Mesic ha anche criticato il fallimento dello stato croato nel confrontarsi con la crescita dei simpatizzanti del nazismo.

"Dobbiamo essere pronti a reagire alle aggressioni dei revisionisti, che stanno diventando sempre più brutali," ha sollecitato martedì per sottolineare la giornata nazionale antifascista della Croazia.

"Dobbiamo difendere la verità storica. Se non lo facciamo oggi, domani sarà troppo tardi," ha aggiunto.

L'ammonimento di Mesic è arrivato in una cerimonia nella centrale città di Brezovica per ricordare la fondazione, il 22 giugno 1941, della prima unità di partigiani croati che si opponevano allo stato Ustascia pro-nazista, che venne sconfitto quattro anni dopo.

Il capo di stato ha anche denunciato un'atmosfera in Croazia che dice di averlo obbligato a richiamare gli sforzi per difendere la lotta conto il fascismo.

Mesic ha aggiunto che la lotta è stata "appannata" da quei nostalgici del regime pro-nazista.

"Invidio il cancelliere tedesco, il primo ministro britannico ed il presidente francese, che non hanno da lottare contro i revisionisti," ha detto.

"In quei paesi, la battaglia è guidata dallo stato che reagisce ad ogni livello" contro gli incidenti neo-nazisti.

"A volte ho l'impressione di essere solo in questa lotta, e quel che manca è il supporto dello stato," ha aggiunto Mesic.

Mesic si è spesso espresso contro i simpatizzanti nazisti in Croazia, ma si è trovato in una situazione imbarazzante nel 2006 quando furono pubblicati suoi commenti dove apparentemente approvava il regime pro-nazista.

Ancora chiese scusa a seguito della pubblicazione di alcune sue opinioni in un discorso del 1992 in Australia.

Nel discorso, Mesic disse che i Croati avevano segnato due vittorie storiche - una quando venne fondato lo stato Ustascia pro-nazista nel 1941 e l'altra quando gli antifascisti vinsero alla fine della II guerra mondiale. Centinaia di migliaia di Ebrei, Serbi, Rom ed antifascisti Croati perirono nei campi di concentramento installati dal regime croato durante la II guerra mondiale.

 
Di Fabrizio (del 10/07/2009 @ 09:19:05, in Europa, visitato 2133 volte)

Segnalazione di Marko D. Knudsen

Giorno Internazionale del Ricordo delle Vittime Rom del Porraimos (Olocausto)

Quest'anno il 2 agosto diverrà il Giorno Internazionale del Ricordo delle Vittime Rom del Porraimos (Olocausto). Il 2 agosto 1944 oltre 3.000 Rom e Sinti ad Auschwitz-Birkenau furono gasati e poi cremati.

Questo giorno di azione è stato suggerito dal Congresso Nazionale Rom e dall'Unione Internazionale Rom, da un'udienza del Forum Rom e Viaggianti Europei nel Consiglio d'Europa, tenutasi a Strasburgo il 29 giugno 2009. E' stata adottata da tutti i partecipanti all'iniziativa "Assieme contro l'Antiziganismo in Europa", che suggeriscono il 2 agosto alle ore 12.00 di scendere per cinque minuti nelle strade, ovunque in Europa, e farsi vedere con una candela accesa pregando per i morti.

SIATE VISIBILI!

Quest'anno il Giorno del Ricordo sarà dedicato ai bambini Rom e Sinti che hanno subito abusi o sono stati uccisi in Europa.


Mi è stata consegnata anche la versione in romanes (qui di seguito), gli ho dato un'occhiata, in alcuni punti mi suona strana e non mi sento di garantire sulla traduzione

Internacijonalno Djes le Murdarde Romenge ando Pharraimos (Holocaust)
Kado bersh po 2.to Augusto avela o Internacijonalno Djes le Murdarde Romenge ando Pharraimos (Holocaust). O Dujto Augusto sas o djes ando 1944 bersh kaj maj but sar 3.000 Rom thaj Sintura sas murdarde ando Ausschwitz-Birkenau, kothe von sas bishade ando Gaso thaj pala kodo pabarde. Kerde ande amare manush Pharra.
Kado djes pe Akcija sas akardo kathar o Roma National Congress thaj e Intrenational Romani Union, pe jekh hearingo kaj akardas o European Roma and Travellers Forum, ando Konzilo la Europako ando Strasurgo po 29. Juni 2009. Sa e participantura pende mishto pe kadi Akcija. E paritcipantura po kidipe “Khetane kontra/mamuj o Antiziganismo ande Europa” dine suggestija

Po Dujto August kal 12:00 chasura

Te djal pe avri pe Droma pe 5 minuti, te sikadjuvas, te mangas amen anda e Mule, te aven Jerthe, te pabaras lenge jekh momeli po drom,

TE SIKAVAS AMEN, KE KATHE SAM !

