| Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
		
		
			Di Fabrizio  (del 18/05/2009 @ 09:17:01, in Italia , visitato 1916 volte)
		 
      Da
Roma_Italia SABATO 23 MAGGIO 2009, ORE 9.30 -13.00 / 14 -17.30UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO
 VIA CARDUCCI 28/30, MILANO (MM 2 VERDE SANT'AMBROGIO)
 FIDARSI O NON FIDARSI? DILEMMI DELL'AZIONE PUBBLICA NEGLI INTERVENTI 
LOCALI A FAVORE DI ROM E SINTIA cura di Tommaso Vitale, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale, 
Università degli Studi Milano Bicocca.
 
 Al seminario interverranno anche:
 Mattia Civico, Consigliere provinciale Provincia Autonoma di Trento
 Osvaldo Filosi, Stefano Petrolini ed Elena Poli, 
cooperativa Kaleidoscopio, Trento
 Radames Gabrielli, Mirco Gabrieli, Alessandro Held, 
Agostino Pasquale, Sinti di Bolzano e Trento
 
 Il seminario si concentrerà sui dilemmi dell'azione pubblica a fronte delle 
tensioni aperte da gruppi rom e sinti. Nei confronti di questi gruppi, 
un'amministrazione comunale si trova a che fare non solo con le problematiche (e 
potenzialità) più tipiche dei gruppi zigani, ma anche con i temi e problemi 
tipici dell'accoglienza di persone con un progetto migratorio. Il laboratorio è 
volto ad approfondire le diverse modalità con cui le amministrazioni pubbliche, 
a livello locale, affrontano le contraddizioni che si aprono in proposito, a 
livello progettuale e a livello di comunicazione pubblica. La presenza di 
pregiudizi duri e invalidanti nei confronti di questi gruppi, nonché le 
situazioni di conflitto esplicito chiedono sempre più alle amministrazioni di 
esercitare funzioni delicate di mediazione. Per gli operatori sociali ed 
educativi che lavorano nell'amministrazione pubblica o nel terzo settore su 
mandato di un Ente locale, si aprono molte scelte dilemmatiche e l'assenza di 
setting specialistici mette a dura prova le professionalità.
 L'osservazione di diversi casi studio ci mostra a proposito la necessità di 
tematizzare la dimensione politica degli interventi promozionali sui singoli e 
sui gruppi così come degli interventi di sviluppo di comunità. Il laboratorio, 
perciò, ruoterà intorno ai dilemmi della programmazione sociale quando si 
confronta con i problemi di consenso e di mediazione legati alla costruzione e 
implementazione di interventi sociali in situazioni critiche. Due le principali 
finalità, ciascuna delle quali sarà sviluppata in un'apposita sessione di 
lavoro: 
 -discutere dei principali problemi di mediazione e costruzione incrementale del 
consenso negli interventi sociali, educativi e abitativi con gruppi rom e sinti;
 -valutare se, e a quali condizioni, la comunicazione pubblica (e i relativi 
criteri di trasparenza, informazione e coinvolgimento) sia utile o 
controproducente per realizzare interventi promozionali effettivi ed efficaci.
 Al seminario parteciperanno anche Osvaldo Filosi, Stefano Petrolini e Elena 
Poli della cooperativa Kaleidoscopio di Trento, Mattia Civico, consigliere 
provinciale Provincia Autonoma di Trento e Radames Gabrielli, Mirco Gabrieli, 
Alessandro Held, Agostino Pasquale, Sinti di Bolzano e Trento. Il Laboratorio infatti, considererà anche -come caso di analisi -la realtà 
del campo Sinti di Trento dove la cooperativa Kaleidoscopio, su mandato del 
Comune di Trento, conduce da anni un intervento di carattere socio-educativo. 
Anche nella realtà trentina il rapporto con le amministrazioni degli Enti Locali 
è rilevante a fronte di questioni critiche sul piano interculturale; la presenza 
di Mattia Civico, consigliere provinciale della Provincia Autonoma di Trento, 
offrirà elementi ulteriori di approfondimento, in particolare in riferimento ad 
una recente iniziativa di sensibilizzazione sulle tematiche dei Sinti che Civico 
ha pubblicamente realizzato. 
 La partecipazione al seminario è gratuita, ma è necessario confermare la 
presenza inviando una mail all'indirizzo di posta elettronica:
elisabetta.dodi@unicatt.it
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 18/05/2009 @ 09:34:12, in Italia , visitato 1848 volte)
		 
      Dopo la presentazione di
UPRE ROMA,  un contributo di Dijana Pavlovic sui rapporti tra Rom/Sinti 
e società maggioritaria In cosa consiste la cultura di un popolo? Nelle sue espressioni artistiche e 
intellettuali? Nella sua storia? La cultura Rom non può essere paragonata a 
quella di un popolo che ha una propria nazione. E' fortemente condizionata dal 
fatto di non avere e di non pretendere una terra (ed è per questo che il popolo 
Rom non ha mai fatto una guerra), anche se questo ha provocato nomadismo forzato 
e costanti persecuzioni. Tuttavia, pur non avendo le caratteristiche di una 
nazione, il popolo Rom ha mantenuto attraverso i secoli elementi che lo 
identificano, in primo luogo la lingua. 
 Ma c'è da porsi una questione che è la chiave di lettura per affrontare questo 
tema: oggi, vale la pena di parlare della cultura Rom senza tenere conto e 
occuparsi anche del disagio sociale delle comunità, della loro 
discriminazione e ghettizzazione, delle conseguenze che queste producono sui 
comportamenti, sulla cultura? Se i bambini vivono la propria identità culturale 
e etnica con imbarazzo e con senso di colpa, come una cosa da nascondere davanti 
ai gage e da vivere solo intimamente, dentro la comunità, il futuro non può 
essere che di separazione e di chiusura in tutti sensi. Dall'altro lato i 
cittadini "normali" con i loro comportamenti, la politica con le sue scelte, i 
media con l'immagine che formano sono qualcosa che ci può lasciare indifferenti, 
chiusi nel nostro ghetto, oppure questo ci riguarda direttamente?
 
