Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/04/2012 @ 09:18:29, in Regole, visitato 1447 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Tanjug
BELGRADO - Circa 30.000 persone in Serbia, soprattutto Rom, non hanno
documenti personali. mentre 6.500 non sono iscritti al registro delle nascite,
il ché li rende giuridicamente invisibili.
Il responsabile ACNUR in Serbia, Eduardo Arboleda, ha dichiarato lunedì
che la Serbia è cosciente di questo problema con gli apolidi, ed assieme
all'ACNUR sta lavorando ad una soluzione, aggiungendo che con l'adesione di
emendamenti al codice di procedura civile, la Serbia potrebbe essere la prima
nella regione a risolvere la questione.
Secondo Arboleda, l'apolidia è un grave problema, con serie conseguenze sulla
vita delle persone, dato che impedisce di ottenere i certificati di nascita,
limita l'accesso al lavoro, all'assistenza sanitaria ed al rispetto ai diritti
umani fondamentali.
Ha detto a Tanjug che questo problema è presente soprattutto per i Rom che
vivono nelle baraccopoli,, che non hanno permesso di residenza o nessuna
conoscenza delle procedure d'accoglienza, [...].
Secondo i dati di uno studio recente sulla situazione in Serbia, risulta che
il 6,5% dei Rom non abbia documenti personali, mentre l'1,5% non è nemmeno
presente nei registri delle nascite, dice Arboleda.
Ha aggiunto che da almeno cinque anni l'ACNUR sta lavorando sul problema
delle baraccopoli rom e della loro registrazione, sinora in 20.000 hanno
ottenuto documenti adeguati.
"Credo che assieme al governo serbo possiamo risolvere questo problema," ha
detto Arboleda, aggiungendo che l'ACNUR sta per firmare un memorandum d'intesa
col ministero competente, sull'impegno comune nella risoluzione della questione.
A dicembre 2011, la Serbia ha aderito alla Convenzione del 1961 sulla
Riduzione dell'Apolidia, e a marzo 2012 il difensore civico Sasa Jankovic ha
presentato il rapporto sulla posizione delle persone legalmente invisibili in
Serbia.
Di Fabrizio (del 12/04/2012 @ 09:50:50, in Regole, visitato 1505 volte)
Da
Roma_Daily_News
L'articolo completo è su
Migrationonline.cz
Ai Rom cittadini comunitari è vietato chiedere asilo in un altro stato
membro, ma questo potrebbe cambiare in futuro. Per dimostrare che i Rom
dovrebbero essere trattati in modo più equo, l'articolo sottolinea il fatto che,
secondo una recente decisione della Corte irlandese, negare l'istruzione ad
un bambino rom, per la Convenzione di Ginevra è una forma di persecuzione (vedi
QUI ndr)), cosa che potrebbe portare ad un interessante precedente.
I Rom in quanti cittadini provenienti da stati membri UE sono esclusi dalla
possibilità di richiedere asilo in un altro stato membro. Il sistema di asilo UE
su procedure, condizioni di accoglienza e direttiva sulle qualifiche che si
applicano esclusivamente a paesi terzi. La logica alla base di ciò sarebbe che
tutti gli stati membri seguono gli standard internazionali sui diritti umani e
la non-discriminazione. Presunzione, però, che è andata distrutta in diversi
contesti dal caso MSS (e confermato dal caso NS e ME, presentato alla Corte
Europea di Giustizia), secondo cui i paesi membri UE non possono automaticamente
presumere che gli standard dei diritti umani siano rispettati negli altri stati
membri, quando si tratta di rimpatri, secondo il Regolamento di Dublino.
Argomenti simili potranno ora essere usati dai Rom richiedenti asilo nella UE.
Inoltre, un recente caso irlandese avrebbe confermato che la negazione
dell'istruzione primaria, secondo la Convenzione di Ginevra comporterebbe
persecuzione. Situazioni simili possono ritrovarsi nella Repubblica Ceca,
Slovacchia ed Ungheria.
Condividete la vostra opinione su
Debatewise, previa
registrazione.
