Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Dopo i recenti avvenimenti che hanno coinvolto i Rom che abitano nella Cascina
Continassa di Torino, occorre aiutare e supportare in questo tragico momento le
famiglie che hanno perso l'unica casa che conoscevano.
Superata la prima emergenza, è prioritario ridare dignità e speranza a uomini,
donne e bambini che, in pochi istanti, hanno visto andare a fuoco tutta la loro
vita e che ora si trovano ad affrontare il freddo e la disperazione di non avere
più niente.
Di grande aiuto sono stati, in questi primi giorni, coloro che hanno portato la
loro solidarietà e che hanno contribuito a migliorare le condizioni materiali in
cui si sono ritrovate a sopravvivere le vittime dell'attacco razzista: le
associazioni di volontariato, le autorità politiche e religiose, i funzionari
pubblici e, soprattutto, i tantissimi cittadini fra i quali molti residenti nel
quartiere da cui si è mosso il corteo che ha assaltato il campo nomadi.
Adesso è però necessario dare un indirizzo alla spontanea solidarietà dei tanti
che ancora vorrebbero manifestare concretamente la loro solidarietà.
Le famiglie rimaste nella cascina hanno una enorme, principale, necessità:
un'ABITAZIONE VERA nella quale poter vivere dignitosamente.
Per questo motivo facciamo un appello ai cittadini, alle associazioni, agli enti
religiosi e alle istituzioni affinché si adoperino per l'unica vera soluzione
alla gran parte dei problemi innescati dalla presenza di campi nomadi nelle
città: un'abitazione per le poche famiglie costrette a restare nel luogo in cui
sono state aggredite e messe in pericolo di vita.
Si tratta di 3 famiglie, 7 persone in tutto, quelle che hanno finora trovato il
coraggio di rivolgersi alla Magistratura per ottenere quella giustizia che gli
aggressori hanno tentato d'oltraggiare durante il linciaggio.
Chi vuole dare il suo sostegno può:
- mettere a disposizione locali per l'ospitalità delle famiglie;
- offrire un lavoro;
- versare un contributo economico al Centro Studi Sereno Regis di Torino
specificando la causale AIUTO FAMIGLIE ROM INCENDIO CONTINASSA:
- con bonifico sul conto corrente postale 23135106 intestato a Centro Studi Sereno
Regis – via Garibaldi 13 – 10122 Torino - IBAN IT 67 G 076 0101 0000 0002 3135
106
- con vaglia postale
- in contanti presso la segreteria del Centro Studi (sarà rilasciata ricevuta)
I fondi raccolti saranno consegnati direttamente alle famiglie per provvedere
alle necessità materiali e alle spese per le abitazioni che speriamo di poter
reperire. Sarà data completa trasparenza alla gestione dei contributi.
FEDERAZIONE ROMANI'
Via Altavilla Irpina n. 34 – 00177 Roma - fax +39.0664829795
http://federazioneromani.wordpress.com
federazioneromani@libero.it
IDEA ROM ONLUS
c/o Centro Studi Sereno Regis
Via Garibaldi 13 - 10122 Torino - fax +39.01182731123
www.idearom.it - Fb
IdeaRom
idea.rom@gmail.com
CENTRO STUDI SERENO REGIS
Via Garibaldi 13 - 10122 Torino - tel +39.011532824 +39.011549005 - fax
+39.0115158000
http://serenoregis.org/
info@serenoregis.org
Di Fabrizio (del 19/12/2011 @ 09:49:15, in Regole, visitato 1397 volte)
15 Dicembre 2011
Spett. le Procura della Repubblica di Torino,
Egregi dott. Caselli, dott. Bornia e dott.ssa Longo,
Il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC)1, la Federazione Romanì2 e Idea
Rom Onlus (Idea Rom)3 Vi scrivono per esprimere preoccupazione per il violento
attacco incendiario del campo Rom, avvenuto a Torino lo scorso 10 Dicembre.
Secondo quanto riportato all'ERRC dai nostri partner locali, centinaia di
persone hanno fatto incursione nel campo informale di via Continassa e hanno
dato fuoco a baracche, camper e macchine. L'attacco è stato scatenato
dall'accusa di stupro rivolta a due Rom. Successivamente la presunta vittima ha
dichiarato di non essere stata violentata. L'intero campo è andato distrutto
inclusi le case e i beni di proprietà di 46 Rom che vivevano li. Testimoni
dicono che alcuni manifesti affissi prima dell'attacco incitavano i residenti a
'ripulire' l'area dai Rom. Mass media e testimoni confermano che un pubblico
ufficiale, il presidente della V circoscrizione era presente alla manifestazione
che ha preceduto la violenza4.
L'ERRC, la Federazione Romanì e Idea Rom chiedono alle forze dell'ordine e alla
Procura della Repubblica di Torino di investigare immediatamente ed
imparzialmente e di considerare la connotazione razziale dell'atto.
