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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Marylise Veillon (del 15/09/2010 @ 09:16:44, in Europa, visitato 1541 volte)

Da Roma_Francais

ANTEPRIMA DEL PROGETTO DI UN CENTRO CULTURALE NAZIONALE

L'idea di un Centro Culturale Indo-Romanì è stata avanzata da Vania de Gila-Kochanowski all'inizio degli anni '60. E' stata di seguito ripresa dal Comitato Internazionale Rom. Nel corso degli anni, molteplici progetti sono stati depositati presso diverse istanze senza alcun successo, malgrado i comitati di sostegno scientifici.

Visto che i media indicano una popolazione zigana di quattrocentomila persone in Francia (cifra che noi contestiamo, in quanto questa popolazione ha sicuramente superato il milione), sarebbe quindi equo che sia creato un tale Centro Culturale. Infatti, tutte le minoranze dispongono in Francia di tali centri e, solo per citarne un esempio, il Centro Culturale Jean-Marie Tjibaou è stato appena creato per soltanto centoventimila Kanakes, in Nuova Caledonia, costruito da un gran architetto e impiegando ottantacinque persone pagate dalle sovvenzioni territoriali.

La creazione di un tal Centro non può che facilitare la nostra unione politica.

I recenti avvenimenti mostrano che i media ripetano sempre le stesse contro-verità sulla realtà zigana, perché prendono l'essenziale delle loro informazioni alle stesse fonti gadjikane, non autorizzate, e la maggior parte del tempo auto-proclamate. Un Centro Culturale sarebbe il luogo istituzionale di diffusione delle informazioni sulla realtà tzigana.

Le caratteristiche del futuro centro dovrebbero essere le seguenti:

Finanziamento:

Essenzialmente finanziato dallo stato e le collettività territoriali, in quanto gli zigani sono contribuenti come gli altri, i quali pagano le tasse. Il finanziamento include la sua costruzione e le sue spese di mantenimento e di funzionamento.

Gestione:

Lo stato apporta il suo aiuto benevolo e le sue garanzie.

Il Centro è diretto da un Consiglio d'Amministrazione, i quali membri appartengono tutti alla comunità zigana francese, e sono rappresentativi delle diverse associazioni ed etnie: ha tutto il potere decisionale sulla politica culturale. Sono codeste associazioni che designano loro stesse i loro rappresentanti, secondo delle modalità a definire. In nessun caso sono imposti dallo stato o da un gruppo di pressione gadjikano.

La gestione finanziaria è assicurata da un amministratore, approvato congiuntamente dallo stato e dal Consiglio d'Amministrazione, e assistito da un Consiglio di Gestione.

Le sovvenzioni sono completate da proventi di manifestazioni o di prestazioni paganti.

Lo stato è garante della sicurezza e della perennità delle installazioni. In particolare, opere d'arte, collezioni e archivi depositati in modo permanente o temporaneo sono considerati come patrimonio, e posti sotto la sua salvaguardia.

Scopi:

Il Centro Culturale deve innanzitutto essere una vetrina della cultura zigana in Francia. Deve potere accogliere i suoi artisti, i suoi intellettuali, i suoi rappresentanti politici così come i loro interlocutori stranieri. Tutte le grandi associazioni zigane nazionali possono avervi un riferimento (casella postale, indirizzo internet ecc…)

Si propone di mostrare la diversità della nostra cultura, senza privilegiare nessuna etnia e senza esclusiva.

Ha la vocazione di accogliere il più ampio pubblico per spettacoli, mostre (permanenti o temporanee), colloqui, seminari ecc… E' munito di una biblioteca e di archivi pubblici o semi-pubblici. Ha anche la vocazione di accogliere i ricercatori.

Serve di base e di intermediario ai differenti Centri Culturali locali o regionali preesistenti o da crearsi, senza calpestare la loro autonomia.

Localizzazione:

Il Centro Culturale deve essere di facile accesso per la comunità zigana, compresa quella itinerante. Una posizione centrale nell'esagono e la prossimità di uno snodo autostradale sono auspicabili.

Deve comprendere una parte di edifici in muratura comportando: sale di lavoro, sale di esposizione, palcoscenico e/o auditorio, biblioteca e sala archivi, alloggio di portineria, sala per la ristorazione e luoghi d'accoglienza per gli ospiti stranieri.

Deve anche comportare un'area di accoglienza, attinente e controllata, la quale permette ai viaggiatori di fermarsi durante la loro visita del Centro.

Un'altra area all'esterno deve potere essere destinata alle truppe di spettacoli itineranti, permettendo di montare un palcoscenico o un tendone.

Personale:

Oltre al personale per il mantenimento quotidiano: portineria, pulizie, cura degli esterni ecc… e agli addetti all'accoglienza (ospitalità, ristorazione) remunerati con il prodotto delle prestazioni paganti, un certo numero di posti fissi deve essere calcolato nel bilancio. E' infatti auspicabile godere dell'assistenza di personale specializzato:

- in beni culturali per l'organizzazione e la preservazione delle mostre d'opere d'arte e la conservazione di oggetti patrimoniali
- in documentazione, gestione di archivi e biblioteca
- in accoglienza e organizzazioni di meeting e scenografie

Per tutti i posti da creare, le competenze devono essere certificate da diplomi nazionali o qualità evidenti constatate, inoltre le candidature verranno sottoposte al Consiglio d'Amministrazione. Una buona conoscenza del mondo zigane, possibilmente vissuta dall'interno sarà un fattore preferenziale.

Prodotti:

Il Centro è abilitato a produrre spettacoli e mostre paganti, compreso per il pubblico scolastico, sia sul posto, sia in itinere in Francia o all'estero. L'autenticità del suo operato sarà garantita da un logo.

E' ugualmente abilitato a produrre e vendere pubblicazioni con il proprio logo.

Il Centro ha la vocazione di diffondere informazioni tramite tutti i mezzi moderni: radio libera, siti internet, conferenze stampa ecc…

Comitato di sostegno:

La creazione del Centro sarà appoggiata da una petizione nazionale. Un comitato di sostegno il più ampio possibile sarà costituito. Faremo appello a:

- personalità gadjikane dello spettacolo, della politica, della scienza. Saranno prioritariamente sollecitati coloro i quali sono noti per il loro impegno in nostro favore
- i nostri artisti rinomati, ogni etnia mischiata
- tutti i nostri presidenti di associazioni

 
Di Fabrizio (del 16/09/2010 @ 09:39:13, in Europa, visitato 1739 volte)

Da Polska_Roma (ndr. alcuni link sono in polacco)

Institute for Race Relations - By Joanna Tegnerowicz

A luglio 2010, una folla inferocita lanciò un terrificante attacco contro una famiglia rom a Limanowa, Polonia meridionale. Ma perché non ci sono stati arresti? E come mai nessuno è stato condannato per la violenza?

Da sinistra a destra, il signor Daga, padre Opocki ed il sindaco di Limanowa, Marek Czeczótka, di fronte al blocco di appartamenti dove vivono i Daga.

02/09/2010 - Ottobre 1990, la folla da fuoco a trentasei case rom nel villaggio rumeno di Mihail Kogalniceanu. Nessuno fu arrestato, ed il sindaco del paese, il signor Ionesco, dichiarò "Vorrei sottolineare che questo non è stato diretto contro gli zingari. Non abbiamo problemi con la loro razza. Abbiamo solo problemi con i criminali." Similmente, quando ventidue case rom furono date alle fiamme in Bolintin Deal, sempre in Romania nel sud-est, un portavoce dell'ufficio del sindaco annunciò che le case erano state incendiate semplicemente per "cacciare i criminali" dato che nessuno aveva problemi con i 400 "Rom assimilati" che vivevano nel paese. [1]

Ci sono preoccupanti analogie tra i pogrom "punitivi" che avvennero in Romania negli anni '90 ed i recenti eventi di Limanowa, una piccola città nella Polonia meridionale. La notte tra il 23 e il 24 luglio 2010, una folla inferocita armata di pietre e, secondo alcuni, bottiglie molotov si riunì davanti alla casa di una famiglia rom, tentando di trascinare fuori la famiglia Daga (Donga) [2]. L'attacco alla famiglia venne impedito solo dal rapido intervento della polizia. Si stima che fossero coinvolti molti residenti. Alcuni media riportano di quaranta, altri di cento persone. Ha dovuto essere impiegato il reparto antisommossa da Cracovia per disperdere la folla.

Nei giorni seguenti, è risultato evidente che la polizia non intendeva procedere penalmente contro nessuno dei residenti coinvolti. Un popolare sito web di informazione locale è stato adoperato per descrivere la famiglia Daga come un pericolo per la comunità [3]. E, in seguito, i media hanno suggerito sotto traccia che un potenziale attacco fatale ad una famiglia rom non costituisse un crimine in Polonia. Nessuno è stato arrestato, anche se circa trenta persone sono state identificate tramite i loro documenti e poi interrogate. D'altra parte, le autorità stanno considerando di prendere misure repressive contro la famiglia Daga, i cui comportamenti passati sono stati variamente descritti, sia dai giornalisti che dai portavoce dell'autorità locale, come patologicamente inclini. La violenza di massa, d'altra parte, è stata descritta come un evento comprensibile e giustificabile, generata dalla disperazione dei locali, terrorizzati dai loro vicini la cui delinquenza li ha portati all'estremo. Un giornalista del giornale regionale Gazeta Krakowska ha riassunto il consenso popolare descrivendo l'attacco come un "atto di disperazione" [4].

