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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 25/06/2009 @ 09:41:23, in Europa, visitato 1652 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

18 giugno 2009 Reuters AlertNet non è responsabile del contenuto di siti esterni Scritto da: Save the Children By Phoebe Greenwood

Appena fuori dalla capitale del Montenegro, Podgorica, accanto alla discarica comunale, c'è il campo per rifugiati di Konik. Baracche disordinate coperte di latta e tende ONU rinchiuse da recinzione, ospita oltre 2.000 rifugiati rom che hanno vissuto qui per dieci anni da quando fuggirono dalla violenza in Kosovo. E' il più grande campo per rifugiati nei Balcani. Centinaia di bambini vivono qui in condizioni inumane senza abbastanza acqua o cibo, e quasi nessuno fuori dal Montenegro ne ha mai sentito parlare.

Le condizioni a Konik sono terribili. Il fuoco è una regolare minaccia, spesso fatale. Tre settimane fa, una fiammata causata da un collegamento difettoso ha distrutto 18 baracche di legno e lasciato 124 persone senza un tetto. Queste famiglie vivono ora nelle tende dell'agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) o si sono trasferite a vivere nelle baracche già sovraffollate dei parenti. Stavolta, per fortuna, nessuna vita è andata persa.

Il campo ha una fornitura irregolare di acqua ed elettricità. In estate, quando le temperature regolarmente superano i 40° Celsius, semplicemente non c'è abbastanza acqua in circolo. Alla vicina discarica, i rifiuti vengono bruciati tutti i giorni, Di conseguenza, sono comuni i malanni polmonari.

I rifugiati in Montenegro non possono lavorare e non hanno documenti, così la maggioranza nel campo sopravvive cercando il cibo nei contenitori della spazzatura a Podgorica.

"Mio marito è morto qui otto anni fa, credo per la paura e la tristezza," dice la cinquantaseienne Mehria.

"Vedete la casa dove vivo - sta cadendo a pezzi. Ogni volta che piove, l'acqua scende dal soffitto ed impregna tutto. Io e i miei bambini per mangiare cerchiamo nella spazzatura. E' una crisi, nessuno ci aiuta."

Pochi bambini vanno a scuola. Alla scuola primaria di Konik, 270 dei 1.300 alunni sono Rom. Save the Children, che dal 2002 ha lavorato in progetti educativi per integrare i bambini rom, dice che tenerli a scuola rimane il maggior problema. In pochi completano il ciclo primario.

"I bambini rom sono tra i più marginalizzati in questa parte del mondo," dice Jasminka Milovanovic, manager per la comunicazione e la consulenza di Save the Children.

"L'alto tasso di abbandono è uno dei più grandi problemi per varie ragioni - mancanza di risorse materiali, mancanza di motivazione e bisogno di fare soldi. Questi bambini vivono in cattive condizioni e non sono accettati a scuola dai compagni o dagli insegnanti per la cattiva igiene."

I Rom sono una minoranza etnica sparsa attraverso l'Europa Centrale ed Orientale con una vasta comunità negli stati balcanici. Si stimano 3,7 milioni di Rom che vivano nell'Europa del Sud Est. In tutta la regione, soffrono di alti tassi di disoccupazione, mancanza di istruzione, povertà e discriminazione.

La comunità rom di Konik è composta di rifugiati dal Kosovo. La maggior parte ha lasciato la loro terra e le case durante il conflitto negli anni '90, quando i Kosovari albanesi li cacciarono, ritenendoli alleati dei persecutori serbi.

Lo studente Sebajdih Krasnici, 15 anni, dice che i bambini rom soffrono per i soprannomi ed il bullismo a scuola. "A scuola non ci rispettano. Ci chiamano "pelle nera" e "zingari". Sono solo maleducati. Recentemente, una ragazza a scuola mi ha chiesto di prestarle la mia matita. Le ho detto che non potevo perché avevo solo quella. E' diventata matta e ha iniziato a chiamarmi zingaro e con ogni sorta di brutte parole. Mi sono sentito malissimo. Dovrebbero rispettare me, i miei fratelli e la mia famiglia."

Per molti genitori del campo, la salute dei loro figli più che la loro istruzione è la preoccupazione maggiore. "I bambini hanno sempre fame e non hanno scarpe o vestiti. Come possono concentrarsi nello studio?" chiede Vesib Berisa, 37 anni, padre di cinque figli e che ha vissuto per dieci anni a Konik.

"Siamo in uno stato critico. E' troppo. Nessuno ci aiuta più, non il governo, l'ONU, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti. Nessuno viene a vedere come stiamo e come viviamo. Perché dobbiamo vivere così? Vogliamo vivere come gli altri."

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Di Sucar Drom (del 26/06/2009 @ 09:34:48, in Italia, visitato 3103 volte)

Segnalazione di Flora Afroitaliani

Il giorno 30 giugno 2009 a Roma, alle ore 12.00, presso la sede della Rivista Carta (Sala Pintor), viale Scalo S. Lorenzo n. 67, l’Antica Sartoria Rom invita tutti alla presentazione della collezione 2009 dedicata principalmente alla linea bambina.

