Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 05/06/2013
Uno dei controlli effettuati da vigili e polizia al campo
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L'Arena di
Giampaolo Chavan
CONTROLLI IN VIA SOGARE. L'intervento di polizia e vigili urbani risale al
settembre 2008. I difensori hanno affermato che tutti gli allacciamenti alla
rete idrica erano regolari come è emerso dalle testimonianze nel dibattimento
Quattro anni e mezzo vissuti sul filo del rasoio di una possibile condanna. Sono
durati fino a ieri quando è arrivata l'assoluzione perchè i fatti non sussistono
per i 41 sinti, insediatisi in via Sogare nel 2002. Risaliva al 25 settembre
2008, l'intervento di vigili urbani, carabinieri e polizia nel campo di via
Sogare con l'accertamento di tre reati: occupazione abusiva di suolo, accusa
archiviata già in fase d'indagine su richiesta della stessa procura, furto di
acqua ed energia. La sentenza del giudice Giorgio Piziali ieri ha spazzato via
anche queste due accuse con l'assoluzione dei 41 sinti, accogliendo le tesi del
collegio difensivo, rappresentato in aula da Federica Panizzo, Paola Montresor,
Annalisa Bravi, Maila Meniconi e Gianluca Vettorato. Le ragioni di questa
assoluzione, però, si conosceranno solo tra 45 giorni quando il giudice Giorgio
Piziali depositerà la motivazione della sentenza. Al termine della sua
requisitoria, il pm non togato in aula Giusy Bisceglie aveva chiesto una
condanna a 3 anni per gli imputati. Ieri i cinque difensori hanno ricordato che
durante le udienze, è emersa la regolarità del comportamento dei Sinti. I
testimoni chiamati a deporre, hanno insistito tutti i legali, hanno parlato di
un allacciamento regolare alla rete idrica pubblica. A confermarlo durante il
processo, sono stati un paio di funzionari del del Comune e lo stesso ex
assessore della giunta Zanotto, Tito Brunelli. "Il 25 settembre 2008", ha detto
in aula l'avvocato Annalisa Bravi, difensore di alcuni degli imputati, "vigili
urbani, carabinieri e polizia hanno fatto una "retata" per fotografare la
situazione di quel giorno". E non sono mancati anche equivoci: "È finita sul
registro degli indagati anche una persona che non risiedeva nel campo ma quella
mattina si trovava lì solo per caso", ha spiegato ancora Bravi. Maila Meniconi,
legale di altri due imputati, ha ricordato che "non è stata raggiunta la prova
della responsabilità di furti commessi dai sinti nel campo di via Sogare". Anche
l'avvocata Federica Panizzo alla fine dell'udienza ha sottolineato che "quando è
stato cancellato il reato di occupazione abusiva del suolo, dovevano essere
archiviate anche le altre accuse". E ancora: "Indigna un processo intentato per
il furto di un bene primario quale è l'acqua: diritto fondamentale a cui tutti
gli esseri viventi hanno diritto". L'avvocato Paola Montresor ha sottolineato
l'assenza del Comune sui banchi riservati alle parti civili, aggiungendo che
l'amministrazione "sapeva dell'esistenza dei due contatori ai quali si
allacciavano i sinti". Nel tardo pomeriggio, è arrivata anche la nota della
comunità dei Sinti: "Esprimiamo grande soddisfazione per la piena assoluzione
pronunciata dal giudice Piziali". La decisione ha un sapore particolare per
alcuni imputati: "La sentenza assume un significato ancor più pregnante",
riporta la nota, "per alcuni appartenenti alla comunità che poco prima di
affrontare quali parti civili il processo intentato per propaganda d'idee
razzista a carico di Tosi (svoltosi il 20 ottobre 2008 mentre l'intervento delle
forze dell'ordine in via Sogare risale al 25 settembre ndr) si vedevano
ingiustamente accusati di reati. Da parti offese per una strana coincidenza,
divenivano improvvisamente indagate per reati contro il patrimonio. Ieri è stata
ristabilita la verità".
