Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da
Roma_Francais
I giornalisti condannano la repressione in Francia contro i Rom -
Federazione Internazionale dei Giornalisti – 09/08/2010
La Federazione Internazionale dei Giornalisti (FIJ) e la sua sezione regionale,
la Federazione Europea dei Giornalisti, hanno condannato oggi la repressione
scatenata dalle autorità francesi contro i membri della comunità Rom, avvertendo
che ciò incoraggia la xenofobia e l'intolleranza. Accusano inoltre la polizia di
intralcio al lavoro dei giornalisti, ai quali non è stato concesso riprendere il
raid lanciato ieri all'alba contro un campo.
Secondo la FIJ, ai giornalisti è stato impedito dalla polizia di riprendere
un raid contro un accampamento di gitani nella città di Saint-Etienne (Francia
centrale) dove si è assistito all'espulsione con la forza di un accampamento
illegale, nonostante la municipalità lo avesse fornito di acqua potabile e di WC
chimici.
E' la prima azione della polizia da quando il presidente Nicolas Sarkozy ha
annunciato una serie di misure energiche nelle prossime settimane, tra le quali
l'espulsione di Rom da trecento accampamenti illegali.
"L'atteggiamento intollerante del governo avrà per unico risultato, quello di
incoraggiare il risorgere del razzismo e della xenofobia", ha dichiarato Aidan
White, segretario generale della FIJ. "Questo tipo di azioni contro persone
provenienti da altri paesi dell' Unione Europea è nello stesso tempo discutibile
sul piano legale e irresponsabile, in quanto alimenta le tensioni tra comunità."
Per la FIJ, ogni compiacenza nei confronti dell'estremismo e il razzismo, non
farà altro che incoraggiare la propaganda xenofoba e aumenterà la pressione sui
giornalisti e i media.
"D'ora e in avanti, ci segnalano che la polizia a Saint-Etienne, ha impedito a
dei giornalisti di riprendere il loro raid contro l'accampamento", ha dichiarato
White. "E' totalmente inaccettabile. La Francia non è uno stato poliziesco e i
media devono potere informare liberamente. Se i giornalisti e i media non
possono accedere alla verità, come saprà il pubblico se la legalità è
rispettata?"
Per la FIJ, le dichiarazioni dei responsabili francesi secondo i quali è
previsto di espellere dalla Francia tutti i Rom senza documenti verso la
Romania, sembrano costituire un intralcio al diritto alla libera circolazione
nel seno dell'Unione Europea.
Il numero di quindicimila gitani e Rom i quali vivono in Francia, e originari
dell'Europa dell'est è evocato, la maggior parte dei quali vivono in
accampamenti autorizzati, mentre altri si sono dovuti installare in accampamenti
illegali a causa dell'insufficienza di infrastrutture. Le ultime azioni fanno
seguito a un incidente avvenuto il mese scorso, durante il quale un gruppo di
viaggianti francesi ha scatenato una sommossa dopo la morte di uno di loro,
ucciso dalla polizia a Saint-Aignan (Francia centrale).
Per la FIJ, le ultime azioni del governo - che numerose critiche accusano di
ricorrere a politiche impregnate di populismo e contro gli immigrati, per venire
fuori dalle cattive acque nelle quali si ritrova – non fanno altro che
accrescere le preoccupazioni riguardanti la crescita di un sentimento anti-Rom e
la xenofobia da parte dell'Europa.
"La verità è che le politiche che giocano sulla paura e l'incertezza,
finiranno con rendere la vita difficile a tante minorità, condurre alla
discriminazione e rischiano di sottomettere giornalisti e media all'influenza
della propaganda razzista di politici senza scrupoli", ha aggiunto White. "Le
autorità francesi devono agire con calma ed evitare ogni forma di ingiusta
discriminazione."
Di Fabrizio (del 17/08/2010 @ 09:17:06, in Europa, visitato 3412 volte)
by Paul Polansky
[continua]
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)
(immagine tratta da
associazionekaribuni.blogspot.com)
PREMIO NEGLIGENZA CRIMINALE: disonora quell'organizzazione che chiuse
occhi ed orecchie alla sua dichiarazione di missione ed attraverso
compiacimento, incompetenza ed insensibilità ignorò la salute ed i diritti umani
dei bambini che aveva in cura, facendo che molti di loro morissero.
Anche se questi anti-premi sono normalmente assegnati ad individui od
organizzazioni, questo viene condiviso per ogni singola persona che abbia mai
lavorato per l'UNHCR in Kosovo, eccetto per uno: David Riley, il primo capo
dell'UNCHR in Kosovo. Se fosse sopravvissuto, sono certo che questa tragedia non
sarebbe mai successa.
Nel settembre 1999 David aiutò più di 50 IDP Rom/Askali a fuggire dal Kosovo
verso la Macedonia, contro le intenzioni dell'ONU di tenerli sui terreni tossici
vicino a Oblic. Più tardi sempre quel mese, David, come capo dell'UNHCR si prese
cura di altri 600 IDP Rom/Askali che i locali albanesi avevano cacciato da
Mitrovica sud: li sistemò in poco tempo in rifugi temporanei a Mitrovica nord.
Sapendo che anche questi IDP erano ospitati su terreni contaminati, David
promise che avrebbero potuto fare ritorno alle loro case in 45 giorni o mandati
all'estero come rifugiati. Nonostante tutti i suoi sforzi per farli ritornare
nelle loro case o trovare una sistemazione alternativa in altre città del
Kosovo, David venne ostacolato da minacce da parte dell'ALK che gli Albanesi non
volevano "zingari" in Kosovo. Quando David tentò di mantenere la sua promessa di
portarli all'estero come rifugiati, il suo piano ottenne il veto dal quartier
generale dell'UNHCR a Ginevra, che disse che questi "zingari" non erano
rifugiati. Un mese più tardi, il 20 gennaio 2000, il cinquantenne David Riley
moriva per un attacco cardiaco nel suo appartamento a Pristina.
Dennis McNamara, Neozelandese di 54 anni, prese il posto di David, ma rifiutò
di discutere con me le sofferenze di questi poveri Rom/Askali, nonostante fosse
l'Inviato Speciale per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, Direttore
Regionale per l'Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite, e Vice
Amministratore Capo delle Nazioni Unite in Kosovo. Anche se McNamara avrebbe
continuato a predicare per anni nelle conferenze internazionali sugli "IDP
dimenticati e negletti, vittime di conflitti mondiali", non tentò neanche una
volta di salvare questi IDP Rom/Askali di Mitrovica dalla loro catastrofica
situazione.
Fondata nel 1950 con uno staff di sole 35 persone, nel 1954 l'UNHCR ottenne
il Premio Nobel per la Pace per l'aiuto fornito agli europei dispersi dalla
guerra. Oggi l'UNHCR ha un budget annuale di2 miliardi di $ ed uno staff di
6.650 persone, incluse 740 nel quartiere generale di Ginevra. Ma dato che hanno
fermamente rinunciato in nove anni di tutela di evacuare e curare questi bambini
dei campi di Mitrovica (come richiesto dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità), ora disonoriamo l'UNHCR per negligenza criminale.
Angelina Jolie
(immagine da
solcomhouse.com) Angelina Jolie (al centro) nel dicembre 2002 di fronte
alla distrutta Mahala rom di Mitrovica, una volta la grande comunità zingara in
Kosovo.