L'autorità locale, tra le minacce dei residenti di ulteriori violenze [5], ha deciso che l'unica maniera di prevenire ulteriori tentativi di farsi giustizia da sé, fosse di sgomberare la famiglia da dov'era e risistemarla in un "container"[6] in "qualche posto isolato". La chiara intenzione è di evitare che i Daga abbiano dei vicini [7]. Secondo diverse notizie, le autorità locali potrebbero anche abbandonare questo piano, di fronte alle critiche della famiglia Daga e di Roman Kwiatkowski, presidente della Società dei Rom in Polonia (Stowarzyszenie Romów w Polsce) [8]. Ma bisogna credere a queste voci? Sembra siano solo problemi tecnici che hanno temporaneamente interrotto i tentativi del sindaco di sgomberare la famiglia con l'aiuto di una compagnia della sicurezza privata. Primo, il container che una compagnia si è offerta di vendere alle autorità non sarebbe conforme ai regolamenti statali e secondariamente, è difficile trovare un posto per il container, soprattutto prché "nessuno vuole avere i Daga come vicini".

Stabilire narrazioni che legittimino il vigilantismo

Com'è successo che le azioni criminali dei residenti della città portino a punire le vittime che stanno per essere sgomberate da casa loro e messe socialmente in quarantena dai loro vicini? Per capirlo, è necessario analizzare le varie spiegazioni avanzate dalla comunità locale attraverso i media.

E' chiaro che la famiglia nel passato è stata coinvolta in diverse dispute coi vicini, durante alcune delle quali sono state usate minacce e violenze. I residenti hanno fatto una serie di accuse contro la famiglia tramite i giornalisti, che hanno riunito i reclami per costruire la narrazione di una famiglia prona alla delinquenza sociale e a comportamenti inaccettabili. Tuttavia, una lettura più attenta delle lamentele della comunità rivela una serie di racconti, alcuni in contraddizione tra loro, altri che potrebbero essere stati interpretati dai giornalisti a favore del loro punto di vista, teso a negare che nulla, assolutamente nulla potrebbe mai giustificare quello che può essere descritto come un tentativo di linciaggio [9]. Sembra che i media fossero totalmente ciechi al fatto al fatto che la folla di locali che volevano regolare i conti con una famiglia, attaccandola fisicamente sia un pericolo maggiore di quello portato dalla stessa famiglia alla comunità locale.

Una delle prima storie ad emergere è stata quella che un membro della famiglia aveva insultato una donna incinta che era stata spaventata dal cane della famiglia e che il cane era saltato addosso alla donna (alcune notizie vanno oltre e suggeriscono che il cane fosse stato deliberatamente aizzato contro la donna). Ma un articolo pubblicato sul sito web locale www.limanowa.in (26 luglio) suggeriva che l'incidente che ha così apparentemente oltraggiato la comunità locale, non sia stato riportato alla polizia. Infatti la storia in internet indica chiaramente che il 26 luglio il governatore del distretto chiese alla donna di presentare una denuncia penale contro la famiglia.

Si scopre che altre storie raccontate dalla stampa non reggono. Un residente del posto racconta di essere testimone che un membro della famiglia insultò un poliziotto con "una sequela di abusi volgari". Ma il poliziotto si limitò a "dargli un colpetto sulla spalla chiedendogli di andare a casa". "Non riesco a capire perché i poliziotti tollerino queste umiliazioni", continua il residente. Ma è davvero credibile che la polizia polacca accetti simili "umiliazioni" e di fronte alla passività poliziesca soltanto i cittadini si alzino come guardiani delle legge continuamente offesa?

Altri racconti dei media sono pieni di contraddizioni. Si dice che altri Rom condannavano la famiglia Daga e questo è stato usato in appoggio all'argomento che l'attacco non era a sfondo razziale, dato che, secondo le parole del sindaco Marek Czeczótka, "Limanowa non ha problemi con i Rom" perché a differenza della "troppo esigente" e "combattiva" famiglia Daga, "molti si comportano come dovrebbero" [10]. A riprova di questo ragionamento è citata la dichiarazione di una residente rom, Dorota Wieczorek, che dice che i Daga avrebbero minacciato di uccidere la sua famiglia [11]. Tuttavia, se la famiglia Daga è stata ostracizzata dall'intera comunità rom, come mai qualcuno ha testimoniato che "i Rom vorrebbero raggiungere Koszary [12] per ottenere rinforzi [13]" ed altri testimoni esprimono la paura che "teppisti rom" possano mobilitarsi per difendere la famiglia [14]? E' impossibile sapere se il presunto consenso dei Rom contro la famiglia Daga sia vero oppure sia semplicemente una conveniente finzione della virtuosa narrazione dei residenti.

Una notizia che non può essere contestata è il fatto che Roman Guzik in passato sia stato attaccato da membri della famiglia Daga con un bidone della spazzatura e un'ascia [15]. Non può essere contestata perché, come ammesso prontamente da Guzik, i componenti della famiglia che l'avevano attaccato furono in seguito processati. Ma proprio questo contraddice gli altri racconti dei residenti - quelli che si soffermano sulla passività della polizia e sulle pecche di un sistema giudiziario nell'assicurare giustizia contro il presunto passato della famiglia.

Emarginare il sentimento anti-Rom

Le giustificazioni per un assalto contro una famiglia sarebbero immaginabili se simili accuse fossero fatte contro una famiglia non-Rom?

Quasi tutti coloro che hanno pubblicamente commentato gli eventi di Limanowa, sono stati molto indulgenti riguardo la comunità locale che ha lanciato gli attacchi e altrettanto severi contro la famiglia Daga. Padre Stanislaw Opocki, responsabile per la pastorale dei Rom polacchi, suggerisce che l'unico risultato positivo dell'azione dei vigilantes sarebbe la persecuzione contro la famiglia. "Sono dalla parte di quegli abitanti la cui pace viene disturbata," ha osservato, aggiungendo che "Gli organi inquirenti dovrebbero occuparsi di questo caso. Neanche la povertà giustifica chi semina agitazione e dissensi. [16]" Elzbieta Mirga-Wójtowicz, Rom e plenipotenziario del governatore della provincia per le minoranze nazionali ed etniche, tenta di essere imparziale, dichiarando che "probabilmente tutte e due le parti in conflitto sono da biasimare," ma aggiunge che può essere vero che la famiglia è "in qualche senso [...] patologica [17]." Ma Mirga-Wójtowicz va oltre nel suo tentativo di contestualizzare il presunto comportamento passato della famiglia col fatto delle loro condizioni di vita estremamente difficili. Puntualizza che i dodici membri della famiglia vivono in un appartamento di appena 36 metri quadri. Va sottolineato che gli operatori sociali che hanno visitato la famiglia hanno espresso l'opinione che il loro problema più grosso siano le condizioni di vita inadeguate [18].

Anche quando si tratta della segnalazione di un attacco di tipo squadrista, si ha l'impressione che a nessuno importi di esprimere alcuna compassione per i Daga. Un giornalista di una stazione TV privata, TVN 24, ha dedicato molta attenzione al fatto che un membro della famiglia avrebbe gettato dalla finestra una bottiglia incendiaria contro la folla radunata sotto la sua abitazione [19]. La trasmissione di TVN 24 da l'impressione che le azioni della folla fossero pacifiche in confronto all'atto della famiglia "assediata" di lanciare una bottiglia incendiaria.

Stabilire il contesto razzista

Con pochissime eccezioni [20], quanti hanno pubblicamente commentato gli eventi di Limanowa hanno sostenuto che l'attacco non aveva origini etniche o razziali. Ma è davvero possibile che una simile catena di avvenimenti potesse accadere se i Daga non fossero stati Rom? Simili "azioni punitive" collettive [21] intraprese contro famiglie "patologiche" non-Rom? Negli anni '90 anche i Rumeni rigettarono l'idea che i pogrom anti-Rom fossero motivati etnicamente o razzialmente. Se si leggono i media polacchi sugli eventi di Limanowa, si resta con l'impressione che, dato che la famiglia attaccata era vista come prona alla delinquenza, il sentimento anti-Rom è automaticamente da escludere come motivo della violenza di massa. I commentatori non ricordano, o non vogliono ricordare, che in passato linciaggi a sfondo razziale, come quelli negli USA del sud o anche i pogrom in Romania, erano spesso condotti contro quei membri delle comunità minoritarie che erano visti come "causanti problemi" o coinvolti in comportamenti criminali. Negli USA del sud, le vittime erano accusate di aver commesso violazioni inammissibili contro la comunità bianca. Il fatto che un linciaggio o una violenza di massa venissero intesi come una "punizione" per violazioni (reali o immaginarie) delle norme sociali non li rende meno razzisti.