Kado bersh o djes, Djes le Murdarde Romenge ando Pharraimos avela spezialno le Romane chavorenge kaj keren lenge bislashimo thaj mudaren len ando Europa.

 
Di Fabrizio (del 29/06/2009 @ 09:48:51, in Europa, visitato 2257 volte)

Da Czech_Roma (Se ne era parlato QUI)

The Prague Post Le vittime dell'incendio doloso ancora senza casa - La burocrazia impedisce alle famiglie rom di accedere ai fondi pubblici Posted: June 24, 2009 By Wency Leung, Staff Writer

Kudrik, sua madre Božena Bandurová, la figlia Pavlína ed altri quattro dividono un  piccolo riparo temporaneo. (foto di Vladimir Weiss)

Anna Siváková è scoppiata in lacrime quando ha visto le due stanze che la città di Vítkov ha assegnato alla sua famiglia.

La famiglia rom aveva perso la sua casa in un incendio apparentemente a sfondo razziale il 19 aprile. Siváková e suo marito, Pavel Kudrik, hanno avuto diverse ustioni che li hanno tenuti in ospedale nella vicina Ostrava per quasi due settimane, mentre la figlia più piccola, Natálka di 2 anni, rimane in cura intensiva, lottando per sopravvivere.

Per Siváková, è stato come un altro incendio ritornare a Vítkov dopo il rilascio ospedaliero del 2 maggio, soltanto per raggiungere suo marito, gli altri tre bambini ed i genitori nell'affollato e misero riparo, situato dietro una clinica veterinaria accanto allo scolo dei rifiuti canini. Con i suoi letti metallici a castello e nessuno spazio per muoversi - tantomeno per far giocare i bambini o per fare i loro compiti - il posto sembra, come dice un membro della famiglia, "come una prigione".

Dopo più di un mese, la famiglia rimane nel riparo temporaneo, incapace di trovare una nuova casa, nonostante i versamenti di donazioni per aiutarla a ricostruirsi una vita. A causa della burocrazia, la famiglia deve ancora ricevere i fondi donati, e se non ci fossero determinate condizioni, questo potrebbe anche non avvenire mai.

I funzionari del municipio di Vítkov, che gestisce le donazioni, dicono che le esigenze giuridiche impediscono alla famiglia di accedere ai soldi tranne che per l'assistenza medica di Natálka e la nuova sistemazione. Inoltre, se la famiglia non dovesse trovare una sistemazione adatta entro la fine dell'anno, il consiglio comunale sarebbe tenuto, secondo la legge, a cedere i fondi al distretto della Moravia Settentrionale.

Anche se i funzionari sottolineano che ciò è improbabile, è una prospettiva che alcuni attivisti trovano oltraggiosa.

"Il conto è [inteso] solo per questa famiglia," ha detto Zdeněk Ryšavý, direttore esecutivo dell'OnG Romea, che ha trasferito le donazioni da tutto il mondo alla raccolta pubblica gestita dal comune di Vítkov. Trattenere quei fondi "non è civile", dice.

Gwendolyn Albert, attivista per i diritti umani, ha aggiunto che di essere rimasta inascoltata per una raccolta raccolta da spendere in qualcosa che non fosse lo scopo preposto: "La sola ipotesi è insultante per la famiglia e per tutti quanti abbiano donato in buona fede fondi per assistere questa gente," ha detto.

Non solo la sua famiglia non ha visto un soldo delle donazioni, Siváková ha detto che non è chiaro chi realmente li gestisca.

"Non so chi li controlli. Di certo non noi," ha detto, aggiungendo di non sapere neanche quanti soldi sono stati raccolti. "[I funzionari cittadini] non vogliono dirci l'importo esatto".

Da quanto risulta, la raccolta è ora di 757.000 Kč, ha detto Hana Klapetková, a capo del dipartimento cittadino per gli affari sociali. Secondo la legge sulle raccolte pubbliche, le autorità della città sono incaricate della gestione dei fondi.

Nota che il fallimento della famiglia nel trovare una nuova casa non dipenda dalla mancanza di sforzi dei funzionari.

"Abbiamo trovato diverse soluzioni accettabili che loro hanno rifiutato perché ritenevano la casa o troppo piccola o troppo grande. Altre volte, prima che prendessero una decisione, un altro compratore riservava la casa," dice Klapetková. "La città li sta aiutando, per quanto può".

