Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 24/07/2011 @ 09:07:23, in blog, visitato 2155 volte)
Luglio 2001, non ero in piazza a Genova, mi trovavo a casa mia. Da poco avevo un
collegamento internet, e fu forse il primo avvenimento che seguii da casa
praticamente in tempo reale (il secondo fu l'attentato alle torri gemelle, a
distanza di qualche settimana): vale a dire, le notizie arrivavano con un flusso
continuo tramite dirette radio, televisione, i primi siti online dei quotidiani,
i forum e i gruppi di discussione.
Proprio per questo, mi ricordo alcune cose di allora:
- la reazione di chi sentiva scosse le sue sicurezze di tranquillo
democratico in pantofole (siete per sempre coinvolti, diceva
qualcuno): qui siamo in Italia, queste cose non possono succedere. Magari in
Argentina, o in Iraq, o in Corea. Eppure succedevano, ma il nostro
cervello è più forte dei fatti e allora è come se ci fossimo autoconvinti
che fosse un film. Noi, la TV, i giornali, sapevamo – ma nel contempo
QUALCUNO NON VOLEVA SAPERE;
- ma già da subito chi voleva, sapeva. Molto più dei media ufficiali,
Internet iniziava a dimostrare le sua potenzialità con brutte foto scampate
ai manganelli, i forum dove chi scriveva aveva visto la mattanza con i suoi
occhi;
- come conseguenza (so di dire una cosa impopolare) il permanere,
l'evolversi di una forma di incomunicabilità: per cui le ragioni di chi
riusciva a vedere solo un esagitato armato di estintore non riuscivano ad
incontrarsi con quelle di chi descriveva il comportamento FASCISTA dello
stato, e viceversa.
Cosa resta, dopo 10 anni? E' lecito (pensando ai silenzi infiniti, ad
esempio, sulle strategie stragiste in Italia), aspettarsi VERITA' e GIUSTIZIA su
chi fu responsabile?
Per questo, occorre rendersi che molto è stato scritto, ma tutto ciò ha
soltanto mascherato un grande silenzio da parte di chi allora giocò un ruolo
determinante. Non parlo dei soliti politici, della "casta", parlo degli eroi
negativi di pasoliniana memoria; o meglio, vi invito a leggere questa riflessione
sull'Unità.
Vorrei aggiungere ancora qualcosa sul perché Genova è stata possibile,
nonostante anni di presunta democrazia in Italia
La civiltà e la democrazia di un popolo si giudicano da come tratta chi
non può difendersi. Non ricordo le parole esatte e chi le abbia dette, ma il
concetto è quello.
Sarebbe troppo semplice dare la colpa di quel che è successo alla polizia!
Dimenticandosi che dopo Bolzaneto ci furono realmente i poliziotti che dissero
che quello che era successo lì era uno schifo, o semplicemente che i poliziotti
li vedo tutti i giorni, dall’altra parte del banco alle file degli immigrati per
il permesso di soggiorno. Qualcuno riesce persino ad essere gentile, e non è
facile, quando hai davanti tutto il giorno chi non parla l’italiano e puzza
perché ha viaggiato tutta notte e forse è in coda da tre giorni per un pezzo di
carta!
QUESTO E' SOLO UN LATO DELLA MEDAGLIA.
Sembrerà poca cosa rispetto a 10 anni fa: nel 2008
Mahalla e soprattutto U
VELTO, provarono a denunciare un fatto simile. Avvenimento di portata minore
e col difetto di vedere vittime "solo degli zingari", il tutto passò nell'indifferenza quasi assoluta dei media e della rete. Eppure, i meccanismi repressori
erano molto simili, e discuterne allora forse avrebbe aiutato a riportare il
discorso su quanto avvenne a Genova.
E poi, mi ricordo al campo parecchi anni fa, X..., 18 anni appena compiuti, un
occhio nero, lividi e quattro denti lasciati in commissariato. D'accordo, X... non
era del tutto innocente, ma avremmo dovuto capirlo che se in caserma qualcuno
(chiunque) poteva essere conciato così, senza che nessuno fiatasse, prima o poi
avremmo sbattuto il muso su Bolzaneto. Anche allora (e più di adesso) NON
VOLEMMO SAPERE.