La Cooperativa, avendo lo scopo di perseguire l’interesse generale delle comunità romanì alla promozione umana e all’integrazione sociale, con particolare riferimento alla salvaguardia dei diritti delle donne appartenenti alle comunità suddette, ha finora avviato una serie di interventi volti all’inserimento lavorativo delle romnià nel settore della promozione e diffusione della loro cultura. L’attività sartoriale rientra in questa serie di interventi.

Oggi la cooperativa si avvale di un suo laboratorio di ricerca, progettazione e sviluppo dei modelli, realizzati dalle donne di etnia rom provenienti dai “campi nomadi” della Capitale. In laboratorio vengono messe a punto tecniche specifiche per mantenere intatta la tradizione romanì tardo-ottocentesca, ed allo stesso tempo risolvere ogni esigenza della donna d’oggi.

La qualità dei capi viene garantita dalla cura nei singoli particolari e dall’utilizzo di tessuti tutti rigorosamente in fibra naturale. Le novità lanciate ogni anno sul mercato, sono un motivo in più che spinge sempre più donne a diventare nostre clienti.

La cooperativa ringrazia tutti coloro che hanno collaborato a realizzare questa iniziativa: Ebitemp, Casa dei Diritti Sociali, Associazione Romà Onlus.

Visita il gruppo su Facebook

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Di Fabrizio (del 26/06/2009 @ 09:46:01, in Europa, visitato 2172 volte)

Da Roma_Daily_News [Non entro nei giudizi politici dell'articolo (se non si capisce il giornale The Post è della Repubblica Irlandese), ma i recenti fatti di violenza a Belfast contro la comunità rom rumena, risvegliano un passato che si voleva dimenticare. Si ripropone anche la questione della fallita integrazione nelle aree ghetto cittadine - PS chiedo scusa per alcune imprecisioni nella traduzione]

ThePost.ie 21 giugno 2009 - By Tom McGurk

L'attacco razzista alla comunità rom nell'area Village di Belfast è arrivata senza sorpresa a chi conosce il luogo.

Per anni, è stata un sinonimo degli elementi degli elementi lealisti più estremi e, durante i Disordini, era dominata dal paramilitarismo lealista. Durante i peggiori giorni degli assassinii settari a Belfast, il Village era il quartier generale per alcune delle più sanguinarie bande lealiste.

Situato proprio sotto Falls Road presso l'autostrada M1 e vicino al centro cittadino, era posizionato idealmente per le uscite delle bande di assassini verso le adiacenti aree cattoliche per rapire le vittime.

Per anni, molti dei corpi delle persone che uccidevano sarebbero state trovate alla luce del mattino nelle vaste aree delle discariche che circondavano il Village.

Sempre più decrepito ed in rovina, il Village è oggi simbolico di quello che è accaduto a vaste sezioni delle comunità della classe operaia unionista del Nord, con enormi livelli di disoccupazione, bassi livelli di successo scolastico e seri abusi di alcool e droga.

Negli anni recenti, quanti potevano lasciavano il Village, col risultato che molti edifici sono stati comprati a poco prezzo dalle immobiliari per affittarli. Questo a sua volta ha portato ad un afflusso di immigrati nell'area.

Qui allora è il vecchio territorio della classe operaia unionista che, semmai, approfondisce le incertezze nella nuova dispensa politica del Nord. Sospetto che gli attacchi ai Rom a lungo perseguitati, vengano come una sorpresa, [Rom] che hanno la più grande percentuale di vittime uccise nei campi di sterminio nazisti.

D'altra parte, sono soltanto le ultime vittime degli attacchi settari nel Nord, che ha il più alto livello di crimini razziali in queste isole. Negli anni, ci sono stati persistenti attacchi alla comunità cinese a Belfast sud, ed in altri posti a Polacchi e Portoghesi.

Le origini degli ultimi attacchi risiedono nei tumulti attorno alla partita Irlanda del Nord - Polonia a marzo nel vicino Windsor Park. Dato che la comunità polacca è soprattutto cattolica, c'è voluto davvero poco per far esplodere le violenze.

Da marzo, sembra esserci stata una sistematica, se non spasmodica, campagna per "liberare" l'area del Village dagli stranieri, culminata negli attacchi di questa settimana ai Rom.

Una recente indagine del giornale The Observer puntualizza che circa il 90% dei crimini razziali nel Nord sono avvenuti nelle aree lealiste,un segnale significativo sull'eredità di cui il lealismo paramilitare, ufficiale o meno, è largamente responsabile.

Ha scritto The Observer che "questi assalti variano dalle bombe molotov contro le case dei lavoratori migranti agli sgomberi forzati delle donne di colore dalle case lealiste. In un caso i razzisti hanno sparso escrementi su una chiesa cattolica in Upper Newtownards Road a Belfast est, che era diventata il tempio per le infermiere filippine che lavorano nel vicino Ulster Hospital."

