Di Fabrizio (del 29/03/2006 @ 10:34:12, in Kumpanija, visitato 3622 volte)
Ho trovato su questo blog, un articolo interessante sull'origine e lo sviluppo della metallurgia nell'Asia del Sud Est, sulle caste della classe dei fabbri e sul conseguente ruolo avuto dai Rom e dalle altre popolazioni arrivate in Europa nel Medio Evo, nello sviluppo della metallurgia europea prima della rivoluzione industriale. PS l'articolo è in inglese, ma facilmente comprensibile
L’anno scorso non si è potuto festeggiare questa giornata dedicata ai Rom perché eravamo in lutto per la morte del “nostro Papa”, egli ha dimostrato di avere un cuore per noi Rom, quando con coraggio ricordava le vittime “zingare” del nazismo di Hitler, in occasione della sua visita ad Auschwitz nel giugno del 1979.
Non possiamo dimenticare i tempi moderni e attuali, ciò che è successo nelle guerre Balcaniche: in nome della “democrazia” si è permesso che interi villaggi Rom venissero bruciati nel Kosovo dall’UCK, e migliaia di Rom costretti all’esodo forzato: “Democrazia, Democrazia” così gridavano gli Albanesi.
Serbi, Macedoni, Bosniaci presentavano i Rom uccisi dalla guerra come loro cittadini, così non appaiono mai liste di Rom uccisi.
Italia. L’unica accoglienza per i Rom, profughi dalle guerre era e continua ad essere nei ghetti, chiamati “campi nomadi”.
Un altro ostacolo al nostro percorso sono coloro che si presentano come i nostri “benefattori”, ma in realtà sono degli “sfruttatori”, nominandosi anche come “esperti Rom”, operatori specializzati…e tutti i loro sbagli ricadono su di noi e siamo sempre noi Rom a dover pagare.
Quest’anno la festa dei Rom cade proprio il giorno prima delle Elezioni Politiche Nazionali, ed è per questo che la rimandiamo ad altra data, perché prima vogliamo vedere chi guiderà il “nostro Paese”, poi in base a questo adattiamo il tipo di festa.
Io spero che con il Governo Prodi si rafforzi quella volontà politica in grado di costruire un percorso di integrazione, a favore della minoranza più discriminata in Europa, che è proprio quella dei Rom.
I Rom vogliono questa integrazione, manca la volontà delle Istituzioni, ma anche quella dei cittadini Italiani e Pisani, che a causa del pregiudizio sui Rom (ladri, sporchi, furbi…) sono sempre visti solo come un pericolo e una minaccia alla società.
Ogni anno, a questa data io non mi stancherò mai di ripetere lo stesso appello:
Dateci la possibilità vera di essere cittadini, il che vuol dire avere un Permesso di Soggiorno, con un lavoro, un alloggio dignitoso.
Sottolineo, che prima della Guerra Balcanica tutte queste cose noi le avevamo già, ci sono state tolte anche con il “contributo” degli aerei Nato che partivano dalla base di Aviano (VR) per venire a bombardare il nostro paese, distruggendo le nostre case e la nostra dignità.
Etem Dzevat - Presidente ACER di Pisa e membro di “Romani Union International”
Di Fabrizio (del 07/04/2006 @ 08:56:31, in Kumpanija, visitato 2506 volte)
Mi sembra di ricordare, che questo fine settimana ci sia una scadenza importante () per un po' di gente in Italia. Sabato 8 aprile però è anche la ricorrenza del Giorno Internazionale del Popolo Rom e visto che la Mahalla ha il suo zoccolo duro di lettori dall'estero, ecco un po' di appuntamenti per loro:
Bonjour à tous,
Les associations rroms « Rromani Baxt », « La Voix des Rroms », « Femmes rroms, sinté et kalé », AVER contre le racisme et « Ternikano Berno » vous invitent à la célébration de la Journée internationale rrom
Le samedi 8 avril De 10 heures à 19 heures A l'Institut Polytechnique Saint Louis à Cergy Pontoise 32, Boulevard du Port - Cergy RER A, arrêt Cergy Préfecture
Au programme: Musique, chants, expositions diverses, projection de films, lectures de morceaux choisis de la littérature rrom, prises de parole et discussion Possibilité de restauration et rafraîchissements sur place à des prix modiques
Venez nombreux!
