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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 06/11/2007 @ 08:46:59, in casa, visitato 2572 volte)

By Grattan Puxon

Richard Sheridan, portavoce di Dale Farm, questa settimana sarà a Bruxelles per ottenere supporto alla campagna per fermare le ruspe di Basildon contro la più grande comunità Viaggiante nel Regno Unito.

In compagnia di Joseph Jones, rappresentante dei Viaggianti, chiederà una moratoria di tutti gli sgomberi finché non siano disponibili aree di sosta in Gran Bretagna e nel resto d'Europa.

Ci si aspetta che il Parlamento Europeo adotti linee guida per l'inclusione sociale dei circa 10 milioni di Rom e Viaggianti che vivono nei 27 stati dell'Unione Europea.

"Siamo stati esclusi per secoli" ha detto Sheridan prima di partire. "Questa è la nostra chance di indicare un modello per un futuro migliore."

Ma aggiunge che il primo obiettivo è di portare l'attenzione su ciò che descrive come la politica di pulizia etnica del consiglio di Basildon. Il consiglio ha votato la spesa di circa 5 milioni di euro per ripulire il distretto da 150 cosiddette famiglie Viaggianti non autorizzate.

Il mese scorso, il consiglio ha partecipato nel perseguitare 25 famiglie Viaggianti che diverse volte tentarono di accamparsi nel territorio distrettuale. Furono sgomberati grazie alla notoria Sezione 61 del Criminal Justice Act, che effettivamente proibisce il modo di vita dei Viaggianti.

"La polizia ci ha sgomberato cinque volte in tre giorni," dice Patrick Gammell. "Dove possiamo vivere? L'anno scorso siamo stati cacciati dalla nostra terra e sinora siamo stati cacciati ovunque."

Dozzine di piazzole e terreni privati sono stati distrutti negli ultimi cinque anni dalle autorità locali. Molti hanno impiegato i servizi di Constant & Co, una compagnia nota per usare mano pesante.

Constant ha raso al suolo la comunità modello di Woodside nel Bedfordshire, cacciato i Viaggianti e dato alle fiamme le loro proprietà, su incarico del consiglio di Chelmsford. Il conto per questo lavoro è di oltre 25 milioni di euro all'anno.

La conferenza di Bruxelles è l'apice di un programma di cinque anni per incoraggiare la cooperazione tra gli stati membri nella lotta all'esclusione sociale dei Rom, come previsto nel trattato di Amsterdam del 2002.

Segue una dichiarazione del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa ed il rapporto speciale ONU di ottobre che deplora gli sgomberi forzati e la marginalizzazione di Rom e Viaggianti, compreso la Bretagna.

Appoggiano la dichiarazione, un gruppo di importanti OnG, incluso European Roma Rights Centre e Greek Helsinki Watch, che portano l'attenzione sulla minaccia di sgombero a Dale Farm. Viene scritto che Basildon ha nuovamente rigettato l'appello per ottenere i permessi di sosta, e hanno già distrutto una dozzina di case nella vicina Hovefields.

Nel frattempo, i Viaggianti di Dale Farm rifiutano di fornire ogni ulteriore informazione personale sulle loro famiglie. Dicono che il consiglio di Basildon ha già infranto la legge britannica sulla protezione dei dati, mettendo alcuni dettagli sanitari e sociali personali in un sito web.

Attualmente, tre famiglie hanno citato il consiglio per danni. Se la loro azione avesse successo, altre famiglie seguirebbero il loro esempio, la tal cosa potrebbe costare ai contribuenti di Basildon un milione di euro.

I funzionari comunali sono in difficoltà per il boicottaggio delle informazioni, dato che hanno bisogno di nuovi dati per la riunione consigliare del mese prossimo, quando si dovrà rispondere al tribunale sul piano di sgombero ed essere ascoltai l'11 febbraio.

I procuratori legali hanno consigliato ai Viaggianti di non cooperare con lo staff consigliare. Puntualizzano che mentre l'ordine di applicazione contro le 86 case di Dale Farm sussiste tuttora, la raccolta dei dati sul welfare non porterebbe loro benefici.

[...] Dice Kathleen McCarthy, portavoce della Dale Farm Housing Association. "La richiesta di dati personali è un abuso della nostra privacy. Non è per il nostro bene."

Dale Farm è stata sotto assedio per sette anni. 500 Viaggianti a cui era stato garantito il permesso di sosta sul loro terreno, se lo son visti ritirare perché le loro case si trovano nella cintura verde.

Ma questo secondo Kathleen McCarthy è la ricerca di un capro espiatorio contro i Viaggianti che hanno comprato i terreni.

L'ex vice primo ministro John Prescot ha suggerito una soluzione attraverso l'individuazione di un'area alternativo nella vicina Pitsea. Ma il consiglio di Basildon ha rigettato un piano in questo senso, proposto dalle associazioni dei Viaggianti.

"Abbiamo fatto un centinaio di richieste di sosta e siamo passati attraverso cinque inchieste pubbliche," dice Richard Sheridan. "Dicono che siamo illegali, ma boicottano ogni nostro tentativo di ottenere i permessi."

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Di Fabrizio (del 07/11/2007 @ 09:26:48, in Europa, visitato 2063 volte)

Rapporto sulla Violazione dei diritti basici del popolo Rrom
Presentato al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa

Secondo la Costituzione Albanese, ogni membro della minoranza Rrom che viva in Albania ha i medesimi diritti di qualsiasi altro cittadino albanese; questo è previsto nelle altre Legislazioni supplementari.

