Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/05/2011 @ 09:16:32, in Europa, visitato 1675 volte)
Da
Roma_Shqiperia
Notizie inquietanti da Tirana, la capitale, dove una casa occupata da cinque
trans ed una famiglia rom di sette membri (tra cui cinque minori) è stata
deliberatamente data alle fiamme nelle prime ore di mercoledì 27 aprile.
Fortunatamente tutti i dodici occupanti sono vivi e vegeti, anche se la casa non
è più abitabile.
Come risposta è stato emesso da
Pink Embassy
il seguente comunicato:
PINK Embassy, un'organizzazione che lavora per la protezione della
comunità LGBT in Albania, intende esprimere la propria preoccupazione per un
evento accaduto stamattina 27 aprile 2011, quando la vita cinque persone
transgender è stata seriamente messa a rischio perché la casa dove si
trovavano è stata data alle fiamme da ignoti.
Erano alloggiate in una casa abbandonata in via Durres, adiacente
all'edificio dell'ambasciata della ex Jugoslavia a Tirana. Circa alle 4,30,
si sono accorte del fumo e delle fiamme, che avevano bloccato quasi tutte le
entrate e le uscite della casa. Nello stesso edificio viveva una famiglia
rom di sette membri, di cui cinque erano minorenni.
Anche se fortunatamente non ci sono state altre conseguenze, la
comunità transgender ritiene che l'atto vandalico sia stato commesso da un
gruppo di omofobi, che in precedenza avrebbe individuato la località. La
polizia ed i pompieri sono arrivati immediatamente sulla scena per
estinguere le fiamme e fornire i primi aiuti alle vittime. Però l'Autorità
di Polizia di Tirana non ha rilasciato alcun comunicato stampa sull'evento.
I crimini d'odio sono severamente puniti in tutto il mondo civilizzato
e l'Albania non può essere un'eccezione. L'evento in questione mostra ancora
una volta che, mentre l'Albania ha adottato la legge contro le
discriminazioni, la vita e la dignità della comunità transgender continua a
non essere rispettata e messa a rischio.
Il fatto che alla comunità comunità transgender non è stata fornita,
né dal comune di Tirana o dal ministero del lavoro, affari sociali e pari
opportunità, nessuna opportunità di alloggio, impiego e sicurezza, indica
che l'omofobia è radicata nella mentalità di governo in Albania. Questo per
noi è inaccettabile! La vita e la dignità di ogni persona transgender è
uguale a quella di ogni cittadino albanese!
Prendendo in considerazione questo evento, vorremmo sollecitare il
comune di Tirana ed il ministero del lavoro, affari sociali e pari
opportunità, a reagire contro quest'atto, fornendo alla comunità transgender
nel minor tempo possibile il completamento dei loro diritti minimi alla
sicurezza, alloggio e cibo. Questi diritti meritano una risposta urgente
quindi ci aspettiamo azioni immediate da parte delle istituzioni pubbliche
albanesi.
Episodi simili danneggiano la vita della comunità e della società in
generale. I diritti umani sono uguali per tutti.
Appoggio pienamente la richiesta di Pink Embassy che le autorità condannino
questo attacco e proteggano i diritti di transgender e Rom in Albania
—————
Grazie a Maria, membro del tavolo di
RFSL per l'head-up.
Di Fabrizio (del 02/05/2011 @ 09:11:20, in Europa, visitato 1619 volte)
Da
Roma_Daily_News (su Ataka,
articoli precedenti)
La debolezza dei movimenti radicali è che il punto di vista dei partiti di
governo può essere altrettanto estremo, scrive DANIEL McLAUGHLIN
DENUNCIANDO LA RICHIESTA TURCA di aderire all'Unione Europea, chiedendo ad
Ankara i danni per la I guerra mondiale ed inveendo contro i Rom - il partito di
estrema destra Ataka è la voce più stridente della politica bulgara.
Anche se è stato fondato ufficialmente solo pochi mesi prima delle elezioni
generali del 2005, Ataka ottenne oltre l'8% dei voti al ballottaggio e 21 seggi
al parlamento, una posizione che si consolidò nei sondaggi del 2009.
Ataka è la creatura di Volen Siderov, che prima ha attirato un seguito di
pubblico con un programma televisivo dallo stesso nome, in cui dava la colpa di
molti dei mali della Bulgaria alla sua minoranza turca, alla vasta comunità rom,
alla corruzione e alla venalità dei principali politici.
I gruppi dei diritti umani l'hanno accusato di virulento antisemitismo, ma
Siderov descrive il programma di Ataka come "nazionalismo difensivo... un
sistema immunitario che salva la nazione dall'estinzione".
Questo approccio non solo ha dato ad Ataka una presenza significativa
nell'assemblea bulgara, ma anche due seggi al Parlamento europeo, dove nel 2006
uno dei suoi rappresentanti ha sollevato polemiche per una presunta email
razzista e sessista su di una deputata rom.
Fu l'anno in cui Siderov arrivò ad una maggiore attenzione internazionale,
quando andò al ballottaggio per le presidenziali contro Georgi Parvanov, che poi
vinse, un evento che molti collegarono alla sfida di Jean Marie Le Pen in
Francia nel 2002 contro Jacques Chirac.
