Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 09:01:49, in media, visitato 1554 volte)
Da
Roma_Daily_News Del fatto, o fattaccio, se ne è parlato
QUI. OK, ne hanno parlato tutti, compreso il Corriere della Sera. Ma, per completezza
d'informazione, come ha reagito la società rumena?
Il 25 agosto, Madonna si è esibita a Bucarest di fronte a circa 70.000
persone. Secondo i media locali, la sua performance è stata perfetta e
tecnicamente impressionante. Mentre le opinioni sulle qualità vocali di Madonna
rimangono tante e contraddittorie, i Rumeni si sono riuniti nel sentirsi
oltraggiati dalle sue coraggiose dichiarazioni, fatte durante lo show, dove si è
espressa contro la discriminazione verso la popolazione rom e gli omosessuali
nell'Europa Orientale.
Persino noi, che teniamo sotto controllo e combattiamo l'antisemitismo in
Romania dal 2002, siamo stati sorpresi dal fronte comune assunto dai media
locali contro i punti di vista di Madonna sull'argomento: articoli su
"l'arroganza e l'impudenza di Madonna nel venire in Romania ed esprimere
il suo appoggio agli Zingari" e "non abbiamo bisogno del parere di Madonna su
cose simili" sono opinioni comuni che hanno preoccupato i media nei giorni
seguenti.
E così, una leggenda vivente il cui arrivo era stato anticipato con grande
entusiasmo è diventata una stella caduta, quasi una persona non grata, solo
perché ha espresso il suo punto di vita su questioni che sono anche le nostre
preoccupazioni: discriminazione ed intolleranza.
In un articolo pubblicato su un importante sito di informazione digitale,
Madonna stessa diventa bersaglio di discriminazione:
"L'aliena Madonna Ciccone, mangiatrice di macaroni (macaronari) proveniente
da una famiglia della Mafia italiana di New York, convertita al Talmud ed alla
cabala sionista, che si è venduta allo zingaro internazionale,..." è stata la
dichiarazione d'apertura di quell'articolo.
E' un caso molto rappresentativo dello stato mentale esistente in Romania, a
livelli allarmanti, quando si parla di estremismo, nazionalismo,
discriminazione, razzismo. Sfortunatamente la grande maggioranza della
popolazione è stata cresciuta ed educata nello spirito che ha generato questa
reazione contro Madonna: questo gruppo include molti di quanti sono a carico
delle istituzioni statali responsabili nel combattere questi fenomeni. E' per
questo che non vediamo nessuna reale azione sviluppata per educare la
popolazione contro l'intolleranza e il bigottismo, e la situazione continua a
deteriorarsi.
Il programma educativo di cui parliamo dev'essere a lungo termine, continuo,
vigoroso e non condotto da politici ed opportunisti, che cercano la simpatia
internazionale ed i fondi UE, ma da persone istruite che vi si dedichino, ben
preparate sull'argomento e che non siano soggetto di pressioni politiche e
sociali.
Un programma simile rimarrà senza risultati o valore se non includerà la
popolazione rrom, che necessita di assistenza, pazienza e determinazione per
cambiare ciò che alimenta l'odio ed il razzismo in Romania.
Fino a quando un programma simile non diventerà realtà, continueremo a
testimoniare contro il razzismo, la discriminazione e l'odio mostrato non solo
verso le minoranze, ma anche verso quanti hanno il coraggio di ergervisi contro.
La Romania si considera un paese ben educato con diritto di parola: il
diritto ad essere rozzi, offensivi, persino carichi di odio verso gli altri, è
visto come sacro, particolarmente quando la popolazione in generale ha opinioni
simili. Anche quando le vittime di discriminazione, intolleranza o odio cercano
di difendersi o di contrastare queste parole ed azioni velenose, premono per
un'azione legislativa, le loro reazioni sono considerate un attacco alla libertà
di parola ed un attacco al popolo rumeno.
Nessuna donazione di denaro, nessuna dichiarazione politicamente corretta,
nessuna simpatica riunione o cena accademica, porterà il cambio di cui parliamo:
saranno azioni inefficaci che serviranno solo a renderci comodi mentre la
corrente dell'odio etnico continua a scorrere, non sminuita, attorno a noi.
Un programma a lungo termine, in profondità e sostenuti dai programmi per
l'istruzione, rivolto ai giovani, è la sola speranza per portare un cambio
positivo nel futuro, un futuro in cui le dichiarazioni contro l'odio e
l'intolleranza, come quelle di Madonna, incoraggeranno l'acclamazione ed il
supporto, invece dello scherno e della condanna generali ricevuti nella
settimana passata.
