Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 25/09/2007 @ 14:53:10, in Italia, visitato 2233 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

di Sara De Carli (s.decarli@vita.it) 24/09/2007
Due anni e mezzo fa, stessa sorte per i rom di via Capo Rizzuto. E il 13 settembre l'assessore Corso aveva detto: "Mai più"

Dunque l'unica soluzione trovata, alla fine, è stata quella di parcheggiare i rom su un bus. 35 uomini per un mese vivranno su un autobus, separati dalle famiglie.
Don Virginio Colmegna è un getleman, e il comunicato della Casa della Carità non lo dice, ma già alla conferenza stampa del 13 settembre, la soluzione si era profilata all'orizzonte. Don Colmegna l'aveva buttato lì un po' come una battuta, il limite a cui era impensabile arrivare. "Non vorrei che alla fine tornassimo indietro a due anni e mezzo fa, al pulman dove abbiamo sistemato i rom sgomberati da via Capo Rizzuto".
E Francesca Corso, assessore della provincia di Milano per i diritti dei cittadini, nomadismo e diritti di asilo, diritti delle bambine e dei bambini, tutela dei consumatori, bilancio sociale, protezione civile, integrazione sociale per le persone in carcere o ristrette nelle libertà, aveva esclamato: “Ma in questi due anni e mezzo siamo cresicuti tutti. Se non fa nulla il Prefetto, lo facciamo noi".
Appunto.

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Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 09:17:43, in scuola, visitato 2363 volte)

Da Maria Grazia Dicati

La Commissione europea ha dichiarato il 2008 "Anno del dialogo interculturale" al fine di promuovere il dialogo tra le culture quale strumento atto ad aiutare i cittadini europei, e tutti coloro che vivono nell'Unione europea ad acquisire le conoscenze e la capacità che gli consentiranno di agire in un contesto più aperto e più complesso.

Anche la scuola per la radicale trasformazione delle nostre classi da monoculturali a multietniche, ha elaborato in questi ultimi anni interessanti riflessioni sul ruolo delle diversità culturali, ma nonostante il contesto multietnico, parlare delle minoranze sinte e rom, costituisce uno scoglio ancora da esplorare e da scandagliare, a meno che non vengano considerati gli aspetti folcloristici o problematici come elementi della cultura romanì.

La scuola “di tutti e per tutti” non può assolvere in modo esaustivo il suo compito educativo se non attraverso la didattica interculturale che riconosce e legittima il valore positivo anche delle altre culture, nessuna esclusa.

Al fine di contrastare questa percezione superficiale, le associazioni costituenti del “Comitato Rom e Sinti insieme”, coerentemente con quanto discusso e proposto nella piattaforma di Cecina, hanno appoggiato e sostenuto la pubblicazione del quarto libretto di Maria Grazia Dicati da proporre alle scuole per la biblioteca multiculturale

Il testo, oltre al racconto illustrato, propone alcune tematiche e proposte didattiche per una programmazione di percorsi interculturali indispensabili ad avvicinarsi ed entrare in relazione con questa cultura.

Per quanti fossero interessati a sostenere questa iniziativa, chiediamo di informare e contattare le varie scuole e gli assessorati dell’Ente Locale affinché ne acquistino copie per le scuole materne, elementari e medie.

Il costo richiesto per ogni copia è di 6€ (più spese spedizione) : tutto il ricavato sarà utilizzato per la pubblicazione di altri libretti sempre relativi alla cultura e per sostenere il neo-comitato dei Rom e Sinti

Per informazioni si prega di contattare

Comitato Rom e Sinti Insieme

Segreteria Tecnica: via don Enrico Tazzoli n°14, 46100 Mantova –

telefono 0376 360 643 fax 0376 318 839

e mail: romsinti.insieme@libero.it

 

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Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 10:14:30, in scuola, visitato 2707 volte)

Merito di sé stessa, della sua famiglia e di Capodarco

E’ la prima volta che succede nei licei romani. Quest’anno al Virgilio, liceo classico storico della capitale, si è iscritta una ragazza Rom. Ha una grande determinazione, voglia di fare e soprattutto un gruppo familiare alle spalle che la spinge e la incoraggia. Ma la studentessa Rom ha avuto anche un’altra piccola-grande fortuna, quella di incontrare sulla sua strada, qualche anno fa, un gruppo di persone che si dedicano quasi esclusivamente all’inserimento scolastico dei ragazzi e delle ragazze Rom e Sinti. Stiamo parlando della cooperativa Ermes, nata dall’esperienza diretta della Comunità di Capodarco di Roma che in sedici anni ha visto raddoppiare il numero dei ragazzi inseriti nelle scuole di ogni ordine e grado.