Le vittime dell'attacco sono membri della minoranza Rom e date le circostanze è
possibile che si sia trattato di un atto di matrice razzista o di un crimine
d'odio. Dunque, l'indagine dell'incidente e il perseguimento dei colpevoli
riguarda la protezione dei diritti umani, sia degli individui che della comunità
Rom. L'investigazione e la risoluzione del caso renderà giustizia alle vittime
sulla base di quanto stabilito dall'articolo 13 della Convezione Europea per la
Salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà
Fondamentali secondo cui ogni persona i cui diritti e le cui libertà
riconosciuti dalla Convenzione (inclusi il diritto alla libertà e alla sicurezza
e il divieto di tortura) sono stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo
davanti ad un'istanza nazionale.
Data l'importanza dell'incidente di cui sopra, le organizzazioni firmatarie
della presente lettera, in accordo con la legge italiana per l'accesso agli atti
amministrativi5, chiedono gentilmente ai Vostri uffici di provvedere per iscritto
le seguenti informazioni:
- E' stata aperta un'indagine per tale incidente e quali misure
investigative sono state adottate dal Vostro ufficio al fine di identificare
i colpevoli?
- Quali misure saranno prese dai Vostri uffici per accertare le
responsabilità e dare piena
protezione alle vittime?
- Oltre le due persone identificate subito dopo l'attacco, sono stati
individuati altri individui
sospetti che hanno organizzato o partecipato all'incidente?
- Qualcuno è stato accusato per questo incidente e quali accuse sono
mosse contro di loro?
Rimaniamo in attesa di una Vostra risposta e Vi ringraziamo per gli sforzi
compiuti nel condurre una giusta e rapida indagine del caso.
Distinti saluti,
Dezideriu Gergely Direttore esecutivo European
Roma Rights Centre
Nazzareno Guarnieri Rappresentante Legale Federazione
Romanì
Snezana Vuletic Rappresentante Legale Idea Rom Onlus
1 Il Centro Europeo per I Diritti dei Rom (ERRC) è
un'organizzazione giuridica internazionale di interesse pubblico impegnata in
una serie di attività volte a combattere il razzismo contro Rom e Sinti e
l'abuso dei diritti umani attraverso contenziosi strategici nell'ambito del
diritto, ricerca e sviluppo di politiche, advocacy e formazione di attivisti Rom
e Sinti.
2 La
Federazione Romanì è una
federazione nazionale formata da 18 organizzazioni Rom e da attivisti e singoli
aderenti di tutta Italia. La mission della Federazione è l'auto-determinazione
della popolazione Romanì attraverso la promozione di una rappresentatività
qualificata delle comunità Rom
3
Idea Rom Onlus è una ONG formata da donne
Rom basata a Torino. Essa promuove la diretta rappresentanza dei Rom ed è membro
della Federazione Romanì.
4 Vedere:
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/434502/
5 Il diritto all'accesso agli atti amministrativi nella l.
241/1990 e nel DPR184/2006
Di Fabrizio (del 19/12/2011 @ 09:16:34, in Italia, visitato 1518 volte)
Richiesta intervento urgente per emergenza
umanitaria campo Rom Via Idro
Dedichiamo molto del nostro tempo all'impegno civile e sociale e al
miglioramento della qualità della vita nei quartieri di Crescenzago Adriano
Gobba, sia a titolo personale che in qualità di rappresentanti di associazioni e
comitati.
Con la presente, denunciamo che la situazione del Campo Rom di Via Idro si è
aggravata a tal punto da raggiungere un vero e proprio livello di emergenza
umanitaria.
Giorno dopo giorno, le condizioni del campo peggiorano in modo allarmante: manca
la corrente elettrica da mesi, i frigoriferi non possono funzionare, le fogne
straripano, la strada si allaga. Le persone vivono al freddo. La salute è
seriamente a rischio. Le prime vittime sono i bambini e gli anziani, i più
deboli ed indifesi.
I responsabili dell'amministrazione comunale sono informati, ma inspiegabilmente
non provvedono.
Per i Rom Harvati, cittadini italiani che risiedono da oltre 30 anni in Via
Idro, si sono ulteriormente ridotte le possibilità di lavorare non solo per la
crisi generale, ma soprattutto perché sono vittime - come altri nomadi e
minoranze etniche - di politiche centrali e locali di discriminazione ed
ingiustizia sociale.
Infatti la sentenza del Consiglio di Stato del 16 novembre 2011 ha cancellato il
Piano Maroni che prevedeva, oltre a misure lesive della dignità delle persone,
il finanziamento di un campo di transito in Via Idro e la chiusura entro il 31
dicembre 2011 di quello attuale, regolare e storico.
Si vuole da parte anche della nuova amministrazione di Milano insistere sul
campo di transito in Via Idro, rifiutato sia dalla comunità rom sia da
cittadini, comitati, associazioni, partiti e dal Consiglio di zona 2?