Di Fabrizio (del 25/07/2011 @ 09:39:32, in lavoro, visitato 1714 volte)
Da
Roma_Daily_News
Hurriyetdailynews.com
Circa 6.000 musicisti lavoravano a Sulukule, quartiere di Istanbul densamente
popolato da Rom, che una volta era centro di intrattenimento. I residenti furono
trasferiti dall'area circa due anni fa.
Un'agenzia statale si prepara a lanciare un progetto volto ad offrire più
posti di lavoro alla comunità rom in Turchia. Mentre i rappresentanti della
comunità danno il benvenuto alla proposta, si aspettano che i lavori siano a
loro "familiari"
Istanbul, 20/07/2011 - L'Agenzia Turca per l'Impiego, o İş-Kur, ha
annunciato un nuovo progetto inteso a creare più opportunità di lavoro per i
membri della comunità rom turca.
Il progetto si focalizzerà specificamente sulle province con alti tassi di
popolazione rom, ha detto Mustafa Biçerli, direttore capo di İş-Kur.
"Ora stiamo trattando con organizzazioni rom di 16 città differenti, come
Çanakkale, Edirne, İzmir e Tekirdağ," ha detto Biçerli all'agenzia
Anatolia. "I Rom sono tra gli svantaggiati nel trovare un lavoro, ma vogliamo
cambiare questa situazione."
Il progetto mira a creare corsi di formazione professionale per i membri
della comunità rom e fornire posti di lavoro garantiti ai partecipanti.
"La maggior parte dei Rom lavora senza sicurezza sociale. E' importante
offrire loro lavoro anche in altri settori," ha detto Biçerli.
Il tasso di disoccupazione tra i Rom turchi è del 97%, secondo Şükrü Pündük,
presidente dell'Associazione di Solidarietà e per il Mantenimento della Cultura
dei Rom di Sulukule.
"La maggior parte dei Rom sono musicisti, ed il resto raccoglie cartoni dalla
spazzatura," ha detto al telefono Pündük all'Hürriyet Daily News.
Circa 6.000 musicisti lavoravano a Sulukule, quartiere di Istanbul densamente
popolato da Rom, che una volta era centro di intrattenimento, dice Pündük,
aggiungendo che i residenti furono trasferiti dall'area quando questa venne
compresa in un processo di rigenerazione urbana nel 2009.
Lavorare in settori familiari
"Tutti quanti lavoravano là hanno perso il lavoro e da allora non hanno più
trovato nulla. Erano musicisti, per questo è importante trovare settori dove
possano svolgere il loro lavoro. E' importate anche per la nostra cultura," ci
ha detto Pündük.
Concorda
Erdem Gürümcüler della EDROM, o Federazione Rom di Edirne.
"Siamo molto lieti che İş-Kur voglia dare avvio ad un progetto
simile. Dovrebbero creare anche opportunità di lavoro per le nostre donne e i
giovani," ci ha detto Gürümcüler.
"I Rom sono gran lavoratori e se viene loro offerta l'opportunità faranno del
loro meglio," ha aggiunto. "Non sono solo musicisti e ballerini, ma è importante
notare che in questi campi hanno una lunga storia e necessitano più opportunità
di lavoro nella musica e nelle aree dell'intrattenimento."
Da
Roma_Daily_News
Cingeneyiz.org
Gökmen Dunar, presidente dell'"Associazione Solidarietà, Sopravvivenza e
Promozione Cultura dei Rom di Izmir Fayton", ha emesso una dichiarazione alla
stampa sulla sua esperienza all'Ospedale Rieducativo e di Ricerca a Tepecik. Vi
si è recato per verificare con i propri occhi, se le lamentele udite a proposito
di pazienti rom discriminati a causa della loro identità etnica fossero corrette
o meno.
Gökmen Dunar ha detto nella sua dichiarazione di essere andato all'ospedale
come un normale paziente rom. Dunar sostiene che i pazienti rom riconosciuti a
causa del colore della loro pelle, sono pedinati dal servizio di sicurezza per
paura che possano rubare qualcosa e che quando ci sono troppi pazienti rom,
l'altoparlante dell'ospedale annuncia: "Si prega di fare attenzione alle vostre
borse. Noi non siamo responsabili se sono rubate..." Dunar ha detto che
pure lui è stato discriminato dai dottori e dalle infermiere quando è stato
riconosciuto come Rom, e quando è andato dal direttore dell'ospedale per
spiegargli la situazione, questi non ha voluto parlare con lui. L'associazione
ha contattato diverse fondazioni pubbliche perché dessero luogo ad un'indagine
sull'ospedale.
