Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 10:31:54, in lavoro, visitato 2376 volte)
Da Radio Praha
Nuovo sistema di controllo per raccogliere dati sulla comunità rom
[05-01-2006] By Rob Cameron
La Repubblica Ceca conta una vasta minoranza rom, che vive ai margini della società. Ma è sempre stato problematico calcolare le stime su questa minoranza, come problematiche sono sempre state le misure governative per affrontare la loro marginalità sociale. In settimana il governo ha annunciato una serie di piani per compilare schemi anonimi che possano rendere il quadro della situazione. Rob Cameron ha chiesto il perché di questo schema a Czeslaw Walek, capo del Consiglio Governativo per le Tematiche Rom.
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"Vorrei dire, che la risposta è ovvia: per controllare quanto abbiano effetto le misure che il governo sta sviluppando per aiutare quelle fasce di Rom socialmente escluse, per controllare come vengono spesi i soldi in questo campo e sapere se ci sono effettivi miglioramenti nelle comunità interessate.”
Quindi, per fare un esempio, se qualcuno con l'aspetto apparentemente rom, si presenta all'Ufficio di Collocamento per cercare lavoro, lì troverà un incaricato che metterà una croce sulla casella “Rom”. Funziona così?
"Assolutamente no! Le uniche informazioni le raccoglieremo per scopi sociologici. Dipende dal tipo di ricerca, di solito si svolgono tramite questionari o interviste di massa. I dati dell'Ufficio Statistico sono ufficiali, dal censimento. Le informazioni provenienti da altre istituzioni, come i ministeri, sono soprattutto riguardo schemi e piani di lavoro.”
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Czeslaw Walek, photo: www.romea.cz
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Ciononostante, durante l'ultimo censimento soltanto in 11.000 si sono dichiarati Rom, mentre è appurato che nel paese ce ne sono 200/300.000. Non avrete problemi nel raccogliere informazioni dettagliate?
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"Direi di sì, è per questo che vogliamo combinare queste tre diverse ricerche. Se mi basassi sui soli dati dell'Ufficio Statistico, è chiaro che non sarebbero sufficienti. Quindi li leggiamo in aggiunta alle ricerche sociologiche, che verranno svolte a livello nazionale.”
Qualcuno vedrà con ostilità un simile schema, forte dei ricordi di uno spiacevole passato, come la raccolta di dati sugli Ebrei nell'anteguerra.
"Sì, può essere, ma il fatto è che abbiamo bisogno di monitorare l'efficacia delle misure e delle somme spese per la comunità rom, questa è la prima cosa. Secondariamente, se svolgeremo una buona campagna informativa, soprattutto tra i Rom, per spiegare cosa stiamo facendo, credo che causeremo meno controversie di quanto si potrebbe ritenere.”
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Happy Hollyday and best wishes from Crisis Center "Hope"
Macedonia
Chestit Bajram, mnogu zdravje, ljubov, sreka, mir i sloga.
Srdechni pozdravi
Krizen Centar "Nadez"
ROZM Daja-Kumanovo na site vernici
od muslimanska veroispoved im go cestita praznikot
May Allah bring peace and blessing into your life and home!
Kurban Bajram !
RWOM Daja-Kumanovo congratulates Kurban Bayram to all Muslims !
