Tratto dalla Gazzetta della Martesana 18 luglio 2011 - Congelata l'ordinanza del sindaco sul campo di via Montegrappa
Pessano con Bornago - Rischiavano di essere sgomberati mercoledì, ma alcuni
cittadini che hanno manifestato li hanno salvati. Per ora. La trentina di nomadi
che si trova ancora al campo di via Montegrappa, tra cui 15 minori, doveva
essere mandata via quando cinque residenti muniti di cartelli con scritto «I
diritti non si sgomberano» hanno manifestato davanti al Comune, ottenendo il
congelamento dell'ordinanza firmata dal sindaco Giordano Mazzurana . A sostenere
i diritti dei rom c'erano anche Caritas e l'associazione «Avvocati per niente
Onlus»: la prima si sta interessando per trovare una soluzione alternativa,
almeno per i casi più vulnerabili, mentre la seconda, capitanata dall'avvocato
Alberto Guariso, è in attesa di ricevere la lista delle fragilità all'interno
del campo, in cui ci sono persone anziane e disabili. Una movimentazione
sollevata da alcuni pessanesi, tra cui Frances Catania, che ha cercato di
sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vicenda difendendo i rom anche dalle
accuse dei proprietari degli orti confinanti al campo. L'Amministrazione
comunale, però, è sempre stata ferma sulla vicenda: quel campo va ripulito, i
nomadi sgomberati e l'area destinata a riqualificazione per poter essere fruita
dai residenti. I rom, bosniaci, vivono al campo di Pessano con Bornago dal 2002
e i bambini hanno frequentato le scuole del paese anche se, recentemente, alcuni
sono rimasti al campo per paura dello sgombero. Resta da vedere cosa deciderà il
sindaco e se, nel frattempo, saranno trovate altre soluzioni per i casi più
gravi..
Succede a Pessano con Bornago, in provincia di Milano. L'intervento di un
gruppo di cittadini, di Caritas Ambrosiana e Avvocati per Niente ha impedito il
provvedimento. Natalia Halilovic, una rom del campo: "La nostra vita ormai è in
questo Comune"
MILANO – Abitano in due camper e in una roulotte, accatastate al bordo di una
stradina che si perde in mezzo ai campi di Pessano con Bornago, comune in
provincia di Milano. In quest'area dal 2002 vivono almeno una trentina di rom,
fra loro 15 minori. Sono bosniaci, entrati in Italia nel lontano 1969 e da
allora ancora alla ricerca di un posto dove stare.
Rischiavano di essere sgomberati domani, 13 luglio, ma un gruppo di cittadini si
è opposto, ottenendo un congelamento – e non una soppressione - dell'ordinanza.
Mentre il sindaco Giordano Mazzurana e l'assessore alle Politiche sociali Chiara
Fiocchi (l'amministrazione è di centro sinistra, ndr) discutevano con Caritas e
Avvocati per Niente onlus sul futuro dei rom, fuori dal Municipio cinque anziani
del paese alzavano cartelli con scritto "I diritti non si sgomberano". "Ora
bisogna capire se Caritas, Casa della Carità o altri enti del privato sociale
saranno in grado di offrire una soluzione, almeno per i casi più vulnerabili",
spiega Alberto Guariso di Avvocati per Niente. Intanto l'avvocato attende per
oggi un "censimento" delle fragilità all'interno del campo. I casi conclamati,
al momento, sono Maria Halilovic, una signora di 73 anni con tre bypass, e il
figlio Spaho, cieco dalla nascita.
A portare i rom a Pessano con Bornago è stato il marito di Maria. Qui, 8 anni
fa, aveva comprato un campo, ad uso agricolo. Voleva avere la famiglia vicina,
durante il suo ricovero all'ospedale San Raffaele. Ma quando, nel 2008, è stata
introdotta la legge Maroni che vieta gli assembramenti di roulotte sui terreni
ad uso agricolo, Maria è stata costretta a spostarsi "in strada", pochi metri
più in là. Con lei, i due figli Spaho e Natalia. Un luogo scomodo, di passaggio,
perché da qui transitano ogni giorno gli agricoltori per raggiungere i propri
terreni. Per il Comune questa situazione è diventata con il tempo inaccettabile,
tanto che il villaggio rom diventa un problema.
"Nel novembre 2010 sono venuti a fare il primo sgombero", racconta Natalia. A
detta del Comune, in quel momento nel campo abusivo di Pessano c'erano più di 33
famiglie. Chi ha potuto se n'è andato, gli altri sono rimasti qui. I segni di
quell'evento sono ancora visibili: alle spalle delle roulotte affiorano i resti
di altre case mobili, abbandonate in quello stato dal giorno dello sgombero.
"Peggio di una discarica. Ma il Comune crede che dobbiamo portare via tutto noi?