Šarka Petrtýlová, segretaria del sindaco, ha aggiunto di essere certa che un alloggio adeguato per la famiglia può essere trovato, a Vítkov o altrove, prima della fine dell'anno. Altrimenti, ha detto, il consiglio comunale estenderà di un anno la scadenza, che riconosce essere stata stabilita arbitrariamente durante un'affrettata riunione all'inizio del mese.

"In realtà non abbiamo ponderato sul termine, che doveva essere a tre mesi da adesso, così l'abbiamo lasciato sino alla fine dell'anno," ha detto Petrtýlová.

Tuttavia ha notato che, secondo la legge, il consiglio comunale ha dovuto stabilire un termine, dopo il quale ogni somma non impiegata finirà negli uffici distrettuali.

Kumar Vishwanathan dell'OnG Vita Insieme, che è stato in stretto contatto con al famiglia, ha detto di credere che le donazioni non saranno mai trasferite negli uffici distrettuali.

Anche se concorda sul fatto che i funzionari stiano facendo del loro meglio per trovare alloggio alla famiglia, ha detto che non è stato facile a causa dell'opposizione dei futuri vicini e proprietari.

"Penso che ci siano molti pregiudizi sul vivere accanto ai Rom. La gente non vuole vivere vicino ad una famiglia rom," ha detto Vishwanathan.

Ha aggiunto che, mentre non ha obiezioni sulla gestione cittadina delle donazioni, la famiglia rimane in difficoltà finanziarie, dato che i genitori hanno bisogno di denaro per andare e tornare dall'ospedale di Ostrava per visitare Natálka. Secondo i funzionari cittadini, la famiglia vive di previdenza sociale.

"Sinora hanno sostenuto un sacco di spese," ha detto Vishwanathan. "Per loro è un drenaggio di risorse."

Nel contempo Kudrik, il padre di Natálka, ha detto che la sua preoccupazione più grande è di curare la figlia, che avrà bisogno di trattamenti medici per il resto della vita. L'assicurazione di stato sta coprendo la maggior parte delle spese mediche per Natálka.

Gli attentatori non sono ancora stati identificati. Ciononostante, Kudrik dice di volere che la famiglia resti a Vítkov, dove i suoi bambini vanno a scuola. D'altra parte è a conoscenza che se non verrà trovato nessun alloggio in città, la famiglia dovrà cercare una sistemazione da qualche altra parte.

"Non c'è niente di chiaro su questo punto," dice.

- Martina Čermáková contributed to this report.

 
Di Fabrizio (del 27/06/2009 @ 09:34:42, in Europa, visitato 2164 volte)

Da Romanian_Roma (Non mi importa se le loro richieste possano apparire strampalate, finalmente dei Rom che non si nascondono!)

di Mihaela Dumitrascu – Divers.ro

22/06/09 - Uomini con cappelli e baffi e donne con gonne colorate. Non più giovani, ma determinati. Chiedono i loro diritti e non mendicano una grazia. Questo è come questa settimana si è manifestata davanti al Governo la protesta dei Rom tradizionali.

Martedì 16 giugno, circa 200 Rom tradizionali sono scesi in strada, protestando contro le politiche sulle minoranze del governo rumeno. In un promemoria indirizzato al Primo Ministro Emil Boc, i Rom hanno chiesto il rispetto dei diritti del gruppo etnico, e nel contempo hanno chiesto la restituzione dei beni confiscati alle famiglie deportate in Transnistria (vedi QUI ndr).

"A partire dal 2001, i Rom sono stati oggetto di diverse politiche pubbliche: le strategie del Governo, il Programma Nazionale contro l'Impoverimento e per l'Inclusione Sociali ed il Promemoria Comune per l'Inclusione Sociale," dice il documento rilasciato dal Comitato Europeo dei Rom Krisinitor (giudici ndr), iniziatori della protesta.

Le mete di queste politiche sono il miglioramento della situazione dei Rom, la riduzione dell'impoverimento e dell'esclusione sociale, la promozione continua della società coesiva ed inclusiva, tutte collegate al Piano Nazionale di Sviluppo 2007 - 2013.

Ma "dopo 17 anni di strategie, politiche di inclusione per i Rom, programmi di azione e progetti per migliorare la loro situazione, la minoranza rom continua ad affondare nel circolo vizioso dell'esclusione sociale," hanno dichiarato i sottoscrittori del Promemoria.

Così è successo che il 16 giugno, quando vengono ricordati i 67 anni dell'Olocausto Rom in Romania, circa 200 rappresentanti delle comunità tradizionali di questa minoranza etnica, si sono riuniti per protestare di fronte al Museo Grigore Antipa di Bucarest.