IL PREMIO TESTA VUOTA DI HOLLYWOOD: disonora quell'attore o quell'attrice di
Hollywood che si lasciano usare per coprire un crimine, come si è fatta usare
Angelina Jolie dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per
coprire le enormi negligenze verso i bambini dei campi zingari nel nord del
Kosovo.
Nata nel 1975 a Los Angeles, California, Jolie (nata Voight) ha ricevuto tre
Golden Globe Award, due Screen Actors Guild Award, un Academy Award ed adesso
questo Heroes Award dall'ONU per aver permesso l'uso del suo nome e della sua
fame per coprire il peggior trattamento infantile d'Europa.
Gli Ambasciatori della Buona Volontà ONU come Jolie pensano di agire per il
bene. Ma in realtà vivono una vita di auto-inganno. Raramente si chiedono cosa
stanno davvero vedendo. Come ha potuto Jolie visitare nel dicembre 2002 come
Ambasciatrice della Buona Volontà ONU questi campi rifugiati romanì e non vedere
i 100 milioni di tonnellate di scorie tossiche attorno a questi campi? Come ha
potuto stare di fronte alle rovine del loro vecchio quartiere e non chiedere
cos'era successo a quelle persone? Perché le loro case erano distrutte? Perché
non potevano tornarci? Cosa stava facendo l'ONU per aiutarli?
Perché Jolie non ha visto che l'ONU aveva interrotto tutti gli aiuti alimentari
ai campi, obbligando le famiglie a trovare il loro unico pasto nei cassonetti
dell'immondizia. E perché ha donato dei fondi all'ONU per costruire una fossa
biologica e toilette alla turca per mantenere questi rifugiati su terreni
contaminati? Quand'è che il compiacimento diviene negligenza, e quando la
negligenza finisce nell'insensibilità inutile, e poi nella deliberata
indifferenza per innocenti vite umane, com'è pratica dell'ONU in questi campi?
Jolie era lì, ha visto. Poteva non vedere cosa stava succedendo a questi bambini
che avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica, dato che i
risultati degli esami sanguigni vennero rivelati a novembre 2000? Ha dovuto
vedere che quei bambini non agivano normalmente.
Non ha sentito Jolie di madri che si procuravano l'aborto bevendo medicine
contro i pidocchi o mischiando lievito alla birra per uccidere il feto, perché
non volevano più bambini nati con danni irreversibili al cervello? Dov'erano le
sue guide ONU, i suoi interpreti?
Jolie deve aver visto i bambini malnutriti. Perché non ha donato cibo invece di
toilette? Se non mangi, non caghi. Otto anni dopo la sua visita, perché Jolie
non si chiede cos'è accaduto a quei piccoli cari zingari che ha visto? Sarebbe
scioccata a sapere che sono ancora su terreni contaminati (quelli che sono
ancora vivi)? Perché non ha chiesto allora (e adesso) cosa intendeva fare l'ONU?
Come ha potuto essere così ignorante? Perché Jolie ha contribuito a tutto ciò.
Perché ha donato denaro per far sì che restassero lì. E' quello che si chiama
una Testa Vuota di Hollywood... ed è per questo che si è meritata un
Anti-Premio.
Fine nona puntata
Di Fabrizio (del 16/08/2010 @ 09:09:06, in Europa, visitato 1753 volte)
Da
Czech_Roma
Ostrava, 13.8.2010 13:16, (ROMEA)
Ad Ostrava, l'ex vice sindaco dei distretti di Mariánské Hory e Hulváky, Jiří
Jezerský, che in precedenza aveva espresso il suo desiderio di sparare ai Rom
che vivono là nell'insediamento di Bedřiška, è ora diventato il capolista della
lista di partito TOP 09. L'attivista per i diritti umani Kumar Vishwanathan ha
portato la candidatura di Jezerský all'attenzione dell'agenzia d'informazione
Romea.cz. In una trasmissione registrata dalla news server nel 2007, Jezerský
disse: "Datemi un porto d'armi ed un permesso per abbatterli, e lo farò."
"Come vice sindaco, lui ed il sindaca Janáčková fecero dichiarazioni
intolleranti contro tutti i Rom. Qualsiasi partito serio e civilizzato che vuole
impegnarsi a governare, non può tollerare dichiarazioni simili. Richiedo
cortesemente a TOP 09 di considerare la rimozione di Jezerský dalla lista dei
candidati," ha detto Kumar Vishwanathan alnews server Romea.cz via SMS.
Jezerský ha fatto le osservazioni incriminate in una riunione pubblica del
dipartimento abitativo il 15 agosto 2006. Durante l'incontro, sono stati
discussi i reclami relativi ai Rom che da altrove si spostavano nel distretto di
Ostrava. Janáčková
(che oltre ad essere sindaca del distretto è senatrice) e Jezerský difesero la
politica segregazionista del municipio, tesa a concentrare i Rom
nell'insediamento di Bedřiška. La polizia indagò sulle dichiarazioni di Janáčková
e Jezerský e le trovò razziste. Janáčková venne salvata dal processo grazie
all'immunità parlamentare. I giudici di Ostrava poi assolsero Jezerský.
"Jiří Jezerský è davvero il capolista per TOP 09 ad Ostrava - Mariánské
Hory,"ha confermato al giornale online TÝDEN.CZ Jan Jakob, portavoce di TOP 09.
Ha detto di ritenere che il partito fosse a conoscenza del processo a Jezerský e
l'abbia sostenuto pienamente. "La Corte Distrettuale di Ostrava l'ha assolto e
la sentenza è stata confermata dal Tribunale Regionale di Ostrava," ha spiegato
Jacob. Per questo ritiene che Jezerský sia innocente. "Jezerský quest'anno ha
organizzato un corso di cucito per donne rom ed il risultato del loro lavoro
verrà valutato a settembre in un concorso internazionale per costumi del
folklore rom in Grecia," ha detto Jakob al giornale.
Secondo un altro candidato di TOP 09, il moderatore Aleš Juchelka, le liste
dei candidati si possono cambiare da adesso a settembre. "Tuttavia, conosco Jezerský
personalmente e so che sta facendo molto per Ostrava," ha detto Juchelka in
difesa del suo collega di partito, secondo TÝDEN.CZ.
ryz, TÝDEN.CZ, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 14/08/2010 @ 09:14:38, in Europa, visitato 2243 volte)
Segnalazione di
Eugenio Viceconte
Gadjo dilo*, nella lingua romanì vuol dire straniero pazzo;
straniero in un mondo dove l'essere diverso appare più come un crimine che una
virtù o semplicemente un altro punto di vista, pazzo in quanto capace di
adattarsi a vivere in una cultura differente, un modo di essere, di pensare e di
vivere all'estremo opposto rispetto ai parametri addottati ed accettati dalla
società in cui viviamo.
Questo è un viaggio in un mondo emarginato, un mondo discriminato e mai
accettato, un mondo dove la gentilezza, l'ospitalità ed il saper vivere sono di
casa , un universo magico dove il tempo non passa mai.
Un ringraziamento speciale alla familia Matovic che mi ha praticamente adottato
e mi ha lasciato libero di descrivere la loro realtà.
Questo il SET su Flickr
http://www.flickr.com/photos/aaditya_net/sets/72157607029504137/with/4873763192/
Questo una versione web:
http://ideebn.org/2010/08/07/gadjo-dilo-di-edvard-ciani/
* nome preso in prestito dal film di Toni Gatlif, cineasta
francese.