Gli eventi di Limanowa dovrebbero essere interpretati alla luce di quanto si sa circa la molto frequente e profondamente radicata ostilità contro i Rom nella società polacca. Secondo i risultati di un recente sondaggio condotto dal Centro Ricerca Opinione Pubblica (CBOS), il 47% dei Polacchi dice di non gradire i Rom [22]. Sono forti anche gli stereotipi negativi contro i Rom, come dimostrato da un precedente sondaggio CBOS. Circa il 42% dei Polacchi era del parere che i Rom possedessero innate tendenze criminali ed il 75% concordava con la dichiarazione "i problemi dei Rom sparirebbero se iniziassero a lavorare [23]".  Alla luce di questi dati, dev'essere rivisto il consenso popolare che l'attacco di Limanowa non abbia moventi etnici. Chiediamoci ancora: perché incidenti simili non avvengono mai a famiglie non-Rom in Polonia?

Footnotes:

[1] Donald L.Horowitz, in The Deadly Ethnic Riot (University of California Press, 2003) argues that in those Romanian villages where anti-Roma violence took place in the years 1990-1997, it was frequently the case that only the homes of those considered 'troublemakers' were set on fire. See also István Haller, 'Lynching is not a crime: mob violence against Roma in post-Ceausescu Romania', 7 July 2004.
[2] The media gives two versions of the family name, both pronounced in the same way. Daga is probably the correct version.
[3] See www.limanowa.in, in particular, 'Tylko eksmisja moze zapobiec tragedii', 26 July 2010.
[4] Bozena Wojtas, 'Limanowa: konfliktowi Romowie zostana przesiedleni', Gazeta Krakowska, 26 July 2010.
[5] 'Po próbie samosadu przenosza romska rodzine', 27 July 2010.
[6] So-called containers (kontenery socjalne) are widely used as low-standard social housing in Poland.
[7] 'A few locations are being considered. No particulars were disclosed. All the local authorities agree, however, that it must be a solitary spot', 'Eksmisja przesadzona, czas rozliczyc postawe policji!', 27 July 2010.
[8] 'Limanowa: Romowie nie chca kontenera', 30 July 2010.
[9] According to the entry by Alexander W Pisciotta, in the Encyclopaedia of Race and Crime (eds Helen Taylor Greene and Shaun L Gabiddon, Sage, 2009), lynching 'involves mob violence that is done under the guise of vigilante justice... lynch mobs did not always kill their victims'.
[10] 'Tylko eksmisja moze zapobiec tragedii', 26 July 2010.
[11] B. Wojtas, P. Odorczuk, 'Limanowa: spór grozil linczem. Udalo sie znalezc kompromis', 27 July 2010.
[12] Koszary is a small village in the Limanowa district, with a significant number of Roma among its inhabitants.
[13] 'Konflikt sie odrodzil: zamieszki na ulicy Witosa w Limanowej', 23 July 2010.
[14] 'Eksmisja przesadzona, czas rozliczyc postawe policji!', 27 July 2010.
[15] The video accompanying the article Po próbie samosadu przenosza romska rodzine', 27 July 2010.
[16] 'Chuliganstwa i warcholstwa nic nie usprawiedliwia', 26 July 2010.
[17] 'W Limanowej to nie jest konflikt etniczny', an interview with Elzbieta Mirga-Wójtowicz, Gazeta Wyborcza Kraków, 26 July 2010.
[18] See B. Wojtas, P. Odorczuk, 'Limanowa: spór grozil linczem. Udalo sie znalezc kompromis', 27 July 2010.
[19] The video accompanying the article, 'Po próbie samosadu przenosza romska rodzine', 27 July 2010.
[20] The Society of Roma in Poland, as well as another well-known Polish NGO, Open Republic - Association against Anti-Semitism and Xenophobia, are among the exceptions. See the Declaration of the Council of Management of the Society of Roma in Poland on the conflict in Limanowa, 26 July 2010. The Open Republic Association has republished on its website a newspaper article about the violence and stated that the events in Limanowa 'caused it anxiety' and that 'in such circumstances it is easy to awake sleeping spectres and to provoke the hatred and aggression of the crowd', 3 August 2010.
[21] The words 'punitive action' come from the article 'Tylko eksmisja moze zapobiec tragedii', 26 July 2010.
[22] Stosunek Polaków do innych narodów, (pdf file 372kb), January 2010.
[23] Postawy wobec Romów w Polsce, Czechach, na Wegrzech i Slowacji, (pdf file 140kb), June 2008.


The Institute of Race Relations is precluded from expressing a corporate view: any opinions expressed are therefore those of the authors.

 
Di Fabrizio (del 18/09/2010 @ 09:43:09, in Europa, visitato 1436 volte)

Da Romanian_Roma (QUI un post da rileggere)

La UE mi manca già

Una Rom rumena riflette sulla deportazione francese dei Romanì

L'improvviso collasso dell'Unione Europea nei mesi estivi del 2010 ha preso molti di sorpresa. Anche se era già tutto scritto, non mi aspettavo che la morte dell'Unione sarebbe arrivata così velocemente. Ora che sappiamo che l'Unione fa leggi nel campo dei diritti umani che non ha nessuna intenzione di far rispettare, è a tutti gli effetti per la grande maggioranza degli Europei ("Una politica in cerca di una difesa" 2-8 settembre).

Guardando indietro all'Unione, ci sono molte cose che mi mancheranno. Ricordo con grande speranza la promessa della cittadinanza UE, inclusa nel trattato di Maastricht. Cosa avrebbe significato per noi Europei? Il futuro sembrava tutto davanti a noi. Ricordo come, in seguito al trattato di Amsterdam, l'Unione fece un'importante legge che proibiva la discriminazione razziale. Ricordo come, svegliandosi con la crisi austriaca del 2000, l'Unione assunse nuovi poteri con l'art. 7 del Trattato, di agire contro uno stato membro UE che si discostasse dai valori comuni dell'Unione. E ricordo che nel 2003 la Commissione spiegava che questi poteri potrebbero essere invocati quando "i primi segni di, per esempio, politiche razziste e xenofobe diventino visibili".

Ora sappiamo che tutto è finito, un edificio Golia abbattuto da Davide sotto forma del presidente francese. Il mio villaggio nel sud-ovest della Romania si sta riempiendo di ex-Europei. Naturalmente, sono benvenute le dichiarazioni di Vivian Reding, commissaria europea alla giustizia e la buona volontà dei parlamentari, ma senza una risposta vigorosa, pubblica ed istituzionale sono come capelli che crescono su di un cadavere.

Naturalmente, noi Romanì europei non siamo gli unici ad aver notato la sparizione della UE. Ci sono molti che hanno aspettato questo momento con impazienza. Prendete per esempio i media ed i funzionari pubblici cechi che improvvisamente ad agosto iniziarono a chiamare i Rom cechi "stranieri". O i politici ungheresi che la settimana scorsa iniziarono a chiedere di chiudere i Rom in campi. O le mosse italiane di raddoppiare la distruzione degli insediamenti romanì e chiedere la limitazione della libertà di movimento dei Rom. Si son sempre chiesti se la legge UE fosse Legge o "legge". Ora lo sanno e sono felici.

Infatti, lo sappiamo tutti noi. Un governo che fa leggi che non ha nessuna intenzione di far rispettare, non è un governo. E le sue leggi non sono leggi per davvero.

Noi Europei siamo più in sintonia di quanto si pensa nel sapere esattamente quali sono le regole. Per un periodo, abbiamo vissuto con la felice illusione che la UE fosse una forza legislativa, intenta a difendere i valori che proclamava, e a far rispettare le regole che reggevano questi valori. Ora che la UE è andata, le forze razziste in tutta l'Europa sanno che il loro giorno è arrivato.

L'Unione può resuscitare? L'ha fatto in occasioni precedenti, in altri scenari. Ma questo comporterebbe una vigorosa risposta istituzionale, cioè l'inizio di un procedimento legale contro gli stati membri che contravvengono le leggi UE.. Dovrebbe avvenire pubblicamente - che gli Europei vedano. Altrimenti, che l'Unione possa riposare in pace, il suo antico splendore onorato per la speranza che brevemente ci diede.

Da:
Cosmina Novacovici
Banloc, Timis County
Romania

 
Di Fabrizio (del 21/09/2010 @ 08:57:30, in Europa, visitato 3073 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Mercy Corps

(immagine da oregonlive.com) Il nuovo quartier generale di Mercy Corps a Portland, Oregon, USA. Non ci sono stati ritardi nel costruire il loro quartier generale.

IL PREMIO PROCRASTINAZIONE: disonora quella OnG di Portland, Oregon, premiata con un contratto di 2,4 milioni di $ nel settembre 2008 per costruire 50 case per le famiglie dei campi zingari e fornire loro cure mediche contro l'avvelenamento da piombo. Ad oggi (17 mesi dopo) Mercy Corps non ha posto ancora un mattone né ha curato nessuna persona, nei termini del loro contratto USAID.