Marco Maximillian KATZ National Director MCA Romania - Centrul pentru Monitorizarea si Combaterea AntiSemitismului THE CENTER for MONITORING and COMBATING ANTISEMITISM in ROMANIA www.antisemitism.ro
(beta version)
email: mca.romania@gmail.com
TEL: +40 (21) 3117230 FAX: +40 (21) 3117232
US FAX: +1 901 2848182 TEL VoIP: 0337300759
Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 21:05:53, in conflitti, visitato 2305 volte)
Milano, leggo con stupore e dolore sul sito di
Emergency, della morte di
Teresa Sarti, moglie di Gino Strada e anima dell'associazione. Per ricordarla,
ripubblico una sua
intervista
di parecchi anni fa, quando Emergency era appena nata, intervista rilasciata al
bollettino rom Il
Vento e il Cuore
I mondi dei Rom e degli "stanziali" tendono a comunicare tra loro il meno
possibile, di solito ci si sopporta. Ma qualche volta le due realtà si cozzano
violentemente e la realtà degli altri irrompe nel tuo mondo.
E' sera e il tempo promette pioggia. Il campo è povero, come
quelli che vedete in televisione. Tanti bambini che ci guardano, curiosi e
timorosi. I più piccoli in braccio. C'è il fuoco acceso, parliamo a fatica
Sono razzisti
Una cosa così, io non voglio neanche crederci...
Non gli basta come viviamo, vogliono ucciderci...
Io mi ricordo quello che diceva mia madre della guerra, e degli aerei
americani che buttavano le bombe a forma di caramelle...
Inverno 1995,: vicino a Pisa due bambini allungano le braccia per ricevere
un pacco regalato loro da un automobilista. Ma questo pacco è un dono
avvelenato: perché contiene una bomba che scoppia, portandosi via i loro occhi e
le mani. Due mesi prima era successo un fatto simile. Le strade della
solidarietà, come quelle dell'odio, si incrociano quando meno te l'aspetti, ma i
frutti che ne nascono rimangono a lungo. Ecco un'intervista che effettuammo in
quei giorni. Siamo andati a parlare con un'associazione che ha sede a Milano, e
che ogni giorno si occupa di guerre e delle sue vittime. Quanto segue è il
riassunto del nostro colloquio con la signora Strada
EMERGENCY, la nostra associazione, si occupa di soccorso alle vittime civili
di guerra. Opera con medici e chirurghi. Oggi i soldati combattono, ma sono i
civili, le persone indifese a subirne le conseguenze. Il 90% dei morti e dei
feriti di una guerra o di una guerriglia non fa parte di nessun esercito: ma
pagano il prezzo dei bombardamenti nelle città e nelle campagne, delle carestie,
delle retate degli eserciti e dei banditi, degli scoppi delle mine antiuomo. In
certe zone un soldato non solo viene pagato, ma ha anche molte più possibilità
di un abitante, di un medico o di un volontario, di salvare la pelle.
Gino Strada, il fondatore di EMERGENCY, opera da otto anni come chirurgo in zona
di guerra. Può essere l'Afghanistan o il Ruanda, o la Bosnia e dice "Sono stanco
di vedere ogni giorno madri e bambini senza occhi o braccia, curarli, sapendo
che nessuno potrà ridargli quello che hanno perso e che domani avrò ancora da
visitare altre donne e bambini, in un ambulatorio senza corrente, magari senza
medicine e anestetici".
Siamo stati conosciuti l'anno scorso, con la partecipazione al "Maurizio
Costanzo Show". Abbiamo parlato non solo degli orrori delle guerre, ma abbiamo
portato prove per denunciare chi arma gli eserciti, chi permette di uccidere o
mutilare. I maggiori produttori di armi sono fabbriche dell'ex Unione Sovietica,
della Cina e dell'Italia, oltre naturalmente ai loro governi. Spinto
dell'interesse per quell'intervento in televisione, il governo italiano si è
impegnato per abolire il commercio delle mine antiuomo.
Cosa sono le mine antiuomo? I bombardieri ne lasciano a migliaia per volta
sul terreno, hanno forme innocue, magari assomigliano alle farfalle o ai giochi,
sono colorate vivacemente. Quando qualcuno le calpesta o le raccoglie scoppiano,
magari non subito, e sono fatte per mutilare gli arti e gli occhi. La gente lo
sa, sa che il terreno intorno è seminato a morte, ma deve raccogliere la legna o
pascolare gli animali. Così per sopravvivere rischia ogni giorno.
Queste mine resistono anche per decine d'anni, sono armi poco costose (circa £.
10.000 l'una) alla portata anche degli stati più poveri. Il ragazzo mutilato non
può più produrre, per tutta la vita dovrà essere curato e mantenuto. Il mondo è
pieno di queste mine, che si confondono con l'erba e i sassi, vengono trascinate
a valle dalle piogge. La loro presenza fa continuare la guerra anche dopo anni
che le ostilità sono cessate.