“Nell’anno scolastico 1991-92 – racconta Salvo Di Maggio, fondatore della cooperativa Ermes che fa parte del consorzio Bastiani – erano iscritti alle scuole di Roma non più di 180 ragazzi Rom e Sinti. Con l’anno scolastico che è appena cominciato abbiamo superato abbondantemente i 2000. Credo che si arriverà complessivamente a 2200 ragazzi e ragazzi”. Di questi una buona parte, anzi circa la metà è iscritta alle scuole elementari. La cooperativa Ermes opera in 15 insediamenti della capitale che sono collocati in sette municipi. Quando si parla di insediamenti non si intende solo il campo, ma anche i villaggi attrezzati o gli insediamenti abitativi normali come quelli che a Roma si trovano nella zona della Romanina e di Porta Furba. I Rom e i Sinti sono infatti inseriti sempre più spesso nel contesto urbano e a differenza di quello che si pensa normalmente sono sempre più spesso stanziali e vivono in abitazioni normali (quest’anno partiranno anche i nuovi progetti per l’inserimento abitativo dei Rom finanziati dal ministero della Solidarietà Sociale).

Finora l’inserimento scolastico dei minori Rom e dei Sinti è avvenuto in 110 scuole di Roma. “All’inizio è stata dura convincere le madri e le famiglie, - racconta ancora Salvo Di Maggio - poi piano piano si è fatta strada la convinzione dell’importanza della scuola e dell’educazione. I problemi maggiori si incontrano alle medie, quando i programmi di studio si fanno più complessi e quando le difficoltà linguistiche dei ragazzi diventano maggiori. Spesso questi ragazzi Rom non parlano l’italiano nei loro gruppi di riferimento. La loro lingua è il romanè e l’italiano, anche se sono nati in Italia, non può che essere la seconda lingua. Il gap maggiore tra loro e i ragazzi e le ragazze italiane si registra quindi proprio alle medie. Per questo la notizia dell’iscrizione della ragazza Rom al Virgilio è un segnale molto importante. E’ la prova cioè che i percorsi di inserimento scolastico che sono stati avviati negli anni passati stanno funzionando.

Per quanto riguarda il razzismo o comunque in generale i fenomeni di intolleranza, il giudizio di chi ha condotto i progetti di inserimento scolastico è positivo. Ci sono casi di chiusura, come succede per esempio in alcune scuole che rifiutano di iscrivere ragazzi Rom. Ma in generale c’è una grande disponibilità da parte delle famiglie italiane. La cosa più importante che nelle esperienze di inserimento si sta sviluppando è quella dei laboratori educativi. Non basta infatti inserire nelle scuole i ragazzi Rom. Servono anche percorsi educativi e culturali che coinvolgano tutti gli altri ragazzi italiani.


Fonte: Comunità di Capodarco

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Di Fabrizio (del 26/09/2007 @ 22:47:21, in Italia, visitato 3430 volte)

In questa città ricca, opulenta, ambiziosa, piove.

Se non fosse per l’incattivirsi del traffico, per un appesantirsi dell’abbigliamento che problema sarebbe? Le case, gli uffici, i bar, i ristoranti e i negozi della nostra città sono comunque caldi e accoglienti.

Ma non per tutti. C’è un popolo di reietti da questa città, marginali ed emarginati per i quali la pioggia diventa non un fastidio passeggero ma un problema di sopravvivenza. Tra questi ci sono gli oltre 500 rom sgomberati negli ultimi mesi: uomini, donne, bambini senza un ricovero, senza un riparo se non il telo di una tenda appoggiata per terra, terra che diventa fango ai margini di una discarica, di un terrapieno ferroviario.

Questi esseri umani, venuti da una terra infelice per cercare un brandello di felicità nel paese dei ricchi, sono oggi oggetto di una campagna violenta in cui si scarica l’egoismo e la solitudine di una città che sembra aver perso la propria identità e il senso di essere una comunità accogliente e fraterna soprattutto nei confronti dei più deboli e infelici.

Le istituzioni devono applicare e far rispettare le leggi e questo è il loro compito ma hanno anche la responsabilità del bene di una collettività più ampia che non può escludere, cancellare persone che sono nostri concittadini, nostri fratelli.

Ma oggi le istituzioni non si occupano di chi vive nel fango e non ha un tetto sotto il quale riparare i propri figli.