Ci si meraviglia di quanto denaro vada perso. Immediatamente dopo aver ottenuto il loro contratto da USAID, Mercy Corps stabilì un ufficio ed uno staff a tempo pieno, ma non fece niente per gli alloggi e per curare gli zingari dei campi. Naturalmente, Mercy Corps da la colpa alle vittime. L'ultima scusa che ho sentito dall'ufficio di Mercy Corps è stata: "E' difficile lavorare con gli zingari." Ma è ovvio che Mercy Corps non sta correndo per salvare questi esseri umani.

Ho vissuto e lavorato con zingari per quindici anni. Se vuoi fare progetti per i Rom e gli Askali, aiuta conoscere la loro cultura e mentalità. Il Consiglio Rifugiati Danese (DRC ndr) ha lavorato con questi zingari dei campi dal 1999 e ognuno ha potuto imparare dall'altro. Il legame tra loro è stato il migliore che abbia mai visto nei miei dieci anni in Kosovo. Quindi, perché è stata Mercy Corps che non aveva mai lavorato con gli zingari del Kosovo ad aver ottenuto il contratto, e non DRC che pure aveva fatto un'offerta per il progetto?

Naturalmente, non molte OnG e meno di tutte Mercy Corps stanno correndo per salvare questi Rom e Askali che l'ONU ha messo su terreni contaminati circa undici anni fa. Quindi, dov'è la "misericordia" in Mercy Corps (mercy  in inglese significa misericordia ndr). Perché non stanno cercando di essere fedeli al loro nome?

Forse non è solo l'anima umanitaria che fa loro difetto. Forse i loro direttori e staff stanno anche perdendo ingegno e senso comune. Oltre un anno dopo aver ricevuto il loro contratto per costruire 50 case, MC decise di testare il suolo per vedere se potevano costruirci sopra o se anche quello era contaminato. La maggior parte degli architetti controlla il terreno prima di stendere il progetto. Mercy Corps fa sempre le cose col culo? O solo quando si tratta di salvare degli zingari?

A settembre dell'anno scorso visitai gli uffici di Mercy Corps a Mitrovica sud, in quanto ero parte della squadra OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). OMS aveva recentemente rilasciato un comunicato stampa dove nuovamente chiedeva "l'immediata evacuazione [dei campi] appena fossero stati organizzati i piani di rilocazione".

Il capo regionale dell'OMS chiese al capo di Mercy Corps in Kosovo perché non avevano iniziato le costruzione? E quale fosse il piano medico che dicevano di avere nel progetto?

Anche se si suppone che tutti i progetti USAID sostenuti dai dollari dei contribuenti americani siano trasparenti, Mercy Corps ritiene che ogni cosa nel loro progetto USAID sia un segreto di stato. Cominciare a costruire? Forse a ottobre (intanto siamo già a febbraio e niente è iniziato). Soluzione medica? Sarà rivelata in futuro. Quando? In futuro. Gli zingari dei campi non hanno il diritto a conoscere ciò che li riguarda? In futuro.

Anche se Mercy Corps, KAAD, ACNUR ed il governo del Kosovo hanno promesso ad ogni famiglia di ritorno nel loro vecchio quartiere che sarebbero stati curati dall'avvelenamento da piombo, nessuno è stato curato. Non molto tempo fa un neonato è morto, un anno dopo che i suoi genitori erano tornati nel loro vecchio quartiere. La madre aveva lasciato Osterode con alti livelli di avvelenamento da piombo. Non venne curata, come invece le era stato promesso alla partenza. Il neonato è morto, come la maggior parte dei bambini avvelenati da piombo nell'utero.

Quindi, chi sta facendo qualcosa per salvare queste persone? Sono persone, non è così? Forse dovremmo chiedere a Mercy Corps di definirsi. Con le loro azioni. Di sicuro MC pensa che non ci sia nessuna urgenza di salvarli. Forse Mercy Corps pensa che non valga la pena salvare degli zingari musulmani.

Quante scuse si devono aspettare prima che qualcuno interrompa questo gioco di insensibile compiacenza? Oppure Mercy Corps sta cercando di vedere quanti zingari moriranno intanto che loro aspettano? Naturalmente, se aspettano abbastanza non ci saranno più zingari da salvare. Ciò significa che Mercy Corps può intascarsi i soldi e richiederne sempre più?

ULTIME NOTIZIE: L'Unione Europea ha appena annunciato che finanzierà altre 90 case cosicché tutti gli zingari dei campi possano risistemarsi. Whoops! La UE ha anche annunciato che Mercy Corps ha ottenuto l'incarico pure per queste 90 case.

ULTIMISSIME NOTIZIE: Mercy Corps ha appena confermato che il loro nuovo partner di sviluppo per queste 140 case sarà KAAD (che non può permettersi di spendere sette euro al giorno per salvare due bambini zingari che stanno morendo)!


Patricia N. Waring-Ripley

(immagine da saputnik.net)

IL PREMIO LACRIME DA COCCODRILLO: disonora quell'incaricata ONU incaricata nel 2005 di "evacuare" gli zingari di Mitrovica dai loro campi tossici. Dopo aver preso ufficio come vice SRSG, questa signora canadese pianse davanti alle telecamere della televisione, proclamando che nessuno zingaro dei campi sarebbe morto sotto il suo sguardo. Ne sono morti ventinove.

Quando intervistai Patricia Waring nel 2006 con un ex giornalista della TV canadese, Waring non smetteva di raccontare come avesse salvato le vite di circa 1.200 Albanesi dal villaggio di Hade all'aeroporto di Pristina. Anche se le loro case mostravano crepe per le gallerie delle miniere sotto il loro villaggio, nessuno voleva lasciare la propria terra ancestrale. Nessuno era stato offeso. Ma Waring era determinata a salvarli. Quando si rifiutarono di andarsene, ordinò ai poliziotti dell'ONU di portarli via forzatamente. Furono mandati a Pristina dove erano stati affittati per loro degli appartamenti. Più tardi Waring offrì loro l'opzione che il governo del Kosovo costruisse loro una casa nuova in un altro villaggio, o che ogni famiglia ricevesse 45.000 euro per trovare da sé una soluzione. Waring era così orgogliosa di questa storia che pianse per diversi minuti di fronte alla nostra videocamera.

Waring smise di piangere quando le chiesi perché non avesse fatto la stessa offerta ai nostri zingari nei campi le cui vite erano davvero in pericolo. C'erano soltanto 600 zingari in fuga dalle devastazioni dell'avvelenamento da piombo, così sarebbe costato solo la metà di quanto aveva pagato per "salvare gli Albs".

Waring rifiutò di rispondere. Mi guardò come se fossi proprio naif. Allora le chiesi come intendeva salvare i nostri Rom ed Askali (non c'erano Egizi nei campi). Disse che aveva da leggere molto prima di poter affrontare la questione. Le diedi una copia del mio libro, UN-Leaded Blood. Scosse la testa come se non fosse nella sua lista.

L'offerta di Waring per salvare i nostri zingari risultò di spostarli da due campi inquinati da piombo in quello che chiamo un campo "libero da piombo" dove potessero essere curati con medicine pagate dall'Ufficio USA (e poi dall'ambasciata USA) a Pristina. Sfortunatamente, non prevalse il buon senso. Il suo campo "libero da piombo" era l'ex base francese chiamata Osterode, che i Francesi avevano abbandonato a causa della contaminazione da piombo.

Poco prima di lasciare il Kosovo, a Waring venne chiesto quale fosse il suo più importante successo nella sua posizione ONU. Dichiarò: "...il mio più grande privilegio è stato di lavorare con la squadra che ha accelerato la chiusura dei campi rom contaminati a Mitrovica." Ci sono voluti sette anni per chiudere due dei campi; due sono ancora aperti.

Patricia N. Waring-Ripley lasciò il Kosovo nel 2007. Il suo contratto come capo dell'Amministrazione Civile in Kosovo non venne rinnovato, dopo che spedì lettere alla polizia ONU del Kosovo ordinando di riferirle di ogni attacco cono le minoranze. Si ritirò ad Halifax, NS, Canada, ad insegnare a cucinare.

Fine quattordicesima puntata

 
Di Fabrizio (del 24/09/2010 @ 09:13:52, in Europa, visitato 2389 volte)

Da Baltic_Roma (in Mahalla, di Russia si è scritto soprattutto a proposito di sgomberi forzati e violenze poliziesche. Ecco un'altra versione dei fatti)

RIA NOVOSTI

16/09/2010 - La cultura romanì, con tutte le sue pratiche controverse come le predizioni e il furto dei cavalli, è stata parte del panorama multiculturale della Russia per diversi secoli, e l'atteggiamento verso i Rom in questo paese è rimasto tollerante, se non amichevole, sin dall'inizio.

L'attuale deportazione francese degli immigrati rom può essere salutato come una misura sensata da Italia, Danimarca, Belgio, Svezia, Paesi Bassi e altre nazioni europee che stanno per seguire, ma per i Russi questa idea sfida ogni logica.