A mia figlia sono venuti i brividi quando ha sentito dell'attentato di Pisa. I
pensieri si affollano in testa: il colpire non visti, carpire la fiducia dei
bambini con un involucro per giocattoli, prendersela con chi non può difendersi
e togliere loro l'unico mezzo per sopravvivere... Senza parlare di una paura più
generale che riguarda il popolo Rom: cosa fare se non si può neanche lavare i
vetri ai semafori e chiedere il pane per strada? Come fidarsi ancora di chi
offre qualcosa?
...eppure, il giorno stesso abbiamo ricevuto una telefonata da Pisa: era un
gruppo che già voleva fondare una sezione di EMERGENCY, ci diceva che dopo quel
fatto ce n'era ancora più bisogno.
Una chiacchierata non risolve niente. Lo sforzo è cercare una nota
positiva...forse la voglia di non arrendersi che traspare dai discorsi della
signora Strada. Forse la conferma che i Rom, da bravi "ultimi della classe",
sono tanti e sparsi in tutto il mondo.
In quei giorni la gente era attenta, curiosa, presente, i membri di EMERGENCY
erano continuamente chiamati a parlare nelle scuole. Proprio per le scuole,
stava partendo la campagna presentata dal personaggio a fumetti LUPO ALBERTO. Il
Belgio per primo mise al bando le mine-antiuomo, poi convegni, accordi, mezze
verità, parecchi passi avanti.
Ma cosa succederebbe se questo interesse venisse a mancare? Ecco il senso del
titolo di allora: SIAMO TUTTI ZINGARI! Non ricordarti di loro e della
maggioranza del mondo solo quando ne parlano i giornali. Che faccia piacere o
no, la vita continua...
Di Fabrizio (del 02/09/2009 @ 09:32:16, in sport, visitato 2333 volte)
Manca pochissimo: sabato 6 settembre a Milano ci sarà il
calcio d'inizio del
Torneo Mondiale di Calcio a 5 per i senza fissa dimora, torneo che durerà
una settimana. I colori italiani saranno difesi dall'eterogenea squadra della
Multietnica, nata
nel campo di Triboniano e che quest'anno schiera tre giocatori provenienti da
campi rom. Nell'attesa
di scoprire chi saranno i 4
aquilani che rinforzeranno la squadra, scopriamo le storie degli attuali
componenti. Testi e foto sono tratti dal sito
Homeless World Cup
Nome: Angelo Cognome: Cimbali
Età: 45 anni
Paese: Italia
Lingue: italiano
Angelo si deve confrontare con un difficile passato, legato alla dipendenza
dall’alcool. “Ho sempre saputo di avere grandi difficoltà a livello emotivo.
L’alcol mi aiutava a superare l'ansia e il senso di inadeguatezza”, ammette:
“Era un modo per sfuggire alla realtà” .
Congedato dall’esercito e allontanato dalla famiglia, decide di dare una svolta
alla sua vita, iniziando un percorso di disintossicazione, supportato da un
centro di solidarietà, il CEAS, dove tutt’ora vive e offre collaborazione come
volontario.
Grazie a questa associazione, viene a conoscenza della Nuova Multietnica ed
entra a far parte della Nazionale Italiana di Homeless World Cup.
Angelo è entusiasta del progetto perché vede il torneo come la possibilità di un
riscatto, attraverso la sua grande passione, il calcio.
Nome: Anderson
Cognome: Cervantes
Età: 20 anni
Paese: Perù
Città: Tocache
Lingue: spagnolo, italiano
Anderson, terzo di cinque fratelli, arriva in Italia a 12 anni. La sua famiglia
non ha possibilità economiche, ma cerca di dargli un’istruzione fino ai primi
anni delle scuole superiori. Interrotti gli studi, lasciata la casa familiare e
privo di una sistemazione stabile, inizia a lavorare in una fabbrica di
manufatti, che purtroppo chiude a causa della crisi economica attuale.
Essendo venuto a conoscenza del Progetto Homeless World Cup, decide di unirsi
alla squadra per sviluppare una maggiore determinazione e costanza a perseguire
gli obbiettivi.
Come molti dei suoi compagni di squadra, anche per Anderson, l’Homeless World
Cup 2009 rappresenta una grande, irripetibile occasione, per migliorare il suo
futuro, magari trovando un nuovo lavoro e una casa.
Nome: Pietro Sollen
Cognome: Kodjo
Età: 22
Paese: Togo
Lingue: francese, italiano
Pietro è arrivato in Italia come rifugiato politico a causa delle numerose
persecuzioni che ha dovuto subire in Togo, il suo Paese d’Origine.
Attualmente è ospitato presso le strutture della Caritas italiana.
Convinto dall’allenatore ad entrare in squadra, decide di accettare questa
sfida, alla ricerca di nuove motivazioni per migliorare la sua vita.