Questa minoranza culturale ha pure il supporto delle disposizioni del Consiglio d'Europa che tratta i diritti delle minoranze e la carta linguistica sulle minoranze regionali, ciò significa che esiste l'intera struttura legale che sanziona i diritti e la libertà fondamentali per quanto riguarda minoranza dei Rrom.

A fianco dei forum europei che monitorano i diritti della minoranza Rrom sono stati inviati rapporti, raccomandazioni e note, poste anche delle condizioni, cercando di ottenere l'attenzione del Governo Albanese e far presente che questi diritti non sono attualmente realtà. Tutte le volte che ai differenti Governi è stato chiesto di fare reali questi diritti, questa cosa è prevista come un termine per quanto riguarda l'applicazione della Repubblica di Albania nel corso dell'associazione e della stabilizzazione, nel senso verso Comunità Europea.

Esistono e perdurano differenti progetti, sostenuti finanziariamente. Tentano di materializzare in realtà i diritti e le libertà fondamentali riguardo la minoranza Rrom in Albania. Possiamo menzionare qui il Patto di Stabilità o il Decennio dei Rrom. Il Governo Albanese è spinto dal Consiglio d'Europa nel disegnare ed approvare la strategia nazionale riguardo la minoranza Rrom. Quel documento riflette le attività per raggiungere le priorità in differenti campi dove basicamente è motivato il rispetto dei diritti della minoranza Rrom.

Nonostante la realtà non sia cambiata, la vita ed il lavoro di quelle persone a volte è peggiorata a causa dei gravi problemi sollevati. Tuttora i Rrom rappresentano lo strato meno favorito della società che ancora rifiuta i diritti in campi come:

Il diritto all'educazione

Anche ora dopo 15 anni di democrazia scontiamo la mancanza di "un'intelligenzia" Rrom e di persone diplomate. La percentuale di analfabetismo nella minoranza Rrom è superiore all'80%.

Solo 7 Rrom frequentano l'università, ce ne sono 11 che frequentano la scuola secondaria, su di una popolazione che si stima approssimatamente in 120.000 persone.

Soffriamo la mancanza di insegnanti Rrom nelle scuole pubbliche costruite nelle aree di residenza dei Rrom.

Una grave situazione è rappresentata dalla selezione che frequentemente dipende da diversi insegnanti nei 9 anni di scuola primaria che non vogliono scolari Rrom nelle loro classi. Frequentemente la loro comunicazione con gli studenti Rrom è manchevole ed insultante, non in linea con i metodi pedagogici. Il mancato coinvolgimento degli studenti Rrom nelle lezioni, la loro sistemazione nei banchi in fondo alla classe è una mancanza di attenzione che sfocia nella discriminazione.

E' evidente la mancanza di asili d'infanzia nelle aree con popolazione Rrom, come è evidente la mancanza di supporto per gli asili che hanno bambini Rrom.

Il diritto ad essere registrati come cittadini della Repubblica d'Albania

La non registrazione dei bambini Rrom nei registri di base degli Uffici delle Risorse Vitali è frequentemente conseguenza delle barriere burocratiche e delle pratiche e delle procedure di registrazione, tenendo conto delle abilità e dello status economico e sociale della popolazione Rrom.

Il diritto al lavoro

La percentuale di disoccupazione tra i Rrom è molto più alta di quella di altre comunità.

Sono frequenti la non accettazione o i rifiuti cammuffati delle aziende quando la richiesta d'impiego viene dalla minoranza Rrom.

E' pure evidente la mancanza di supporto alle attività i cui soggetti sono Rrom.

Il diritto di Rappresentazione

La mancanza di rappresentazione dei membri della comunità Rrom è evidente non solo in Parlamento, ma anche a livello locale. Ovunque, nelle municipalità, nei comuni, in prefettura, nei distretti, nelle istituzioni del Sistema Giuridico, nella polizia, nelle forze armate, nelle istituzioni sanitarie come pure nelle istituzioni artistiche, scientifiche e culturali non si trovano Rrom.

La mancanza di un Codice Elettorale a base proporzionale lavora contro la possibilità di avere eletto un membro della minoranza Rrom, secondo cifre, percentuali e una reale rappresentazioni delle differenti comunità. Abbiamo lo stesso supporto legale che hanno i Rrom in altri paesi. Loro hanno rappresentanti nei parlamenti e nei governi locali e centrali.

Il diritto alla lingua Rrom

La caratterizzazione della minoranza Rrom come minoranza linguistica non è rispettata come sancito dalla Carta delle Minoranze Linguistiche Regionali. Un ruolo negativo è stato giocato dalla non inclusione del diritto di imparare la lingua rrom nella Strategia nazionale per la minoranza Rrom. La mancanza di insegnanti Rrom, capaci di insegnare la lingua, ha creato come un altro effetto negativo, moltiplicato dalla mancanza di appoggio per la progettazione e l'emissione di manuali in lingua rrom. Come pure l'assenza di programmi in lingua rrom nella televisione nazionale ha giocato un effetto negativo.

Il diritto all'informazione

I media, guidati dalla maggioranza, non hanno mai creato accesso alle problematiche e alla realtà rrom. Non si è mai offerto al pubblico la struttura della Strategia Nazionale per la minoranza Rrom. L'assenza di una presenza nei media, scritta o via radio, dei membri della comunità rrom ha portato a conseguenze negative. Il Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione non ha mai fornito le licenze richieste, ha negato il diritto di questa minoranza, valutando la richiesta come non d'accordo con la legge attuale.