Roma Women Organization from Daja-Kumanovo
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Hraminela o : Gjunler Abdula-Abdulaskoro Presidenti ki Romani Organizacija "Rromani Emancipacija" Nederland romaemancipatie@wanadoo.nl Pativale Pralalen thaj pejnalen, Sellamun alekum, o ALLAH Dj-shane huu insala o mubareko Kurban Bajrami te kerele kabuli-bahtalo. Insala o Devel te durjarel amendar sakova bilachipe, nasvalipe, sakova hohavipe, sakova kskanluko. Sakoja buti so ka astarala leskere anavesa te ovel lokeste, Devla durjar amendar o pharipe, bichal amengje sastipe thaj kamipe maskare amende. Jarabi ma muk amen ko iskusenije, de amen thaj zurar amari pakjiv, ker amen te ova jeka-jek thaj phanle vastencar te djas ko tiro sukaripe. Devla ma muk amen te phira korore keda isiamen jakja, de amen tiro nuri-parlaj-ros te shaj te dika o cacuno drumo, te shaj te djas angle, te shaj te da amare chavengje majlacho trajo thaj lachi pakjiv. TU ALLAH sijan odova so sakole narodo-Djihane dejale piko thaj ikaleja le taro majpare thaj bilache trajostar, rudjivtut ikal vi amen, de amen thaJ zurar harica amari godi thaj bah, de amen pralipe thaj jekipe, ma muk amen panda te ove majtele thaj sare te ustaven amen, Devla TU so sijan o serutno vaso saa akava so kergjan so dikas thaj odova so nasti dikas, de amen vi amende te ovel amen bahtalo thaj loshajmo trajo, ker amare chavengje te ovel mistos, soske amen pakjas but ke tute thaj sijem tire cacune pakjivale. Ko alav miro kamav saa e pralengje thaj e pejnengje bahtalo o KURBAN BAJRAMI. AMIN!
Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 00:42:09, in Italia, visitato 1775 volte)
Da Romano Lil: “Profondo zingaro - risorse dell’identità” è un’iniziativa avviata dalla Direttore della Casa Circondariale di Rovigo e che vede coinvolti Rovigo Opera Nomadi ed altre associazioni ed istituzioni. Un progetto di scambio fra culture, quella “nomade” e quella maggioritaria, per fare conoscere la cultura dei Rom/Sinti ma anche per avviare processi effettivi di integrazione con cooperative di lavoro.
Di Daniele (del 10/01/2006 @ 17:26:18, in Italia, visitato 2240 volte)
Data 5/1/2006 Servizio: redazione
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La Cgil: “Favoriamo l’integrazione dei Rom a Perugia” Bravi incontra rappresentanti della comunità e chiede un confronto con Comune e Prefettura
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da: Umbrialive.it
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PERUGIA – La Cgil perugina si adopera per l’integrazione dei Rom. Si è svolto martedì 3 scorso l’incontro tra Camera del Lavoro di Perugia, coordinamento immigrati Cgil e alcuni rappresentanti della comunità Rom cittadina.
Sono stati oggetto di discussione diversi argomenti, in particolare il problema della ricerca di un lavoro, la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno e l’opportunità di dare una adeguata istruzione ai bambini della comunità.
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Alcuni rappresentanti dei Rom sono intervenuti spiegando la situazione di disagio data dal clima ostile che spesso devono affrontare, che si riflette in pratica sulla difficoltà nella ricerca di un lavoro e sulla possibilità di ottenere il permesso di soggiorno.
Per migliorare questa situazione, e sottolineando la loro disponibilità a cambiare modo di vivere, chiedono di avere un confronto su questi argomenti con il Comune o altre istituzioni.
“La prossima settimana – ha detto Mario Bravi, segretario provinciale della Camera del Lavoro di Perugia – chiederemo due incontri. Uno con la Prefettura per chiarire le possibilità e le condizioni per ottenere il permesso di soggiorno per coloro che ancora non lo hanno o che lo hanno provvisorio: l’altro con l’amministrazione comunale di Perugia per trovare una soluzione concordata tra le parti al fine di assicurare ai bambini della comunità Rom il diritto di accedere all’istruzione e per aiutarli ad uscire da una condizione difficile”.
PS: Cafebabel è tornato a scrivere sui Rom in Europa. A chi l'avesse perso allora, segnalo anche l'articolo dello scorso aprile.
