Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 08/09/2009 @ 09:54:27, in scuola, visitato 1783 volte)

Da Romanian_Roma

PBS.org 2 settembre 2009

Il dodicenne Bishal frequenta la scuola governativa di Dholka, una piccola località nel Gujarat, India. Ogni mercoledì Bishal, che fa parte dei Dalit - la casta degli "intoccabili", deve pulire la classe e il cortile. Solo i Dalit, il cui termine significa "oppressi" - sono tenuti a questi lavori nella scuola. "Il mio maestro mi ha chiesto di pulire gli urinali," dice Bishal. Il 50% dei Dalit abbandona gli studi alla scuola primaria.

Nel villaggio di Dumbraveni, Romania, due scuole sono una accanto all'altra. Una è per la popolazione maggioritaria, l'altra per bambini con "esigenze speciali". Il 97% degli studenti della seconda scuola sono Rom [...] "I bambini rom sono messi in classi per bambini con disabilità mentali, anche se non c'è niente in loro che non vada," dice Magda Matache, Direttrice Esecutiva di Romani CRISS, importante organizzazione per i diritti dei Rom in Romania. "Le scuole segregate continuano ad esistere e la qualità dell'istruzione che gli studenti rom ricevono è molto, molto bassa." Circa il 23% degli adulti rom in Romania è analfabeta.

Nel mondo, bambini delle minoranze etniche, razziali e linguistiche sono lasciati indietro nella richiesta di un'istruzione universale. Le Mete di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, un assieme di obbiettivi per lo sviluppo internazionale concordati alla fine del millennio, chiedevano l'istruzione primaria per tutti entro il 2015. Nel decennio scorso sono stati compiuti dei progressi verso quella meta - oggi, quasi il 90% dei bambini frequenta la scuola primaria, in confronto all'85% del 2000.  Ma 75 milioni di loro sono ancora fuori dalla scuola; la maggior parte sono minoranze. L'ONU non traccia i progressi su criteri razziali o etnici, ma un nuovo rapporto del Minority Rights Group International stima che tra il 50 ed il 70% dei bambini esclusi dalla scuola siano di popolazioni indigene o di minoranze.

"Vedi la stessa cosa accadere con gli Afro-Brasiliani, i popoli indigeni in Australia, tra i Batwa nell'Africa Centrale, i Dalit in India..." dice Maurice Bryan, che ha contribuito al capitolo sull'America Latina del rapporto.

Ma se non si raggiungono le minoranze e gli indigeni, l'obbiettivo di un'istruzione primaria per tutti non potrà realizzarsi. "E' impossibile," dice Bryan. "Se diciamo che il 30% di una popolazione appartiene ad una minoranza, se non la raggiungi, non supererai mai il 70%".

Prendete il Brasile per esempio. Circa metà della popolazione è di discendenza africana. Ma gli Afro-Brasiliani sono parecchio indietro ai Brasiliani di discendenza europea, con una media di appena 6,4 anni di scuola. "Così se si parla delle Mete del Millennio," dice Bryan, "se solo hai raggiunto gli Afro-Brasiliani, non hai raggiunto gli obbiettivi."

O la Romania. Molti dei rapporti sulle Mete di Sviluppo del Millennio neppure si preoccupano di seguire i progressi nei paesi altamente sviluppati come quelli dell'Unione Europea, a cui la Romania si è  unita nel 2007. Ma Snjezana Bokulic, responsabile di programma in Europa per il Minority Rights Group International, dice che le condizioni della minoranza rom sono "comparabili a quelle dell'Africa sub-Sahariana," così, mentre i paesi europei superano agilmente la maggior parte degli obbiettivi, "un segmento della popolazione è lasciato fuori." Riguardo agli obbiettivi dell'istruzione primaria per tutti, soltanto il 31% dei Rom in Romania completa la scuola primaria, ed i Rom sono tra il 2 e il 10% della popolazione (dipende da chi ne fa il conto), così l'obiettivo è lontano dall'essere raggiunto. "E' una questione di matematica," dice Bokulic.

Le Mete di Sviluppo del Millennio chiedono la fine della disparità di genere a tutti i livelli dell'istruzione, ma non c'è previsione simile per la disparità basata sulla differenza razziale o etnica. Bokulic la chiama una "vistosa omissione."

Bryan dice che nessuno a suo tempo l'aveva compreso, ma guardando indietro, concorda che la questione avrebbe dovuto essere inclusa. "La gente non ha l'abitudine di pensare che si dovrebbe prestare attenzione speciale alle donne," dice, "ma una volta che hanno compreso quanto fosse necessaria, ci sono stati progressi sul gap di genere. Adesso è il tempo del gap razziale."

Ma Bukolic non è ottimista sulle possibilità di raggiungere la parità nell'istruzione per le minoranze, anche se la questione era tra gli obbiettivi delle Mete di Sviluppo del Millennio. "La discriminazione si è rafforzata ed il razzismo è molto difficile da affrontare," dice. "Le parole non bastano."