Pellumb Furtuna (Gimi)
Executive Director

Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Telefon: 00 355 4 368 324
Fax: 00 355 4 368 324
E-mail: afurtuna@albaniaonline.net - Website: www.rromani. net

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Di Sucar Drom (del 08/11/2007 @ 09:06:43, in blog, visitato 2086 volte)

Sicurezza, è aperta la caccia
C’è voluta la brutale aggressione di una donna a Roma ad opera di un delinquente, forse la più crudele degli ultimi tempi, per far alzare al governo il piede dal freno e varare un decreto che rendesse immediatamente operative misure sul fronte della lotta alla criminalità. Che il ...

La furia cieca è arrivata...
Vendetta e razzismo sono state infatti le due principali pulsioni che hanno guidato la ''spedizione punitiva'' portata a termine ieri sera da una decina di persone con il volto coperto da caschi da motociclista ai danni di quattro rom rumeni nel parcheggio di un centro comme...

Mercedes Frias, perchè inseguire una deriva razzista e xenofoba?
Caro Ministro Giuliano Amato, se usi la polizia come braccio armato per la vendetta di Stato; non puoi che aspettarti che, con le stesse motivazioni, altri si sentano legittimati a usare la forza per difendersi dal “nemico invasore criminale”. Trovi grande differenza fra entrare con l'aggressività della divisa, armati, con le ruspe, ...

ASGI, no al decreto "sicurezza"
L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) esprime la più ferma contrarietà al decreto legge sulla “sicurezza” emanato dal governo, nel merito e nella forma. I disegni di legge elaborati su questo tema, nel prevedere nuove ipotesi di reat...

L'avvocatura penale contro il pacchetto "sicurezza"
La giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, presieduta dall’avvocato Oreste Dominioni si è riunita d’urgenza dopo la decisione del governo di trasformare in decreto uno dei cinque ddl del "pacchetto sicurezza" a seguito delle sevizie subite dalla donna ...

L'Europa e il tabù dei Rom
La risposta delle autorità pubbliche al massacro di Giovanna Reggiani è stata ferma, netta: non c’è spazio in Italia per chi vive derubando, violando, uccidendo. C’è qualcosa di sacro nel bisogno di sicurezza sempre più acutamente sentito dagli italiani, così come c’è qualcosa di sacro nell’ospitalità, nell’apertura al div...

L’Italia si è persa, la bestia è scatenata
L’Italia si è persa, la bestia è scatenata. Dopo i fatti della fine dell’anno scorso a Opera (MI), qualcuno si era illuso che la politica e la società civile potessero aprire gli occhi sulla situazione dei Rom e dei Sinti in Italia ma si sbagliavano! Abbiamo assistito inermi ad un continuo di interventi che ricordano in maniera speculare la Germania degli anni Trenta. Politici, preti, intellettuali: tutti a ...

Fini: impossibile integrare i rom
Fini: impossibile integrare i rom. Sono le dichiarazioni rilasciate da Fini a generare malumori con la sinistra. Secondo il leader di An “solo a Roma andrebbero fatte subito 20 mila espulsioni”. E, riguardo all’integrazione dei rom nel nostro Paese, esclude senza mezzi termini og...

Pescara, cappio ai Rom
«Cappio ai rom» è la scritta comparsa ieri mattina su un muro della sede del Municipio di Pescara; accanto, sulla destra, è stata tracciata una Croce Celtica. Il muro in questione si affaccia su un parcheggio interno. Altra scritta xenofoba è stata lasciata, sempre a Pescara, sulla recinzione del parco dell'ex caserma Cocco. Sull'episodio sono in corso indagini da parte ...

ARCI, non servono misure d'emergenza per la sicurezza
«Non servono misure d'emergenza per la sicurezza». Lo affermano in una nota congiunta Paolo Beni, presidente nazionale Arci e Filippo Miraglia, responsabile immmigrazione Arci. «La violenza dei giorni scorsi a Roma colpisce tutti noi per l'efferatezza e la crudeltà. Tut...

Roma, fiaccolata contro il razzismo
Venerdì alle 19, di fronte al Colosseo, si terrà una fiaccolata contro il razzismo e le manifestazioni di xenofobia che si sono verificate negli ultimi giorni in città, organizzata da Prc, Pdci, Verdi e Sinistra Democratica. Lo hanno annunciato Fabio Nobile, Massimiliano Smeriglio, Massimo Cervellini e Ri...

Rutelli forse si sveglia...
«Mi chiedo: c'è stata una violazione dei diritti umani in Romania? C'è stato un intervento coattivo nei confronti di comunità rom, che sono state indotte a espatriare avendo perso alcune prerogative sociali come la casa?». I due inquietanti interrogativi sono stati sollevati dal vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli nel corso della puntata di ieri sera di Matrix dedicata ai temi della si...

Roma, il gioco dell’oca non si ferma
«I cittadini di S. Cornelia hanno segnalato che nelle ultime ore numerosi nomadi rumeni, allontanati dalla zona di Tor di Quinto, si sono installati lungo le scarpate di via di S. Cornelia all'altezza del primo Km e nei pressi di un elettrodotto all'interno del parco di Veio. S. Cornelia è un quartiere dell'estrema periferia del Comun...

Decreto “sicurezza”, iniziano le espulsioni e il balletto politico
E’ entrato in vigore il decreto legge che permette ai prefetti di emanare provvedimenti di urgenza per l’allontanamento dal territorio nazionale di cittadini comunitari per esigenze di pubblica sicurezza.
Dopo la firma apposta il 1 novembre dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il decreto è stato pubblicato il giorno dopo nella Gazzetta Ufficiale...