 La chiusura da parte della società italiana si concentra e si esprime in due 
stereotipi: da una parte c'è lo stereotipo di origine romantica legato all'idea 
di libertà, alla musica, al ballo e alle zingare bellissime e letali come la 
Carmen di Merimée o la Zamfira di Puskin. Dall'altra parte c'è lo stereotipo 
negativo, ultimamente sfruttato con irresponsabilità e cattiveria, quello dello 
zingaro mendicante e ladro, che vive nell'immondizia, ladro di bambini e 
fannullone. Questo è uno stereotipo antico che ci è costato migliaia di morti 
nelle persecuzioni in tutta Europa e nei campi di concentramento tedeschi e 
italiani.
 
 E' ovvio che l'identità culturale di un popolo così complesso come quello Rom e 
Sinto non corrisponde a nessuno di questi due stereotipi, ma tuttavia entrambi 
contengono elementi di verità. E' vero che una componente della nostra cultura è 
legata al senso del muoversi pacificamente in un mondo considerato senza 
confini, legata a una libertà, non effettiva ma del tutto soggettiva, come un 
piccolo riflesso dentro un essere umano che ha bisogno di poco, forse un po' di 
musica per sentirsi felice e libero dentro, come dire: posso essere povero, 
disprezzato, potete guardarmi con diffidenza e odio, ma la mia anima non la 
potete avere, appartiene a me. E non si può neanche negare che le condizioni di 
vita precarie e la ghettizzazione forzata in moderni campi di concentramento 
producono fenomeni di microcriminalità, così come nomadismo e forme di 
sopravvivenza legate al "mangel" (la questua) sono tra loro legate. Ma non ci si 
può soffermare solo su questo.
 
 Tuttavia entrambi gli stereotipi producono un medesimo effetto: rendono il Rom 
"lo zingaro", "l'uomo nero" che provoca inquietudine e paura per il suo modo di 
vita.
 
 Questo non è solo il portato di campagne all'insegna di una insicurezza 
costruita gridando a un lupo senza denti, ma è il riflesso della paura di una 
società che scarica sul più debole il proprio malessere, che non affronta un 
disagio sociale e morale profondo, grande responsabilità del quale tocca a una 
politica che rinuncia al compito di educazione civile per seguire gli istinti 
peggiori in un perverso circuito vizioso: la politica, con il coro 
condiscendente dei media, alimenta la paura dei cittadini che premiano con il 
voto questa politica.
 
 Questa nuova Italia, l'Italia della violenza contro gli ultimi, del pregiudizio 
elevato a verità (gli zingari rubano i bambini), della criminalizzazione della 
povertà, della giustizia fai da te dovrebbe invece far riflettere questa stessa 
politica e i suoi corifei mediatici sul lungo decorso della malattia della 
nostra società e sulle preoccupanti prospettive del suo futuro. Non si può non 
legare i Maso, le Eriche e gli Omar, che uccidono i genitori per denaro, ai 
ragazzini che violentano e uccidono una coetanea, al branco che uccide un 
diverso da loro a Verona, al bullismo nelle scuole, alla violenza praticata 
nelle famiglie.
 
 L'angoscia di fronte a questo scenario e al clima che riporta all'ancora recente 
passato della nascita, della vita e della morte apparente dei regimi fascista e 
nazista è dovuta anche al silenzio di chi sottovaluta questi processi e rinuncia 
a una battaglia prima di tutto culturale contro il luogo comune, lo stereotipo, 
la criminalizzazione generalizzata. Pesa soprattutto vedere il volto vile di un 
paese malato. Coloro che aizzano i cani, lanciano molotov e sassi, percorrono in 
ronde minacciose le città, i sindaci che annunciano nei cartelloni luminosi dei 
loro borghi che "i clandestini possono stuprare i tuoi figli" sono il volto 
vigliacco di chi non è capace di guardare al male che porta dentro di sé.
 
 In questa situazione tante e complesse sono le domande che ci si pongono.
 
 Come è possibile superare i reciproci recinti: quello della paura dei Rom nei 
confronti di una società che li criminalizza e li ghettizza senza riconoscere 
loro il diritto all'autorganizzazione, a rappresentare direttamente i propri 
interessi; e il recinto costruito dalla società italiana che li rifiuta e li 
accetta solo come icona di uno stereotipo irreale. E poi come è cambiata e come 
cambia la cultura Rom in Italia rispetto agli altri paese Europei. Cos'è adesso 
nel mondo globalizzato. La televisione per esempio, non lascia indifferenti le 
comunità e soprattutto i giovani. Quanti ragazzini sono vestiti "all'americana" 
seguono wrestling, Dragonballs, Amici di Maria De Filippi e quante ragazzine 
sognano di diventare veline.
 