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:03:30 in sport, visitato 2823 volte)
Mercoledì 12 giugno 2013, h. 21.00 Libreria Popolare di via Tadino 18
- MILANO
Il libro di Roger Repplinger, pubblicato dalle
Edizioni Upre Roma in
collaborazione con l'Istituto
di Cultura Sinta, racconta la vicenda di due eroi dello sport tedesco che si
intreccia negli anni dei grandi e drammatici rivolgimenti della storia europea,
nel secolo delle due guerre mondiali, delle rivoluzioni e degli stermini
razziali. Uno è un pugile "zingaro", l'altro un centravanti "ariano": si
incroceranno in un campo di concentramento dove il destino dell'uno è di porre
fine al destino dell'altro.
"Rukeli" Trollmann, sinto tedesco cresciuto nella città vecchia di Hannover, è
il pugile danzante, beniamino del pubblico maschile e femminile della Repubblica
di Weimar. Nei primi anni Trenta all'apice della forma diventa un pretendente
per il titolo di campione nazionale nei pesi mediomassimi, ma ha un difetto: è
uno "zingaro" e inoltre il suo stile non è "ariano". Ciononostante non si può
impedirgli di competere e nel giugno del 1933 combatte e vince il suo match per
il titolo. I nazisti, preso il potere hanno già iniziato le epurazioni razziali
e controllano anche la federazione dei pugili tedesca, dopo una settimana gli
tolgono il titolo.
Ma la cosa è troppo grossa, devono concedergli un'altra opportunità, ma lo fanno
a condizione che rinunci al suo stile e combatta da "ariano", fermo in mezzo al
ring a scambiarsi pugni. Il suo avversario è il più forte picchiatore europeo.
Rukeli sa che a quelle condizioni perderà e allora risponde a suo modo: vogliono
un ariano, farò l'ariano. Si presenta sul ring con i capelli tinti di biondo e
il corpo coperto di borotalco, si mette in mezzo al ring e per 5 round si
scambia pugni fino a cadere sul tappeto in una nuvola bianca. Con questo gesto
straordinario di sfida al razzismo del regime la sua carriera è finita, così
come è finita la convivenza di rom e sinti nella Germania nazista che dal 1942
saranno perseguitati perché "razza" da sterminare come la "razza" ebraica.
Espulso dall'esercito perché sinto, Rukeli finisce nel campo di concentramento
di Neuengamme dove incrocia Tull Harder, il grande centravanti dell'Amburgo e
della nazionale tedesca. L'eroe del calcio è l'opposto di Rukeli: di famiglia
borghese, aderisce subito al nazionalsocialismo, entra nelle SS, impiegato nei
Lager partecipa al Porrajmos, lo sterminio di massa di rom e sinti.
La fine di Rukeli sarà l'ultima espressione dell'orgoglio e della dignità sinta.
Costretto a sfidare uno dei kapò più feroci in un match davanti a tutti
prigionieri e alle SS del Lager, Rukeli sa che se perde si salva, ma
ciononostante mette ko l'aguzzino, ridicolizzandolo, così come aveva
ridicolizzato il razzismo nazista. La vendetta del kapò sarà la stessa,
annientare: pochi giorni dopo lo smacco, ucciderà Rukeli. Ma sarà il sinto a
vincere 70 anni dopo, quando la Germania restituirà ai famigliari di Rukeli,
scampati al Porrajmos, la corona di campione e con essa onore e dignità a lui e
a tutti i rom e sinti discriminati e perseguitati.
Ne parlano con il curatore PAOLO CAGNA NINCHI
- DANIELE NAHUM già vicepresidente della comunità ebraica di
Milano
- FABRIZIO CASAVOLA redazione di Mahalla
Fotografie del 05/06/2013
Nessuna fotografia trovata.
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