Leone Paserman, condanno duramente il decreto sulle espulsioni
«Condanno duramente il decreto sulle espulsioni emesso in modo troppo frettoloso. Sono figlo di immigrati, presidente di una comunità di migranti e appartengo a un popolo errante che ha subito depo...

Roma, cronaca di uno sgombero
Lunedì l’ennesimo sgombero, quasi non ci facciamo più caso ormai, uno sgombero di qua uno di la! Ogni figlio è tanto figlio dei genitori quanto della società a cui appartiene!!!
Devo dichiarare la mia profonda indignazione per lo sgombero di Tor di Quinto, nessun premio per la rom che ha denunciato l’accaduto. Mi chiedo come sarebbe andata se la donna non avesse parlato…

Un clima pericoloso
L'aggressione di ieri sera [ndr, 2 novembre 2007] contro un gruppo di romeni dimostra che è avvenuto qualcosa che i pessimisti sentivano nell'aria. Quando sono tanto forti le emozioni, e nessuno le raffredda e troppi le sfruttano, non soltanto diventa difficile trovare le risposte giuste, ma si esasperano i conflitt...

Tutto il Mondo si indigna
Da alcuni giorni riceviamo moltissimi interventi di innumerevoli organizzazioni, non solo rom e sinte, da tutto il mondo. Pubblichiamo l'intervento dell'Union Romanì spagnola, inviato al Governo italiano, con cui coll...

Roma, la comunità rom rumena chiede solidarietà
«Come comunità rom romena siamo profondamente indignati per il barbaro episodio che ha portato alla morte di Giovanna Reggiani. Come cittadini neocomunitari che tentano di vivere in questo paese nel rispetto delle regole chiediamo fermezza da parte della giustizia giacchè atti così efferati e brutali non ammettono esitazioni e v...

Decreto “sicurezza”, una proposta di modifica
Pubblichiamo l’intervento di Sergio Briguglio, inviato al Consiglio dei Ministri, che mette in evidenza gli errori contenuti nel decreto legge "sicurezza" e propone alcune modifiche per non disattendere ...

Rom e Sinti, chiediamo spazio
Pubblichiamo la lettera invita dall’associazione Rom Sinti @ Politica al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente della Rai, al Presidente della commissione di vigilanza della Rai, all'On. Gianfranco Fini e alla...

Reggio Emilia, bocciato il referendum contro le micro aree per le famiglie sinte
“Campo nomadi” e micro aree: il referendum sostenuto anche dalla Lega Nord di Reggio per impedire - tramite variante - il cambio della destinazione d’uso di alcune aree demaniali ha incassato la bocciatura. Sedici i voti contrari (Pd, Margherita e Prc), 11 i favorevoli (Lega N...

Brescia si prepara a cacciare i Sinti italiani
Trasformare i “campi nomadi” in centri di emergenza abitativa. L'assessore ai Servizi sociali di Brescia Fabio Capra ha presentato ai colleghi di giunta una proposta che, se trasformata in delibera e approvata dal consiglio comunale, potrebbe gradualmente modificare l'utilizzo delle aree cittadine attualmente abitate d...

Liberarsi degli stranieri: l'unica idea "nuova" della casta
Come è possibile che l'unica speranza odierna di cambiamento, Walter Veltroni, seguendo l'esempio di Sergio Cofferati, si svegli improvvisamente con la camicia nera per "deportare" quei nomadi che ha visto quotidianamente moltiplicarsi sotto le sue finestre in quelle capanne da megalopoli del Terzo Mondo, cioè in quei Rancitos o Favelas o Cimitero del Cairo che, come sanno anche ...

Prima di tutti vennero a prendere gli zingari...
“Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare” (Bertold Brecht). Cosi' con questi versi Brecht descriveva la nascita del nazismo. Dilagano f...

Il Governo italiano racconta bugie all'Europa?
Visita a Roma ieri del vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, Maud de Boer-Buquicchio, che ha incontrato al Viminale il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi (in foto) e altri rappresentanti delle istituzioni italiane. Tema degli incontri la situazione della popolazione rom presente in Italia che, intervistato dall’Ansa, l’esponente del Consiglio ha definito complessa “indipendentemente dall'emergenza di questi giorni e che vede coinvolti ...

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COMUNICATO STAMPA
 CS127-2007
 
 UCCISIONE DI GIOVANNA REGGIANI E ATTACCHI XENOFOBI: AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA RICHIAMA LE ISTITUZIONI E I MEZZI D'INFORMAZIONE A DARE IL BUON ESEMPIO TENENDO UN ATTEGGIAMENTO RESPONSABILE
 
 Facendo proprio il richiamo all'importanza della giustizia e all'insensatezza della violenza e della vendetta, rivolto dai familiari di Giovanna Reggiani, aggredita e uccisa a Roma il 31 ottobre 2007, la Sezione Italiana di Amnesty International ha sottolineato la necessita' che i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, gli
 esponenti politici e gli operatori dei mezzi di informazione adottino un  atteggiamento responsabile e obiettivo che stigmatizzi le responsabilita' individuali e prevenga gli attacchi xenofobi.
 