Di Fabrizio (del 20/04/2012 @ 09:15:18, in Regole, visitato 2047 volte)
Julienews.it 17-4-2012
ore 13:33 - Il giovane è stato mandato in Serbia, paese che non conosce
MILANO - Si chiama Dejan Lazic, ha 24 anni ed è italiano. O meglio, è nato e
vissuto qui, ma le sue origini sono rom. E per questo non ha il permesso di
soggiorno. Tanto basta alle autorità italiane per espellere il giovane verso la
Serbia, paese d'origine dei suoi genitori, dove però lui non ha mai messo piede.
Lo denunciano i suoi legali, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini: il
provvedimento è stato eseguito "senza nemmeno attendere l'udienza - affermano -
sul ricorso che abbiamo presentato contro la decisione". Oggi Dejan è stato
messo su un aereo. Direzione: Belgrado.
Cosa potrà mai fare un giovane che non ha mai vissuto nel paese d'origine dei
suoi genitori, origine che in Italia lo marchia indelebilmente?
I legali segnalano come in un caso analogo, nelle scorse settimane, un altro
magistrato - il giudice di pace di Modena - abbia deciso per la liberazione di
due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un mese nel
Centro di identificazione ed espulsione (Cie), stabilendo che i figli di
stranieri nati in Italia non possono essere trattenuti in un Cie e poi mandati
via, malgrado non abbiano il permesso di soggiorno. Il giovane rom è finito in
carcere l'anno scorso, per scontare una condanna definitiva a 5 mesi:
all'uscita, è stato portato in questura e gli è stato notificato un
provvedimento di espulsione. Da alcune settimane si trovava nel Cie di Milano e
a fine marzo il giudice di pace ha confermato il provvedimento di espulsione,
decisione contro cui la difesa ha fatto ricorso. Ma le autorità non hanno
aspettato nemmeno l'udienza, il giovane è stato rimandato al suo paese
d'origine. Paese che non conosce nemmeno.
di Gaia Bozza
Di Fabrizio (del 15/06/2012 @ 09:17:07, in Regole, visitato 1384 volte)
Della sentenza, penso che ne abbiate già letto tutti. Visto che stavolta non
è mancato il clamore mediatico, me ne son stato zitto: non c'erano le solite
storie sconosciute da far conoscere. Ma aspettavo.... sicuro che i miei amici
non mi avrebbero deluso e non sarebbero stati zitti.
Puntuale come una bolletta, difatti è arrivato il
Giornale:
E' vietato dire: "Zingaropoli" Condannati il Pdl e la Lega, ma a
Milano è allarme rom
In campagna elettorale il centrodestra aveva predetto il futuro: "Con
Pisapia Milano diventerà una zingaropoli". Fiocca la condanna, ma i rom sono
triplicati davvero
di Sergio Rame - 13 giugno 2012, 16:04
Guai a usare il termine "zingaropoli"...
Subito doppiato dall'amichetto
Libero. E io da bravo psichiatra dilettante sono
andato a cercare cosa recitava quel manifesto;
é questo, giusto? E' vietato (o meglio è condannato), e questo fa
parte, volente o nolente, della polemica politica, anche se su qualcosa riguardo
ad un anno fa. Però rileggo l'articolo di Sergio Rame (e redazione acclusa) e mi
sembra che "politicamente" manchi una riflessione essenziale:
- La più grande moschea d'Europa, ammesso che
sia un crimine, qualcuno l'ha mai vista?
- + campi nomadi, ma davvero quest'anno sono
aumentati? Ad essere generoso, soltanto ascoltando le lamentele
dei "soliti noti", mi sembra che c'erano prima e ci sono adesso.
Se proprio proprio vogliamo cercare una differenza: adesso in
qualche modo stanno cercando una qualche forma di stanzialità,
ai tempi di De Corato sceriffo erano sempre gli stessi campi
nomadi che facevano il girotondo in città.
Forse al Giornale si sono confusi col grattacielo di
Sucate, quello in via Puppa...
o col nuovo centro residenziale sorto
in un'area verde:
E per finire: un ricordo da Zingaropoli
Era maggio 2011, battute finali della campagna elettorale, festa VIA PADOVA
E' MEGLIO DI MILANO.
Dopo essere stati accusati da Bossi di essersi defilati per le elezioni,
erano scesi in campo in piazza Costantino alcuni volantinatori di CL, con i loro
foglietti su Zingaropoli e l'insicurezza in città.
Assieme a Legambiente si era organizzato un breve percorso sul naviglio
Martesana per una decina di bambini del campo di via Idro.