La comunità rom russa ora è di circa 200.000 secondo le stime ufficiali, mentre i suoi membri si contano in mezzo milione. Eppure la comunità non si è mai sentita aliena o paria in questo paese, dove i Rom iniziarono ad insediarsi circa 300 anni fa. I primi gruppi romanì arrivarono in Russia dalla Polonia, ed a loro venne quasi immediatamente concessa la cittadinanza russa, Molti di loro si sono convertiti al cristianesimo ortodosso, la religione predominante nel paese. Un decreto del Senato nel 1733 permetteva agli immigrati rom di risiedere qui ed impegnarsi nelle occupazioni tradizionali come il commercio di cavalli. Secondo questo decreto, potevano unire le loro proprietà e nel XIX secolo si potevano trovare Rom tra gli intrattenitori, i mercanti, i borghesi e i contadini.

Nel XX secolo, un'era di cambiamenti radicali in Russia, vennero fatti ripetuti tentativi di acculturare i Rom russi, molti dei quali continuarono a mantenere il loro tradizionale stile di vita nomade. Per esempio, durante la campagna bolscevica di collettivizzare l'agricoltura in Russia, vennero messi fuorilegge i tradizionali mercati di cavalli, deprivando i Rom che li vendevano rubati o meno, della loro principale fonte di sostentamento. Le autorità sovietiche tentarono anche di stabilire le comunità rom in residenze permanenti. Ma molti dei suoi membri scelsero di stabilirsi volontariamente dopo la II guerra mondiale. Tra di loro di gran lunga le attività più popolari erano legate all'agricoltura e all'artigianato.

Durante la II guerra mondiale, i Romanì sovietici combatterono contro i sovietici sia con l'esercito regolare che con le unità partigiane. Nei territori occupate, furono braccati come bersaglio della campagna di genocidio nazista. Molti Rom in Russia sopravvissero grazie alla solidarietà dei Russi che li avvertivano dei pericoli e offrivano a loro un posto dove nascondersi.

Il 5 ottobre 1956, il parlamento sovietico emanò un decreto volto ad obbligare tutti i Rom "vagabondi" ad abbandonare il loro stile di vita nomade ed accettare i lavori comuni. Questa legge piuttosto rigida venne mitigata da alcuni incentivi economici, come casa e terreni gratuiti.

Per quanto riguarda l'identità culturale dei Rom, non è mai stata violata in questo paese. Il moscovita Teatro Romen, che presenta danze e canzoni rom tradizionali, ha ottenuto popolarità e consensi generali tra persone di tutte le etnie. Anche registi russi hanno aiutato a promuovere la cultura romanì. La serie televisiva "Tsygan" diretta nel 1979 da Alexander Blank con popolari attori sovietici, e una precedente produzione di  Emil Lotjanu, "Anche gli zingari vanno in cielo" ("Tabor ukhodit v nebo") hanno entrambe riscosso un successo immediato presso il pubblico sovietico.

L'interesse russo nell'arte romanì ha una lunga storia, precedente all'era sovietica. Molti aristocratici locali e membri della borghesia avevano una forte passione per le danze e le canzoni zingare. Paradossalmente, le canzoni liriche degli zingari di Russia erano comunemente viste nell'Europa del XX secolo come una forma originale dell'arte russa, e l'intensità emozionale di queste canzoni era intesa come una manifestazione dell'anima russa profonda.

Durante il boom commerciale russo degli anni '90, molti Rom iniziarono a viaggiare all'estero procurandosi beni da rivendere con profitto in patria. Altre tradizionali occupazioni romanì rivissero in quel periodo. Famiglie allargate ricorsero al furto e alla truffa. Qualcuno finì coinvolto nel crimine organizzato, incluso il traffico di droga, omicidi su ordinazione e schemi immobiliari fraudolenti. Nel sottobosco criminale, ogni gruppo tribale romanì ha la sua specializzazione.

La predizione della fortuna, occupazione romanì tradizionale, divenne la più comune forma di sostentamento dei Rom di Russia nel periodo post sovietico. Hanno anche cercato di immettersi in nuovi business, in particolare il traffico di droga, con discreto successo. Secondo l'osservatorio anti-narcotici di san Pietroburgo, sono stati i Tagichi ad occuparsi del commercio all'ingrosso di eroina nella seconda città più grande di Russia, mentre i Rom sono stati coinvolti nella distribuzione, assieme alla comunità azera. La mafia rom, con la sua tradizione di mutua responsabilità, è riuscita a costruire un'estesa rete di traffico di droga, la cui estrema segretezza rende difficile da individuare.

Atti sfacciati, fuorilegge o legali, sono abbastanza tipici dei Rom russi. La sfida, dopo tutto, è un loro importante tratto culturale. Naturalmente, molti in Russia sono sorpresi di vedere i Rom in Francia acquiescenti ad essere deportati. Il compenso monetario offerto dalle autorità francesi (300 euro per ogni adulto e 100 euro per bambino) può essere parte della ragione dietro al loro esodo ordinato, ma non spiega tutto.

RIA Novosti commentator Olga Sobolevskaya - Le opinioni espresse in questo articolo sono dell'autore e non necessariamente rappresentano quelle di RIA Novosti.

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Di Fabrizio (del 26/09/2010 @ 09:12:03, in Europa, visitato 1621 volte)

Le condizioni di vita a cui sono obbligati i Rom Macedoni, la lunga storia dei pregiudizi e dalle intolleranze razziste, la segregazione e l'emarginazione fuori centro abitato, tutto ciò ha contribuito a farne un archetipo della "repulsione", cioè a presentarli a gran parte delle società ospitanti come coloro che si devono odiare.

Per salvare i Rom Macedoni dai disagi della non convivenza e da un degrado che assomiglia sempre più allo stesso sterminio culturale di tutti i popoli minoritari, si sono levate voci autorevoli del Mondo della Cultura europea: ultimo Gunther Grass che ha creato una Fondazione per il Popolo Rom a Lubecca, in Germania.

Ad Arpinova (FG), i Rom Macedoni convivono con sporcizia dimenticata dall'AMICA, con topi grandi come gatti senza disinfestazione, neanche un solo bagno (tutti all'aria aperta con tutti i rischi), acqua corrente à singhiozzo (così, nessuno si lava a dovere), 15 famiglie abbandonate nel degrado degno di un paese terremotato e disastrato etc…
I servizi sociali comunali dimenticano di visitare il campo per alleviare le sofferenze, consigliare le donne; soprattutto quelle sole; vigilare sull'igiene dei minori etc.

I 60 bambini tornati à scuola di ogni grado e ordine con i mezzi dell'ATAF ( Ma non hanno la possibilità di studiare al campo), rappresentano la speranza di un'etnia che soffre e chi pensa ad un'integrazione che tarda à concretizzarsi. Ma non hanno la possibilità di studiare al campo.

I Rom/Nomadi/Gitans sono poveri di sicurezze umane, costretti ogni giorno a fare i conti con la precarietà e l'incertezza del futuro. Proprio per questo approfondiscono il senso dell'ospitalità e della solidarietà e, contemporaneamente, si rafforzano nella fede e nella speranza.

Proprio per questo attendono gesti di ospitalità e di vera solidarietà senza cedere alla disperazione.

Dove è finita la solidarietà dei foggiani nella città di SS. Guglielmo e Pellegrino, di Genoveffa di Troia, di Padre Pio?

IL PRESIDENTE ACSI.
Habib SGHAIER.

ASSOCIAZIONE COMUNITA' STRANIERE IN ITALIA.
ASSOCIACION COMUNIDADES EXTRANJERAS EN ITALIA
ASSOCIACAO COMUNIDADES ETRANGERES da ITALIA
ASSOZIATION ITALIENSCHE GEMEINSCHAFTEN ETRANGERES
ASSOCIATION DES COMMUNAUTES ETRANGERES EN ITALIE
FOREIGN COMMUNITIES ASSOCIATION IN ITALY
SHOQATE KOMUNITET HUAJ NE ITALIA
ОБЕДИНЕНИЕ НА ЧУЖДЕСТРАННИТЕ ОБЩНОСТИ В ИТАЛИЯ
ОБЪЕДИНЕНИЕ ИННОСТРАННЫХ ОБЩНОСТЕЙ В ИТАЛИИ
ASOCIATIA COMUNITARIA A STRAINILOR IN ITALIA
Onlus

Via Federico Spera, 95/ 97 /99 – 71100 FOGGIA (Italy)
Tel. (39) 3497239108 - Fax:(39) 0881200015
Codice Fiscale - Partita IVA 01740400716 E-mail: “com.stran@yahoo.it

 
Di Fabrizio (del 27/09/2010 @ 09:02:49, in Europa, visitato 2195 volte)

Da Mundo_Gitano

Euronews.net Andalusia, la terra promessa dei Rom?