Perchè non si provvede con urgenza a garantire agli abitanti il ripristino delle
condizioni di vita umane e ad approntare un piano di riqualificazione da
inserire in un progetto di valorizzazione del patrimonio ambientale (Lambro,
Martesana, costituendo Parco della Media Valle del Lambro) e della comunità rom,
i cui membri già nel passato hanno dimostrato di potere mettere a disposizione
esperienza e competenza (cooperative per la cura del verde e di lavori diversi)?
Nel ribadire la richiesta ai destinatari della presente ad intervenire
tempestivamente per ripristinare le condizioni di vita normali e rispettose
della dignità e della salute delle persone che vivono nel villaggio di via Idro,
confermiamo la nostra disponibilità a farci promotori di un progetto generale di
riqualificazione e valorizzazione dell'intera area allo scopo di migliorare la
qualità ambientale e urbana e le relazioni tra i rom e gli abitanti dei
quartieri interessati.
I bambini di Via Idro si stanno ammalando. Fate presto, prima che sia
troppo tardi!
In attesa di un positivo riscontro, i migliori saluti.
Carlo Bonaconsa, Comitato Vivere Zona 2
Fabrizio Casavola, redazione di Mahalla
Laura Coletta, Associazione "Elementare Russo"
Gabriella Conedera, Scuola Elementare di via Russo
Cesare Moreschi, Comitato Vivere Zona 2
Giuseppe Natale, Anpi Crescenzago
Antonio Piazzi, Anpi Crescenzago
Paolo Pinardi, Martesanadue
Lettera aperta a:
- Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
- Assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino
- Assessore alla Sicurezza e coesione sociale, Marco Granelli
- Presidente del Consiglio di Zona 2, Mario Villa
QUI invece trovate la lettera scritta al sindaco dalla scuola elementare
Russo
Nel frattempo, ricevo da Alberto Ciullini:
Strage, stragi, ed emergenze umanitarie nell'indifferenza
Questo l'intervento
che a nome del gruppo di SEL ho letto ieri sera in Consiglio di Zona 2.
Presidente, consiglieri,
avremmo voluto intervenire perché questi giorni sono
giorni particolari: le date che vanno dal 12 al 15 dicembre, sono giorni densi
di significato per Milano, la sua storia ma anche per la storia e la coscienza
di tutto il Paese. Sono i giorni in cui è indispensabile fermarsi e ricordare
uno degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente del questo Paese:
una strage, la strage di piazza Fontana, con cui 42 anni fa si avviava la
strategia della tensione e delle stragi di Stato. Bene ha fatto il Consiglio
comunale a riunirsi in seduta straordinaria per commemorare le 17 vittime
innocenti e a proporre l’istituzione della Giornata della memoria cittadina per
"conservare una viva memoria del nostro passato, soprattutto a vantaggio di
quanti non erano presenti: un segno di grande maturità democratica, che permette
di offrire alle giovani generazioni la possibilità di conoscere ciò che accadde
e di partecipare in maniera responsabile alla diffusione di una coscienza
civile". Una strage, 17 vittime e 88 feriti cui vanno aggiunti Giuseppe Pinelli,
la 18° vittima innocente come ha detto giustamente il Presidente Napolitano, e
gli ulteriori tre feriti: Licia Pinelli e le sue due figlie. Una strage rimasta
giuridicamente impunita, costituendo uno schiaffo vergognoso alla memoria di
quelle vittime e al dolore dei loro famigliari, ma non senza colpevoli: perché
la verità storica su quella strage e su quelle che ahinoi si susseguirono negli
anni successivi è ormai acclarata e certa: manovalanza neofascista e regia degli
apparati deviati dello Stato.
Di questo avremmo voluto parlare e ricordare. Ma
la cronaca degli ultimi giorni ci ha purtroppo portato all’attenzione fatti di
una gravità inaudita per un paese che vuole essere democratico e civile. Prima a
Torino e poi a Firenze due episodi apparentemente diversi ma uniti dallo stesso
filo conduttore: l’intolleranza verso il "diverso".
A Torino abbiamo assistito a
quello che molti osservatori hanno giustamente definito un pogrom, che non è
sfociato in tragedia solo per fortuna e casualità. La caccia al Rom perché non
può che essere il Rom a commettere certi atti, non importa se addirittura
inventati: la caccia al Rom è "a prescindere".
A Firenze la strage c’è stata,
due morti e un ferito gravissimo, anche per il ritardo, dobbiamo dirlo, con cui
il criminale è stato intercettato. Un cittadino italiano, bianco, ha sparato
uccidendo due senegalesi e ferendone molto gravemente un terzo. Non soddisfatto
dopo due ore circa ha riaperto il fuoco contro altri cittadini senegalesi per
poi spararsi suicidandosi. Ora qualcuno tenta maldestramente di derubricare il
fatto a pura follia, ma sappiamo invece che se di follia si tratta, stiamo
parlando di lucida follia xenofoba, razzista, neo-nazista. Del resto agli
ambienti che si rifanno e ispirano a queste reiette ideologie il criminale senza
alcun dubbio apparteneva.