Da
Ticino Libero
I Comunisti denunciano Bignasca per razzismo.
Giuliano Bignasca segnalato in Magistratura per istigazione alla violenza e
alla discriminazione.
"Negli ultimi anni il nostro cantone – scrivono i Comunisti ticinesi – è stato
teatro di numerose aggressioni, anche a mano armata, contro le famiglie Rom che
facevano tappa in Ticino. Nonostante il ripetersi di questi aberranti episodi
non ci risulta che nessuno mai sia stato indagato e condannato. Qualche
settimana fa ci si è messo anche Bignasca che il 20 giugno scorso ha avvertito i
nomadi (tutti definiti "gentaglia", "ladri", "truffatori", ecc.) di "levarsi
dalle scatole con le buone". Se ciò non fosse avvenuto sarebbero stati fatti
"sloggiare con altri metodi", evidentemente – scrivono ancora i Comunisti – meno
buoni".
(in foto Giuliano Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi,
QUI un suo
recente discorso ndr.)
Il Partito Comunista nella sua nota stampa ritiene opportuno distanziarsi in
modo inequivocabile da questo modo di "fare politica" segnalando al Ministero
Pubblico il presidente della Lega per verificare se sussiste il reato di
"Pubblica istigazione alla violenza" e di "Discriminazione razziale". Che la
giustizia – concludono – verifichi se quest'istigazione all'odio è conforme al
nostro sistema democratico.
Di Fabrizio (del 11/08/2010 @ 09:51:24, in Europa, visitato 1995 volte)
Da
Roma_Daily_News (ndr. i link sono in inglese)
Leighphillips.wordpress.com by Le Rétif
02/08/2010 - Forse potremmo essere accusati di eccessivo cinismo, ma [...]
regolarmente noi del corpo di stampa a Bruxelles giriamo lo sguardo alle
opportunistiche propensioni della Commissione Europea a redigere
dichiarazioni-di-cordoglio-fotocopia
ogni volta che c'è una tragedia o cade l'anniversario di qualche grande o
piccola (ma storicamente incontrovertibile) malvagità: la Notte dei Cristalli,
un terremoto in Cina,
la fuga precipitosa della Love Parade, la morte di Michael Jackson.
Ma il cinismo era giustificato lunedì, quando il condoglianzificio-automatico
della UE sembrava per qualche ragione non funzionare bene. Nessun solenne
comunicato di simpatia, nessun momento di silenzio, neanche un blando messaggio
redatto a mano da PR tirapiedi che reciti "Mai più" questo o quello, la sera del
2-3 agosto, la notte della
Memoria dello Sterminio dei Rom, la data internazionale per la
commemorazione degli zingari e dei Sinti vittime del Porraimos o Samudaripen, le
due parole romanì usate per descrivere l'Olocausto.
Perché vedete, lunedì non è il giorno giusto per farlo. Ma forse lo sarà
l'anno prossimo per uno dei presidenti UE, quando quella data non coinciderà
goffamente con un'ondata di espulsioni e di nuove leggi rivolte ai Rom, come
inopportunamente accade quest'anno.
Le
settimane scorse, abbiamo imparato che il presidente francese Sarkozy ha
annunciato che distruggerà 300 accampamenti rom ed espellerà i Rom dal
territorio francese, che la Germania ha detto di voler espellere 12.000 zingari
verso il Kosovo - inclusi 6.000 bambini ed adolescenti, che la Svezia in
violazione alle leggi interne e UE sta deportando i Rom mendicanti, che
Copenhagen ha chiesto assistenza al governo danese, incluso l'uso della forza,
per espellere i Rom e che una carovana di 700 viaggianti è stata cacciata dalle
Fiandre.
In cima a tutto ciò la pratica ceca e slovacca di mandare automaticamente i
bambini rom in "scuole speciali" per disabili mentali, la dichiarazione in
Italia nel 2008 dello stato d'emergenza dovuto alla presenza di Rom, che ha
visto l'espulsione di migliaia di loro, soprattutto verso Romania e Bulgaria, e
l'uccisione l'anno scorso di otto Rom da parte di individui legati all'estrema
destra di quel paese.
Così adesso non sarebbe davvero un buon momento per ricordare il 66°
anniversario della liquidazione da parte dei tedeschi nella notte tra il 2 e il
3 agosto 1944, di 2.897 uomini, donne e bambini rinchiusi nello
Zigeunerfamilienlager o "Campo familiare zingaro" ad Auschwitz-Birkenau.
Si potrebbe pensare che sia scomodo attirare l'attenzione sulla similitudine
di quanto accadde molti decenni fa e l'attacco orchestrato-dai-governi che oggi
si trova a fronteggiare la più grande ed oppressa minoranza d'Europa
Come mi ha detto Anneliese Baldaccini, avvocato presso l'ufficio UE di
Amnesty: "C'è un chiaro e sistematico programma dei governi della UE verso i
Rom. Questo preciso momento è di grande preoccupazione."
E' un peccato che la data sia così scomodamente fuori stagione, perché la UE
ha realmente poteri molto considerevoli per porre fine a tutto ciò, poteri che
nessuno aveva sette decenni fa.
Al cuore del trattato UE si trova la sanzione finale che Bruxelles può
applicare ad ogni stato membro: i diplomatici la chiamano "l'opzione nucleare".
Ai sensi dell'art.7 del Trattato UE, che stabilisce che in casi di "violazione
grave e persistente" dei diritti umani, sanzioni sino alla revoca dei diritti di
voto al Consiglio Europeo e persino l'espulsione dall'Unione.
Amnesty ritiene che questo sia il tempo di agire. "La UE secondo gli art. 2,
6 e 7 del Trattato di Lisbona ha la responsabilità di affrontare i diritti umani
all'interno dei 27 stati membri," ha detto Susanna Mehtonen, funzionaria
esecutiva del gruppo per le questioni legali nell'Unione Europea.
Ma la Commissione Europa, che come il Consiglio ed il Parlamento Europeo,
hanno il potere di invocare una simile sanzione, intende tenersi lontano il più
possibile dal problema. Giovedì Matthew Newman, portavoce della commissaria alla
giustizia Viviane
Reding, ha detto: "Quando si tratta di Rom e della possibilità di espellerli,
l'azione spetta agli stati membri, in questo caso la Francia, e decidere come
applicare la legge."
Quando la Carta dei Diritti Fondamentali è entrata in vigore col Trattato di
Lisbona l'anno scorso, la UE ha annunciato il momento come una nuova alba per i
diritti umani in Europa. Il membro della commissione responsabile per il dossier
giustizia stava ora per diventare esplicitamente commissario ai "diritti
fondamentali", su pressione dei Liberali al Parlamento Europeo.
Per la verità, ad aprile durante una conferenza della Commissione Europea, la
commissaria Reding aveva giudicato "inaccettabile" la discriminazione contro la
più grande minoranza del continente.
Ma nel momento in cui si è scatenato nella comunità ed in molti stati UE un
diluvio di assalti governativi, Bruxelles è rimasta in silenzio.