I fatti dell'Ospedale Rieducativo e di Ricerca a Tepecik hanno suscitato
vaste reazioni tra gli zingari e tutti i cittadini sensibili. La gente si
aspetta che l'amministrazione dell'ospedale dia spiegazioni convincenti su
questi incidenti.
Per informazioni più dettagliate:
Gökmen Dunar
Tel: (90) 535 650 98 79
Di Fabrizio (del 26/07/2011 @ 09:35:49, in media, visitato 1496 volte)
Capisco che la mia domanda può sembrare retorica, ma ieri l'altro, con
l'incendio della stazione Tiburtina ancora in corso, i media hanno prima
ventilato che la responsabilità dipendesse da un attentato dei NOTAV e a sera
davano la colpa ad un furto di rame da parte (naturalmente!) di Rom. Per
stavolta si sono dimenticati degli estremisti islamici...
Il tutto mentre l'attentato di Oslo viene comunemente attribuito al gesto di
"un pazzo". E non mi è chiaro perché, se fossero stati musulmani sarebbe stata
strategia del terrore con collegamenti internazionali, se l'attentatore è
cristiano lui debba essere l'unico responsabile, e pure fuori di testa.
La domanda è, quindi, vi fidate ancora di questo mondo dell'informazione?
Tratto dalla Gazzetta della Martesana 18 luglio 2011 - Congelata l'ordinanza del sindaco sul campo di via Montegrappa
Pessano con Bornago - Rischiavano di essere sgomberati mercoledì, ma alcuni
cittadini che hanno manifestato li hanno salvati. Per ora. La trentina di nomadi
che si trova ancora al campo di via Montegrappa, tra cui 15 minori, doveva
essere mandata via quando cinque residenti muniti di cartelli con scritto «I
diritti non si sgomberano» hanno manifestato davanti al Comune, ottenendo il
congelamento dell'ordinanza firmata dal sindaco Giordano Mazzurana . A sostenere
i diritti dei rom c'erano anche Caritas e l'associazione «Avvocati per niente
Onlus»: la prima si sta interessando per trovare una soluzione alternativa,
almeno per i casi più vulnerabili, mentre la seconda, capitanata dall'avvocato
Alberto Guariso, è in attesa di ricevere la lista delle fragilità all'interno
del campo, in cui ci sono persone anziane e disabili. Una movimentazione
sollevata da alcuni pessanesi, tra cui Frances Catania, che ha cercato di
sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda difendendo i rom anche dalle
accuse dei proprietari degli orti confinanti al campo. L'Amministrazione
comunale, però, è sempre stata ferma sulla vicenda: quel campo va ripulito, i
nomadi sgomberati e l'area destinata a riqualificazione per poter essere fruita
dai residenti. I rom, bosniaci, vivono al campo di Pessano con Bornago dal 2002
e i bambini hanno frequentato le scuole del paese anche se, recentemente, alcuni
sono rimasti al campo per paura dello sgombero. Resta da vedere cosa deciderà il
sindaco e se, nel frattempo, saranno trovate altre soluzioni per i casi più
gravi..
Segnalazioni precedenti da Pessano con Bornago
Fine MOMENTANEA di una
storia dove molti hanno voluto chiudere gli occhi
Tratto dalla Gazzetta della Martesana - Lunedì 25 luglio 2011
Non esiste più il campo nomadi di via Montegrappa. A oltre dieci anni di
distanza dai primi insediamenti, anche le ultime roulottes sono state rimosse e
i rom cacciati. Lo sgombero è avvenuto mercoledì, senza momenti di tensione: sul
posto sono intervenuti solo gli agenti della Polizia locale. Erano rimasti una
roulotte, due camper e una tenda, per una decina di rom. La scorsa settimana
cinque manifestanti erano riusciti a far sospendere l'ordinanza di sgombero
firmata dal sindaco che, però, a distanza di pochi giorni, ha dato il via libera
ai ghisa di agire. Il terreno, comunque, viene costantemente monitorato per
evitare che altri nomadi possano insediarsi. "E' stata ripristinata una
situazione di legalità - ha detto il sindaco Giordano Mazzurana - La
strada, a passaggio pubblico, non poteva essere occupata da mezzi e manufatti:
esisteva un abuso che non potevamo permettere".