Per questo faccio un appello ai buoni di questa città, a quelli che non chiudono gli occhi di fronte a chi sta male perché si compia un gesto di semplice solidarietà umana. Non permettete di essere vittime di ipocrisia, a quella ci sta già pensando la politica. Non preoccupatevi dei bambini Rom solo quando li vedete nella metropolitana e sui telegiornali guadagnarsi qualche spicciolo per un panino suonando, elemosinando e anche rubando. Pensate al fatto che una volta finito il loro “lavoro” vanno a dormire nel fango e al freddo e che il loro benessere dipende dal benessere dei loro genitori. Per questo popolo che soffre, per il mio popolo, qualcuno trovi, adesso, un riparo, provvisorio ma sicuro che lo aiuti ad affrontare una stagione che può essere crudele per chi tra loro è più debole come le donne e i bambini.

Dijana Pavlovic, cittadina italiana e rom

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Di Fabrizio (del 27/09/2007 @ 09:38:29, in media, visitato 2575 volte)

In allegato trovate alcune pagine del messaggero pubblicate sabato 22 settembre riguardante notizie sui rom. Xoraxai

di ELENA PANARELLA
e RAFFAELLA TROILI
ROMA - Un filo sottile segna il confine tra esasperazione e intolleranza. I cittadini di Ponte Mammolo l’hanno attraversato. Quelli che avant’ieri si sono fatti giustizia da soli, e tutti gli altri, il benzinaio, il panettiere, l’operaio, il barista. Sono stanchi. «Basta - ripetono - Sono anni che andiamo avanti così, tendopoli, baracche, case lungo il fiume. Siamo invasi da questi insediamenti che hanno portato all’aumento di furti, delinquenza, degrado. E non serve a niente sgomberarli, tanto ritornano».
Ponte Mammolo, il giorno dopo. La rabbia è rientrata, l’esasperazione no. Anche se i sentimenti sono contraddittori, anche se il buonsenso è tornato ma il cuore pulsa ancora troppo forte, il colpo di coda del quartiere è ancora nell’aria. «Il Comune invece dov’é?», grida da dietro il bancone Anna, «la verità è che ci hanno lasciati soli». Siamo nel V Municipio, e gli stranieri sono numerosi e integrati. Gli zingari, i baraccati, quelli no, quelli sembrano creare solo problemi. «Non andiamo più al parco per timore d’incontrarli, sono entrati nei box, nelle case, hanno rubato i motorini. E le donne hanno paura a uscire la sera».
Esasperati i cittadini. Esasperato chi ogni giorno aiuta, quantomeno cerca un contatto, tende una mano al popolo rom. Gli operatori sociali, le parrocchie, i volontari anche loro si dicono abbandonati. «Dove sono le istituzioni?». Chi scende nei “campi”, come loro, ha il diritto di lamentarsi. Chi conta i posti vuoti sul pulmino che dovrebbe portare i piccoli rom a scuola; chi incontra le sue alunne in centro a caccia di borsette mentre i maschietti sono ai semafori, a elemosinare. Le associazioni seguono passo dopo passo il loro percorso formativo, «ma anche se tanto è stato fatto, molti bambini - segnala Paolo Perrini dell’Arci solidarietà - restano ancora nei campi. Il nostro lavoro è fondamentale per l’iscrizione, ma non può essere lasciato a sè. Va accompagnato da politiche di inclusione sociale per le famiglie». Come a dire: se le condizioni di vita rasentano l’estrema precarietà, se i rom che sono a Roma dall’80 ancora vivono nelle baracche, quale integrazione si possono aspettare questi bimbi nati a Roma, figli di una generazione anch’essa nata a Roma? «Il loro primo problema non è la scuola, ma la sopravvivenza».
Nuovi baraccati e vecchi insediamenti. «E’ una realtà che va affrontata a livello nazionale», aggiunge Salvo Di Maggio della comunità Capodarco. I piccolini cominciano bene, frequentano la materna, i primi anni delle elementari. Poi il contatto si perde, vengono risucchiati dalla loro cultura, le femmine si sposano, anche a forza. «A un certo punto il loro mondo si fa troppo diverso da quello degli altri coetanei. C’è un bimbo che non è venuto a scuola per un anno perché non poteva passare in una certa zona del campo», ricordano le maestre dell’Istituto Dalla Chiesa. «C’è chi arriva tutti giorni da lontano, da Castel Romano, dove neanche hanno l’acqua, i servizi, ci mettono amore e buona volontà. Altri sono solo nomi sui registri...». Crescono e si sentono inadeguati, «vanno a rubare Nike e tute per vestirsi come i loro compagni», ancora Perrini. Alla fine, si arrendono...