Due episodi apparentemente diversi, lontani, separati
ma che trovano ahimè un comune denominatore: quel mix di ignoranza e
sottocultura, che negli ultimi venti anni è stato coltivato, coccolato, aizzato,
alimentato con cinica e fredda volontà da tutti quelli che hanno parlato e
parlano di invasione, calata dei barbari, supremazia culturale, pulizia etnica
ecc.
Due episodi che ci devono far riflettere per fare in modo che il terreno di
coltura di queste folli ideologie non venga alimentato anche solo dalla fatica,
dalla ignavia, dalla pigrizia che ci possono anche involontariamente cogliere.
E
allora dobbiamo evitare che nel nostro territorio, quello della nostra zona, si
consumi un’emergenza umanitaria nell’indifferenza dei cittadini e delle
istituzioni, solo perché stiamo parlando degli ultimi fra gli ultimi. Stiamo
parlando del campo di via Idro, nel quartiere di Crescenzago. Il campo, giorno
dopo giorno, si sta sempre più degradando: manca la corrente elettrica da mesi,
gli abitanti del campo vivono al freddo, non funzionano i frigoriferi, le fogne
straripano, la strada si allaga, mancano il lavoro e una prospettiva per il
futuro.
E le vittime sono prima di tutto i bambini, le donne, gli anziani, i
soggetti più deboli e indifesi.
I rom che abitano in Via Idro vi risiedono da
anni, sono cittadini italiani e hanno il diritto come tutti che venga trovata
assieme una soluzione dignitosa, sia per quelli che intendono trovare altrove
una sistemazione sia per quelli che ci vogliono rimanere.
Questa grave e
insostenibile situazione ci viene segnalata dai cittadini del campo ma anche
dalle associazioni, dai gruppi, dalle organizzazioni, dai partiti e dai semplici
cittadini che negli ultimi anni hanno cercato di trovare concordemente strade e
percorsi per uscire dalla perenne precarietà ed emergenza.
Chiediamo che si
intervenga subito perché lasciare abbandonata al degrado una struttura che,
ricordiamolo, è di proprietà comunale, può solo favorire l’instaurarsi di
fenomeni e derive pericolose e rischiose, come purtroppo le cronache di questi
giorni ci dimostrano. Non governare le situazioni di difficoltà e criticità è il
miglior modo per farle degenerare con il fondato rischio di non controllarle
più.
In questo momento non ci interessa neppure, paradossalmente, ragionare
sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo il decreto "emergenza nomadi" e i successivi decreti attuativi che hanno determinato per
migliaia di nomadi l’esposizione a gravi violazioni dei diritti umani, come
denunciato da organismi regionali e internazionali negli ultimi anni e da un
recentissimo documento redatto da Amnesty International. Non ci interessa
ragionare ora come affrontare definitivamente la questione, anche se è
indispensabile e non prorogabile una di discussione serena e seria su questo
tema.
Oggi chiediamo "solo" che si intervenga subito a garantire condizioni di
vita civili, trovando una soluzione rapida almeno alla fornitura della corrente
elettrica! Perché vorremmo essere convinti di vivere ancora in una città civile
dove non devono passare 6 mesi perché si riesca ad attivare un’utenza elettrica.
Gruppo SEL in Consiglio di Zona 2
Di Fabrizio (del 18/12/2011 @ 09:14:50, in media, visitato 2274 volte)
Filippo Facci come scrivevo
più di un anno fa, è uno scribacchino atipico: voltagabbana, a tratti
servile, e con un ego sovradimensionato, ma ammettevo che quando scrive del
tormentato rapporto tra rom, popolazioni autoctone e razzismo lo fa con una
lucidità rara.
Un suo nuovo scritto pubblicato da
Il Post mi conferma questa impressione, e vi invito a leggerlo con
attenzione.
Ma qua, partono i necessari distinguo:
- Neanche a me piace l'abitudine, tutta italiana, di schierarsi per forza
tra guelfi e ghibellini. Però... se nell'arco di pochi giorni le
piccole, quotidiane violenze che segnano il NOSTRO rapporto con chi
percepiamo come straniero, hanno due picchi violenti come quelli di Torino e
Firenze, è doveroso interrogarsi sulle cause politiche di quel titolo:
Siamo razzisti? Sì. I vari Berlusconi, Borghezio e
compagnia, avranno pure delle responsabilità nel cambiamento antropologico
in senso razzista dell'Italia. Provo a spiegarmi meglio: il razzismo non può
essere una scusa per giustificare le colpe di chi ha avuto ruoli di
responsabilità negli ultimi decenni, casomai ne è una delle cause.
- Non si tratta del gesto di un folle: che sia un corteo di incendiari
(come a Torino, a Ponticelli, a Opera), o si tratti di responsabilità singole (Carreri a Firenzi,
Breivik a Oslo). Si è formato in tutta Europa un quadro che giustifica la
follia, la noia, il bisogno di distinguersi, ad esprimersi in atti violenti
verso determinate categorie, guardacaso Rom, Sinti, stranieri, portatori di
handicap.