Manjula Pradeep della Navsarjan Trust Foundation in India, concorda. "E' tutto sulla carta," dice, "ma in termini di sviluppo, non è così efficace."

Pradeep dice che per salvare le apparenze del fornire l'istruzione primaria, alcuni bambini sono tenuti a scuola sino al settimo grado, che sappiano o no leggere e scrivere.

Mentre il tasso d'iscrizione nella scuola primaria in India ha quasi raggiunto il 90%, soltanto il 50% circa va alla scuola secondaria. Tra quanti restano fuori dalla scuola, il 41% sono Dalits, o membri delle caste più basse.

Soltanto il mese scorso, l'India ha approvato un nuovo Disegno di Legge sul Diritto all'Istruzione, che garantisce l'istruzione gratuita ed obbligatoria ai bambini tra i 6 e i 14 anni. Ma Pradeep dubita che questo aiuterà a mantenere i Dalit a scuola. "Gli insegnanti chiedono ai bambini delle caste inferiori di sedere in fondo alla classe, così  da non contaminare gli altri bambini. Gli si dice che non possono bere l'acqua dalla stessa fontana degli altri," dice. "Sono offesi con parole pesanti e così abbandonano."

Ancora, molte associazioni per l'istruzione globale dicono che finalmente viene posta attenzione alla questione di disparità razziale ed etnica.

"I governi hanno iniziato a vedere il loro vantaggio nell'educare tutti i loro cittadini," dice Steve Moseley, Presidente dell'Accademia per lo Sviluppo dell'Istruzione, una OnG USA.

"Non ce se ne è accorti quando si stavano presentando le Mete del Millennio," dice Bryan, "ma una volta stabilite le mete, si pose la domanda del perché non stessero raggiungendo tutti, e da qui la questione -bene, chi è tutti?-. Così le Mete del Millennio possono essere state responsabili per aver portato a galla l'intera discussione."

Nel 2003, il governo rumeno assieme all'ONU, stabilì una serie di mete più ambiziose per la Romania - il cui bersaglio era di diminuire il tasso di analfabetismo della popolazione rom. "Il Ministro dell'Istruzione sta finalmente agendo con la questione," dice Matache, "Penso e sono sicura che la partecipazione dei Rom aumenterà entro il 2015."

"Il Brasile sta facendo più di chiunque altro," dice Bryan. "Una delle cose grandi è l'azione affermativa; è ciò che sta succedendo in Brasile, ed ora sta iniziando a provarci anche la Colombia."

Secondo Bryan, il nuovo rapporto di Minority Rights Group International è il primo a guardare globalmente alla questione dell'istruzione per le popolazioni minoritarie. Dice che può servire come punto di partenza per misurare i progressi futuri.

E Moseley ritiene che quel progresso è possibile. "Anche per chi affronta i più grandi svantaggi - povertà, discriminazione di genere, discriminazione razziale - è possibile," dice. "Perché ho visto progressi tremendi. So che sta diventando possibile. Forse non entro il 2015, ma è possibile."

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Di Fabrizio (del 08/09/2009 @ 09:14:23, in Italia, visitato 1622 volte)

Segnalazione di Mauro Sabbadini:
Ti segnalo questo articolo uscito lunedì 7 settembre, sull'edizione cartacea del giornale c'è molto di più (compresa la dichiarazione della polizia municipale:"non possiamo farci nulla: hanno la residenza"...)
forse può interessare. come Arci non siamo mai riusciti a entrare veramente in contatto con i sinti di via Friuli, e i virgolettati anonimi del servizio mi fanno pensare che anche il giornale non sia andato oltre
buon lavoro

7 settembre 2009 - di Valentina Fumagalli

VARESE I «dimenticati di via Friuli», così i sinti che abitano il campo di Valle Olona si definiscono. Dimenticati dall’amministrazione e dall’assistenza sociale. Ma ora non ci stanno più. Alzano la voce e chiedono al Comune di trovare loro un’altra sistemazione. Un posto più adatto per vivere e crescere i loro figli. In via Friuli non ci vogliono più stare. Per capirne le ragioni bisogna fare un passo indietro. Bisogna tornare alle origini dell’insediamento nella città giardino, vent’anni fa. Inizialmente i nomadi si stabilirono in via Crispi, sede tradizionale del luna park varesino prima dello spostamento alla Schiranna.

Erano sinti, e non rom come erroneamente vengono definiti, etnia tipica delle famiglie dei giostrai provenienti da Mantova. Dopo qualche tempo ci fu il primo fallimentare tentativo dell’amministrazione di residenzializzazione. Attaccati alle loro tradizioni e insofferenti all’idea di trasferirsi in un appartamento, vennero ulteriormente spostati in via 25 Aprile. Nel 1999 poi, a seguito della riqualificazione della palestra comunale, fu proposta la soluzione, temporanea, di via Friuli. Dieci anni fa tre nuclei familiari composti da otto persone traslocarono armi e bagagli a Valle Olona per non spostarsi più. «Una campo in mezzo al nulla – lo ricordano i più anziani - Ci spostarono qui a pochi metri dal depuratore maleodorante, di fianco al canile e a una fattoria da cui arrivano ratti e insetti, senza acqua e corrente. ». Si può facilmente immaginare che il posto non fosse dei più accoglienti ma negli anni l’amministrazione ha provveduto a rendere abitabile il campo.