Sono circa duemila i bambini rom iscritti alle scuole della Capitale provenienti dagli oltre 25 insediamenti sparsi per il territorio. La frequenza si attesta sul 70%, con picchi dell'85% dove i campi sono più attrezzati, e minimi del 30% dove le condizioni di degrado non permettono una costanza negli studi. Di media, quindi, vanno regolarmente a scuola solo il 50% dei bambini rom. Le bambine frequentano di più fino alle elementari rispetto ai maschi, poi molte di loro, verso i 13 anni cominciano ad allentare perché le famiglie le vogliono vicine per i lavori quotidiani o magari sono costrette a sposarsi. La scolarizzazione è affidata ad associazioni che seguono passo passo il percorso formativo dei bambini dalla materna, alle medie e per qualcuno di loro anche alle superiori e nei corsi di formazione che quest'anno hanno raggiunto l'apice di circa settanta iscritti. «Per capire come è cambiata la condizione di questi ragazzi - spiega Salvo Di Maggio, responsabile della Comunità di Capodarco - basta pensare che tra il 1990 e il ’91 a Roma si registravano 180 bambini iscritti con una frequenza molto bassa. Oggi parliamo di circa 2000 ragazzi di cui circa 1400 vanno regolarmente a scuola. Si può dire che il passaggio è stato compiuto». La comunità di Capodarco controlla 11 insediamenti a sud est della città: da quello di via di Salone a quello dell'Arco di Travertino passando per via della Martora e via dei Gordiani. Insieme alla Onlus Arci Solidarietà Lazio, che segue, tra le altre, le comunità di Castel Romano, Tor de’ Cenci e Tor di Quinto, coprono gran parte del territorio capitolino per un totale di circa 1800 ragazzi. Ogni mattina vengono portati nelle rispettive scuole (dal centro alla periferia) grazie a pullman messi a disposizione dal Comune. Quelli più grandi, che hanno le strutture vicino ai campi, le raggiungono a piedi. Alcuni vengono accompagnati dai genitori, mentre la maggior parte ogni giorno è costretta a tragitti spesso snervanti: «Complessivamente noi seguiamo circa 850 ragazzi (Capodarco un centinaio in più) tra materna, elementari e medie - spiega Paolo Perrini, responsabile dell'Arci Solidarietà Lazio - Purtroppo, come ad esempio per gli iscritti del campo di Castel Romano (280 con frequenza del 50% circa), spesso i bambini devono affrontare lunghi tragitti per raggiungere la Garbatella o altre zone limitrofe, tutto a discapito dell'attività didattica perché arrivano in classe più tardi rispetto agli altri».
G. M.


di GIOVANNI MANFRONI

Sonita ha 16 anni, tanta voglia di studiare e divertirsi e un grave ritardo mentale che non le permette di stare alla pari con gli altri bambini. Ma Sonita è più forte della sua malattia. Ogni mattina, con il sorriso sulle labbra, mano nella mano con la mamma, sale sul pullman che l'aspetta davanti all'entrata del campo rom di Tor de’ Cenci. «Frequenta assiduamente la scuola - assicura Marco Birnozzi, coordinatore dell'Arci Solidarietà Lazio - Sonita fa la prima media ed è seguita da vicino da insegnati ed operatori. Quest'estate non vedeva l'ora che ricominciasse la scuola. E' sempre un gioia vederla arrivare e leggere nei suoi occhi la felicità e la spensieratezza che stona rispetto al contesto in cui vive».
Ma spesso per i ragazzi rom non accettano regole. Quasi sempre sono i genitori a impedirglielo. È il caso di Stepe, che ha ha sempre amato la scuola. «Le elemenatri le ha finite a tempo di record - precisa un operatore - Poi, una volta, finite le medie, i genitori le hanno messo i bastoni tra le ruote». Prima hanno cominciato a farle saltare qualche lezione, poi, quando ha compiuto 13 anni, hanno deciso che si doveva sposare. «Si è battuta perché questo non accadesse, tanto che ha provato a denunciare la famiglia ed è stata affidata ai servizi sociali, pur rimanendo a vivere nel campo di Lombroso». Sembrava averla spuntata, invece finite le medie la famiglia l’ha costretta a partire per Milano, dove l'aspettava il futuro marito. I genitori hanno ottenuto quello che volevano. «Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per riportarla a scuola - conclude l’operatore - La famiglia ormai non ci vede di buon occhio, ma non ci arrendiamo».
Alessandro, invece, del campo di Tor de’ Cenci, è stato più fortunato, se così si può dire. Fin da piccolo ha coltivato la passione per i computer. «E’ sempre stato fissato», dice sorridendo Marco. Ha concluso regolarmente le elementari e le medie, studiare gli piaceva tantissimo, già prima di diventare il primo ragazzo del campo a prendere l'attestato di scuola superiore. La sua passione l'ha portato a terminare un corso di formazione della Regione per operatore informatico, uno di quei corsi che ti apre la strada alla vita lavorativa. «L'abbiamo seguito fin dalla scuola materna - fanno sapere dalla Onlus - è sempre stato un bambino bravissimo e con tanta voglia di riscatto».
Riscatto che ancora non è arrivato. Una volta terminati gli studi tutte le porte si sono chiuse. Per 5 anni ha fatto colloqui di ogni genere senza mai ottenere risposte positive. Oggi Alessandro a 19 anni e un futuro che non c'è. «Si parla tanto di integrazione - accusa Birnozzi - e poi quando una ragazzo fa tanti sforzi per lasciarsi alle spalle una condizione di degrado non si fa nulla per aiutarlo». Per 4 anni ha lavorato come segretario nella Onlus, «abbiamo preso a cuore la sua storia, ma poi se ne è voluto andare perché ci ha detto che gli sembrava un'elemosina». Si è rimboccato di nuovo le maniche ed è tornato a bussare alle porte girando tutte le agenzie interinali sparse per il territorio. Non si riesce a dare una spiegazione al fatto che il futuro che gli avevano promesso in realtà è fatto di «le faremo sapere» e «in questo momento non cerchiamo». Ma non si rassegna e a chi gli chiede che cosa si aspetta dal domani lui risponde deciso: «Ho studiato tanto per ottenere questi risultati e ora è giusto che qualcuno mi dia la possibilità di lavorare».