Segnalazioni precedenti da Pessano con Bornago
Di Fabrizio (del 28/07/2011 @ 09:08:11, in casa, visitato 1648 volte)
Storia precedente
Corriere del Veneto Mentre il Comune studia la riqualificazione, gli
zingari (e l'opposizione) chiedono lo spostamento. L'area è a rischio
esondazioni
VICENZA - "Spostate permanentemente le famiglie rom di via Cricoli, il
campo è illegittimo e a rischio alluvione". A Vicenza si torna a parlare dei
nomadi e del campo di via Cricoli: la Lega Nord chiede che lo spostamento
temporaneo per i lavori di ristrutturazione dell'area diventi permanente, il Pdl
auspica "che sia in una zona extra cittadina ". Ma anche gli stessi nomadi ora
chiedono di sostare in un'area più sicura. Mentre l'assessore al Sociale
Giovanni Giuliari assicura che il trasloco ci sarà, "ma solo per due tre mesi,
il tempo di fare i lavori". Il luogo di destinazione però è ancora ignoto: nei
corridoi del Comune le voci parlano di San Pietro Intrigogna, della zona
industriale o come terza ipotesi l'area di Vicenza est dove sorgerà il nuovo
stadio. Gli stessi nomadi non ne sanno nulla: "Non abbiamo ancora fatto alcun
sopralluogo, in nessuna area - commenta Davide Casadio, associazione Sucar Drom
- certo, sarebbe meglio portar via queste famiglie da lì. Quella di via Cricoli
è un'ex discarica ".
Dello spostamento temporaneo del campo si è parlato anche in consiglio comunale,
venerdì. Di fatto c'è un'insolita convergenza di opinioni fra l'opposizione di
centrodestra e i rappresentanti delle famiglie nomadi (30 famiglie, cento
persone, per lo più di etnia sinta), limitatamente a quel riguarda l'area: tutti
sono infatti d'accordo che non è adatta, e che gli attuali abitanti dovrebbero
essere spostati in modo permanente. "Sarebbe meglio portarli via da lì. La
realtà è che i sinti sono stati messi in un posto che una volta era un deposito
rifiuti - commenta Casadio - il primo problema da superare però è la xenofobia,
i vicentini superino i muri che ci sono. E' un vero peccato che il progetto
delle micro-aree sia stato accantonato. Circa lo spostamento, comunque, noi non
abbiamo avuto ancora nessuna comunicazione precisa dal Comune sulla zona che
dovrebbe temporaneamente ospitare le famiglie: speriamo ci sia il massimo
dialogo possibile". Patrizia Barbieri (Lega Nord) insiste sulla necessità di
impiegare al meglio i fondi ministeriali disponibili. "I nomadi vanno spostati
in area periferica proprio come trasferimento - osserva la consigliera comunale
- il Comune si spenda per impiegare i soldi stanziati da Roma in tal senso:
sappiamo tutti che la zona di via Cricoli è "illegittima", visto che è a rischio
alluvione, ed è pericolosa perché lì passa il gasdotto.
Investire in quello spazio significa buttare via dei soldi statali e non
risolvere il problema". Critico anche Valerio Sorrentino (Pdl) che rimarca come
"l'amministrazione cerchi di dare le notizie più scomode ad agosto. Comunque,
aspettiamoci una ribellione a questa decisione: non ci sono zone cittadine
individuabili che possano ospitare i nomadi. Come minimo, devono individuare una
zona extra cittadina, lontana dai centri residenziali ". Il consigliere Marco
Zocca, dello stesso partito, a sua volta, lunedì mattina, chiederà di "conoscere
con urgenza le aree individuate". L'assessore Giovanni Giuliari ribadisce che il
trasferimento sarà a termine, e manifesta tranquillità. "Stiamo aspettando che i
tecnici relazionino alla giunta sull'area individuata - precisa -. Fra poco
inizieremo la concertazione sia con le famiglie vicentine che con i nomadi, che
saranno spostati per due o tre mesi. Ricordo che la riqualificazione del campo Cricoli è stata predisposta dallo stesso ministero degli Interni che chiede
espressamente di mettere in sicurezza questi spazi". E ancora: "Per l'inverno ci
auguriamo che il campo di via Cricoli sia pronto - conclude l'assessore -:
certo, non ci staranno tutti di nuovo lì dentro. Vediamo quali altre soluzioni
trovare, magari qualcuno starà in appartamento, come già succede. Gli altri
rispetteranno tutte le norme in vigore, dalla fedina penale pulita al pagamento
delle bollette".