Nella vita si è dovuto barcamenare con lavori umili, ma sul campo è dotato di
una tecnica sopraffina. Orgoglioso del suo “essere in campo” spiega: “Quando sei
sul terreno non conta quanti soldi o quali privilegi hai. Tutti i giocatori sono
uguali e conta solo la bravura di giocare e il loro essere in grado di fare
squadra”.
Nome: Bryan
Cognome: Toscano
Età: 18
Paese: Ecuador
Lingue: Spagnolo, italiano, inglese
Bryam arriva in Italia attraverso il ricongiungimento familiare.
Disorientato dalle mille diversità di un paese nuovo, ha finito per legarsi alle
bande latino-americane, ricercando quel senso di appartenenza che non era
riuscito a trovare nei coetanei italiani.
Nel suo progressivo desiderio di cambiare ambiente, vivendo saltuariamente
“sulla strada”, senza reali obiettivi o certezze a cui aggrapparsi, viene a
conoscenza di una squadra di calcio che utilizza lo sport come catalizzatore per
incoraggiare le persone più diseredate a cambiare vita.
Nasce in lui la consapevolezza di poter migliorare se stesso, anche attraverso
il calcio, una componente irrinunciabile della propria esistenza.
Bryan è un abile centrocampista e culla il sogno di diventare un secondo Benzemà.
E’ molto giovane per pensare a progetti a lunga scadenza, ma è sicuro di una
cosa: resterà nel mondo del calcio perché è un modo per imparare ad essere uomo
e per trovare autentiche motivazioni.
Nome: Florian
Cognome: Matei
Età: 26
Paese: Romania
Lingue: italiano, rumeno
Quando il coach Bogdan lo ha incontrato al campo rom, non sapeva una parola di
italiano, ma i suoi piedi parlavano per lui. Romeno e rom, originario della
città di Bals, ha 26 anni, vive con la compagna - in attesa di un bimbo - e la
sua bambina di tre anni. In campo è un vero jolly, perfetto per lo street
soccer: dal portiere all’attaccante con la stessa feroce determinazione e voglia
di vincere. Ma se Matei si trova bene ovunque in campo, non è altrettanto
fortunato in Italia. Non è mai riuscito ad ottenere una casa. Tra i numerosi
“traslochi”, lavori saltuari e le mille altre difficoltà quotidiane, ha perso di
vista la nazionale. L’anno scorso, Matei è riuscito a ricontattare Bogdan - che
sarebbe stato felice di portarlo in Australia - ma un cellulare smarrito e altre
vicissitudini non l’hanno permesso. Questo è l’anno buono: Matei è riuscito -
con l’ingresso nella UE della Romania finalmente da “comunitario” - a tornare in
contatto con Bogdan e a diventare un punto fermo della selezione italiana.
Peccato solo che non riesca ancora a trovare un punto fermo per vivere. Abita
ancora infatti in un campo vicino a Linate. Matei spera che la Homeless World
Cup possa garantirgli non solo un posto in squadra ma l’energia giusta per
trovare una vera casa per sé e la sua famiglia.
Nome: Giorgio
Cognome: Toma
Età: 19
Paese: Romania
Lingue: italiano, Rumeno
Convinto dalle promesse dello zio di un mondo migliore, Giorgio arriva in
Italia, inseguendo il sogno di avere una vita “normale”, un buon lavoro, una
bella casa.
Un sogno di difficile realizzazione, perchè, da subito, si scontra con le
difficoltà inerenti il percorso di inserimento, in uno paese straniero.
Attualmente Giorgio vive in uno dei tanti campi Rom, disseminati nella periferia
di Milano.
Un giorno, un amico gli parla della Nuova MultiEtnica , della possibilità di
venir a contatto con persone nella sua stessa situazione, con cui condividere
molto più che la passione per il calcio.
Si ambienta facilmente e riesce a stabilire forti legami con i suoi compagni,
uniti dall’amore per lo sport, ma anche dalle comuni barriere sociali che
incontrano, cercando di affermare se stessi.
Non è solo sport, anzi è sport come coesione sociale, strumento di riscatto,
veicolo per promuovere i diritti delle minoranze.
Nome: Nicolae
Cognome: Dubai
Età: 23 anni
Paese: Romania
Lingue: rumeno
Nicolae è arrivato in Italia giovanissimo, ancora minorenne, tanto che ha
vissuto per un periodo in un celebre orfanotrofio di Milano, "I Martinitt".
Ha partecipato come giocatore alla Homeless World Cup di Cape Town 2006,
mettendo a segno più di una rete. Il calcio e la partecipazione al torneo e al
training precedente, sono state per lui una grande opportunità per crescere e
maturare. Oggi lavora e ha una casa, per quanto precaria. In campo è un
difensore roccioso e, fuori, è un vice allenatore tranquillo e capace.
Organizzatore nato, aiuta Bogdan a tenere in riga i giocatori.