Friday April 7th, 2006
7 pm Building open to public – café/bar opens 8 pm House lights dim 8.00 - 8.30 Romani Rad Music and Dance 8.30- 9.00 Brentwood Gypsy Support Group “That’s all very Romantic - but ….” From India to Bentley churchyard. ( with multi-media back projection) “I want to go to School” 1811 - The story of Trinity Cooper: “We want to go to School” 1967 – Hornchurch Airfield “Up the Chimneys” Tribute to Charles Smith and Bob Reed by Bernadette Reilly The meaning of the Romani National Anthem: Anglo-European School students, Abbie Southern and Berengere Ariaude
9.00 – 9.20 Interval
9..20 – 9.50 It’s a Cultural Thing – or is it? (Extracts) By Michael Collins, with Michael Collins and Patricia McCarthy, directed by Mick Rafferty. A personal journey through childhood, and a view from the inside of the stand made by Travellers forty years ago at Cherry Orchard in Dublin, and today at Dale Farm, Basildon. 9.50 – 10.20 Romani Rad Finale, ending with Opre Roma
Tickets from Brentwood Theatre Box Office £9 (£7.50 conc.) Telephone the Box Office on (01277) 200305 and pay by most credit or debit cards. There is no booking fee. For an optional charge of 40p your tickets will be posted to you, or else you may collect them from the Theatre's foyer in the 30 minutes before the performance commences. In person From the Information Centre 44 High Street (opposite WHSmith) open, Monday to Friday 9.30 – 12, 1- 400pm
Transport. Go to Brentwood and Warley Rail Station from Liverpool or Stratford Main Line Rail Stations. Brentwood Theatre would be around a £3 taxi ride, or a brisk 15 minute walk up Queen's Road. Details of how to get there on http://www.brentwood-theatre.org/
Trains go back to Liverpool Street every 15 minutes or so up to 23.47 (which arrives Liverpool Street at 12.35) - After that it's the 4.42 on 8th April)
Cher, Nous avons le plaisir de vous inviter à plusieurs évènements relatifs à la Journée de la Nation Roms à Gand (le samedi 8 avril à partir de 17 heures), à Bruxelles (le dimanche 9 avril à partir de 16 heures) et à Opwijk (le vendredi 14 avril à partir de 20h30). A Bruxelles en particulier, au Centre culturel "De Pianofabriek" situé rue du Fort 35 à 1060 Saint-Gilles (200 m de la Barrière de Saint Gilles), le programme est le suivant: - 20 h - "La Panica" - Fanfare Bulgare. - 18 h - "Roma Luca" - Présentation du CD "Andar o Brussel" - Roumanie - 16 h - "Ze kwamen uit het Oosten..." présentation de son livre par Wolf Staf Bruggen. Au plaisir de vous y rencontrer. Cordialement. Alain Verkindere, pour: Wolf Staf Bruggen Voorzitter-Chairman-Presidentos Opré Roma ngo opreromavzw@yahoo.com Tel : ++32 (0)484.962.264
Religione che è vissuta in modo molto intenso, ma senza alcuna
contrapposizione. E' normale per loro, quello che un tempo era comune in tutta
l'area dei Balcani: le feste musulmane, valevano anche per i cattolici e gli
ortodossi, e viceversa, senza nessuna contrapposizione. Un doveroso omaggio alla
divinità "cugina" e un'occasione per ristabilire rapporti, amicizie e commerci.