La Carta, chiarisce ora la Commissione, non è una carta dei diritti per i
cittadini, ma è invece solo uno strumento che copre due aree molto specifiche:
gli atti delle stesse istituzioni UE e degli stati membri quando applicano la
legge UE. Le mosse della Francia e degli altri paesi in questo caso si trovano
quindi fuori dalla sua responsabilità, si insiste.
Il curioso è che, applicando questa stessa stessa rigida interpretazione, la
Commissione non ha neanche competenza nel difendere i diritti di gay e lesbiche,
eccetto quando ci sia una violazione della carta in queste due situazioni, anche
se i diritti dei gay sono da tempo affermati nelle metropoli europee
occidentali, non altrettanto in gran parte dell'Europa orientali, ed abbastanza
difesi dalle istituzioni.
A maggio, l'ufficio di Reding scrisse a Vilnius per lamentarsi che un
tribunale ordinario avesse proibito la manifestazione del Gay Pride. "La
Commissione è preoccupata sui recenti sviluppi." diceva la lettera. Pochi giorni
dopo, la più alta corte di giustizia della Lituania assicurava che la marcia
poteva effettuarsi. Il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van
Rompuy, mandò anche un "forte messaggio di condanna dell'omofobia" al Baltic
Pride di quest'anno.
La differenza nelle due situazioni è che esiste una tacita gerarchia entro il
blocco tra i nuovi stati dell'Europa orientale e le potenze economiche ad ovest.
Bruxelles può schiaffeggiare le capitali dell'est senza paura di conseguenze. Lo
stesso non accade quando l'esecutivo UE va contro un Sarkozy o un Berlusconi.
Non è che la Commissione non ritenga che si stia verificando una flagrante
violazione dei diritti umani. "Questa è la sorta di cose che Sarkozy è abituato
a fare. In questo momento è davvero giù nei sondaggi, così sta usando la solita
tattica. In passato ha funzionato. Ed è davvero popolare dappertutto," mi ha
detto un funzionario della Commissione.
"E' forse la questione più delicata che ci sia," ha continuato il
funzionario, ricordando quando un altro portavoce l'anno scorso suggerì appena
che l'Italia forse intendeva spiegare perché avesse deportato in Libia un
barcone carico di rifugiati. Allora il primo ministro Silvio Berlusconi minacciò
di porre il veto a tutte le azioni del Consiglio Europeo, se la Commissione non
avesse licenziato quel portavoce per aver avuto la temerarietà di spingere Roma
ad applicare la legge.
Così questa volta, "si è presa la decisione di dare una risposta molto
istituzionale."
Privatamente la Commissione sostiene, come per "l'opzione nucleare" di
invocare l'art. 7: "Si farebbe se ci fosse una retata di tutti gli zingari e li
si mettesse in campi di concentramento. Da nessuna parte siamo ancora arrivati a
ciò."
Ma un Olocausto, o Porraimos o Samudaripen, non arriva
improvvisamente un giorno ex nihil, di ritorno da una lunga pausa alle
Bahamas e bussando alla porta di Barroso per annunciarsi: "Ciao, Jose-Manuel? E'
il cugino Fascismo! Sono tornaaato! Cosa c'è per il tea? Oooh, guarda, guarda -
austerità, disoccupazione di massa! Io amo questa stagione nel ciclo
economico!" Il fascismo arriva lentamente, quasi con calma, ma riconoscibile per
un generale inasprimento. L'Europa deve agire ora prima che appaiano i campi di
concentramento. In ogni caso, non saranno chiamati campi concentramento o
qualcosa di simile. I centri di detenzione in Grecia e a Malta per i
sub-sahariani migranti irregolari non sono costruiti con cancelli di ferro e al
loro ingresso non fa bella mostra un "Arbeit macht frei", ma in realtà
non sono altro che campi di concentramento. I leader eviteranno un linguaggio o
forme d'azione archetipicamente fasciste, cosicché Bruxelles potrà sempre dire
che quanto sta accadendo è "completamente diverso".
Secondo l'art. 7, non sono specificate sanzioni precise in anticipo del
livello di espulsione o ritiro dei diritti di voto, quindi esiste ancora un
ampio raggio di manovra a Bruxelles. Nessuno si aspetta che la Francia venga
espulsa dalla UE. Perlomeno, Reding potrebbe non inviare una lettera simile a
quella che mandò alla Lituania, quando la marcia del gay pride venne proibita?
O forse l'anno prossimo, forse gli zingari potrebbero organizzare un barcone
durante la Love Parade, per ottenere che la UE si accorga di loro.
Di Fabrizio (del 10/08/2010 @ 08:56:16, in Europa, visitato 4056 volte)
by Paul Polansky
[continua]
Zylfi Merxha
(immagine da
Assembly-kosova.org)
IL PREMIO MARIONETTA MAJUPI: disonora quella persona che ha venduto il suo
stesso popolo (Rom, Askali, Egizi) e poi l'ha accusato di essere ingrato verso
l'etnia albanese che l'ha cacciato dalle sue case e comunità durante l'estate
del 1999 dopo l'arrivo delle truppe NATO.
Incontrai Zylfi la prima volta nel settembre 1999, dopo che si era barricato
in casa e negava di essere Rom, mentre molti dei suoi vicini romanì fuggivano
dal ritorno degli Albanesi. Agitandosi e tremando, Zylfi spiegava di essere
solo un musulmano timorato di Dio. Un anno dopo quando gli aiuti tedeschi
iniziarono a piovere "per i Rom" nella sua città natale, Zylfi si autoproclamò
loro leader e dichiarò non solo di essere un "Rom puro", ma che la sua priorità
principale era di salvare la lingua romanì dall'estinzione.
Nel 2002 offrii a Zylfi di guidarlo verso ogni comunità zingara in Kosovo,
per visitare il suo popolo. Disse che era tropo pericoloso, anche se io e la mia
squadra romanì eravamo stati in oltre 300 mahala a portare aiuti. Anche se oltre
14.000 case di RAE (Rom, Askali, Egizi) erano state distrutte dal ritorno degli
Albanesi del Kosovo, solo qualche centinaio erano state ricostruite,
principalmente per i Rom di Prizren, la città natale di Zylfi.
Anche se i Rom nei campi tossici abbandonati a Mitrovica nord hanno chiesto a
Zylfi di visitarli, per testimoniare le loro sofferenze, lui ha rifiutato.
Invece, ha proclamato alla televisione del Kosovo che i Rom dei campi sono da
biasimare per la loro situazione.
Molti Rom dicono che Zylfi lavora solo per il suo portafoglio, e che se ci
fosse qualche aiuto o lavoro per i Rom, si assicurerebbe che lo ricevessero solo
i suoi Rom di Prizren. Nel 2009, il governo del Kosovo tenne a Pristina una
Conferenza Romanì per celebrare il Giorno Internazionale dei Rom. Non venne
invitato nessun Rom di Pristina, nessun Rom dai campi, nessun Rom da nessuna
città del Kosovo eccetto che da Prizren. Durante le cerimonie, Zylfi presentò il
Primo Ministro del Kosovo con un riconoscimento di eterna gratitudine della
comunità Rom per tutto quanto il governo aveva fatto per ...lui? Alla TV
del Kosovo, Zylfi ha affermato che i Rom sono a posto dopo l'indipendenza, non
hanno problemi. Probabilmente il 99% dei Rom kosovari non ha mai incontrato il
loro "leader". Molti Rom credono che Zylfi dica solo quello che il governo del
Kosovo vuole che dica. Anche se i Rom di Mitrovica hanno sofferto per quasi
undici in queste distese tossiche, Zylfi è stato citato dalla TV del Kosovo
dicendo, "Ritengo che tanto il sindaco di Mitrovica che il governo del Kosovo
stiano lavorando sodo perché la comunità ritorni alle proprie case." Dato che
Zylfi non ha mai visitato questa gente o la loro comunità, è ovvio che non
sappia che tutte le loro 1.200 case furono distrutte nel 1999, e che più tardi
le rovine furono spianate dall'UNMIK-KFOR. Allora il municipio di Mitrovica sud
ha reclamato per sé quei terreni, dicendo che i Rom non potevano provare che una
volta erano loro. Tra i pochi Rom che lo conoscono personalmente, Zylfi è
considerato un buffo vecchietto. Ma non c'è niente di divertente in ogni bambino
rom nato con danni irreversibili al cervello nei campi ONU, perché il loro
"leader" dice che non ha tempo di visitarli.