Le richieste dei Rom: strade, elettricità, lavoro...

Spiega Istrate Bratianu, un anziano Rom di Matasari: "Ha detto che andranno dal sindaco, installeranno l'elettricità, ci daranno assistenza per la disoccupazione, ci ritorneranno l'oro che non è stato pagato."

"Il nostro oro che è rimasto là, perché non ce lo ridanno? Era dei nostri antenati che hanno sofferto..." geme una donna vicino lui.

I Rom dicono di non avere bisogno di lavoro, ma vogliono che le loro richieste vengano prese in considerazione. "Non abbiamo bisogno di lavoro, abbiamo da lavorare. Lavoriamo il rame, facciamo pentole, ma abbiamo bisogno di aiuti per la disoccupazione. Per cinque anni non l'abbiamo ricevuta. E poi nel nostro villaggio non c'è una strada," spiega Istrate Bratianu.

Il promemoria ha proposto al governo rumeno una lista di azioni urgenti per indirizzare i problemi delle comunità tradizionali e semi-nomadi, specificando che i problemi di queste comunità non sono affrontati da nessun programma di inclusione sociale. Le richieste sono:

  • La creazione di una Commissione Nazionale per i Rom, che dovrebbe adottare un Rapporto annuale di Monitoraggio sull'Inclusione delle Comunità Tradizionali e Semi-Nomadi nelle azioni delle politiche pubbliche per i prossimi anni.
  • Trovare soluzioni per la migrazione dei Rom in Europa, installando alcuni Centri di Documentazione nei paesi dove sono emigrati dalla Romania un significativo numero di Rom, e pure alcuni Osservatori Regionali di Controllo sulla Migrazione.
  • Promulgare lo status ed il ruolo dell'istituzione del Krisinator (giudice nella "Legge Zingara"/Rromanipen), adottando l'Ordinanza di Legge n. 192/16.05.2006 sulla mediazione e la professione del mediatore.
  • Favorire il viaggiare stagionale dei Rom nomadi per le attività di artigianato, così pure il funzionamento flessibile delle fiere e la creazione di un circuito di "commercio equo" ad hoc.
  • Adattare il sistema d'istruzione rumeno ai metodi specifici per le comunità bilingue, secondo gli standard internazionali.
  • Iniziare un programma nazionale che consideri la situazione dei Rom senza casa, che comprenda la registrazione catastale delle case nei campi rom e la creazione di una rete di camping temporanei
  • Organizzare presidi medici mobili nelle comunità tradizionali e semi-nomadi.
 
Di Fabrizio (del 26/06/2009 @ 09:46:01, in Europa, visitato 2157 volte)

Da Roma_Daily_News [Non entro nei giudizi politici dell'articolo (se non si capisce il giornale The Post è della Repubblica Irlandese), ma i recenti fatti di violenza a Belfast contro la comunità rom rumena, risvegliano un passato che si voleva dimenticare. Si ripropone anche la questione della fallita integrazione nelle aree ghetto cittadine - PS chiedo scusa per alcune imprecisioni nella traduzione]

ThePost.ie 21 giugno 2009 - By Tom McGurk

L'attacco razzista alla comunità rom nell'area Village di Belfast è arrivata senza sorpresa a chi conosce il luogo.

Per anni, è stata un sinonimo degli elementi degli elementi lealisti più estremi e, durante i Disordini, era dominata dal paramilitarismo lealista. Durante i peggiori giorni degli assassinii settari a Belfast, il Village era il quartier generale per alcune delle più sanguinarie bande lealiste.

Situato proprio sotto Falls Road presso l'autostrada M1 e vicino al centro cittadino, era posizionato idealmente per le uscite delle bande di assassini verso le adiacenti aree cattoliche per rapire le vittime.

Per anni, molti dei corpi delle persone che uccidevano sarebbero state trovate alla luce del mattino nelle vaste aree delle discariche che circondavano il Village.

Sempre più decrepito ed in rovina, il Village è oggi simbolico di quello che è accaduto a vaste sezioni delle comunità della classe operaia unionista del Nord, con enormi livelli di disoccupazione, bassi livelli di successo scolastico e seri abusi di alcool e droga.

Negli anni recenti, quanti potevano lasciavano il Village, col risultato che molti edifici sono stati comprati a poco prezzo dalle immobiliari per affittarli. Questo a sua volta ha portato ad un afflusso di immigrati nell'area.

Qui allora è il vecchio territorio della classe operaia unionista che, semmai, approfondisce le incertezze nella nuova dispensa politica del Nord. Sospetto che gli attacchi ai Rom a lungo perseguitati, vengano come una sorpresa, [Rom] che hanno la più grande percentuale di vittime uccise nei campi di sterminio nazisti.