Gran parte dei suoi tuoni anti-corruzione sono stati rubati da Gerb, il nuovo
partito di governo gestito dalla spiccia ex guardia del corpo Boiko Borisov, che
ora gode del vasto supporto dei deputati Ataka. Alcuni analisti si chiedono se
Siderov stia cercando di ottenere il supporto di Borisov per un altro attacco
alla presidenza nelle elezioni presidenziali di quest'autunno ma, nel contempo,
i sondaggi mostrano che il consenso ad Ataka è sceso ad appena il 3%.
Nella vicina Romania, la sfida in stile Siderov/Le Pen all'elite politica è
stata posta nel lontano 2000 dall'ultra-nazionalista Corneliu Vadim Tudor,
leader del partito Grande Romania.
Ex "poeta di corte" del dittatore Nicolae Ceausescu, Tudor divenne
un'importante figura politica negli anni '90. I suoi appelli all'orgoglio
nazionale e al patriottismo e la denuncia delle minoranze rom ed ungherese
toccarono una corda in un paese in lotta contro la povertà, l'instabilità e
profondi divisioni sociali dopo la rivoluzione del 1989.
Il partito Grande Romania venne estromesso dall'assemblea nazionale nelle
elezioni del 2008 ma, un anno dopo, Tudor ottenne un seggio nel Parlamento
europeo assieme allo scomodo alleato Gigi Becali, un uomo d'affari che fece
scandalo per aver insultato Ebrei, Zingari e Ungheresi tra tanti altri.
Fanno appello agli elettori come cani sciolti, ma non formano una forza politica
unitaria.
Alcuni esperti dicono che la debolezza dei partiti radicali in Romania è
dovuta in parte al fatto che i partiti tradizionali conciliano punti che altrove
sarebbero considerati estremi, come un forte conservatorismo morale, profonda
riverenza per la chiesa ortodossa ed antipatia verso gruppi minoritari come Rom,
gay e lesbiche. "Il nazionalismo non è così forte come negli anni '90... ed il
populismo è così diffuso che i nazionalisti sono stati esclusi," dice Alina
Mungiu-Pippidi, presidente della Società Accademica Rumena.
Di Fabrizio (del 29/04/2011 @ 09:17:18, in Europa, visitato 2155 volte)
Da
Hungarian_Roma (leggi anche
QUI)
Politics.hu
26/04/2011 - Otto persone sono state arrestate venerdì durante lo
smantellamento di un campo paramilitare a Gyöngyöspata, Ungheria settentrionale;
l'ha comunicato il ministro degli interni Sandor Pinter in una conferenza stampa
nel villaggio stesso.
"E' gente che ha generato paura tra gli abitanti del luogo," ha detto,
aggiungendo che le otto persone dovrebbero essere processate sabato.
Sono membri del gruppo paramilitare radicale Vedero (che significa "forza di
difesa"), che ha organizzato un corso di formazione di tecniche militari nel
proprio campo allestito nel quartiere rom.
Pinter ha detto che Gyöngyöspata è stata teatro di "vergognosi eventi che non
si sarebbe dovuto permettere che accadessero".
Venerdì mattina la Croce Rossa Ungherese ha organizzato il trasferimento di
276 donne e bambini rom, per passare le feste pasquali a Budapest e Szolnok.
Pinter ha detto che nessuno aveva motivo di scappare dal villaggio, definendo
"vergognoso che delle famiglie siano state private della gioia della Pasqua." Ha
detto che "qualcuno ha presentato il trasferimento come un'evacuazione..., come
uno sforzo per salvare gli abitanti rom." Ha detto che per quanto ne sapeva,
nulla ha turbato l'ordine pubblico e la sicurezza nel villaggio, al punto di
indurre qualcuno ad andarsene.
"Da quel che posso vedere, qui ci sono legge e ordine," ha detto Pinter.
Precedentemente venerdì l'attivista locale Tamas Bango aveva detto che erano
stati i Rom a decidere di mandare donne e bambini via dal villaggio per paura
dell'attività che Vedero aveva programmato nel fine settimana.
Sandor Farkas, funzionario anziano del Movimento Diritti Civili Rom ed ex
leader della comunità rom locale, ha detto a Pinter che i Rom di Gyöngyöspata
hanno dovuto tollerare per due mesi la presenza di organizzazioni di estrema
destra.
"In questa situazione pensavamo che i nostri bambini non erano al sicuro," ha
detto, aggiungendo che se la situazione non fosse cambiata, avrebbero dovuto
lasciare il paese.
Pinter ha risposto che il governo dovrebbe garantire la pubblica sicurezza a
tutti i residenti di Gyöngyöspata. Ha aggiunto che dovrebbe essere ovvio che
tutti dovrebbero lavorare e per aiutare questo obiettivo "il governo creerà
posti di lavoro", probabilmente all'inizio opportunità nei lavori pubblici.
I gruppi radicali nelle settimane scorse hanno organizzato manifestazioni e
pattuglie in diversi villaggi dell'Ungheria povera e disoccupata delle regioni
settentrionali e nord-orientali, dicendo che era loro dovere "restaurare
l'ordine pubblico" nelle aree con alti tassi di criminalità.