- Facci scrive "la ragazzetta di Torino è una mitomane che sconfina
nel cretinismo: il contesto disegnatelo voi." Chi reggeva le torce
accese, chi minacciava i giornalisti a Torino, gente matura magari, faceva
parte dello stesso contesto di quella ragazzina. Per comodità li
classifichiamo come mostri, ma i mostri veri sono la camorra, che per
liberare un'area edilizia appetibile ha mandato
in riformatorio senza prove una ragazza madre, e dato fuoco a rifugi di
poveracci. Mostro è chi a Opera aizzò la folla già scalmanata di suo, e
l'anno dopo incassò la carica di sindaco.
-
Essere zingari è un'aggravante? Ho paura di sì. Facci ha il coraggio di
ricordare come l'immagine della zingara rapitrice di bambini sia una
colossale bufala storica. Se di coraggio di uno scrittore vogliamo parlare,
in fondo non gli costa niente, ma di sicuro non è una posizione comoda per
chi si rivolge a lettori di destra.
- Smontato uno stereotipo, però ricade (preso dal suo eccesso di realismo)
in un altro: quello dello zingaro ladro. Si dimentica che di ladri in
circolazione abbiamo un vasto campionario, e che senza scomodare i suoi
compari di casta/classe (non di schieramento, il fenomeno riguarda tanto destra che
sinistra), c'è chi lo fa in maniera
più o meno furba. Sfugge a Facci, come a tanti altri, che non è l'etnia,
ma la condizione di vita. Nel comodo delle nostre case con porte blindate ed
antifurto, siamo pronti ad idealizzare la Palestina, l'Egitto, il Sud Africa
o la Colombia... un giro in quegli slum ci mostrerebbe un'umanità dolente e
piene di speranze che ruba, figlia, si ammala e muore con
percentuali del tutto simili ai Rom e Sinti nostrani. Ma senza andare nel
"terzo mondo", un giro in qualche quartiere USA del "primo mondo"
restituirebbe la medesima realtà. Ma quelli, sono i poveri lontani, i loro
odori e le loro grida diventano innocuo esotismo.
- Allora, quello che scandalizza il benpensante, di destra e di sinistra,
non è il furto, ma la sua necessità (che deve anche essere prossima,
altrimenti non se ne accorge). Perché tutti amiamo crederci buoni,
democratici, autosufficienti. Ma il pensionato beccato al supermercato con
due scatolette di tonno nascoste nella giacca, ci porta la miseria allo
specchio, chi ruba per fame in un mondo di prosperità lo fa perché ha sua
volta è stato deprivato (derubato) dei valori occidentali di vita, compreso
il pieno accesso ad istruzione, casa, lavoro, sanità. Invece, fiduciosi nel
NOSTRO progresso, non solo vogliamo essere ricchi, ma pure amati dai poveri, perché così la NOSTRA coscienza (di classe?) non ci pone domande scomode.
Paradossalmente, diventiamo cattivi quando questo ci è negato.
- Facci cita il Porrajmos, un olocausto dimenticato e tutto particolare.
Lo fa, sapendo quanto la nostra sia una bontà di facciata, per cui VOGLIAMO
DIMENTICARE i nostri antenati che fecero del Porrajmos, della Shoa, ma anche
dei massacri in Africa e nelle Americhe: non un isolato episodio di
razzismo, ma un sistema pianificato di arricchimento, sterminio e terrore. Ci stupiamo
che qualcuno sia sopravvissuto, emigri perché non abbia più di che vivere e
soprattutto abbia l'ardire di presentare il conto. Cosa che possono fare gli
Israeliani, forti di uno stato e di un esercito mica male, non i Rom e Sinti
che vivono tuttora in eterno dopoguerra. E allora, dagli allo zingaro!
- VOGLIAMO DIMENTICARE, e l'abbiamo fatto, come eravamo nel dopoguerra o
quando si emigrava, perché nuovamente ci vergogniamo della povertà. Razzismo
ha tanti significati e radici, questo è quello attuale. Ma ricorda un
articolo del
Corriere (uscito in concomitanza con quello di Facci) che c'è un
ulteriore differenza: il nomadismo. Che secondo il Corriere
può aprire le porte dei cieli (spero che qualche zingaro si sia fregato la
chiave per tempo) e secondo il più realista Facci non ha più ragione di
essere. Il Corriere ricorda come furono nomadi anche gli Ebrei, ma
dimentica che tutti i popoli che diedero vita agli stati moderni lo sono
stati, finché non fecero a botte per trovare una terra dove potersi fermare.
Potersi fermare, non dimentichiamolo, significa avere la possibilità di
cacciare qualcun altro. Non chiamiamolo NOMADE, allora, chiamiamolo
SGOMBERATO. Se ci intendiamo sulle parole, forse saremo già in grado di
intravedere le soluzioni.
