Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/05/2006 @ 10:38:32, in Europa, visitato 1905 volte)
Ufficio Centrale dei Rom dal Kosovo
Tel/fax ++381 11 316 59 25
Mob ++381 64 26 37 621
e-mail:
hbajram1955@yahoo.com
RISOLUZIONE SPECIALE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI UNITE PER I
ROM DEL KOSOVO
Il 21 aprile 2006 a Belgrado, Bajram Haliti,
presidente dell'unione dei cittadini dell'Ufficio Centrale dei Rom dal
Kosovo e membro del Parlamento Mondiale dei Rom, ha dichiarato alla TANJUG
che è necessario che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU operi per la
costituzione dell'autonomia della comunità Rom in Kosovo.
Il senso e il contesto basico di questa
risoluzione dev'essere l'implementazione di diritti speciali alla comunità
Rom, che è anche l'unica e urgente maniera per risolvere il problema della
sopravvivenza di questa comunità nella provincia e il ritorno di 120.000
civili dispersi in Serba e in occidente. L'esperienza di oltre sei anni di
presenza di maestranze civili e militari delle Nazioni Unite testimonia che
la sopravvivenza e il ritorno sono possibili solamente applicando un
meccanismo simile all'amministrazione temporanea che è l'articolo 10 della
risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (confronta
ndr.), applicato all'intera provincia in accordo con la Jugoslavia e che
è essenzialmente il modello dell'autonomia.
Con questi obiettivi e contesto, la nuova
risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non dovrà
rimpiazzare la risoluzione 1244; lo completerebbe appena con gli articoli
che risolverebbero il più grosso problema odierno del Kosovo e Metohia, cioè
la protezione dei diritti della minoranza nazionale Rom.
Il rafforzamento della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite sarebbe realizzato con la stesura e la ratifica dello statuto di
autonomia per la comunità Rom nel Kosovo. Lo Statuto dovrebbe identificare i
confini della Regione. L'unica differenza rispetto all'attuale è che i Rom
sarebbero ammessi alla trattative e alle cariche pubbliche assieme ai
rappresentanti UNMIK, a quelli dell'etnia albanese e che la rappresentanza
di Serbia e Montenegro cambierebbe in quella della sola Serbia. [...]
La proposta di autonomia della comunità Rom del Kosovo, dopo adeguata
consultazione coi legittimi rappresentanti e di tutte le parti interessate,
sarebbe ratificata dal segretario generale dell'ONU.
Tutte le procedure necessarie devono essere sviluppate appena possibile
[...] L'adozione e la dichiarazione dello Statuto garantirebbe l'intera
comunità Rom del Kosovo, incluso quanti vivono nella Serbia centrale, di
vivere liberamente e partecipare alla vita pubblica, non soltanto ai confini
della provincia ma in tutto il Kosovo. La partecipazione alle elezioni dei
rappresentanti incoraggerebbe i Rom alla partecipazione alla vita pubblica.
Questo nuovo capitolo potrebbe aprire una nuova e pacifica pagina nel Kosovo
multietnico. Presidente - Bajram Haliti
Di Fabrizio (del 26/04/2006 @ 09:44:12, in Europa, visitato 2521 volte)
E' uscito l'aggiornamento di aprile 2006 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Fabrizio (del 24/04/2006 @ 09:52:42, in Europa, visitato 2016 volte)
A:
- Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa
- Assemblea Parlamentare Consiglio d'Europa
- Parlamento Europeo
- Comitato Integrazione Parlamento Danese
Il Primo Ministro Danese, durante una conferenza stampa di martedì 18 aprile, ha definitivamente rifiutato le accuse di violazione
della
- Convenzione ONU sull'infanzia
- Convenzione ONU sulla tortura
- Convenzione ONU sui diritti economici, sociali e culturali
- Dichiarazione ONU sui Diritti Umani
- Convenzione UNESCO contro la discriminazione nell'istruzione
in relazione ai bambini rom rifugiati dal Kosovo, esclusi da una scuola degna
di questo nome e rinchiusi nei centri di Avnstrup e Sandhom.
Durante la Pasqua, membri della coalizione di governo hanno ripetutamente
richiesto condizioni migliori per i richiedenti asilo, tra cui c'è anche un
piccolo numero di Rom del Kosovo. Richieste rifiutate per le istruzioni del
Ministero degli Interni, che assicurano che il Kosovo è una nazione sicura e che
le richieste d'asilo dei Rom del Kosovo sono quindi "manifestamente infondate"
[...]
Questo significa, per esempio, che se una donna testimonia che gli uomini
della KLA (Armata di Liberazione del Kosovo) arrivarono alle 21.45 e suo marito
dice alle 22.15, durante gli interrogatori (condotti separatamente) dalle
autorità immigratorie danesi, la loro richiesta viene etichettata come
"incongruente".