«Pian piano ci hanno attaccato l’acqua e la corrente ma i topi sono rimasti». Oggi le roulotte sono una decina per nove famiglie e almeno una trentina di persone tra cui 13 bambini. «E solo un bagno – protestano - Abbiamo un solo servizio igenico che dobbiamo usare tutti e non capiamo come l’Asl abbia rilasciato le autorizzazioni sanitarie. L’igiene non c’è. Non abbiamo l’allacciamento fognario per cui gli scarichi li dobbiamo riversare nella campagna a ridosso del campo. Fanno cattivo odore e attirano i topi». Le condizioni igenico sanitarie non sono, secondo loro, sufficienti e i bambini sono sempre malati.

«Hanno le croste, sono perennemente raffreddati, non è l’ambiente giusto in cui farli crescere». La richiesta all’amministrazione è quindi quella di trovare una sistemazione più decorosa e con alcune garanzie. Ovvero: «Non vogliamo abitare in appartamento – spiegano - Non siamo abituati agli spazi chiusi, non è nella nostra cultura. A meno che non si tratti di una soluzione al pian terreno con giardino. Vorremmo avere la possibilità di stare fuori, in casa ci manca l’aria. Non possiamo neanche vivere in condominio perché la convivenza con le altre persone non è facile. Non riusciamo a integrarci e i bambini vengono discriminati». Insomma, urge una nuova collocazione per le loro roulotte. Un altro campo sarebbe perfetto. «Sono anni che chiediamo di essere trasferiti ma nessuno ci ascolta. Ci hanno abbandonati qui. Nessuno viene mai a vedere come stiamo o se abbiamo bisogno di qualcosa. I servizi sociali latitano e anche se andiamo noi in Comune non ci ascoltano». Insomma la situazione è diventata insostenibile e da via Friuli se ne vogliono andare al più presto. «È ora che l’amministrazione ci ascolti».

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Di Fabrizio (del 07/09/2009 @ 09:45:59, in casa, visitato 1730 volte)

Da British_Roma (vedi QUI ndr)

02/09/2009 - By Isabel Hardman

E' stato detto ad un gruppo di Rom allontanati dalle loro case che non possono fare richiesta di casa sociale.

Venticinque persone sono state allontanate dalla proprietà dopo che il proprietario si era preoccupato per la sicurezza ed il pagamento degli affitti.

Erano stati sistemati in alloggi di emergenza, ed era stata effettuata una valutazione per senza tetto. D'altra parte, il Northern Ireland Housing Executive (NIHE) ha concluso di non avere l'autorità per fornire alloggio sociale a chi arrivava dalla Romania.

I regolamenti UE non danno accesso all'alloggio ai Rumeni, se non incontrano determinate condizioni d'impiego. Un portavoce del NIHE ha detto: "A seguito di una valutazione delle famiglie rumene sgomberate settimana scorsa dalle loro case private in affitto, è stato ritenuto che non abbiano i requisiti per un'assistenza  a lungo termine con l'alloggio sociale. Non c'è differenza con quello che sarebbe successo nel resto della GB. D'altronde, la sistemazione in alloggi di emergenza era stata fornita come aiuto ed assistenza per trovare una sistemazione alternativa nel settore privato."

Anche se i Rumeni sono stati recentemente vittime di attacchi razzisti nella provincia, NIHE dice che questi residenti non hanno alcun collegamento con le violenze.

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Di Fabrizio (del 07/09/2009 @ 09:39:23, in casa, visitato 2041 volte)

Segnalazione di Maria Grazia Dicati

 Per chi legge da Facebook, il video è QUI

Cari amici
L'Opera Nomadi ha denunciato [...] che un intero comparto di alloggi popolari nel quartiere di Arghillà a Reggio Calabria molto probabilmente è stato costruito su una falda acquifera. Queste costruzioni non sono stabili inoltre come se non bastasse questi stessi alloggi hanno una serie di problemi strutturali.

Giacomo Marino presidente Opera Nomadi di Reggio Calabria

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Di Fabrizio (del 06/09/2009 @ 09:16:16, in casa, visitato 1827 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

31 agosto 2009 - Source: B92 Smantellato l'insediamento rom nel centro di Belgrado

Le famiglie rom che vivevano in uno sgangherato insediamento sotto un  ponte di Belgrado sono state rilocate questo lunedì.

Hanno lasciato i resti di un deposito che si stava accatastando vicino all'insediamento, denominato come "anti-igienico", che ora i servizi cittadini stanno cercando di bonificare.