Andrea Alba - 25 luglio 2011
Di Fabrizio (del 28/07/2011 @ 09:19:06, in blog, visitato 1649 volte)
Niente di nuovo, il fenomeno è visibile ed analizzato da
anni, adesso si sveglia anche la stampa mainstream. Rimane un mistero: se viene
citato Le Pen, perché in Italia i grandi media continuano a tacere sul ruolo
della Lega come "regista dell'odio"?
Dai razzisti ungheresi ai populisti francesi, è una rete unita
ALESSANDRO ALVIANI
Le motivazioni della strage di venerdì in Norvegia restano tutte da
verificare. Eppure, se dovesse trovare conferma l'immagine del trentaduenne Anders Behring Breivik che la Rete sta lentamente restituendo, le autorità di
sicurezza norvegesi potrebbero aver avuto drammaticamente ragione. A febbraio,
nel loro ultimo rapporto, avevano lanciato l'allarme su un'«accresciuta
insicurezza» nel Paese e avevano pronosticato per quest'anno un aumento delle
attività interne dell'estrema destra. Dal 2009 Anders Behring Breivik era membro
di un forum neonazista svedese, chiamato Nordisk, che si autodefinisce un
portale su «identità, cultura e tradizioni nordiche» e conta circa 22.000
iscritti.
La scena neonazista norvegese è piuttosto debole, quella svedese «è molto più
forte», spiega il professor Hajo Funke, esperto di estremismo di destra presso
la Freie Universität di Berlino. Eppure, ricorda, in Norvegia si assiste alla
diffusione del populismo di destra incarnato dal Partito del Progresso, che ha
superato il 20% dei consensi. Non che tale partito sia corresponsabile
dell'attentato, precisa, eppure la sua propaganda fornisce un «terreno fertile»
per la diffusione di idee e risentimenti anti-islam e anti-immigrati. Sembra che
lo stesso Breivik avesse preso la tessera, salvo poi abbandonare la formazione
perché la considerava troppo moderata. Sebbene deboli dal punto di vista
organizzativo e numerico, «gli estremisti di destra norvegesi sono in contatto
tanto con quelli svedesi, tanto con altri gruppi di estrema destra in Europa»,
si legge nel rapporto diffuso a febbraio dalle autorità norvegesi.
La scena dell'estrema destra europea è molto frastagliata e i passaggi sono a
volte fluidi. Ci sono i populisti alla Le Pen, i neonazisti ungheresi, la Npd
tedesca, «il più radicale partito di estrema destra» nell'Europa occidentale,
come la definisce il professor Funke. Non esiste un coordinamento centralizzato,
una sorta di «regia» a livello europeo, spiega Funke, eppure i contatti
personali a livello sovranazionale sono all'ordine del giorno. E si sviluppano
attraverso canali multipli, non da ultimo la musica. I concerti di «white power
music» rappresentano una piattaforma di incontro e scambio per gli estremisti e
«attirano centinaia di militanti da tutta Europa», scrive l'Europol nel suo
ultimo rapporto. Le performance si svolgono in località segrete e vengono
annunciate soltanto su Internet.
Non a caso: il Web - soprattutto il Web 2.0 - si sta trasformando nel megafono
privilegiato dei neonazisti. «Gli estremisti di destra sono sempre più attivi
nei social network, per raggiungere le generazioni più giovani», nota l'Europol.
Ciò rappresenta «una nuova dimensione» della minaccia che l'estremismo di destra
può costituire in futuro per l'Europa. Secondo uno studio presentato giovedì, ad
esempio, in Germania nel 2010 sono stati caricati su Facebook, Youtube e altri
social network 6000 post dal contenuto di estrema destra, il triplo rispetto
all'anno prima. Il potenziamento delle attività sul Web è però soltanto un
aspetto che contraddistingue tali ambienti. I neonazisti puntano a metter sempre
più piede nella società, provando a sfruttare un insidioso mix fatto di paure
xenofobe, reazioni anti-islam e preoccupazioni economiche. E sono pronti a
cambiar volto, pur di diventare più «presentabili».