Se qualcuno gradisce un augurio pasquale da un ateo come me: Mercoledì
scorso stavo andando a trovare amici in un campo milanese e sulla strada vengo
superato da un furgone sconosciuto, con le tendine alle finestre. Arrivato al
campo, ho riconosciuto l'autista. Un piccolo prete con la barba bianca, che gira
tra i vari insediamenti, parla la romanì chib e ha dei modi semplici di
fare, per cui è accolto bene dovunque. Ci siamo anche fermati a parlare: io gli
ho raccontato di questo sito che ha redazioni virtuali in giro per il mondo, lui
dei suoi giri tra le comunità a Milano, a Brescia, a Udine, in Romania e in
Slovacchia.
Alla fine, mi ha regalato qualche copia della rivista che distribuisce.
Sarebbe un peccato non citare queste due testimonianze sulla pace e la
tolleranza religiosa:
Il Rom Musulmano nei Santuari della Madonna
Il 15 agosto a Fontanelle di Montichiari (Brescia) circa mille pellegrini
hanno pregato la "Madonna delle Rose". I fedeli erano musulmani, precisamente
Romà. Non è il primo anno che avviene questo fatto.
Fuggiti dal Kosovo per la guerra, i Romà Horahané non possono più raggiungere
facilmente il santuario della Madonna di Letnica che hanno sempre frequentato
nel giorno della festa dell'Assunta, ed allora si recano in altri luoghi
dedicati a Maria, la madre di Gesù.
Dalla pubblicazione "Nevi iag" (del CCIT) sappiamo che al santuario della
Madonna di Banneux in Belgio, ogni anno arrivano 2500 Romà, tutti musulmani.
Nella rivista salesiana "Don Bosco DNES" troviamo una notizia simile: due anni
fa a Colonia in Germania sono entrati nel duomo il 15 agosto 4000 zinfgari
musulmani per pregare e accendere ceri davanti all'altare di Maria. Si pone
necessariamente una riflessione seria su questo fenomeno da parte degli
operatori che curano l'aspetto religioso tra i Nomadi.
Riboldi
Lettera di protesta
Al Sig. Prefetto di Pisa - Al Questore di Pisa
Al Comandante dei Carabinieri di Pisa
Per conoscenza a: Arcivescovo di Pisa
Sindaco Assessore Politiche Sociali
Ci rivolgiamo a voi, Autorità della città di Pisa, per esprimere la nostra
amarezza in seguito a ciò che vi raccontiamo. Prima però dovete sapere che noi
Rom di Pisa facciamo parte dell'Islam e apparteniamo alla corrente Sufi, più
precisamente a quella dei Dervisci...
Ebbene il 15 agosto (la festa dell'Assunta anche per noi Rom è una festa
importante) siamo soliti festeggiare Maria, la madre del profeta Gesù, recandoci
presso un santuario o presso una chiesa per fare le nostre preghiere e per
chiedere la protezione sui nostri figli.
Siamo andati alla Basilica di S. Pietro a Grado (Firenze), lì abbiamo chiesto
al parroco don Mario il permesso di sostare fino a sera. Lui gentilmente ci ha
accolto.
Verso le 19.00 è arrivata una pattuglia di carabinieri di Pisa. Noi abbiamo
accolto i carabinieri con rispetto e loro ci hanno chiesto con tono cattivo cosa
stavamo facendo lì.
Abbiamo spiegato con calma che eravamo lì per la festa della Madonna, ma loro
ci hanno imposto in malo modo di andare via entro 20 minuti. Ancora stavamo
mangiando. Ma quello che ci ha lasciato sorpresi di più è stato l'atteggiamento
arrogante del carabiniere che non ha voluto ascoltarci, nemmeno di fronte al
Parroco che era intervenuto per spiegare le faccende. Tutto questo è avvenuto
davanti alla famiglia con tanti bambini, almeno 17, rimasti impauriti e alcuni
in lacrime.
L'articolo 3 della Costituzione Italiana vale anche per noi? "Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
discriminazioni di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali..."
Vi scriviamo non per chiedere una punizione, ma perché attraverso la vostra
autorità possiate correggere gli atteggiamenti sbagliati. Vi ringraziamo per la
vostra attenzione e pazienza.