Sono loro che l'hanno fatto e loro devono pulirlo", denuncia Natalia.
Al campo i bambini si tuffano in un canale, che scorre proprio di fronte alle
roulotte. Uno di loro, di 14 anni, racconta che quest'anno non ha potuto
frequentare la seconda media, perché sua madre lo teneva a casa, temendo ogni
giorno che lo sgombero minacciato diventasse effettivo.
"Fossi il presidente della Repubblica – dice – donerei a tutti i rom un campo
dove stare". Parla del sindaco come il responsabile delle condizioni assurde in
cui è costretto a vivere. "Tutti i nostri figli sono iscritti a scuola, ma non
sempre siamo riusciti a mandarli – spiega Natalia -, ma la colpa è del Comune
che ci vuole cacciare via". Una delle donne del campo non vuole che si facciano
fotografie né a lei né ai suoi figli: "In città ci conoscono tutti e io mi
vergogno del posto in cui sono costretta ad abitare". "Abbiamo rinunciato ad
essere nomadi – racconta Maria – perché volevamo che i nostri nipoti
studiassero, imparassero a leggere e scrivere e si trovassero un buon lavoro. Se
ci continuano a sgomberare ci fanno tornare all'epoca dei miei bisnonni"
Di Fabrizio (del 09/12/2010 @ 09:24:09 in Kumpanija, visitato 1467 volte)
Giovedì 16 dicembre ore 21.00
circolo Arci Ubik - via Deledda 21, Pessano con Bornago (MI)
Un incontro sui diritti del popolo rom e sinti, presentato da Arci Ubik e
Amnesty International.
Interverranno:
- Dijana Pavlovic, attrice, mediatrice culturale e attivista politica
romni. Dopo la laurea in Arti drammatiche a Belgrado, si trasferisce a Milano
dove lavora per il teatro, il cinema e la TV. Dal 2009 è vice presidente della
Federazione Rom e Sinti Insieme.
- Fabrizio Casavola, attivo da molti anni nella difesa dei diritti dei
rom milanesi, ha fondato il blog Mahalla, sinti e rom da tutto il mondo.
Cura la rassegna cinematografica Ho incontrato zingari felici al circolo
Arci di Turro (via Rovetta 14; prossimo appuntamento, lunedì 20 dicembre con
Train de Vie di R. Mihaileanu).
Fine MOMENTANEA di una
storia dove molti hanno voluto chiudere gli occhi
Tratto dalla Gazzetta della Martesana - Lunedì 25 luglio 2011
Non esiste più il campo nomadi di via Montegrappa. A oltre dieci anni di
distanza dai primi insediamenti, anche le ultime roulottes sono state rimosse e
i rom cacciati. Lo sgombero è avvenuto mercoledì, senza momenti di tensione: sul
posto sono intervenuti solo gli agenti della Polizia locale. Erano rimasti una
roulotte, due camper e una tenda, per una decina di rom. La scorsa settimana
cinque manifestanti erano riusciti a far sospendere l'ordinanza di sgombero
firmata dal sindaco che, però, a distanza di pochi giorni, ha dato il via libera
ai ghisa di agire. Il terreno, comunque, viene costantemente monitorato per
evitare che altri nomadi possano insediarsi. "E' stata ripristinata una
situazione di legalità - ha detto il sindaco Giordano Mazzurana - La
strada, a passaggio pubblico, non poteva essere occupata da mezzi e manufatti:
esisteva un abuso che non potevamo permettere".
Vorrei [...] portare a conoscenza del pubblico questa situazione, o se mi
potete suggerire qualcuno che sia interessato.
Il comune di Pessano con Bornago (MI) sta cercando di sgomberare una comunità
Rom che si è stabilità nel suo territorio.
Questi tentativi di sgombero si ripetono da circa otto anni ma, nonostante in
questo periodo di tempo tutte le denunce fatte dal Comune si siano risolte
in favore del Comune, gli abitanti del campo non hanno sgomberato e sono stati,
fino a poco tempo fa, "tollerati".
Adesso il Comune ha trovato una formula per forzarli ad uno sgombero senza
chiamarlo "sgombero"; ossia, nonostante il terreno sul quale è stato fatto il
campo Rom sia di proprietà di uno degli abitanti del campo, questo terreno è un
terreno agricolo.
Il comune sta quindi approfittando della nuova legge che equipara le roulotte a
edifici per forzarli fuori dal terreno.
Essendo i Rom rimasti a Pessano con Bornago per otto anni, i minori nel campo
sono iscritti alle scuole del paese, e vi sono anche vecchi e disabili (ai quali
tra l’altro, è stata negata l’assistenza sociale perché non sono cittadini
italiani).
