Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/11/2008 @ 13:31:16, in Italia, visitato 2336 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte e Maria Grazia Dicati

Curare gli indigenti, soprattutto i bambini, è un dovere deontologico per tutti i medici, ma è un imperativo etico per un paese civile.
Non cancelliamo con un decreto un diritto costituzionale

…." chi di questi ti sembra stato il prossimo di colui che fu ferito dai briganti ?"
Quello rispose "chi ha avuto compassione e si è preso cura di lui"
ed Egli disse "va e fa anche tu lo stesso" (Vangelo secondo Luca)


Appello promosso dalla Segreteria Provinciale FIMP
( Federazione Italiana Medici Pediatri ) di Modena


L'art. 32 della Costituzione Italiana sancisce come diritto fondamentale dell'individuo il diritto alla tutela della salute e garantisce agli indigenti il diritto alle cure gratuite, anche nell'interesse della collettività.

Il DL 286/ 98 all'art. 35 prevede la gratuità delle cure urgenti ed essenziali anche agli stranieri non iscritti al SSN, privi di permesso di soggiorno, e privi di risorse economiche e non prevede nessuna segnalazione, salvo i casi di obbligatorietà di referto, come per i cittadini italiani.

La Lega Nord - Padania ha presentato attraverso 5 Senatori un emendamento che prevede l'abrogazione del comma 5 dell'art. 35 e abolisce la gratuità della prestazione urgente ed essenziale agli stranieri non iscritti al SSN e privi di risorse economiche, e propone inoltre l'obbligo per le autorità sanitarie di segnalarli all'autorità competente.

I Pediatri di libera scelta aderenti alla FIMP ( Federazione Italiana Medici Pediatri ) operanti nel SSN, sottoscrittori di questo appello, ritengono gravissimo tale emendamento che finirebbe per respingere in sacche di esclusione la popolazione più indigente e ne richiedono il ritiro:
esso non è soltanto la negazione di un diritto costituzionalmente sancito, ma costituisce anche un pericolo per la tutela della salute della collettività, per la mancata cura di patologie anche gravi, con conseguente rischio di diffusione e rappresenta inoltre un pericoloso passo legislativo verso l'abolizione del diritto alla cura.

Ritengono inoltre che la segnalazione all'autorità competente di un paziente indigente sia in aperto contrasto con il codice etico ordinistico al quale i medici debbono attenersi e di cui affermano il primato.

Denunciano con preoccupazione che tale emendamento priverà della assistenza sanitaria essenziale migliaia di bambini divenuti "per Decreto invisibili e senza diritti" in totale contrasto con la Convezione ONU sui diritti del fanciullo e richiedono che lo Stato Italiano firmatario con L. 176/91 della Convenzione ONU di New York del 20.11. 1989 sui diritti del fanciullo garantisca ad ogni minore straniero il pieno diritto di usufruire delle prestazioni mediche pediatriche a prescindere dalla regolarità del soggiorno.

Richiedono quindi a tutti i colleghi Pediatri, a tutti i Medici, agli Operatori Sanitari e a tutti i Cittadini Italiani ai quali stanno a cuore i fondamenti dello stato sociale e la solidarietà di sottoscrivere questo appello.

Firma o commenta l'appello

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Di Sucar Drom (del 27/11/2008 @ 13:54:24, in musica e parole, visitato 2142 volte)

Come nasce un capolavoro:  "J'attendrai" di Django Reinhardt, Stephane Grappelli ed il gruppo Hot Club

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Di Fabrizio (del 28/11/2008 @ 09:46:15, in Europa, visitato 2551 volte)

Da British_Roma

news.uk

Ho paura per il mio parto trigemino se sarò sgomberata - 21 novembre By Jon Austin

Una VIAGGIANTE in attesa di un parto trigemino dice di aver paura per i bambini in attesa, se sarà obbligata a lasciare la sua casa.

Jean Sheridan, 24 anni, è una delle 400 persone che potrebbe essere sgomberata dal campo illegale di Dale Farm, presso Crays Hill, se il consiglio comunale di Basildon otterrà il diritto di sgombero prima di Natale.

