Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 14/12/2011 @ 09:11:06, in blog, visitato 1493 volte)

Ostia (Roma), don Franco De Donno: "Alemanno, lei forte solo con i deboli"
"Signor sindaco, mi permetta di affermare che lei è veramente forte con i deboli e debole con i forti. Sono appena trascorsi due giorni dal feroce regolamento dei conti tra bande mafiose e malavitose di Ostia con il triste esito di due omicidi, e il nostro sindaco non trova altro da fare che perpetrare l'ennesimo s...

Rom e Sinti, il Governo italiano ha ceduto! Una vittoria della Federazione Rom e Sinti Insieme
Il Governo italiano, dopo la manifestazione "chroll chetane" organizzata a Roma dalla Federazione Rom e Sinti Insieme, si sta muovendo secondo quanto richiesto dalle associazioni sinte e rom che sono scese in piazza per rivendicare i propri diritti...

FederArteRom, un movimento artistico interculturale
FederArteRom è un movimento artistico interculturale a dimensione europea. La federazione riunisce diverse associazioni presenti sul territorio nazionale per organizzare grandi eventi e manifestazioni con la collaborazione di Enti pubblici (nazionali, regionali e locali) ed istituzioni internazionali...

Ministro Riccardi: "Mi vergogno, basta campi!"
"Come ministro posso dire che l’Italia non è tra i paesi più brillanti nell’affrontare la questione rom e sinta, ma come cittadino a volte mi sono veramente vergognato della loro condizione nel nostro paese. Conosco e ho visitato non pochi campi rom. Dobbiamo agire per superare i campi aff...

Casalromano (MN), lacio drom SINDACO Gianni Magri: a noi mancherai
L'associazione Sucar Drom, unitamente ai sinti di Casalromano e all'intera comunità sinta mantovana, si uniscono al dolore della famiglia Magri per la scomparsa di Gianni, uomo politico, educatore e sincero amico di tutti i sinti mantovani...

Torino, la violenza razzista si abbatte di nuovo contro i rom
Torino è l'ennesima Città italiana che sprofonda nella violenza razzista contro i rom e i sinti. Una storia purtroppo come tante altre che dovrebbe far riflettere sull'emergenza culturale vissuta nel nostro Paese. E' necessario svegliarsi dal sonno della ragione, investendo in giustizia, cultura e informazione...

Due "zingari" mi hanno violentata
Un centinaio di giovani, armati di spranghe, bastoni e bombe carta, hanno dato l’assalto al campo abusivo abitato da rom a Torino. Lo hanno fatto per vendicare una ragazza stuprata da due "zingari"...

L’assalto ai rom e la socializzazione delle responsabilità
Una delle nostre abitudini più malsane è quella di fustigare i vizi e il malcostume del nostro paese con un repertorio di argomenti che più italiano non si può. L’ultimo a cadere in qu...

Torino, le donne di Idea Rom chiedono un cambiamento
Nel giorno dell'anniversario dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ratificò la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, Torino è violentata dall'ignoranza razzista di alcuni abitanti del quartiere Le Vallette...

Torino, lettera a Paola Bragantini (Segretaria del Partito Democratico)
Gentile Paola Bragantini, ho letto che lei avrebbe postato, nei giorni precedenti la manifestazione, l'indecente manifestino che ha portato dei "bravi" cittadini ad incendiare le case di povere famiglie rom...

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Di Fabrizio (del 13/12/2011 @ 09:23:47, in Italia, visitato 2007 volte)

Quali Cittadini del Comitato X Milano di zona 2 siamo stati contattati dagli abitanti del campo di via Idro, che ci hanno manifestato la drammaticità dell'attuale situazione del campo dove già da alcuni mesi a seguito della morosità di alcuni abitanti del campo, è stata smantellata  la cabina per energia elettrica che riforniva tutto il campo e tagliata la fornitura di energia elettrica all'intero campo.
 
Il perdurare della situazione, in attesa di una serie di incontri con l'Amministrazione per trovare delle soluzioni di lungo periodo, ha portato alla realizzazione di alcuni allacciamenti abusivi di fortuna negli scorsi mesi, che ovviamente non possono essere la soluzione al problema  e non garantiscono la continuità della fornitura, nè la sicurezza della stessa.
 
Al campo abitano numerose famiglie con bambini piccoli ed anche anziani e la discontinuità della fornitura causa enormi disagi soprattutto ora che la stagione invernale è iniziata ed agli altri problem si unisce l'impossibilità di riscaldarsi.
 
Gli abitanti del campo ci hanno chiesto di aderire ad un documento da loro predisposto per far conoscere la situazione del campo e richiedere un intervento urgente ed immediato per il ripristino dell'energia elettrica. L'estrema urgenza di tale intervento, che prescinde da quelle che saranno le situazioni di lungo periodo che verranno adottate, ci ha indotto ad aderire senza indugio al documento predisposto dai residenti nel campo con l'ausilio delle associazioni che vi operano.
 
Continuiamo a essere fiduciosi  nella "diversità" di questa amministrazione  rispetto alle precedenti. Comprendiamo bene le difficoltà cui va incontro l'amministrazione in questo settore, ma siamo al contempo convinti che una più corretta e civile gestione dei campi nomadi e dei rapporti con le comunità che vi abitano sia un banco di prova decisivo per misurare il cambiamento culturale che abbiamo sostenuto in campagna elettorale. Riteniamo quindi che un forte segnale di discontinuità sia di fondamentale importanza.
 
Sin dalla campagna elettorale abbiamo condiviso con i partiti di zona della coalizione la chiara posizione che si oppone alla realizzazione di un campo di transito e favorisce  invece una riqualificazione del campo esistente, al fine di offrire alle persone che desiderino rimanervi (alcuni abitanti, come sapete, sono stanziali da decenni) una sistemazione che rispetti, oltre alla legge, anche la loro dignità di esseri umani.
La filosofia del "superamento della logica del campo" è condivisibile solo nella misura in cui essa si sostanzia nell'aiuto e nell'accompagnamento di chi sceglie liberamente di abbandonare questo tipo di vita, non nella coercizione di chi rivendica il diritto di vivere, con dignità e nella legalità, secondo una propria tradizione culturale.
 
Ora che, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato  n. 6050 del 16 novembre 2011, la possibilità di ottenere un ingente finanziamento non è più legata necessariamente alla realizzazione di un campo di transito previsto nell'ambito dell'ormai giuridicamente inesistente "piano Maroni", crediamo che si possa e si debba riaprire in modo costruttivo un dialogo con gli abitanti del campo e con i cittadini delle zone circostanti , nonchè con il convolgimento del consiglio di zona e e degli altri soggetti interessati sull'intervento da realizzare, i suoi modi e i suoi tempi.
 
Siamo altrettanto convinti che ciò si possa realizzare solo a due condizioni essenziali:
 
- l'intervento immediato dell'amministrazione per la  realizzazione degli interventi indifferibili a garanzia dei servizi essenziali del campo di via Idro ed in particolare che venga immediatamente ripristinata la fornitura di energia elettrica, senza se e senza ma, anche in attesa di una definizione delle condizioni contrattuali e delle modalità (e responsabilità) per il pagamento. Lo ripetiamo con forza; qualunque sia la ragione, lasciare una comunità con bambini e anziani senza energia nel mese di dicembre non è degno della città civile che abbiamo sognato insieme.
 