114 famiglie che erano registrate a Belgrado e che sinora avevano vissuto nei pressi del ponte Gazela sul fiume Sava, sono state spostate in 13 municipalità di Belgrado.

Ad ogni famiglia è stato fornito un container ammobiliato, collegato alle infrastrutture sanitarie.

I bambini dell'insediamento che non andavano a scuola non dovranno frequentare le classi, e la città aveva precedentemente promesso di fornire loro libri di testo e trasporto gratuiti.

Nel contempo, 53 famiglie rom che vivevano a Gazela ma erano registrate in otto municipalità della Serbia meridionale, sono ritornate nelle loro città.

E' stato fatto un accordo con gli auto-governi locali per quanti non avevano nessun posto dove andare, per provvedere loro con alloggi temporanei sino ad una soluzione permanente.

Il trasferimento di lunedì è avvenuto senza incidenti.

Stamattina, Osman Balić, coordinatore del Decennio Rom, ha detto che dev'essere posta particolare attenzione proprio a quanti non erano registrati a Belgrado, ma ha detto a B92 di essere soddisfatto perché verrà risolto il problema di diverse centinaia di persone.

La mossa delle autorità cittadine arriva perché la ricostruzione del ponte non potrà avvenire finché l'insediamento non sarà smantellato.

Per questa ragione i lavori erano già stati rimandati diverse volte.

La Banca d'Investimento Europeo ha detto che una delle condizioni per i suoi prestiti, fondi per la ricostruzione, fosse che "il lavoro fosse svolto adeguatamente", informano i rapporti.

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Di Fabrizio (del 05/09/2009 @ 08:54:47, in Italia, visitato 1902 volte)

Pregiatissimi
nell'invitarvi a partecipare all'iniziativa in oggetto che si terrà a San Pietro al Natisone (UD) l'11 e 12 settembre p.v. e a Liessa di Grimacco (UD) che metterà a confronto la realtà del popolo Rom in Italia e Slovenia vi preghiamo di voler pubblicare/ovvero diffondere il nostro invito.
Grazie per la collaborazione

Il progetto Viaggio con i Rom nasce dall’esigenza di approfondire la conoscenza della cultura Rom, elemento che fa parte della vita di un popolo senza terra. Un popolo che si è dovuto adattare nel corso dei secoli a vivere in simbiosi con altri popoli per sopravvivere alle persecuzioni e ai massacri.
In una società come la nostra, che si definisce evoluta e civile, non c'è spazio per il diverso e, quindi, anche per i Rom, popolo dalle antiche e leggendarie tradizioni.
Ogni progetto di integrazione sociale che fino ad ora è stato attuato in Italia ha avuto come scopo l'assimilazione dei Rom alla cultura maggioritaria, determinando una loro sempre più ampia marginalizzazione e assimilazione con il tessuto deviante della società.

Circolo di cultura Ivan Trinko - Cividale del Friuli
/info:/
tel. 0432.731386 - kdivantrinko@libero.it
tel. 0432.727332 – beneskagalerija@yahoo.it

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Di Sucar Drom (del 04/09/2009 @ 09:40:02, in blog, visitato 1747 volte)

Facebook, nessuno si indigna se i gruppi istigano all'odio contro le minoranze sinte e rom
Oggi La Stampa ha pubblicato un articolo in cui si denuncia la presenza di un gruppo su Facebook dal titolo «Immigrati clandestini: torturali! E' legittima difesa». Il primo a denunciare il fatto è stato l'ex segretario del Pd Veltroni: «Stamattina aprendo Facebook ho visto un'e-mail inviatami da un’amica...

Roma, documentario al "Casilino 900"
Quattro ragazzi che dividono un appartamento a Roma, nel quartiere Centocelle hanno deciso di imbattersi nella realtà del vicino "campo" Rom Casilino 900. La loro unica motivazione è stata quella di conoscere una comunità apparentemente marginale che invece si colloca da ...

Bucarest, Madonna fischiata perchè lancia un appello contro le discriminazioni subite da Rom e Sinti
In seguito ad un appello lanciato contro le discriminazioni che subiscono le minoranze Rom e Sinte, durante il suo concerto a Bucarest, Madonna è stata ricoperta di fischi e buu (vedi il filmato...

don Franco Schiavon: da ''scandalo'' la situazione in cui si trovano Sinti e Rom
Da ''scandalo'' la situazione in cui si trovano Sinti e Rom. Lo afferma don Federico Schiavon, direttore nazionale per la pastorale dei Rom e dei Sinti della Fondazione Migrantes. ''Il contesto generale in cui ci troviamo a vivere, lo sappiamo, non è idilliaco - ha detto in apertura del co...