Norwegian Church Aid (NCA)
Il campo di Cesmin Lug costruito da ACT (Action by Churches Working Together)
e da NCA (immagine da
Sandro Weltin/ © Council of Europe)
IL PREMIO ANTI-CRISTIANO: disonora quell'organizzazione non-governativa che
si auto-pubblicizza per promuovere la compassione, l'amministrazione
responsabile, ed i diritti basici degli esseri umani... ma fa esattamente
l'opposto. NCA viene disonorata da questo premio per aver amministrato i campi
zingari a Mitrovica su terreni contaminati per nove anni, dove sono morti 84 Rom
ed Askali, molti dei quali bambini piccoli. NCA non ha mai richiesto l'immediata
evacuazione, nonostante lo fecero l'OMS e l'ICRC (Comitato Internazionale
della Croce Rossa ndr).
Finanziata all'80% dal governo norvegese, NCA è anche partner attuativo di ACT (Action
by Churches Together) e dell'UNHCR nei campi di Mitrovica/Kosovo settentrionale
dal 1999 alla fine del 2008.
Nonostante l'NCA neghi di essere mai stata coinvolta sino al 2005 nei campi
(quando le venne assegnato un contratto a sei cifre di euro dall'UNHCR per
l'amministrazione esclusiva dei campi), la newsletter ACT del 10 ottobre 1999
pubblicava questa chicca:
Il gruppo ACT/NCA ha, su richiesta dei diritti interessati, rilevato il
controllo amministrativo dei campi rom temporanei a Mitrovica nord. E' stato
stipulato un contratto con l'appaltatore locale per costruire vicino alla città
il campo "permanente". La preparazione del sito è quasi completata, con
l'erezione dei 45 prefabbricati assegnati (costruiti in realtà con vecchi
pannelli con pitture al piombo) accompagnati da unità centrali cucine/bagni
di prossimo inizio.
In un'altra newsletter, datata 17 ottobre 1999, ACT dichiarava: Il gruppo ACT/NCA
per la sanificazione dell'acqua continua ad operare nel campo temporaneo per Rom
dispersi a Mitrovica nord.
Nell'ottobre 2000 ACT pubblicava questo breve rapporto:
Programmi ACT in Kosovo
by Rod Booth
...e due campi rom a Mitrovica nord sono stati forniti di sistema
idrico e di visite educative casa per casa istituite sull'intera area operativa.
Assistenza alle minoranze
Percepiti da molti Kosovari albanesi di ritorno come fiancheggiatori delle
forze serbe, la maggior parte dei 40.000 Rom del Kosovo sono stati costretti
alla fuga al ritorno dei Kosovari. Vicini vendicativi hanno bruciato
sistematicamente l'intera ex comunità rom a Mitrovica sud, durante le ultime due
settimane di giugno 1999. Oltre 400 dei dispersi sono rimasti senza casa a
Mitrovica nord. Su richiesta tanto dei Rom che dell'UNHCR, ACT è diventata
l'agenzia capofila nel rifornire di cibo, riparo e supporto a questo settore
vulnerabile della società kosovara.
Nel momento in cui altre OnG stanno iniziando a muoversi, i sei partner
attuativi nell'arena del Kosovo rimangono determinati a restare con la gente di
questa terra devastata, ad assisterla nel loro sforzo di ricostruire una nuova
società dalle ceneri di quella vecchia.
I PARTNER INTERNAZIONALI ATTUATIVI DI ACT IN KOSOVO
ChristianAid, GB
DanChurchAid (DCA), Danimarca
Diakonie Emergency Aid, Germania
Lutheran World Federation, Ginevra
Macedonian Centre for International Cooperation (MCIC), Macedonia
Norwegian Church Aid (NCA), Norvegia
United Methodist Church Office for Relief (UMCOR), USA
Ad agosto 2000, vennero richiesti dall'SPSG dr. Bernard Kouchner esami casuali
del sangue sull'avvelenamento da piombo nell'intera regione di Mitrovica. Gli
unici livelli di piombo pericolosi trovati furono nei campi per IDP (Persone
Internamente Disperse ndr) costruiti da ACT/NCA. La squadra medica ONU del dr.
Kouchner raccomandò la rilocazione dei campi rom in un'area a minor rischio. L'UNHCR
e i suoi partner d'attuazione ACT/NCA non risposero.
Dopo la morte di diversi bambini romanì nel 2004 ed un numero imprecisato di
donne che avevano abortito, causa complicazioni dovute all'avvelenamento da
piombo, l'ONU in Kosovo rifiutò di riconoscere che era stato scritto un
rapporto, che raccomandava la chiusura dei campi rom e recintò tutta l'area
inquinata. D'altronde, Jackie Holmboe di Norwegian Church Aid, durante un
incontro UNMIK a Mitrovica il 25 novembre 2004, confermò che NCA aveva già nei
propri archivi una copia del rapporto dal 2000.
Nel 2006, due dei quattro campi NCA furono chiusi a causa dei più alti livelli
di piombo nella letteratura medica e gli zingari vennero inviati in un altro
campo (precedentemente occupato dalle truppe francesi, quando lo lasciarono
venne detto loro di non mettere al mondo figli per almeno nove mesi, a causa dei
livelli di piombo nel loro sangue) chiamato Osterode, che era a soli 50 metri da
due degli esistenti campi zingari. L'NCA dispose un servizio di guardia 24 ore
su 24, per impedire ai giornalisti, ad esempio della ZDF (TV tedesca), di
entrare.
Sotto l'amministrazione dei campi della NCA (dal 1999 al2008) perirono più di 80
Rom in questi campi, la maggior parte a causa di complicazioni
dell'avvelenamento da piombo. NCA non ha tenuto una lista dei morti, nessun nome
è stato scritto e nessun aiuto fornito per la sepoltura. Nessuno dello staff di
NCA è mai intervenuto ai funerali. Tuttavia, i leader dei campi ed un'altra OnG
(KRRF Kosovo Roma Refugee Foundation ndr) hanno tenuto una lista di tutti
quanti sono morti sotto l'amministrazione NCA.
Per confutare le accuse che l'NCA sapeva dei pericolosi livelli di inquinamento
da piombo nei campi da loro amministrati, ma mai aveva fatto pressione sui
funzionari ONU per evacuarli e curare le persone più in pericolo (bambini sotto
i sei anni e donne incinte), l'ufficio NCA di Pristina dichiarò che da una loro
ricerca, "i Rom erano più suscettibili all'inquinamento da piombo del resto
della popolazione, e quindi dovevano conviverci."