- che ogni decisione relativa al futuro del campo di via Idro sia frutto di scelte condivise e  l'amministrazione avvii un percorso decisionale sulla piena consultazione degli abitanti del campo e dei cittadini del quartiere, del consiglio di zona e degli altri enti interessati  e garantisca,  in pendenza di questo percorso una moratoria su ogni ipotesi di intervento di sgombero dell’area mediante la forza pubblica delle persone che a oggi abbiano titolo a risiedervi.


Certi dell'impegno di questa amministrazione per il miglioramento delle condizioni di vita dei residenti dentro e fuori il campo di via Idro e della disponibilità a discutere e condividere le scelte con i cittadini, confidiamo in una risposta celere e costruttiva.
 
ComitatixMilano Zona 2 Milano - 9 Novembre 2011

                                                     
Al Sig. Sindaco di Milano
GIULIANO PISAPIA
sindaco.pisapia@comune.milano.it
 
All'Assessore alla sicurezza e coesione sociale
MARCO GRANELLI
assessore.granelli@comune.milano.it
 
All'Assessore alle politiche sociali e cultura della salute
PIERFRANCESCO MAJORINO
assessore.majorino@comune.milano.it
 
Al Settore Relazioni Istituzionali e con la Città
Ufficio per la Città
PAOLO LIMONTA    
paololimonta@gmail.com


Campo di via Idro- emergenza umanitaria

La sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011  cancella il Piano Maroni che prevedeva  il finanziamento di un campo di transito in via Idro e la chiusura di quello attuale  entro il 31 dicembre 2011.

 "Andiamo avanti, come da programma. I fondi europei ci sono e in qualche modo continueremo a usarli" dice l'assessore Granelli, confermando il programma della Giunta Moratti.

Preoccupato don Virginio Colmegna che, concluso il reinserimento di 600 rom del Triboniano, deve gestire la trasformazione di Via Idro in un "Campo di sosta", si legge su "la Repubblica" del 22 novembre 2011.

Perché si persegue su una linea che viene profondamente messa in discussione dalla sentenza del Consiglio di Stato?

Intanto assistiamo ad una emergenza umanitaria, ignota a molti cittadini di Crescenzago, che si sta consumando nel campo di Via Idro. Il campo, giorno dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi, gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il futuro.
E le vittime sono di conseguenza bambini, donne, anziani, i soggetti più deboli e indifesi.

I Rom che abitano in via Idro, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti  che venga trovata assieme  una soluzione  dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.

Perché non si interviene subito a garantire condizioni di vita civili, trovando una soluzione rapida alla fornitura della corrente elettrica?

Perché ancora chiudere un campo, che ha problemi che vanno certamente affrontati e governati, per sostituirlo con un campo di transito che porterà ad un peggioramento del contesto ambientale nel quale è collocata via Padova e dintorni, già sufficientemente critico e complesso?

Perché non si  vuole tenere conto del fatto che cittadini, comitati, partiti e Consiglio di Zona si sono schierati contro il campo di transito e si sono espressi favorevolmente  per la riqualificazione di via Idro ? Chiediamo al sindaco Pisapia di intervenire.
    
A tutte le  persone devono esser garantiti  i diritti fondamentali.
Le decisioni democratiche devono essere ascoltate e  rispettate.

Adesioni:
Comunità Rom di via Idro 62 - Comitato VIVERE IN ZONA 2 - ANPI Crescenzago - ANPI L. Viganò - redazione MARTESANA 2 - redazione MAHALLA - Associazione culturale AB - Sinistra Ecologia Libertà zona 2 - Verdi zona 2 - ComitatoxMilano zona 2 - Lista Sinistra per Pisapia di zona 2 - Partito dei Comunisti Italiani, Sezione Alessandro Vaia

Singoli:
Antonio Piazzi - Stefania Benedetti - Gabriella Conedera

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Di Fabrizio (del 13/12/2011 @ 09:22:52, in media, visitato 2168 volte)

(immagine da dibattitomorsanese)

Un film da girare con pochi soldi, che potrebbe persino uscire per Natale (non lo so... i buoni sentimenti funzionano sempre).

Niente studios, non è neanche necessario girarlo proprio alle Vallette, perché la storia potrebbe essere accaduta ovunque, e magari andando a fare le riprese in Europa dell'est c'è da risparmiare.

Niente attori conosciuti: piuttosto gente comune e qualche figurante. Attenzione però: per quanto comuni, le facce e le storie che ci stanno dietro sono importanti, sono la base della storia che si vuole raccontare.

I nostri protagonisti non sono facili da identificare: una volta li avremmo trovati nei bar, sull'autobus, ora di solito vivono confusi nella marea di macchine che ci assediano ogni giorno, anonime come i loro conducenti; oppure stanno rintanati in casa, davanti alla televisione o al computer.

Non sono neanche un gruppo coeso: in mezzo a loro qualche tifoso, il disoccupato di lungo periodo, un lavoratore in proprio che difende coi denti i suoi miseri guadagni, una signora che va a messa e fa volontariato per i più poveri, persino un ingegnere rumeno che qui ha aperto un laboratorio di riparazione computer...

Non sono per forza bravi o cattivi, è questa la loro forza: sono esattamente come noi. Forse qualcuno di loro ha anche rischiato di avere problemi con la legge, ma possiede un istinto atavico nel sapersi trarre d'impaccio in caso di pericolo. Ha imparato a chinare la testa, nascondersi, lamentarsi sempre ma esporsi mai. Per questo sono INVISIBILI anche se li abbiamo costantemente sotto gli occhi.

Dove vivono? E' un quartiere come tanti (anche qui gli indizi sono pochi), che non amano. Quando han visto arrivare anche gli zingari, hanno sbuffato (come sempre), qualcuno avrà persino manifestato, ma in cuor loro lo sapevano che gli zingari finiscono sempre in quartieri simili. Hanno chinato la testa, come sempre e "speriamo che questi qua non facciano qualche guaio..."

(Apro una parentesi: avete notato come tanto gli odiati zingari quanto gli altri abitanti siano simili, egoisti e parimenti rinchiusi nei loro ghetti fisici e mentali?)

Il guaio prima o poi doveva succedere (vero o immaginario, per lo sceneggiatore non ha nessuna importanza), e chi ha già visto tanti film simili sa che il GUAIO, quello grosso che mette in discussione le certezze dello spettatore, non verrà commesso dagli zingari, ma dagli ex INVISIBILI.

Questi cittadini, che mai hanno avuto in vita loro il coraggio di ribellarsi, che non hanno mai avuto altra identità se non quella massificata dell'omologazione, riscoprono d'un tratto nel loro quartiere mai amato un'idealizzata palanka minacciata dal nemico, si guardano in faccia come fosse la prima volta, realizzano d'improvviso di essere in tanti e di condividere un'incazzatura che hanno sempre tenuto a freno.