Fu così che quei volantinatori finirono circondati dal nostro arrivo, con una
morsa a tenaglia: bambini e Legambiente che sbarcavano dalle canoe, le truppe
meccanizzate (cioè le loro mamme munite di pericolosi passeggini) che arrivavano
contemporaneamente sull'altra sponda.
Gli altri partecipanti gagé della festa applaudirono il nostro arrivo. I volantinatori si
guardarono intorno, decisero che non c'era più religione e tornarono in
parrocchia.
il generale Giap mentre studia la situazione dalla sponda del Mekong
Di Fabrizio (del 24/06/2012 @ 09:24:18, in Regole, visitato 1649 volte)
Immagine da
biografieonline: Hermann Göring, Rudolf Hess e Joachim von
Ribbentrop al Processo di Norimberga, obbedirono soltanto agli ordini.
Sono passati
una decina di giorni da quando si è saputo dell'aggressione ad una coppia rom a
Bologna. Forse potevo anch'io scriverne prima, ma sarebbe stata una copia di
quanto già altri esprimevano. Indignazione, soprattutto. E io:
- Sospetto dell'indignazione, come di una fiammata che si
esaurisce subito.
- Sospetto dell'indignazione perché, peggio ancora, diventa un
artificio dialettico dove le vittime c'entrano poco, ma la cosa
importante è ribadire quanto gli altri siano cattivi e noi
invece siamo i buoni.
- Sospetto delle cascate di aggettivi, che mascherano il vuoto
delle idee e delle proposte.
Eppure, come è possibile non indignarsi di fronte a fatti simili? Riassumo la
vicenda nella sua brutale (e burocratica) semplicità:
- Due ragazzini bivaccano all'aperto, dopo diversi sgomberi, e
già da qua capiamo, senza che nessuno lo spieghi, che
probabilmente sono rom. Lui viene picchiato a sangue da una
banda, lei (incinta) viene violentata.
- In commissariato la loro denuncia si trasforma in un decreto
di espulsione per lui perché, anche se nati in Italia, non hanno
documenti, e la legge in questa storia di "clandestini", tutela
solo la madre.
Esempio di come il RAZZISMO VIOLENTO e quello ISTITUZIONALE cozzino contro
ogni elementare norma di diritto.
RAZZISMO VIOLENTO: cambiano le maschere, ma sono sempre
loro: chi altro farebbe un atto di coraggio e dignità nel pestare e violentare in
quattro due ragazzini di 15 e 20 anni? Sapendo che le vittime non sono due
pupilli di una italianissima famiglia, ma due piccoli rom (ed un terzo in
arrivo) di cui quasi nessuno si è mai occupato e si occuperà?
Leggo martedì (QUI
e
QUI) che gli aggressori sarebbero quattro nazionalisti rumeni. Per
una volta non mi preoccupa quanto possiamo essere razzisti noi italiani: la
destra estrema (o radicale), già in passato ha dimostrato di avere gli strumenti
per coordinarsi a livello sovranazionale. Ad esempio, razzisti e neonazisti di
Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia da anni operano congiuntamente
nei diversi territori, tanto in maniera "istituzionale" che con marce, cortei,
pestaggi, devastazioni di quartieri e proprietà di minoranze etniche e
religiose.
Non erano mai scomparsi, ma
oggi sono nei parlamenti, nei salotti buoni (ma anche negli stadi e nelle
periferie urbane) di un'Europa che non è soltanto in crisi finanziaria, ma anche
in crisi culturale e d'identità. Operano assieme ovunque con le medesime parole
d'ordine.
RAZZISMO ISTITUZIONALE: immaginate... di essere voi che
hanno picchiato e a cui hanno spaccato il naso, immaginate che gli stessi hanno
violentato la vostra donna incinta. Però, che siate nati in Italia o meno, la
vostra colpa è che non avete documenti, ed allora: niente da fare, sarete
trattati peggio di un animale.
Perché, nel momento della denuncia scatta automaticamente la procedura
d'espulsione. Potrete mai fidarvi di una legge che stabilisce che non potrete
avere giustizia o che vi impedisce di testimoniare?
E' una cosa talmente assurda, che ho passato una mezza mattinata a studiare
tutte le possibili scappatoie in casi simili. Non ho trovato niente. Ho chiesto
aiuto a due avvocati che conosco. Non mi hanno ancora risposto.