 'Esortiamo i rappresentanti del Governo, del Parlamento e degli enti locali cosi' come gli operatori dell'informazione a non indulgere a generalizzazioni, a non alludere a responsabilita' collettive di un determinato gruppo di migranti e a non utilizzare un'inaccettabile identificazione tra poverta' e propensione al crimine. Le istituzioni i media hanno il compito di 'dare il buon esempio' e di garantire la sicurezza anche attraverso un atteggiamento chiaro e inequivocabile di rifiuto di ogni forma di violenza e di pregiudizio' - ha detto Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
 
 'In questo momento siamo vicini alla famiglia di Giovanna Reggiani, come a tutte le vittime di crimini e di violenza commessi nei confronti delle donne. La sua uccisione ci ricorda la necessita' che i governi adottino azioni positive per fermare la violenza degli uomini contro le donne che, in Italia, secondo i dati ufficiali colpisce, a diversi livelli, una donna su tre. Approfittarne per esacerbare il dibattito sulle politiche migratorie significa dimenticare che tale violenza ha portata trasversale a elementi quali la cultura, la nazionalita' e la condizione sociale e che non vi sono popoli o gruppi che possano considerarsi immuni' - ha  proseguito Pobbiati.
 
 La Sezione Italiana di Amnesty International si e' detta sorpresa per il modo affrettato e reattivo con cui sono stati adottati provvedimenti di portata generale che modificano le norme relative alla permanenza sul territorio italiano e alle espulsioni dei cittadini dell'Unione europea.
 L'organizzazione ha ricordato alle istituzioni che, secondo gli standard dei diritti umani stabiliti a livello internazionale e regionale, ogni espulsione deve essere adottata su base individuale e su presupposti chiaramente predefiniti e prevedere il vaglio da parte di un'autorita' indipendente.
 
 FINE DEL COMUNICATO
 Roma, 7 novembre 2007
 
 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
 Amnesty International Italia - Ufficio stampa
 Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
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Di Fabrizio (del 10/11/2007 @ 08:50:23, in Italia, visitato 1962 volte)

Stefano Comi | 2007-11-07

Un delitto orribile scuote l'opinione pubblica. Il presunto colpevole è un immigrato rumeno che vive, si fa per dire, in una baracca di cartone sul ciglio dell'Aniene (1).
Parte la reazione politica: decreto legge ed espulsione di rumeni a tappeto (2).
Che per anni la legge Bossi-Fini ha di fatto costretto alla clandestinitá coloro che non potevano presentare un contratto di lavoro valido è elegantemente taciuto.

Che per anni la "politica dell'immigrazione" si sia di fatto limitata a punire e vessare gli immigrati, tanto da chiamare sulla scena la Commissione Europea contro il razzismo e l'intolleranza (3) viene nascosto sotto il tappeto delle tante inettitudini della politica italiana.

La Commissione Europea rimprovera all'Italia di non aver applicato le norme europee per facilitare l'acquisizione della cittadinanza, di non avere introdotto norme chiare contro il reato di razzismo, di non aver aggiornato gli operatori delle forze dell'ordine e della magistratura sui reati di razzismo, di non aver incentivato le iniziative locali per la rimozione di elementi di discriminazione in base alla razza, alla religione, alla lingua degli immigrati. L'Italia è rimproverata per non mettere a disposizione nei tribunali un sufficiente servizio di traduzioni per i processi che vedono coinvolti gli immigrati, per non aver istituito centri di monitoraggio anti-razzisti regionali, di non avere sufficientemente sfruttato gli studi e le statistiche elaborate con i mezzi stanziati dall'UE per promuovere politiche idonee, di non aver adeguato i programmi scolastici in tema di diritti umani.

La Commissione punta senza equivoci il dito sulla Bossi-Fini quale fonte di vessazioni, arbitrio e inefficienza alla base di fenomeni che poi, di fatto, risultano essere razzisti. Mancano corsi di apprendimento della lingua italiana per stranieri, insegnanti di appoggio nelle scuole con alta frequentazione di bambini con un contesto di immigrazione. Gli immigrati sono discriminati quando cercano un alloggio, quando vogliono aprire un conto in banca o quando vogliono assicurare un'automobile. Gran parte degli stranieri è assunta in nero o con stipendi nettamente inferiori a quelli degli italiani mentre aumenta il numero dei delitti a sfondo razzista.
I gruppi piú colpiti, dice la Commissione, sono i richiedenti asilo, i Rom, i gruppi mussulmani.

In tutto questo contesto, il dito è puntato in prima linea contro i media (!) che, specialmente dopo l'11 settembre hanno associato senza distinzioni i mussulmani e l'Islam col terrorismo. La Commissione aveva raccomandato di istituire un organismo indipendente che vigili sulle violazioni dei diritti umani, compresi comportamenti razzisti, all'interno delle forze dell'ordine. Tale organismo non è stato fino ad oggi istituito.

La Commissione rimprovera che all'interno del parlamento italiano sono tollerati i discorsi razzisti e xenofobi della Lega che hanno mirato ad attribuire a gruppi minoritari (Sinti, Rom, mussulmani) la responsabilitá del degrado del tessuto sociale arrivando all'incitamento alla violenza e all'odio nei loro confronti.
Mi fermo qui. In fondo alla pagina ho messo il Link al Rapporto della Commissione Europea.
...
Che ripercussioni ha tutto questo sulla nostra vita e sul tessuto sociale e civile?
Siamo purtroppo testimoni in questi giorni di molti episodi di violenza bestiale ed efferata.
Perugia, Lecce, Cosenza, Garlasco, ... la lista è lunga ed è testimonianza di una societá che ha perso orientamenti e valori. Ma è anche la testimonianza di una giustizia che non funziona, non perché poco severa, ma perché inefficiente. Tempi processuali lunghissimi come in nessun altro paese europeo, danno la sensazione di impunitá ai criminali di professione e di impotenza ai cittadini onesti. Ecco allora che alla presenza dell'ennesimo delitto efferato e di fronte alla reazione rabbiosa dei cittadini e della stampa, la politica in prima persona indica nell'etnia, nella diversitá e nell'immigrazione la causa del male, cavalcando cioè essa stessa la tigre della xenofobia che a parole vorrebbe frenare.