Siccome questa volta il Comune si sta mostrando serio alcune delle famiglie nel
campo sono andate via, ma rimangono ancora alcuni di loro che non vogliono, o
non possono trovare un altro luogo dove vivere.
In particolare mi ha colpito il caso di una signora, di nome Maria, che ha 73
anni, problemi di cuore ed un figlio disabile (cieco) a cui sta badando; questa
signora non ha la forza di cercare un altro posto dove andare e questa azione
del Comune ha, anche se non nella forma, la stessa sostanza di uno sgombero.
Ho già cercato di contattare il Comune ed esprimere i miei dubbi ma sono stata
trattata con ostilità dal sindaco che non vuole sentire ragioni, i motivi sono
sempre gli stessi "non vogliono integrarsi" o "rubano", mi sono quindi rivolta
ad altre associazioni come la Caritas Ambrosiana ed ho contattato un avvocato
esperto in diritti umani, (Avv. Guariso) questi mi hanno dato una mano come
hanno potuto ma senza risultati definitivi.
Mi rimane quindi solo il cercare di far pubblicità alla situazione nella
speranza che in questo modo qualcuno possa convincersi che vi sono altri modi
per risolvere la questione senza forzare i rimanenti Rom a cercare casa altrove.
Questo è un riassunto della situazione che è, come lo è sempre, un po’ più
complicata. Se lei, o qualcuno, ha la possibilità di occuparsi di questo caso
posso spiegare meglio i fatti.
Spero di ricevere buone notizie, in ogni caso auguro buona fortuna [...].
Articolo precedente
QUI. L'autrice del post che segue mi ha chiesto di provare a mobilitare la
stampa sul caso che presenta. La vedo dura: certi giornalisti non alzano il culo
dalla sedia neanche quando gli sgomberi avvengono a due passi dalla loro sede,
figuriamoci se hanno voglia di muoversi per un paesino perso nella campagna del
nord-est milanese, quando anche nella zona gli appelli vanno a vuoto. RINGRAZIO
QUINDI CHI MI AIUTERA' A FAR CIRCOLARE LA NOTIZIA.
Con la presente vi racconto del mio contatto con la famiglia Halilovic e dei
loro rapporti col comune di Pessano con Bornago.
Alcuni anni fa ho conosciuto la signora Maria, fuori dal supermercato
locale dove si siede a mendicare, e col tempo mi sono molto affezionata a
lei. E' una donna straordinaria, una Romnì bosniaca che è sopravvissuta a
persecuzioni e sgomberi per tutta la vita, e mi ha detto che lei e la sua
famiglia sono nuovamente minacciati di sgombero, nel campo che in gran parte era
già stato sgomberato a novembre 2010.. Mi ha detto che è solo una questione di
tempo prima che completino il lavoro, e che la sua famiglia comprende un figlio
cieco, Spaho, che sarebbe buttato anche lui per strada. Mi ha detto di soffrire
di cuore, di avere un triplo by-pass e che non pensa di poter sopravvivere ad un
ennesimo sgombero.
A quel punto ho capito che non potevo rimanere a guardare senza fare nulla,
così ho deciso di battermi e fare tutto quanto in mio potere per aiutarla. Sono
andata al campo per parlare con la famiglia, la prima di tante visite. Suo
figlio Edin mi ha fatto una breve storia dal loro punto di vista sugli ultimi
otto anni, da quando avevano comprato un piccolo appezzamento di terreno,
sperando di potersi stabilire in modo permanente e di integrarsi, mandando anche
i loro figli alle scuole locali. Ha insistito sul fatto che i loro caravan non
erano fissati al suolo, pensando allora che questo avrebbe potuto essere il
problema legale, che il comune usava come leva per liberarsi di loro. Come si è
scoperto in seguito, la nuova legge proibisce anche lo stazionamento di roulotte
su di un "terreno agricolo". Ovviamente volevano renderlo abitabile con
elettricità, acqua e servizi igienici, ma le loro richieste sono state rifiutate
e le strutture da loro installate sono state abbattute. In otto anni hanno avuto
otto ordini di sfratto e speso ingenti somme di denaro per l'avvocato e gli
appelli.
Di seguito sono andata a parlare col loro avvocato a Milano, che mi ha detto
di aver provato di tutto ma che questa volta non c'era più niente da fare e che
non poteva più aiutarli (questo si vede chiaramente nel
film/documentario di Laura Halilovic, quando l'avvocato arriva carico di
cartelle al campo, incapace di dar loro altri consigli). La data prevista per lo
sgombero era il 16 maggio di quest'anno.