 Allora viene da pensare ai bambini e alle bambine che si possono incontrare nei 
campi regolari e irregolari di questo Paese e all'allegria che si legge nei loro 
occhi, ai loro destini stroncati e alla ricchezza sprecata per inseguire lo 
stereotipo negativo dello zingaro sporco e ladro che porta voti ala destra. Come 
possono riuscire a fare quello che i loro genitori non sono stati in grado di 
fare: non delegare a nessuno il proprio destino, ma esprimere l'orgoglio di sé, 
della propria storia, della propria cultura nella capacità di organizzarsi, di 
pretendere il diritto a rappresentare se stessi e i propri interessi come tutti 
gli altri cittadini.
 Contatti: upre.roma@sivola.net    
		
		
			Di Sucar Drom  (del 18/05/2009 @ 10:29:21, in blog , visitato 1947 volte)
		 
      
Antirazzismo, Maroni non mantiene le promesseIl ministro Maroni non si è costituito parte civile nel processo, a carico del 
conduttore del programma di Radio Padania, 'Filo diretto', Leopoldo Siegel per 
alcune affermazioni fatte il 27 settembre 2007 a proposito di una puntata 
dell'Infedele condotta da Gad Lerner su La7...
 
Un anno fa i progrom contro i RomA Napoli un anno fa, il 13 maggio 2008, una folla di “bravi cittadini” assaltava 
gli insediamenti di famiglie rom in via Argine a Ponticelli. Una serie 
continuata di pogrom a colpi di molotov e spranghe di ferro contro le “case” di 
famiglie, presenti da tanti anni. A Napoli le associazioni hanno scritto:...
 
Approvato il ddl sicurezzaVia libera della Camera ai tre maxiemendamento del Governo - con le norme 
sull'immigrazione - che ha posto la fiducia sul ddl sicurezza. Nel primo 
sono stati 316 i voti a favore, 258 quelli contrari. Nel secondo dei tre 
maxiemendamenti dell'esecutivo al ddl sicurezza i voti a favore sono stati 315, 
247 quelli contrari. Nella terza fiducia d...
 
Napolitano: stop alla retorica xenofobaAnche in Italia si è diffusa "una retorica pubblica che non esita ad incorporare 
accenti di intolleranza o xenofobia". Lo ha affermato il presidente della 
Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento all'assemblea annuale delle 
Fondazioni Europee, sottolineando che questa retori...
 
Milano, sgomberi a ripetizione contro Cittadini italianiÉ il terzo sgombero negli ultimi dieci giorni. Ancora una volta, nel mirino 
della polizia locale, intervenuta con quattro pattuglie, sono finiti dei 
Cittadini italiani, appartenenti alla minoranza dei Sinti camminanti 
siciliani...
 
Ferdi offende gli omosessualiFerdi, dopo il bagno di folla e di consensi cappotta sulla buccia di banana, 
mediaticamente parlando, rilasciando alcune dichiarazioni che sono riprese da 
tutto il web e la stampa nazionale. Ferdi ha detto: “Gli uomini e le do...
 
Supergipsy è pronto a conquistare l'EuropaIl 2009 sembra essere decisamente l’anno dei Rom in scena. Dopo la vittoria di 
Ferdi all’edizione italiana del Grande Fratello fa adesso parlare di sé, e in 
tutta Europa, Rom R...
 
Ddl sicurezza, scontri e tensioni prima del voto finale alla CameraVia libera della Camera al disegno di legge sulla sicurezza. Il provvedimento, 
votato dalla maggioranza, è passato con 297 voti a favore, 255 contrari e 3 
astenuti. Il provvedimento, ora andrà...
 
Cari italiani vi ricorda niente?“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti 
di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si 
costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove 
vivono, vicini gli uni agli altr...
 
L’Onu rincara la dose contro l’ItaliaIl rappresentate per il nostro Paese dell’Alto commissariato della Nazioni unite 
per i rifugiati (Unhcr), Laurens Jolles, ha chiesto che vengano fermati i 
respingimenti degli immigrati Libia dopo aver incontrato al Viminale il ministro 
dell’Interno Roberto Maroni...
 
Eurofestival, Supergipsy non entra in finale - vince la NorvegiaFairytale, cantata da Alexander Rybak per la Norvegia, è la canzone vincitrice 
del 54° Eurofestival, che quest'anno si è tenuto a Mosca. Una platea di 120 
milioni di telespettatori, uno spettacolo con 25 ...
 
Napoli, una brutta storiaDue romeni, uno dei quali quattordicenne, sono stati arrestati per l'omicidio 
del pensionato Salvatore D'angelo. Dietro la rapina, si nasconde una storia di 
abusi sessuali e prostituzione minorile...
 
Moni Ovadia: se foste...Se foste un rom, quella di Salvini non vi apparirebbe come la sortita delirante 
di un imbecille da ridicolizzare. Se foste un musulmano, o un africano, o 
comunque un uomo...
 
Venezia, Bossi vuole Venezia ma senza i SintiUmberto Bossi ha presentato a Mestre (Venezia), in Piazza Ferretto, la sua 
candidata per le elezioni provinciali, Francesca Zaccariotto, e non ha mancato 
l'occasione per esprimere quale sarà il tema su cui si concentrerà la prossima 
campagna elettorale per le comunali...
 
Carlo Levi e la paura della libertàPaura della libertà è un testo di Carlo Levi che conviene tenere tra le mani in 
questi giorni. E’ un testo composto nell’inverno 1940, mentre il nazismo si 
espandeva, la Francia crollava e gran parte dell’Europa dell’Est diventava 
dominio nazista sotto il nome di “Nuovo ordine Europeo”. Q...
 