ULTIMORA:
BBCnews
Vigilantes di estrema destra si sono scontrati con i rom in un villaggio
nell'Ungheria del nord-est, dove le tensioni etniche sono salite settimana
scorsa
Vittima degli scontri: La polizia sta cercando di disinnescare le tensioni
etniche nella zona
Almeno quattro persone sono rimaste ferite in disordini a Gyöngyöspata, in
cui, dice la polizia, sono state coinvolte dozzine di persone.
I media ungheresi riportano che gli scontri sono scoppiati dopo che
paramilitari con le uniformi di Vedero ("Forza di Difesa") hanno
scagliato pietre contro una casa [abitata da] Rom.
Recentemente i gruppi di estrema destra avevano presentato pattuglie per
"l'ordine pubblico" nelle aree rom.
I gruppi sostengono che tali pattuglie sono necessarie per reprimere il
crimine.
Il sito web Magyar Hirlap riporta che dopo gli scontri di martedì notte sono
stati inviati a Gyöngyöspata rinforzi di polizia.
Settimana scorsa il governo ungherese aveva accusato le opposizioni di aver
messo in scena un'inutile "evacuazione" delle famiglie rom dal villaggio, 81 km.
da Budapest.
Venerdì 277 Rom in totale sono fuggiti dal villaggio con i bus della Croce
Rossa Ungherese. Ora sono tornati alle loro case.
Quanto riportato dai media lo descriveva come un'evacuazione di donne e
bambini rom spaventati per le attività di Vedero. Ma un portavoce della Croce
Rossa ha negato ogni collegamento, dicendo che si trattava di una vacanza
pianificata in precedenza.
Vedero aveva annunciato che avrebbe installato un campo di formazione
militare nella parte rom di Gyöngyöspata, 2.800 abitanti in totale. Tuttavia, la
polizia aveva ammonito Vedero dal farlo.
Il governo ha approvato una nuova legislazione volta a prevenire gruppi
paramilitari o in uniforme dall'agire come una polizia auto-proclamata.
Di Fabrizio (del 18/04/2011 @ 09:46:29, in Europa, visitato 3114 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Radio Bulgaria Integrazione dei Rom in Bulgaria - Author: Milka
Dimitrova - © Photos: BGNES
08/04/2011 - E' un compito difficile indicare il numero esatto dei Rom in
Bulgaria. Secondo il censimento ufficiale del 2001, sono circa 370.000, mentre
per le organizzazioni rom, il loro numero raggiunge gli 800.000, o il 10%
della popolazione totale. Si aspettano dati più accurati dall'ultimo censimento,
svoltosi a febbraio 2011. E' un fatto che i problemi della comunità rom in
Bulgaria rimangano irrisolti. L'integrazione rom è stata una questione in
Romania per alcuni anni, ma i programmi delle istituzioni sono sviluppati
lentamente e non hanno molto effetto
La Bulgaria ha adottato un programma quadro per l'integrazione della
comunità rom nel periodo 2010-2020, in accordo con i principi europei per la
tolleranza e la protezione dei diritti umani. Il documento delinea le politiche
relative alla comunità rom nelle sfere dell'istruzione, della sanità,
dell'alloggio, dell'impiego, ecc. La Bulgaria è stata uno dei primi paesi a
partecipare al Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, assieme a 12 paesi
europei. Sullo sfondo dell'invecchiamento della popolazione europea, è la
giovane comunità rom che può giocare un ruolo nel risolvere la mancanza di
manodopera. E' per questo che il programma bulgaro dedica attenzione speciale
all'aumentare i livelli di istruzione e di qualificazione della popolazione rom.
Viene riferito che durante gli ultimi due decenni, 10.000 Rom si sono laureati
nelle università bulgare. Tuttavia, un gran numero di bambini rom continuano ad
abbandonare la scuola, nonostante il fatto che possano ricevere i benefici
sociali solo mandando i loro figli a scuola. Ecco cosa dice Deyan Kolev, del
Centro per il Dialogo e la Tolleranza Interetnica "Amalipe":
"Il numero dei bambini rom che abbandonano la scuola continua ad essere
molto alto. Secondo le statistiche il numero di bambini rom nel primo grado è
circa del 23% del totale, ma nell'ottavo grado solo il 7-8% degli studenti sono
di origine rom."
Il basso livello di istruzione nella comunità rom causa alta disoccupazione.
Un gran numero di famiglie rom campa di prestazioni sociali. Questa è una grande
sfida per l'integrazione della comunità rom.
Inoltre le statistiche di sette paesi europei mostrano che i Rom hanno più
problemi di salute, legati alle condizioni di vita insalubri. Ecco cosa dice
Ilona Tomova, dell'Istituto di Studi sulla Popolazione presso l'Accademia
Bulgara delle Scienze:
"Oltre metà dei Rom adulti soffre di ipertensione. Il 30% ha l'emicrania ed
il 25% soffre di asma o bronchiti. Un gran numero soffre di artrite e
reumatismi, il ché porta a maggiore disoccupazione."
I Rom bulgari partoriscono in giovane età ed il tasso di mortalità infantile
nella comunità è il più alto in confronto agli altri paesi UE. Un gran numero di
Rom bulgari vive in aree cittadine dove le condizioni di vita sono molto povere.
A volte manca anche l'acqua potabile. Il problema rimane grave nonostante il
programma nazionale per migliorare le condizioni abitative della comunità rom
adottato nel 2006.