Secondo "Romano" la
Danimarca viola apertamente le Convenzioni ONU sui Diritti dei Rifugiati, quella
sulla tortura e quella europea sui diritti umani, per come vengono gestite le
richieste di asilo politico dei Rom..
Il Primo Ministro non ha voluto commentare il Rapporto Finale del Consiglio
d'Europa sui Diritti Umani dei Rom - Sinti - Viaggianti, presentato il 15
febbraio da Alvaro Gil-Robles, Commissario per i Diritti Umani, prima che lo
stesso lasciasse l'incarico.
Il rapporto rimprovera alle nazioni europee di aver impostato politiche
d'asilo particolarmente restrittive, allo scopo preciso di stoppare la fuga dei
Rom dai Balcani dopo il 1999.
Sempre "Romano" ha anche espresso riprovazione perché Søren Krarup, membro
della Commissione Parlamentare per l'Integrazione e del Partito Popolare, ha
commentato con i suoi colleghi di partito le prassi adottate con i richiedenti
asilo, indicati come "trafficanti di minori". Prassi confermata anche durante il
dibattito su TV2 news "Go'Morgen Danmark" da Henriette Kjær, portavoce dei
conservatori e dal parlamentare liberale Eyvind Vesselbo. Krarup, che è ministro
della chiesa luterana
"Folkekirke", è dell'opinione che sono i genitori, che abuserebbero dei
figli, ad opporsi al ritorno in patria.
"Romano" risponde che sono le autorità ad abusare dei bambini, obbligandoli a
vivere in campi di ghettizzazione e senza adeguata istruzione scolastica per 4-6
e anche 8 anni. La scuola per loro praticamente non esiste, non comprende la
madrelingua, non da preparazione alla vita fuori dal campo e nessuna possibilità
di continuare gli studi.
"Romano" accusa il governo di discriminare usualmente i Rom, quali che siano
gli argomenti formali adoperati. Sfortunatamente questo non si limita ai soli
Rom richiedenti asilo.
L'abuso su minori è una violazione del Codice Penale Danese.
Un rapporto della polizia dello scorso 2 aprile, afferma che la prolungata
detenzione nei campi è inefficace nel convincere i rifugiati a far ritorno senza
terrore nel proprio paese d'origine. L'Ufficio Immigrazione è stato portato in
tribunale, per aver rimpatriato a forza un ragazzo richiedente asilo dall'Iran,
dove è stato torturato e da dove è nuovamente fuggito.
Devlessa!
Eric Støttrup Thomsen
"Romano"
Kongevejen 150
DK3000 Helsingør
+45-49 22 28 11
www.romano.dk
Di Fabrizio (del 23/04/2006 @ 10:55:17, in Europa, visitato 2010 volte)
Aleksandra mi inoltra questa comunicazione: Cari amici della rete RomEco, volevamo informarVi che si è concluso il primo anno del Progetto di Ricerca Europeo sull'inserimento formativo e lavorativo dei Rom e Sinti, intitolato "RomEco". Siamo nel secondo anno del Progetto, alla fine del quale ci aspettiamo un rapporto, nonché una pubblicazione dei dati da diffondere. Si tratta, come molti di voi sanno, di un progetto internazionale tra l'Italia, la Germania, la Bulgaria e la Slovacchia. Intanto Vi mandiamo il rapporto finale di un altro Progetto di Ricerca Europeo (il rapporto in inglese, è scaricabile QUI - sono 3 files formato .doc ndr.), intitolato "RomWom", sull'inserimento socio-economico delle donne Rom e Sinte, che ha visto coinvolti più di dieci paesi europei e che aveva una durata di sei mesi. Quindi, si trattava di produrre rapporti nazionali piuttosto generali (overviews), ma indicativi, con eventuali raccomandazioni, statistiche, ecc.. Alla prossima, Zoran Lapov, Alessandra Novelli, Demir Mustafa EUROFOR / Università di Firenze / ARCI-Toscana
Di Fabrizio (del 22/04/2006 @ 10:36:40, in Europa, visitato 1994 volte)
LE MONDE | 24.03.06 | 13h11 . da
Roma_Francais
RAMNICELU (ROUMANIE) ENVOYÉ SPÉCIAL
E' un piccolo villaggio di aspetto medievale, come ce ne sono tanti nella
Romania profonda. Strade dissestate, case modeste. Al centro, i rumeni; nella
periferia, la minoranza zigana. Dal 16 marzo, Ramnicelu, nell'est del paese,
comune di circa 5.000 abitanti di cui un terzo Zigani, è nel mirino delle
autorità. Qualche giorno prima, la comunità zigana del villaggio era in festa.