Secondo la loro pagina web:
Norwegian Church Aid è un'organizzazione volontaria, ecumenica, che lavora
per promuovere i diritti basici degli esseri umani. L'organizzazione è radicata
nella fede cristiana. Appoggiamo chi ha più bisogno, senza differenze di genere,
convinzioni politiche, religione ed origine etnica. Le chiese e le congregazioni
norvegesi compongono i sostenitori di Norwegian Church Aid. Per ottenere
risultati durevoli operiamo con le chiese di base e altre organizzazioni locali
in tre maniere:
- Progetti di sviluppo a lungo termine
- Preparazione e risposta d'emergenza
- Consulenza
Norwegian Church Aid agisce ritenendo che tutti gli umani siano stati
creati ad immagine di Dio, con pari valori e pari dignità. Le nostre attività si
basano su cinque valori base:
- Compassione
- Giustizia
- Partecipazione
- Pace
- Amministrazione responsabile della creazione
Tutti gli zingari dei campi sono musulmani.
Fine ottava puntata
Da
Roma_Benelux
E' responsabilità di tutti noi, esigere dall'autorità pubblica che
rispetti i suoi obblighi nei confronti dei popoli viaggianti: è una questione di
libertà, di uguaglianza, di solidarietà. Un'opinione di Veronique Van der
Plancke, vicepresidente della Lega dei Diritti dell'Uomo.
Da alcuni giorni, una piccola comunità di circa ventimila individui in
Belgio, solitamente chiamati "Gens du voyage", attira l'attenzione come non mai.
Visti talvolta come un solo uomo, comprendiamo gradualmente che la loro realtà è
multipla, e di conseguenza, che le risposte da dare alle domande attuali,
dovranno essere diversificate.
E' così che questi discendenti degli Tzigani (chiamati anche Rom, Zingari,
Sinti a secondo della loro provenienza geografica), arrivati in Belgio nel XV o
alla fine del XIX secolo, hanno generalmente mantenuto la tradizione
dell'abitazione mobile, benché non per questo tutti svolgono una vita
itinerante. Alcuni di loro viaggiano per un periodo più o meno lungo dell'anno,
fermandosi per alcune settimane in luoghi che si susseguono.
Numerosi di loro sono diventati sedentari, ma preferiscono tuttavia risiedere in
una roulotte, installata stabilmente su un terreno, in modo da perpetrare un
modo di vita aperto verso l'esterno, al quale sono abituati dall'infanzia, modo
che permette loro di mantenere un legame (anche solo simbolico)con il viaggio. A
questi si aggiungono i Viaggianti residenti nei paesi vicini, in Francia e nei
Paesi Bassi soprattutto, i quali attraversano il Belgio durante il periodo
estivo.
Nello stesso modo in cui la rivendicazione relativa all'indossare il velo ci
interpella riguardo al posto che prende la religione nelle nostre vite, i
Viaggianti ci ricordano, tramite il loro modo di vivere, che non c'è nessuna
ragione per cui la vita sedentaria generalizzata debba essere il solo modo di
esistere. Turbano così, con la loro diversità culturale, una società tentata
dall'omogeneizzazione delle pratiche. Incarnano un'idea di libertà e di distacco
in un mondo ossessionato dalla sicurezza, il confort e la capitalizzazione. Si
potrebbe anche asserire che sono precursori in materia di alloggi alternativi,
nel momento in cui ci si interroga sull'abitazione raggruppata, o
intergenerazionale.
Vettori di una diversità culturale da preservare, fanno ugualmente luce, loro
malgrado, su un tipo di abitazione incline a moltiplicarsi in un contesto di
disuguaglianze sociali: un certo numero di persone, senza alcuna origine
tzigana, s'installano in roulotte per motivi economici, non potendo provvedere
alle spese di un appartamento. Che siano "ricchi o miserabili", i Viaggianti
suscitano numerose reazioni negative. La loro fortuna sarebbe frutto della loro
disonestà, e la loro povertà del loro ozio.
Questi pregiudizi violenti circolano come una scia di polvere esplosiva, in
Francia come qui, ed è la storia deplorevole di un appuntamento mancato.
Piuttosto che focalizzarsi in modo maldestro sul comportamento reprensibile di
alcuni, è verso un rovesciamento di prospettiva che diventa urgente porsi:
puntando sulla responsabilità del potere pubblico il quale, a causa della sua
relativa inerzia, non rispetta il diritto fondamentale dei Viaggianti di
conservare un'identità tzigana e di svolgere una vita conforme alle tradizioni
di questa minoranza.
E' così che, a proposito di un fatto riguardante la Grecia, il Comitato Europeo
dei Diritti Sociali – organo quasi giurisdizionale scaturito dal Consiglio
Europeo – ha consacrato in dicembre 2004, un obbligo per gli stati, di
organizzare siti di stazionamento adeguati, a beneficio dei viaggianti, onde "evitare l'esclusione sociale, rispettare la diversità e impedire ogni
discriminazione".
In ottobre 2009, è la Francia che viene condannata dal Comitato, malgrado la sua
legge di luglio 2000, imponendo a tutti i comuni di più di cinquemila abitanti,
di dotarsi di un'area di accoglienza. Il Comitato constata in realtà una messa
in opera insufficiente di codesta legislazione, avendo per conseguenza di
esporre il Viaggianti all'occupazione illegale di siti, quindi a successive
espulsioni. Ad oggi, meno della metà dei comuni francesi rispettano i loro
obblighi: dei quarantaduemila posti giudicati necessari, soltanto ventimila sono
state attrezzati, tra cui alcuni in prossimità di discariche, altri tra binari
delle ferrovie e autostrade.
E' sulla base del metro di paragone di questa constatazione di manchevolezza,
che bisogna valutare le dichiarazioni chiassose e sfrontate del Ministro
dell'Interno francese.
E in Belgio? Tramite un effetto combinato di politiche pensate in funzione delle
persone, (le quali abitano o aspirano ad abitare in alloggi classici), e della
cattiva volontà dei comuni, poco desiderosi di accogliere sul loro suolo
popolazioni fortemente stigmatizzate, le famiglie dei Viaggianti sono da una
decina di anni a questa parte, in preda a delle difficoltà crescenti, nella
ricerca di un luogo in cui sia loro concesso abitare serenamente, e nel rispetto
delle loro tradizioni.
Coloro i quali desiderano stabilirsi in modo permanente in una roulotte piazzata
su una proprietà da loro stessi acquistata o affittata, si scontrano spesso con
un rifiuto delle autorità di rilasciare le necessarie autorizzazioni a
costruire. Coloro i quali si spostano, faticano a trovare siti dove sono
autorizzati a fermarsi temporaneamente, perfino a pagamento: il regime francese
di obbligo di creare "aree d'accoglienza" non esiste da noi.
Nella capitale, le possibilità per le persone d'installare le loro roulotte sono
molto limitate (Haren Anderlecht). La regione vallone conta soltanto un terreno
di transito pubblico (Bastogne), benché i comuni valloni che deciderebbero di
creare "terreni di accampamento in favore dei nomadi" possono ottenere, dal
1982, un sussidio presso la comunità francese del 60% del costo globale. Ma le
autorità comunali non sono propense a richiedere un aiuto finanziario per un
progetto così poco influente ai fini elettorali, quale è l'accoglienza dei
Viaggianti in degne condizioni.