Qualcuno sa darmi una mano?
Di Fabrizio (del 09/08/2012 @ 09:16:20, in Regole, visitato 1762 volte)
SALUTI DA MILANO (immagine copyleft di
Albertomos)
Comunicazione urgente: l'evento
Concerto per una stella cadente è RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI
Premessa: scrive
il Giorno, riprendendo una velina del Comune di Milano che l'altroieri, "E' stato smantellato dalla Polizia locale di Milano
un insediamento abusivo di rom all'interno del campo autorizzato in via Idro..."
ma, l'insediamento non si trovava all'interno del campo, ma a 100 m. di
distanza. Lo stesso insediamento era già stato svuotato proprio un mese fa, e
già due giorni dopo si era riformato, anzi era raddoppiato. In compenso, il capo
dei vigili ne ha approfittato per fare una visita anche nel "campo autorizzato".
Così si è recata nella piazzola dove sinora si era mangiato, nel corso delle
iniziative di
HAI MAI PROVATO IN VIA IDRO?
(immagino che non si sia bevuta neanche un caffè), dicendo che era
illegale svolgere attività simili senza permesso del comune. Ha detto che si
sarebbe dovuto chiedere questo permesso all'assessore Pierfrancesco Majorino (assessore.majorino@comune.milano.it)
ed al suo collaboratore Cosimo Palazzo (cosimo.palazzo@comune.milano.it).
Ha aggiunto che una risposta sarebbe arrivata ieri mattina stessa
e che lei comunque sarebbe tornata giovedì sera al campo assieme alla
Guardia di Finanza.
Martedì notte ho inviato una mail e mercoledì mattina una signora del campo
era in Largo Treves a compilare i documenti del caso. La risposta arriva, alle
17.30 di ieri: "si esprime parere favorevole alle seguenti condizioni:
siano rispettate le normative vigenti relative ai campi e
in generale siano rispettate le norme per le iniziative svolte in luogo pubblico.
La presente nota è indirizzata anche alla Polizia Locale per conoscenza e per
quanto di competenza."
La cuoca a questo punto è dell'idea di farlo lo stesso, io sono con
lei, ma gli altri (soprattutto gli uomini, va detto) hanno paura di qualche "tiro mancino". Ne discutiamo sino alle
19.30, la maggioranza decide di NO.
Ovviamente dispiace moltissimo, più a me che a voi, però a botta calda
preferisco limitarmi a questo noioso elenco di cosa è successo a poco meno di
due giorni dell'iniziativa. Ci sarà tempo per risposte più ragionate, a mente
fredda.
Mi limito a ricordare che resta valido
quanto scritto un mese fa, nel comunicato che annunciava la serie di iniziative
proposte alla città:
Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non
annoiarvi elenchiamo solo quelle dell'anno scorso
- ripristino di un servizio elettrico a norma;
- incontro con la cooperativa LACI BUTI sulle opportunità
lavorative;
- incontro con i singoli nuclei famigliari per definire la
situazione alloggiativa.
Di Fabrizio (del 16/08/2012 @ 09:17:53, in Regole, visitato 1478 volte)
di Roberto Ortolan
TREVISO Mercoledì 08 Agosto 2012 - 15:44 - La decisione della Prefettura, su
richiesta dell’assessore Andrea De Checchi, di usare il pugno di ferro nei
confronti di tutti i nomadi ritenuti responsabili di intollerabili scorribande,
è stata accolta con stupore dagli "zingari". "È una scelta assurda - spiega un
rom 40enne - che colpisce nel mucchio senza fare distinzioni tra chi commette
reati e chi rispetta le regole. A casa mia le porte sono sempre aperte. La
polizia si può presentare quando vuole. Non ho niente da nascondere". Gli fa eco
un cugino, 29 anni: "La polizia fa il proprio lavoro - precisa - e fa rispettare
la legge, ma questo mi sembra un sopruso. Io ho sbagliato e pagato. Ora rigo
dritto, ma se i controlli sono indiscriminati sono vessatori e - come dice il
mio avvocato - contrari alla Costituzione".