[...] Possiamo solo essere testimoni che gli spasmi morenti del bigottismo raddoppiano il cosiddetto Protestantesimo-Anglo-Sassone nel Nord e la sua infame intolleranza verso chi è diverso da sé.

Ma forse quello che è successo a Belfast settimana scorsa è ancora un altro segnale delle crescenti preoccupazioni e dello scontento sociale sulle politiche migratorie multi-razziali e multi-etniche della UE?

In tutta Europa, nelle recenti elezioni, ci sono stati significativi segnali che la razza e la migrazione stanno entrambe assumendo importanza politica, non ultima in Bretagna.

Là, migliaia di votanti laburisti della classe operaia hanno abbandonato il loro partito per eleggere due membri del Partito Nazionale Britannico (BNP). Altre migliaia si sono affollate nel Partito dell'Indipendenza del Regno Unito (UKIP).

Pochi commentatori l'hanno menzionato, ma il voto combinato di UKIP e BNP al 22,7% è stato superiore a quello che hanno preso tanto i Laburisti che i Liberali presi singolarmente, mentre è solo del 5%  inferiore a quello dei Conservatori che sono al 27,7%.

Il crescente voto britannico per gli Euroscettici ora eguaglia metà dell'elettorato, con le preoccupazioni sull'immigrazione al suo centro. (Nessuna meraviglia che ci siano preoccupazioni europee e a Downing Street sul ripassare all'Irlanda i protocolli del Trattato di Lisbona sul percorso che potrebbe aver bisogno di ritornare a Westminster).

Infatti, in tutta Europa (dove soltanto due elettori su cinque hanno votato) ci sono stati spostamenti significativi verso i partiti anti-immigrazione di destra in Danimarca, Olanda, Belgio, Austria ed Italia. Partiti stridentemente nazisti hanno registrati successi in Ungheria e negli stati Baltici.

L'austriaco Partito della Libertà ha oltre che raddoppiato i suoi voti, ottenendo il 13,1%, con una piattaforma anti-islam. Nei Paesi Bassi, il partito anti-islamico di Geert Wilders ha ottenuto il 17% dei voti, con quattro seggi e tre ne ha portati a casa l'ungherese Jobbik.

Jobbik si descrive come Euroscettico ed anti-immigrazione e vuole che la polizia ponga termine ai piccoli crimini commessi dagli zingari - ironicamente gli stessi Rom che sono sotto attacco a Belfast. I critici definiscono il partito come razzista e antisemita.

Mentre si approfondisce le recessione economica europea, creando sempre più disoccupazione e code crescenti per l'assistenza sociale, il dibattito sull'immigrazione può dirsi sospeso come importanza politica.

L'elefante nella cristalleria è che l'ampio voto anti-Lisbona dell'anno scorso da parte della classe operaia irlandese, può ben essere stato influenzato dall'immigrazione, ma tali sono le limitazioni che ci sono imposte dagli zar del politicamente corretto, che la cosa non può essere ammessa pubblicamente. In effetti, ogni domanda riguardo le più ampie implicazioni dell'immigrazione porta al riflesso pavloviano dell'accusa di razzismo.

La criminalità politica, ovviamente, cercherà sempre il punto di minor resistenza e gli sfortunati Rom di Belfast settimana scorsa sono serviti allo scopo. Ma possiamo appena ignorare il potenziale sfruttamento della destra su questo tema, non ascoltando le preoccupazioni della gente?

Per esempio, non tenere in conto del giudizio dell'Irlanda sul Trattato di Lisbona è tornare al gioco delle tre carte di Bruxelles, o, come ha scritto elegantemente sul Guardian un diplomatico UE: "Vogliamo il massimo impatto in Irlanda e il danno minimo per tutti gli altri". Vediamo qui il malessere democratico europeo in tutto il suo genio furtivo, tessere un muro di parole attorno al fatto non modificabile che lo stesso Trattato di Lisbona può essere soltanto rivotato.

Come nelle sue ambizioni multiculturali, il diritto di voto dei cittadini non è richiesto. Talvolta ci si domanda se la questione che pende sul programma europeo porti al XXI secolo, o indietro agli anni'30.

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Di Fabrizio (del 27/06/2009 @ 09:34:13, in Regole, visitato 1806 volte)

Da Roma_Francais

Créé le 22.06.09 Una Rom porta ricorre contro "la milizia"

Senza sorprese. Il tribunale d'istanza di Tolosa ha ordinato venerdì l'espulsione "immediata e senza indugi" della sessantina di Rom installati dalla fine di aprile dietro la mediateca José-Cabanis, ai piedi degli immobili appartenenti alla Comunità urbana. Fin da oggi, una trentina di loro, beneficiari dell'aiuto al ritorno volontario, sarà trasportata in autobus all'aeroporto Tolosa-Blagnac, dove due aerei della polizia aerea alle frontiere li attendono per reinviarli in Romania.