Solidarietà al Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d’Europa Thomas 
Hamnmarberg ed a Laura Boldrini dell’Alto Commissariato delle Nazioni UniteAncora una volta il Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d’Europa è finito 
sotto attacco da parte di alcuni esponenti del governo italiano, tra i quali il 
ministro Ronchi, per avere detto la verità sugli abusi commessi dall’Italia ai 
danni dei Rom e dei migranti, e soprattutto sulle reiterate inadempienze 
rispetto a decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che il nostro 
paese ha...
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 19/05/2009 @ 09:18:59, in lavoro , visitato 1654 volte)
		 
      
 Sezione di Milano Onlus - Via De Pretis n. 13 - 20142 Milano - C.F. 97056140151 
- operanomadimilano@tiscali.it SARTORIA ROMANI’I LAVORI ARTIGIANALI DELLE DONNE ROM Attività laboratoriali di inserimento lavorativo e partecipazione sociale 
rivolte alle donne rom e alle donne abitanti a Q.to Oggiaro
 
 Il progetto è promosso dall’Associazione Opera Nomadi Milano ed è sostenuto 
dalla Regione Lombardia, Assessorato alla Famiglia e Solidarietà Sociale, per il 
recupero e lo sviluppo di nuove professioni e capacità creative imprenditoriali 
autonome rivolte alle donne rom provenienti dagli insediamenti di Via Monte Bisbino, V.le Sarca, Rho.
 
 Una volta la settimana, il Giovedì mattina, dalle ore 9,30 alle ore 12,30, 6 
donne rom accompagnate da una Formatrice dell’Opera Nomadi, esperta di 
produzioni sartoriali artistiche, si ritroveranno nello spazio nato dal 
“Progetto Coesione Sociale”, con sede in via F. De Roberto, per progettare e 
realizzare modelli e prodotti artigianali che verranno commercializzati nei 
negozi dei mercati solidali e nei mercati comunali.
 
 L’iniziativa è aperta alle donne del Quartiere che desiderassero unirsi alle 
attività e a tutti i cittadini e volontari che intendessero dare il proprio 
attivo contributo.
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 19/05/2009 @ 09:26:53, in blog , visitato 1730 volte)
		 
      Da
Mundo_Gitano Sar mai san: Cordialmente stiamo invitandovi a visitare ed addentrarvi nell'accampamento 
virtuale che il ciberspazio ha riservato al Proceso Organizativo del Pueblo Rrom 
de Colombia --PRORROM--, per mostrare parte di quanto abbiamo realizzato in 
oltre dieci anni di lavoro per la visibilità ed il riconoscimento dei diritti 
collettivi e del patrimonio culturale del popolo Rrom di Colombia. 
http://www.gitanosdecolombia.org/  L'accampamento virtuale, non poteva essere altro in questo pellegrinaggio 
permanente, si è appena alzato e si sta preparando, cosicché critiche, commenti, 
suggerimenti, osservazioni, riflessioni... saranno sempre benvenute. Te ashen Devlesa.
 YOSKA BIMBAY
 PRORROM
 Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
 Correo-e: prorrom@gmail.com
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 20/05/2009 @ 09:30:46, in Europa , visitato 1910 volte)
		 
      Da
Roma_Francais (sui villaggi d'inserimento, era stato già pubblicato un
parere critico. 
Diamo voce anche all'altra campana con una testimonianza che sembra positiva) domenica 17.05.2009, 04:48 -
La Voix du Nord Discreti al punto di suscitare paradossalmente l'interesse dei vicini, le 
due famiglie rom installate a Halluin vivono una "esperienza positiva" secondo 
l'associazione di inserimento che assicura il loro seguimento... "L'esperienza è per il momento positiva, il progetto va bene..." E' Karim 
Louzani ad affermarlo. Lui che dirige l'AFEJI, un'associazione d'inserimento, 
deve assicurare il seguimento di due famiglie rom installate a Halluin. Uno 
degli indicatori più positivi è la riuscita scolarizzazione dei cinque bambini. 
"Tutti nel pubblico e con una buona partecipazione dei genitori che vegliano 
sulla loro assiduità", rincara Louzani. Perché la volontà di queste due 
famiglie è di fondersi nel decoro di Halluin sembra reale. "I genitori sono 
iscritti nel dispositivo di insegnamento della lingua... E le relazioni col 
vicinato vanno bene grazie all'intervento degli assistenti sociali". Al punto 
che questi "ritorni positivi" permettono oggi di pensare che la malfidenza dei 
primi giorni ceda il passo ad un sentimento più sfumato. Anche se, sul posto, paradossalmente nessuno si stupisce della loro relativa 
discrezione. "Ormai non sperano che una cosa, poter lavorare [...]", prosegue il 
direttore dell'AFEJI. E qui è evidente che le cose si complicano. "Tutto resta 
legato alle domande di regolarizzazione, all'avviso dalla prefettura. Dobbiamo 
rispondere a degli imperativi legali, ma abbiamo buone speranza. I documenti 
sono in corso di regolarizzazione..." Seguite dalle CCAS (Cassa Centrale 
delle Attività Sociali ndr), beneficiarie di
Restos du coer, le 
due famiglie rom non prevedono che una cosa, secondo Karim Louzani: "Lavorare per 
pagare l'affitto".
 PATRICK SEGHI
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 20/05/2009 @ 09:43:47, in Europa , visitato 2508 volte)
		 
      Da
Roma_Daily_News 
The Prague PostLa destra è tornata in Europa Centrale, ora con moderne tecniche di 
pubbliche relazioni
 14 maggio 2009 | By Jaroslaw Adamowski, For the Post
 