Hanno vissuto come ubriachi il loro momento di gloria, senza pensare alle conseguenze, senza pensare se per l'ennesima volta c'era qualcuno a manovrarli... L'importante era che per una volta, in mezzo ad un branco, non hanno più avuto la paura di sempre... ed avevano qualcuno disarmato ed indifeso su cui scaricare anni di sopportazioni.

Col fuoco, sicuramente, come ogni sacro rito che voglia dirsi tale. Ed i poliziotti che li guardavano senza fare niente, nella scomoda situazione del leone che si trova nel mezzo di una carica di bufali impazziti.

Poi il ritorno a casa, col fumo che aleggia pesante per strada e le volanti che girano. Tornare a nascondersi, pulire le mani, telefonare alla mamma. Ma dentro, sentire per una volta i battiti del proprio cuore.

Non so, il film non lo dice, se a distanza di anni i nostri protagonisti proveranno orgoglio o vergogna di quel che è successo, e del fatto di essere rimasti impuniti, nuovamente incatenati al solito tran-tran. Rimane un mistero. Per tutti NON E' SUCCESSO NIENTE.

Di chi non parlato?

I miei amici hanno spento la TV e la cosa sembra strana perché, che ci fosse o meno la corrente elettrica, hanno continuato sempre a guardarla. Hanno paura per i bambini: che facciano domande sulle fiamme che la televisione può trasmettere al posto dei cartoni animati; che perdano presto anche loro la residua fiducia in ciò che sta fuori dal campo. Qualche genitore è combattuto se mandare o meno i figli a scuola ed il campo torna ad essere la terra di nessuno dove potersi difendere ed isolare dal mondo esterno; ma anche qualcosa da cui vogliono fuggire, perché se si abitasse in quei condomini tanto odiati, forse sarebbero al riparo dagli incendi.
Bevono, male e senza nessuna gioia. Anche loro vorrebbero illudersi che NON E' SUCCESSO NIENTE, ma è il DNA a dire che non è così.

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Di Fabrizio (del 12/12/2011 @ 09:53:14, in Europa, visitato 1552 volte)

Da Romanian_Roma

Rispetto linguistico per un popolo una volta deriso come zingaro - By Gerry Hadden

05/12/2011 - In Romania, il termine ufficiale per la minoranza zingara del paese è stato modificato, dopo quasi un secolo di pressioni.

Il dizionario rumeno ufficiale usa ora il termine Rom, e riconosce che la parola Zingaro, o Tigan, ha una connotazione peggiorativa. Festeggiano i gruppi che promuovono i diritti dei Rom, ma molti rumeni - ed alcuni degli stessi rom, sono contro il cambiamento.

In una stradina dietro ad un affollato mercato agricolo nella capitale, Bucarest, un Rom di nome Aurika dice che tra di loro ci si chiama Tigan, e non Rom.

"Per me non è una parola negativa," dice. "Ma, se tu ed io stiamo discutendo, e mi chiami Tigan, avremo un problema."

Interviene suo figlio, Antoni.

"Io voglio essere chiamato Rom," dice, timidamente.

Suo padre si arrabbia.

"Perché?" chiede. "Perché a scuola ti hanno detto che gli Tigan sono cattivi?"

Il ragazzo risponde di sì.

"E' sbagliato," dice Aurika. "Tu sei tanto Tigan che cittadino rumeno."

Pregiudizio, rabbia e confusione simili non sono nuovi in Romania. Alcuni gruppi Rom hanno chiesto un cambiamento sin dall'inizio del XX secolo. Finalmente, l'hanno ottenuto quest'anno.

Monica Busuioc, linguista presso l'Accademia Rumena, è tra quanti hanno deciso di rimpiazzare la parola Zingaro o Tigan con Rom. (Foto: Gerry Hadden)

L'Accademia Rumena, il guardiano della lingua, ha ufficialmente definito il gruppo come Rom. Dietro questo grande cambiamento c'è la minuscola Monica Busuioc, un'anziana donna con gli occhiali che lavora al quarto piano dell'Accademia.

Recentemente, Busuioc era seduta con di fronte a sé l'ultima edizione del dizionario ufficiale rumeno. Disse che non solo riconosceva Rom come nome corretto del gruppo etnico, ma faceva anche una modifica antrettanto importante al vecchio nome, Tigan.

Prima definiva -qualcuno con comportamento malvagio-. Abbiamo aggiunto -epiteto insultante rivolto a chi ha un comportamento incivile-."

Busuioc dice che i linguisti non hanno il diritto di rimuovere termini come Tigan dai dizionari, non importa quanto sia offensivo, perché sono parte della storia. La parola Tigan, dice appare in documenti che risalgono al XIV secolo.

Ma l'Accademia può modificare le definizioni per riflettere la realtà sociale.

"Questo termine era usato frequentemente nei detti, proverbi e così via. Non si può eliminarlo dalla lingua rumena. Un dizionario non può eliminare una parola," dice Busuioc.

Introdurre Rom nel dizionario è offensivo anche per alcuni Rumeni perché, nella loro lingua, i due termini si assomigliano. (VEDI, ndr)

Molti Rumeni non vogliono essere confusi con i Rom.

A Bucarest, alla fermata dell'autobus, una donna che dice di chiamarsi Julia, ci dice che i Rom sono pericolosi e danno una cattiva fama ai Rumeni, soprattutto oltremare. Dice che sua sorella è un'infermiera onesta e gran lavoratrice, in Italia.

"Ogni giorno, i suoi colleghi le mostrano gli articoli sul giornale dicendo, guarda cosa fanno i tuoi Rumeni," dice. "Ma quello che le mostrano sono i crimini commessi dagli zingari."

Ana Avasiuc, che lavora con una OnG di Bucarest chiamata Impreuna, dice che quando la gente si riferisce ai Rom come Tigan, è un ulteriore isolamento dalla cultura maggioritaria

I gruppi per i diritti dei Rom dicono che è l'attitudine che vogliono cambiare, e togliere il termine Tigan dall'uso popolare può aiutare. Ana Avasiuc, assieme all'OnG di Bucarest chiamata Impreuna, dice che usare la parola Tigan aumenta la ghettizzazione linguistica.

"Leggevo della comunità rom di Baia Mare nella Romania centrale, attorno alla quale il municipio ha fatto costruire un muro del costo di 60.000 euro," dice. "Invece di spenderli perché i Rom riprendessero il loro diritto ad essere cittadini, sono stati usati per spingerli il più lontano possibile dalla vita cittadina." (VEDI, ndr)

Il muro è di cemento. In un'altra città rumena, ne è stato costruito uno di metallo. Allora i Rom l'hanno buttato giù e rivenduto come rottame. (VEDI, ndr)

Questi incidenti non hanno certo contribuito a migliorare l'immagine dei Rom o della Romania, tanto localmente che all'estero. La domanda è: cambiare una parola sul dizionario, può cambiare realmente le cose? Busuioc dice di non esserne sicura.

"Non posso combattere la discriminazione solo a livello di parole. E' un problema di mentalità da cambiare. Di sicuro le parole aiutano. Se al posto di Tigan senti Rom, Rom, Rom, allora comincerai ad usare Rom anche tu."