- Alcuni Rom di Coltano - p. Agostino Rota Martir
- Il presidente A.C.E.R. di Pisa (e membro Romani Union International):
Etem Dzevat
Di Fabrizio (del 18/04/2006 @ 10:15:06, in Kumpanija, visitato 2172 volte)
Il tempo si è fermato per gli zingari Tamil Nadu
By Papri Sri Raman, Chennai: Rakamma si alza in piedi accanto al cancello del tempio di Kapaleeswar, a Mylapore, per richiamare l'attenzione dei passanti sulle collane, orecchini e oggetti in legno che vuole vendere.
Ma chi sta passando in processione o come semplice turista, non ha tempo di fermarsi alle bancarelle della comunità degli zingari Narikurava. Che si alternino gli anni e le elezioni, niente sembra cambiare per Rakamma e altri 20.000 della sua etnia.
"Siamo immobili nel tempo, come i gargoyles del tempio che sorridendo aspettano le processioni" dice Rakamma.
I Tamil Nadu sono gruppi nomadici che di volta in volta hanno attraversato il Deccan col loro bestiame, cacciando, vendendo erbe e olii medicinali. Sono un popolo alla mano e poliglotta, capaci di parlare il Marathi, l'Hindi o l'Urdu, e persino il Kashmiri.
Le donne indossano lunghe gonne colorate e monili in rilievo, gli uomini legano i capelli in una coda e indossano vestiti tradizionali, che li rendono riconoscibili per strada.
Ma le leggi sono cambiate e gli zingari del XXI secolo non possono più vivere della caccia tradizionale, così oggi vivono accanto a discariche e campano di lavori insalubri che tradizionalmente non appartengono loro.
Tutto ciò che Rakamma ha per casa è una stanza comune in una colonia apposita per gli zingari, chiamata Periyar Nagar, ai margini della città.
L'insediamento è a poche centinaia di metri dal Tidel Park, il polo IT cittadino, ma a Periyar Nagar al posto di computer, si trovano file infinite di contenitori colorati, portati da bambini che dovrebbero essere a scuola e che si dirigono verso l'autocisterna incaricata della distribuzione di acqua potabile.
Sotto la copertina di politene che protegge un album di fotografie, Rakamma mostra i documenti di identità e una foto sbiadita presa da un giornale, che riprende una carica della polizia, per disperdere i Tamil Nadu che parlavano con i giornalisti.
Ma Rakamma, 41 anni, sua sorella Sokamam, Padmini, Vijayalakshmi e i bambini Yasmini e Sivaraj dagli occhi scurissimi, non hanno smesso di raccontare le loro storie su come il sistema di giustizia sociale si è probabilmente dimenticato di loro.
"Ho venduto stoffe davanti a questo tempio per 13 anni. Ci sedevamo proprio lì davanti. Due anni fa la polizia ci ha spostato in strada," si lamenta Rakamma.
Molti dei bambini di Periyar Nagar non frequentano la scuola oltre il primo o il secondo anno, nessuna autorità si incarica di sostegno scolastico o di affinare le loro abilità linguistiche.
Alcune OnG li hanno aiutati nel commerciare i loro vestiti tradizionali, un loro collier venduto in aree come Eliots Beach e Besant Nagar può fruttare anche più di 70 Rupie.
Ma come possono i giovani e le giovani di un'intera comunità sopravvivere soltanto fabbricando vestiti?
Per questo la Tamil Nadu Pazhangudi Vagirivel Workers Association ha consegnato un memorandum al governo per portarlo a discutere sulle condizioni dei Narikurava.
Chiedono inoltre due acri di terra incolta a famiglia, come era stato loro promesso in periodo elettorale. La comunità vuole coltivare frutta ed erbe medicinali. E vuole un centro per prendersi cura dei figli.
Intanto, i piccoli rimangono stretti alle madri, vendendo stoffe per la strada.
Di Fabrizio (del 20/04/2006 @ 10:33:08, in Kumpanija, visitato 2261 volte)
L'Indépendant - 12 aprile 2006
- Pirenei Orientali - da:
Roma_Francais
Un caso unico in Francia accade a Perpignan, nel cuore della zona Saint-
Jacques. La famiglia Bouziès è la sola a contare sei generazioni grazie alla
nascita di uno pro-pro-pro-nipote il febbraio scorso.