E' chiaro che le istituzioni bulgare dovranno fare molti più sforzi per
un'inclusione di successo della comunità rom, che ancora si affidano soprattutto
sul rapporto finanziario da parte dello stato, che sull'essere collaborativi con
i processi di integrazione.
Di Fabrizio (del 14/04/2011 @ 09:40:27, in Europa, visitato 2454 volte)
AFFARITALIANI Miss Gipsy, il concorso per bellezze zingare
Sono belle, desiderabili e non si vergognano di essere zingare. Decine di
ragazze stanno partecipando ad un concorso di bellezza dedicato appositamente
per loro. Dove? A Londra, in Inghilterra rom e sinti vengono chiamati gipsy e
"Miss Gipsy Queen Uk" è il titolo che vincerà la più bella del popolo senza
dimora. La regina avrà tremila sterline (circa 3.400 euro) da spendere nei
negozi più "in" della capitale inglese. Vestiti da Harrods e da Fortnum & Mason,
gioielli da Tiffany e oltre al premio in denaro è prevista anche una borsa di
studio da mille sterline per finanziare la futura professione della Miss.
Lo scopo della manifestazione non è solo eleggere una bellezza travolgente, ma
trovare un testimonial che aiuti gli inglesi a cambiare opinione sul mondo dei "travellers".
Un'opera di contro-informazione rispetto ad un programma andato in onda su
Channel 4 chiamato "Il mio grasso matrimonio Gipsy". Uno spettacolo che metteva
in luce tutti i pregiudizi sul mondo dei gitani. Vestiti appariscenti, pelle
abbronzata (anche artificialmente), grassi, sedentari e con il pallino del
matrimonio. "Noi non siamo casalinghe obese come ci vogliono dipingere in tv",
ha fatto sapere Josephine Smith, 35 anni, presidente dell'Unione Donne zingare.
"Il nostro scopo è trovare qualcuno di bello e fiero delle sue radici e di ciò
che è".
Impressionante il numero dei partecipanti allo spettacolo e il coinvolgimento di
tutta la comunità rom del Paese. "Voglio mostrare al mondo che le donne zingare
sono molto di più di quello che le persone pensano e i media dipingono",
racconta Lita Boswell, 18 anni, di Durham. "Sin dal giorno in cui ho lasciato la
scuola ho lavorato come modella. Le persone hanno una visione completamente
distorta della realtà, siamo molto di più che casalinghe frustrate con
l'ossessione per il buon matrimonio".
"Ho lasciato la scuola quando avevo 13 anni, ma ho continuato gli studi a casa,
nella mia comunità. Adesso ho tre figli e sono felice", racconta Charmaine
O'Neil, 20 anni, di Leicester. "La tv ci dipinge in un modo completamente
sbagliato. Non ho mai indossato gonne lunghe, monete appese ai vestiti, ne passo
le mie giornate sui lettini abbronzanti come molti credono che sia nostra
abitudine". Rom è bello? Lo sapremo dopo l'elezione della reginetta.
Tommaso Cinquemani
Intanto a Montecatini la questione si capovolge. Da
La Nazione 11 aprile 2011 - "Si vuole un grande evento come Miss Italia
per rilanciare l’immagine di Montecatini, ma nulla si fa per contrastare una
nuova ondata di zingari, che bivaccano dietro la basilica di Santa Maria Assunta
e alla stazione ferroviaria..."
Di Fabrizio (del 11/04/2011 @ 09:41:30, in Europa, visitato 1568 volte)
Da
Roma_Francais
Giornata internazionale dei Rom: intervista con l'attivista indipendente Béla
Radics
Posté par Corentin Léotard • 8 avril 2011 à 5:41
Béla Radics si autodefinisce come un attivista indipendente per i diritti
dei Rom. Nel suo blog,
rende conto della situazione dei Rom in Ungheria, con un occhio molto critico
tanto sulle autorità ungheresi che sui rappresentanti rom.
Lei crede alla volontà della presidenza ungherese dell'Unione Europea di
agire a favore di una integrazione dei Rom?
Non ci posso credere. La presidenza ungherese e l'Unione Europea pretendono
di prendere decisioni riguardo all'integrazione dei Rom, senza la partecipazione
degli stessi, senza loro rappresentanza. Basta pensare che ci sono circa dai 12
ai 15 milioni di Rom in Europa e soltanto una rappresentante dei Rom al
Parlamento Europeo. E' insensato! In Ungheria, i programmi d'integrazione dei
Rom esistono solo sulla carta. Noi, i Rom coinvolti, ancora non sappiamo niente
riguardo alla prossima strategia dell'Unione Europea.
Viktor Orban è credibile in questo ruolo?
A mio avviso, Viktor Orban non è credibile in questo settore. Al Parlamento
Europeo, si fa passare come un uomo sensibile e sociale, ma a casa, in Ungheria,
prende misure contro i Rom, misure che li spingono in una povertà ancora più
profonda, verso una carestia mortale. Lui ed il suo governo favoriscono la
retorica fascista dell'estrema destra dandogli uno spazio illimitato. Con
messaggi in codice, con insinuazioni, svolgono in realtà la stessa retorica
anti-Rom del partito Jobbik.
Per voi è una buona soluzione una strategia d'integrazione su scala
europea?