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Di Fabrizio (del 10/01/2006 @ 16:39:57, in Italia, visitato 1681 volte)
Da Romano LilA dieci giorni dalla denuncia dell’Opera Nomadi sulle condizioni di disagio in cui vivono i rom Xoraxanè del campo “attrezzato” di via Parisi, nulla è stato fatto. Solo due cassonetti sono apparsi. Come preannunciato è cominciata la protesta del presidente dell’O.N. che trascorre le sua giornate ospite dei rom in attesa di una risposta per la fornitura idrica, revocata dal commissario prefettizio di Capua. Persistono le condizioni di disagio in cui vivono le dieci famiglie residenti dal 24 dicembre: manca l’acqua, che impedisce di utilizzare i bagni e le docce, l’energia elettrica non è a norma, una roulotte ha preso fuoco, manca un medico che visiti gli ospiti e, inoltre, alcune ragazze sono molestate ai semafori.
S. Maria C.V. (Caserta) 9-01-2006. Campo nomadi di via Parisi. I pericoli incombono. Il bagno di una roulotte ha preso fuoco a causa della caduta di una candela, mentre due bambini dormivano. Solo il pronto intervento della sorella quindicenne, con l’utilizzo di un secchio d’acqua, ha evitato, sul nascere, la tragedia. Purtroppo i pericoli incombono anche in strada. Un maniaco sessuale adesca le bambine ai semafori di via Galatina. L’O.N. chiede alle Forze dell’Ordine di indagare e di sorvegliare la zona. Secondo la descrizione delle bambine, il maniaco offre 30 euro, si denuda e le invita a salire nella sua auto avanzando richieste oscene. Secondo la descrizione potrebbe avere una trentina d’anni, i capelli mossi, neri, statura media, robusta corporatura. Sostiene di chiamarsi Michele. Si sta tentando di risalire alla targa dell’autovettura per sporgere denuncia. L’O.N. ribadisce l’urgente richiesta di un pulmino per il trasporto scolastico per evitare la dispersione scolastica e l’adescamento dei male intenzionati ai semafori. L’O.N. chiede che al campo sia realizzato un impianto elettrico in piena sicurezza. A dieci giorni dalla denuncia dell’Opera Nomadi sulle condizioni di disagio in cui vivono i rom Xoraxanè del campo attrezzato di via Parisi nulla è stato fatto. Solo due cassonetti sono apparsi come per magia. E’ cominciata la protesta del presidente dell’O.N. che trascorre le sua giornate ospite dei rom in attesa di una risposta per la fornitura idrica, revocata, dal commissario prefettizio di Capua. Chiede che l’Enel sia pagata dal Comune di S. Maria C.V. come accade ovunque. Chiede alla Protezione civile, presieduta dal comandante De Rosa, di sostituire le roulotte fuori uso. Chiede che un medico dell’Asl Ce2 visiti il campo per prescrivere medicinali. Si fa presente che il medico assegnato, Claudio Tafuri, non visita la comunità da molti mesi (come segnalato ai vertici dall’O.N.) e si rifiuta di fare prescrizioni sostenendo di non poterle effettuare, essendo solo un dermatologo. Gli accordi con il direttore del distretto Bruno Di Benedetto (ora sostituito da Angela Bonavolontà) erano che lui fungesse da ‘medico di base’ per tutte le prescrizioni. L’O.N., auspicando che i fondi esistenti non siano perduti o spesi con schizofrenia, come avvenuto finora, ricorda che i rom Xoraxanè sono stanziali da venti anni nel territorio di Caserta.