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Di Fabrizio (del 27/09/2007 @ 09:47:21, in blog, visitato 2116 volte)

Ciao, volevo comunicare che il Sindaco di Livorno ha aperto un blog sui fatti dei quattro bimbi Rom morti nel tragico rogo qua a Livorno. L’indirizzo è qua sotto, ho letto i commenti dei miei concittadini e purtroppo devo dire che c’è molto razzismo, ignoranza e rabbia verso gli “zingari”. Sarebbe bello, secondo me, se volesse intervenire nella discussione un Rom, una persona che possa parlare in prima persona e dire cosa vuole, cosa desidera, cosa cerca. Se ritieni di poter diffondere questo blog nel tuo, ti ringrazio già da ora. Isabella.

http://blog.comune.livorno.it/

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Di Sucar Drom (del 28/09/2007 @ 10:12:12, in blog, visitato 2265 volte)

Una provocazione
Nell’ipocrita e xenofoba Italia contemporanea nessuno, neanche il più becero razzista, si sognerebbe mai di proclamare pubblicamente tutto il suo odio per il popolo ebraico; la condanna giungerebbe immediata e inesorabile come una spada di Damocle. Quello che sta succedendo nella provincia di Pavia (simbolo di tutto il Belpaese) è invece vergognoso: persone definite “perbene” che, noncuranti delle telecamere, gridano...

Reggio Calabria, partecipa alla costruzione della comunità interculturale
Se vuoi vivere una esperienza nel sociale per la costruzione della comunità interculturale puoi condividere con noi la tua voglia di fare e di capire svolgendo il Servizio Civile Volontario presso l’Opera Nomadi Sezione di Reggio Calabria. Siamo un'Associazione non-profit di livello nazionale e operiamo in ambito sociale per favorire l’inclusione sociale delle comunità Ro...

Messina, si torna a discutere di Rom
Le istituzioni tornano a discutere di “campo nomadi”. E lo fa in particolare l'amministrazione comunale, quando è ancora calda l'atmosfera per l'assurda tragedia che ha visto vittima una piccola Rom di nemmeno due anni. Una fatalità che non è, purtroppo, frutto del caso, e che ha fatto puntare i riflettori su una zona della città e su un tema sociale, quello dei Rom, che nonostante i tanti discorsi fatti in passato, rimane ancora attuale e nelle stesse condizioni di emergenza in cui versa da anni. Alcuni giorni fa a Palazzo Zanca si è tenuto un vertice sull’insediamento Rom di San Raineri ed in particolare s...

La sicurezza non è di sinistra né di destra ma...
La Direzione e la Redazione della rivista “Studi sulla questione criminale – nuova serie di Dei delitti e delle pene”, propone di sottoscrivere il seguente comunicato sulle questioni relative alla “sicurezza” al centro del dibattito odierno. L’adesione può essere inviata per posta elettronica ad entrambi i seguenti indirizzi: tamar.pitch@fastwebnet.it, questionecriminale.giuri@unibo.it. La sicurezza, si dice, non è di destra...

Squadrismo a Roma
Ancora un attacco, è il secondo in due giorni, a Ponte Mammolo nell'insediamento abitato da una cinquantina di persone, sotto il cavalcavia della Tiburtina, ancora razzismo, intolleranza ed aggressioni, nella nostra città, è uno stillicidio continuo, un susseguirsi triste di roghi, atti di squadrismo, ronde, assalti. Questi fatti non parlano di disagio e difficile convivenza, ma sono ormai evidenti, chiari ed incontrovertibili atti criminali, azion...