Cosí, per coprire le proprie responsabilitá, che sono gravissime, la politica bipartisan indica nella categoria che da anni è vittima di discriminazioni, emarginazione e razzismo, il colpevole collettivo di tutti i mali, catturando cosí due piccioni con una fava.
Primo, nascondere le proprie inettitudini ormai endemiche da molto prima del fenomeno immigratorio; secondo, disfarsi del sintomo ultimo delle proprie deficienze senza doversi impegnare ad eliminarne le cause.
È uno schema giá visto e vissuto e che ha portato, nemmeno tanto tempo fa, ai Lager e alle camere a gas.

(1) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/flebile-attivita/flebile-attivita.html

(2) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/tor-di-quinto/scattano-espulsioni/scattano-espulsioni.html

(3) http://www.coe.int/t/e/human_rights/ecri/1-ECRI/2-Country-by-country_approach/Italy/Italy third report - cri06-19 Italian.pdf

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Di Fabrizio (del 11/11/2007 @ 09:27:13, in musica e parole, visitato 2056 volte)

08.11.2007 -http://www.polskieradio.pl/zagranica/gb/dokument.aspx?iid=68950

Un monumento alla poetessa Bronisława Wajs, conosciuta come "Papusza" (la Bambola) è stato inaugurato nel parco favorito della poetessa nella città di Gorzów , nella Polonia sud occidentale. Il monumento è stato inaugurato da Alfreda Markowska, anziana della comunità Rom di Gorzów, famosa per aver salvato numerosi bambini Rom, Polacchi ed Ebrei durante la II guerra mondiale. "Papusza" nata attorno al 1908 dalle parti di Lublino, è considerata la più eminente poetessa Rom. Ha scritto in romanes ed i suoi lavori sono stati tradotti in polacco da Jerzy Ficowski, più tardi pubblicati nella collezione "Le canzoni di Papusza". La sua poesia è stata ispirata dalla natura e dal vagare degli Zingari. Morì nel 1987.

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Di Fabrizio (del 12/11/2007 @ 09:03:32, in Europa, visitato 1559 volte)

By ČTK 7 Novembre 2007

Prague, Nov 6 (CTK) - Martedì scorso attivisti dell'associazione Dzeno hanno inviato un tubetto di crema solare ed un buono per un solarium al deputato Ministro per lo Sviluppo Regionale Jiri Cunek, leader  dei Cristiano Democratici KDU-CSL) [...]

Nella loro lettera, l'hanno ringraziato per "il lavoro modello del governo nel campo dell'integrazione dei Rom nella società" ha detto il presidente di Dzeno, Ivan Vesely.

A marzo, Cunek aveva provocato l'attenzione pubblica con le sue parole al tabloid Blesk su "le persone di pelle scura" alludendo al colore della pelle dei Rom, che "fanno disordini con la loro famiglia e appiccano fuochi in città."

Precedentemente, Cunek era stato criticato dalle organizzazioni rom e da altri attivisti per i diritti umani, per aver sgomberato degli affittuari Rom da una casa in cattive condizioni nel centro di Vsetin, quando era sindaco della città, nel nord della Moravia.

Cunek ha anche detto che la maggior parte dei Rom abusa dei benefici sociali.

Settimana scorsa, era apparso che alla fine degli anni '90 Cunek aveva rastrellato benefici sociali, depositando milioni di corone in banca.

Cunek ha detto che si dimetterà da ogni incarico governativo.

"Visto il cattivo tempo,  osiamo trasmettere un buono per la terapia solare, dato che siete conosciuto come un fan dei bagni di sole," dice la lettera.

Cunek dovrebbe accettare il "modesto regalo" come "segno di gratitudine e comprensione."

Alla fine della lettera, gli attivisti augurano a Cunek un "magnifico bagno solare per il resto dell'anno."

Cunek insiste nel proclamarsi innocente e nel dire che la sua condotta non è stata immorale.

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Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 00:57:47, in Europa, visitato 1768 volte)

Da Osservatorio sui Balcani

06.11.2007 scrive Mihaela Iordache

La Romania in mezzo

Romeni e italiani. I legami che da sempre avvicinano questi due popoli rischiano di essere messi in discussione da episodi di cronaca simili a quello di Tor di Quinto e dalle reazioni delle istituzioni italiane. Uno sguardo dalla Romania

“Questi barbari che ci staccano dall’Europa”, ma anche “Fermati gli attacchi contro i rumeni”, “Italiani ci cacciano –noi rispondiamo con Mircea Eliade e Emil Cioran”. Così titolano i giornali in Romania dopo che la tragedia di Tor di Quinto ha aperto il vaso di pandora delle polemiche sull’immigrazione da questo paese verso l’Italia.

Giovanna Reggiani, 47 anni, era stata brutalmente aggredita e uccisa da Romulus Nicolae Mailat, 24 anni, rom di cittadinanza rumena.

In Romania non si parla d’altro che dell’Italia. I legami che da sempre avvicinano questi due popoli, legami storici, culturali e linguistici rischiano di essere messi in discussione da episodi di cronaca simili a quello di Tor di Quinto. La reazione dei romeni alla vicenda è stata di sdegno e pronta condanna nei confronti del gesto compiuto dal connazionale.