Opera Nomadi Sezione di Caserta: via Galatina S. Maria C.V. Presidenza: Nadia Marino tel. 3334951447. Segreteria: Sara Monfregola 3477590304. Indirizzo di posta elettronica: marinonad@libero.it Nella foto, Nadia Marino con due ospiti del campo
Di Fabrizio (del 10/01/2006 @ 09:32:15, in Italia, visitato 1939 volte)
Immagino che in molti conoscano Wikipedia, l'enciclopedia (libera e multilingue) che viene continuamente creata e rinnovata dal contributo volontario di migliaia di utenti internet. Segnalo agli interessati, una recente discussione sui campi di concentramento e di sterminio in Italia durante la II guerra mondiale, e sulle diverse casistiche e locazioni per quanti (Rom e Sinti compresi) vennero perseguitati dal fascismo. Cambiando argomento: per il lettore che non si accontenta, sempre da Wikipedia, (stavolta in inglese)
Di Fabrizio (del 10/01/2006 @ 09:31:54, in Europa, visitato 1973 volte)
Leggo su Romano_Liloro:
Il Primo Incontro Plenario del Forum
Europeo dei Rom e dei Travellers è stato ospitato a
Strasburgo dal 13 al 15 dicembre 2005. L'evento ha riunito
rappresentanti da tutti gli stati del Consiglio d'Europa, e si è
focalizzato sulla difficile situazione dei 10-12 milioni di Rom e
Travellers in Europa.
Ora le immagini sono disponibili sul sito del fotografo Nigel
Dickinson. 1. All photographs you were sent of the 'Roma Travellers Forum'
are copyright © Nigel Dickinson and are not to be used by anyone
in any way whatsoever, on websites, internet, published or otherwise,
without the strict written permission of the author and
copyrightholder.
2. All photographs should always be credited to the Nigel
Dickinson
3. Nigel Dickinson has been photographing Roma across Europe for
15 years.
4. His work is available to be seen free of charge on his website:
www.nigeldickinson.com
Roma Gypsies across Europe:
http://nigeldickinson.com/gallery/Gypsies
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 22:12:26, in scuola, visitato 2284 volte)
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Pubblicato su “il Nostro tempo”, Domenica 28 Marzo ’04, n.12, p.3 – intervista di Silvio Mengotto. A quasi due anni di distanza, facciamo il punto della situazione:
Dal 1983 Licia Brunello lavora in classe con i ragazzi e incontra le famiglie al campo nomadi di via Idro. Però la riforma farà sparire la facilitatrice culturale
Lungo il Naviglio Martesana, all’incrocio con il fiume Lambro, termina via Idro dove dal 1990 c’è uno dei sette campi nomadi autorizzati dal Comune. Siamo al confine di Crescenzago a Milano. Il campo di via Idro ha un contesto campagnolo, confina con un vasto prato dove, specie in estate, pascolano cavalli, caprette, qualche mucca e maialini allevati dai Rom stanziali di etnia Harvati. I Rom sono da 35 anni nel quartiere. Harvati è il nome della regione dell’ex Jugoslavia da dove provengono. Nel campo la popolazione stimata è di circa 150 persone e 24 famiglie. Più della metà sono giovani e bambini ( da 0 a 18 anni ). La peculiarità del campo di via Idro è quella di avere, tra gli altri campi nomadi, il più alto tasso di scolarità. Un risultato che premia l’impegno di integrazione svolto dalla scuola elementare Eleonora Pimmentel ( via F. Russo ) che ospita i bambini Rom in età scolastica dagli anni ’80, grazie anche ai pontieri di questa integrazione non scontata e che porta il nome di Licia Brunello, insegnante di ruolo dall’86. Da quella data Licia Brunello ha iniziato la doppia avventura: scolastica e con i bambini Rom. Le abbiamo rivolto alcune domande.
Come è nata questa avventura scolastica con i bambini Rom?
“ Nasce all’inizio della mia carriera scolastica per puro caso. Essendo l’ultima arrivata fui prescelta dalla scuola con questo incarico di scolarizzazione dei bambini Rom di via Idro. Assunsi il ruolo di facilitatrice culturale. E’ dall’inizio della mia attività scolastica che mi sono occupata aspettando una nuova insegnante che potesse innamorarsi di questa situazione e passare il testimone. Cosa che, in parte, è avvenuta con Angela Sacco ora insegnante all’Università”.
Quali le tappe di questa scolarizzazione dei bambini Rom ?