16/09/2010 - Sandra Heredia è consulente del lavoro presso l'organizzazione rom Hamuradi-Falaki di Siviglia. "Sono orgogliosa di essere Rom. Non dico "Salve, sono Sandra e sono Rom". Dico solo "Salve, sono Sandra". Anche se, sapete, è un nome abbastanza comune tra i Rom, così naturalmente sto dicendo loro che sono Rom e di solito la gente dice, "Davvero sei Rom?" Non dicono "Ma non sei abbastanza scura e vivi modernamente..." ma quasi...

Sandra Heredia, laureata in gestione aziendale, non si conforma agli stereotipi tanto dentro che fuori dalla sua comunità.

Le notizie sulle espulsioni di Rom dalla Francia ha provocato condanne unanimi dalle organizzazioni rom spagnole. Il 4 settembre, Sandra ha preso parte ad una manifestazione a Parigi, in rappresentazione delle donne rom qualificate in Spagna. Ha commentato: "E' stato incredibile, un'esperienza straordinaria perché stavamo dimostrando in rappresentanza del Consiglio Statale per i Rom.  Avevamo il nostro striscione, e la bandiera spagnola, così la gente si avvicinava e ci chiedeva perché eravamo lì. Abbiamo marciato da Rue de la République a Place de la Bastille. La gente ci ringraziava per essere lì, per averli appoggiati."

Anche Manuel García Rondón, Segretario Generale di "Unión Romaní" era lì: "Siamo spaventati. Siamo in disaccordo con l'atteggiamento di Nicolas Sarkozy e del governo francese, ma per me la cosa peggiore è che ciò sta accadendo in un paese che si autodefinisce patria della democrazia... fraternité, egalité et liberté. Ed il problema non è l'essere Rom in sé, è l'essere poveri."

La prima menzione documentata dei Rom in Spagna data dal 1425. Attualmente si stima che oltre mezzo milione dia Spagnoli siano di etnia Rom. Circa il 40% di loro vive in Andalusia.

Manuel García Rondón ha detto: "Per i Rom, l'Andalusia è la terra promessa. La chiave di ciò è la coabitazione, la mutua comprensione tra i due gruppi della popolazione. Grazie a questo, abbiamo eliminato tutte le barriere e viviamo fianco a fianco."

L'Andalusia è sempre stato un punto di incontro per civiltà e culture: Rom, Arabi, Ebrei ed altri hanno contribuito all'identità della regione. Sia le facce che la musica riflettono questo mix.

Come dappertutto, nel passato i Rom non erano sempre benvenuti sul suolo spagnolo. Ma le politiche recenti si sono focalizzate nell'aiutare i Rom e specificatamente identificare i loro bisogni. Ora la sfida è di  costruire sulla tolleranza per raggiungere una vera integrazione.

Ana Gómez è Direttrice Generale dei Servizi Sociali in Andalusia. "La chiave del successo è di avere politiche in atto che via via promuovano l'accesso ai diritti e ai doveri, come tutti gli altri cittadini e tutti gli altri Andalusi."

I Rom arrivarono in Spagna in un'altra era, un altro contesto politico, economico e sociale... Ma l'esperienza spagnola può servire altrove come esempio?

Juan Manuel Reyes, direttore regionale della "Fundation Secretariado Gitano" ha detto a Euronews: "Questa politica è esportabile? Certamente, qui, la filosofia e la partecipazione dei Rom nelle pubbliche amministrazioni è notevole. Ed infatti penso che sempre più l'Europa stia guardando alla Spagna nel progettare politiche di sostegno all'integrazione dei Rom. Ci sono stati grandi progressi negli ultimi cinque anni, specialmente riguardo al loro accesso ai beni e ai servizi, alloggio, istruzione e lavoro. E di cui, naturalmente, hanno beneficiato la maggior parte dei Rom, anche se ci sono ancora alcuni grossi problemi da risolvere."

Da 75 anni El Vacie, a pochi minuti dal centro di Siviglia, è la più antica baraccopoli d'Europa. Quando venne qui Francisco Franco, promise alloggi decenti per gli abitanti. Ma dopo decenni di delusioni, 900 Rom vivono ancora là.

Uno di loro, Lole del Campo, ci ha detto: "Appena dici di essere di El Vacie, non ti daranno lavoro, e ho passato gli esami. Ho il mio CV, ma è inutile. Non mi daranno un lavoro solo a causa di dove vivo."

Alcuni dei Rom qui sono nuovi arrivati dall'Europa orientale. Ma le autorità andaluse, determinate a sradicare tutte le baraccopoli, non autorizzeranno ulteriori costruzioni.

Dice un altro residente: "Voglio essere chiaro, non li vedo come fratelli. Ma sono Rom come loro. E loro hanno gli stessi miei diritti. E ho un posto e una baracca - anche loro hanno il diritto di vivere."

Di martedì e venerdì la polizia rastrella la baraccopoli cercando nuove capanne, di solito costruite da europei dell'est. Lo scopo è di sradicare le rimanenti baraccopoli in Andalusia, e di evitare che ne vengano costruite altre. Ma come vengono smantellate, così sono ricostruite. Ed il governo regionale comprende di non aver ancora trovato una soluzione permanente per i Rom dell'est.

Espulsa in varie occasioni, la famiglia Mihalache ha un permesso speciale per fermare qui la sua roulotte. Sono in Spagna da quattro anni, in Siviglia gli ultimi due. Qualche mese fa, il padre ha trovato lavoro come meccanico e le tre figlie ora vanno a scuola.

Spiega Petru Mihalache: "In Romania non abbiamo niente, così per guadagnare qualcosa tutti vengono in Spagna, Francia o Italia."

Sua moglie Patrita aggiunge: "Molti vengono nonostante il sistema delle quote, per far soldi, per curare i bambini, e per mandarli a scuola. Per costruire o ricostruire una casa perché ci sono stati così tanti alluvioni."

Una delle loro figlie, Crina Mariana Mihalache, commenta: "In Romania non possiamo lavorare. Là non abbiamo case, neanche qui. Ma ora mio padre ha un lavoro e ci va ogni giorno."

La famiglia Mihalache ha avuto l'appoggio dell'organizzazione spagnola Romani Unión che ha installato un centro informazioni per la comunità. José vi ci si reca regolarmente per vedere cosa stanno facendo.

Dice: "La Romani Unión è al 100% un'entità rom e considera il popolo rom come universale. Così quando vediamo questa crescente migrazione dall'est dell'Europa, capiamo che questi nuovi arrivati hanno specifici bisogni. I collegamenti tra tutti i Rom significano che dobbiamo aiutarli, dobbiamo intervenire per migliorare il loro standard di vita."

Ma Manuel García Rondón è convinto che il momento migliore per i Rom debba ancora arrivare. "L'Europa sta invecchiando e ci sono 12 milioni di Rom in Europa. Siamo un popolo molto, molto giovane. Ed avranno bisogno di noi per lavorare. Così dovranno trattarci equamente perché molto presto avranno bisogno di noi... Per favore, non siate tirchi con noi."

E così lasciamo qui i Rom di Siviglia. La prossima puntata della serie sui Rom verrà dall'Ungheria, nel cuore dell'Europa.

 
Di Fabrizio (del 27/09/2010 @ 09:33:54, in Europa, visitato 1899 volte)

RSI.ch (al link è visionabile un breve video)

Minacce ad alcuni membri della Commissione cantonale nomadi
Due denunce sono state inoltrate al Ministero pubblico


Una lettera minatoria é stata recapitata ad alcuni membri della commissione cantonale ticinese nomadi. "Ve la faremo pagare", si può leggere, tra l'altro.

In precedenza, all'inizio dell'estate, una missiva di minacce era arrivata anche al presidente della commissione, Ermete Gauro, il quale, dopodomani, sentirà i suoi colleghi per decidere che seguito dare alla vicenda.

Nel frattempo due denunce sono state inoltrate al ministero pubblico. La commissione cantonale nomadi ha il compito di approfondire le problematiche legate al periodico transito di zingari nel nostro cantone. Tra i suoi obbiettivi vi è tra gli altri formulare proposte per la messa a disposizione di aree di sosta.