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Mirano (VE), famiglia di rom sgomberata da un terreno di sua proprietà
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Romania, Bossi assolda attori rom per il film sull’eroe padano
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Milano, la Regione propone il numero chiuso per i "nomadi"
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Milano, Luciano Muhlbauer: il numero chiuso su base etnica è una proposta da Germania nazista
Luciano Muhlbauer, capogruppo del Prc nel Consiglio regionale della Lombardia, accusa l'assessore regionale Stefano Maullu di voler istituire un numero chiuso per i cosiddetti "nomadi" in Lombardia "su base etnica". E chiede al presidente della Regione, Roberto Formigoni, di chiarire se la proposta sia stata avanzata dall'a...

Danzica, Berlusconi perde l'ennesima occasione
L’Italia, rappresentata dal Presidente Berlusconi, ha perso l’ennesima occasione per essere inserita tra i grandi del mondo civile. L’occasione non è stata persa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel ma neppure dal presidente russo Vladimir Putin...

Verona, grazie e buon lavoro Perla Stancari
Da ieri Verona ha il suo nuovo prefetto Perla Stancari, 59 anni, napoletana, prende dunque finalmente il posto di Italia Fortunati che ha lasciato Verona lo scorso marzo. Stancari dopo il primo incarico ministeriale ottenuto nel 1978, è stata anche direttore centrale dei servizi log...

Milano, ha un sapore razzista la proprosta di numero chiuso per Rom e Sinti
Vorrei fare alcune considerazioni riguardo la proposta di legge presentata dal Consigliere Regionale Silvia Ferretto Clementi, e recentemente sostenuta dall’assessore Stefano Maullu, che propone l’istituzione di un numero chiuso per i “nomadi” presenti sul territorio dei Comuni Lombardi....

Colf e badanti, ecco alcune informazioni per la regolarizzazione
E’ partito il maxicondono per colf e badanti. Da alcuni giorni infatti ogni famiglia può regolarizzare una colf e due badanti extracomunitarie, comunitarie o italiane, a patto che dimostri di averle alle proprie dipendenze almeno dal 30 marzo 2009. La denuncia del rapporto di lavoro sommerso potrà essere fatta dal primo al 30 settembre. Secondo le stime del pre...

Milano, sgomberi, alleggerimenti e telecamere per chi non si acquista la casa
Telecamere e sgomberi. Aree di sosta temporanee e case «regolari». Obiettivo: «cancellare» in maniera soft e graduale almeno tre campi rom. La road map è pronta e i soldi da Roma sono arrivati non più tradi di settimana scorsa. Tanti soldi: 13 milioni e mezzo di euro per «mettere in sicurezza» le favelas. Se ne comincerà a...

Corsico (MI), la Sagra delle polemiche: giostrai pronti a occupare la Vigevanese
Si dicono "pronti a occupare la Vigevanese" i giostrai che da qualche giorno sono di nuovo in rotta con l'Amministrazione comunale di Corsico. In municipio è in corso l'incontro tra i 41 piccoli 'imprenditori del divertimento' e il vicesindaco della cittadina del sudovest milanese, Giovanni Gio...

Milano è una città razzista
Continuano incessanti gli sgomberi contro le famiglie italiane dei Sinti camminanti. Dall’inizio dell’anno, secondo il Vice Sindaco De Corato, sono stati innumerevoli gli sgomberi: "Ed è la 54esima volta che i vigili sono costretti a intervenire da inizio anno - aggiunge De Corato - in quel quadrilatero di vie che comprende anche via Tosi, via Lombardi e via Mu...

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Di Fabrizio (del 03/09/2009 @ 09:40:19, in conflitti, visitato 1774 volte)

Da Czech_Roma

La famiglia di Vítkov ha un nuovo appartamento (vedi QUI ndr)

La famiglia di Vítkov la cui casa era andata distrutta questo aprile da un assalto con bombe molotov, ne ha finalmente trovata una nuova. Da aprile la famiglia ha vissuto in un riparo temporaneo, ma ora ha comprato una casa, ha detto Anna Siváková a Romea.cz.

"Finalmente ci siamo comprati una vecchia casa per una famiglia singola. Costa 540.000 CZK. Poi abbiamo messo da parte 100.000 CZK per le riparazioni dei sanitari, soprattutto c'è bisogno di un bagno nuovo per nostra figlia Natálka. Questa ora è la mia priorità," ha detto Siváková.

Da quell'assalto, la famiglia ha vissuto in un riparo temporaneo, anche se erano stati raccolti circa 700.000 CZK per la sua causa. Questi fondi sono sufficienti in quella regione per acquistare appartamenti modesti, ma Aktuálně.cz ha riportato che la famiglia aveva incontrato molti ostacoli, dato che non era desiderata come vicina. Qualcuno aveva scritto persino una petizione contro di loro.

Continua Siváková "People in Need ci ha aiutato a trovare il nuovo appartamento. Ci spiace che siano state sparse molte voci bugiarde sulla nostra famiglia."