“Quando incominciai mi resi conto che c’erano problemi oggettivi ai quali bisognava dare risposte concrete e immediate: quaderni, libri, penne, abiti. I soli supporti didattici non bastavano. I bambini Rom non parlavano l’italiano e avevano una cultura, schemi e regole completamente diversi dalle nostre. Dovevamo fornire loro anche una serie di servizi: colazione, docce, guardaroba, raccolta abiti, una stanza con lavatrice per governare tutto questo e fornire loro dei ricambi. La situazione nel corso degli anni è migliorata tantissimo anche perché sono migliorate le stesse condizioni e relazioni al campo e con le famiglie. All’inizio grande fatica e auto-selezione. Una prerogativa della comunità Rom è l’esistenza di una identità precisa del clan familiare. Questo significa che esistono famiglie aperte alla collaborazione e altre più diffidenti o chiuse con i “gagi”, come definiscono tutti coloro che non sono Rom. Da questo dipende il successo della scolarizzazione. Ancora oggi al campo la scolarizzazione è abbastanza capillare. Quest’anno sono 17 gli iscritti e 14 i frequentanti. Sette alle medie e 3 alle superiori. Per noi un successo. La scolarizzazione si è allargata non solo a tutta la comunità, ma anche in termini di cicli scolastici. Oggi frequentano anche la materna. Un fatto impensabile solo qualche anno fa”.
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I bambini Rom denotano un particolare comportamento in classe?
“Tolti i primi giorni di inserimento nell’intera classe i bambini Rom hanno un atteggiamento come tutti gli altri. Ho notato, ma questa è una sensibilità personale, che i bambini Rom nei confronti dell’insegnante, dell’autorità, assomigliano ai bambini di una volta. Mi sembrano più attenti, aperti, curiosi e rispettosi. Più genuini e diretti. Con loro è fondamentale instaurare un rapporto empatico forte. Al di là del ruolo è essenziale avere una relazione e che si sentano amati. Di fronte a questo lasciano cadere qualsiasi difesa e, in parte, questo si verifica anche per gli adulti. In questi anni abbiamo creato eventi e promosso attività che potessero realizzare un collegamento tra scuola e il campo. Le occasioni sono state le più svariate: il Natale, fine anno scolastico. Con le classi abbiamo fatto uscite didattiche al campo. Ora stiamo lavorando ad un progetto esclusivo per i bambini Rom: un laboratorio teatrale, nel quale dovranno creare una storia di loro invenzione, dove vengono rappresentate le loro tradizioni e la loro cultura. Spettacolo che rappresenteremo a scuola e al campo a fine anno scolastico.
Hai frequentato il campo di via Idro?
“All’inizio i Rom sostavano in via Agordat. Un campo dove le condizioni igieniche erano spaventose. Un centinaio di persone con una sola fontanella. Fosse biologiche inesistenti. Avevano costruito latrine a cielo aperto con caduta libera nel naviglio Martesana. Abiti usati sino all’indecenza per poi bruciarli nell’impossibilità di lavarli. Dopo lo spostamento le cose sono migliorate. Il campo di via Idro è attrezzato di bagni e servizi. Molte famiglie hanno costruito delle piccole case di legno, probabilmente abusive, ma questo ha migliorato le loro condizioni di salute e li ha obbligati ad avere più cura delle loro abitazioni. In questo modo si sono sentiti in una situazione più stabile e protetta. Ho frequentato il campo per molti anni e per alcune famiglie sono diventata amica. Per loro non sono solo la maestra. Questa lunga frequentazione si è trasformata, nel tempo, in una relazione significativa che ha permesso di ottenere risultati che difficilmente una scuola, una pur brava maestra, avrebbe potuto ottenere. Il rapporto individuale con i Rom è molto importante ! Ho conosciuto famiglie Rom che ora abitano nelle case popolari, ho notato che hanno perso molto di quella cultura che, in un certo senso, li proteggeva dall’ideologia malavitosa delle città. Entrando in contatto con la malavita ne sono rimasti contaminati. Per esempio la droga in via Idro non poteva entrare perchè gli anziani proteggevano i giovani e il campo attraverso la trasmissione di insegnamenti della loro cultura”.