È quanto avviene in Germania, un Paese che conta 219 organizzazioni di estrema
destra con un totale di 25.000 membri e in cui si osservano due fenomeni
concentrici. Il primo: negli ambienti neonazisti cresce la presenza delle donne,
usate come esche per far passare richieste che, se fossero strillate da una
testa rasata, verrebbero subito respinte. Il secondo: una trasformazione nel
modo di presentarsi. In passato lo skinhead era immediatamente riconoscibile
dalla testa rasata e dagli stivali. Oggi, invece, lo stile classico degli
skinhead «è ormai obsoleto», scrivono i servizi segreti tedeschi nel loro ultimo
rapporto annuale. In pubblico i neonazisti preferiscono «capi di abbigliamento o
marche orientate ai trend comuni della moda giovanile e che segnalano in modo
meno evidente l'appartenenza alla scena» dell'estrema destra. A prendere sempre
più piede, specie tra i più giovani, sono i cosiddetti «Autonomi nazionalisti»,
che riprendono abbigliamento e forme di azione dai gruppi di estrema sinistra.
Di Fabrizio (del 29/07/2011 @ 09:24:15, in scuola, visitato 1653 volte)
Segnalazione di Giovanna Bellotti
Education 2.0
Che cosa significa essere uno zingaro? Le risposte in un libro dello studioso
Sergio Rodríguez di cui pubblichiamo la recensione in italiano e in spagnolo (reseña
en español después del artículo en italiano) con alcune riflessioni sulla scuola
e gli stili di apprendimento.
Gli zingari sono la minoranza culturale più antica, numerosa e discriminata in
Europa, che vive da più di dieci secoli in questo territorio. In Italia, sono in
realtà presenti a partire dal 1422 (data in cui sono arrivati a Bologna), oggi
si contano più di 140.000 cittadini e cittadine Rom. A questo numero vanno
aggiunti coloro che sono arrivati a partire dal 1989 dai paesi dell'Europa
orientale.
Sicuramente i Rom sono i grandi sconosciuti del nostro continente. L'ultima
indagine di Eurobarometro, rileva che la maggioranza dei cittadini europei non
vuole avere uno zingaro o Rom come vicino di casa, avere zingari come colleghi
di lavoro o che i propri figli e figlie abbiano come compagni di scuola bambini
e giovani zingari. Con la precisione dell'antropologo e la profondità del
filosofo, l'autore – che ha lavorato con gli zingari per decenni – studia
accuratamente la mentalità degli zingari e fornisce elementi per capirla; lo
studio è molto completo, ricco di informazioni e affronta tutti gli aspetti
della vita degli zingari.
Superando i modelli tradizionali di analisi sui Rom, l'autore si concentra su
aspetti quali le forme di apprendimento, i modelli di vita, i comportamenti
etici o estetici, in questo modo riesce a individuare con chiarezza una forma di
vita di origine indiana, che è diventata un frammento d'Oriente nel cuore
dell'Occidente. Questo spiega la lunga storia di incontri e scontri, di fascino,
di attrazione e di discriminazione, che esiste tra rom e non rom.
Più precisamente, il lavoro studia la situazione degli zingari secondo cinque
approcci:
• approccio epistemologico (analisi dell'origine, la tipologia e il significato
della consapevolezza di sé che hanno i Rom, al fine di interpretare i concetti
di verità e menzogna che i Rom condividono),
• approccio antropologico (analisi del modo di concepire, da parte degli
zingari, i concetti di persona, libertà, lavoro, comunità e storia, in quanto
elementi che plasmano la visione del mondo Rom),
• approccio etico (analisi dei concetti di azione libera, norme di convivenza e
di educazione morale, per interpretare come si configurano i concetti di bene e
male),
• approccio estetico (analisi delle forme di percezione, criteri estetici e
forme di espressione, per interpretare come si configurano i concetti di bello e
brutto),
• approccio filosofico religioso (analisi degli atteggiamenti Gypsy di fronte
all'assoluto e alla coscienza della propria finitezza, interpretando come si
configura la dimensione della trascendenza a prescindere dalla religione).
Tutto questo fa parte di uno studio storico e demografico aggiornato, relativo
alla situazione degli zingari in Spagna e nel resto d'Europa, che aiuta a
comprendere il contesto in cui vivono gli zingari.