Unione Europea, bisogna fare di più contro la discriminazione razziale
Pubblichiamo un’anteprima della relazione iniziale alla sessione plenaria dell’Unione Europea sulla lotta al razzismo che si tiene in questi giorni (24-27 settembre 2007) a Starsburgo.
La relazione iniziale sollecita gli Stati membri a adottare una serie di standard minimi per garantire l'accesso dei minori appartenenti a minoranze etniche - soprattutto le ragazze - all'istruzione di elevata qualità e a pari condizioni. Dovrebbero inoltre approvare una legislaz...

Genova, le minoranze azteche devono essere difese ma i Rom e i Sinti...
Parte da Genova la campagna di solidarietà con il popolo azteco, organizzata dall'Associazione Italia Messico, che proseguirà per due mesi e mezzo in 60 città italiane. L'obiettivo è di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione delle circa 50 minoranze etniche che vivono, non riconosciute, nel Centro America e ottenere il sostegno delle istituzioni con atti ufficiali nelle competenti sedi internazionali. A Genova una delegaz...

Roma, le stranezze della giustizia italiana
L'uomo arrestato la notte del 20 settembre 2007 dai carabinieri in seguito all'assalto all’insediamento di Rom rumeni alla periferia di Roma è stato condannato a otto mesi in un processo per direttissima, tenuto il 21 settembre. Quella notte una quarantina di persone armate di bottiglie molotov e bastoni hanno assaltato i Rom che vivono in Via Cicogna, nella zona di ponte Mammolo (Roma est). I carabinieri sono intervenuti in seg...

Torino, i Rom non dovrebbero manifestare...
Una cinquantina di Rom rumeni hanno manifestato il 20 settembre davanti al Municipio di Torino chiedendo «inserimento nel lavoro e nella scuola e il passaggio dai campi alle case. Siamo esseri umani - hanno detto i manifestanti, la scorsa settimana sgomberati da un campo nella prima cintura torinese - Abbiamo bisogno di un posto dove vivere, di un lavoro e che i nostri figli vadano a scuola, proprio come ne hanno bisogno gli italiani e tutti gli altri stranieri». L'iniziativa ha fatto scattare l’inevitabile e strumentale protesta del centro destra. «Manifestare è leg...

Genova, si inizia a rispettare, in parte, la direttiva 2004/58
Tre - quattro mesi di “sperimentazione”, in stretto contatto col governo romeno, con l’obiettivo di integrare soprattutto i Rom che vivono da mesi, a Genova, in una decina di poverissimi e precari accampamenti. Trascorso tale periodo, i romeni - non solo di etnia rom - che, malgrado l’aiuto delle istituzioni coadiuvate dalla presenza costante di due super-poliziotti romeni, non saranno riusciti o non avranno voluto crearsi una vita il più ...

Milano, i Rom diventano nomadi...
Piacerà al cardinale Dionigi Tettamanzi - che l´8 settembre aveva lanciato un monito per il rispetto dei diritti umani degli ultimi della società - sapere che don Virginio Colmegna non è il solo prete a Milano disposto a dare accoglienza ai rom sgomberati da via San Dionigi. Da ieri quel gruppetto di Rom senza tetto dorme ogni notte in una parrocchia diversa, accompagnato sul posto dal pullman della Casa della carità. L´annuncio del «rom tour» alla rice...

Moni Ovadia: diamo il nobel per la pace ai Rom e ai Sinti
«Sono comportamenti nazifascisti. Non ho altre parole per definirli. Guai a noi se sottovalutiamo questi fenomeni e guai alla sinistra se non capisce che c'è un filo nero nella storia italiana, un problema irrisolto della nostra memoria con il fascismo». Non ci prova neppure Moni Ovadia a tenere sotto controllo l'indignazione. Impossibile per questo artista e...

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Di Fabrizio (del 29/09/2007 @ 19:02:27, in musica e parole, visitato 2913 volte)

Goran Bregovic, autore delle musiche dei film di Emir Kusturica, come Underground e Il Tempo dei Gitani, ha annunciato che la partitura della sua opera "Carmen a lieto fine" sarà disponibile nella sua pagina Internet. "Il mio sito web conterrà gratuitamente la partitura perché chi lo vuole possa interpretarla. Desidero che le piccole orchestre dei gitani possano suonarla se lo vogliono", ha detto nella città messicana di Monterrey.

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Di Fabrizio (del 30/09/2007 @ 09:08:27, in casa, visitato 3012 volte)

Da British_Roma

By Grattan Puxon

Ad appena una settimana dal rapporto che ammoniva sulla crescita del razzismo contro gli zigani, la polizia è accusata di lanciare un'operazione di pulizia etnica per cacciare i Viaggianti dall'Essex.