Qual è il futuro per questi bambini?
“La nuova riforma scolastica non prevede più la mia figura di facilitatrice culturale. Temo che questo anno scolastico sarà l’ultimo con questo ruolo. Ciò che mi preoccupa non sono solo i tagli al personale, ma soprattutto l’eliminazione di tutti i momenti di collegialità e compresenza, che sono sempre stati il punto cardine della nostra scuola al fine di riuscire a organizzare gli interventi un po’ speciali, come quello con i bambini Rom, ma che permettevano di dare risposte mirate all’integrazione culturale. Quest’anno abbiamo subìto nuovi tagli. Avevamo cinque distacchi per l’integrazione dei bambini stranieri e Rom, ne è rimasta una sola. E’ un anno difficile perché devo tentare di dare delle risposte che siano efficaci e passare la mia esperienza alle insegnati che avranno questi bambini”.
11 marzo 2004 - Silvio Mengotto
Cambiamenti a gennaio 2006:
Ho ritelefonato all'insegnante:
“La situazione praticamente non è cambiata. Abbiamo anche manifestato, incontrato il Provveditore, alla fine quest'anno ci sono 12 ore in più. Abbiamo sfruttato le sinergie del laboratorio linguistico per studenti stranieri. Nel frattempo, c'è stata almeno la soddisfazione del riconoscimento di questoo lavoro da parte della Provincia. Attualmente, il Consiglio di Zona ha erogato un contributo per il recupero scolastico anche al campo. Non molti soldi, abbiamo preparato il progetto, e affrontato man mano le difficoltà che nascevano di volta in volta:
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la sostituzione dell'insegnante che doveva lavorare sul posto
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i lavori di manutenzione nel campo, per cui nelle aule dove si sarebbero tenuti i corsi ora non c'è illuminazione.
In qualche modo speriamo di iniziare a metà gennaio. Aggiornamenti a presto.”
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 13:50:49, in Italia, visitato 1838 volte)
Ricevo e porto a conoscenza: COMUNICATO STAMPA
SCANTINATI, CONTAINER E CORRIDOI PER GLI SGOMBERATI DI VIA LECCOECCO LA SOLUZIONE DI ALBERTINIDichiarazione di Luciano Muhlbauer (Consigliere Regionale Prc) Il Comune di Milano aveva motivato lo sgombero di natale degli oltre 200 rifugiati di via Lecco con il fatto di aver trovato delle soluzioni alternative. Secondo l'assessore Maiolo, queste sono da considerarsi addirittura "definitive" per i prossimi sei mesi. Insomma, tutto risolto e quanti continuano a criticare il comportamento degli amministratori milanesi, compreso il presidente della Provincia, Penati, sarebbero semplicemente dei sobillatori. Oggi, su invito delle associazioni che sono sempre state vicine al dramma umano dei profughi, ho visitato tali "soluzioni definitive", situate in via Pucci, via di Breme, via Ortles e via Anfossi. Da sottolineare che, su indicazione diretta dell'assessore Maiolo, come lei stessa mi ha confermato, mi è stato impedito fisicamente di accedere a tre luoghi su quattro, nonostante si trattasse di spazi di proprietà pubblica e gli stessi rifugiati ospiti mi invitassero ad entrare. Insomma, un consigliere regionale può visitare un carcere o un Cpt, ma non le strutture di accoglienza del Comune di Milano. La ragione di tale ostinata e apparentemente incomprensibile segregazione, denunciata già da giornalisti di diverse testate, si sarebbe presto scoperta. In via Pucci, unico luogo che ho potuto visitare a fondo, una sessantina circa di rifugiati, uomini e donne, sono sistemati in una serie di container, in ognuno dei quali dormono tre o quattro persone. Ma la cosa