I dottori hanno avvertito la signora Sheridan, che ha già una figlia di due anni, che potrebbe dare alla luce i suoi tre figli prima dell'udienza che sarà tra tre settimane. Dice lei: "Vi immaginate con mia figlia e i tre bambini in un campo senza acqua ed elettricità o un dottore? E se i bambini si ammalano?"

La signora Sheridan è una delle donne in attesa, che per oltre cinque anni hanno vissuto nel campo non autorizzato, che intendono protestare fuori dalla Reale Corte di Giustizia a Londra, il 4 dicembre.

Dice di aver paura che i bambini, a cui vuole dare il nome di Richard, John e David, possano essere prematuri e aver bisogno di cure speciali. A Jean, che è incinta di 28 settimane, i dottori hanno detto che potrebbe partorire in qualsiasi momento dopo 24 settimane.

Ci dice: "Mi hanno detto che i bambini potrebbero nascere presto. Avranno bisogno di molte cure. Io ho bisogno di non essere sgomberata."

"Adesso ho bisogno di un posto fisso, dove essere vicino all'ospedale nel caso succedesse qualcosa o se si rompessero le acque."

Si prega per questo parto nel Centro Comunitario di St Cristoforo a Dale Farm, mentre la signora Sheridan viene seguita dall'Ospedale Kings College di Londra, e dall'Ospedale di Basildon.

L'attivista Grattan Puxon ha detto: "I dottori l'hanno consigliata di restare a letto per dare ai nascituri le migliori possibilità."

"Anche se il consiglio comunale è a conoscenza delle sue condizioni, dicono che non ci saranno cambiamenti nelle circostanze offerte ai membri eletti di riconsiderare lo sgombero."

Malcom Buckley, leader del consiglio, ha detto: "E' opinione dei nostri avvocati che non ci siano cambiamenti significativi. In quel sito ci sono sempre stati bambini e donne incinte."

"Si può opinare se è responsabile aumentare una famiglia, quando non si è certi sul futuro della propria dimora."

Di seguito alcuni commenti apparsi sulla pagina web di Echo in merito alla vicenda:

  1. Nessuna simpatia per niente, perché non ti comperi una casa da qualche altra parte?
  2. Merda secca.
  3. E' spregevole come questa gente distorca la verità.
  4. Questi si attaccano al caso... Ah Ah lo sgombero sta per arrivare.
  5. Chi se ne importa! Merda secca

++++++++++++ ++++++++
From Dale Farm Housing Association
JEAN ASKS EVERY ONE WHO CAN TO JOIN THE MOTHERS' PROTEST RALLY :

Thursday 4 December
Royal Courts, The Strand,
London 11.30 am

If you want to help mothers stop this eviction contact:
dale.farm@btinternet.com

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Di Sucar Drom (del 28/11/2008 @ 13:14:17, in blog, visitato 2025 volte)

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Appello promosso dalla Federazione Italiana Medici Pediatri di Modena
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Di Fabrizio (del 29/11/2008 @ 09:09:07, in Regole, visitato 2798 volte)

Ricevo da Clochard

ROMA (29 novembre) - Non è sempre è schiavitù quando i bambini rom mendicano. Il confine tra riduzione in schiavitù, maltrattamenti in famiglia o esigenze dettate dalla forte povertà è molto "labile" soprattutto quando si tratta di popolazioni rom dove i genitori "anche per tradizione culturale" mendicano per le strade assieme ai figli. A stabilirlo la quinta sezione penale della Cassazione nella sentenza n.44516 con cui è stata annullata con rinvio la sentenza di condanna per una mamma rom arrestata perché trovata a chiedere l'elemosina insieme al figlio.

La corte d'appello di Napoli nel gennaio scorso aveva condannato a cinque anni di reclusione Mia V. per riduzione in schiavitù: era stata sorpresa due volte dalla polizia seduta a terra con accanto il figlio di 4 anni che per ore, in piedi, chiedeva l'elemosina ai passanti.

Nel ricorso in Cassazione la difesa di Mia si era appellata alla "mangel usualmente praticata dagli zingari".