D'altra parte, sono soltanto le ultime vittime degli attacchi settari nel Nord, che ha il più alto livello di crimini razziali in queste isole. Negli anni, ci sono stati persistenti attacchi alla comunità cinese a Belfast sud, ed in altri posti a Polacchi e Portoghesi.

Le origini degli ultimi attacchi risiedono nei tumulti attorno alla partita Irlanda del Nord - Polonia a marzo nel vicino Windsor Park. Dato che la comunità polacca è soprattutto cattolica, c'è voluto davvero poco per far esplodere le violenze.

Da marzo, sembra esserci stata una sistematica, se non spasmodica, campagna per "liberare" l'area del Village dagli stranieri, culminata negli attacchi di questa settimana ai Rom.

Una recente indagine del giornale The Observer puntualizza che circa il 90% dei crimini razziali nel Nord sono avvenuti nelle aree lealiste,un segnale significativo sull'eredità di cui il lealismo paramilitare, ufficiale o meno, è largamente responsabile.

Ha scritto The Observer che "questi assalti variano dalle bombe molotov contro le case dei lavoratori migranti agli sgomberi forzati delle donne di colore dalle case lealiste. In un caso i razzisti hanno sparso escrementi su una chiesa cattolica in Upper Newtownards Road a Belfast est, che era diventata il tempio per le infermiere filippine che lavorano nel vicino Ulster Hospital."

[...] Possiamo solo essere testimoni che gli spasmi morenti del bigottismo raddoppiano il cosiddetto Protestantesimo-Anglo-Sassone nel Nord e la sua infame intolleranza verso chi è diverso da sé.

Ma forse quello che è successo a Belfast settimana scorsa è ancora un altro segnale delle crescenti preoccupazioni e dello scontento sociale sulle politiche migratorie multi-razziali e multi-etniche della UE?

In tutta Europa, nelle recenti elezioni, ci sono stati significativi segnali che la razza e la migrazione stanno entrambe assumendo importanza politica, non ultima in Bretagna.

Là, migliaia di votanti laburisti della classe operaia hanno abbandonato il loro partito per eleggere due membri del Partito Nazionale Britannico (BNP). Altre migliaia si sono affollate nel Partito dell'Indipendenza del Regno Unito (UKIP).

Pochi commentatori l'hanno menzionato, ma il voto combinato di UKIP e BNP al 22,7% è stato superiore a quello che hanno preso tanto i Laburisti che i Liberali presi singolarmente, mentre è solo del 5%  inferiore a quello dei Conservatori che sono al 27,7%.

Il crescente voto britannico per gli Euroscettici ora eguaglia metà dell'elettorato, con le preoccupazioni sull'immigrazione al suo centro. (Nessuna meraviglia che ci siano preoccupazioni europee e a Downing Street sul ripassare all'Irlanda i protocolli del Trattato di Lisbona sul percorso che potrebbe aver bisogno di ritornare a Westminster).

Infatti, in tutta Europa (dove soltanto due elettori su cinque hanno votato) ci sono stati spostamenti significativi verso i partiti anti-immigrazione di destra in Danimarca, Olanda, Belgio, Austria ed Italia. Partiti stridentemente nazisti hanno registrati successi in Ungheria e negli stati Baltici.

L'austriaco Partito della Libertà ha oltre che raddoppiato i suoi voti, ottenendo il 13,1%, con una piattaforma anti-islam. Nei Paesi Bassi, il partito anti-islamico di Geert Wilders ha ottenuto il 17% dei voti, con quattro seggi e tre ne ha portati a casa l'ungherese Jobbik.

Jobbik si descrive come Euroscettico ed anti-immigrazione e vuole che la polizia ponga termine ai piccoli crimini commessi dagli zingari - ironicamente gli stessi Rom che sono sotto attacco a Belfast. I critici definiscono il partito come razzista e antisemita.

Mentre si approfondisce le recessione economica europea, creando sempre più disoccupazione e code crescenti per l'assistenza sociale, il dibattito sull'immigrazione può dirsi sospeso come importanza politica.

L'elefante nella cristalleria è che l'ampio voto anti-Lisbona dell'anno scorso da parte della classe operaia irlandese, può ben essere stato influenzato dall'immigrazione, ma tali sono le limitazioni che ci sono imposte dagli zar del politicamente corretto, che la cosa non può essere ammessa pubblicamente. In effetti, ogni domanda riguardo le più ampie implicazioni dell'immigrazione porta al riflesso pavloviano dell'accusa di razzismo.