Ecco (alcune ndr) foto in esclusiva, per la prima volta ripresi
tutti insieme.
Jaia è caduta dal letto. Immediatamente ospedalizzata. E' la decana delle
donne di Saint- Jacques, "la Jeanne" come la chiamano tuttora. Lei, Incarnation
Bouziès, nata Reyès, 90 anni. Bis-bis-bis nonna del piccolo Paul nato in
febbraio scorso. "Jaia" è caduta. Nella zona, in questo venerdì mattina, la
notizia della caduta "della Jaia" rimbalza di finestra in balcone. "Cal que
torni a casa!" (occorre che rientri a casa) esclama una prima donna al balcone,
incastrata tra una corda per la biancheria ed una fila di mutande mosse dalla
tramontana. "El metge té de la fer venir a casa nostra. Nos en cuidarem
nosaltres" (il medico deve farla tornare a casa. Ce ne occuperemo noi.)
rilancia un secondo che abita della cima di un terzo piano dalla facciata
butterata.
Sì, è così tra i Gitani. Tutti cugini, tutti della stessa famiglia, in un
modo o nell'altro. "La forza del gitan, sono l'unione e la solidarietà." Un
orgoglio per Manuel Bouziès, 74 anni, il figlio di Incarnation. Ed oltre, una
dimostrazione quotidiana ed unica. Poiché se l'identità gitana si definisce con
l'appartenenza ad una famiglia, un luogo particolare e ad un modo di vita
specifica, Bouziès può dire di esserne l'esempio. Sei generazioni strettamente
legate tra il 1916 ed il 2006 e nessun segno di dispersione. Stessa città,
stessa zona, stessa via. Rue des Remparts Saint -Jacques 20, è qui che
i Bouziès hanno firmato il loro patto di vita in comune. Un arco teso tra il rispetto
dei "vecchi" e le frecce infiammate di una sfilza di bambini-re.
Nella sala da pranzo di Manuel alias "Papa Vell", la credenza bianca
smaltata, che crolla sotto il peso dei soprammobili, è sospeso su il nido
intergenerazionale dei Bouziès. "Papa Vell" è nato in 1932. Con "Mama Vella",
hanno avuto quattro figli, tredici nipoti, venti pronipoti ed una pro-pro
nipote.
Sei generazioni al totale! E i nomi che giocano anacronisticamente a
cavallina tra vecchio e nuovo testamento, i modelli delle serie televisive
americane ed i nomi dati di padre in figlio. Poiché al di là della linea
eccezionale "Incarnation - Manuel - Manuel - Nadia - Abraham - Paul", "Jaia" non sarà mai
sola. Tra Giovanna, Esaie, Samuel, Isaac, Madison, Falone e poi Cubana, non c'è
uno solo giorno senza che tutta la famiglia non sia in contatto. E "Papa Vell"
riconosce con voce dal tono profondo "Ci sono momenti che perdo il filo con
tutti questi nomi!" Tanto più che "Papa Vell", con sua moglie, ha cresciuto 10
dei suoi 12 nipoti, che sono già avi e bisavoli.
Manuel, il patriarca
Il pilastro, è lui e nessun altro. Quello la cui parola non si discute. Quello a
cui atterrano tutte le interrogazioni
dell'infanzia, le felicità e a volte i rovesci dell'età adulta. "Papa Vell" ha
qualcosa di tutto. È un tipo di Dio-padre, orologio della genesi familiare,
metronomo delle bugie e verità di fronte al tempo che passa. "Da me, c'è il
cuore, Chiunque può venire in qualsiasi momento. La mattina, mi ritrovo un figlio o un nipote sul divano. Nella cucina, scopro in seguito
che mi hanno cucinato una bistecca. Come voi dite...