A metà agosto la polizia ha accusato quattro persone in connessione all'assalto di aprile. Ora sono sotto custodia. In totale, sono state arrestate 12 persone, nove uomini e tre donne. Gli altri sono stati rilasciati. La polizia ha accusato i quattro di tentato omicidio per motivi razziali. Tutti e quattro si trovavano sulla scena del crimini. Qualcuno avrebbe confessato.

"Ritengo fermamente che la corte li punirà in maniera eccezionale," ha detto Siváková. "Voglio guardarli negli occhi quando ci sarà il verdetto. Solo i mostri sono capaci di una cosa simile. Mia figlia ne avrà per tutta la vita," ha aggiunto tristemente.

Gli incendiari avevano attaccato la casa che ospitava una famiglia di nove Rom, alle prime ore del mattino del 19 aprile, lanciandovi dentro tre molotov. Tre persone erano state ferite nel successivo incendio. Natálka, di due anni, era risultata la ferita più critica e rimane tuttora in cura intensiva nel reparto ustionati dell'Ospedale di Ostrava. Ha sofferto di bruciature di secondo e terzo grado sull'80% del corpo e le sue condizioni rimangono gravi.

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Di Fabrizio (del 02/09/2009 @ 09:41:07, in casa, visitato 2216 volte)

Sprintonline.com

Associazione Comitato quartiere Villanova
Associazione Comitato quartiere Fiumesino

RICHIESTA DI INTERVENTO AL PREFETTO DI ANCONA: LA FRETTA E LA PROPAGANDA DEL SINDACO BRANDONI SUL CAMPO NOMADI RISCHIANO DI CREARE SERI PROBLEMI ALLE FAMIGLIE E AI QUARTIERI

Le Associazioni di quartiere Comitato Fiumesino e Comitato Villanova, l’Associazione L.H.A.S.A., i Rappresentanti delle Famiglie ROM residenti nell’area sosta di Falconara Marittima, hanno inviato una nota ed una richiesta di intervento al Prefetto di Ancona in cui esprimono forte preoccupazione per le reiterate esternazioni del Sindaco di Falconara Marittima volte alla messa in atto della affrettata decisione della chiusura del cosiddetto “campo nomadi” senza aver prima individuato alloggi dove sistemare i suoi occupanti e senza preoccuparsi di evitare concentrazioni ghettizzanti le quali creerebbero situazioni deleterie e di disagio in determinate zone del territorio comunale.
Nella nota inviata al Prefetto le Associazioni e i Rappresentanti della comunità ROM residente hanno congiuntamente ribadito al Prefetto di Ancona:
- DI NON VOLERE LA PERPETUAZIONE DELLA PRECARIETÀ DEL “CAMPO NOMADI”;
- DI VOLER EVITARE DI GETTARE NELLA STRADA NUCLEI FAMILIARI CHE RIMARREBBERO SENZA UNA ABITAZIONE;
- DI VOLER EVITARE DI RICREARE NEGLI ALLOGGI DI EMERGENZA DEL COMUNE UNA SITUAZIONE CONCENTRAZIONARIA SIMILE A QUELLA DEL CAMPO NOMADI;
- DI VOLER EVITARE LA CREAZIONE DI COSIDDETTI “QUARTIERI GHETTO” A CAUSA DELLE MIOPI POLITICHE DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DI ACQUISTO ED AFFITTO DI ALLOGGI IN EMERGENZA NEI SUDDETTI QUARTIERI DI FIUMESINO E VILLANOVA DI FALCONARA M.MA.

Questo comune sentire degli scriventi è frutto del desiderio di favorire l’inserimento di ogni famiglia, di qualsiasi provenienza geografica e culturale, nel tessuto sociale della città di Falconara, nel rispetto delle Leggi vigenti e dei Regolamenti comunali che riguardano anche gli “alloggi destinati a situazioni di emergenza sociale”.

Le Associazioni hanno evidenziato nella nota che la improvvida determinazione del Sindaco di Falconara Marittima si inserisce in una assoluta, odierna confusione per ciò che riguarda gli “alloggi destinati a situazioni di emergenza sociale” e pertanto, qualsiasi decisione affrettata e propagandistica dell’Amministrazione comunale risulterebbe deleteria per tutti: per i residenti dei quartieri e per i residenti che oggi dimorano nel campo nomadi.

Per i Comitati
Franco Budini
tel.: 340 3802508

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Di Fabrizio (del 02/09/2009 @ 09:32:16, in sport, visitato 2324 volte)

Manca pochissimo: sabato 6 settembre a Milano ci sarà il calcio d'inizio del Torneo Mondiale di Calcio a 5 per i senza fissa dimora, torneo che durerà una settimana. I colori italiani saranno difesi dall'eterogenea squadra della Multietnica, nata nel campo di Triboniano e che quest'anno schiera tre giocatori provenienti da campi rom. Nell'attesa di scoprire chi saranno i 4 aquilani che rinforzeranno la squadra, scopriamo le storie degli attuali componenti. Testi e foto sono tratti dal sito Homeless World Cup