Cliccare sull'immagine. Quello che riporto qui sotto, è la
necessaria sintesi
Il Dirigibile di Daniele Barbieri
In poche ore Torino e poi Firenze. Ho provato a scrivere quel che penso in forma
di poesia: mi sono ispirato a Martin Niemöller (chi non lo conoscesse troverà,
alla fine, una breve nota biografica).
«Prima venne la Lega contro gli immigrati
ma io non dissi nulla
perché non sono un migrante.
Poi dichiararono clandestini persino i bambini e le donne incinte
io non dissi nulla
perché mia moglie e mio figlio sono italiani.
Poi accaddero cose terribili a Novi Ligure, a Erba, a Ponticelli....
e io non dissi nulla
perché abitavo altrove e dunque non sono affari miei.
Poi peggiorarono le condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche
ma perché avrei dovuto dire qualcosa?
io non sono un operaio.
Poi tassarono solo chi aveva pochi soldi
forse avrei potuto dire qualcosa
ma speravo lo facesse qualche altro.
Nello stesso periodo spesero montagne di soldi in armi
di nuovo pensai che avrei potuto dire qualcosa
ma ero quasi sicuro che questo compito spettasse ad altri.
Poi bruciarono il campo rom di Torino
e io non dissi nulla
perché non sono un rom.
Poi ammazzarono due senegalesi a Firenze
e io non dissi nulla
perché non sono senegalese.
Poi vennero ad arrestarmi.
Non so neanche perché,
avevo solo mugugnato.
Sperai che molti mi difendessero
però nessuno lo fece.
Forse nessuno di quelli rimasti si chiama Daniele».
Martin Niemöller era un pastore protestante che all'inizio si fece sedurre
da Hitler ma poi capì e divenne un coerente e coraggioso oppositore del nazismo.
I suoi sermoni infastidirono il regime ma per qualche anno ebbe relativamente
pochi guai: di certo gli giovò l'avere amicizie influenti ed essere uomo di
Chiesa. Nel 1937 la relativa tolleranza verso Niemöller (e altre/i) finì. Venne
arrestato dalla Gestapo. Rimase sino alla fine della guerra in vari lager (fra
cui Dachau) ma si salvò. Nel dopoguerra si impegnò nella riconciliazione ma
chiedendo che il popolo tedesco non chiudesse gli occhi sulle radici
dell'orrore, sulle complicità, sui silenzi. Proprio una sua poesia sull'apatia,
sul silenzio divenne famosa. I versi di «Prima vennero» furono letti (persino
cantati) in molte versioni e diverse occasioni. Come capita spesso vennero
attribuiti per errore ad altre persone (in questo caso a Bertolt Brecht). Quando
chiesero a Niemöller quale fosse il testo originale disse di non ricordarlo.
Forse era vero oppure intese significare che in fondo era importante il senso
della poesia non le parole esatte. Per questo anche io (come alcuni anni fa
Lorenzo Guadagnucci, a proposito del decreto «anti lavavetri» di Firenze) mi
sento autorizzato a darne una mia interpretazione.
Di Fabrizio (del 16/12/2011 @ 09:11:47, in Italia, visitato 1458 volte)
Segnalazione di Maria Derossi
di Lidia Ravera
Dunque la fatale membrana ancora miete vittime. Ancora si investe sulla
verginità delle figlie. Perché così vuole la Chiesa. Perché così vuole il futuro
acquirente, il marito d'una volta, quello che ci teneva a infilarsi per primo
nell'angusto orifizio femminile, a scopo di libidine o di procreazione. Un tuffo
nel modernariato, di cui si potrebbe anche sorridere se non fosse diventato così
frequente, fra le adolescenti, la scelta di cavarsi dai guai, accusando gli
extracomunitari.
Dieci anni fa a Novi Ligure la sedicenne Erika caricò su due innocenti albanesi
il fardello di un duplice delitto. I due rischiarono il linciaggio. Tre giorni
fa a Torino l'adolescente "Sandra", ha caricato sui Rom la sua prima esperienza
sessuale. Erika voleva evitare la galera, Sandra l'ira di una madre bacchettona,
repressiva, arretrata.
Qual è l'unico modo accettabile di perdere la verginità? Dichiarare che te
l'hanno rubata. E qual è il ladro più gradito? Lo zingaro. Accusa lo zingaro e i
tuoi amichetti avranno un'occasione per scaricare il testosterone in eccesso. La
comunità in cui sei cresciuta non ti espellerà. Tua madre potrà girare a testa
alta: una figlia violata da uno zingaro, vale quanto una figlia illibata. Anzi
di più. Mette d'accordo i precetti della Chiesa e quelli di Telepadania.
il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2011
Di Fabrizio (del 16/12/2011 @ 09:07:00, in casa, visitato 2134 volte)
di Maria Teresa Lattarulo.