 Courtesy Photo Mentre i mezzi d'informazione cechi sempre più riportano di incidenti a 
sfondo nazionalista o razziale, anche gli osservatori più passivi iniziano a 
chiedersi: E' cambiato qualcosa nella società ceca? Col crescere 
dell'intolleranza verso la minoranza rom, manifestazioni neonaziste e leader 
stranieri di organizzazioni suprematiste bianche invitati a tenere letture alle 
università, sono soltanto tentativi di gruppi marginali per ottenere attenzione, 
o c'è qualcos'altro? La società ceca è l'unica a confrontarsi con questi 
problemi? L'aumentata attività dei movimenti di estrema destra è parte di una tendenza 
nell'intera regione. In quasi tutti i paesi dell'Europa centrale - Repubblica 
Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia - politici nazionalisti e di estrema destra 
stanno preparando un grande ritorno. Stavolta, hanno imparato la lezione dalle 
sconfitte precedenti e, come risultato, hanno ammorbidito la loro immagine. Ora, 
la questione è: Perché e come sono tornati? Non è una coincidenza che, come l'economia globale ha smesso di scendere e la 
recessione ha colpito duro l'Europa centrale, i partiti di estrema destra si 
sono rafforzati. Quando i politici, di destra o sinistra, offrono poche 
soluzioni dirette per superare la crisi, c'è sempre il rischio che la gente voti 
di getto per qualcuno che offre soluzioni semplici a problemi complicati. Ungheria In Ungheria, ad esempio, Jobbik, il Movimento per un'Ungheria Migliore, è un 
partito di estrema destra con un'agenda che include la reintroduzione della pena 
di morte, "l'indipendenza economica", e di mandare tutti i cittadini di origine 
rom fuori dal paese. Potrebbero entrare nel Parlamento Europeo con le elezioni 
di giugno. Il partito si nutre con le paure della società ungherese: un'economia 
nazionale in arretramento che ha sofferto della stagnazione molto prima del 
tracollo globale, la crescita della disoccupazione, del crimine ed una minoranza 
rom che rimane non integrata. Jobbik ha approfittato dell'incapacità della 
classe politica dirigente o della mancanza di volontà di affrontare quelle 
paure. I sondaggi dicono che Jobbik potrebbe avere un base tra il 4 e il 5%, che 
è abbastanza per passare la soglia per ottenere seggi in Parlamento. Formatosi nel 2002 come organizzazione giovanile del partito di di destra 
Fidesz - la più grande opposizione parlamentare e probabile vincitore delle 
prossime elezioni - Jobbik si è trasformato in un partito autonomo un anno dopo 
e da allora si è ritagliato una posizione propria con discorsi d'odio e violenza 
contro i Rom, gli Ebrei e le "elite liberali e di sinistra". Nell'agosto 2007, 
un gruppo di 56 indossando uniformi bianche e nere ed i distintivi cappelli 
Bocksai del periodo tra le due guerre, si sono riuniti a Budapest presso la 
famosa Budai Var, la Collina del Castello, accanto al Palazzo Presidenziale. Il 
leader di Jobbik, il trentunenne Gabor Vola, prestò giuramento di lottare per 
"una nazione, una religione e una patria". Politici del Fidesz ed il primo 
ministro della difesa del post comunismo, Lajos Fur, parteciparono alla 
cerimonia. Il numero degli aderenti alla Magyar Garda - un gruppo paramilitare 
associato a Jobbik, è cresciuto a circa 2.000. Sono stati senza successo i 
tentativi giudiziari di mettere fuorilegge il gruppo, registrato da Jobbik come 
"associazione culturale". La forza del gruppo, secondo Vona, è di "proteggere la 
nazione ungherese". Anche se le inclinazioni di destra per le uniformi e per l'arte militare non 
sono cambiate dagli anni '30, questi gruppi hanno provato a modificare la loro 
immagine negli anni. I moderni nazionalisti non hanno niente dei loro 
predecessori negli anni '90, che sembravano vivere soprattutto nel passato. 
Vestito con abiti di buon taglio e sorridente, Vona assomiglia ad un uomo 
d'affari, piuttosto che ad un leader dell'auto proclamato "partito cristiano 
patriottico radicale". Laureato in storia e psicologia ed ex insegnante, Vona 
pesa le sue parole quando risponde alle domande dei giornalisti. Al posto di 
invocare slogan razzisti, parla della "situazione irrisolta della sempre 
crescente popolazione zingara". Al posto della retorica anti UE, dice che il suo 
partito "appoggia la cooperazione europea, ma non l'attuale alleanza burocratica 
tra stati". Il giovane leader di Jobbik sa che, per accogliere un più ampio spettro di 
votanti, deve comunicare contenuti estremi con una confezione moderata. E' per 
questo che il partito ha scelto Krisztina Morvai, professoressa dell'Università 
di Budapest, come capolista alle elezioni europee. La sua eloquenza, stile e 
curriculum, che include il lavoro per le Nazioni Unite, fanno di lei un perfetto 
candidato per Jobbik che sta tentando di migliorare la propria immagine. I nuovi 
nazionalisti sanno che un altoparlante ed un gruppo di militanti violenti non 
basta per ottenere un seggio al Parlamento. Stanno provando ad espandere la loro 
influenza oltre i tradizionali steccati politici entrando nei media o 
convincendo imprenditori stranieri a sponsorizzare le loro attività, come nel 
caso della Polonia, dove l'estrema destra si è infiltrata nei media pubblici. Polonia Anche se i due maggiori partiti nazionalisti - LPR, o Lega delle Famiglie 
Polacche, e Samoobrona, o Auto-Difesa - dal 2007 non hanno seggi in Parlamento, 
i loro aderenti hanno mantenuto i posti in vari corpi influenti, come il tavolo 
di supervisione della televisione pubblica. Nel dicembre 2008, Piotr Farfal, ex 
membro della LPR e neonazista in gioventù, divenne il presidente delle 
trasmissioni della televisione pubblica. Dopo la sconfitta elettorale della LPR nel 2007, Farfal e i suoi seguaci di 
estrema destra cominciarono ad organizzare la branca polacca del movimento 
pan-europeo Libertas, fondato dal multimilionario irlandese Declan 
Ganley, sperando che un nuovo marchio straniero con un ricco investitore - come 
nel commercio ordinario - possa sostenere le loro probabilità nelle elezioni 
europee. Anche se Ganley assicura che il suo partito è de facto pro-europeo, i 
candidati di Libertas in Polonio offrono un'impressione differente. Tutte le 
figure chiavi erano precedentemente associate a movimenti anti-UE, 
fondamentalisti cristiani e nazionalisti, che spingevano per radicalizzare la 
legislazione polacca contro l'aborto (che è già una delle più severe in Europa), 
proibire la prostituzione, reintrodurre la pena di morte e rendere 
economicamente la Polonia del tutto autosufficiente. Ironicamente, la stessa 
globalizzazione che loro così disprezzano, ha permesso ai nazionalisti polacchi 
di ricevere supporto finanziario da un milionario irlandese. Mentre Farfal non si è unito al nuovo partito, le sue simpatie politiche si 
fanno sempre più evidenti con l'avvicinarsi delle elezioni del 7 giugno. Ad una 
prima occhiata, i contenuti televisivi non sembrano essere cambiati 
significativamente, ma sono i dettagli che importano. Quando Ganley ha visitato 
la Polonia il 20 marzo, la televisione pubblica ha interrotto la normale 
programmazione per trasmettere la sua conferenza stampa. Il giorno stesso, 
un'intervista speciale con Ganley è andata in onda subito dopo un popolare 
programma di informazione, un conduttore che originariamente doveva condurre 
l'intervista ma rifiutò di farlo venne sospeso poche settimane dopo. Dato che la 
manipolazione politica è sempre stata un tema caldo nella televisione pubblica 
polacca, "adattare" i suoi programmi ai bisogni di un partito valutato meno 
dell'1% nei sondaggi pre-elezione, ha causato abbastanza agitazione. Un certo 
numero di importanti figure pubbliche ha protestato contro i colleghi 
nazionalisti di Farfal, assumendo la direzione delle trasmissioni pubbliche e 
rimpiazzando i manager ed i giornalisti con altri provenienti dai loro ranghi. Slovacchia In Slovacchia, gli estremisti hanno similarmente appreso a valutare più il 
pragmatismo dell'idealismo. L'SNS di estrema destra, o Partito Nazionale 
Slovacco, è parte della bizzarra coalizione socialdemocratica e 
nazional-populista del Primo Ministro Robert Fico, che ha governato dal 2006. 
L'SNS accusa i giornali slovacchi di favorire l'opposizione, ma non esita a sua 
volta nell'usarli strumentalmente. Il suo talento nel manipolare i media si è 
mostrato pienamente lo scorso 5 aprile, quando il presidente Ivan 
Gašparovič si assicurò il suo secondo termine di governo con l'approvazione 
della coalizione in carica. Il suo principale oppositore, la liberale Iveta Radičová, 
doveva la sconfitta soprattutto alla campagna negativa lanciata dall'SNS. Mentre 
si avvicinava il giorno delle elezioni, i nazionalisti slovacchi pagarono una 
pagina intera di pubblicità con false accuse a 
Radičová di promettere l'autonomia alla minoranza ungherese. In un paese 
dove la disoccupazione supera l'11% ed il governo offre poche soluzioni alla 
crisi finanziaria, la tentazione di incolpare Ungheresi e Rom durante la 
campagna è cresciuta e ha trovato un elettorato attento. Le moderne tecniche di pubbliche relazioni hanno fornito utili attrezzi 
all'estrema destra. Sfortunatamente, questo va crescendo e non è l'eccezione. I 
politici estremisti ne stanno diventando adepti e si auto dipingono come 
alternative ragionevoli; questo è forse più preoccupante dei messaggi stessi. - The author is is a Polish freelance writer who divides his time between 
Warsaw and Istanbul. He writes about Central Europe for the Journal of Turkish 
Weekly. Jaroslaw Adamowski can be reached at
features@praguepost.com 
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 21/05/2009 @ 01:35:40, in Italia , visitato 2443 volte)
		 