Nome: Angelo Cognome: Cimbali
Età: 45 anni
Paese: Italia
Lingue: italiano
Angelo si deve confrontare con un difficile passato, legato alla dipendenza dall’alcool. “Ho sempre saputo di avere grandi difficoltà a livello emotivo. L’alcol mi aiutava a superare l'ansia e il senso di inadeguatezza”, ammette: “Era un modo per sfuggire alla realtà” .
Congedato dall’esercito e allontanato dalla famiglia, decide di dare una svolta alla sua vita, iniziando un percorso di disintossicazione, supportato da un centro di solidarietà, il CEAS, dove tutt’ora vive e offre collaborazione come volontario.
Grazie a questa associazione, viene a conoscenza della Nuova Multietnica ed entra a far parte della Nazionale Italiana di Homeless World Cup.
Angelo è entusiasta del progetto perché vede il torneo come la possibilità di un riscatto, attraverso la sua grande passione, il calcio.

Nome: Anderson Cognome: Cervantes
Età: 20 anni
Paese: Perù
Città: Tocache
Lingue: spagnolo, italiano
Anderson, terzo di cinque fratelli, arriva in Italia a 12 anni. La sua famiglia non ha possibilità economiche, ma cerca di dargli un’istruzione fino ai primi anni delle scuole superiori. Interrotti gli studi, lasciata la casa familiare e privo di una sistemazione stabile, inizia a lavorare in una fabbrica di manufatti, che purtroppo chiude a causa della crisi economica attuale.
Essendo venuto a conoscenza del Progetto Homeless World Cup, decide di unirsi alla squadra per sviluppare una maggiore determinazione e costanza a perseguire gli obbiettivi.
Come molti dei suoi compagni di squadra, anche per Anderson, l’Homeless World Cup 2009 rappresenta una grande, irripetibile occasione, per migliorare il suo futuro, magari trovando un nuovo lavoro e una casa.

Nome: Pietro Sollen Cognome: Kodjo
Età: 22
Paese: Togo
Lingue: francese, italiano
Pietro è arrivato in Italia come rifugiato politico a causa delle numerose persecuzioni che ha dovuto subire in Togo, il suo Paese d’Origine.
Attualmente è ospitato presso le strutture della Caritas italiana.
Convinto dall’allenatore ad entrare in squadra, decide di accettare questa sfida, alla ricerca di nuove motivazioni per migliorare la sua vita.
Nella vita si è dovuto barcamenare con lavori umili, ma sul campo è dotato di una tecnica sopraffina. Orgoglioso del suo “essere in campo” spiega: “Quando sei sul terreno non conta quanti soldi o quali privilegi hai. Tutti i giocatori sono uguali e conta solo la bravura di giocare e il loro essere in grado di fare squadra”.

Nome: Bryan Cognome: Toscano
Età: 18
Paese: Ecuador
Lingue: Spagnolo, italiano, inglese
Bryam arriva in Italia attraverso il ricongiungimento familiare.
Disorientato dalle mille diversità di un paese nuovo, ha finito per legarsi alle bande latino-americane, ricercando quel senso di appartenenza che non era riuscito a trovare nei coetanei italiani.
Nel suo progressivo desiderio di cambiare ambiente, vivendo saltuariamente “sulla strada”, senza reali obiettivi o certezze a cui aggrapparsi, viene a conoscenza di una squadra di calcio che utilizza lo sport come catalizzatore per incoraggiare le persone più diseredate a cambiare vita.
Nasce in lui la consapevolezza di poter migliorare se stesso, anche attraverso il calcio, una componente irrinunciabile della propria esistenza.
Bryan è un abile centrocampista e culla il sogno di diventare un secondo Benzemà. E’ molto giovane per pensare a progetti a lunga scadenza, ma è sicuro di una cosa: resterà nel mondo del calcio perché è un modo per imparare ad essere uomo e per trovare autentiche motivazioni.

Nome: Florian Cognome: Matei
Età: 26
Paese: Romania
Lingue: italiano, rumeno
Quando il coach Bogdan lo ha incontrato al campo rom, non sapeva una parola di italiano, ma i suoi piedi parlavano per lui. Romeno e rom, originario della città di Bals, ha 26 anni, vive con la compagna - in attesa di un bimbo - e la sua bambina di tre anni. In campo è un vero jolly, perfetto per lo street soccer: dal portiere all’attaccante con la stessa feroce determinazione e voglia di vincere. Ma se Matei si trova bene ovunque in campo, non è altrettanto fortunato in Italia. Non è mai riuscito ad ottenere una casa. Tra i numerosi “traslochi”, lavori saltuari e le mille altre difficoltà quotidiane, ha perso di vista la nazionale. L’anno scorso, Matei è riuscito a ricontattare Bogdan - che sarebbe stato felice di portarlo in Australia - ma un cellulare smarrito e altre vicissitudini non l’hanno permesso. Questo è l’anno buono: Matei è riuscito - con l’ingresso nella UE della Romania finalmente da “comunitario” - a tornare in contatto con Bogdan e a diventare un punto fermo della selezione italiana. Peccato solo che non riesca ancora a trovare un punto fermo per vivere. Abita ancora infatti in un campo vicino a Linate. Matei spera che la Homeless World Cup possa garantirgli non solo un posto in squadra ma l’energia giusta per trovare una vera casa per sé e la sua famiglia.