Per cambiare, una lingua ha bisogno di secoli, dice, ma da qualche parte si deve iniziare.

Oltre al linguaggio, il governo presenterà a breve un piano per migliorare le condizioni dei Rom, attraverso l'integrazione sociale e programmi di lavoro, miglioramento degli alloggi ed istruzione per i giovani.

L'Unione Europea ha dato il termine di fine anno a tutti gli stati membri, per predisporre piani volti al miglioramento della situazione dei Rom.

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Di Fabrizio (del 12/12/2011 @ 09:40:56, in Europa, visitato 1901 volte)

Lunedì 19 dicembre 2011 alle ore 21.00
Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano

Documentario di Gianmaria Carrara, Luca Orioli e Lorenzo Giglio (www.aroproductions.it) – Italia - 2011 – terzo appuntamento della III^ edizione della rassegna di film "HO INCONTRATO ZINGARI FELICI" (Maladilem Bachtale Romenca - da Upre Roma), organizzata dall'Associazione La Conta in collaborazione con l'Associazione Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti, con l'Associazione ApertaMente, con la redazione di Mahalla e con il Circolo ARCI Martiri di Turro, con ingresso gratuito, con tessera Arci.

Sarà presente il regista Gianmaria Carrara. Presenta la serata Fabrizio Casavola - Redazione di Mahalla che parlerà anche della situazione dei Traveller irlandesi e degli ultimi allevatori di cavalli a Milano.

"The million dollar kid" è un puledro appena comprato da Dennis alla fiera dei cavalli di Ballinasloe, in Irlanda. Dennis è un "traveller", ovvero un viaggiatore, così vengono chiamati per il loro nomadismo gli zingari irlandesi. La vita di Dennis, come di molti altri travellers, è legata di generazione in generazione all'allevamento ed il commercio di cavalli. Questo documentario lancia uno sguardo ad una Irlanda poco conosciuta, alla scoperta della vita, cultura e tradizioni di questo popolo nomade.

Oltre al documentario sarà proiettato uno slide show multimediale realizzato con l'integrazione

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Jag
Di Fabrizio (del 11/12/2011 @ 09:23:18, in conflitti, visitato 2457 volte)

"Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più periferica" Lo trovate nella colonna centrale in alto, dove appaiono delle frasi a rotazione. Sabato scorso era una di quelle serate che mi concedo una volta all'anno, niente di particolare: quattro chiacchiere con gli amici, pizza, birra, cinemino...

Rientro e l'incanto di una serata normale finisce con l'accensione del computer: Incendiato un campo nomadi dopo il corteo per lo stupro inventato. Gli amici  commentano a spron battuto, non li conosco tutti, ma è come una chiamata a raccolta di pezzi sparsi di società civile. Mi scuso con loro, se non mi sono subito fatto vivo, ma è altrettanto importante scriverne quando le ceneri vanno raffreddandosi e cominciamo ad illuderci che non sia successo niente (fino alle prossime fiamme).

Vedete, da una parte c'è la cronaca: e dovremmo chiamare tutto ciò con il suo nome: POGROM, che è storia nostra, dei cosiddetti "civilizzati", con le testimonianze di chi viene cacciato che emergono a distanza di anni. Dopo anni, si cominciò a ragionare di cosa successe in uno sperduto villaggio rumeno, quando ormai le fiamme erano dilagate nel continente. Anche da noi (non vale riscoprirsi innocenti ora): Opera, Ponticelli... ricordate? Che fine ha fatto chi teneva in mano l'accendino, chi acquistò le taniche di benzina? Non sto parlando di malagiustizia italiana, è così ovunque. E che fine ha fatto chi non si sporcò le mani, ma aizzò la folla finché non la vide partire in corteo con le torce accese? Ripeto: è la nostra storia, che vediamo come un fascismo che non passa, ma che c'era già prima...

Ci sono anche gli ALTRI nella cronaca, ma non riusciamo a sentirli. Jag, significa fuoco in romanés, e fa parte tanto della vita che della morte. Perché il fuoco è l'amico che si conosce sin dall'infanzia, quando ancora si girava o adesso che ci si è fermati, quando sei in un campo ABUSIVO, o in un campo REGOLARE dove comunque non hai più accesso all'elettricità. Il fuoco è CULTURA, perché ha sentito tutti i racconti dei vecchi, ha visto tutti i balli delle bambine, ha ascoltato tanti violini. Ma chi di voi ha mai visto con che rapidità prenda fuoco una baracca di legno o una roulotte, sa che l'amico può diventare il diavolo in persona, quando si scatena.

Può scatenarlo la folla inferocita, ma a volte basta solo una distrazione, oppure può essere il sacrificio finale del rito di uno sgombero, ufficiato dalle stesse autorità che sono preposte al rispetto e alla salvaguardia della vita umana.

E qui torno alla nostra, di società: cosa è UMANO (e cosa non lo è)? Il campo dato alle fiamme a Torino viene descritto come ABUSIVO, ma anche come TOLLERATO. Attenzione alle parole: certo, stiamo parlando di un campo, ma come dobbiamo "classificare" quegli uomini, donne, bambini, che lo abitavano? Abusivi? Tollerati? Se è questa la loro condizione UMANA, allora ha una sua ragione la follia di chi appica (appiccherà ancora, NON DIMENTICHIAMOLO) il fuoco per razzismo, frustrazione personale, noia, gioco ecc., perché non riconosce alle vittime la condizione di persone titolari di diritti e doveri.

Le ragioni possono essere un furto, una violenza (che per fortuna, stavolta non è avvenuta); non è onore, neanche difesa degli affetti, ma un puro e semplice ribadire un concetto di proprietà contro chi è povero ed escluso. E' la doppia morale di una Forza Nuova non minoritaria, ma diffusa in chi fa della paura la sua arma politica. E ne trae una doppia moralità:

  1. Un manifesto
  2. "Stupratele, tanto abortiscono"

Ma attenzione, Forza Nuova diffusa significa anche, se un campo è TOLLERATO, che chi gli da fuoco può godere di TOLLERANZA: "I rivoltosi si sono così calmati e allontanati alla spicciolata. Fermato uno dei manifestanti. Un'altra ventina di persone che avrebbero partecipato all'assalto sono state identificate" alla faccia della legge.

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Di Fabrizio (del 11/12/2011 @ 09:12:54, in Italia, visitato 1751 volte)

Piacenzasera.it 9-12-2011 (segnalazione precedente su Mahalla ndr.)

Una cinquantina di Sinti si sono radunati questa mattina in piazza Duomo per rivendicare i loro diritti ad essere riconosciuti come una minoranza-etnico linguistica e ad essere maggiormente considerati all'interno della amministrazioni locali. Arrivati a Piacenza da tutto il nord Italia, hanno ribadito le richieste già presentate nei mesi scorsi al governo, che prevedono oltre al riconoscimento storico anche una serie di diritti legati al sostegno dei lavori tradizionali svolti dai Sinti, alla valorizzazione della loro cultura e ad una serie di provvedimenti che facilitano l'inserimento nella vita sociale del Paese.