A pochi giorni dall’omicidio di Giovanna Reggiani, venerdì scorso, quattro rumeni sono stati aggrediti selvaggiamente in un parcheggio della periferia di Roma. Bucarest si è vista costretta ad intervenire in difesa dei propri cittadini: il ministero degli Esteri rumeno ha chiesto a Roma di schierarsi apertamente contro la xenofobia. Oltre a condannare con fermezza l’aggressione ai danni dei cittadini romeni, dalla Romania è arrivato un appello alle istituzioni dello stato italiano perché prendano le misure necessarie affinché atti xenofobi di questo genere non si ripetano più, indagando "urgentemente", identificando e punendo i colpevoli dell’aggressione.

Dopo aver espresso la condanna per la tragedia di Giovanna Reggiani e aver mandato tre investigatori a Roma, il primo ministro Calin Popescu Tariceanu ha annunciato nuove misure perché “i delitti commessi da una sola persona non compromettono l’immagine della Romania e dei rumeni che lavorano onestamente in Italia”.

Sono quasi 600.000 i rumeni che vivono regolarmente in Italia, la comunità straniera più numerosa del paese. “Ora si sentono minacciati e temono ritorsioni solo perché hanno lo stesso passaporto dell’assassino di Tor di Quinto” lamenta l’Associazione dei Rumeni in Italia. Sono cittadini onesti che lavorano nelle case degli italiani, prendendosi cura degli anziani, nei cantieri, costruiscono palazzi o strade. Ora subiscono accuse generalizzate per i delitti commessi da alcuni dei loro connazionali. Le associazioni dei rumeni in Italia garantiscono inoltre la loro disponibilità a collaborare con le autorità italiane per individuare i cittadini che delinquono. Perché non è giusto,dicono,che si faccia di tutta l’erba un fascio.

Se è vero che esiste una fascia di emigranti che si sposta avendo già l’intenzione di commettere reati, molti sono spinti a farlo dalle difficili situazioni con cui si scontrano. In entrambi i casi, l’emigrazione parte spesso dai villaggi poveri o dalle periferie delle grandi città, dove la mancanza di lavoro preclude l’integrazione sociale.

E’ il caso di Nicolae Romulus Mailat, 25 anni, cittadino rumeno di etnia rom, accusato dell'aggressione a Giovanna Reggiani. Nel 1997, quando aveva 14 anni, le autorità rumene lo avevano destinato ad un centro di rieducazione per minorenni, in seguito alle accuse di aver commesso diversi reati. Nel 2006 un tribunale di Sibiu lo aveva condannato a tre anni di reclusione per furto, ma fu graziato nello stesso anno. Subito dopo, la partenza per l'Italia.

Nel quadro della lotta alla criminalità, da un anno è in corso un progetto – ITARO - di collaborazione tra la polizia italiana e quella romena. Alla luce di quello che sta accadendo in Italia, dove è in vigore il decreto sulle espulsioni dei cittadini comunitari, il governo di Bucarest ha deciso mandare in penisola altri 30 ufficiali della polizia romena. Bucarest chiede che le espulsioni siano motivate e vuole che i rappresentanti diplomatici rumeni in Italia siano informati con 24 ore di anticipo in merito ad eventuali provvedimenti di espulsione presi nei confronti dei propri cittadini. Inoltre Bucarest incoraggerà il rimpatrio volontario garantendo un posto di lavoro ai rumeni che rientrano in patria. Questi inoltre potranno ricevere assistenza giuridica da parte di studi legali specializzati in ambito di libera circolazione delle persone nell’Unione Europea.

Il premier Tariceanu, che in settimana dovrà incontrare a Roma il primo ministro Romano Prodi, si appella agli investitori italiani perché contribuiscano a distendere i rapporti italo-rumeni. L’Italia è infatti il principale partner commerciale della Romania e qui risiedono ormai da anni migliaia di cittadini italiani.

A Bucarest c’è una sorta di unità di crisi che riguarda i rumeni che vivono in Italia. Le dichiarazioni si susseguono di continuo. Il presidente rumeno Traian Basescu condanna "ogni violazione della legge commessa da un cittadino rumeno in Romania, così come all'estero. Ma anche ogni atto di violenza contro cittadini rumeni così come ogni discorso che inciti la gente a non rispettare i diritti civili dei romeni, senza riguardo a dove si trovino nell'Unione europea". Basescu critica inoltre il modo in cui l’Italia sta mettendo in pratica il decreto sulle espulsioni, chiedendo che il ministro per gli affari esteri consulti la Commissione Europea in merito. “Le espulsioni di cittadini europei, che vivono in altri paesi Ue, devono essere motivate su situazioni individuali e non di gruppo”, così il portavoce della Commissione Ue Johannes Laitenberger ha commentato il decreto sulla sicurezza presentato dal governo italiano. Il vicepresidente della Commissione Franco Frattini ha spiegato che "chi non ha mezzi di sussistenza adeguati per vivere nel nostro paese deve poter essere espulso" e le espulsioni devono essere effettive.

La Romania chiede invece che sia rispettato il termine di 30 giorni entro quale i rumeni espulsi possono fare ricorso.

D’altra parte, Basescu sostiene che la questione rom non riguarda la sola Romania ma dev’essere discussa a Bruxelles, perché c’è bisogno di un progetto europeo per l’inclusione di questa minoranza (quasi 2,5 milioni di persone si avvicina al 10% della popolazione rumena).

Agli occhi dei rumeni, i rom sono gli unici colpevoli di tutte le accuse e le polemiche divampate in questi giorni, e questa percezione genera un effetto boomerang che rischia di acuire l’intolleranza nei confronti della minoranza rom.