Nove matrimoni lo stesso giorno, non è un avvenimento di tutti i giorni. Neanche
l'età delle spose, viste che le nove bambine vanno ancora a scuola e hanno tra
gli 8 e gli 11 anni. "In questa comunità, i matrimoni combinati sono la norma
dalla notte dei tempi" afferma Bogdan Panait, segretario di stato per la
protezione dell'infanzia.
"Dall'inizio dell'anno, abbiamo celebrato una trentina di matrimoni tra i
nostri ragazzi", racconta Gheorghe Fotache, consigliere d'origine zigana e
mediatore comunale tra loro e i rumeni. Io stesso mi sono sposato a 14 anni e
mia moglie ne aveva 9, e siamo molto felici." Ma questi matrimoni precoci, che
la comunità continua a praticare a nove mesi dall'adesione della Romania
all'Unione europea, mettono le autorità in imbarazzo.
Bucarest è stata sommersa dalle richieste europee di provvedere al problema,
sin dagli inizi dei negoziati nel 2000. Nel settembre 2003, l'auto-proclamatosi
re degli Zigani, Cioaba, era stato al centro di uno scandalo per il matrimonio
di sua figlia Ana Maria, 12 anni, col giovane
Birita di 15. L'intervento della baronessa britannica Emma Nicholson di
Winterbourne, ex relatrice del documento rumeno al Parlamento europeo, aveva
ottenuto la separazione dei bambini e l'impegno di Bucarest nel regolare la
spinosa questione.
I matrimoni multipli di Ramnicelu hanno fatto ritornare d'attualità la
questione. "Il sindaco del villaggio ci ha sottoposto la storia di questi nove
matrimoni di minori - testimonia Cecilia Manolescu, direttrice dell'antenna
locale per la protezione dell'infanzia. - Per iniziare abbiamo inviato un'equipe
di assistenti nel villaggio, accompagnati dalla polizia, per svolgere
un'inchiesta. Abbiamo trovato quattro minori a casa dei loro "suoceri". Ci hanno
detto che abitavano e dormivano con la suocera, e non con il giovane marito.
Sfortunatamente, è una situazione molto frequente nella nostra regione."
L'inchiesta non sembra destinata a far cambiare avviso al rappresentante
legale dei bambini. "Non vogliamo rinunciare a questa tradizione. - dice Alexandru Ibris,
nonno di una sposa di 8 anni - Nessuno fa loro del male, ma vogliamo mantenere
le tradizioni ereditate dai nostri vecchi. I rumeni non possono capire."
Questa pratica è malvista dalla popolazione rumena che non nasconde i suoi
sentimenti razzisti verso la minoranza zigana. Ufficialmente, la Romania ne
conta 530.000 su di una popolazione di 22 milioni, ma secondo i dirigenti della
stessa comunità, sarebbero un milione e mezzo.
Neacsa Raileanu, direttrice della locale scuola, è in agitazione per la
natalità galoppante tra la comunità zigana. "Vedo sempre di più bambine incinte
a 13 anni", afferma. Quanto al sindaco, Neculai Jugaru, si dichiara sconfitto.
"Abbiamo organizzato un incontro con molti genitori zigani e uno psicologo - ci
spiega. - Qualche ora più tardi gli stessi genitori sposavano i loro figli e
stavano festeggiando."
Mirel Bran -
Article paru dans l'édition du 25.03.06
Una
precedente segnalazione
Di Fabrizio (del 19/04/2006 @ 09:11:00, in Europa, visitato 2089 volte)
Più o meno dello stesso tenore e raccolte a fine ferie pasquali...
Nella Lituania meridionale vicino alla cittadina di Alytus, una decina di
Skinhads assaltano e feriscono 6 immigrati provenienti dalle regioni
asiatiche dell´ex Unione Sovietica,sempre nella lituania meridionale sono
frequenti i contatti tra neo-nazisti Lituani e gli Skinheads Bielo-Russi,pare
che forniscano i loro camerati bielorussi di materiale propagandistico
anticomunista.
In Ukrania nella parte occidentale del paese, Skinheads ucraini e
polacchi fanno raduni e concerti all´insegna del "Potere Bianco"e
dell´anticomunismo militante anti-russo,creando non poche tensioni con i
russi ukraini delle zone orientali del paese, che a sua volta si organizzano
in gruppi e bande nazionaliste filo-russe.
A Sofia lo scorribanda di gruppi neo-nazisti legati alle tifoserie ultrá
continua indisturbato,lo scorso anno nella sola Sofia si sono registrate
oltre duecento aggressioni a studenti e musicisti di colore,in uno di questi
attacchi,un musicista africano ha perso la vita, due zingari sono stati
uccisi a bastonate alla periferia di sofia é un punk anarchico ucciso,
accoltellato alla gola.