Poi ho avvicinato i servizi sociali ed il sindaco del comune (guidato da 20
anni dal centro sinistra!). Sono stata accolta con generale indifferenza ed in
alcuni casi palese ostilità. Mi è stato detto che il comune aveva fatto molte
cose per favorire ed aiutare i Rom ad integrarsi (con l'Opera Nomadi), ma che
loro avevano abusato della loro buona volontà, e che da 3 famiglie erano
diventate 33. Che il campo era diventato un centro di criminalità di ogni sorta
e che era stato un giudice a predisporre l'ordine di confisca del terreno a cui
sarebbe seguito lo sgombero. Che il campo era a rischio per la salute e pure un
"abuso edilizio". Quando ho chiesto cosa intendevano fare per donne, disabili e
bambini, la risposta è che erano "abusivi" e che erano non-residenti, quindi,
niente da fare. (In nessun modo è stata mai offerta loro la possibilità di
diventare residenti, perché secondo il comune non avevano un indirizzo -
d'altra parte hanno ottenuto l'indirizzo quando è arrivato l'ordine di
sgombero!). Ha aggiunto che la gente di Pessano c/B aveva espresso numerose
lamentele sul loro conto, e che le persone che avevano orti nei pressi del campo
erano state derubate e minacciate.
A questo punto ho iniziato a scrivere lettere, devono essere state centinaia
a tutte le associazioni dei diritti umani che ho potuto trovare (di cui posso
fornire esempio) e dopo alcuni mesi ho trovato a Milano un avvocato
straordinario che fa parte di un gruppo chiamato "Avvocati per Niente", che ha
acconsentito ad aiutarci per proteggere minori, donne e disabili. Ha scritto una
lettera al comune, indicando i loro obblighi giuridici nei confronti di donne e
bambini e chiarendo che se da parte del comune ce ne fosse stata la volontà, era
disposto a discutere la questione in qualsiasi momento. Il comune non ha mai
risposto a quella lettera. Aveva anche suggerito di cercare di ottenere per la
famiglia di Maria un "permesso di soggiorno" per ragioni umanitarie. Nel timore
di uno sgombero brutale molte famiglie, inclusa quella di Edin, hanno lasciato
il terreno per andare in posti alternativi, ma quelli che non avevano
alternative, i più fragili e vulnerabili del gruppo, hanno spostato le roulotte
dal terreno in questione e si sono accampati sulla strada al margine. Arrivato
il 16 maggio non è avvenuto nessuno sgombero, quasi sicuramente per la
concomitanza con le elezioni locali, ma nell'ultimo fine settimana i vigili
urbani hanno visitato il campo tre volte, dicendo loro senza mezzi termini che a
breve ci sarà un altro ordine di sgombero e devono prepararsi ad andare in tempi
brevi.
Ho parlato col nuovo sindaco (Giordano Mazzurana - ex DC), che mi ha detto
che questo sgombero è inevitabile, perché i Rom sono accampati per strada e
questo è illegale. Sono andata a parlare col parroco che conosce bene Giordano e
che è disposto ad incontrarsi con l'avv. Guariso e Giordano per vedere se
possono sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione civile al
problema. Questo si sta dimostrando difficile in quanto sono tutti molto
impegnati in questo periodo (e vi è una certa mancanza di volontà a trovare il
tempo!).
Non ho ancora perso la speranza. Rifiuto di credere che casi portati alla
Corte dei Diritti Umani per antidiscriminazione hanno vinto, e non possiamo in
qualche modo fermare questa folle crudeltà. Ascoltando le chiacchiere della
gente, comprendo che i Rom sono l'ultimo bastione di razzismo, intolleranza e
xenofobia. Ho sentito dire di loro che sono pieni di odio violento e di
ignoranza abissale, che mi rendo conto che si devono fare leggi, rendere
cosciente la stampa, svegliare l'opinione pubblica, sul fatto che queste
persone, i loro bambini e nipoti che sono nati in Italia sono ancora senza
documenti, e vivono in una sorta di purgatorio legale, senza alcuna apparente
possibilità di diventare italiani, spostati da un posto all'altro senza alcun
pensiero reale per un'alternativa durevole.
Dall'introduzione: E TU, QUANTI ZINGARI CONOSCI? Era lo
slogan di una campagna dell'UNAR dell'anno scorso. Questo piccolo volume non
parlerà della cultura rom, o delle origini della loro lingua, o delle
persecuzioni che hanno subito... Parla del conoscersi.
I Rom e i Sinti sono in mezzo a noi, ovunque in Italia e in Europa, e quando
viene loro concesso, lavorano tra noi, mandano a scuola i loro figli assieme ai
nostri. Perché a Pessano deve essere diverso? Perché aspettarsi che possano
migliorare, se si nega loro la possibilità di affrancarsi dalla miseria?