Nel clima di deprecabile, crescente razzismo verso le popolazioni Rom,
testimoniato anche dai recenti accadimenti nella città di Torino, un baluardo
contro le violazioni dei diritti è costituito, per fortuna, dall'operato degli
organismi internazionali. In questi giorni, infatti, è stata resa nota la
decisione adottata il 28 giugno 2011 dal Comitato europeo dei diritti sociali,
preposto al controllo dell'osservanza della Carta sociale europea, nel caso
COHRE contro Francia con la quale quest'ultimo Paese è stato condannato per la
politica di espulsioni forzate dei Rom adottata dal Presidente Sarkozy nella
primavera del 2010. A quell'epoca, centinaia di campi nomadi furono sgomberati
dalla polizia e migliaia di rom furono espulsi o accettarono il ritorno
"volontario" verso la Romania, dietro pagamento di compensi pari a trecento euro
per adulto e cento euro per ogni bambino.
Il Comitato ha ravvisato la violazione del diritto all'abitazione garantito
dall'art. 32 della Carta sociale perché, se è vero che uno Stato può smantellare
insediamenti abusivi e illegali, deve però farlo nel rispetto della dignità
delle persone coinvolte e offrendo loro sostegno finanziario o opportunità di un
nuovo alloggio, condizioni queste non rispettate dalla politica della Francia in
quell'occasione. Inoltre, il Comitato ha rilevato che le misure che uno Stato
adotta devono essere rispettose del principio di non discriminazione, mentre,
nel caso di specie, le decisioni del governo Sarkozy apparivano non casuali, ma
determinate dal clima di razzismo verso i Rom diffuso nel Paese.
Il Comitato ha ritenuto che la Francia abbia violato anche il divieto di
espulsioni collettive di gruppi etnici contenuto nella Carta sociale e nella
Convenzione europea dei diritti dell'uomo. E' molto importante considerare che
in molti casi la partenza era stata "volontaria", ma il Comitato non ha guardato
alle apparenze ritenendo che non può considerarsi veramente volontaria una
decisione determinata dall'esistenza di un clima diffuso di odio e
discriminazione razziale, nonché dall'adozione di misure coercitive che non
lasciano scelta, quali l'eliminazione forzosa della propria abitazione.
La decisione deve far riflettere tutti i governi, incluso quello italiano che
anch'esso ha spesso fatto ricorso a politiche di sgomberi forzosi e di
espulsioni non del tutto immuni da sospetti di illegittimità (l'Italia è stata
condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Sulejmanovi c.
Italia).
Per fortuna, l'Europa non è solo Euro e finanza…
Venerdì 16 dicembre dalle 19.30
Arci Virgilio -
vicolo Ospitale 2/6 MANTOVA
Tutti a Mantova sanno che alcuni giorni fa Aleksandar Stojkovic è stato vittima
del furto della sua fisarmonica con cui suonava e cantava sotto i Portici
Broletto.
In questi giorni moltissimi mantovani hanno chiamato l'Istituto di Cultura Sinta,
l'Arci, la Sucar Drom, il Centro "Bruno Cavalletto" di via Tezze offrendosi per
dare il proprio contributo.
Stimolati da tanta voglia di solidarietà abbiamo deciso di organizzare per
venerdì prossimo un aperitivo con Aleksandar, dove raccogliere il contributo di
tutti per acquistare una nuova fisarmonica. Il musicista Mirko Bianchi presterà
per l'occasione la sua fisarmonica.
APPUNTAMENTO PER TUTTI
NON MANCATE E DIFFONDETE LA NOTIZIA
Per chi proprio non riuscirà a partecipare all'evento di venerdì, potrà comunque
offrire il proprio contributo presso tutti gli Arci di Mantova: Donini, Salardi,
Fuzzy, Tom, Papaqua e Te Brunetti e naturalmente al Virgilio.
Anche al Bar Lasagna in Piazza Broletto è possibile dare il proprio contributo.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!
Di Fabrizio (del 15/12/2011 @ 09:13:00, in Italia, visitato 1770 volte)
Segnalazione precedente. Aggiornamenti da Stefano Nutini.
13 dicembre
Ieri sera alle 21 Luca Massari, consigliere di zona 4 Sinistra per Pisapia, ha
avuto dalla presidente del CDZ l'avviso che stamattina sarebbero passati in
Bonfadini sia Granelli, ass. Sicurezza, che Mastrangelo, capo della polizia
locale milanese.
Stamattina alle 7 eravamo lì, come già dall'altro ieri preannunciato, Luca,
Fulvio, Marina B. e io. Non si è materializzato nessuno prima delle 11, quando
si è visto Mastrangelo (con tre agenti) coi tecnici della MM/Paullese. Hanno
comunicato in modo diretto e ultimativo che domattina partono i lavori del
cantiere che interessano per ora la parte destra (entrando) del campo; si è
concordato cogli abitanti, che non hanno espresso opposizione ma semmai sollievo
per il dilatarsi delle date, di provvedere a smontare le baracchine di quell'ala
(20) e spostarle/ricostruirle nell'ala sinistra; anche l'accesso al campo
attuale verrà adibito a entrata dei mezzi del cantiere, mentre verrà riaperta la
porta originaria del campo, che è in fondo all'ala sinistra, in modo da separare
gli accessi e non creare possibili incidenti tra chi entra a piedi (gli
abitanti) e i mezzi al lavoro.