più impressionante -anche dal punto di vista della sicurezza- è che questi container sono stati montati nello scantinato delle docce pubbliche! In via de Breme, i 22 container che ospitano una settantina di rifugiati sono stati invece montati in un desolato spazio all'aperto, delimitato da un muretto e da un portone chiuso a chiave. Secondo quanto raccontato da alcuni ospiti, nel container adibito a mensa c'è anche un televisore, ma a loro viene permesso di vederlo soltanto durante di pasti. Un po' meglio va ai 67 rifugiati di via Ortles, poiché si tratta di un dormitorio comunale e dunque di uno spazio pensato e organizzato per ospitare essere umani. Ma ora arriviamo a via Anfossi, dove la situazione riesce ad essere persino peggiore di quella di via Pucci. Si tratta di uno spazio comunale utilizzato nei mesi invernali per l'emergenza freddo, ma la cinquantina di rifugiati che vi si trovano sono stati stipati su una fila di brande nel corridoio davanti ai bagni e alle docce! Definire questa situazione una "soluzione definitiva" non è soltanto cinismo, ma sfida il più elementare buon senso. Come si pensa che degli esseri umani possano vivere in queste condizioni per almeno sei mesi? E, soprattutto, che fine a ha fatto il milione di euro stanziato dal governo per l'accoglienza dei profughi? E' servito per montare container negli scantinati e per sistemare brande nei corridoi? Il Comune di Milano si sta comportando come un affittacamere abusivo e ogni giorno che passa alzo un po' di più il livello della polemica politica. E questo lascia francamente sconcertati e pone degli interrogativi seri fino a dove vuole spingere questo scontro sulla pelle di uomini e donne che altro non hanno fatto che scappare dalla guerra. Invece, soluzioni umane e possibili ci sarebbero. La Provincia, che non ha mai ricevuto fondi dal governo, ha avanzato delle proposte concrete e il Prefetto si è detto disponibile a convocare un tavolo interistituzionale, ma mancano all'appello gli amministratori milanesi, evidentemente accecati da una campagna elettorale senza quartiere. Milano, 3 gennaio 2006
Da aggiungere una dichiarazione stampa che il sindaco ha rilasciato alla stampa qualche giorno dopo. Che è assolutamente inconciliabile con quanto scritto da Muhlbauer:
(AGI) - Milano, 7 gen. - "Tutto cio' che e' avvenuto e' frutto della vena sobillatrice dei centri sociali, di alcuni candidati e, mi duole dirlo, anche di una istituzione". Gabriele Albertini, sindaco di Milano, torna sulla vicenda dei rifugiati di via Lecco a Milano, e accusa i centri sociali di "sobillazione". "Il presidente dell'organizzazione dell'Onu per i rifugiati politici - ha proseguito Albertini - ha lodato la nostra iniziativa, perche' e' una sistemazione soddisfacente, condivisa con tutti gli interessati, ma non dai sobillatori, che hanno agito con un cinismo spietato, perche' non si puo' promettere cio' che non si puo' dare, ossia anteporre quindici rifugiati e duecentotrentuno immigrati clandestini con un permesso di soggiorno umanitario a chi aspetta da anni, con titoli giuridici, una casa popolare. Abbiamo offerto cinquecento posti non in container, ma in case prefabbricate, dove sono stati per tanti anni migliaia di italiani nelle zone colpite da fenomeni sismici". Sulla polemica con la provincia di Milano, Albertini si limita a dire: "Se poi la Provincia, come per i campi nomadi, ha spazi suoi, li offra pure, meglio se in un territorio non del Comune di Milano, visto che e' composta da 188 comuni". Red/Noc/Van 070802 GEN 06 COPYRIGHTS 2002-2005 AGI S.p.A.