Parteciperà alla prossima Homeless World Cup come team manager. Crede nella
capacità del progetto di aiutare tante altre persone, soprattutto giovani come
lui, attraverso il calcio e lo sport in generale.
Nome: Mervin
Cognome: Dugas
Età: 20 anni
Paese: Seichelles
Lingue: italiano
Intercettato e fortemente voluto dall’allenatore della squadra, Mervin è il più
recente componente della nazionale Homeless World Cup.
Dimostra fin da subito di conoscere l’area dei rigori come pochi.
Dopo un’infanzia poverissima, arriva in Italia cinque anni fa dalle isole
Seichelles e, mentre la sua vita privata è caratterizzata dalla mancanza di
punti fermi, all’interno del team Homeless World Cup, riesce ad imporsi da
subito come un importante riferimento, un’incrollabile certezza per i suoi
compagni, perché in grado di sferrare un goal dietro all’altro, ma, soprattutto,
supportarli grazie alla sua forte tenacia.
Dotato di eccellenti potenzialità, vuole allenarsi soprattutto sul tiro, sullo
scatto e sulla difesa della palla, “I Mondiali Homeless World Cup 2009
rappresentano per me” spiega entusiasta, “un’importante opportunità per
dimostrare il mio valore sul campo, ma anche un modo per promuovere la
condizione dei senza tetto e creare la consapevolezza che, non potendo scegliere
la propria origine o condizione sociale, si può migliorare se stessi, anche
grazie allo sport”.
Nome: Potru
Cognome: Florian
Età: 32 anni
Paese: Romania
Lingue: italiano, rumeno
Il colpo di fulmine è stato nell’agosto scorso, circa un anno fa. Potru è venuto
a conoscenza per caso di Homeless World Cup e da allora è una dei più grandi
sostenitori del progetto e un membro fisso della squadra, nel ruolo di
centrocampista.
Ha 32 anni, una moglie ammalata di cirrosi epatica e attualmente vive in una
tenda, perché non può permettersi di pagare l’affitto di una casa. Vorrebbe
trovare un lavoro come muratore, ma attualmente è disoccupato. Nonostante
questo, è ottimista verso il futuro.
La scoperta degli altri giocatori è stata per lui come una rinascita: persone
che hanno avuto la possibilità di un riscatto, per poter cominciare a realizzare
i propri sogni. La Homeless World Cup dà coraggio. Oltre la passione per il
calcio, Potru è entusiasta di avere la possibilità di conoscere persone con
difficoltà comuni alle sue, con cui poter combattere per migliorare le proprie
condizioni sociali.
Oggi Potru parla a tutti della Homeless World Cup come l’inizio di una svolta ed
è fermamente convinto a trovare una casa, per poter, così, offrire a sua moglie
un posto sereno dove poter guarire.
RICHIESTA DI INTERVENTO AL PREFETTO DI ANCONA: LA FRETTA E LA PROPAGANDA DEL
SINDACO BRANDONI SUL CAMPO NOMADI RISCHIANO DI CREARE SERI PROBLEMI ALLE
FAMIGLIE E AI QUARTIERI
Le Associazioni di quartiere Comitato Fiumesino e Comitato Villanova,
l’Associazione L.H.A.S.A., i Rappresentanti delle Famiglie ROM residenti
nell’area sosta di Falconara Marittima, hanno inviato una nota ed una
richiesta di intervento al Prefetto di Ancona in cui esprimono forte
preoccupazione per le reiterate esternazioni del Sindaco di Falconara Marittima
volte alla messa in atto della affrettata decisione della chiusura del
cosiddetto “campo nomadi” senza aver prima individuato alloggi dove sistemare i
suoi occupanti e senza preoccuparsi di evitare concentrazioni ghettizzanti le
quali creerebbero situazioni deleterie e di disagio in determinate zone del
territorio comunale.
Nella nota inviata al Prefetto le Associazioni e i Rappresentanti della comunità
ROM residente hanno congiuntamente ribadito al Prefetto di Ancona:
- DI NON VOLERE LA PERPETUAZIONE DELLA PRECARIETÀ DEL “CAMPO NOMADI”;
- DI VOLER EVITARE DI GETTARE NELLA STRADA NUCLEI FAMILIARI CHE RIMARREBBERO
SENZA UNA ABITAZIONE;
- DI VOLER EVITARE DI RICREARE NEGLI ALLOGGI DI EMERGENZA DEL COMUNE UNA
SITUAZIONE CONCENTRAZIONARIA SIMILE A QUELLA DEL CAMPO NOMADI;
- DI VOLER EVITARE LA CREAZIONE DI COSIDDETTI “QUARTIERI GHETTO” A CAUSA DELLE
MIOPI POLITICHE DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DI ACQUISTO ED AFFITTO DI ALLOGGI
IN EMERGENZA NEI SUDDETTI QUARTIERI DI FIUMESINO E VILLANOVA DI FALCONARA M.MA.