I Sinti in piazza Duomo

"Al governo abbiamo chiesto il riconoscimento di una serie di diritti legati all'abitazione, al lavoro, alla scuola e alla famiglia - ha commentato Davide Casadio, presidente dell'associazione Sinti italiani, presente alla manifestazione in piazza Duomo - Alle amministrazioni locali chiediamo di essere maggiormente considerati, soprattutto riguardo al tema del lavoro; noi facciamo parte dello spettacolo viaggiante ma costantemente ci vengono negati diritti".

Manifestanti

A Piacenza i Sinti residenti nel campo nomadi sono circa 150, di cui un terzo minorenni. "Chiediamo che le nostre attività, come giostre e divertimenti ambulanti, siano più vicine al centro della città e non sistemate alla periferia" ha aggiunto il segretario provinciale dell'associazione Salvatore Occhipinti. Tra le richieste fatte dall'associazione Sinti italiani anche la licenza per l'attività di raccolta del ferro vecchio.

Elvis Ferrari e Salvatore Occhipinti

Watch live streaming video from cpilive at livestream.com

L'incontro con l'assessore Palladini: "Un tavolo di riconciliazione". L'assessore comunale ai Servizi sociali Giovanna Palladini ha consegnato ai rappresentanti della comunità sinti una lettera.

Caro Elvis, caro Salvatore,
scrivo a voi perché in questi anni, a fasi alterne, avete assunto un ruolo assimilabile a quello di portavoce della popolazione sinta residente nella nostra città.

Oggi manifestate in tutto il Paese, insieme alla vostra gente, per rivendicare politiche pubbliche capaci di superare l'isolamento sociale in cui vi trovate.

In tutti questi anni le amministrazioni locali che si sono succedute, anche di diverso segno politico, hanno perseguito azioni costanti rivolte soprattutto ad obiettivi fondamentali come la scolarizzazione dei vostri figli e il graduale accompagnamento verso soluzioni abitative alternative alla permanenza nei campi di via Torre della Razza. Sulla scolarizzazione sono stati ottenuti risultati importanti fino a garantire la frequenza delle scuole dell'obbligo per tutti i bambini. Qualche difficoltà in più abbiamo dovuto registrare sul tema della casa. Spesso, infatti, i progetti di inserimento sono andati a buon fine, ma laddove ciò non è successo, sono stati rilevanti i problemi che si sono dovuti affrontare.

Grava, nelle relazioni tra voi e la città, oltre ad una difficoltà antica che vi accompagna, una questione rilevante relativa al patto che governa il rapporto tra cittadini e tra questi e la cosa pubblica. Mi riferisco, come potete immaginare, al debito maturato relativamente al rispetto del regolamento vigente per l'area di sosta che prevede il pagamento di quote giornaliere comprensive, tra l'altro, del consumo dell'acqua.

E' necessario che, con la collaborazione delle associazioni di volontariato che in questi mesi hanno ripreso contatto con il campo, si trovi una soluzione.

Le associazioni alle quali fate riferimento, hanno tra i propri obiettivi prioritari la definizione di un“Patto di riconciliazione nazionale” come proposto dall'Opera nazionale e una strategia nazionale che punti sull'integrazione come proposto dalla Federazione che ha organizzato la manifestazione di oggi..

Sono obiettivi importanti che presuppongono la volontà di assumere, reciprocamente, la responsabilità insita nei doveri e nei diritti di cittadinanza.

Insieme alla Caritas, insieme a voi, abbiamo avviato un percorso di confronto che ha al suo centro temi quali il lavoro, l'associazionismo, l'integrazione. Un cammino reso più difficile dall'insolvenza maturata nei confronti del Comune. Abbiamo bisogno di segni concreti, da parte di tutti, che vadano nella direzione di una inversione di marcia, che consenta di scrivere a Piacenza un Patto di riconciliazione locale, in mancanza del quale, saranno vani sia gli esiti delle vostre rivendicazioni, sia l'impegno profuso dai volontari, a partire dalla Caritas, e di tutti gli altri soggetti animati da buona volontà.

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Di Fabrizio (del 10/12/2011 @ 09:21:22, in Italia, visitato 1353 volte)

Segnalazione di Agostino Rota Martir

Divieto di accesso... a chi? Ai rom residenti? A quei rom che il comune sta ancora sfrattando dagli appartamenti e che si troveranno per strada? Ai visitatori non Rom?  Divieto di accesso ai non ebrei? Come avveniva nel ghetto di Varsavia...

Insediamento in via di chiusura
DIVIETO DI ACCESSO


I trasgressori saranno denunciati e perseguiti a termini di legge
(artt. 633 e 639 bis codice penale)

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Di Fabrizio (del 09/12/2011 @ 09:20:54, in Italia, visitato 1288 volte)

Leggendo questo pezzo, ho avuto due reazioni: Una di prenderlo come un appello da libro Cuore; l'altra di immedesimarmi quando scrive che il cambiamento non lo regala nessuno, neanche gli amici. Voi che ne pensate?

Traniviva.it RINO NEGROGNO - Martedì 6 Dicembre 2011

L'arduo tentativo di cambiare le cose

Non posso esimermi dall'arduo tentativo di cambiare le cose in questo mondo. Cercare di migliorare la città, il quartiere, il palazzo, la famiglia, noi stessi è l'unico modo non utopistico per fare questa rivoluzione. Non possiamo tirarci indietro. Cosa racconteremmo ai nostri figli? Non possiamo dire come i nostri nonni di essere stati partigiani o come i nostri padri di aver contestato. Cosa diremo mentre guarderanno il mondo che gli lasciamo? Cosa risponderemo quando nostro figlio ci domanderà perché non abbiamo fatto niente per il suo mondo?

Ogni mattina vedo passare famiglie di zingari, un padre una madre e due o tre figli. I padri sono seri, pensierosi, camminano qualche passo avanti. Le madri spingono un passeggino, parlano con i loro bambini, ridono, rimproverano. I bambini giocano, cantano, ridono, quelli nel passeggino sognano. Chissà cosa sognano i figli degli zingari, quelli che sono nel passeggino. Non credo sognino abbondanti bottini agli incroci delle strade, baracche sporche, vestiti colorati e piedi scalzi. Non possono neanche sognarsi Babbo Natale ed i suoi doni perché nessuno ha mai raccontato favole per loro. Non so proprio cosa possano sognare i bambini degli zingari. E le loro mamme? Sognano un gruzzolo cospicuo o un principe azzurro che apra per loro un castello incantato. E i padri? Eppure anche gli zingari sono felici. «Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, far l'amore e rotolarsi per terra. Ho visto anche degli zingari felici in piazza Maggiore a ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra», cantava Claudio Lolli nel 76.