La criminalità politica, ovviamente, cercherà sempre il punto di minor resistenza e gli sfortunati Rom di Belfast settimana scorsa sono serviti allo scopo. Ma possiamo appena ignorare il potenziale sfruttamento della destra su questo tema, non ascoltando le preoccupazioni della gente?

Per esempio, non tenere in conto del giudizio dell'Irlanda sul Trattato di Lisbona è tornare al gioco delle tre carte di Bruxelles, o, come ha scritto elegantemente sul Guardian un diplomatico UE: "Vogliamo il massimo impatto in Irlanda e il danno minimo per tutti gli altri". Vediamo qui il malessere democratico europeo in tutto il suo genio furtivo, tessere un muro di parole attorno al fatto non modificabile che lo stesso Trattato di Lisbona può essere soltanto rivotato.

Come nelle sue ambizioni multiculturali, il diritto di voto dei cittadini non è richiesto. Talvolta ci si domanda se la questione che pende sul programma europeo porti al XXI secolo, o indietro agli anni'30.

 
Di Fabrizio (del 25/06/2009 @ 09:41:23, in Europa, visitato 1642 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

18 giugno 2009 Reuters AlertNet non è responsabile del contenuto di siti esterni Scritto da: Save the Children By Phoebe Greenwood

Appena fuori dalla capitale del Montenegro, Podgorica, accanto alla discarica comunale, c'è il campo per rifugiati di Konik. Baracche disordinate coperte di latta e tende ONU rinchiuse da recinzione, ospita oltre 2.000 rifugiati rom che hanno vissuto qui per dieci anni da quando fuggirono dalla violenza in Kosovo. E' il più grande campo per rifugiati nei Balcani. Centinaia di bambini vivono qui in condizioni inumane senza abbastanza acqua o cibo, e quasi nessuno fuori dal Montenegro ne ha mai sentito parlare.

Le condizioni a Konik sono terribili. Il fuoco è una regolare minaccia, spesso fatale. Tre settimane fa, una fiammata causata da un collegamento difettoso ha distrutto 18 baracche di legno e lasciato 124 persone senza un tetto. Queste famiglie vivono ora nelle tende dell'agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) o si sono trasferite a vivere nelle baracche già sovraffollate dei parenti. Stavolta, per fortuna, nessuna vita è andata persa.

Il campo ha una fornitura irregolare di acqua ed elettricità. In estate, quando le temperature regolarmente superano i 40° Celsius, semplicemente non c'è abbastanza acqua in circolo. Alla vicina discarica, i rifiuti vengono bruciati tutti i giorni, Di conseguenza, sono comuni i malanni polmonari.

I rifugiati in Montenegro non possono lavorare e non hanno documenti, così la maggioranza nel campo sopravvive cercando il cibo nei contenitori della spazzatura a Podgorica.

"Mio marito è morto qui otto anni fa, credo per la paura e la tristezza," dice la cinquantaseienne Mehria.

"Vedete la casa dove vivo - sta cadendo a pezzi. Ogni volta che piove, l'acqua scende dal soffitto ed impregna tutto. Io e i miei bambini per mangiare cerchiamo nella spazzatura. E' una crisi, nessuno ci aiuta."

Pochi bambini vanno a scuola. Alla scuola primaria di Konik, 270 dei 1.300 alunni sono Rom. Save the Children, che dal 2002 ha lavorato in progetti educativi per integrare i bambini rom, dice che tenerli a scuola rimane il maggior problema. In pochi completano il ciclo primario.

"I bambini rom sono tra i più marginalizzati in questa parte del mondo," dice Jasminka Milovanovic, manager per la comunicazione e la consulenza di Save the Children.

"L'alto tasso di abbandono è uno dei più grandi problemi per varie ragioni - mancanza di risorse materiali, mancanza di motivazione e bisogno di fare soldi. Questi bambini vivono in cattive condizioni e non sono accettati a scuola dai compagni o dagli insegnanti per la cattiva igiene."

I Rom sono una minoranza etnica sparsa attraverso l'Europa Centrale ed Orientale con una vasta comunità negli stati balcanici. Si stimano 3,7 milioni di Rom che vivano nell'Europa del Sud Est. In tutta la regione, soffrono di alti tassi di disoccupazione, mancanza di istruzione, povertà e discriminazione.

La comunità rom di Konik è composta di rifugiati dal Kosovo. La maggior parte ha lasciato la loro terra e le case durante il conflitto negli anni '90, quando i Kosovari albanesi li cacciarono, ritenendoli alleati dei persecutori serbi.