Ma questi fogli raccontano anche di una cultura, che magari non si trova nei
testi di antropologia, che è vivere quotidiano, proprio in questo Nord-Est
milanese. In parole povere: per una volta non si scrive di tutto ciò di cui
avrebbero bisogno (anzi: avrebbero diritto), ma di quello che potrebbero
insegnarci, anche da subito, se ne avessero la possibilità. Sempre per la solita
ragione: sono in mezzo a noi tutti i giorni.
Testimonianze pratiche: sono sicuro che a tutti (anche a chi non sopporta gli
zingari), interessa conoscere qualcosa su STAR BENE e MANGIARE. Scoprirete che
anche un'anziana romnì può avere qualcosa da insegnarci.
QUESTA E' LA PRIMA RAGIONE. La seconda è che queste famiglie, che stiano
accanto a noi (magari insegnandoci qualcosa) o che vadano via (ad insegnarlo
altrove), potrebbero vivere in una roulotte, in una casa, sotto un ponte, in un
campo... non cambierebbe niente nella loro cultura.
Ma, dovunque andranno o si fermeranno, dovranno trovare la possibilità e i
mezzi per vivere. Il terzo punto, altrettanto interessante, è GUADAGNARE, tutti
(voi con Maria e la sua famiglia): non vi chiediamo carità, ma rispetto e
condivisione. Se una persona dovesse dipendere per sempre dal vostro buon cuore,
rimarrà sempre qualcuno "ai margini" di cui sarà facile disfarsi. Se invece
troverete interessante quello che ha scritto Maria, a voi costerà poco, ma per
lei il ricavato della vendita di queste pagine sarà importante.
Per i soldi, certo, ma anche perché dopo tanto tempo ASSIEME si sarà
cominciato a costruire una relazione.
A tutti i lettori, un sincero augurio di continuarla.
[...]
L'autrice:Hajrija Seferovic (Maria) è
nata da genitori Kalderasha nel 1938 a Tramnik, nell'ex Jugoslavia, prima di
cinque figli. La famiglia si spostava spesso per guadagnarsi da vivere con la
vendita di cavalli, e facendo pentole e piatti di rame che vendevano ai mercati.
Maria si ricorda una gioventù bella, sotto le tende in una grande "kumpanja".
Nei vari spostamenti il suo gruppo veniva spesso in Italia. All'inizio della
guerra in Bosnia la famiglia è scappata con l'aiuto di organizzazioni umanitarie
(ONU). Alcuni dei suoi familiari sono andati a vivere in Francia, altri in
Germania e negli Stati Uniti, lei e la sua famiglia a Torino dove hanno vissuto
per 10 anni, e da dove dopo sono stati sgomberati. Da allora hanno cercato di
mettere radici a Napoli, in Sicilia, a Roma, e Bologna ma sono sempre stati
sgomberati.
All'inizio del 2000 si sono nuovamente spostati arrivando
a Pessano con Bornago, ove hanno comperato un piccolo terreno agricolo con
l'intento di fermarsi, per essere vicini al marito di Maria che era in cura a
San Raffaele per una grave malattia, che lo ha portato alla morte.
Maria allora decise di fermarsi a Pessano ma ciò non fu
possibile a causa dei continui sgomberi. In questo momento Maria sta a Trezzo
sull'Adda in una povera roulotte, dove continua a curare suo figlio cieco dalla
nascita ed ha vicino la maggiore parte dei suoi numerosi figli.
Coordinamento editoriale:
Natalija Halilovic
Frances Oliver Catania
Fabrizio Casavola
Copertina:
Rebecca Covaciu
Dettagli:
Copyright A.S.D. La Comune, via Novara, 97 Milano (Licenza
di copyright standard)
In italiano era già disponibile in versione cartacea che in ebook, così ci abbiamo preso gusto, ed ecco la versione in inglese.
Hajrija Seferovic, known as Maria (Bebé to her family) was born to Kalderasha
parents in 1938 in the ex Yugoslavian town of Travnik, the first of five
children. Her family travelled often in search of ways to earn a living, among
other things selling horses, and making copper pots and plates which they would
sell in local markets. Maria remembers a difficult but happy childhood living in
tents in a large 'Kumpanji'. During these journeys her group came to Italy often.
At the beginning of the war in Bosnia , with the help of the United Nations, the
family managed to escape. Some went to live in France others to Germany and some
to the United States. Maria and her family went to Turin where they stayed for
ten years. by Frances Oliver Catania
And what about You, how many Gypsies do you know? That was the slogan in a
UNAR campaign (2012). This little volume doesn't talk about the Roma culture or
about the origins of their language or of the persecutions that they have
suffered it talks about getting to know each other.
The Roma and the Sinti are among us everywhere in Italy and in Europe, and when
allowed to, they work alongside us, and send their children to school with our
children. Why should it be different in Pessano con Bornago? How do you think
that they can improve their situation if we deny them the possibility to shake
off the shackles of poverty?