Tra loro, Eugenia Maria, che ha portato reclamo il 25 maggio, per "violenza armata di gruppo". Il 20 maggio, tre residenti che si presentano come "la milizia" del quartiere, hanno polverizzato del Grésyl, (un potente disinfettante utilizzato per pulire i bidoni vuoti) sull'accampamento dei Rom. Eugenia Maria è stata investita in pieno. "Anche se accetta di ripartire, non vuole che quest'atto resta impunito", spiega Julien Brel, il suo avvocato. W

E.D.

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Di Fabrizio (del 27/06/2009 @ 09:34:42, in Europa, visitato 2177 volte)

Da Romanian_Roma (Non mi importa se le loro richieste possano apparire strampalate, finalmente dei Rom che non si nascondono!)

di Mihaela Dumitrascu – Divers.ro

22/06/09 - Uomini con cappelli e baffi e donne con gonne colorate. Non più giovani, ma determinati. Chiedono i loro diritti e non mendicano una grazia. Questo è come questa settimana si è manifestata davanti al Governo la protesta dei Rom tradizionali.

Martedì 16 giugno, circa 200 Rom tradizionali sono scesi in strada, protestando contro le politiche sulle minoranze del governo rumeno. In un promemoria indirizzato al Primo Ministro Emil Boc, i Rom hanno chiesto il rispetto dei diritti del gruppo etnico, e nel contempo hanno chiesto la restituzione dei beni confiscati alle famiglie deportate in Transnistria (vedi QUI ndr).

"A partire dal 2001, i Rom sono stati oggetto di diverse politiche pubbliche: le strategie del Governo, il Programma Nazionale contro l'Impoverimento e per l'Inclusione Sociali ed il Promemoria Comune per l'Inclusione Sociale," dice il documento rilasciato dal Comitato Europeo dei Rom Krisinitor (giudici ndr), iniziatori della protesta.

Le mete di queste politiche sono il miglioramento della situazione dei Rom, la riduzione dell'impoverimento e dell'esclusione sociale, la promozione continua della società coesiva ed inclusiva, tutte collegate al Piano Nazionale di Sviluppo 2007 - 2013.

Ma "dopo 17 anni di strategie, politiche di inclusione per i Rom, programmi di azione e progetti per migliorare la loro situazione, la minoranza rom continua ad affondare nel circolo vizioso dell'esclusione sociale," hanno dichiarato i sottoscrittori del Promemoria.

Così è successo che il 16 giugno, quando vengono ricordati i 67 anni dell'Olocausto Rom in Romania, circa 200 rappresentanti delle comunità tradizionali di questa minoranza etnica, si sono riuniti per protestare di fronte al Museo Grigore Antipa di Bucarest.

Le richieste dei Rom: strade, elettricità, lavoro...

Spiega Istrate Bratianu, un anziano Rom di Matasari: "Ha detto che andranno dal sindaco, installeranno l'elettricità, ci daranno assistenza per la disoccupazione, ci ritorneranno l'oro che non è stato pagato."

"Il nostro oro che è rimasto là, perché non ce lo ridanno? Era dei nostri antenati che hanno sofferto..." geme una donna vicino lui.

I Rom dicono di non avere bisogno di lavoro, ma vogliono che le loro richieste vengano prese in considerazione. "Non abbiamo bisogno di lavoro, abbiamo da lavorare. Lavoriamo il rame, facciamo pentole, ma abbiamo bisogno di aiuti per la disoccupazione. Per cinque anni non l'abbiamo ricevuta. E poi nel nostro villaggio non c'è una strada," spiega Istrate Bratianu.

Il promemoria ha proposto al governo rumeno una lista di azioni urgenti per indirizzare i problemi delle comunità tradizionali e semi-nomadi, specificando che i problemi di queste comunità non sono affrontati da nessun programma di inclusione sociale. Le richieste sono:

  • La creazione di una Commissione Nazionale per i Rom, che dovrebbe adottare un Rapporto annuale di Monitoraggio sull'Inclusione delle Comunità Tradizionali e Semi-Nomadi nelle azioni delle politiche pubbliche per i prossimi anni.
  • Trovare soluzioni per la migrazione dei Rom in Europa, installando alcuni Centri di Documentazione nei paesi dove sono emigrati dalla Romania un significativo numero di Rom, e pure alcuni Osservatori Regionali di Controllo sulla Migrazione.
  • Promulgare lo status ed il ruolo dell'istituzione del Krisinator (giudice nella "Legge Zingara"/Rromanipen), adottando l'Ordinanza di Legge n. 192/16.05.2006 sulla mediazione e la professione del mediatore.
  • Favorire il viaggiare stagionale dei Rom nomadi per le attività di artigianato, così pure il funzionamento flessibile delle fiere e la creazione di un circuito di "commercio equo" ad hoc.
  • Adattare il sistema d'istruzione rumeno ai metodi specifici per le comunità bilingue, secondo gli standard internazionali.
  • Iniziare un programma nazionale che consideri la situazione dei Rom senza casa, che comprenda la registrazione catastale delle case nei campi rom e la creazione di una rete di camping temporanei
  • Organizzare presidi medici mobili nelle comunità tradizionali e semi-nomadi.
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Di Fabrizio (del 28/06/2009 @ 00:14:24, in blog, visitato 1871 volte)