Questo comune sentire degli scriventi è frutto del desiderio di favorire
l’inserimento di ogni famiglia, di qualsiasi provenienza geografica e culturale,
nel tessuto sociale della città di Falconara, nel rispetto delle Leggi vigenti e
dei Regolamenti comunali che riguardano anche gli “alloggi destinati a
situazioni di emergenza sociale”.
Le Associazioni hanno evidenziato nella nota che la improvvida determinazione
del Sindaco di Falconara Marittima si inserisce in una assoluta, odierna
confusione per ciò che riguarda gli “alloggi destinati a situazioni di emergenza
sociale” e pertanto, qualsiasi decisione affrettata e propagandistica
dell’Amministrazione comunale risulterebbe deleteria per tutti: per i residenti
dei quartieri e per i residenti che oggi dimorano nel campo nomadi.
La famiglia di Vítkov ha un nuovo appartamento (vedi
QUI ndr)
La famiglia di Vítkov la cui casa era andata distrutta questo aprile da un
assalto con bombe molotov, ne ha finalmente trovata una nuova. Da aprile la
famiglia ha vissuto in un riparo temporaneo, ma ora ha comprato una casa, ha
detto Anna Siváková a
Romea.cz.
"Finalmente ci siamo comprati una vecchia casa per una famiglia singola.
Costa 540.000 CZK. Poi abbiamo messo da parte 100.000 CZK per le riparazioni
dei sanitari, soprattutto c'è bisogno di un bagno nuovo per nostra figlia Natálka.
Questa ora è la mia priorità," ha detto Siváková.
Da quell'assalto, la famiglia ha vissuto in un riparo temporaneo, anche se
erano stati raccolti circa 700.000 CZK per la sua causa. Questi fondi sono
sufficienti in quella regione per acquistare appartamenti modesti, ma Aktuálně.cz
ha riportato che la famiglia aveva incontrato molti ostacoli, dato che non era
desiderata come vicina. Qualcuno aveva scritto persino una petizione contro di
loro.
Continua Siváková "People in Need ci ha aiutato a trovare il nuovo
appartamento. Ci spiace che siano state sparse molte voci bugiarde sulla nostra
famiglia."
A metà agosto la polizia ha accusato quattro persone in connessione
all'assalto di aprile. Ora sono sotto custodia. In totale, sono state arrestate
12 persone, nove uomini e tre donne. Gli altri sono stati rilasciati. La polizia
ha accusato i quattro di tentato omicidio per motivi razziali. Tutti e quattro
si trovavano sulla scena del crimini. Qualcuno avrebbe confessato.
"Ritengo fermamente che la corte li punirà in maniera eccezionale," ha detto Siváková.
"Voglio guardarli negli occhi quando ci sarà il verdetto. Solo i mostri sono
capaci di una cosa simile. Mia figlia ne avrà per tutta la vita," ha aggiunto
tristemente.
Gli incendiari avevano attaccato la casa che ospitava una famiglia di nove
Rom, alle prime ore del mattino del 19 aprile, lanciandovi dentro tre molotov.
Tre persone erano state ferite nel successivo incendio. Natálka, di due anni,
era risultata la ferita più critica e rimane tuttora in cura intensiva nel
reparto ustionati dell'Ospedale di Ostrava. Ha sofferto di bruciature di secondo
e terzo grado sull'80% del corpo e le sue condizioni rimangono gravi.
Di Sucar Drom (del 04/09/2009 @ 09:40:02, in blog, visitato 1757 volte)
Facebook, nessuno si indigna se i gruppi istigano all'odio contro le minoranze sinte e rom
Oggi La Stampa ha pubblicato un articolo in cui si denuncia la presenza di un
gruppo su Facebook dal titolo «Immigrati clandestini: torturali! E' legittima
difesa». Il primo a denunciare il fatto è stato l'ex segretario del Pd Veltroni:
«Stamattina aprendo Facebook ho visto un'e-mail inviatami da un’amica...
Roma, documentario al "Casilino 900"
Quattro ragazzi che dividono un appartamento a Roma, nel quartiere Centocelle
hanno deciso di imbattersi nella realtà del vicino "campo" Rom Casilino 900. La
loro unica motivazione è stata quella di conoscere una comunità apparentemente
marginale che invece si colloca da ...
don Franco Schiavon: da ''scandalo'' la situazione in cui si trovano Sinti e Rom
Da ''scandalo'' la situazione in cui si trovano Sinti e Rom. Lo afferma don
Federico Schiavon, direttore nazionale per la pastorale dei Rom e dei Sinti
della Fondazione Migrantes. ''Il contesto generale in cui ci troviamo a vivere,
lo sappiamo, non è idilliaco - ha detto in apertura del co...
CEI: tutelare Rom e Sinti
I Rom ed i Sinti vanno riconosciuti dall’Italia e dall’Europa come «una
minoranza etnica, degna di tutela e di promozione». Lo ha detto oggi mons.