Qualche mattina fa mi sono recato al municipio perché sapevo di un sit-in del comitato di lotta per le case popolari. Osservavo da lontano la rabbia di questa povera gente disperata. Qualcuno urlava ai politici di uscire, qualcuno di andare a casa, qualcuno diceva che non bisognava più andare a votare, qualcuno urlava: rivoluzione e basta. Me ne sono stato in disparte per non far dire agli amici che speculavo sul dolore mettendomi in bella mostra ma avrei voluto fare a questa gente una proposta: perché non diventano loro i politici, gli amministratori dei loro drammi? Loro che li conoscono bene, loro che si svegliano al mattino già disperati con questi drammi e ci vanno a letto la sera per notti quasi sempre insonni. Loro diventano gli amministratori, uno di loro il sindaco, il più faccia tosta e poi si scelgano gli assessori, i tecnici che diano loro un contributo, una mano. È facile, basta che alcuni di loro si candidano e tutti gli altri li votino. Stiamo facendo, stiamo vedendo, stiamo valutando eccetera, sono le solite frasi di queste circostanze che non vorremmo più sentire. Ma cosa ne possiamo sapere noi che la mattina andiamo a lavorare e la sera torniamo a casa, al calore della nostra casa, mangiamo, beviamo e andiamo a dormire sereni? Cosa ne possiamo sapere noi di come sia doloroso anche solo sentirsi dire stiamo facendo. Quale solidarietà possiamo dare a chi non lavora e non ha una casa noi che non abbiamo mai provato questa umiliazione?

Ebbene, è dal basso che deve partire la rivoluzione, il cambiamento, la presa di coscienza, la «classe per sé», come la chiamava Karl Marx. Da chi soffre, chi ha fame, chi ha freddo, chi è solo, chi è stanco deve cominciare il cambiamento. Solo chi vive il dramma si affretterà per risolverlo. Lasciamo i politici di professione a casa, ringraziamoli ed esoneriamoli dalla missione che loro malgrado e con abnegazione vogliono svolgere per noi, non lasciamoci abbindolare da fantasiose promesse, garanzie e lavoro ad personam. Lasciamo chi parla in eleganti salotti di lavoro, disoccupazione, affitto, mutuo, scuola, povertà lì dov'è. Autocoscienza. Chi ha il problema lo comprende, discute con chi ha lo stesso problema e cerca le soluzioni velocemente perché non può tornare da solo, alla sua famiglia con il problema non risolto. Non più una politica serva delle banche e dei ricchi che ci chiedono sacrifici dall'alto della loro ricchezza senza mai farne ma una politica serva dei cittadini più bisognosi prima di tutto e poi il resto accadrà di conseguenza, a salire.

C'erano anche molti anziani al sit-in. Chi restituirà loro tutti i giorni di felicità perduta? Se non possiamo cancellare la sofferenza di questi signori possiamo almeno provare a rendere uguali i sogni di tutti i bambini? Il sogno è quello che ognuno vorrebbe realizzare. Possiamo dare a tutti i figli della città la stessa possibilità di realizzare i sogni? Le stesse opportunità. Le stesse scuole? Non una cultura a pagamento per pochi che produce poco per l'umanità perché non è detto che quei pochi che possono pagare abbiano molto in testa da offrire.

Quando vedo un bambino povero, sporco, nudo, che chiede soldi, che lavora o è ridotto pelle e ossa dalla fame penso sempre che se quel bambino avesse la possibilità di studiare, di capire il mondo, potrebbe diventare un genio e lo renderebbe sicuramente migliore ma poiché quel bambino non leggerà mai un libro, dobbiamo lavorare molto e l'impresa è sì ardua.

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Di Fabrizio (del 09/12/2011 @ 09:16:54, in Italia, visitato 1672 volte)

(estratto, cliccare sull'immagine per leggere gli altri interventi)

mercoledì 7 dicembre 2011 FINALMENTE. FINALMENTE QUALCOSA SI STA MUOVENDO, LA FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME E' FINALMENTE RIUSCITA A FARSI SENTIRE DAL GOVERNO, SPECIALMENTE DAL MINISTRO ANDREA RICCARDI PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E L'INTEGRAZIONE, E DAL SENATORE PIETRO MARCENARO, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DIRITTI UMANI DEL SENATO E DALLA VOCE PRESIDENTE DEL SENATO EMMA BONINO

LA FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME E IL SUO DOCUMENTO CON I SUOI NOVE PUNTI PRESENTATO AL SENATO

Prima di parlare dei nove punti che la maggioranza dei sinti e dei rom ci hanno chiesto di includere nel documento, voglio specificare che oggi noi sinti e rom non riconosciamo nessuna persona che non sia d'etnia sinta o rom che si autodefinisce portavoce, intermediario o legale rappresentate di sinti e rom, oggi siamo noi i diretti portavoce, intermediari e legali rappresentati di noi stessi, perciò chi , non sinti o rom si proclama tale, noi non lo riconosciamo.

Ma se accompagnato da due persone sinte o rom con una delibera sottoscritta da tutti i sinti e rom membri dell'associazione o da più persone singole sinti e rom, questo potrebbe essere rivisto.

Il motivo di Questo è per tutto il lavoro INUTILE che tantissimi portavoce, intermediari hanno fatto in tutti questi anni, sinti e rom si trovano ancora oggi rinchiusi in enormi campi nomadi o sgomberati senza nessuna soluzione alternativa, e tantissimi ancora oggi nell'anno 2011 alle porte del 2012 si trovano senza i servizi di prima importanza come l'energia elettrica, l'acqua potabile, sevizi igienici e un tetto dove ripararsi dalla intemperie, oggi noi non vogliamo e non ci servono dei portavoce, ma ci servono delle persone che vogliono lavorare tutti insieme, sinti, rom e popolazione maggioritaria. Per questi motivi noi della federazione rom e sinti insieme abbiamo presentato questo documento nella sala stampa della Camera e al Senato il 9 novembre 2011, con i seguenti punti che vi voglio illustrare con parole più significative.

* il primo punto il lavoro, non meno o più importante dei nove punti, ma vitale per il proseguimento alla vita. Il problema lavoro: per i Sinti e Rom scarseggia per svariate cause, primaria e la più grande e la discriminazione razziale, solo essendo d'etnia Sinti e Rom diventa quasi impossibile trovare lavoro,( se non si nasconde la propria etnia d'appartenenza), poi la brutta reputazione che dura da circa 1000 anni, solo il nome "zingari" fa ancora tremare parecchia gente, la diffidenza in ambo le parti, la mancanza di diplomi, la scarsa conoscenza dei lavori proposti, la scarsa conoscenza della lingua italiana, nessuno vuole come partner di lavoro un sinto o un rom e altre molte varie ragioni.

Per questi motivi noi chiediamo di avere la possibilità di intraprendere e poter lavorare in proprio, con i nostri lavori tradizionali, riportandoli alla conoscenza non solo ai nostri figli ma a tutta la popolazione maggioritaria, ma per riuscire abbiamo bisogno di ottenere dei aiuti e dei finanziamenti comunali, provinciali, regionali e statali, per poter supportare i nostri lavori tradizionali, come lo spettacolo viaggiante, la musica sinta e rom, l'artigianato e tutto quello che oggi "per forza dei cambiamenti" e stato dimenticato, come i cestinai, fiorai, ombrellai e tanti altri che ogni persona sinta e rom anziana ci potrà aiutare a portarla alla luce e farla imparare ai nostri giovani.