In materia di istruzione, per esempio, lo studio osserva come la prevalenza di
stimoli persistenti, l'attenzione rivolta all'individuo, la percezione
soggettiva della realtà o di una condizione logica induttiva si proietta sul
processo di apprendimento dei bambini e dei giovani zingari, la cui difficoltà
di astrazione è ben nota agli insegnanti. Pertanto, qualsiasi intervento fatto a
scuola, in classe,volto a superare l'insuccesso scolastico, dovrebbe essere
basata sull'esperienza come mezzo di comprensione, piuttosto che sulla
trasmissione di concetti astratti.
Inoltre nello stesso ambito, è indispensabile che la scuola diventi sempre più
inclusiva, cioè sensibile alla differenza culturale. Ridurre le assenze
ingiustificate da scuola, ancora molto elevate tra la popolazione Rom in Europa,
è possibile nella misura in cui le famiglie non percepiscano più la scuola come
strumento di acculturazione, con conseguente perdita della propria identità. È
quindi necessario introdurre nei programmi scolastici, attraverso riconoscimento
di crediti, elementi di cultura rom, relativi alla storia, alla lingua, ai
costumi, alla distribuzione geografica... così le famiglie porteranno i figli a
scuola, non per farli diventare gadje ma per farli diventare zingari nel senso
migliore.
Il libro offre anche un contributo metodologico innovativo, introducendo una
metodologia qualitativa, che supera i paradigmi di antropologia e sociologia,
basati sui modelli di analisi quantitativa, che hanno dominato gli aspetti
teorici degli studi sul tema gitano a partire dalla metà del XX secolo. I
materiali utilizzati per questa analisi interpretativa sono osservazioni
personali e testimonianze di Rom, e anche di coloro che hanno vissuto e lavorato
con loro, nonché analisi critica di libri e articoli su questo argomento e
produzione artistica e letteraria della cultura zingara.
Grazie a questi materiali, il libro interpreta l'atteggiamento profondo che più
o meno consapevolmente fonda la mentalità degli zingari, a prescindere dalla
natura eterogenea dei Rom stessi, a seconda delle variabili personali, sociali e
culturali. In questo modo dà quindi una risposta, per la prima volta, alla
questione centrale relativa alla condizione degli zingari: cosa significa essere
uno zingaro.
Destinatari di questo lavoro sono gli insegnanti, di scuola primaria e
secondaria, operatori della Formazione professionale e della istruzione
terziaria, docenti universitari di antropologia, sociologia e filosofia; gli
assistenti sociali; facilitatori socio-culturali; mediatori scolastici; agenti
di job placement; operatori per il tempo libero; educatori sociali.
Il libro:
Sergio Rodríguez, "Gitanidad.
Otra manera de ver el mundo", Kairós, Barcelona 2011
Un incendio doloso accaduto lunedì scorso, su cui sono ancora in corso le
indagini. Di seguito in ordine cronologico quello che sono riuscito a trovare in
rete.
Da
Mundo_Gitano
25-07-2011 -
In Germania dato fuoco ad un condominio abitato da gitani
Abbiamo appena letto la notizia dall'agenzia EFE e ci ha invaso un sussulto di
orrore e preoccupazione. Ancora non si riesce a darsi ragione di quello che è
successo ad Oslo, che altri teppisti razzisti e codardi hanno dato fuoco ad un
intero edificio abitato da famiglie rom. L'agenzia stampa ha pubblicato la
notizia, affermando che un condominio abitato da famiglie rom è bruciato la
notte scorsa nella città di Leverkusen, sul fiume Reno a metà strada tra Düsseldorf e Colonia. Leverkusen è famosa anche per la sua squadra di
calcio Bayer-Leverkusen. La polizia non ha esitato ad affermare che la matrice
sarebbe razzista e xenofoba.
I poveri abitanti dell'edificio sono riusciti per tempo a mettersi in salvo,
però lo stabile è bruciato completamente e le fiamme hanno colpito anche gli
edifici vicini. Al momento non si conoscono ancora quante persone c'erano
all'interno quando scoppiò l'incendio. Grazie all'intervento dei pompieri si è
impedito che il fuoco si propagasse alle case vicine, che sono state coinvolte
solo superficialmente.
I testimoni riferiscono di aver visto almeno quattro persone che, dopo aver
lanciato ordigni incendiari, sono fuggiti su due auto. I sospetti erano vestiti
di nero e con la testa rasata, sempre secondo quanto riferito dai testimoni alla
polizia locale. La polizia sta indagando negli ambienti di destra estrema, e non
esclude il coinvolgimento di altri gruppi nazisti e violenti.