Più duro Stijepan Baricevic, al quale il provvedimento fa venire in mente le
leggi razziali: "Più che un pugno di ferro - è il suo esordio - questo
provvedimento ha un sapore razziale. Se la criminalità aumenta bisogna trovare
un capro espiatorio e così, come era accaduto nella Seconda Guerra Mondiale, si
individuano a priori i colpevoli. I nazisti colpirono e fecero finire nei lager
gli ebrei e i rom. Oggi prendersela con gli ebrei è "politicamente scorretto"
così sulla graticola finiscono i rom e gli zingari, come amano definirci alcuni
trevigiani".
Per Baricevic è il presupposto, la motivazione della decisione della Prefettura.
"Le forze dell’ordine - aggiunge - devono perseguire i criminali, i banditi e i
rapinatori. Ce ne sono tra i rom come ve ne sono in altre etnie. È sempre
sbagliato ragionare per categorie. I cattivi e i fuorilegge ci sono tra i poveri
e i ricchi, tra colletti bianchi e lavoratori. Ben vengano comunque i controlli,
perché potranno strapparci qualche sorriso. A casa mia non troveranno niente di
illegale e perciò i poliziotti lavoreranno inutilmente".
In conclusione Baricevic riserva una frecciata al veleno alle autorità di
pubblica sicurezza: "Dicono che in Italia non ci sono nemmeno i soldi per far
camminare le auto di carabinieri e polizia. Non mi sembra. Quelli per
controllare i rom li hanno trovati e a nessuno importa se sono soldi buttati
dalla finestra. I banditi sono altri".
Di Fabrizio (del 08/09/2012 @ 09:15:41, in Regole, visitato 1564 volte)
A Case Study of Italy - by Claudia Tavani -
Brill.com
L'uso di meccanismi che si focalizzano puramente sulla protezione dei diritti
umani individuali, è sufficiente a proteggere l'identità culturale delle
minoranze? Si può ottenere di più adottando un sistema che applichi i principi
di eguaglianza e non-discriminazione, e che comprenda il riconoscimento al
diritto collettivo dell'identità culturale. Cultura ed identità culturale
sono davvero importanti per identificare gruppi ed etnie. Ma i Rom sono un
gruppo etnico? Per rispondere alla domanda, l'Italia viene usata come caso di
studio nell'illustrare i limiti delle disposizioni anti discriminazioni e la
necessità di riconoscere il diritto collettivo all'identità culturale.
Nota biografica
Claudia Tavani, Ph.D. (2010) in Giurisprudenza, Università dell'Essex, coopera
con diverse OnG ed università, inclusa quella di Cagliari. Suoi interessi di
ricerca sono l'identità e i diritti culturali, la tutela delle minoranze, la
non-discriminazione, i diritti collettivi ed umani in generale.
Indicato
A quanti interessati alle questioni delle minoranze, all'uso dei diritti
collettivi nella tutela dell'identità culturale delle minoranze e delle istanze
di Rom e Sinti.
Table of contents
Acknowledgements;
Abstract; List of Abbreviations; Introduction
Book Outline;
1 Chapter I: An overview of the Roma and their culture
1.1 Introduction: the importance of recognising the Roma as an ethnic group;
1.2 Culture and cultural identity;
1.3 Historical background;
1.4 The Roma today: main characteristics and identification;
1.5 Conclusions: the Roma as an ethnic and transnational minority;
2 Chapter II: The definition of minority and the protection of Roma in
international law instruments
2.1 Introduction;
2.2 Article 27 International Covenant on Civil and Political Rights;
2.3 International Labour Organisation Convention 169 on Indigenous and Tribal
Peoples;
2.4 The 2005 United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples;
2.5 The Organisation for Security and Cooperation in Europe;
2.6 The Council of Europe and the Framework Convention for the Protection of
National Minorities;
2.7 The European Charter for Regional of Minority Languages;
2.8 Conclusions;
3 Chapter III: The protection of minority rights through individual human rights
3.1 Introduction;
3.2 The principles of equality and non-discrimination as a full realisation of
the rights of minorities;
3.3 The protection of minorities in the European Union;
3.4 The United Nations instruments and their jurisprudence ;
3.5 The European Convention on Human Rights and the Framework Convention for the
Protection of National Minorities;
3.6 Conclusions: de facto equality, affirmative action and special measures as
ways to protect minorities;
4 Chapter IV: Individual v. Collective rights
4.1 Introduction;
4.2 The added value of collective rights;
4.3 The protection of collective rights in international instruments;
4.4. The debate between supporters and critics of collective rights;
4.5 Collective rights and cultural identity? ;
5 Chapter V: The case of Italy
5.1 Introduction;
5.2 Background information on the Roma in Italy;
5.3 The Italian legal system;
5.4 The juridical status of the Roma in Italy;
5.5 Measures “in favour” of the Roma?;
5.6 Conclusions and final remarks;
Conclusions; Appendix I ; Appendix II; Appendix III ; Appendix IV ; Appendix V;
Bibliography; Table of Cases; Index.