Le famiglie coinvolte sono quindi ridotte a tentare d'ottenere autorizzazioni
specifiche, e accordate in modo discrezionale, a soggiornare su terreni
inutilizzati e non attrezzati. In queste condizioni, visto la mancanza evidente
di piazzali autorizzati in Vallonia, la maggioranza dei Viaggianti, poiché non
si conformano alla normativa dominante in materia di abitazione, sono costretti
a vivere nella precarietà e l'instabilità, soggetti a frequenti espulsioni,
talvolta negoziate, talvolta inopinate e speditive (non beneficiando delle
garanzie inquadranti l'espulsione di un locatario in difetto).
Senza contare altre vessazioni: per esempio, alcuni comuni rifiutano, in piena
illegalità, di iscrivere nei registri della popolazione le persone residenti in
roulotte, il che può intralciare drammaticamente il loro accesso all'impiego e
alle cure sanitarie. La Regione Fiamminga si distingue con un bilancio migliore
– riconoscimento della roulotte come "alloggio", cinque terreni di transito,
trenta terreni residenziali pubblici (destinati ad accogliere una occupazione
permanente) e 90% delle spese a carico delle autorità regionali – benché sia
considerato che solo il 60% delle "esigenze residenziali" sarebbero oggigiorno
coperte.
Constatiamo peraltro che, ben preparata, la coesistenza temporanea o prolungata
dei viaggianti con il restante della popolazione è generalmente positiva – i
cittadini sono rassicurati, le paure sfumano – e logisticamente poco costosa. E'
responsabilità di tutti noi esigere dall'autorità pubblica, che gli obblighi
verso i viaggianti vengano rispettati: è una questione di libertà, di
uguaglianza e di solidarietà.
Marie Charles
Conseillère juridique
Ligue des droits de l’Homme
22 rue du Boulet
1000 Bruxelles
Tél : 02/209.62.83
Fax : 02/209.63.80
Da
Roma_Francais, con la traduzione di questo brano, Marylise Veillon inizia a
collaborare con la Mahalla: benvenuta!
Signore, Signori,
Cari/e Amici(he),
Due delle più antiche organizzazioni antirazziste di Francia e Belgio,
Mrap e Mrax, si sono unite per una dichiarazione comune riguardo la situazione
attuale della Gens du voyage.
[...]
Mrax (Movimento contro il Razzismo, l'Antisemitismo e la Xenofobia)
Mrap (Movimento conto il Razzismo e per l'Amicizia tra i Popoli)
Dichiarazione MRAP – MRAX
Gens du voyage, gens de chez nous, gens de partout (Rom gente di casa
nostra, gente di ogni provenienza)
L'intera Europa stigmatizza sempre maggiormente e di giorno in giorno, coloro
chiamati nei paesi francofoni "Gens du voyage" ovvero i Rom e Sinti, oggi
cittadini dei loro paesi di residenza come la Francia, il Belgio, l'Italia.
Coloro i quali, durante la seconda guerra mondiale, erano definiti "Tzigani"
e subirono il genocidio nazi (Samudaripen), il quale non è stato ancora
riconosciuto fino a oggi, né dall'Europa né dagli stati membri dell'Unione
Europea.
Popolo Europeo per eccellenza, i Rom e Sinti o "Gens du voyage" di Belgio e
di Francia – sia che continuano a viaggiare (in particolare per l'esercizio di
attività economiche), sia che abbiano deciso di installarsi più a lungo in certi
luoghi – continuano a subire frontalmente il rifiuto della diversità. Eppure,
meno di un secolo fa, questo stile di vita faceva parte integrante della nostra
società: i venditori porta a porta di ieri rendevano agli abitanti dei nostri
paesi gli stessi servizi degli ambulanti di oggi.
In ogni luogo, sono oggetto di amalgami (ovvero infelici associazioni e
generalizzazioni) e di evidenti politiche sempre più repressive. L'atteggiamento
irresponsabile del potere pubblico, ben lungi dal cercare di riconoscere la loro
piena cittadinanza, incoraggia nelle opinioni pubbliche e nella popolazione,
atteggiamenti di paura e di rigetto razzista.
In Belgio, espulsioni da terreni decise dai comuni nelle Fiandre, hanno
causato incidenti con una parte degli abitanti, provocati dall'inerzia e il
rifiuto di prendersi la responsabilità da parte delle autorità pubbliche.
Centocinquanta famiglie sono state espulse da differenti luoghi e si ritrovano
prese dal panico e dal terrore, non sapendo più verso chi orientarsi.
In Francia, il Governo ha scelto per motivi di sicurezza questa stessa via,
annunciando la sua volontà di attaccarsi ai "problemi che pone il comportamento
dei Rom e Gens du Voyage" coltivando volontariamente l'amalgama per giustificare
una comune repressione.
Davanti a una situazione di una tale gravità nei due paesi vicini, il MRAX e
il MRAP dichiarano solennemente che il momento è giunto, affinché finalmente le
necessità dei "Gens du voyage" siano prese in considerazione dalle autorità.
E' urgente in Belgio:
- instaurare tramite legge, l'obbligo di organizzare in tutti i comuni il
soggiorno dei "Gens du voyage" in funzione dei criteri fissati in accordo con le
autorità regionali, le organizzazioni rappresentative dei "Gens du voyage" e
l'insieme delle associazioni;
- permettere loro di esercitare il loro diritto fondamentale di vivere in
un'abitazione mobile riconosciuta come alloggio;
- nominare delle persone che possoano fungere da contatto sia a livello
regionale che comunale.
In Francia, la situazione dei "Gens du voyage" chiama delle risposte
pubbliche concertate e volontariste. Ricordiamo che i "Gens du voyage" sono
cittadini francesi, ma sempre sottomessi a una legislazione di eccezione,
giudicata discriminatoria dalla "Halde" (alta autorità di lotta contro le
discriminazioni e per l'uguaglianza), facendone un popolo controllato come
nessun'altro.
E' urgente permettere alle famiglie dei "Gens du Voyage" di scegliere il loro
stile di vita, sia esso itinerante o sedentario:
- riconoscere l'abitazione mobile come un alloggio, con accesso ai diritti
sociali;
- fare rispettare la legge Besson del 2000 – la quale instaurava l'obbligo per
tutti i comuni di più di 5000 abitanti, di costruire delle aree d'accoglienza
per i "Gens du voyage". E' di competenza prefettizia ovviare all'inerzia dei
comuni i quali si sono sottratti a questo dovere;
- in attesa della messa in opera di tutto ciò, permettere loro di accedere a
reali luoghi dove potere vivere, ai servizi pubblici, al diritto all'acqua,
all'elettricità;
- sviluppare proposte di abitazioni sociali adatte, di terreni familiari in
affitto o annessi alla proprietà, corrispondenti alle aspirazioni delle famiglie
in cerca di legami territoriali.