Lo studente Sebajdih Krasnici, 15 anni, dice che i bambini rom soffrono per i soprannomi ed il bullismo a scuola. "A scuola non ci rispettano. Ci chiamano "pelle nera" e "zingari". Sono solo maleducati. Recentemente, una ragazza a scuola mi ha chiesto di prestarle la mia matita. Le ho detto che non potevo perché avevo solo quella. E' diventata matta e ha iniziato a chiamarmi zingaro e con ogni sorta di brutte parole. Mi sono sentito malissimo. Dovrebbero rispettare me, i miei fratelli e la mia famiglia."

Per molti genitori del campo, la salute dei loro figli più che la loro istruzione è la preoccupazione maggiore. "I bambini hanno sempre fame e non hanno scarpe o vestiti. Come possono concentrarsi nello studio?" chiede Vesib Berisa, 37 anni, padre di cinque figli e che ha vissuto per dieci anni a Konik.

"Siamo in uno stato critico. E' troppo. Nessuno ci aiuta più, non il governo, l'ONU, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti. Nessuno viene a vedere come stiamo e come viviamo. Perché dobbiamo vivere così? Vogliamo vivere come gli altri."

 
Di Fabrizio (del 24/06/2009 @ 08:57:37, in Europa, visitato 1468 volte)

Da Hungarian_Roma

JTA.org 14 giugno 2009

BUDAPEST: Un sindacato degli agenti delle forze dell'ordine ungheresi ha annunciato un vasto accordo di collaborazione con un partito politico di estrema destra.

L'accodo col partito Jobbik (vedi QUI ndr) appare essere una seria breccia nella costituzione del paese, che stabilisce che i servizi di sicurezza debbano essere apolitici. Jobbik ha vinto con quasi il 15% del voto nelle elezioni del Parlamento Europeo di settimana scorsa, ed il collegamento formale tra il partito ed il sindacato ha aggiunto preoccupazioni tra gli Ebrei ungheresi.

La Lega Anti Diffamazione di New York in una lettera spedita a fine settimana al Primo Ministro ungherese Gordon Bajnai ha espresso la sua profonda angoscia riguardo questi recenti sviluppi.

Il sindacato, chiamato Tettrekesz - che significa "pronti all'azione" e conta 3.500 affiliati tra i poliziotti attivi - ha fatto dichiarazioni antisemite nel passato. Jobbik opera come esercito privato ed occasionalmente si è scontrato con la polizia.

L'accordo è ambiguo, col sindacato che pubblicamente promette di consigliare il partito nello sviluppo della sua politica legge-e-ordine, ed il partito che promette di incorporare i principali obiettivi del sindacato nel suo programma politico.

Tibor Draskovics, ministro per l'ordine pubblico, ha ordinato un'investigazione alla polizia. Jozsef Bence, capo della poliza, ha passato il caso all'azione della Direzione del Procedimento Pubblico.

Fino a poco tempo fa Judit Szima, la segretaria generale di Tettrekesz, godeva dell'immunità processuale in quanto occupava la quarta posizione nella lista dei candidati Jobbik alle elezioni UE. Ma la sua immunità è scaduta dato che il partito ha ottenuto solo tre seggi nel nuovo Parlamento Europeo.

 
Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:43:08, in Europa, visitato 1623 volte)

Da Roma_Francais (dove si prova ancora a discutere, anche se ancora i Rom non sono coinvolti. Mi rimane il dubbio che alla fine siano le associazioni a partecipare alla solita mangiatoia)

par YOUENN MARTIN

VILLENEUVE D ASCQ L'installazione provvisoria dei Rom a lato della Rue Verte e del cammino dei Vieux-Arbres non è senza conseguenza sull'ambiente della zona. Una riunione pubblica è stata organizzata venerdì sera.

Č come un gruppo di auto-aiuto. Sono un po' più di una decina su delle sedie disposte in cerchio e ciascuno si presenta a turno svuotando il sacco. Ed al finale, quest'abitante riassume bene il sentimento maggioritario: "Non arrivo a prendere una posizione." Gli abitanti dei cammini del cammino dei Vieux-Arbres o del Verger sono divisi tra la compassione che ispirano loro le 25 famiglie rom installate in condizioni precarie sotto la loro finestra e il sentimento egoista non di volerle più sopportare più a lungo. L'ambiente che si deteriora, l'aggressività che si realizzerebbe da una parte e dall'altra. "Bambini gettano pietre sulle donne mentre mendicano" testimonia un abitante.