Il confine tra autorità e abuso. Secondo i giudici della suprema corte non era ravvisabile il reato di riduzione in schiavitù perché occorreva tenere presente soprattutto per "genitori che hanno autorità sui figli il confine piuttosto labile tra autorità e abuso". Soprattutto quando secondo i giudici si tratta di "alcune comunità etniche dove ad esempio la richiesta di elemosina costituisce una condizione di vita tradizionale molto radicata nella cultura e nella mentalità di tali popolazioni".

I giudici di merito avevano rilevato che la donna mendicava per strada solo per alcune ore, situazione ben diversa, secondo i giudici, dalla "condotta di chi comperi un bambino e lo utilizzi continuativamente nell'attività di accattonaggio appropriandosi dei guadagni". In questo caso, secondo i supremi giudici, si può parlare solo di "maltrattamenti in famiglia". Pertanto la sentenza di appello è stata annullata con rinvio ad una nuova decisione in merito alla configurazione di questo diverso reato.

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Di Fabrizio (del 29/11/2008 @ 09:25:58, in Europa, visitato 2789 volte)

Da Hungarian_Roma

Javno.com

Aggressivi estremisti di destra hanno attaccato anche la polizia

Gli attacchi al popolo Rom in Ungheria sono aumentato ad un tasso allarmante in coincidenza col rafforzarsi dei gruppi di estrema destra radicale, ha detto una Rom ungherese membro del Parlamento Europeo.

Viktoria Mohacsi, che è del partito dell'opposizione Liberaldemocratico, ha detto che la polizia dovrebbe investigare sui potenziali motivi razziali che stanno dietro una serie di attacchi a case di Rom, in cui sono state uccise quattro persone dall'inizio del mese (VEDI ndr).

"Questi crimini sono cresciuti in maniera significativa nell'ultimo anno, anno e mezzo e... questo può essere collegato al lancio della Magyar Garda," ha detto venerdì Mohacsi in un'intervista.

La Magyar Garda fu lanciata nell'agosto 2007 e sollevò critiche unanimi per le sue nere uniformi e le insegne che i critici dissero ricordavano l'era nazista.

La guardia, appoggiata dal partito Jobbik di estrema destra che non è rappresentato in parlamento, dice di essere un gruppo civico che intende preservare la cultura ungherese e i valori nazionali.

Sinora ha oltre 1.500 membri e ha tenuto marce in posti diversi per dimostrare contro il "crimine rom".

Jobbik dice di non aver niente a che fare con gli attacchi ai Rom.

"Noi obbediamo alle leggi... e lanciare una granata in una casa dove ci sono bambini non è il nostro metodo," viene riportato venerdì dall'agenzia MTI a nome di Gabor Vona, presidente di Jobbik.

L'Ungheria, membro dell'Unione Europea dal 2004, ha una tra le più grandi comunità Rom nell'Europa orientale, circa il 5 - 7% su una popolazione di 10 milioni.

La polizia ha annunciato giovedì di aver messo a punto un'unità speciale per indagare sui 14 casi in cui i Rom sono stati attaccati quest'anno.

La maggior parte dei casi riguarderebbe bombe molotov gettate nelle case e colpi di armi da fuoco, senza feriti, ma all'inizio di questo mese due Rom sono stati colpiti a morte in un attacco a due case nel nord est.

Questa settimana l'uccisione di due Rom in un attacco con bombe a mano nell'Ungheria meridionale, ha creato una disputa tra la polizia e l'ombudsman per le minoranze, che ha detto che la polizia ha escluso prematuramente il pregiudizio razziale.

Mohacsi, che ha ricevuto email minatorie, ha accolto con favore la notizia che la polizia ha creato un'unità speciale che esaminerà i motivi razzisti dietro gli attacchi.

Ha anche detto che elementi dell'estrema destra hanno contribuito al rafforzamento del pregiudizio anti-Rom nel pubblico.

"Il termine 'Crimine Rom' è diventato un espressione condivisa... nella società ungherese," ha detto.

Una crescita del pregiudizio è stata confermata da uno studio del mese scorso.