Mariano Crociata (in foto), segretario generale della Cei, lanciando un
messaggio al con...
Torino, nei guai per la spada di Zorro “Solo perché sono un Rom”
Valter Halilovic, incensurato, raccoglitore di ferrivecchi denunciato per
possesso "ingiustificato di grimaldelli" Ma era un bastoncino da sci che il
figlio aveva trasformato in uno spadaccino per giocare. "Non capisco pe...
Romania, Bossi assolda attori rom per il film sull’eroe padano
I Rom rumeni devono essere cacciati e la Romania non doveva entrare nell’Unione
europea, questo è il messaggio xenofobo che da due anni viene continuamente
lanciato dai leader della Lega Nord ma quando si tratta di fare affari i
prezzolati leghisti scelgono proprio la Romania e i Rom...
Milano, la Regione propone il numero chiuso per i "nomadi"
L’assessore Maullu ritorna ad esternare, dopo le dichiarazioni razziste di
qualche giorno fa. E anche oggi l’assessore alla Protezione Civile, Prevenzione
e Polizia locale di Regione Lombardia si impegna. Secondo l’assessore regionale
...
Milano, Luciano Muhlbauer: il numero chiuso su base etnica è una proposta da
Germania nazista
Luciano Muhlbauer, capogruppo del Prc nel Consiglio regionale della Lombardia,
accusa l'assessore regionale Stefano Maullu di voler istituire un numero chiuso
per i cosiddetti "nomadi" in Lombardia "su base etnica". E chiede al presidente
della Regione, Roberto Formigoni, di chiarire se la proposta sia stata avanzata
dall'a...
Danzica, Berlusconi perde l'ennesima occasione
L’Italia, rappresentata dal Presidente Berlusconi, ha perso l’ennesima occasione
per essere inserita tra i grandi del mondo civile. L’occasione non è stata persa
dalla cancelliera tedesca Angela Merkel ma neppure dal presidente russo Vladimir
Putin...
Verona, grazie e buon lavoro Perla Stancari
Da ieri Verona ha il suo nuovo prefetto Perla Stancari, 59 anni, napoletana,
prende dunque finalmente il posto di Italia Fortunati che ha lasciato Verona lo
scorso marzo. Stancari dopo il primo incarico ministeriale ottenuto nel 1978, è
stata anche direttore centrale dei servizi log...
Milano, ha un sapore razzista la proprosta di numero chiuso per Rom e Sinti
Vorrei fare alcune considerazioni riguardo la proposta di legge presentata dal
Consigliere Regionale Silvia Ferretto Clementi, e recentemente sostenuta
dall’assessore Stefano Maullu, che propone l’istituzione di un numero chiuso per
i “nomadi” presenti sul territorio dei Comuni Lombardi....
Colf e badanti, ecco alcune informazioni per la regolarizzazione
E’ partito il maxicondono per colf e badanti. Da alcuni giorni infatti ogni
famiglia può regolarizzare una colf e due badanti extracomunitarie, comunitarie
o italiane, a patto che dimostri di averle alle proprie dipendenze almeno dal 30
marzo 2009. La denuncia del rapporto di lavoro sommerso potrà essere fatta dal
primo al 30 settembre. Secondo le stime del pre...
Milano, sgomberi, alleggerimenti e telecamere per chi non si acquista la casa
Telecamere e sgomberi. Aree di sosta temporanee e case «regolari». Obiettivo:
«cancellare» in maniera soft e graduale almeno tre campi rom. La road map è
pronta e i soldi da Roma sono arrivati non più tradi di settimana scorsa. Tanti
soldi: 13 milioni e mezzo di euro per «mettere in sicurezza» le favelas. Se ne
comincerà a...
Corsico (MI), la Sagra delle polemiche: giostrai pronti a occupare la Vigevanese
Si dicono "pronti a occupare la Vigevanese" i giostrai che da qualche giorno
sono di nuovo in rotta con l'Amministrazione comunale di Corsico. In municipio è
in corso l'incontro tra i 41 piccoli 'imprenditori del divertimento' e il
vicesindaco della cittadina del sudovest milanese, Giovanni Gio...
Milano è una città razzista
Continuano incessanti gli sgomberi contro le famiglie italiane dei Sinti
camminanti. Dall’inizio dell’anno, secondo il Vice Sindaco De Corato, sono stati
innumerevoli gli sgomberi: "Ed è la 54esima volta che i vigili sono costretti a
intervenire da inizio anno - aggiunge De Corato - in quel quadrilatero di vie
che comprende anche via Tosi, via Lombardi e via Mu...