Tutti ci si raggruppa, ci si aiuta... È qualcosa così!"" Dai Bouziès,
ilcostume
non sopporta il vagabondaggio. Così, non è raro che "Papa Vell" imponga la sua
sacrosanta autorità e rimproveri seccamente suo figlio Manuel di 55 anni,detto
"Joseph". "È vero... Se mio padre mi dice di non comperare quest'automobile ad
esempio, allora lo ascolto... Ed è così per tutti gli argomenti." Un'obbedienza
che a volte manda persino Manuel in camera sua, quando "Papa Vell" non
è d'accordo...
Il patrimonio della famiglia
Vagabondaggio vietato, matrimoni fortemente combinati, segreti
conservati gelosamente. E le donne in questa famiglia labirintica? "Devono restare
in casa, sono fedeli e si occupano dei nostri bambini." Sotto la
capigliatura,
Nadia sorride timidamente.
"Papa Vell mi ha fatto la guerra per un anno, non voleva che prendessi la
patente." Ed il nonno onnisciente sottolinea: "Sì, è vero.Non voglio che
vada in piazza Cassanyes o piazza du Puig con l'automobile. Quello mi offende!"
Le sciocchezze dei giovani? "Si prova a rimetterli nella giusta strada,
far apprendere a leggere e scrivere, dir loro che occorre lavorare per
guadagnare denaro." Una sfida non sempre facile da sollevare in questo
turbinio tumultuoso di generazioni. Certo, i rapporti sono semplificati, le
preoccupazioni di base, e tuttavia incessantemente segnate da un'opposizione
nostalgica tra "la vita di prima" e la "vita moderna d'oggi".
"Prima, la vita era dura ma bella. Si facevano i vecchi lavori, si
tosavano gli animali, si vendeva il pizzo o del filo... Si parlava il gitan, il
kalo. Oggi, i giovani non lo capiscono neppure... Eccetto uno dei nostri figli
Paul, che fa il pastore..." Papa Vell e Mama Vella hanno un solo rammarico:
quello non di sapere né leggere né scrivere. Dai Bouziès, la vita si sgrana al
figlio delle "assemblee" alla chiesa evangelica, situata a due porte della culla
familiare. Sui tavolini da notte, sempre una bibbia. Sulla tavola, sempre l'escudella,
il piatto tipico dei gitani. Una liturgia culinaria trasmessa di madre in
figlia. Ma tra le generazioni, poche fotografie legate. Appena alcune flash di
matrimonio ingialliti. Neppure nessun gioiello di famiglia. L'eredità materiale
non fa parte della tradizione gitane.
Sepolta senza scarpe "Le storie di famiglia, sono ciò che c'è più di importante, è più bello!"
tempesta "Jaia". Uscita dell'ospedale dopo due giorni, passa i suoi giorni
circondata dalla sua discendenza demoltiplicata. "Non la lasceranno mai sola, non
conoscerà mai l'ospizio." Ore a raccontare, l'occhio vivo, a volte il pugno
alzato. Suo padre durante la guerra di Cuba, la vendita di pizzi, di fili e
di panni... Novanta anni di memorie ed un temperamento di un'acutezza
fantastica. Quasi disarmante. "Ho visto una pubblicità alla tele di uno sciampo
che fa crescere i capelli, lo voglio io! E quando voglio qualcosa, bisogna che
lo abbia!" "Jaia"non ha oggi un solo desiderio "Non so quanti bambini
conta la mia famiglia, io non hanno mai assistito ai matrimoni, non mi
piacciono. Ma li voglio tutti con me prima di morire e voglio essere sepolta senza
le mie scarpe..." Che ha tanto utilizzato le sue suole sui cammini della
vita.
Un paio di giorni fa, mi trovavo in un villaggio di tessitori a
Kancheepuram, oltre 800 case. Continuando a parlare con loro, ho scoperto che
tutti hanno dei problemi a parlare di loro e tendono a cambiare il discorso. La
vita dei tessitori in India non è facile, forse neanche da altre parti del
mondo; non lo so. Mi hanno detto che se lavorassero per un mese e mezzo,
potrebbero tessere al massimo tre sari e che vendendoli a un negozio privato,
riceverebbero solo 1500 rupie.