      Ricevo questa segnalazione da Agostino Rota Martir. Se ne 
era parlato anche
QUI Da
PisaNotizie.it  Iniziati i "rimpatri volontari e assistiti" per i Rom rumeni. Per 
chi rimane, ruspe e sgomberi. I primi commenti delle forze politiche
 Quaranta persone riaccompagnate in Romania, 21.500 euro di "contributo 
umanitario" erogato alle famiglie tornate al loro paese (da 500 a 1.500 euro per 
ciascuna, a seconda della consistenza del nucleo), 6.000 euro di "spese 
organizzative", due campi smantellati. Sono questi i numeri dell'operazione di 
"rimpatrio volontario e assistito", predisposto dal Comune di Pisa e dalla 
Società della Salute per i Rom rumeni.
 Le cifre sono state presentate in una conferenza stampa, alla quale hanno 
partecipato il Sindaco Filippeschi, la neo-assessora alle politiche sociali 
Paola Ciccone e i tecnici della USL che hanno diretto le operazioni. Partiti 
con un pullman della Croce Rossa, i Rom sono arrivati a destinazione nel 
pomeriggio di ieri, attraversando la Slovenia e l'Ungheria. Nell'organizzazione 
del viaggio sono stati coinvolti anche il Consolato romeno di Milano (che ha 
fornito i documenti necessari al rimpatrio), la Prefettura, i diversi corpi di 
polizia (Carabinieri, Vigili Urbani e Questura), nonchè l'Interpol per 
coordinare l'attraversamento delle diverse frontiere.
 