Di Fabrizio (del 05/09/2009 @ 08:54:47, in Italia, visitato 1911 volte)
Pregiatissimi
nell'invitarvi a partecipare all'iniziativa in oggetto che si terrà
a San Pietro al Natisone (UD) l'11 e 12 settembre p.v. e a Liessa di Grimacco
(UD) che metterà a confronto la realtà del popolo Rom in Italia e Slovenia
vi preghiamo di voler pubblicare/ovvero diffondere il nostro invito.
Grazie per la collaborazione
Il progetto Viaggio con i Rom nasce dall’esigenza di approfondire la
conoscenza della cultura Rom, elemento che fa parte della vita di un popolo
senza terra. Un popolo che si è dovuto adattare nel corso dei secoli a
vivere in simbiosi con altri popoli per sopravvivere alle persecuzioni e ai
massacri.
In una società come la nostra, che si definisce evoluta e civile, non c'è spazio
per il diverso e, quindi, anche per i Rom, popolo dalle antiche e leggendarie
tradizioni.
Ogni progetto di integrazione sociale che fino ad ora è stato attuato in Italia
ha avuto come scopo l'assimilazione dei Rom alla cultura maggioritaria,
determinando una loro sempre più ampia marginalizzazione e assimilazione con il
tessuto deviante della società.
31 agosto 2009 - Source: B92Smantellato l'insediamento rom nel
centro di Belgrado
Le famiglie rom che vivevano in uno sgangherato insediamento sotto un
ponte di Belgrado sono state rilocate questo lunedì.
Hanno lasciato i resti di un deposito che si stava accatastando vicino
all'insediamento, denominato come "anti-igienico", che ora i servizi cittadini
stanno cercando di bonificare.
114 famiglie che erano registrate a Belgrado e che sinora avevano vissuto nei
pressi del ponte Gazela sul fiume Sava, sono state spostate in 13 municipalità
di Belgrado.
Ad ogni famiglia è stato fornito un container ammobiliato, collegato alle
infrastrutture sanitarie.
I bambini dell'insediamento che non andavano a scuola non dovranno
frequentare le classi, e la città aveva precedentemente promesso di fornire loro
libri di testo e trasporto gratuiti.
Nel contempo, 53 famiglie rom che vivevano a Gazela ma erano registrate in
otto municipalità della Serbia meridionale, sono ritornate nelle loro città.
E' stato fatto un accordo con gli auto-governi locali per quanti non avevano
nessun posto dove andare, per provvedere loro con alloggi temporanei sino ad una
soluzione permanente.
Il trasferimento di lunedì è avvenuto senza incidenti.
Stamattina, Osman Balić, coordinatore del Decennio Rom, ha detto che dev'essere
posta particolare attenzione proprio a quanti non erano registrati a Belgrado,
ma ha detto a B92 di essere soddisfatto perché verrà risolto il problema di
diverse centinaia di persone.
La mossa delle autorità cittadine arriva perché la ricostruzione del ponte
non potrà avvenire finché l'insediamento non sarà smantellato.
Per questa ragione i lavori erano già stati rimandati diverse volte.
La Banca d'Investimento Europeo ha detto che una delle condizioni per i suoi
prestiti, fondi per la ricostruzione, fosse che "il lavoro fosse svolto
adeguatamente", informano i rapporti.
Cari amici
L'Opera Nomadi ha denunciato [...] che un intero comparto di alloggi popolari
nel quartiere di Arghillà a Reggio Calabria molto probabilmente è stato
costruito su una falda acquifera. Queste costruzioni non sono stabili inoltre
come se non bastasse questi stessi alloggi hanno una serie di problemi
strutturali.
Giacomo Marino presidente Opera Nomadi di Reggio Calabria
E' stato detto ad un gruppo di Rom allontanati dalle loro case che non
possono fare richiesta di casa sociale.
Venticinque persone sono state allontanate dalla proprietà dopo che il
proprietario si era preoccupato per la sicurezza ed il pagamento degli affitti.
Erano stati sistemati in alloggi di emergenza, ed era stata effettuata una
valutazione per senza tetto. D'altra parte, il Northern Ireland Housing Executive
(NIHE) ha concluso di non avere l'autorità per fornire alloggio sociale a chi
arrivava dalla Romania.
I regolamenti UE non danno accesso all'alloggio ai Rumeni, se non incontrano
determinate condizioni d'impiego. Un portavoce del NIHE ha detto: "A seguito di
una valutazione delle famiglie rumene sgomberate settimana scorsa dalle loro
case private in affitto, è stato ritenuto che non abbiano i requisiti per
un'assistenza a lungo termine con l'alloggio sociale. Non c'è differenza
con quello che sarebbe successo nel resto della GB. D'altronde, la sistemazione
in alloggi di emergenza era stata fornita come aiuto ed assistenza per trovare
una sistemazione alternativa nel settore privato."
Anche se i Rumeni sono stati recentemente vittime di attacchi razzisti nella
provincia, NIHE dice che questi residenti non hanno alcun collegamento con le
violenze.
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