Insomma, uno dei due è un bugiardo... Lascio a voi scegliere
Di Fabrizio (del 09/01/2006 @ 09:08:14, in Regole, visitato 2129 volte)
Conclusione di una vicenda giudiziaria che si trascinava da quasi 8 anni:
Globe & Mail, Nov 8, 2004 - Un sabato pomeriggio del 1997, 25 skinheads bloccarono il traffico in un'affollata strada di Scarborough (Ontario), per protesta contro l'immigrazione dall'Est Europa. Inalberavano cartelli come: "Il Canada non è una pattumiera" o "Su..
continua su Pirori
Le proteste portarono ad una revisione del processo:
La Corte Suprema del Canada ha richiesto un nuovo processo contro gli skineheads che avevano manifestato contro un gruppo di immigrati. Un sabato pomeriggio del 1997, 25 skinheads bloccarono il traffico in un'affollata strada di Scarborough (Ontario), per protesta contro l'immigrazio...
continua su Pirori
Leggo ora Roma_in_Americas:
Jan 06, 2006 - CJCONT, La comunità Rom soddisfatta per la risoluzione del caso
FOR IMMEDIATE RELEASE
TORONTO – Il Congresso Ebraico Canadese dell'Ontario (CJCONT) e il Roma Community Centre sono soddisfatti per la soluzione di ieri che ha riconosciuto colpevoli due dei sei accusati.
Nel 1997, i membri di un gruppo neonazista di suprematisti bianchi, tennero una manifestazione davanti al Motel Lido di Toronto, dove le autorità avevano alloggiato alcuni Rom rifugiati, di recente arrivo dalla Repubblica Ceca. I promotori della manifestazione vennero accusati di promuovere odio razziale verso i Rom. Sei accusati vennero processati nel marzo 2000 e prosciolti per un cavillo tecnico: la corte accettò la tesi della difesa che i manifestanti avevano lanciato slogan contro gli Zingari e non contro i Rom. Il caso finì alla Corte Suprema, che si aggiornò a febbraio 2005 con un nuovo processo.
Settimana scorsa, il Tribunale dell'Ontario ha riconosciuto colpevoli due dei sei accusati, quelli che sono stati maggiormente coinvolti negli incidenti. Uno ha ottenuto la condizionale, e un altro la sospensione della pena. A tutti, come parte della sentenza, è stato richiesto di scrivere una lettera di scuse alla comunità rom. Gli altri imputati sono andati assolti.
La giudice ha voluto anche chiarire che, seppure questo non ha influito sulla sentenza, nessuno dei condannati è stato più coinvolto in disordini o attività del movimento dei suprematisti bianchi.
“Siamo soddisfatti del risultato” ha detto Joel Richler, presidente del CJCONT, “La conclusione di questo caso chiarisce senza dubbi a tutti i Canadesi che questo tipo di azioni non possono essere tollerate in una società civile”. “Dopo otto anni, giustizia è fatta” aggiunge Bernie M. Farber del CJC. “Non abbiamo mai smesso di credere di aver fatto la cosa giusta”.
“E' come svegliarsi da un brutto sogno” dice Paul St. Clair, direttore esecutivo del Roma Community Centre. “ Questa decisione soddisfa la comunità Rom, grazie agli sforzi costanti del CJC e della polizia di Toronto”.
“L'incitamento all'odio è un crimine altamente dannoso per una comunità recente come la nostra, specialmente per chi fugge dalle persecuzioni” ha aggiunto Constantin Anghel, presidente del Roma Community Centre. I Canadesi hanno mostrato di non tollerare azioni crudeli ed odiose dai gruppi estremisti. L'incitamento all'odio razziale dev'essere affrontato seriamente dai media e dagli educatori, perché non si sviluppi in futuro”
CJC e la comunità Rom hanno poi lodato i consulenti legali coinvolti nel caso come pure la polizia. “Hanno rifiutato di far cadere questo caso, vedendolo per quel che era – un attacco ai valori canadesi” ha detto poi Richler.
Representing the Jewish communities of Ontario
For more information contact:
Wendy Lampert - National Director of Communications - Canadian Jewish Congress
416-631-5844
wlampert@on.cjc.ca
www.cjc.ca
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