A proposito di un annuncio pubblicato settimana scorsa, in cui si cercava con urgenza un interprete di sinto, ricevo questo:

Mi ha chiamato una società di traduzioni pochi giorni fa, chiedendomi se potevo presentar loro una persona con perfetta conoscenza del sinto e dell'italiano. Mi sono insospettito perché non vedo la necessità, nel mondo professionale, di traduzioni sinto-italiano o viceversa (o almeno: di prestazioni continuative), così mi sono fatto passare la direzione. Mi è stato spiegato che la polizia di Milano, sezione anticrimine, aveva bisogno di traduzioni per azioni nei confronti di delinquenza di etnia sinta. Puoi immaginare che cosa ho risposto loro. Sospetto che sia la stessa società, anche se non ricordo il nome di quella che mi ha telefonato.

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Di Fabrizio (del 28/06/2009 @ 09:05:48, in Italia, visitato 2012 volte)

Dopo la vittoria di Ferdi Berisa al Grande Fratello, uno sguardo al mondo dei reality show. Tra gli aspiranti partecipanti, un sinto

L'Espresso LOCAL di Ilaria Urbani
Il candidato tipo
Marco Marfè? Me lo dicono tutti che gli assomiglio, ma credo di essere più colto di lui
Il più anziano Ho una sfilza di notti al pianobar. Canterò Stand by me e Light my fire dei Doors

«Mammà, forse ad ottobre mi chiamano per la trasmissione. Mi hanno fatto pure girare il video». Trema Alessandro, 29 anni, al telefono col madre, racconta i dettagli del provino con un autore di X Factor ieri alla Villa Comunale. Capello da cowboy, pantaloni borchiati e andatura alla Marco Marfè, l´aspirante popstar di piazza Cavour che nella vita fa il rappresentate di panifici, sente di avercela fatta con il suo repertorio tradizionale: "Perdere l´amore" di Ranieri e "Chesta Sera" di Monica Sarnelli.

Alessandro è uno dei 2500 ragazzi accorsi da tutta Italia dall´alba all´X Factor Village (oggi se ne attendono altrettanti), tra loro anche tanti over 40, per tentare la fortuna e passare le selezioni del talent-show di Raidue che quest´anno vedrà Claudia Mori sostituire Simona Ventura. «Marco Marfè? Me lo dicono tutti che gli assomiglio - dice euforico Alessandro - ma io, con rispetto parlando, credo di essere un po´ più colto di lui. E´ vero mi piacciono Gigi D´Alessio e Nino D´Angelo, ma questo non significa niente». Alessandro si dimena tra le transenne seguito dalla troupe di X Factor che non si fa sfuggire il peperino. Una voce dall´altoparlante intanto continua a ripetere "numero, carta d´identità".

E spunta un 60enne, il siciliano Roberto di Marsala, alle spalle una sfilza di notti al pianobar tra rock e blues, anche lui a giocarsi l´ultima carta per il successo. «Canterò Stand by me e Light my fire dei Doors, sono i miei pezzi forti». Lo segue a ruota Daniela Pinto, 39 anni e capelli rosso acceso di San Giorgio a Cremano, una formazione da cantante lirica. «E´ la seconda volta che tento - spiega - l´anno scorso ero in trio con le mie sorelle. Non canterò repertorio di classica, ma un pezzo di Kate Bush».

L´età media dei partecipanti alle selezioni sembra più alta degli anni scorsi, molti cantanti esordienti saranno stati alle prese con l´esame di maturità. Lo confermano quattro mamme-candidate sui 40, tutte casalinghe tranne una che fa la segretaria. E Adriano, impiegato di 47 accompagnato dalla figlia adolescente. «Non è mai troppo tardi per sognare», dice e la figlia sorride. Tra gli under 30, Luana di Pianura, a 24 anni mamma di un bimbo che non vuole far crescere in periferia, sperando di percorrere l´autostrada per il paradiso che la porti dritta ad un contratto con una casa discografica. Seyefa, nigeriana di 23 anni, viene da Civitavecchia. «Il mio idolo? E´ Beyoncé». Angelo invece quasi 30enne di Casoria è caporalmaggiore nell´esercito, dopo le missioni in Afghanistan e Iraq, vuole sfondare nel mondo dello spettacolo. Domenico, 25 anni, viene da Lucca, nell´attesa di essere chiamato per il casting, si ferma a cantare con un gruppo di musicisti rom. La sua famiglia è di etnia sinti. Saughelli e Zorama, invece, sono già conosciuti nel panorama locale nostrano, ma da indipendenti non ci si guadagna da vivere. Anche Margot di Cava de´ Tirreni ha già una band, ma vuole diventare come Aretha Franklyn e ha ritentato la fortuna dopo un provino andato male anche ad "Amici".