Abusando dei loro poteri (la notoria Sezione 61) i poliziotti hanno obbligato un gruppo di 25 famiglie a spostarsi per cinque volte in tre giorni. Le famiglie si aspettano di essere sgomberate nuovamente stamattina (29 settembre) mentre vi sto scrivendo.

"Abbiamo con noi due neonati ma la polizia non mostra riguardi o considerazioni" dice Patrick Gammell. "Agiscono come animali." Gammell dice che gli ordini sono partiti dopo che sono stati sgomberati dal terreno di loro appartenenza a Birchfield Lane [...], a seguito dell'elezione  di membri del neo-fascista British National Party in consiglio comunale.

Settimana scorsa hanno cercato rifugio a Canvey Island, sul Tamigi. Cacciati dall'isola, Gammell ha raggiunto altri Viaggianti che erano fermi vicino a Southend Pier. "Questi dovevano recarsi in tribunale lunedì prossimo" spiega Gammell. "Ero pronto ad unirmi a loro, ma la nostra richiesta è stata negata."

Così si sono spostati a Shoeburyness, dove alle 23.00 di giovedì è arrivata la polizia ordinando loro di lasciare il posto entro le 10.00 del mattino successivo.

Le operazioni sono state guidate dall'Ispettore Capo Steve Worron, che non considerando le esigenze familiari del gruppo ha insistito sul fatto che l'area andava sgomberata, concedendo comunque loro di non lasciare il distretto.

Ma nel giro di un'ora, Gammell e gli altri Viaggianti si sono ritrovati circondati dai veicoli della polizia, mentre avevano fatto una pausa a Pitsea. Obbligati nuovamente a spostarsi, si sono spinti in un terreno industriale vicino alla A113. Nuovamente minacciati di sgombero, Gammell chiede "Potete far niente per far fermare questo stato di cose?" I bambini piangono e hanno fame, gli uomini sono esasperati [...]

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Nel contempo, la vicina Dale Farm è da sette anni sotto assedio di un consiglio che ha pronto a spendere cinque milioni di euro per distruggere questa comunità.

Martedì aprirà un'Inchiesta Pubblica sul caso di sue ragazze orfane che si appellano contro lo sgombero che le lascerebbe alla mercé della polizia. "Se perdiamo questo appello" dice Joanne McCarthy, i cui genitori sono morti in un incendio, "perderemo tutto. La nostra casa, la possibilità di andare a scuola e di una vita normale. Diventeremo come fuorilegge [...]"

Trevor Phillips, che settimana scorsa ha presentato la versione finale del suo rapporto come presidente della Commissione per l'Eguaglianza Razziale, ha riconosciuto i 350.000 Rom e Viaggianti britannici come la minoranza più svantaggiata in UK. Afferma che pregiudizio e discriminazione circondano ogni aspetto della loro esistenza, nonostante la consapevolezza che Nomadi e Viaggianti hanno diritto al loro stile di vita.

Sia la polizia dell'Essex e del Kent sono state messe in preallarme per alcuni volantini dietro cui ci sarebbe la minaccia di gruppi di vigilantes. Ma a ciò non ha corrisposto alcuna azione, secondo l'Irish Travellers Movement.

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CONTACTS:
Patrick Gammell 07737467106
Richard Sheridan 07747417711
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JOINT PROTEST ACTION AT BASILDON CENTRE
St.Martin'sSquare, Basildon, 2-4 October,
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01702 431212

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Di Fabrizio (del 01/10/2007 @ 10:23:23, in Europa, visitato 2242 volte)

Da Altrenotizie.org

Domenica, 30 Settembre 2007 - 13:30 - di Elena Ferrara

Nuovi, importanti e significativi passi in avanti nelle comunità dei 10 milioni di Rom sparsi nel mondo. Ora è la volta della Bulgaria e della Russia e i settori interessati sono quelli della televisione e del teatro. Tutto comincia nella città bulgara di Vidin, nella parte nord occidentale del paese, dove vengono organizzati i primi studi di una televisione tutta Rom. Si chiama RomaTv ed è la prima emittente a carattere etnico. Ha come obiettivo quello di contribuire all’integrazione della comunità zingara nella società bulgara e nello stesso tempo cerca di sfatare molti miti di stampo negativo sui Rom che sono stati costruiti nel corso degli anni. Alle trasmissioni vengono invitati esponenti della comunità, ospiti stranieri, studiosi della storia Rom, psicologi ed esponenti della vita locale. Si cerca di far uscire dal ghetto una minoranza che è da sempre emarginata dal punto di vista mediatico e, quindi, da qualsiasi tipo di “integrazione televisiva”. Per ora il raggio d’azione dell’emittente è limitato ad alcune zone abitate prevalentemente da Rom, ma l’obiettivo generale è quello di raggiungere un pubblico sempre più vasto uscendo anche dal ristretto campo della tematica zingara. In pratica l’obiettivo degli organizzatori di questa televisione consiste nello scendere sul terreno della competitività con le altre società televisive.