Si da il caso che conosca la persona minacciata, le ho scritto per sapere cos'era successo. Ecco il suo racconto:

Ciao Fabrizio,

è successo che ho ricevuto una lettera anonima con minacce. Questo perché faccio parte della commissione cantonale nomadi il cui compito è di trovare aree di sosta e sensibilizzare la popolazione. Visto quanto sta accadendo devo ammettere che il secondo obbiettivo è ancora ben lungi dall'essere raggiunto. Non c'è molto da aggiungere se non che il clima qui è degenerato. Ormai c'è chi pensa di sfruttare lo scontento della gente deviandolo sui rom. I quali rom qui non costituiscono assolutamente un problema. Ci sono alcuni gruppi (che al massimo raggiungono il numero di 150 persone) che viaggiano e si autosostentano con il commercio di tappeti e si fermano in Ticino per qualche settimana. Dal punto di vista economico sono perfettamente autosufficienti senza dover ricorrere a pratiche quali l'elemosina o altri stratagemmi. Tempo addietro sorgeva il problema della sporcizia lasciata sui campi dopo la partenza. Sporcizia dovuta al fatto che i campi non erano attrezzati: una canna dell'acqua, niente gabinetti, ritiro dell'immondizia non organizzato. Ora benché il solo campo rimasto non sia per niente l'ideale (hanno messo qualche latrina "toitoi") anche quel problema è praticamente risolto in quanto i nomadi riescono ciononostante a lasciare il luogo in condizioni decenti. Quindi chi fomenta l'ostilità gioca sulle fantasie ancestrali dei sedentari e non poggia per nulla su fatti concreti. Hanno fatto gran rumore sull'arresto di due ragazzine minorenni rom a Chiasso e Como che portavano sul treno un trolley con dentro una cassaforte forzata ma non ancora aperta. Si trattava di ragazzine che rientravano in Italia provenienti dalla Svizzera tedesca e che di fatto non avevano nulla a che fare con il Ticino. Ti ho già scritto della pagina del "Mattino della Domenica" della Lega Bignasca del 12 corrente. Se la cosa ti è sfuggita ti metto di nuovo il link: Il Mattino online

All'inizio pochi hanno reagito. Il primo è stato il direttore della "Regione Ticino" Caratti con un editoriale forte dal titolo "Quando diremo basta?". Qualcuno di notte ha imbrattato la porta della sede della Lega e ha piantato una croce con il nome del Bignasca. C'è stata anche una manifestazione del centro sociale il Mulino. I ragazzi sono stati molto bravi hanno fatto il presidio davanti alla Lega leggendo poesie di Primo Levi e altre contro il razzismo. Reggevano un cartello "Il lavoro rende liberi? Chiedetelo a Bignasca". Un vecchietto di 87 anni (Edouard Wahl) ha camminato per un'ora in via Nassa a Lugano (la via più elegante della città) portando un cartello "Solidarietà ai Roma". Bertoli, segretario del partito socialista ha chiesto agli altri partiti di riunirsi per far fronte al degrado del clima sociale. Con qualche tentennamento e distinguo alla fine si sono riuniti per discuterne. Tra l'altro il rappresentante della Lega nel governo cantonale si è dissociato e ha deplorato la pagina del giornale del suo partito. Quanto alla lettera anonima (...) ho sporto denuncia.

Caro Fabrizio, per la lettera non ho paura ma provo disgusto. Ciao
silvana

Ah, volevo aggiungere che stasera (domenica 26 settembre ndr) dalle 17.00 alle 18.30, insieme al vecchietto di cui ti ho scritto nella mail, faremo un presidio davanti al Municipio di Locarno con un cartello "Pro Rom non Pogrom". Lo so che è una goccia in confronto al mare di ciò che andrebbe fatto.
Ciao
silvana

Eccolo qui il vecchietto Edouard Wahl che manifesta davanti al Municipio di Locarno.
ciao
silvana
 
Di Fabrizio (del 28/09/2010 @ 09:42:59, in Europa, visitato 3461 volte)

by Paul Polansky

[continua]

EULEX

(immagine da daylife.com) Il generale in pensione Yves de Kermabon mentre prega (spero) per salvare (spero) i bambini rom e askali di Mitrovica dai soldati francesi, dal dr. Bernard Kouchner, dall'ONU, dal governo del Kosovo e... dall'EULEX.

IL PREMIO IN-GIUSTIZIA: disgrazia questa Missione dell'Unione Europea in Kosovo sul Ruolo della Legge che rivendica il suo scopo principale nell'assistere e supportare le autorità del Kosovo sul ruolo della legge e si riserva il diritto di perseguire i seri crimini che il governo del Kosovo ignora. EULEX viene disonorata con questo premio per avere rifiutato di considerare "la negligenza di massa verso l'infanzia" nei campi di Mitrovica come un "serio crimine", nonostante le 86 morti sino ad oggi.

Dato che era risultato impossibile durante quasi undici anni di coinvolgere qualsiasi agenzia ONU o il governo del Kosovo, soprattutto il Ministro della Salute, nel salvare i bambini che muoiono di avvelenamento da piombo negli ex campi UNHCR, inviai una mail a Yves de Kermabon, capo della missione EULEX, chiedendogli un incontro per discutere su cosa EULEX potesse fare.

Ex generale francese, che una volta comandava la Legione Straniera in Cambogia e poi le forze NATO in Kosovo, Kermabon rifiutò di vedermi.

Con l'aiuto di amici impegnati nel salvare questi bambini, facemmo ricorso al suo capo UE, la baronessa Catherine Ashton, ed alla fine ottenemmo un appuntamento per vedere il procuratore capo del generale Kermabon, Theo Jacobs, e tre componenti della sua squadra. Non fu un ricevimento caloroso. Erano troppo ritrosi per ricevermi o soltanto riluttanti di dovermi vedere.

Il procuratore capo Jacobs non fece nessun tentativo di dare inizio alla riunione, così gli chiesi se avesse ricevuto il nostro promemoria legale che gli avevo inviato per posta elettronica il giorno precedente. Con riluttanza mi disse di sì ma non fece nessun commento. Così tirai fuori tutti gli altri documenti che avevo portato e iniziai a passarglieli.

Il primo era un comunicato OMS del settembre 2009 che ancora una volta chiedeva l'immediata evacuazione e cure mediche. Dissi che l'OMS ne chiedeva l'evacuazione dal novembre 2000 e che da allora aveva inviato richieste simili. Nessuna risposta da EULEX: nessuna domanda, nessun commento.

Ho poi consegnato il rapporto del difensore civico al primo ministro del Kosovo inviato ad aprile 2009, in cui il difensore civico chiedeva l'immediata evacuazione e chiedeva una risposta entro 30 giorni. Non venne mai ricevuta nessuna risposta da parte del primo ministro. Dissi che il nuovo difensore civico il giorno prima aveva visitato i campi ed avrebbe inviato un rapporto simile chiedendo l'evacuazione e cure mediche. Nessun barlume di vita da parte dei convocati EULEX seduti davanti a me.

Poi consegnai loro il rapporto di Thomas Hammarberg, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, che chiedeva l'evacuazione dei campi e cure mediche. Uno dello staff di Jacobs seduto di fronte a me disse che la settimana seguente avrebbe posto maggior pressione al governo del Kosovo perché facesse qualcosa.

Allora diedi loro il rapporto di Human Rights Watch (77 pagine) e per finire un'altra copia del nostro memorandum legale di 46 pagine.

Dissi che avevamo fatto pressioni sull'UNMIK per un'evacuazione e cure mediche già dal novembre 2000 e naturalmente senza ottenere niente. Eravamo ora a febbraio 2010. Dissi che probabilmente era impossibile portare in giudizio lo staff ONU a causa della loro immunità, ma volevamo comunque farlo per gli amministratori del campo, Norwegian Church Aid e KAAD. Fornii allora loro degli esempi di "negligenza premeditata" commessa da entrambi gli amministratori del campo, enfatizzando il rifiuto di NCA di riportare le morti nel campo e mai chiedendo alimenti o trattamento medico per avvelenamento da piombo; e KAAD, che oltre a ciò aveva colpevolmente interrotto la dieta speciale per Ergin e suo fratello.

Dissi che ci doveva essere giustizia. Per quello ero venuto da loro.

Jacobs disse che un'azione sotto il loro mandato era impossibile. Loro erano lì essenzialmente per monitorare il sistema giudiziario del Kosovo. EULEX si incaricava personalmente di pochissimi seri crimini. Anche se il nostro caso fosse stato possibile sotto il loro mandato, non l'avrebbe accettato perché sarebbero occorsi anni per trovare se qualcuno fosse responsabile. Dissi che avevamo tutte le prove che servivano. Dissi che l'OMS si era offerto di fornire tutti gli elementi di prova e che io ed i nostri avvocati potevamo fornire nomi e prove della negligenza criminale.

Jacobs disse che non si trattava di un caso criminale, ma di una questione politica. Disse che l'unica maniera per noi era di mettere più pressione politica sul governo del Kosovo per risolvere questa questione politica.

Non ero d'accordo e parlai a lungo sulla storia di questo caso: il dr. Kouchner che mette i Rom su di un terreno contaminato, promettendo che sarebbero stati spostati entro 45 giorni; dissi che la squadra medica ONU aveva raccomandato l'evacuazione nel novembre 2000 e la disintossicazione in Polonia, ma che Kouchner aveva opposto il veto; dissi a Jacobs che il mio team aveva portato la famiglia di Mustafa in Germania, sottoponendo a TAC tutti i bambini, che trovò Denis di 7 anni col fegato di un sessantenne alcolizzato, a causa dell'avvelenamento da piombo secondo i dottori tedeschi; dissi di come io e il mio staff avessimo raddoppiato i livelli di piombo che causano danni cerebrali e che anche noi avessimo dovuto essere disintossicati. Menzionai come tutti stessero rimproverando ai Rom di avvelenarsi da soli smaltendo le batterie delle auto, ma che i campioni su 66 bambini del campo mostravano di avere 36 altri metalli pesanti che non si trovavano nelle batterie delle macchine. Continuai ma non vidi nessun barlume di interesse nelle persone sedute di fronte a me. Era ovvio che non mostravano alcuna compassione per la sofferenza di questa gente... questi zingari.