Da lontano, sul palco dove ieri si è esibito Jury, star della seconda edizione del talent-show e stasera Tony Maiello e Le Officine Pan, si ode: "Siete tutti su X Factor". E´ Francesco Facchinetti, presentatore del format, che gasa la folla degli aspiranti popstar e per un attimo sembra tutto vero. Oggi si replica.

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Di Sucar Drom (del 28/06/2009 @ 09:07:54, in blog, visitato 2203 volte)

Milano, continuano gli sgomberi elettorali: oggi è toccato ai Rom di viale Forlanini, per strada anche un neonato
A Milano continuano gli sgomberi elettorali e così, dopo due notti di pressing sui rifugiati di piazza Oberdan, stamattina è toccato gruppetto di Rom accampati nell’area dell’ex-caserma di viale Forlanini. R...

Schio (VI), perché si va a colpire i più deboli?
A proposito dell'articolo apparso il 17 giugno su "Il Giornale di Vicenza" a pag. 21 dal titolo "Il deposito dei nomadi con tanto di ferro e bici. L’elicottero dei Carabinieri scova u...

Roma, siamo Rom, non siamo nomadi: ci prendiamo la casa
Ieri circa 100 Cittadini rumeni, appartenenti alla minoranza rom, della comunità di via di Centocelle, insieme alle associazioni “no embedded” che lavorano nel campo e ai Blocchi precari metrop...

Irlanda del Nord, sempre più violenti gli attacchi dei neonazisti contro i Rom
A Belfast, le autorità hanno disposto il trasferimento, in via provvisoria, dei 115 rumeni, appartenenti a 20 famiglie rom, evacuati nella notte di martedì scorso dopo l’ultimo attacco neonazista, il più violento degli ultimi mesi...

Nel deserto dei valori non c'è pietà - parte 1
Caro amico di destra, ieri ho capito che governerete per i prossimi trent’anni. Mi è bastato ascoltare, per cinque minuti, i commenti della gente davanti alla nave dei profughi in arrivo sulle coste italiane...

Roma, non è una questione di ordine pubblico
Questa mattina [ndr sabato scorso] rom che due giorni fa avevano occupato l’ex deposito Heineken in via dei Gordiani 40, per reagire alla minaccia di sgombero, hanno deciso di tornare al campo di via di Centocelle...

Rom(a), nomadi o monadi? prospettive antropologiche
Martedì 23 giugno, alle ore 11.00, presso la sala Odeion, facoltà di Lettere e Filosofia, dell’Università La Sapienza di Roma, sarà presentato il libro “Rom(a), nomadi o monadi? prospettive antropologiche”, curato da Matteo...

Roma, la guerra del cemento tra condoni e l'espansione della Capitale
Un no deciso ai vincoli che il ministero dei Beni culturali vuole mettere sull’area compresa tra Laurentina e Ardeatina. Un sì, altrettanto netto, al miglioramento del Piano regolatore e, soprattutto, alla riqualificazione delle periferie di Roma...

Lazio, una legge regionale a favore dello spettacolo viaggiante
"Finalmente una legge che riconosce e valorizza lo spettacolo viaggiante e le attività degli artisti di strada che operano nella nostra Regione". Lo affermano in una nota Peppe Mariani (Lista Civica per il Lazio) presidente della...

Reggio Calabria, una famiglia rom rifiuta la casa perchè ha paura
In una nota, Demetrio Costantino - Presidente Comitato Interprovinciale per il Diritto alla Sicurezza – fa il punto sulla questione degli alloggi destinati alle famiglie Rom:...

Roma, a breve una legge sul reddito minimo garantito nel Lazio
“Tra pochi giorni sarà finalmente operativa la legge sul reddito minimo garantito nella nostra Regione”. È quanto fa sapere in una nota Peppe Mariani (in foto), presidente della commissione Lavoro, politiche giovan...

Como, abbandonata nella neve: il j'accuse contro i vigili
Confusione su chi abbia fatto cosa, non sulla sostanza. Davanti al giudice delle indagini preliminari Luciano Storaci, la 64enne Stela Anton (in foto), Cittadina rumena appartenente alla minoranza rom, ha ribadito per filo e per segno quanto già raccontato al pm nel corso dell’in...

Bolzano, il Gipsy festival
Saranno i Gipsy Kings l'attrattiva principale del Gipsy festival, manifestazione di cultura rom, che si terrà a Bolzano il 26 e 27 giugno. Saranno numerosi i cantanti e ballerini che si alterneranno sul palco, provenienti da tutta Europa. Tra questi, anche Negrita, artista fran...