 Un'operazione che il Sindaco non esita a definire "positiva ed efficace". "E' un 
provvedimento che alleggerisce una presenza ormai divenuta sproporzionata 
nella nostra città", spiega il primo cittadino. Per Paola Ciccone, assessore 
alle politiche sociali, quella del rimpatrio è "un'operazione che coniuga gli 
inderogabili impegni di solidarietà e tolleranza con gli altrettanto 
fondamentali principi di legalità, di sostenibilità, di concertazione 
istituzionale". "Noi", spiega ancora l'assessore, "non accettiamo la filosofia 
del farsi la baracca o dell'accamparsi in modo abusivo. E i 
problemi della povertà non possono gravare su un unico Comune: per questo, 
abbiamo richiesto l'aiuto della Regione, che deve farsi carico di una più equa 
distribuzione dei problemi sul territorio".
 
 Le ruspe nei campi
 
 Intanto, in due campi - a Cisanello e sull'Aurelia - sono arrivate le ruspe del 
Comune, che hanno distrutto le baracche e i ripari delle famiglie rimaste a 
Pisa. "A coloro che restano garantiremo assistenza umanitaria", dice Giuseppe 
Cecchi, direttore della Società della Salute. "Tuttavia - aggiunge - c'è una 
differenza tra i Rom inseriti nel progetto Città Sottili, e quelli che ne 
sono esclusi. Per i primi abbiamo un impegno straordinario per l'inserimento 
abitativo. Per i secondi non è possibile un intervento del genere: le risorse 
sono limitate, e i servizi sociali non sono un'agenzia immobiliare. Chi non 
riesce a trovare casa deve andarsene".
 
 Mentre si svolge la conferenza stampa, i Rom del Campo dell'Aurelia arrivano 
alla Società della Salute, portando con loro i pochi effetti personali sottratti 
alle ruspe. Uno ad uno, i capifamiglia si recano dagli assistenti sociali: i 
quali, come ci spiega Giuseppe Cecchi, "sono stati mobilitati in modo 
straordinario per l'emergenza di oggi".
 
 I servizi offrono un piccolo contributo per l'acquisto dei pannolini per 
bambini, e dei buoni-spesa per mangiare. "Ma nessuno sa dirci dove dormiamo 
stasera", protesta un giovane Rom "e ci sentiamo presi in giro: abbiamo bisogno 
di buoni-tetto, non di buoni-pasto". I Rom si ingegnano a trovare soluzioni, e 
c'è chi ha individuato qualche terreno dove portare tende e materassi. "Gli 
assistenti sociali", dicono due capifamiglia, "rispondono che occupare i terreni 
è illegale: ma noi da qualche parte dovremo pur dormire". I volontari di Africa 
Insieme portano cibo, bevande, generi di conforto.
 
 Nel tardo pomeriggio l'assessore Ciccone arriva in Via Saragat e incontra 
direttamente le famiglie Rom. Viene "concessa" una piccola "tregua", per la 
notte verrà concesso alle famiglie di dormire nel parcheggio della Società della 
Salute. Ma, dal giorno dopo (cioè da oggi) dovranno andarsene.
 
 Dopo i rimpatri
 
 L'alternativa posta dal Comune ai Rom è dunque questa: o tornare in Romania, 
accettando il "contributo umanitario", o comunque andarsene da Pisa per cercare 
fortuna altrove in Italia.
 
 "In questo modo non si risolve nulla", ci dicono gli stessi capifamiglia Rom, "perchè 
noi non ce ne andiamo: qui lavoriamo e almeno guadagniamo qualcosa per vivere. 
In Romania il lavoro non c'è, nelle altre città italiane dovremmo ricominciare 
tutto da capo". Secondo i diretti interessati, insomma, il Comune non riuscirà 
ad allontanare davvero gli insediamenti e persino i "rimpatriati" - a loro 
parere - sono destinati a ritornare presto in Italia. Del resto, le normative 
europee prevedono, per i cittadini comunitari, la libertà di circolazione e di 
soggiorno in tutti i paesi UE. Nulla, dunque, impedirebbe a una famiglia di 
rientrare in Italia.
 
 "E' vero, in teoria potrebbero tornare", riconosce l'assessore Ciccone, "ma noi 
abbiamo stipulato un patto d'onore con i capifamiglia. Era necessario per 
impedire il proliferare dei campi abusivi. Ed è stato, da parte nostra, un segno 
di rispetto e di riconoscimento nei confronti dei Rom".
 
 Sergio Bontempelli
 
 Leggi anche:
 - 
Sgomberi e rimpatri, i primi commenti delle forze politiche
 - Tutte le news di Pisa Notizie sui rimpatri
 - Tutte le news di Pisa Notizie sui Rom
   
		
		
			Di Fabrizio  (del 21/05/2009 @ 09:27:37, in lavoro , visitato 1864 volte)
		   
		
		
			Di Fabrizio  (del 21/05/2009 @ 09:41:06, in Europa , visitato 1958 volte)
		 