“I rumeni commettono i loro errori, gli zingari hanno le loro debolezze, ma dobbiamo trovare insieme una soluzione per uscire da questa difficile situazione” sostiene Madalin Voicu, noto opinionista rom. “Per portare un fiore o accendere una candela basta essere uomo”, dicono invece i cittadini rumeni, per lo più di religione ortodossa. Sono stati in molti a riunirsi nel centro di Bucarest per partecipare alla messa in memoria di Giovanna Reggiani, officiata mentre a Roma si svolgeva la cerimonia funebre. Altri hanno lasciato e continuano a lasciare messaggi di cordoglio e sdegno nella piazza dell’Università, simbolo della Rivoluzione dell’89 e quindi della libertà. Una tv privata vi ha installato un cartellone sul quale si stanno raccogliendo migliaia di messaggi sotto il titolo: “Tu fai la Romania. Una preghiera per Giovanna”. I rumeni sentono il bisogno di ribadire la loro condanna e il senso di vergogna nei confronti del connazionale.

Gli italiani sanno quanto sia difficile per un emigrante sopportare una reputazione negativa di cui sono responsabili solo alcuni dei connazionali, e dovrebbero essere coscienti dell’errore insito nelle generalizzazioni. E’ un grave errore pensare che esistano popoli buoni o cattivi.

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Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 09:23:10, in scuola, visitato 1614 volte)

Da Hungarian_Roma

Budapest, 7 novembre (MTI) - L'ombudsman per le minoranze ha detto mercoledì scorso che il governo deve fare di più per rafforzare le strutture che controllano la segregazione scolastica e per rafforzare la tolleranza zero.

Erno Kallai ha richiamato gli operatori degli uffici amministrativi e del ministero dell'educazione a rinforzare la cooperazione col proprio ufficio per sostenere gli sforzi per battere la segregazione che affligge particolarmente la comunità Rom d'Ungheria.

Durante una conferenza stampa con il politico socialista Andras Tatai-Toth, Kallai ha detto che lo stato deve giocare un ruolo maggiore nell'intervenire ad assicurare che gli studenti Rom non siano vittime della segregazione scolastica. Ha aggiunto che i governi locali siano ben equipaggiati per affrontare questo tipo di problemi.

Dovrebbe spuntare dalla elite politica ungherese che non ci sono programmi di lunga durata di evoluzione sociale - invece che guardare i quattro anni futuri dovrebbero progettare per i venti - i trenta seguenti, ha detto: "Dobbiamo rompere il ciclo vizioso che rafforza la segregazione scolastica di generazione in generazione," aggiungendo che gli studenti che sono passati per la discriminazione sono al momento del passaggio al mondo lavorale un peso sociale.

Tatai-Toth ha detto che il gruppo di lavoro sulla scuola del proprio partito intende offrire all'ombudsman tutto il supporto necessario perché raggiunga risultati effettivi. Il lavoro del governo è stato di assicurare il quadro legale e le risorse per ottenere risultati nel lungo termine.

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Di Fabrizio (del 14/11/2007 @ 09:14:09, in casa, visitato 1884 volte)

09 Nov 2007 09:48:22 GMT - Source: UNHCR Reuters

PRISTINA, Kosovo, 8 Novembre (UNHCR) - Gli operai stanno livellando un container collettivo per rifugiati interni vicino alla capitale Pristina, dopo che l'ultima famiglia si è spostata verso una nuova casa nel loro villaggio d'origine.

Il centro collettivo temporaneo di Plemetina era stato aperto nel 1999per fornire una sistemazione d'emergenza a circa 1.300 persone disperse appartenenti alle minoranze del Kosovo. Ha chiuso settimana scorsa quando un felice Demir Gashi e la sua famiglia Rom di cinque persone sono usciti con le loro proprietà.

L'UNHCR li ha trasportati a qualche centinaio di metri nei loro nuovi appartamenti a Plemetina, costruiti dal Ministero dello Sviluppo e Pianificazione Spaziale. Demir ha detto di essere contento nel lasciare le dure condizioni di vita del centro collettivo per trasferirsi in una casa in città.

Il governo è stato capace di chiudere il centro collettivo dopo aver assisti i rifugiati interni nel ritorno alle loro case e aver trovato posti dove costruire edilizia sociale con l'aiuto dell'agenzia ONU per i rifugiati. Giuseppe Lococo, capo dell'ufficio UNHCR di Pristina, ha ringraziato tutti quanti, compresi i donatori, sono stati coinvolti nel trovare soluzioni durature.

Le autorità kosovare -assistite anche dall'UNHCR - hanno lavorato per trovare soluzioni abitative ai rimanenti residenti del Campo di Plemetina. Due progetti di edilizia sociale sono stati completati a Plemetina ed uno a Magura, mentre il governo ha costruito nove case a Plemetina su terreno pagato dagli stessi rifugiati.

L'UNHCR ha aiutato i residenti del centro collettivo di Plemetina fornendo assistenza legale, portando avanti casi di valutazione individuali ed aiutando la distribuzione di cibo ed altri beni. Ha anche aiutato quanti hanno voluto lasciare il centro per andare in nuove case.

A seguito della politica delle autorità serbe nel 1999, oltre 900.000 Albanesi erano stati forzati a lasciare il Kosovo, per farvi ritorno pochi mesi dopo aseguito dell'intervento militare ONU. In quei giorni iniziò l'esodo di 200.000 Serbi, Rom, Ascali ed Egizi, che continuò per mesi.

Anche se 17.000 dispersi interni hanno fatto ritorno alle loro case, ce ne sono in Kosovo altri 21.000 che necessitano di soluzioni durevoli.

By Shpend Halili
In Pristina, Kosovo

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