This booklet tells of a culture that can't be found in anthropological texts,
but which lives on a daily basis in this area North East of Milan. In short, for
once it doesn't talk about the things that they need (or rather that they have
every right to) but of what they can teach us right now if they had the chance,
because they are here among us.
Practical evidence: I am sure that all of you (even those who can't stand
gypsies) are interested in knowing something about STAYING HEALTHY and FOOD. You
will see that even an old Roma grandmother can teach us something.
THAT'S THE FIRST REASON. The second is that this family, who live nearby today (possibly
with something to teach us), tomorrow are somewhere else teaching someone else.
Whether they live in a caravan or in a house, under a bridge or in an encampment
doesn't change a thing about the wealth of knowledge and experience that they
have in their culture. Wherever they go, wherever they stop they have to find
the possibility of a way to live.
The third point, which is just as interesting, is GAINING SOMETHING (you as much
as Maria and her family). We are not asking for charity but for shared respect.
As long as people depend on the generosity of others there will always be people
on the margins of society, people who are easily got rid of.
If you find what Maria has written interesting, this booklet is not at all
expensive for you, and the proceeds will all go to her which will be a
significant help to her.
Money is important, sure, but after so much time spent living side by side, more
important, with this booklet we can start to build a relationship TOGETHER.
To all you readers, with sincere good wishes that we can travel this road
together. Sastipé, But thaj Baxt savorrenge (Good health, Work and Good Luck to
you all) by Fabrizio Casavola
Copyright Licenza di copyright standard
Edizione III edizione
Pubblicato 6 marzo 2014
Lingua Inglese
Pagine 29
Formato del file PDF
Dimensioni del file 12.87 MB
Prezzo: € 2,50
Pessano con Bornago
Dopo le meritate vacanze, torniamo con due incontri di sicuro interesse.
Conoscere per non discriminare, due iniziative ideate e organizzate
dall’associazione La bottega che non c’è trasformeranno il territorio di Pessano
con Bornago in uno spazio aperto, dove riflettere sui numerosi pregiudizi che
circondano il popolo Romaní.
Due momenti di storia, letture, testimonianze, musica, che aiutano a sovvertire
le abitudini, a sottrarsi ai condizionamenti, per non smettere mai di dare
concretezza alla parola solidarietà, per non smettere mai di migliorare la
nostra società in un continuo confronto di idee, coscienze, culture e religioni
che danno significato e valore a ogni nostra scelta.
La bottega che non c'è
Venerdì 20 settembre 2013 - Ore 20.30. Sala Consiliare in Piazza della
Resistenza
1. Conoscere attraverso la storia. Relatore: Ernesto Rossi, dell'Associazione ApertaMente.
2. Testimonianze dell'Associazione Mamme e Maestre di via Rubattino.
3. Testimonianze del progetto Taivé.
4. Proiezione del film documentario Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen.
5. Musica tzigana del brillante duo de l'Orchestra dei Popoli Vittorio Baldoni.
Domenica 29 settembre 2013 - Ore 16.30. Cortile della Biblioteca Comunale
6. Conoscere attraverso la poesia e la musica. Lettura di brani e poesie di
Papuska e di Mariella Mehr a cura del gruppo Polvere di Storie.
7. Musica del violinista George Moldoveanu.
8. Performance di Jovica Jovic.
9. Cabaret di Luca Klobas.
10. Mostra pittorica di Rebecca Covaciu.
Durante il primo e il secondo incontro saranno allestite la Mostra fotografica
della Caritas ambrosiana e un Buffet tradizionale che solleticherà i nostri
palati, con tanti fragranti e appetitosi assaggi.
Di Fabrizio (del 19/09/2013 @ 09:02:33 in scuola, visitato 1983 volte)
in foto, il colonnello George Armstrong Custer
Alla c.a. del Sindaco di Segrate
della Giunta Comunale
del Consiglio comunale
Buongiorno,
siamo un gruppo di cittadini che, insieme alla Comunità di Sant'Egidio, operano
come volontari nelle baraccopoli abitate da persone rom, con compiti umanitari
di sostegno alle prime necessità (alimentazione, salute, scolarizzazione, casa o
altra struttura in grado di fornire protezione) e di avviamento a progetti di
lavoro e casa.