Potrebbe essere una buona soluzione, ma non così, senza la partecipazione dei
Rom. L'Europa non ha il diritto di prendere decisioni riguardo gruppi di persone
senza chiedere l'opinione di milioni d'interessati, escludendoli dai processi
decisionali, dall'attuazione delle leggi e dei programmi. Sarebbe la
profanazione della democrazia e dei diritti umani fondamentali!
Si fida delle autorità ungheresi per giudicare in maniera equa e
trasparente i quattro presunti autori degli
attacchi anti-Rom?
Non sono in grado di fidarmi della giustizia ungherese. Nel corso della mia
vita, ho visto molte volte le decisioni razziste e le sentenze anti-Rom che ha
preso. Per di più, molte persone pensano che questa serie di omicidi è avvenuta
su controllo politico. Pensiamo che i veri colpevoli non siano stati
identificati e che il responsabile principale sia ancora sconosciuto. E' triste,
ma penso che questo processo non sarà altro che un drammatico spettacolo.
Lei è molto critico verso i rappresentanti della minoranza rom, verso
Florian Farkas [rappresentante nazionale del governo autonomo minoritario rom],
per esempio, che lei tratta da marionetta del Fidesz. Perché?
La "Legge Elettorale delle Minoranze" è antidemocratica sotto diversi
aspetti, a livello locale, regionale ma anche nazionale. La legge non permette
la partecipazione all'elezione dei rappresentanti indipendenti che s'impegnano e
sono disposti ad agire per la loro gente. Prevede che solo i membri di partiti o
organizzazioni possano partecipare alle elezioni come rappresentanti. La
maggioranza dei rappresentanti dei Rom sono politici pagati e diretti
dall'attuale governo. Per esempio, Florian Farkas è uno dei leader della
politica rom governativa, in qualità di commissario ministeriale di supervisione
di aiuto ai Rom. Ma nel contempo, è deve anche rappresentare gli interessi della
comunità rom come presidente dell'Autogoverno Nazionale Rom. Come può conciliare
queste due posizioni? Dovrà controllare se stesso? Dovrà discutere con se
stesso? Protestare contro le somme dei fondi stanziati per i Rom o contro le
stesse decisioni? E' una situazione politica schizofrenica!
Secondo lei, questi rappresentanti dei Rom hanno la volontà, ed il potere,
di migliorare la situazione dei Rom in Ungheria?
No, non lo penso. E' noto che la rappresentanza parlamentare delle minoranze
nazionali ed etniche in Ungheria, non è stata regolata negli ultimi vent'anni, e
quindi tutti i governi hanno conseguentemente violato la Costituzione (dal
1989). Secondo la percentuale della popolazione rom in Ungheria - circa l'8% -
ci si aspetterebbe che i Rom avessero una ventina di rappresentanti
democraticamente eletti al Parlamento ungherese. Invece, ci sono solo tre
rappresentanti di origine rom, il cui compito non è la rappresentazione reale e
fedele dei Rom, ma seguire rigorosamente la politica del loro partito di
appartenenza.
Lei denuncia un "etno-business". Cosa intende con questa formula?
Secondo il diritto ungherese, è considerato Rom chi si dichiara tale. Su
questa base, si sono create molte false organizzazioni rom, per ottenere soldi
pubblici, ma non per una vera attività di protezione di interessi... che non
sono destinati a loro.
Le divisioni in seno alla comunità rom (culturali e politiche) sono un freno
alla loro integrazione nella società ungherese?
Penso che il principale ostacolo all'integrazione sia l'elite politica
tradizionale.
Ritrovate il blog di Béla Radics:
International Roma/Gypsy Blog from Hungary B.
Radics
Contrappunto: Rita Izsák, capo del gabinetto del ministro
all'inclusione sociale, Zoltán Balog:
La situazione è molto difficile, ma non bisogna incolpare lo stato ungherese
che fa molto per l'integrazione dei Rom. Abbiamo messo in campo dei programmi di
lotta contro la povertà e particolarmente contro la povertà infantile, ed un
programma per l'alloggio. Se io stessa sono arrivata a questo posto, è grazie ad
una borsa di studio dello stato ungherese, che mi ha permesso di andare
all'Università. Mi dispiace che le persone in causa non si rendano conto di
tutto ciò che si fa per loro. Bisogna capire che la questione dell'integrazione
dei Rom è molto complessa e che i risultati delle nostre misure non possano dare
frutti che a lungo termine. E non dubito della volontà del primo ministro Orbán
di agire in questo senso. Siamo ad un momento storico, perché tutti gli attori
sono mobilitati.
Di Fabrizio (del 08/04/2011 @ 09:17:01, in Europa, visitato 1334 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
03/04/2011 - Attendono con impazienza che gli impiegati del censimento
arrivino nel loro quartiere. Per la prima volta nella vita, quei cittadini
verranno identificati secondo la loro etnia. Saranno registrati nei registri
statali come Askali.
Nel censimento scorso di 30 anni fa, vennero dichiarati Albanesi. Gli
abitanti dicono che il motivo per cui precedentemente non erano registrati come
appartenenti alla loro etnia, è che per quanto riguarda il nome sono una nuova
comunità.
Si stima che ci siano circa 35.000 membri della comunità askali che vivono in
Kosovo. Sono per lo più concentrati nella regione di Ferizaj.