Nome: Giorgio Cognome: Toma
Età: 19
Paese: Romania
Lingue: italiano, Rumeno
Convinto dalle promesse dello zio di un mondo migliore, Giorgio arriva in Italia, inseguendo il sogno di avere una vita “normale”, un buon lavoro, una bella casa.
Un sogno di difficile realizzazione, perchè, da subito, si scontra con le difficoltà inerenti il percorso di inserimento, in uno paese straniero.
Attualmente Giorgio vive in uno dei tanti campi Rom, disseminati nella periferia di Milano.
Un giorno, un amico gli parla della Nuova MultiEtnica , della possibilità di venir a contatto con persone nella sua stessa situazione, con cui condividere molto più che la passione per il calcio.
Si ambienta facilmente e riesce a stabilire forti legami con i suoi compagni, uniti dall’amore per lo sport, ma anche dalle comuni barriere sociali che incontrano, cercando di affermare se stessi.
Non è solo sport, anzi è sport come coesione sociale, strumento di riscatto, veicolo per promuovere i diritti delle minoranze.

Nome: Nicolae Cognome: Dubai
Età: 23 anni
Paese: Romania
Lingue: rumeno
Nicolae è arrivato in Italia giovanissimo, ancora minorenne, tanto che ha vissuto per un periodo in un celebre orfanotrofio di Milano, "I Martinitt".
Ha partecipato come giocatore alla Homeless World Cup di Cape Town 2006, mettendo a segno più di una rete. Il calcio e la partecipazione al torneo e al training precedente, sono state per lui una grande opportunità per crescere e maturare. Oggi lavora e ha una casa, per quanto precaria. In campo è un difensore roccioso e, fuori, è un vice allenatore tranquillo e capace.
Organizzatore nato, aiuta Bogdan a tenere in riga i giocatori.
Parteciperà alla prossima Homeless World Cup come team manager. Crede nella capacità del progetto di aiutare tante altre persone, soprattutto giovani come lui, attraverso il calcio e lo sport in generale.

Nome: Mervin Cognome: Dugas
Età: 20 anni
Paese: Seichelles
Lingue: italiano
Intercettato e fortemente voluto dall’allenatore della squadra, Mervin è il più recente componente della nazionale Homeless World Cup.
Dimostra fin da subito di conoscere l’area dei rigori come pochi.
Dopo un’infanzia poverissima, arriva in Italia cinque anni fa dalle isole Seichelles e, mentre la sua vita privata è caratterizzata dalla mancanza di punti fermi, all’interno del team Homeless World Cup, riesce ad imporsi da subito come un importante riferimento, un’incrollabile certezza per i suoi compagni, perché in grado di sferrare un goal dietro all’altro, ma, soprattutto, supportarli grazie alla sua forte tenacia.
Dotato di eccellenti potenzialità, vuole allenarsi soprattutto sul tiro, sullo scatto e sulla difesa della palla, “I Mondiali Homeless World Cup 2009 rappresentano per me” spiega entusiasta, “un’importante opportunità per dimostrare il mio valore sul campo, ma anche un modo per promuovere la condizione dei senza tetto e creare la consapevolezza che, non potendo scegliere la propria origine o condizione sociale, si può migliorare se stessi, anche grazie allo sport”.

Nome: Potru Cognome: Florian
Età: 32 anni
Paese: Romania
Lingue: italiano, rumeno
Il colpo di fulmine è stato nell’agosto scorso, circa un anno fa. Potru è venuto a conoscenza per caso di Homeless World Cup e da allora è una dei più grandi sostenitori del progetto e un membro fisso della squadra, nel ruolo di centrocampista.
Ha 32 anni, una moglie ammalata di cirrosi epatica e attualmente vive in una tenda, perché non può permettersi di pagare l’affitto di una casa. Vorrebbe trovare un lavoro come muratore, ma attualmente è disoccupato. Nonostante questo, è ottimista verso il futuro.
La scoperta degli altri giocatori è stata per lui come una rinascita: persone che hanno avuto la possibilità di un riscatto, per poter cominciare a realizzare i propri sogni. La Homeless World Cup dà coraggio. Oltre la passione per il calcio, Potru è entusiasta di avere la possibilità di conoscere persone con difficoltà comuni alle sue, con cui poter combattere per migliorare le proprie condizioni sociali.
Oggi Potru parla a tutti della Homeless World Cup come l’inizio di una svolta ed è fermamente convinto a trovare una casa, per poter, così, offrire a sua moglie un posto sereno dove poter guarire.

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