€170.00 - $233.00
Author:
Claudia Tavani
Category:
Human Rights and Humanitarian Law - Minority & Group Rights
BIC2:
International human rights law, International law
Volume:
3
Series:
Studies in International Minority and Group Rights
ISSN:
2210-2132
ISBN13:
9789004202610
Planned Publication Date:
October 2012
Edition info:
1
Version:
Hardback
Publication Type:
Book
Pages, Illustrations:
xiv, 380 pp.
Imprint:
Martinus Nijhoff
Language:
English
Di Fabrizio (del 27/09/2012 @ 09:14:58, in Regole, visitato 1892 volte)
Scritto da Angela Iannone – gio 13 set 2012
Un provvedimento paradossale, che suona un po' come il famoso Comma 22 di Joseph
Heller, è stato adottato dal sindaco leghista di Mortara, in Lomellina,
Marco Facchinotti. L'ordinanza disposta dal Comune prevede infatti una
multa dai 25 ai
500 euro per chiunque venga sorpreso a rovistare nella spazzatura.
Molti cittadini l'hanno definita assurda oltreché ingiusta: non si capisce
infatti come possa un senzatetto o un anziano indigente, ridotto per
sopravvivere a raccattare rifiuti, pagare una multa da 500 euro. Una sorta di
accanimento nei confronti dei più poveri, che mentre imperversa la crisi, con
tutte le nuove povertà che essa genera, è risultato ai più decisamente
incomprensibile.
Ma a quanto pare l'ordinanza Mortara non è nuova a drastiche soluzioni, visto
che qualche anno un’ordinanza simile, che si rifaceva all’articolo 650 del
codice penale, disponeva il carcere fino a 3 mesi per gli eventuali
trasgressori. L'assessore alla polizia locale, Elio Pecchenino, ha giustificato
l'iniziativa come una misura necessaria in quella che definisce una "guerra agli
sporcaccioni", volta a punire sostanzialmente chi commette azioni pericolose, al
pari di quelli che lasciano rifiuti ingombranti per strada. Ma molti suoi
concittadini evidentemente non la trovano convincente.
E' una questione che ha riguardato più volte le amministrazioni leghiste. Anche
il sindaco di Terno d'Isola, Corrado Centurelli, un paio di mesi fa era finito
al centro di polemiche simili, per aver fatto rimuovere due
panchine dal suolo
pubblico. Per favorire la viabilità in un passaggio piuttosto stretto, sosteneva
il sindaco, per impedire agli immigrati di usarle, accusava l'opposizione,
riportando le parole delle stesse guardie padane incaricate della rimozione.
Due anni fa invece il sindaco di Adro, a due passi da Brescia, aveva suscitato
l'indignazione generale per la scelta di negare la mensa ai bambini i cui
genitori non potevano permettersi di pagare la retta. Diverse poi le ordinanze
anti-kebab adottate in più comuni, non solo targati Lega, che vietano di fatto
l'apertura di negozi agli immigrati in nome di un'azione di garanzia dei
prodotti locali. Fra questi amministratori il sindaco di Lucca, Mauro Favilla,
che nel 2009 ha addirittura vietato espressamente "l’attivazione di esercizi di
somministrazione la cui attività sia riconducibile a etnie diverse", ricevendo
il plauso dell'allora ministro dell'agricoltura Luca Zaia.
Nello stesso anno, a Varallo Sesia, in Piemonte, il sindaco Gianluca Bonanno ha
ordinato l'installazione di cartelli comunali, scritti in italiano e in arabo,
in cui si avvertiva la cittadinanza che in tutte le aree pubbliche della città
era vietato indossare burqa, burqini e niqab. Anche in quel caso ci si divise
sui motivi reali, ispirati da una visione razzista secondo l'opposizione,
destinati secondo la giunta unicamente a favorire l'identificazione delle
persone, secondo criteri di pubblica sicurezza.
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