Esprimendo una forte preoccupazione per la violazione dei diritti umani nei
confronti specialmente di una bambina di 7 anni, facciamo presenti alcuni
avvenimenti recentemente accaduti nel territorio di questo Comune:
Il giorno 07-09-2013 la Polizia locale si reca nell'area di Via Umbria per
effettuare lo sgombero di due famiglie ivi residenti in modo abusivo. Al campo
non vi è nessuno. Il campo viene raso al suolo, tutti i beni vanno perduti e gli
occupanti, al loro ritorno scoprono di non avere più un rifugio, né vestiti, né
pentole per poter cucinare, né materassi, né coperte, né zaino scolastico. Una
bambina di 7 anni cerca il suo cane, che era rimasto al campo. Il cane non c'è:
nel rispetto delle norme è stato accompagnato al canile di Vignate, ove avrebbe
potuto avere un tetto sotto cui dormire, cibo e cure adeguate. Nessuno, tra
quanti hanno ordinato ed eseguito lo sgombero, ha pensato di fornire le stesse
garanzie agli esseri umani, nemmeno alla bambina, che nonostante i suoi 7 anni
si è vista costretta a dormire all'addiaccio e a patire la fame.
Abbiamo provveduto a soccorrere le due famiglie e ci siamo interessati presso il
canile per restituire il cane; all'atto della restituzione, ci è stato chiesto
di pagare alla Asl 122,30 euro.
Se scopo degli sgomberi è anche quello di ripristinare la legalità, suscita
interrogativi il fatto che gli stessi non avvengano nel rispetto della legalità
medesima. Ovviamente il fatto che queste persone occupassero abusivamente un
terreno non autorizza le Istituzioni a trascurare le norme che regolano tali
azioni, compresa l'offerta di ospitalità in comunità per la bambina e la sua
mamma, e il necessario preavviso in forma scritta dello sgombero. In
particolare, si ricordano le Prescrizioni delle Nazioni Unite in materia di
sgomberi forzati, stabilite nelle Linee guida sugli sgomberi forzati del 20
maggio 1997 del CESCR (Comitato per l'osservanza dei diritti economici, sociali
e culturali), la Raccomandazione 2005 (4) adottata il 23 febbraio 2005 dal
Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, l'art.7 della Carta dei Diritti
Fondamentali dell'Unione Europea, l'art.8, comma 1, della Convenzione Europea
per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali (CEDU),
ratificata e resa esecutiva nel nostro ordinamento con la legge 4 agosto 1955,
n. 848.
Il giorno successivo allo sgombero, abbiamo portato alle due famiglie
coperte, indumenti e tende che abbiamo dovuto acquistare, vista la distruzione
di quelle in cui abitavano.
Il 12-09-2013, primo giorno di scuola, le due famiglie vedono ripetersi un
altro sgombero, avvenuto sempre senza preavviso e in assenza degli
interessati. Nelle ore e nei giorni successivi, non potendo tollerare che esseri
umani rimanessero privi delle più elementari tutele per la sopravvivenza, ci
siamo visti costretti a ripetere l'intervento umanitario messo in atto pochi
giorni prima.
Il giorno 16-09-2013: lo sgombero si ripete per la terza volta in dieci
giorni. Anche questa volta agli interessati viene impedito di prendere ciò che
appartiene loro, e tutti i beni, benché di loro proprietà, vengono nuovamente
distrutti (tutti i vestiti, il materiale scolastico). Le due famiglie dormono
ora all'addiaccio sotto un ponte, nonostante la temperatura si sia notevolmente
abbassata. Nel frattempo siamo molto preoccupati per la frequenza scolastica
della bambina, non essendo possibile presentarsi a scuola in condizioni
igieniche adeguate e dopo aver trascorso notti a stomaco quasi vuoto e non
potendo dormire per il freddo. Questo nonostante il diritto allo studio debba
essere garantito.
Considerato quanto sopra, chiediamo al Comune di Segrate come intende tutelare
il percorso scolastico e la salute psico-fisica di una bambina di 7 anni
abitante nel suo territorio.
Auspichiamo che il Comune di Segrate operi nel rispetto delle leggi, evitando le
modalità di sgombero attuate nelle scorse settimane. Inoltre, si sottolinea che,
oltre a violare le normative internazionali, gli sgomberi senza soluzioni
alternative non risolvono il problema della presenza di famiglie indigenti sul
territorio del Comune, ma lo spostano semplicemente in un'area vicina,
aggravando le condizioni di vita specialmente dei minori.
Disponibili a fornire ulteriori informazioni, si inviano distinti saluti.
Flaviana Robbiati, Assunta Vincenti - "mamme e maestre di Rubattino"
Comunità di Sant'Egidio
Nicoleta è una bimba Rom di undici anni che vive in un campo nomadi con la sua
famiglia, composta da mamma Camelia, papà Nicol e i due fratelli Mario - di
appena due anni - e Samuel. Samuel e Nicoleta sono 'il calciatore' e i 'bimbi
rom in biblioteca' già apparsi sulle pagine di Segnali di Fumo.
Ho conosciuto questi bambini grazie all'insegnante Flaviana Robbiati, una delle
prime maestre di Milano ad accogliere favorevolmente i bimbi Rom a scuola: Flaviana partecipò, diversi anni fa, a un'assemblea circoscrizionale di Amnesty
Lombardia in cui raccontò l' esperienza di inserimento dei bimbi rom nella sua
scuola, che già da qualche anno stava portando avanti insieme ad altre
insegnanti e ad alcune mamme di bambini italiani.