Certamente, c'è anche quest'uomo che non è "venuto là a parlare delle condizioni di vita dei Rom". "Le autorità si occupano di loro ma non ci si occupano più di noi. Ciò che mi interessa, è il costo dei Rom sulla città." Ciò significa che le spiegazioni di Gérard Minet, responsabile dipartimentale della Lega dei Diritti dell'Uomo, sull'erranza dei Rom "perseguiti da milizie dell'ex Iugoslavia" quindi cacciati dalla Romania dopo la caduta di Ceausescu, è il meno delle sloro preoccupazioni. Finirà per partire, esausto.

Gli altri restano, sempre più perplessi. “I Rom andranno sempre ad installarsi nelle zone popolari perché sanno che là che troveranno solidarietà" riassume Gérard Minet. Ma la solidarietà ha i suoi limiti. In circuito ritornano le stesse domande: chi è responsabile? Cosa fanno il sindaco, la comunità urbana, lo Stato, l'Europa?

Nessuna soluzione miracolosa

Malik Ifri eletto municipale e comunitario, finisce per intervenire ed espone nei dettagli la soluzione immaginata a livello metropolitano: i villaggi dell'inserimento (vedi QUI ndr). L'idea: da 500 a 1.000 m ˛, si installano tre o quattro case mobili per fare vivere, in modo "transitorio" alcune famiglie accompagnate dalle associazioni. Se gli 85 comuni della Lilla metropolitana accolgono ciascuna un villaggio di'inserimento, si regola in parte il problema. "Con le case mobili, si vede un ovvio cambiamento" testimonia Patrick Vigneau, dell'associazione Aréas.

Salvo che tutti i sindaci non hanno così fretta di vedere questi Rom. Halluin, Faches-Thumesnil e Lilla hanno già sistemato un terreno. Roubaix, Tourcoing e Villeneuve d'Ascq fanno atto di candidatura. Sempre gli stessi.

Per quanto riguarda il cammino dei Vieux-Arbres, oltre a tutte queste considerazioni, pare che ci sia urgenza. Secondo Nadine Lefebvre, consulente di zona all'iniziativa della riunione, i caravan sono installati appena sopra uno spazio cavo. “Come evitare un dramma presto? Crollerà." Tocca rivolgersi al prefetto. Nadine Lefebvre gli aveva inviato un invito per venerdì sera.

 
Di Fabrizio (del 23/06/2009 @ 09:15:18, in Europa, visitato 1724 volte)

Da Roma_Daily_News

15/06/2009 - By Paul Ciocoiu for Southeast European Times in Bucharest

I Rom fronteggiano i più alti livelli di discriminazione fra i gruppi etnici esaminati in Europa secondo la Ricerca su Minoranze UE e Discriminazioni (EU-MIDIS) dell'anno scorso.

EU-MIDIS ha raccolto dati dalle minoranze etniche e dagli immigrati selezionati che vivono nei 27 stati membri UE nello sforzo di chiarire le discriminazioni.

Il rapporto, che ha esaminato circa 23.500 persone, si è focalizzato sulla minoranza rom, come pure sugli immigrati del Nord Africa, Africa Subsahariana, Turchia, ex Jugoslavia, Europa Centrale ed Orientale e Russia.

Secondo la ricerca (vedi QUI ndr), i Rom hanno segnalato di essere più discriminati in Ungheria (62%) e nella Repubblica Ceca (64%), e dall'altro lato della medaglia, meno discriminati in Romania (25%) e Bulgaria (26%).

Lo studio si è focalizzato sui Rom in sette paesi UE: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Grecia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

In dieci paesi, la maggioranza inoltre è stata votata per la giustapposizione.

Le domande della ricerca riguardavano nove categorie: ricerca d'impiego, sul lavoro, ricerca di casa in affitto o in acquisto, trattare col personale ele istituzioni mediche, istituzioni di assistenza sociale, istituzioni dell'istruzione, nei posti pubblici, accesso ai negozi, aprire un conto o chiedere un prestito in banca.

Di media, i Rom hanno detto di essere stati discriminati in almeno una categoria l'anno scorso.

I Rom rumeni hanno anche detto di essere maggiormente discriminati quando trattano coi privati (14%) ed i servizi medici (11%).In Bulgaria, il 15% riporta di essere discriminato nella ricerca di un impiego, e l'11% cercando di ottenere servizi medici.

I livelli più bassi di discriminazione in Romania e Bulgaria sono dovuti all'isolamento dei Rom dalla società maggioritaria. Il tasso di disoccupazione Rom in Bulgaria è del 33%. Le testimonianze di discriminazione sono presuntamente basse perché i Rom non sono a conoscenza dei loro diritti legali.

Secondo il censimento rumeno del 2002,  nel paese vivono più di 500.000 Rom, la seconda minoranza etnica dopo gli Ungheresi.

 

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