I lavori sono quelli della fognatura, che passerà in un'area compresa tra la
strada e il campo; ovviamente abbiamo fatto presente la grossa aleatorietà - per
non dire impossibilità - dell'arrivo della Paullese (oggetto di uno specifico
convegno sabato prossimo), dato il forte impatto di traffico e inquinamento, che
ha comportato una forte opposizione in zona. Al convegno sarà presente anche
Pisapia.
Sono subito partiti i lavori di smontaggio/riposizionamento delle baracchine,
eseguite colla nota maestria dagli abitanti.
Come dicevo, da parte di questi ultimi, l'operazione è stata recepita come una
dilazione di tempi; abbiamo sottolineato che, in assenza di cambiamenti nella
gestione politica della questione, ossia se il Comune non pensa ad alternative
secche, lo svuotamento del campo è da mettere - in prospettiva - in conto, e
magari a breve. Questo anche per temperare e correggere le aspettative/illusioni
diffuse di una soluzione verso primavera.
Ci pare che sia sempre più urgente una soluzione politica pubblica integrata di
questa questione; svuotamento dei campi per far cosa?
Confido che la riunione del tavolo rom domani cogli assessori cominci ad
affrontare il problema. A livello di base non riusciamo francamente a far di
più, crediamo di aver tentato tutte le strade e bussato a tutti gli
interlocutori, pur nella nostra debolezza e relativa solitudine.
Coglierei però anche la novità costituita, anche rispetto alla strategia
dissuasiva attuata pur di recente dalla nuova Giunta, dal non intervento delle
ruspe; si è affermato un precedente secondo cui, sia pur momentaneamente, non è
lo sgombero rude la soluzione. Il gesto d'attenzione costituito dalla
salvaguardia delle baracchine e del loro contenuto va colto positivamente.
Semmai, ripeto, accanto a questi segni vanno consolidate le pressioni verso una
soluzione politica complessiva. Altrimenti le innovazioni di processo si fermano
qui, dando esiti prevedibilmente deleteri.
14 dicembre
Ciao, stamattina Fulvio ed io siamo passati due volte al campo Bonfadini. I
lavori di smontaggio e spostamento/ricostruzione delle baracchine dell'ex ala
destra del campo stanno procedendo alacremente, malgrado il maltempo.
Oltre ad alcuni spazi liberi nell'ala sinistra del campo è stata occupata, per
questioni di incompenetrabilità dei corpi, anche l'area per ora libera sulla
sinistra dell'attuale entrata, che diventerà l'entrata dei mezzi di lavoro del
cantiere; a dire il vero, era stato chiesto di lasciar libera per il cantiere
anche quell'area, ma mi pare evidente che questa ristrutturazione a tappe
forzate non può essere fatta ingegneristicamente a tavolino, prescindendo dagli
sazi a disposizione, che sono pochi.
Con gli abitanti abbiamo calcolato l'entità dello spostamento interno: le
baracchine ricollocate sono una ventina, con una media di tre-quattro abitanti
ciascuna.
Abbiamo diffuso tra gli abitanti del campo il volantino dell'iniziativa di
sabato pom. sulla Paullese (HO INVIATO A PARTE VOLANTINO), che li interessa da
vicino; li abbiamo stimolati alla presenza.
per Gruppo sostegno Forlanini
Di Fabrizio (del 14/12/2011 @ 09:36:42, in media, visitato 1742 volte)
(foto da
U VELTO)
Scusate la banalità: un giornale dovrebbe SEMPRE fare attenzione a ciò che
scrive, perché se vuol mantenere un minimo di credibilità, rischia sempre di
dover ritrattare e chiedere scusa (se ci tiene, alla credibilità - e magari anche ai lettori).
Vale per il bollettino della FIAT e anche per chi ha fatto della
provocazione fascista la propria bandiera. Almeno, così credevo.
Invece la cosa vale a metà: può dipendere anche dall'avvocato che ha il
vilipeso.
Domenica 11 dicembre, titola (tra gli altri)
il Giornale in cronaca: "Guerra di bande rom..." in
assenza di uno straccio di prova. Se qualcuno vuole un falò anche a Milano, lo
dica chiaramente, faccia una dichiarazione di guerra con tutti crismi, ma non il
gioco infame dell'ARMIAMOCI E PARTITE!
Oppure faccia il giornalista, che è un modo per campare anche quello, ci
metta anche le sue opinioni, ma lo faccia con serietà. Dato che tra via Idro e
Morgagni ci sono un 4 km. buoni, qualcuno potrebbe spiegarmi la logica del
catenaccio: "LA CITTÀ INSICURA Il regolamento di conti. Scontro a fuoco alle
10 a due passi dal commissariato Poi nel campo di via Idro restano solo donne e
bambini"? Invece CronacaQui, i pasdaran torinesi, continuano come se non fosse successo niente
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