In alternativa e la costituzione di cooperative sociali costituite direttamente dai sinti e dai rom, dove potere assumere personale sinto o rom nell'ambito del lavoro di giardinaggio, pulizie in generale, raccolta materiale ferroso ecc. ecc. ma supportati dai propri comuni, provincie e regioni che dovranno trovare un sistema ad aggiudicare i lavori a detta cooperativa senza dover ricorre a bandi molto difficili per i sinti e rom, intraprendendo questa strada si porta la conoscenza ai giovani che entrando in queste tipologie di lavoro imparano, così che l'aiuto del comune provincia regione stato un giorno non serva più.

Ma se si vuole davvero aiutare i sinti e i rom che vogliono lavorare, si devono agevolare rilasciando anche dei permessi di sosta provvisoria su tutto il territorio italiano, eliminando tutti i divieti di sosta alle roulette, camper e nomadi per tutti i sinti e rom che li richiedono per poter lavorare con i propri lavori tradizionali, ai musicisti, ai giostrai e circolanti, alla predicazione (MEZ) in assoluta liberta.

Solo percorrendo queste strada si potrà ridare il lavoro perso alla maggioranza dei Sinti e Rom.

* Per secondo e L'abitare, questo e un altro grandissimo problema di tutti i sinti e rom, che grazie ai sgomberi senza alternative, la mancanza di servizi principali come l'acqua, l'energia elettrica, i servizi igienici e il riscaldamento invernale, porta ai sinti e rom la scarsa e corretta frequenza scolastica, ciò impedisce loro i diplomi occorrenti ad un lavoro per il prossimo futuro. Porta la scarsa ricerca del lavoro, perché impossibile riuscire a trovare un lavoro definitivo non avendo nessuna abitazione definitiva e regolare con un indirizzo civico, dove poter essere a disposizione del datore di lavoro, un altro input negativo al lavoro e avere l'indirizzo di un campo nomadi, ciò rende ancora più difficile a trovare un qualsiasi lavoro.

E per queste ragioni che noi della federazione nazionale rom e sinti insieme, chiediamo la Moratoria degli sgomberi senza alternative. Applicazione dei Progetti per la chiusura dei cosiddetti "campi nomadi" attraverso soluzioni diversificate quali la realizzazione delle microaree famigliari attrezzate, composte da genitori e figli con un regolare indirizzo civico senza definirlo campo nomadi, villaggio ecc. dove poter continuare e salvaguardare la tradizione e la cultura dei sinti e rom nativi in Italia da decenni, ma anche perché ci sono tante persone gagge che dichiarano che avere dei sinti o rom come vicini di casa e viverci con armonia e una cosa impossibile, perciò la creazione delle microaree e un bene per noi, ma soprattutto e un bene anche per la popolazione maggioritaria che non vogliono vivere e avere dei vicini di casa sinti e rom.

* Un altro progetto concreto, positivo e forse il migliore perché non sperpera denaro pubblico e non costa nulla al comune, provincia, regione e stato, perché un terreno agricolo e una propria proprietà poco onerosa e a portata di tutti i sinti e rom, da notare che già da parecchi anni moltissime famiglie sinte con grande successo sono riusciti ad uscire dai campi nomadi grazie all'acquisto di un terreno agricolo come tipo di abitazione, ed è perciò che chiediamo La Modifica del Testo Unico 380/2001 che proibisce l'installazione anche di roulotte mobili su terreni agricoli.

* Chiediamo anche e soprattutto da subito, la Sospensione della Delibera 67/2010 dell'Autorità per l'energia elettrica, fino a che non si trovi un alternativa al riscaldamento usato dalla maggioranza dei sinti e rom, questa delibera e arrivata così all'improvviso che i sinti che usavano l'energia elettrica a forfè per il proprio riscaldamento, non hanno avuto il tempo necessario a trovare delle soluzioni alternative a riscaldarsi, oggi con questa delibera per i sinti e impossibile usare l'energia elettrica per riscaldare le proprio abitazioni perché troppo oneroso, perciò le problematiche riguardo il riscaldamento sono immense.

* Salvare la cultura dei sinti e rom e importante quasi come la casa e il lavoro, perché senza cultura non ai più nessuna provenienza, famiglia e popolazione, senza cultura non ti rimane più niente, e grazie ai cambiamenti del progresso, la cultura dei sinti e dei rom sta scomparendo, oggi se si chiede ad un giovane sinto o rom che cosa vuol dire cultura non sanno risponderti, ed e per questo che chiediamo nel nostro documento il sostegno agli artisti Sinti e Rom, la predisposizione di una campagna nazionale di conoscenza degli apporti culturali offerti da Sinti e Rom alla cultura italiana ed europea e l'inserimento di artisti Rom e Sinti nei maggiori eventi nazionali, solo cosi potremmo salvare la nostra cultura e portarla alla conoscenza della popolazione maggioritaria.

* La scuola, la causa principale "come dicevo prima" e l'Habitat insufficiente, essere sgomberato ogni mese per non dire giorno, impedisce ai nostri figli la regolare frequenza scolastica, il non riuscire ad ottenere un diploma per svolgere un normale lavoro di tutti i giorni, come si può trovare lavoro senza saper scrivere e leggere, senza saper fare i conti, e senza sapere tanto altro, come si fa.

Le cause sono molteplici, e la più brutta e odiosa e la causa della discriminazione razziale, ci sono maestri e direttori che permettono e applicano a bambini di 6 / 12 anni, il razzismo nelle scuole elementari, anche se sentono e vedono che i bambini delle popolazione maggioritaria prende in giro il bambino o bambina sinta o rom fanno finta di niente, Molte volte sono messi all'ultima banco, non vengono mai interrogati e non interessa se imparano, ci sono bambini sinti e rom che frequentano la 5 elementare senza saper ne leggere e scrivere, questi bambini non riescono a frequentare regolarmente la scuola perché non hanno nessun input a farlo, non ci sono amici gagge o maestri che rafforzano la loro voglia di imparare e frequentare la scuola, anche se dei bambini riescono a far amicizia con i bambini sinti o rom ci pensano i loro famigliari a farli smettere quell'amicizia, i stessi bambini ci chiedono il perché non ci sono libri che parlano dei sinti e rom, della loro storia, da dove arrivano, le guerre vissute dai sinti e rom, l'olocausto subito dai sinti e rom, tutto questo nelle scuole non c'è, forse questo e il motivo principale che oggigiorno tantissime persone non sanno nulla dei sinti, per questo e tanto altro chiediamo tramite il documento l'Introduzione nei programmi scolastici di elementi della storia e cultura dei Sinti e dei Rom, con particolare attenzione all'anti-discriminazione, la Predisposizione con la collaborazione delle associazioni Rom e Sinte di un piano Nazionale per l'istruzione dei bambini Rom e Sinti e per la formazione dei docenti.