"Le azioni dell'estrema destra a cui assistiamo dall'autunno del 2006... e l'apparire della Magyar Garda ha rotto le barriere di chi prima si tratteneva dall'articolare apertamente i propri pregiudizi," mostra lo studio.

Mohacsi ha detto che la UE, che conta una popolazione rom di 8-12 milioni, sinora non è riuscita ad adottare una strategia per l'inclusione sociale dei Rom, e non ha dichiarato nella propria legislazione che la segregazione scolastica è discriminatoria.

"L'attuale crisi economica... colpirà chi vive nella povertà più profonda, e qui ci stanno i Rom. Vorrei ricordare ad ogni politico responsabile che questa è anche la ragione per cui deve crearsi una Strategia Europea Rom," ha detto mercoledì Mohacsi al Parlamento Europeo.

Peter Feldmajer, presidente di Mazsihisz, il più grande gruppo religioso ebreo ungherese, ha detto alla Reuters di essere preoccupato della crescita dei gruppi della destra radicale.

"E' evidente che la destra radicale si sta, se non rafforzando, definitivamente diventando più organizzata, sta alzando la sua voce e ottenendo più attenzione dai media," ha detto.

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Di Fabrizio (del 30/11/2008 @ 09:21:59, in Kumpanija, visitato 2390 volte)

Di solito qui si parla di attualità. Per una volta, conosciamo meglio la storia. Da Roma_Francais

L'ipotesi indiana

E' l'ipotesi sulla quale si accordano la maggior parte degli etnologi: nell'India braminica, i boscaioli, i macellai, i tagliatori, i conciatori, i becchini, gli spazzini, i cenciaioli, gli operai siderurgici, i mercenari (Rajputs) ed i saltimbanchi esercitavano mestieri necessari alla comunità, ma considerati impuri. Non avevano il diritto di essere sedentari ed erano fuori-casta (çandales), come quelli che oggi si designano come intoccabili. In India, dove sono conosciuti sotto il nome di Dom, Lôm o Hanabadoches (in hindi/ourdou), gli antenati dei Rom erano gruppi sociali/professionali più che etnici, le loro origini erano geograficamente e socialmente multiple, ed i loro gruppi molto permeabili (un bambino nato da un'unione non autorizzata, un proscritto per qualsiasi ragione, erano altrettanto "impuri" e potevano dunque aggiungersi a loro).

Dall'India, migrarono alcuni di questi gruppi (forse per scappare al rigetto della società braminica), verso l'altipiano iranico e l'Asia centrale, dove vennero chiamati Kaoulis e Djâts. In Asia centrale, alcuni si misero a servizio, come trasportatori, allevatori di cavalli, serventi ed esploratori, al servizio dei mongoli, che li protessero e lasciarono loro, in cambio, una parte del loro bottino. Con l'Orda d'Oro e Tamerlano, i Rom apparvero così in Europa, in Anatolia e alle porte dell'Egitto.

Tsiganoi tra i Bizantini (da cui Tzigani), Cingene tra i Turchi, Romani-çel tra di loro (cioè "popolo rom", da cui Romanichals per i Crociati francofoni), Manuschen per i Crociati germanofoni e Gypsies per i Crociati di lingua inglese, la maggior parte dei Rom, una volta apparsi in Europa, cercò la protezione dei signori nobili e dei monasteri o abbazie, incappando così nella condanna dei coltivatori sedentari, e continuarono ad esercitare i loro mestieri tradizionali al servizio dei loro nuovi maestri (la loro schiavitù fu una servitù di tipo feudale chiamata Roba nei paesi slavi, che unisce il loro nome di Rom alla parola "Robota": lavoro). Nel XIV secolo, la maggior parte dei gruppi Rrôm che conosciamo, avevano completato la loro installazione in Europa.