Source: TV Monitoring Summary (OSCE)
Di Fabrizio (del 06/04/2011 @ 09:29:28, in Europa, visitato 1806 volte)
Da
Nordic_Roma
HELSINGIN SANOMAT Cosa fare con i Rom stranieri?
31/03/2011 - Campi legali, biglietti di viaggio, divieto di accattonaggio, sono
tra le soluzioni proposte ai problemi posti dall'afflusso di mendicanti rom dai
nuovi paesi dell'Unione Europea: Romania e Bulgaria.
Helsingin Sanomat ha compilato una lista delle soluzioni proposte, con
i suoi pro ed i suoi contro.
1. Fare niente
Pro: I Rom dalla Romania e dalla Bulgaria sono qui come turisti,
responsabili di provvedere a se stessi. Tutti i cittadini UE devono essere
trattati ugualmente.
I problemi non sono esclusivamente di Helsinki. Devono essere ricercate
soluzioni a livello nazionale ed UE.
Contro: I Rom sono tra le minoranze più oppresse in Europa. Sono
spinti qui dalla povertà. Inoltre la Finlandia deve fare in modo che a tutti sia
garantita l'assistenza sanitaria ed un ricovero, per esempio. La Finlandia non
può permettersi di essere indifferente, perché questo in inverno è un posto
freddo.
2. Allestire campi legali
Pro: Sarebbe facile fornire servizi di base per i campi, come acqua
corrente potabile, bagni e servizi igienici, elettricità e sale comuni.
Le area di campeggio non sarebbero solo per alcuni gruppi. Altre persone
bisognose en trarrebbero beneficio.
Contro: Il pericolo è la formazione di ghetti che potrebbero isolare
ulteriormente i Rom dal resto della società.
I campi attirerebbero inoltre più immigrati. Il clima non è indicato per un
campeggio tutto l'anno.
3. Rimandare i Rom nei loro paesi d'origine
Pro: I paesi UE devono loro stessi prendersi cura dei propri
cittadini. Helsinki ha difeso la decisione di pagare il viaggio di ritorno dei
Rom come una questione di diritti umani: qui fa troppo freddo.
Contro: Le espulsioni di massa sono proibite dalla normativa europea
sui diritti umani. Sono anche una violazione del diritto UE alla libertà di
movimento, e pure di diversi altri diritti.
La situazione dei Rom peggiorerebbe se fossero rimandati alle loro povere e
primitive condizioni.
Le persone che vivono in condizioni precarie ricorrono facilmente di nuovo
all'emigrazione.
4. Proibire l'accattonaggio
Pro: Se qui l'accattonaggio non fosse permesso, i mendicanti non
verrebbero in Finlandia. Chiedere soldi inginocchiati a terra viola la dignità
umana.
Contro: La proibizione dell'accattonaggio criminalizzerebbe la
povertà. Ognuno ha il diritto di guadagnarsi da vivere.
Il divieto nasconderebbe il problema reale, cioè la situazione sociale ed
economica dei Rom. I mendicanti non sono un vero motivo di disturbo in
Finlandia.
Di Fabrizio (del 02/04/2011 @ 09:08:11, in Europa, visitato 1773 volte)
Osservatorio Balcani e Caucaso Cornel Ban 25 marzo 2011
Romania rurale - Adam Jones, Ph.D./flickr
Negli anni passati, per molti romeni (provenienti soprattutto dalle zone
rurali) l'emigrazione ha rappresentato un'occasione di riscatto economico e
sociale. Oggi la crisi ha cambiato le prospettive, ma il ritorno in Romania non
sembra una strada percorribile, e il futuro appare pieno di incognite
"È davvero dura qui. Lavoriamo di più e siamo pagati di meno... turni di
tredici e quattordici ore in lavori di ristrutturazione sono diventati la norma.
Mio fratello ed io siamo fortunati a trovare ancora lavoro qua e là a Madrid. Ma
penso che quest'estate non potremo permetterci di tornare a casa. È la prima
volta in sette anni che non lo facciamo. Abbiamo sempre mantenuto le spese al
minimo, abbiamo comprato il cibo più scadente e non abbiamo acquistato un'auto
vistosa, anche quando i tempi erano migliori. Abbiamo risparmiato per costruire
una casa in Romania e avere dei soldi per i tempi difficili. Ma adesso
guadagniamo a malapena per un appartamento sovraffollato, il cibo e duecento
euro al mese da spedire alla nostra famiglia in Romania".
Miti logori
Nicu Pop è sempre stato un inguaribile ottimista, ed è evidente che questa
triste conversazione non è da lui. I suoi colleghi lo hanno sempre preso in giro
per il ottimismo sconfinato. Ma la situazione, oggi, è abbastanza cupa da
oscurare le aspettative anche dei più resistenti tra i lavoratori romeni
impiegati nel settore edilizio spagnolo ed irlandese, un tempo in forte
espansione. E con questi Paesi che scricchiolano sotto l'austerità fiscale e con
i loro paesaggi urbani pieni di case vuote di recente costruzione, è chiaro che
i posti di lavoro nell'edilizia, la nicchia di mercato di lavoro preferita dai
lavoratori immigrati romeni, non torneranno mai più.