Nicoleta mi colpì fin dal nostro primo incontro avvenuto nella biblioteca civica
vicina alla scuola che lei frequenta: aveva necessità di migliorare la
conoscenza della lingua italiana -che per lei, romena, è una seconda lingua - e
io mi proposi di aiutarla. Finita la nostra conversazione, mentre ci stavamo
avviando verso l'uscita lungo i corridoi della biblioteca, mi chiese: " Ma di
chi sono tutti questi libri?". " Sono anche nostri, di chi li vuole leggere" le
risposi. "Allora ne posso prendere uno anch'io?". Non credetti alle mie
orecchie, memore della fatica che avevo fatto, durante i miei lunghi anni di
insegnamento, per far leggere schiere di bambini, per lo più recalcitranti.
Scelse 'Favole al telefono' di Gianni Rodari e lo riconsegnò la volta successiva
raccontandomi, molto divertita, la storia di 'Alice cascherina' e del 'Naso che
scappava'. Chiese un nuovo libro e ciò avvenne ogni volta che ci incontravamo in
biblioteca: era ed è rimasta sempre ed è rimasta un'avida lettrice.
Nei due anni trascorsi dal nostro primo incontro abbiamo condiviso molti momenti
felici: ad esempio la settimana scorsa Nicoleta è stata con me dalle 11 alle
17,30 e abbiamo trascorso una bella giornata insieme. Puntuale all'appuntamento,
ben vestita e ben pettinata, è stata per un giorno 'la figlia di una mia amica'
in tutte le occasioni in cui l'ho presentata ad altri e, dal dentista (con cui
avevo appuntamento), è stata promossa a 'mia nipote maggiore'. Non mi piace
mentire, ma avrei evitato di dire queste piccole bugie se non mi avessero
chiesto con insistenza 'chi fosse quella bella bambina'; lei era divertita dalla
prontezza delle mie risposte : le abbiamo commentate e abbiamo chiarito il senso
della parola 'pregiudizio' che peraltro già conosceva.
Una vera giornata insieme con la mia 'nipote maggiore': un giro all'interno del
mio condominio con sosta ai giochi per bimbi, il pranzo solo noi due in tinello
a base di insalata di riso, vitel tonné e ciliege, un passaggio in biblioteca
per spiegare lo smarrimento del libro preso a prestito da Nicoleta; poi insieme
dal mio dentista, il ritorno verso casa mia con sosta dal gelataio artigianale,
un riposino previa lettura sui divani e infine il rientro a 'casa' di Nicoleta,
con il proposito di fare ancora molte cose insieme.
Una bella esperienza per me e, spero, anche per lei.
La mia simpatia per Nicoleta deriva proprio da tutte queste sue qualità: è
educata e discreta, mai inopportuna, anche nel pormi le domande che un ambiente
nuovo le suggerisce, con un tono di voce tanto sommesso da doverle spesso far
ripetere quanto dice. Soprattutto è felice per le piccole cose: una passeggiata
in Pazza Duomo o un bagno in piscina la fanno saltare di gioia come succede per
le nuove esperienze che ci piacciono, ma che raramente abbiamo l'occasione di
vivere.
Sono due anni che la conosco e ogni volta che ci incontriamo mi dispiace sempre
lasciarla. Spesso temo che non si presenti agli appuntamenti, ma so che, se ciò
dovesse accadere, non sarà certo per sua volontà; è la sua situazione familiare
che spesso mi preoccupa: un trasferimento improvviso o uno sgombero non
annunciato, come già altre volte è accaduto, potrebbero tenerla lontana.
Se anche questo dovesse accadere, credo che nessuno potrà toglierle la gioia
delle esperienze condivise, così diverse da quelle della sua vita quotidiana.
Da grande vorrebbe fare l'ostetrica. Ricordiamocelo!
Giovedì 6 giugno 2013 alle 21,00, ingresso ad offerta libera CGIL Salone Di Vittorio - Piazza Segesta 4, con ingresso da
Via Albertinelli
14 (discesa passo carraio) a Milano
"Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen" di Laura Halilovich - Italia - 2009 -
con la presenza di Frances Oliver Catania, che ha seguito la
comunità di Pessano con Bornago (quella della nonna della regista, raccontata nel film)
Il film fa parte della rassegna HO INCONTRATO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI V
Edizione, dedicata alle donne Rom, organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con: l'Associazione
"Aven Amentza - Unione di Rom e Sinti", Associazione "ApertaMente di Buccinasco"
e la Redazione di Mahalla - Rom e Sinti da tutto il mondo
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