Hanno raccontato di come la vita per loro sia difficile, come sia impossibile
mandare i bambini a scuola o realizzare i loro sogni. La figlia di un tessitore,
Jayakumar, voleva studiare Commercio al college, suo figlio voleva fare
l'istituto superiore di ragioneria, ma Jayakumar non ha soldi per mandarli a
scuola. Ed entrambe i ragazzi erano bravi studenti.
Mentre stavamo per andarcene, d'improvviso è apparso Sudarshan , il figlio di
Jayakumar, con alcune bibite fresche da un negozio lì vicino. La persona che si
lamentava perché non aveva soldi, voleva offrirci qualcosa di fresco da bere. Ho
protestato dicendo che non era necessario.
Ma non ha voluto ascoltare: "Siete nostri ospiti. Venite da Chennai e non
possiamo lasciarvi andare senza niente. Sappiamo quanto è caldo. Per favore,
bevete una bibita fresca. E visto che è la prima volta che arrivate a casa
nostra, permettiate che offriamo qualcosa."
L'episodio mi ha riportato a un altro fatto capitatomi alcuni anni fa. Dovevo
scrivere sui Narikkuravas di Chennai (per saperne di più:
18/04/06). I Narikkuravas raccolgono materiale dalle discariche e poi
vendono collane, cinture ecc. Vivono in condizioni patetiche e nella povertà più
nera. Ma ne hanno fatto una questione di principio di trovarmi una sedia,
spolverarla e farmi accomodare, offrirmi dell'acqua fresca e delle noccioline.
Non ho avuto il cuore di rifiutare, perchè avrei offeso i loro sentimenti.
Anche allora, stavo per andare e mi hanno offerto una coppia di collane
lavorate in regalo. "Non posso accettare un regalo" ho detto loro. "Sei venuto
in casa nostra, hai parlato con noi. Devi accettarlo come donato col cuore".
Insistettero. Alla fine, li ho convinti ad accettare del denaro, rispondendo:
"Voi le vendete, non posso accettarle gratuitamente." Devo dire che mi hanno
mostrato un caldo affetto ed ospitalità.
Un altro caso che mi ricordo ancora fu durante un rally elettorale a Marina
Beach. Era molto tardi e la spiaggia era affollata dalla folla che ascoltava gli
oratori. Una donna vendeva degli idlis caldi (vedi).
Mi sono seduto lì vicino e abbiamo parlato dei suoi affari e dei discorsi che si
sentivano. Quando stavamo per andarcene, ha insistito perché io e il fotografo
accettassimo i suoi idlis. "E' come se foste miei ospiti. Accettateli in segno
del mio amore." Ho dovuto faticare a spiegarle che ero lì apposta per parlare
con la gente!
Quando faccio dichiarazioni simili, sembrano tratte di peso dalla
sceneggiatura di un film di Bollywood, o posso apparire come un personaggio da
commedia, ma è la verità sulla mia esperienza. Ho scoperto che più la gente è
povera, più desidera mostrarsi ospitale. Considera suo dovere accontentare
l'ospite, anche se questo significa spendere i propri sudati risparmi.
Questo tipo di amore ed ospitalità, mi spiace dirlo, non l'ho trovato nelle
case dei ricchi. Mi sono recato da ricchi sportivi o star del cinema, e alcuni
di loro non ti permettono neanche di fermarti sotto la veranda. Lo scopo delle
visite era lo stesso: intervistarli. Gli uni mi hanno trattato con amore, gli
altri con distacco ed arroganza!
Di Fabrizio (del 03/05/2006 @ 11:45:33, in Kumpanija, visitato 2344 volte)
A Milano, la comunità Rom di via Idro e la cooperativa Laci Buti 2, prenderanno parte alla Terza edizione di NAVIGLIO MARTESANA IN FESTA, domenica 7 maggio. La mattina escursione a cavallo per i più piccoli. Durante tutta la giornata, funzionerà uno stand espositivo con animazione.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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