"Per anni ho fatto gli straordinari, ed ero disposto a mettere le mani sul fuoco
se il datore di lavoro lo avesse chiesto. Ora però tutto sta cadendo a pezzi, e
non ho idea di cosa fare. Alcuni dicono che dovremmo andare altrove in Europa,
ma i miei unici contatti sono a Dublino. E nemmeno lì c'è lavoro. Forse
dovrebbero radunarci tutti e spedirci a casa, così non avremmo più illusioni sul
fatto che qui contiamo qualcosa".
I miti sulle ricompense del duro lavoro fisico sono crollati tra i romeni
emigrati in questi anni, in gran parte giovani uomini provenienti da zone
rurali, la cui unica esperienza lavorativa prima dell'emigrazione era stata la
massacrante attività agricola in un villaggio della Transilvania o lunghi
spostamenti per lavorare in fabbrica, spesso con turni duri e bassa
retribuzione.
Tuttavia, la diminuzione delle opportunità lavorative in Spagna ed Irlanda non
ha provocato una massiccia emigrazione di ritorno verso la Romania. Al
contrario, secondo le statistiche del governo di Bucarest, quasi mezzo milione
di romeni ha presentato domanda e 140.000 hanno ottenuto un contratto di lavoro
in Europa occidentale attraverso l'agenzia di collocamento governativa. Mentre
Italia e Spagna sono state le destinazioni preferite durante l'ultimo decennio,
nel 2010 la maggior parte di coloro che sono partiti hanno fatto ingresso nel
mercato britannico e tedesco, con l'agricoltura ad assorbire la maggior parte
dell'afflusso.
Niente ritorno a casa
Perché i romeni continuano a partire e perché gli immigrati disoccupati e
sottoccupati non hanno fatto ritorno? In primo luogo, la maggioranza degli
emigranti sono partiti da regioni rurali, dove si trovavano di fronte alla
prospettiva di un'agricoltura di sussistenza, a sussidi di disoccupazione
estremamente bassi ed a breve termine, con difficoltà d'accesso ai servizi
pubblici e un'estrema scarsità di lavoro salariato. Per quanto possa essere
difficile la vita nelle case popolari degli immigrati a Barcellona o Dublino,
almeno ci sono i recenti ricordi del successo economico a cui gli immigrati
possono attingere per mantenere la propria capacità di resistere durante la
crisi.
Oltretutto, in Europa occidentale gli immigrati possono restare a galla durante
la crisi grazie ad una combinazione di livelli accettabili di sussidi di
disoccupazione e un ottimo accesso all'assistenza sanitaria, elementi questi
molto insoddisfacenti in Romania. Inoltre, decine di migliaia di famiglie di
immigrati hanno bambini che sono nati nei Paesi di destinazione o sono andati a
scuola lì.
Per questi bambini la lingua romena è la lingua che parlano a casa con genitori
e fratelli, magari in forma dialettale, piuttosto che la lingua della maggior
parte delle loro attività quotidiane. Senza un'esposizione al sistema scolastico
romeno, dove è insegnato il romeno standard, è probabile che questi bambini
incontrerebbero difficoltà a scuola se fossero "riportati" al sistema
d'istruzione romeno.
Al contrario, pur essendo socialmente gratificante, la vita di villaggio in
Romania offre poco in termini di speranza. Durante l'ultimo decennio,
l'interazione tipica tra lavoratori emigranti e le loro comunità d'origine
avvenuta durante le vacanze di agosto e alla fine di dicembre, quando i villaggi
ritornano alla vita con gli emigranti che riempiono i pub, lavorano alla
costruzione di grandi case e sfoggiano auto semi-nuove.
Ritornare nello stesso posto a metà novembre o all'inizio di febbraio è una cosa
diversa. Come dice scherzando Tabara Marin, un camionista licenziato che ha
trascorso cinque mesi in disoccupazione in Spagna, "mia moglie ed io vivevamo in
un'angusta casa popolare ad Almeria (Spagna), orari di lavoro pazzeschi e così
via. Poi entrambi abbiamo perso il lavoro e non trovavamo nulla, non importa
quanto cercassimo, e abbiamo anche pensato di superare i tempi duri,
approfittando dei sussidi, e di tornare a vivere nel nostro villaggio natio.
Dopo un mese, però, mi volevo suicidare...Fango sulle strade, età media sui
settant'anni... Il miglior lavoro che puoi trovare è fare il contadino per un
delinquente del posto, che paga sei euro al giorno. Quindi abbiamo deciso,
ritorneremo in Spagna. Almeno lì possiamo sperare che la crisi passerà e che
troveremo un lavoro, mentre qui, anche quando ritorneranno i tempi buoni, i
lavori resteranno malpagati, l'ospedale sarà sempre un buco e la scuola
continuerà a cadere a pezzi".
Prospettive grigie
Fin dall'inizio della modernizzazione economica della Romania nel XIX
secolo, l'industria e i servizi potevano contare su un esercito di manodopera a
basso costo, proveniente dai villaggi. Questo è stato il caso soprattutto
durante l'esperienza romena di sviluppo economico (neo)stalinista, quando la
crescita a rotta di collo nell'industria ha lasciato nelle campagne quasi metà
della popolazione.
Durante gli ultimi dieci anni è stato il boom immobiliare dell'Europa
meridionale e dell'Irlanda a beneficiare dell'afflusso di quasi due milioni di
giovani romeni, la maggior parte dei quali proveniente dai villaggi, ma disposta
a lavorare in cambio di salari bassi e munita di almeno dieci anni d'istruzione
e di una certa esposizione alle competenze di formazione professionale.