Gli studi linguistici stabiliscono, dalla fine del XVIII secolo, le origini indiane dei Rom, ipotesi riadattata da un resoconto istorico-leggendario datato alla metà del X secolo, la Cronaca persiana di Hamza d’Ispahan, che fu riprodotta ed abbellita nel XI secolo dal poeta Ferdowsi. Secondo questa cronaca, diverse migliaia di Zott, Djâts, Rom ou Dom (uomini) partirono dall'attuale Sind, e forse dal fiume Sindhu verso l'anno 900 secondo gli ordini del re. Dovevano raggiungere il re di Persia, per accompiacerlo grazie alla loro cultura musicale. Da lì, si divisero e si sparpagliarono nel mondo. Da tempo installati in Persia, questi Rom, già descritti come rifugiati che vivevano d'agricoltura, finirono per separarsi in due gruppi migratori: uno verso il sud-ovest e l'Egitto (Rom orientali o Caraques, termine che verrebbe sia dal greco korakia: "le cornacchie", che dal turco kara "nero"), gli altri verso il nord ovest e l'Europa (Rom occidentali o Zingari: parola che potrebbe essere una deformazione del termine Sinti).

I Rom potrebbero dunque aver lasciato l'India attorno all'anno 1000, ed aver attraversato quelli che oggi sono l'Afghanistan, l'Iran, l'Armenia, una gran parte del Caucaso e la Turchia. Popolazioni riconosciute come Rom vivono ancora in Iran, compreso quanti migrarono verso l'Europa e poi ritornarono. Nel XIV secolo, i Rom vassalli dei Tatari raggiunsero i Balcani, e nel XVI secolo, la Scozia e la Svezia. Qualche Rom migrò verso sud. Nel 1425 traversarono i Pirenei e penetrarono in Spagna. Molti degli studiosi stimano che i Rom non abbiano mai transitato nell'Africa del Nord, come altri pensano. In ogni caso mancano prove indiscutibili. Alcuni mettono in collegamento i Rom e le popolazioni che oggi vivono in India, in particolare i nomadi Banjara o Lamani dello stato desertico del Rajasthan. Nei fatti nessuna relazione particolare è stata sinora dimostrata specificamente tra queste popolazioni e i Rom. Sia quel che sia, contrariamente agli scienziati ed intellettuali, di origine rom o no, gli interesati non attribuiscono alcuna importanza a questa "origine indiana", quando non la negano.

Da numerose generazione i Rom sono in realtà per lo più sedentari, se si tiene conto i gruppi che si rivendicano come tali, ma non sono contabilizzati come Rom nei censimenti. Sono le minoranze restate nomadi ed attaccate al modo di vita tradizionale che sono serviti, dalla fine del XVIII secolo, da "modello inevitabile" per definire i Rom agli eruditi, essenzialmente inglesi, tedeschi e francesi. Costoro non potevano, all'epoca, concepire altro scenario che quello del nomadismo originale e hanno cercato, invano, tra i nomadi dell'India i cugini dei Rom d'Europa.

Asenov Aleko Alekov

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Di Fabrizio (del 30/11/2008 @ 09:22:40, in Europa, visitato 3957 volte)

Ricevo da Roberto Malini

del Gruppo EveryOne

Bruxelles, 28 novembre 2008. L'Europa riconosce con un'importante decisione le istanze che la rete di organizzazioni per i Diritti Umani portano avanti da anni, fra mille difficoltà, in un'epoca inquietante, che ha visto riaffiorare e affermarsi ancora una volta lo spettro dell'odio razziale. Abbiamo temuto fino ad oggi che l'annuncio di Jacques Barrot, commissario Ue alla giustizia e alla sicurezza, non sarebbe ancora giunto, a causa delle pressioni che le forze politiche intolleranti esercitano anche sugli organismi dell'Unione europea. Invece possiamo festeggiare, con le forze politiche antirazziste che non ci hanno delusi: PSE, ALDE, Verts/ALE, GUE/ NGL e altre. I ministri della Giustizia dell'Ue hanno approvato la decisione quadro contro razzismo e xenofobia, con la quale si introducono sanzioni fino a tre anni di carcere per chi incita pubblicamente alla violenza o all'odio razziale. "Il razzismo e la xenofobia non devono avere posto in Europa", ha dichiarato Barrot, "e vanno puniti severamente, con misure dure ed efficaci, perché l'intolleranza è una violazione diretta dei principi di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani e libertà fondamentali sui quali è fondata l'Unione europea". I ventisette Paesi membri dovranno ora recepire, entro due anni, nella loro legislazione questa norma europea. Il fenomeno dell'intolleranza razziale diffusosi a macchia d'olio in Italia, soprattutto nei confronti dei Rom, ha avuto un ruolo importante in questa decisione della Commissione europea e il voluminoso dossier contenente centinaia di articoli, locandine e dichiarazioni di politici italiani ha costituito un'evidenza che non si poteva ignorare. Così, finalmente, un progetto europeo che è stato presentato nel 2001, ma che finora era rimasto nel cassetto, diviene uno strumento elettivo per combattere le più odiose forme di discriminazione e violenza, che colpiscono i comparti più vulnerabili della società europea. La nota emanata dalla Commissione precisa infatti che le sanzioni prevederanno "il carcere da uno a tre anni per chi incita pubblicamente all'odio razziale e alla xenofobia anche attraverso la diffusione di testi scritti, foto o altro materiale diretto contro un gruppo o una persona individuata per la sua razza, colore, religione, origine nazionale o etnica oppure tollerano, negano e minimizzano in maniera grossolana crimini di genocidio, contro l'umanità e di guerra".