Tutto questo perché esiste un problema di autoghettizzazione. Lo fa notare Georgi Lozanov, esperto di media ed informazione, che è uno degli intellettuali bulgari più autorevoli. E’ lui che punta a ricordare che il dare spazio ad una comunità nel mondo mediatico significa aiutarla a modernizzarsi ma che, nello stesso tempo, si rischia di dare vita ad un fenomeno negativo. Questo perchè nel momento in cui una televisione di nicchia diviene l'intero mondo mediatico di riferimento della comunità Rom, gli altri media non riescono a trovare canali comunicativi che possano giungere fino alla stessa comunità. I Rom - rileva Lozanov - hanno sempre più bisogno di un confronto, di una mediazione tra il loro mondo e quello degli altri. E così il compito di questa emittente locale consiste proprio nel tentare il miracolo della collaborazione e della sensibilizzazione culturale.

Va ricordato che in Bulgaria la “questione zingara” è stata sempre un problema aperto anche per il duro sistema socialista. E chi, allora, li chiamava “zingari” rischiava una multa. Perchè si puntava ad assimilarli ai bulgari per legge. Rifiutando così di ammettere l’esistenza ufficiale di una minoranza. Ma le nuove condizioni “europee” stanno sempre più portando la Bulgaria a ripensare ai propri rapporti con la comunità zingara, cercando di attuare un processo di incontro che non annulli le tradizioni. Rispettando le suddivisioni sia su base religiosa - professano la fede musulmana, cristiano ortodossa e vi sono anche gruppi che appartengono a chiese protestanti - sia linguistica dal momento che parlano differenti dialetti bulgari, il turco od il vlachi che è un dialetto d'origine romena. Ed è a tutte queste tematiche che si riferisce la nuova tv.

Altra storia è quella che riguarda il teatro Rom, in Russia. Qui esiste già una ben radicata tradizione che viene oggi portata come esempio a livello internazionale. E tutto prende le mosse dalle recenti manifestazioni in onore del 75mo anniversario del “Teatro zingaro, lirico-musicale” di Mosca che hanno assunto un carattere eccezionale. Ai festeggiamenti sono intervenuti i massimi esponenti dell’amministrazione presidenziale e i deputati della commissione culturale della Duma. A fare gli onori di casa per questo singolare appuntamento è stato un rappresentate di spicco della comunità zingara della Russia, il cantante e regista Nikolaj Slicenko che dal 1977 è impegnato in questa campagna di affermazione culturale dei Rom. Il teatro dove lavora - il “Romen” - è appunto un vero e proprio laboratorio. Attori e cantanti sono tutti appartenenti alla comunità zingara e portano sulla scena le migliori tradizioni della loro arte.

Intanto in Russia - parallelamente - si va sempre più sviluppando l’attività organizzativa dei Rom. Si è già svolto il congresso delle associazioni di tutti gli zingari che si trovano nel territorio della Csi (in gran parte quello dell’ex Urss) e si è formata una “Federazione delle autonomie zingare”. Alla guida di questa importante struttura si trovano lo studioso Georghij Demetr che si occupa della vita e della storia degli zingari dell’Europa centrale e il regista capo del teatro “Romen”, Slicenko. E sempre in Russia - dove la questione Rom sta assumendo una rilevanza nazionale - si rivedono, in particolare, i vecchi regolamenti del periodo sovietico e si accettano le situazioni che si sono andate “codificando” in questi ultimi anni. Esce uno studio dei politologi Aleksej Muchin e Jana Zdorovez che, testimoniando i progressi dei Rom russi, fornisce una serie di chiavi di interpretazione per conoscerne a fondo la loro società. Si apprende così che gli zingari sono presenti in tutto il territorio nazionale ed hanno precise organizzazioni locali che si occupano dei tanti problemi che sorgono in relazione alle mutate condizioni socio-economiche del Paese. In particolare nella città di Tver esiste una associazione chiamata “Romanimos” che pubblica libri per i Rom nelle loro lingue ed ha già presentato una edizione della Bibbia. Molte altre iniziative di carattere sociale e culturale si segnalano in varie città siberiane. Ma è il teatro moscovita “Romen” che fa comunque tendenza destando la maggiore attenzione.

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