Parlai per 50 minuti, raccontando loro ogni tragedia che era successa nei campi dal 1999. Se fosse dipeso da loro, il meeting sarebbe finito dopo cinque minuti.

Alla fine, Jacobs era abbastanza esasperato con me che cercavo di rendere questo un caso criminale. Continuò a dire che era una perdita di tempo. Quella era una questione politica e io dovevo trovare un modo di fare pressione sul governo del Kosovo, non su EULEX.

Alla fine gli chiesi se non fosse stato un serio crimine. Mi rispose di no. Disse che era un serio problema, ma perché lui lo definisse un serio crimine prima avrebbe dovuto investigare e questo avrebbe preso anni. Anche così, disse, sarebbe stato difficile trovare i responsabili di persona. Dissi che se questa situazione fosse avvenuta in qualsiasi città europea ed il sindaco, il capo della polizia e gli incaricati alla sanità pubblica non avessero immediatamente evacuato l'area, sarebbero finiti in prigione per negligenza verso l'infanzia. Il procuratore capo si limitò a fissare davanti a sé.

Il suo staff concordò con lui. Questa era una questione politica e dovevamo porre maggiore pressione sul governo del Kosovo. Dal 1999 al 2008 non era possibile. Ora che il Kosovo aveva l'indipendenza, dovevano mostrare di meritarsela.

La donna seduta di fronte a me continuò a ripetere che Thomas Hammarberg sarebbe venuto la settimana prossima. Era molto alterato perché il governo del Kosovo non aveva seguito le sue raccomandazioni di sei mesi prima, quando era stato lì l'ultima volta, di evacuare i campi. Disse che avrei dovuto incontrarlo durante la sua visita.

Lasciai loro due nostri DVD: Kosovo Blood e la manifestazione del campo di Osterode ad aprile 2009. Lascia anche loro due copie del mio libro UN-Leaded Blood che immediatamente loro coprirono con le loro carte, nel caso qualcuno potesse vederne la copertina.

Fui molto educato nel ringraziarli per avermi ricevuto, ma spero di aver mostrato con la mia espressione quanto frustrato io fossi dalla loro mancanza di umanità e compassione, e soprattutto dalla loro mancanza di interesse nel cercare giustizia per questa povera gente che aveva sofferto la peggiore tragedia di ogni minoranza in Europa nell'ultima decade. Così come non c'è misericordia per i nostri bambini romanì negli affari targati Mercy Corps, né nessun interesse nel salvare i nostri bambini da parte dell'OnG Save the Children... non c'è nemmeno nessun interesse nella giustizia per questi ragazzi del Dipartimento Giustizia di EULEX.


Riconoscimenti

Durante questi undici anni per portare l'attenzione sulla sofferenza e la tragedia dei Rom/Askali scaricati dall'ACNUR e dall'UNMIK su terreni contaminati, non molte persone od organizzazioni sono state con noi durante la lunga tirata. Quelli che hanno iniziato con noi e tuttora stanno contribuendo: Argentina e Miradija Gidzic, e Jacky Buzoli. Tutti e tre sono Rom e sentono una dedizione profonda per aiutare la loro gente. Sono anche stati curati per avvelenamento da piombo, a causa del loro lavoro nei campi. Nel 2005, si è aggiunta Dianne Post, un avvocato americano che non solo ha dedicato il suo tempo (gratuitamente) per difendere questi bambini rom/askali, ma ha anche offerto il proprio denaro per comprare aiuti. Lo stesso anno, Yechiel Bar Chain donò dei fondi per comprare le prime medicine per curare quanti avevamo fatto uscire dai campi. Il dr. Bader di Milwaukee, WI, si unì quell'anno per finanziare i nostri viaggi a Belgrado. Inoltre comprò un pezzo di terra per la famiglia di Jenita Mehmeti e finanziò la pubblicazione di UN-Leaded Blood e la realizzazione del documentario Gipsy Blood. Dan Lanctot che fece il film donò il proprio lavoro. Anche il dr. Klaus Runow si unì a noi nel 2005 per raccogliere i primi campioni di capelli dei bambini nel campo, registrando che [i bambini] non solo erano avvelenati da piombo, ma soffrivano anche di altri 36 metalli pesanti. Per strada sono arrivati contributi ed appoggio dalla Società per i Popoli Minacciati, JDC, Mary Ellen Salinas, Linda Johnson, Jennifer Clayton-Chen ed il suo gruppo a Monaco (Germania), Fed Didden, Nidhi Trehan, ed il dr.Sasha Maksutovic. I contributi a questo libro includono: Bernie e Suzie Sullivan, John Munden, Graham Crame e Dianne Post.

Due anni fa la nostra campagna navigava in cattive acque finché Bernie Sullivan organizzò il KMEG (Gruppo di Emergenza Medica del Kosovo) ed introdusse nuovi attivisti, in particolare Valerie Hughes che spinse il senatore irlandese David Norris a parlare (e continua a farlo) a favore dei nostri bambini zingari. Molti giornalisti e media importanti come Bild Zeitung, Aljezzera, BBC, ZDF, ARTE TV, la TV australiana (Dateline), The Sun, The Guardian, l'International Herald Tribune, ed il Washington Times hanno informato il pubblico su questi bambini che stanno morendo. Sono arrivati in aiuto due altri avvocati: Bob Golten, professore in Diritto Umanitario all'Università di Denver, che ha scritto lettere a Mercy Corps e ad NCA, richiamandole alle loro responsabilità; e Nichola Marshall, in rappresentanza dello studio legale Leigh Day di Londra, che si è unito a Dianne Post nel richiedere un risarcimento dall'ONU per i campi rom/askali.

Ironicamente, non molte organizzazioni romanì si sono unite alla nostra lotta ma recentemente due hanno vigorosamente raggiunto la causa: l'Associazione Britannica delle Donne Zingare e Patrin GB. Sono certo di essermi dimenticato di menzionare molti altri che ci hanno aiutato in questo percorso e chi ora sta contribuendo. Ma loro sanno nel loro cuore che cosa hanno fatto. Tristemente, la nostra campagna di undici anni non ha salvato molti bambini. Quando abbiamo iniziato c'era una possibilità di salvare la maggior parte di loro da danni irreversibili al cervello. Ora tutti ce li hanno. Un dottore mi ha detto che abbiamo perso un'intera generazione di bambini dei campi. Forse anche una seconda generazione dato che molti di questi bambini non vivranno abbastanza da avere dei bambini a loro volta. Ma ancora stiamo combattendo per loro, per un risarcimento e per la giustizia. Sfortunatamente, non possono mangiare la giustizia.

Titolo originale: DEADLY NEGLECT
di Paul Polansky
Prima edizione
71 pagine
Tiratura: 1.000 copie
Editore: Kosovo Roma Refugee Foundation (KRRF)
traduzione in italiano di Fabrizio Casavola


www.paulpolansky.nstemp.com
Email: pjpusa5040@yahoo.com
www.toxicwastekills.com

Fine quindicesima e ultima puntata

 
Di Fabrizio (del 29/09/2010 @ 09:31:24, in Europa, visitato 1678 volte)

Da Roma_und_Sinti

Prensa Latina

Berlino, 23/09/2010 - Nonostante i dinieghi del cancelliere tedesco, Angela Merkel, la Germania ha continuato a deportare persone di etnia rom e sinti verso il Kosovo.

Secondo i resoconti della stampa tedesca, la deportazione di circa 10.000 Rom e Sinti [...] è basata su di un accordo col Kosovo firmato a settembre 2009.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto in un recente vertice UE che la Germania prevede anche di smantellare i campi nomadi, ma la Merkel ha immediatamente smentito ciò, senza menzionare il controverso accordo col Kosovo.

La Germania sta deportando un numero crescente di ex rifugiati dal conflitto nei Balcani, secondo la OnG Pro Asyl.

Secondo l'OnG, 213 persone sono state deportate nei primi quattro mesi dell'anno verso il Kosovo, che ha dichiarato la propria indipendenza nel febbraio 2008.

Interrogata da parlamentari della sinistra, l'amministrazione Merkel ha ammesso che 53 di loro erano Sinti o Rom. Nel 2009, la Germania ha deportato 51 persone in Kosovo.

Pro Asyl ha confermato che di 12.000 membri di minoranze etniche kosovare che vivono in Germania, 5.000 sono bambini e adolescenti.

"...in Kosovo affronteranno un isolamento sociale e discriminazioni diffuse," ha detto Pro Asyl, basandosi su uno studio dell'UNESCO che mostra come oltre il 70% dei minori deportati lascia la scuola.

Anche se la Germania ha negato qualsiasi rischio per i deportati in Kosovo, il Consiglio Centrale dei Sinti e Rom in Germania ha confermato le critiche. "La situazione della sicurezza in Kosovo è ancora critica," ha detto l'attivista Herbert Heuss.

Mercoledì il Consiglio d'Europa ha invitato la Germania ha fermare le deportazioni di Sinti e Rom.

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