Parigi-Bruxelles 30 luglio 2010
Contacts pour le Mrax :
Radouane BOUHLAL, Président, +32 (0) 475.75.14.89. ,
radouane.bouhlal@gmail.com
Elisabeth COHEN, Administratrice, +32 (0) 473.90.01.91. ,
lizabeth.cohen@gmail.com
Contacts pour le Mrap :
Martine Platel, membre du Conseil d'administration en charge du secteur roms,
tsiganes, et gens du voyage, +33 (0)6.81.03.46. 93
Mouvement contre le racisme et pour l'amitié entre les peuples
43 bd Magenta - 75010 Paris - Tél. : 01 53 38 99 99
Site web: http://www.mrap.fr
Aider le MRAP:
http://secure.mrap.fr
Recevoir nos communiqués:
communiques-request@lists.mrap.fr?subject=subscribe
Canal vidéo:
http://www.dailymotion.com/MRAP-Officiel
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Twitter:
http://twitter.com/MRAP_Officiel
Di Fabrizio (del 03/08/2010 @ 09:22:14, in Europa, visitato 4017 volte)
by Paul Polansky
[continua]
Joachim Ruecker
(immagine da
daylife.com)
IL PREMIO PINOCCHIO: al funzionario ONU che cercò di raccontare la più
grande bugia sul campo "libero dal piombo" di Osterode, accanto ai campi rom/askali
di Mitrovica.
Joachim Ruecker, nato il 30 maggio 1950 a Schwäbisch Hall in Germania, è un
impiegato civile internazionale. Venne nominato Rappresentante Speciale del
Segretario Generale per il Kosovo delle Nazioni Unite e capo dell'UNMIK dal
1 settembre 2006 al 20 giugno 2008. Prima, era stato Vice Rappresentante
Speciale e Capo della componente Ricostruzione Economica nell'amministrazione
UNMIK.
Prima di lavorare per l'UNMIK, Ruecker aveva servito come Commissario alle
Finanze e Capo della Divisione Budget e Finanze all'Ufficio Federale degli
Esteri a Berlino e ricoperto diversi posti nell'Ufficio Federale degli Esteri a
Bonn e in ambasciate tedesche all'estero, incluso Dar es Salaam, Detroit
(Consolato Generale) e Vienna. E' stato anche ambasciatore e Vice Alto
Rappresentante per l'Amministrazione e Finanza nell'Ufficio dell'Alto
Rappresentante a Sarajevo e sindaco della città di Sindelfingen in Germania.
Ruecker ha una laurea dottorale in economia internazionale ed in precedenza è
stato consigliere di politica estera del gruppo parlamentare socialdemocratico
al Bundestag.
Durante la sua prima conferenza stampa dopo essere stato nominato capo dell'UNMIK,
Ruecker annunciò che stava evacuando gli zingari dai campi intossicati dal
piombo verso siti "liberi da piombo" e provveduto al trattamento medico dei
bambini con i più alti livelli di piombo nel sangue. Disgraziatamente, il sito
scelto da Ruecker e dai suoi risultò essere l'ex base francese della KFOR,
Osterode, che diversi mesi prima l'esercito francese aveva abbandonato perché
molti soldati mostravano alti livelli di inquinamento da piombo. Infatti, ogni
soldato francese che aveva servito ad Osterode era stato avvisato di non dare
bambini alla nascita per nove mesi dopo aver lasciato il campo, a causa dei loro
alti livelli di piombo. Il campo di Osterode era a soli 50 metri dai più
infestati campi di Cesmin Lug e Kablare. Dopo diversi mesi di "cure dal piombo"
i dottori locali si sono arresi, dicendo che stavano facendo più danni che bene,
dato che i bambini tuttora vivevano su di un sito tossico. Più avanti l'OMS
dichiarò che non esisteva un livello accettabile di piombo per i bambini. Nessun
livello accettabile.
Nonostante l'evidente prossimità ai 100 milioni di tonnellate di cumuli di
scorie tossiche aleggianti sui campi zingari, il governo tedesco donò 500.000
euro per ristrutturare Osterode ed immediatamente dopo deportò una famiglia di
Rom kosovari (che aveva vissuto in Germania per 15 anni) ad Osterode. In pochi
mesi, i bambini di questa famiglia ebbero alcuni dei più alti livelli di piombo
nel campo. Un governatore tedesco di un protettorato, soldi tedeschi per un
mortale campo zingaro a est. La storia ha un modo sventurato di ripetersi.
Lamberto Zannier
(immagine da
Time.com) Machiavelli o Zannier? Non solo si assomigliano,
hanno entrambi la stessa filosofia quando si tratta di"questioni morali"
PREMIO IL PRINCIPE: disonora la persona che sta con i principi di Niccolo
Machiavelli pubblicati nel suo libro Il Principe nel 1532. Anche se è più una
satira che una guida per politici senza scrupoli, molti diplomatici veterani
come Zannier che non sanno leggerlo bene, hanno usato questo classico per essere
guidati attraverso la loro carriera.
Diplomatico italiano veterano, Lamberto Zannier prese la carica di nuovo
Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon e capo
dell'UNMIK il 20giugno 2008. Successe al tedesco Joachim Ruecker, diventando il
settimo capo dell'UNMIK da quando venne stabilita la missione nel 1999.
Nato il 15 giugno 1954 nel comune di Fagagna nell'Italia nord-orientale,
Zannier ha un dottorato di ricerca in legge dall'università di Trieste. Come
studente nell'Italia settentrionale, Zannier è stato educato agli ideali
umanisti del Rinascimento. Ma più tardi ha messo da parte quegli ideali
all'inseguimento di una carriera col governo italiano, dove prima fu avvocato e
poi ambasciatore, ed infine nel consiglio responsabile dei negoziati diplomatici
e delle questioni militari.
Dal 2000 al 2002 è stato rappresentante permanente dell'Italia all'Aia nel
Consiglio Esecutivo dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche.
Nel 2002, Zannier entrò nell'OSCE a Vienna come direttore del Centro per la
Prevenzione dei Conflitti. Dal 2006 le sue responsabilità includevano la
supervisione delle operazioni OSCE di sette missioni in campo civile nei Balcani
e una dozzina d'altre nell'Europa Orientale, nella regione Caucasica e nell'Asia
Centrale. Prima del suo incarico come capo dell'UNMIK, Zannier aveva lavorato
per il Ministero degli Esteri italiano, occupandosi di politica e degli aspetti
operativi della partecipazione del paese alla Sicurezza Europea e alla Politica
di Difesa.
Zannnier divenne capo dell'UNMIK cinque giorni dopo che il Kosovo aveva
adottato la propria costituzione il 15 giugno 2008. Alla sua prima conferenza
stampa a Pristina, Zannier dichiarò: "Ci sono un certo numero di cose da
riaggiustare." La prima cosa che "riaggiustò" fu obbligare il governo del Kosovo
a sostituire l'amministrazione dei campi tossici, dove durante l'amministrazione
ONU oltre 80 Rom erano morti per complicazioni dovute ad avvelenamento da
piombo. Da allora, a qualsiasi giornalista che chiedeva informazioni su questi
campi, veniva detto dall'ufficio di Zannier che i campi non erano più una
questione ONU.
Come capo dell'UNMIK, Zannier avrebbe potuto ordinare l'immediata evacuazione
di questi campi tossici, come richiesto dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità. Ma probabilmente aveva paura che questi ladri di polli del XXI secolo
avrebbero trovato la via verso la sua amata Italia e contaminato là i suoi
cittadini. Fedele ai suoi principi machiavellici, la specialità di Zannier è di
prendere decisioni in assenza di qualsiasi moralità.
Fine settima puntata
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