La Unión Romani ha preso contatti con i principali leader ed associazioni gitane
tedesche, nonché con i responsabili del FORUM EUROPEO DEI GITANI, che ha sede al
Consiglio d'Europa a Strasburgo, offrendosi di lavorare congiuntamente, se
necessario. Inoltre si è rivolta all'Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa, perché si facciano più pressioni possibili per un rapido
arresto dei criminali piromani e si prendano misure per porre freno all'ondata
di attentati razzisti che ultimamente stiamo patendo.
Uniamo il nostro dolore a quello dei familiari dei giovani vilmente assassinati
in Norvegia.Oggi, tristemente, ci sentiamo uniti nel dolore perché la bestia
razzista non conosce limiti umani né frontiere territoriali.
MANUEL GARCIA RONDON
Secretario General de Unión Romani
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org
Da
Roma_und_Sinti
M&C news
Colonia - La polizia comunica che si è verificato un incendio doloso lunedì
mattina, in un appartamento vicino a Colonia abitato da famiglie rom e sinte.
"Non possiamo escludere un retroterra di estrema destra," ha detto un
portavoce della polizia.
Sconosciuti hanno gettato ordigni esplosivi in un appartamento al piano terra
nella città di Leverkusen. Secondo la polizia gli occupanti sono riusciti a
scappare illesi.
I testimoni parlano di quattro attentatori che sono fuggiti a bordo di una
macchina e di un minibus.
L'appartamento è stato distrutto dalle fiamme, ma i pompieri sono riusciti ad
impedirne la propagazione al resto dell'edificio.
© Deutsche Presse Agentur
Da
Roma_und_Sinti
The
Local, edizione tedesca
Le indagini della polizia su un incendio doloso di un appartamento che
ospitava famiglie rom e sinte a Leverkusen continueranno martedì mattina per
dimostrare la possibilità che ci siano i neonazisti dietro questo attacco.
26/07/2011 - La polizia ed i pubblici ministeri della vicina Colonia nel Nord
Reno-Westfalia stanno indagando sui moventi xenofobi dell'attacco, durante il
quale nove persone hanno dovuto fuggire da un appartamento al piano terra, dopo
che gli assalitori hanno lanciato diverse molotov attraverso le finestre, alle
12.25 circa di lunedì.
Tutti i nove occupanti dell'appartamento sono scappati illesi, ma
l'appartamento è bruciato totalmente e solo l'intervento dei vigili del fuoco ha
fermato le fiamme dal distruggere il resto dell'edificio.
L'attacco è avvenuto nell'atmosfera tesa che circonda la violenza di estrema
destra seguita al massacro di almeno 76 persone venerdì scorso, da parte di un
nazionalista norvegese.
La polizia riferisce che i testimoni hanno visto due giovani vestiti di nero
fuggire dalla scena su una Volkwagen scura, probabilmente una Golf o una Polo,
con la targa della città di Neuss (Nord Reno-Westfalia). Bild riporta che
si sospetta fossero teste rasate.
Un portavoce della polizia ha confermato a martedì mattina a The Local che
gli inquirenti continuano a sondare la possibilità che dietro l'attacco ci siano
gli estremisti di destra, anche se le indagini proseguono in tutte le direzioni.
Sul caso stanno indagando ventuno ufficiali della polizia di Colonia, inclusi
membri della squadra per gli incendi dolosi.
Di Fabrizio (del 29/07/2011 @ 14:19:11, in media, visitato 1964 volte)
sabato 30 luglio · 7.30 - 8.30 RAI 3 e in replica su raitv nei 6 giorni
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SCIARA Film Production/Media Design presenta
IMMAGINARIO ROM: ARTISTI CONTRO
un documentario di Domenico Distilo, produzione SCIARA
Alcuni artisti contemporanei Rom a Budapest, utilizzano l’arte come strumento
per sottoporre a critica e ribaltare l’immagine che la cultura maggioritaria e i
media europei hanno costruito intorno alla minoranza Rom. L’arte contemporanea
Rom in Ungheria diviene pertanto uno strumento di lotta politica in un contesto
razzista, connotato dalla presenza minacciosa di gruppi paramilitari xenofobi
legati a movimenti di estrema destra.
Trailer "Immaginario Rom, artisti contro"
Sciara Film Production/Media Design
stampa@sciara.net
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