* Chiediamo soprattutto: La partecipazione diretta di sinti e rom nelle decisioni che riguardano gli stessi, se ci guardiamo in giro non troveremo mai un sinto o un rom nella scuola, nei uffici comunali, provinciali, regionali e statali, nemmeno come custode, spazzino o altro, quando si parla di un campo nomadi o un qualsiasi cosa si voglia fare per i sinti e rom, non vengono mai interpellati, si interpella sempre e solo i soliti " esperti" di rom e sinti, senza mai ammettere che i veri e unici esperti di sinti e rom sono gli stessi sinti e rom, ma questo non vogliono ammetterlo ed e per questo nel documento chiediamo di Adottare strumenti di sostegno per implementare la partecipazione dei Sinti e dei Rom nella vita sociale e politica del Paese. Indicazione Nazionale che vincoli i finanziamenti solo al terzo settore che prevede la partecipazione diretta dei Sinti e Rom e che i propri portavoce e intermediari siano solo i sinti e i rom, oggi vogliamo avere il diritto di decidere da soli, siamo stanchi che altri decidono per noi come e dove vogliamo vivere, perciò tutte le azioni saranno discusse e decise insieme ai Sinti e Rom.

* Il welfare, già da parecchi anni ci sono tantissimi sinti e rom che lavorano come mediatori culturali senza avere un diploma, senza una retribuzione mensile e moltissime volte a proprie spese, tutti lavorano solo per migliorare la vita piena di stenti e sacrifici dei sinti e rom, molti sono perfino senza un titolo di studio, non hanno fatto nemmeno le prime elementari, eppure sanno scrivere e leggere e fanno i mediatori culturali, e chi meglio di loro come mediatori culturali, possono aiutare il proprio popolo, lavorano giorno e notte senza essere riconosciuti nemmeno dai propri comuni, provincie e regioni, per questo chiediamo nel documento l'Istituzione della figura del mediatore culturale Sinto e Rom. Progettazione sociale vincolata alla presenza retribuita di mediatori culturali Sinti e Rom. Progettazione e gestione diretta dei servizi alle associazioni Sinte e Rom.

* Il problema della La sanità e molto grave per tutti e non solo per noi sinti e rom, eppure per noi c'è ancora qualcosa di più grave, tanti dottori nei Pronti Soccorsi dei ospedali, appena vedono un sinto o un rom prendono i fogli consegnati ai infermieri, che sono al primo posto, li mettono sotto tutti gli altri cosi che i sinti rimangono sempre ultimi, e quando arriva il turno, fanno delle esclamazioni tipo: (" chi di voi cura la zingara !! io non lo faccio ecc. ") questo e successo a mia sorella al pronto soccorso e a tanti altri sinti i Italia, oggi nel documento chiediamo una Campagna nazionale di prevenzione e istituzione della figura del mediatore sanitario. Corsi di formazione per operatori organizzati in collaborazioni con associazioni Sinte e Rom, con particolare attenzione All'antidiscriminazione.

* La vera lotta alle discriminazioni, come si combatte la discriminazione razziale se per primo a istigarla e propagarla era il governo stesso, il governo bossi non permette ai sinti e rom di avere una casa, una microarea, un terreno agricolo di propria proprietà, non c'era nessuna alternativa per la lega nord, il loro slogan era e rimane: "via gli zingari - no case ai zingari - milioni di euro speso per zingari - case prima a noi italiani e dopo ai zingari" questi sono gli slogan che hanno trasmesso ai italiani tramite i mass media e questi saranno gli slogan che trasmetteranno ai italiani alle prossime elezioni, autorizzati a fare tutto quello che vorranno anche se il "DECRETO LEGGE del 26 aprile 1993, n. 122, coordinato con la legge di conversione 25 giugno 1993, n. 205, recante: "Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa", vieta di istigare altre persone alla discriminazione razziale.

Noi chiediamo di applicare a tutte le persone questo decreto legge, nelle scuole, nei uffici comunali provinciali regionali e statali, nei ospedali, in tutti gli esercizi pubblici, delle Pene più severe per chi porta la discriminazione, il razzismo e le calunnie verso i Sinti e rom, Pene severe per tutti i giornalisti che con i quotidiani istigano, trasmettono qualsiasi rapporto che parli o che trasmette ad altre persone l'odio razziale e la discriminazione, per tutto questo noi chiediamo tramite il documento il Coinvolgimento delle rappresentatività nazionali delle comunità Sinte e Rom nella costituzione degli Osservatori sulle discriminazioni. Libertà religiosa e possibilità per le Chiese di usufruire di spazi pubblici. Costruzione partnership tra le Prefetture e le associazioni Sinte e Rom. Contrasto alle discriminazioni istituzionali (esempio: cartelli stradali di divieto di sosta a chi è riconosciuto Sinto o Rom).

* Non da oggi ma da ormai parecchi tempo in Italia ci sono tantissimi Rom immigrati, le possibilità sono durissime per noi che siamo italiani al 100 per 100, immaginatevi per loro, vengono in Italia per migliorare la propri vita e si trovano a dormire sotto i ponti, nelle baraccopoli, e i più fortunati riescono a trovare della abitazioni quasi demolite ma con un tetto per ripararsi dalla intemperie, tantissime mattine vengono svegliati senza nessun ritegno per i vecchi, donne e bambini la mattina presto ancora buia per essere sgomberati dalla polizia, senza nessuna alternativa ai sgomberi, non interessa se dopo nasce un altra baraccopoli o accampamento di fortuna, importante e che hanno fatto gli sgomberi, per questo che nel documento chiediamo la Predisposizione di un percorso di regolarizzazione per i profughi e per le famiglie di prima immigrazione (Anni Settanta e Ottanta) dalla ex Yugoslavia. Progetti di accoglienza per i Rom immigrati dalla Romania contemperando diritti e doveri. Progetti di informazione e sensibilizzazione con partnership con i Paesi d'origine.

* Ma tutto questo non potrà avverarsi se non verrà approvata la proposta di legge per riconoscere ai sinti e rom lo status di minoranze: Proposta di Legge n. 4446, "Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di riconoscimento e di tutela delle minoranze linguistiche storiche dei rom e dei sinti", depositata il 21 gennaio 2011.

E la proposta di legge per riconoscere la persecuzione su base razziale subita dalle comunità Rom e Sinte, durante il nazifascismo: Atto Senato n. 2558 "Modifiche alla legge 20 luglio 2000, n. 211, in materia di estensione del Giorno della Memoria al popolo dei Rom e dei Sinti", presentato il 15 febbraio 2011.

Io, noi sinti e rom speriamo che oggi che siamo alle porte dell'anno 2012 finalmente anche noi siamo riconosciuti come esseri umani, perché solo se ci riconoscono allora anche noi esistiamo, altrimenti non saremmo mai ne italiani, sinti, rom, europei e nemmeno reputati esseri umani.

Per finire ringrazio a nome di tutti i sinti e rom della federazione rom e sinti insieme l'on Sen dott. Pietro Marcenaro, il Dott., Massimo Serpieri, il Dott. Isidro Rodríguez il Dott. Zeliko Jovanovic, dott. Jeroen Schokkenbroek, il Dott. Herry Scicluna e tutti quelli che hanno reso possibile questo evento, ma voglio anche ringraziare tutti i presenti a questo grande evento, sinti, rom e gagge, grazie a tutti.

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