info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 01/12/2008 @ 09:28:41, in Italia, visitato 1754 volte)

Ricevo da Giorgio Bezzecchi

A Como
presso lo Spazio Gloria, Via Varesina 72
mercoledì 10 dicembre h. 21.00

nell'ambito della manifestazione
liberté, fraternité, legalité

verrà celebrato il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani

Intervengono:

  • Moni Ovadia
  • Giorgio Bezzecchi

Organizzatori:

  • Coordinamento Comasco per la Pace,
  • Arci Provinciale e regionale,
  • Libera regionale e nazionale,
  • Acli,
  • Ipsia,
  • Fillea,
  • Soci Coop,
  • Avc - Csv Associazione Volontariato Comasco
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Di Fabrizio (del 01/12/2008 @ 09:41:48, in Europa, visitato 2677 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Il Premio Minerva 2008 a Viktória Mohácsi, per il suo impegno a tutela del popolo Rom perseguitato

Lunedì 1 Dicembre, alle ore 20.30, la Galleria Doria Pamphili di Roma ospiterà la diciannovesima Edizione del Premio Minerva. Il Premio Minerva si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero per le Pari Opportunità, Provincia di Roma, Regione Lazio, Assessorato alla Cultura Comune di Roma e CNR. Fondato nel 1983 da Annamaria Mammoliti, direttrice dell’omonima rivista, il Premio è un riconoscimento istituito nel 1983 ed assegnato a Donne che operano nei campi del "Sapere" e rappresentano esemplari modelli femminili per le capacità professionali e la positività di cui sono portatrici, valorizzando il proprio patrimonio di umanità, conoscenza, tolleranza e laboriosità. Il premio consiste in una spilla in oro e pietre preziose raffiguranti la testa di Minerva disegnata per il Premio dal Maestro Renato Guttuso. Il Premio Minerva 2008 sarà assegnato a Inge Feltrinelli, Melania De Nichilo Rizzoli, Margherita Parrilla e - per la politica dei Diritti Umani - a Viktória Mohácsi.

Il riconoscimento all'europarlamentare di etnia Rom è particolarmente significativo ed attesta le tappe fondamentali che Viktória Mohácsi ha conseguito, con il suo impegno politico e umanitario, verso il riconoscimento dei diritti del popolo Rom nell'Unione europea, in un periodo difficile, in cui i germi del razzismo, della xenofobia e dell'antiziganismo - che sono particolarmente virulenti proprio in Italia - producono effetti devastanti. Il prestigioso riconoscimento internazionale è andato, negli anni scorsi, a donne che hano fornito un contribulto fondamentale al genio e allo spirito umanitario del continente europeo e del mondo intero, da Simone Veil a Gisele Halimi; da Elsa Morante a Margherita Hack; da Ursula Hirschmann Spinelli ad Agnese Borsellino e Maria Falcone; da Lucia Bosè a Tullia Zevi.

www.everyonegroup.com
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