Radames Gabrielli è il nuovo presidente della federazione
Radames Gabrielli, neo Presidente della federazione “Rom e Sinti Insieme”, si è detto molto onorato di essere stato eletto alla guida dell’associazione che da due anni ha iniziat...

Mantova, una serata di cultura sinta
La Missione Evangelica Zigana, in collaborazione con l’Istituto di Cultura Sinta, invita tutti all’evento culturale che si terrà a Mantova, lunedì 29 giugno 2009, dalle ore 20.30, in viale Learco Guerra (località Migliaretto)...

Nel deserto dei valori non c'è pietà - parte 2
A nulla è servito ricordare che cinquant’anni fa i marocchini eravamo noi. Che i nostri uomini nelle stazioni svizzere avevano sale d’aspetto separate. Che i tedeschi o i francesi dicevano degli italiani esattamente le stesse cose che oggi noi diciamo dei curdi. Che d...

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Di Fabrizio (del 29/06/2009 @ 09:46:17, in Regole, visitato 1834 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Strasburgo, 26 giugno 2009: Ieri, la Corte Europea dei Diritti Umani ha emesso il suo giudizio sul caso Beganović contro la Croazia, riguardo il violento pestaggio di Darko Beganović, un Rom, da parte di un gruppo di sette persone e del fatto che le autorità croate non abbiano condotto indagini efficaci e perseguito gli esecutori.

La Corte ha sostenuto che i tribunali e le autorità inquirenti croate non hanno risposto all'esigenza di efficacia dei meccanismi di legge previsti dall'art. 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani e le Libertà Fondamentali (ECHR) che proibisce la tortura ed i trattamenti inumani e degradanti. L'inefficacia da parte degli inquirenti ha fatto cadere la denuncia contro gli esecutori per il tempo trascorso.

La parte lesa fu brutalmente picchiato in compagnia di cinque amici da parte di un gruppo di sette giovani il 24 aprile 2000. I sette lo colpirono fin quando non cadde a terra e poi continuarono a farlo. Quando il pestaggio terminò e Beganović si rialzò, venne colpito alla testa con una tavola di legno, cosa che gli causò la perdita della coscienza. Come risultato del violento pestaggio di gruppo, Beganović sostenne ferite su tutto il corpo, inclusa una commozione.

La denuncia interna del crimine venne compilata il 12 giugno 2000 dalla parte lesa contro i sette individui. Tuttavia, a causa dell'inattività e dell'errata gestione da parte delle autorità inquirenti, la denuncia andò in proscrizione il 23 aprile 2004.

Come risultato, ERRC ed il suo partner, l'avvocato croato Lovorka Kušan, denunciarono il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani il 9 novembre 2006, citando, tra l'altro, la violazione dell'articolo 3 della ECHR, basata sulla mancanza da parte delle autorità croate di prendere le appropriate e necessarie misure nel procedimento contro i sette esecutori.

Il signor Beganović è stato risarcito con 1.000 euro per danni non pecuniari; inoltre la corte ha stabilito un rimborso di 6.250 euro per costi e spese.

[...]

For further information, contact:
Lydia Gall , ERRC Legal Advisor, lydia.gall@errc.org , + 36.1.413.2200

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Di Fabrizio (del 29/06/2009 @ 09:48:51, in Europa, visitato 2275 volte)

Da Czech_Roma (Se ne era parlato QUI)

The Prague Post Le vittime dell'incendio doloso ancora senza casa - La burocrazia impedisce alle famiglie rom di accedere ai fondi pubblici Posted: June 24, 2009 By Wency Leung, Staff Writer

Kudrik, sua madre Božena Bandurová, la figlia Pavlína ed altri quattro dividono un  piccolo riparo temporaneo. (foto di Vladimir Weiss)

Anna Siváková è scoppiata in lacrime quando ha visto le due stanze che la città di Vítkov ha assegnato alla sua famiglia.

La famiglia rom aveva perso la sua casa in un incendio apparentemente a sfondo razziale il 19 aprile. Siváková e suo marito, Pavel Kudrik, hanno avuto diverse ustioni che li hanno tenuti in ospedale nella vicina Ostrava per quasi due settimane, mentre la figlia più piccola, Natálka di 2 anni, rimane in cura intensiva, lottando per sopravvivere.

Per Siváková, è stato come un altro incendio ritornare a Vítkov dopo il rilascio ospedaliero del 2 maggio, soltanto per raggiungere suo marito, gli altri tre bambini ed i genitori nell'affollato e misero riparo, situato dietro una clinica veterinaria accanto allo scolo dei rifiuti canini. Con i suoi letti metallici a castello e nessuno spazio per muoversi - tantomeno per far giocare i bambini o per fare i loro compiti - il posto sembra, come dice un membro della famiglia, "come una prigione".