      Da
Roma_Daily_News VITA.europe 
by Rose Hackman -14 maggio 2009
 David Mark risponde su domande sulla situazione dei Rom in Europa, mettendo 
in luce le attuali dorme di discriminazione e le minacce per il futuro.
 "Questo tipo di clima antizigano è simile a quello che vedevamo in Europa 
prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è là a ricordarci quali 
sono i pericoli concreti." Parole forti da David Mark, 26 anni, che segue le Iniziative Rom per l'Open 
Society Institute, ed è coordinatore per la Coalizione Politiche Rom Europei (ERPC). 
Parla della situazione dei Rom in Europa, della responsabilità UE come pure dei 
governi nazionali e dei rischi per il futuro. Come ti sei coinvolto alla causa rom? Io stesso sono Rom e sono cresciuto in Romania. Quando ero cresciuto, mia 
madre iniziò con una OnG sui Rom nella mia città. Poi quando studiavo in 
Ungheria, sono stato attivista in programmi educazionali, campi estivi, ecc. In 
estate torno ancora in Romania e lavoro su questi programmi. E' parte di ciò che 
sono. Non è soltanto fare ciò che credo sia giusto o sbagliato, ma anche la mia 
cultura e la mia identità. Sono un vero attivista rom. Hai mai trovato discriminazione nei tuoi confronti? In un certo senso. Quando dico che sono Rom, è comune notare un cambiamento 
nell'attitudine verso di me. Ma mi sono circondato con persone che non sono 
così. La reazione comune della gente significa anche che posso evitare di 
parlare della mia identità culturale per evitare problemi. Benché abbia 
assistito alla discriminazione contro altri Rom. Per esempio, essere in un bar 
per una normale consumazione e vedere un gruppo di Rom più "tradizionale" 
entrare, e a loro dicono che non possono ordinare perché è in corso una festa 
privata. Io so che non c'è nessuna festa privata. Di sicuro non sono stato 
invitato lì da nessuno. Questo tipo di cose mi fa molto arrabbiare. Com'è partita la Coalizione? E' un'iniziativa davvero nuova, perché l'abbiamo messa a punto due anni fa. 
Siamo una coalizione di dieci OnG, che combinano le organizzazioni specifiche 
con quelle di organizzazioni internazionali più grandi: Amnesty International, Minority Rights Group International, 
European Roma Grassroots Organisation, ecc. Ci siamo uniti quando abbiamo 
compreso che c'era una seria mancanza di attenzione da parte dell'Unione Europea 
verso le tematiche rom. Sentivamo che dopo l'apertura dell'Unione Europea verso 
est, fosse cruciale per i governi di tutta Europa di coinvolgersi 
nell'affrontarne le conseguenze. La responsabilità UE in ciò è enorme. In termine di singoli paesi, ci sono dei modelli europei che possono 
essere seguiti? Sì. Penso che il modo migliore di trarre interessanti conclusioni sia di 
comparare due paesi con situazioni simili dovute all'influsso rom: Spagna e 
Italia. Questi paesi stanno agendo in maniera completamente differente. In Spagna, 
abbiamo visto uno sforzo di integrare con strumenti come l'istruzione, strategie 
d'impiego, e aiuto per le case, che hanno avuto molto successo. In Italia, c'è 
una totale mancanza di volontà politica di accettare la questione ed affrontarla 
pragmaticamente. Invece di progettare integrazione e soluzioni concrete, stiamo 
vedendo misure di esclusione estrema e discorsi grondanti odio sviluppati dagli 
stessi politici per guadagnare popolarità. Non si affrontano assolutamente le 
questioni. Vorresti dire che questo aiuto pragmatico che arriva dalla Spagna, come 
pure dai gruppi indipendenti, ha aiutato la reale inclusione ed accettazione 
sociale? Sì. Penso davvero che questo aiuti immensamente. Quando i gruppi non sono 
rifiutati ma accettati, aiuta il dialogo sociale e lo scambio interculturale. Tu 
sai che i Rom sono un gruppo molto giovane, c'è un grande potenziale che può 
essere sfruttato socio-economicamente. La gente deve solo rendersene conto. Quali diresti sarebbero i rischi se l'Europa non si confrontasse con 
questi temi? Penso che se i paesi europei continueranno in questo modo, andremo incontro 
ad un quadro molto torvo. L'esclusione sociale viaggia. I Rom non spariranno. Se vengono espulsi o 
rigettati da un paese, andranno in un altro, e poi probabilmente in un altro 
ancora, sempre più alienati e diventeranno come paria ei paesi in cui si 
stabiliscono. Ma alla fine dove andranno? Cosa possono fare? Si stimano 8-10 
milioni di Rom in Europa oggi. Troppi per essere ignorati, specialmente in un 
clima simile, dobbiamo soltanto guardare la storia per ricordare - l'antiziganismo 
sta crescendo da molto tempo. Questo tipo di clima è simile a quello che 
vedevamo in Europa prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è lì a 
ricordarci quali sono i concreti pericoli. Così vorresti dire che l'Europa è xenofoba, o piuttosto razzista? Sì. E penso che questi sentimenti stanno crescendo ad un ritmo davvero 
preoccupante. Ci sono già stati eventi luttuosi in Ungheria. Dove i prossimi? Cosa si può fare? Noi dell'Open Society Institute stiamo facendo una campagna per un rinnovato 
impegno e rispetto dei maggiori partiti europei verso la Carta dei Partiti 
Europei per una Società Non Razzista, che originariamente è stata firmata nel 
1998 dalla maggior parte dei partiti dell'Europa orientale. Però sinora abbiamo 
ricevuto poche risposte. Abbiamo anche bisogno di un approccio pragmatico dei governi nazionali che 
diminuiscono l'attenzione invece di aumentarla. Sfortunatamente, i politici 
spesso usano l'odio contro i Rom per fini politici, specialmente durante le loro 
campagne. Questo fa solo peggiorare le cose. Guardando al futuro, cosa possiamo tentare d'ottenere? Un Rom-Obama come 
Presidente della UE? Forse non un Presidente Rom, ma almeno un Commissario. Sarebbe bello. www.romapolicy.eu    |