Adesso che la bolla immobiliare è scoppiata e il loro Paese d'origine offre loro
ben poco, oltre a salari molto bassi e uno smantellamento sistematico dei
diritti dei lavoratori, la più dinamica gioventù rurale della Romania affronta
una lunga e scoraggiante traversata verso un'incertezza e precarietà ancora
maggiori.
Come dice Nicu Pop con un sorriso sarcastico, "dopo che i lavori e i sussidi di
disoccupazione saranno finiti e quando saranno esauriti i nostri risparmi, non
avremo altra scelta che tornare a casa, senza illusioni, e lavorare la terra,
come i nostri nonni. Non è proprio quello che avevamo in mente in tutti questi
anni, ma almeno mangeremo pomodori biologici e carne senza additivi chimici,
cosa che nemmeno i ricchi di Madrid possono permettersi".
Di Daniele (del 01/04/2011 @ 09:48:19, in Europa, visitato 1961 volte)
Da
Slovak_Roma
Includendo tutte le donne. By Jens Wandel
L'8 marzo di quest'anno abbiamo festeggiato i 100 anni dell'avvocatura per la
parità dei diritti delle donne. E tuttavia resta ancora molto da fare per
realizzare i pieni diritti di parità delle donne. Questo è particolarmente vero
per le donne dei gruppi di minoranza.
In tutta Europa, le donne rom sono tra le popolazioni più svantaggiate.
In media, una donna rom in Slovacchia si stima che muoia 17 anni prima di una
donna non rom, le ragazze rom hanno il doppio di probabilità di avere figli
prima del loro 20° anno di età a dispetto delle ragazze non-rom, e quindi le
donne rom hanno meno probabilità di completare la loro formazione. Hanno meno
possibilità di imparare a leggere e più probabilità di essere disoccupate
rispetto alle donne non rom ed agli uomini rom.
Sostenere l'istruzione per le ragazze e le donne rom è un investimento saggio.
Studi sullo sviluppo di tutto il mondo, mostrano che l'investimento nel
benessere e nell'educazione delle ragazze e delle donne, ha un impatto positivo
non solo sulla loro propria vita, ma anche sulle generazioni future. Fornire le
competenze e promuovere l'istruzione delle ragazze, porta a tassi più elevati di
occupazione e di reddito, e minore mortalità materna ed infantile.
Lívia Járóka, membro ungherese del parlamento europeo – e una donna rom – ha
detto che è stato il rifiuto dei suoi genitori di metterla in una classe
separata, uno dei motivi per cui è riuscita nella vita. (http://www.womenlobby.org/spip.php?article1174)
Il "decennio dell'integrazione rom" in corso, è impegnato con successo in
numerosi paesi europei ad adottare misure per migliorare la condizione dei rom
nei loro paesi. Questa primavera, la commissione europea dovrebbe proporre una
nuova – e molto necessaria – strategia per l'inclusione dei rom.
Il prossimo rapporto regionale UNDP per lo sviluppo umano dal titolo Al di là
della transizione: Verso le società inclusive focalizzate nell'inclusione
sociale. Esso rileva che un terzo della popolazione della regione è esclusa
dalla società ed introduce un modo pratico per misurare il livello in cui le
persone sono escluse dalla vita economica, dai servizi sociali, dalla reti
sociali e dalla partecipazione civica.
Il provvedimento fornisce ai responsabili politici le prove di cui hanno
bisogno per rispondere alle esigenze dei cittadini. Esso può essere suddiviso in
modo che i responsabili politici possono vedere come l'esclusione appare nel
loro paese, dov'è geograficamente ed in quale misura si riferisce all'esclusione
economica o di altri fattori spesso trascurati, quali l'accesso alle reti ed hai
servizi sociali.
I sostenitore del rapporto per le politiche di inclusione si regolano nel
contesto di sviluppo locale, come le esigenze specifiche delle donne rom.
È indispensabile prendere in considerazione le esperienze delle donne rom quando
si tratta di strategie politiche che mirano ad affrontare le sfide per le
comunità rom.
Fare in modo che i rom siano inclusi nella società è estremamente collegato alle
questioni di parità tra i sessi e richiede un dialogo con le donne rom.
Per esempio, una donna rom può esitare prima di riferire di una violenza
domestica – può pensare che la violenza domestica discrediti la sua famiglia e
rafforzi gli stereotipi negativi.
Le esigenze specifiche delle donne rom devono essere riconosciute ed accolte o
le iniziative di integrazione possono portare ad un ulteriore marginalizzazione.
La diversità è un motivo per festeggiare ed è un motivo ingiustificabile per le
persone di essere lasciati indietro.
Inclusione non significa assimilazione. Significa parità di accesso alle risorse
e alle opportunità, come l'istruzione o l'assistenza sanitaria. Significa avere
una voce nella società.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, siamo con le donne rom e
riconosciamo che tutti noi abbiamo bisogno di contribuire a trovare modi
efficaci per includere le donne rom nella società.
Jens Wandel è vice direttore dell'ufficio regionale dell'UNDP (United Nations Development Programme ndr.) e direttore del
centro regionale di Bratislava UNDP
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