Dopo più di un mese, la famiglia rimane nel riparo temporaneo, incapace di trovare una nuova casa, nonostante i versamenti di donazioni per aiutarla a ricostruirsi una vita. A causa della burocrazia, la famiglia deve ancora ricevere i fondi donati, e se non ci fossero determinate condizioni, questo potrebbe anche non avvenire mai.

I funzionari del municipio di Vítkov, che gestisce le donazioni, dicono che le esigenze giuridiche impediscono alla famiglia di accedere ai soldi tranne che per l'assistenza medica di Natálka e la nuova sistemazione. Inoltre, se la famiglia non dovesse trovare una sistemazione adatta entro la fine dell'anno, il consiglio comunale sarebbe tenuto, secondo la legge, a cedere i fondi al distretto della Moravia Settentrionale.

Anche se i funzionari sottolineano che ciò è improbabile, è una prospettiva che alcuni attivisti trovano oltraggiosa.

"Il conto è [inteso] solo per questa famiglia," ha detto Zdeněk Ryšavý, direttore esecutivo dell'OnG Romea, che ha trasferito le donazioni da tutto il mondo alla raccolta pubblica gestita dal comune di Vítkov. Trattenere quei fondi "non è civile", dice.

Gwendolyn Albert, attivista per i diritti umani, ha aggiunto che di essere rimasta inascoltata per una raccolta raccolta da spendere in qualcosa che non fosse lo scopo preposto: "La sola ipotesi è insultante per la famiglia e per tutti quanti abbiano donato in buona fede fondi per assistere questa gente," ha detto.

Non solo la sua famiglia non ha visto un soldo delle donazioni, Siváková ha detto che non è chiaro chi realmente li gestisca.

"Non so chi li controlli. Di certo non noi," ha detto, aggiungendo di non sapere neanche quanti soldi sono stati raccolti. "[I funzionari cittadini] non vogliono dirci l'importo esatto".

Da quanto risulta, la raccolta è ora di 757.000 Kč, ha detto Hana Klapetková, a capo del dipartimento cittadino per gli affari sociali. Secondo la legge sulle raccolte pubbliche, le autorità della città sono incaricate della gestione dei fondi.

Nota che il fallimento della famiglia nel trovare una nuova casa non dipenda dalla mancanza di sforzi dei funzionari.

"Abbiamo trovato diverse soluzioni accettabili che loro hanno rifiutato perché ritenevano la casa o troppo piccola o troppo grande. Altre volte, prima che prendessero una decisione, un altro compratore riservava la casa," dice Klapetková. "La città li sta aiutando, per quanto può".

Šarka Petrtýlová, segretaria del sindaco, ha aggiunto di essere certa che un alloggio adeguato per la famiglia può essere trovato, a Vítkov o altrove, prima della fine dell'anno. Altrimenti, ha detto, il consiglio comunale estenderà di un anno la scadenza, che riconosce essere stata stabilita arbitrariamente durante un'affrettata riunione all'inizio del mese.

"In realtà non abbiamo ponderato sul termine, che doveva essere a tre mesi da adesso, così l'abbiamo lasciato sino alla fine dell'anno," ha detto Petrtýlová.

Tuttavia ha notato che, secondo la legge, il consiglio comunale ha dovuto stabilire un termine, dopo il quale ogni somma non impiegata finirà negli uffici distrettuali.

Kumar Vishwanathan dell'OnG Vita Insieme, che è stato in stretto contatto con al famiglia, ha detto di credere che le donazioni non saranno mai trasferite negli uffici distrettuali.

Anche se concorda sul fatto che i funzionari stiano facendo del loro meglio per trovare alloggio alla famiglia, ha detto che non è stato facile a causa dell'opposizione dei futuri vicini e proprietari.

"Penso che ci siano molti pregiudizi sul vivere accanto ai Rom. La gente non vuole vivere vicino ad una famiglia rom," ha detto Vishwanathan.

Ha aggiunto che, mentre non ha obiezioni sulla gestione cittadina delle donazioni, la famiglia rimane in difficoltà finanziarie, dato che i genitori hanno bisogno di denaro per andare e tornare dall'ospedale di Ostrava per visitare Natálka. Secondo i funzionari cittadini, la famiglia vive di previdenza sociale.

"Sinora hanno sostenuto un sacco di spese," ha detto Vishwanathan. "Per loro è un drenaggio di risorse."

Nel contempo Kudrik, il padre di Natálka, ha detto che la sua preoccupazione più grande è di curare la figlia, che avrà bisogno di trattamenti medici per il resto della vita. L'assicurazione di stato sta coprendo la maggior parte delle spese mediche per Natálka.

Gli attentatori non sono ancora stati identificati. Ciononostante, Kudrik dice di volere che la famiglia resti a Vítkov, dove i suoi bambini vanno a scuola. D'altra parte è a conoscenza che se non verrà trovato nessun alloggio in città, la famiglia dovrà cercare una sistemazione da qualche altra parte.

"Non c'è niente di chiaro su questo punto," dice.

- Martina Čermáková contributed to this report.

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