Ma anche nella lontana siberia l´orda bruna non sembra fermarsi, nelle
principali metropoli siberiane sono attive bande di nazi-skins che attaccano
la popolazione asiatica geridando "Potere ai russi".
In tutto questo il democratico occidente tace nella speranza di buoni
accordi commerciali con i nuovi zar bruni.
Alex su Indimedia
Un gruppo di skinhead armati di spranghe ha attaccato un campo di zingari
nella città di Volzhsky, nella Russia centrale, uccidendo due persone. Gli
skinhead hanno attaccato i rom che vivono nelle tende sull'argine di un
fiume. Un uomo e una donna sono morti, altri sono stati portati all'ospedale
in gravi condizioni. La polizia ha fermato tre giovani, responsabili
dell'attacco.
PeaceReporter
Il Minority Rights Centre di
Belgrado ha protestato contro la decisione del Tribunale dei Minori di Nis,
che ha comminato una multa di 10.000 dinari ad un gruppo di skinheads che lo
scorso 24 febbraio avevano assalito un insediamento rom, mentre le vittime
dell'assalto sono state anche loro multate, ma per 15.000 dinari.
Quella notte, coperti dalle tenebre, circa una dozzina di skinheads in
giacche di cuoio nero e anfibi, avevano assaltato la Mahala di Belgrado e
rotto i vetri delle case al grido "Zingari, siete Carne Morta!"
I cittadini avevano chiamato la polizia, e la pattuglia che era
intervenuta aveva arrestato nove tra gli assalitori, rinviandoli al
Tribunale per Minori. Secondo il Minority Rights Centre, la polizia non ha
provveduto al momento ad identificare l'età degli skinheads, che potevano
non essere tutti minori e non ha steso alcun rapporto sull'incidente.
Nonostante l'immediata denuncia presentata contro gli assalitori, il
Tribunale d'indagine competente non ha svolto nessun rilievo sui fatti,
chiudendo l'istruttoria d'ufficio.
Radio B92 -
SeeOneWorld
Di Fabrizio (del 17/04/2006 @ 17:30:20, in Europa, visitato 2612 volte)
Come forse avrete già letto, il Danubio è in piena e minaccia di rompere
gli argini in vari punti in Serbia, Bulgaria e Romania. Un autunno
particolarmente piovoso, le temperature invernali rigide e il disgelo hanno
concorso a determinare questa situazione. Quello che segue è un bilancio
particolareggiato che mi arriva da Roma
Virtual Network:
16/04/2006 - 14:15:35: Cresce l'emergenza nella Serbia settentrionale e
ovunque nei Balcani, e oggi i volontari hanno lottato per rafforzare gli argini
del Danubio e dei suoi affluenti con barriere di sabbia.
In Romania il governo ha disposto l'allagamento controllato di migliaia di
acri coltivati, per prevenire la minaccia che pesa sulle comunità danubiane.
Nella Bulgaria nord-occidentale, il Danubio ha invaso la zona industriale
della città di Vidin, dove il livello dell'acqua ha raggiunto i 97 cm. E'
stato approntato un campo di tende d'emergenza per 1200 persone, appena fuori
città.
Circa il 40% della vicina città portuale di Nikopol (Romania) è
sommersa dall'acqua, che minaccia di raggiungere la stazione dell'acqua potabile
e di interrompere l'approvvigionamento cittadino. In centinaia hanno lasciato la
città.
Le autorità in Romania hanno evacuato circa 600 persone di diverse comunità
danubiane, dopo che il fiume ha rotto le dighe nelle regioni meridionali.
In Serbia il livello dell'acqua non è cresciuto così tanto, ma a Belgrado
- che si trova alla confluenza tra la Sava e il Danubio - le strade più basse
sono sott'acqua e anche la fortezza cittadina è stata inondata. Il sindaco Nenad
Bogdanovic si è impegnato a riparare un centinaio di edifici danneggiati dalla
piena e ad evacuare i Rom che vivono accanto alla Sava verso il vicino centro
sportivo. Ha disposto anche il rafforzamento degli argini.
Presso Veliko Gradiste, città a 60 miglia ad est di Belgrado e vicino
al confine rumeno, durante la notte il fiume ha superato di un metro il livello
record. Nella zona imperversa anche un forte vento da sud-est, che risulta
minacciare le protezioni di sabbia.
Nella vicina Golubac, le sirene richiamano centinaia di persone per
risistemare le barriere danneggiate. Le pompe lottano per liberare le strade
cittadine dall'acqua.
All'inizio della settimana il governo serbo ha introdotto misure d'emergenza.
Nella città orientale di Smederevo, le autorità hanno precettato tutti
i disoccupati nelle attività municipali sulle sponde del Danubio. Dozzine di
residenti sono stati evacuati in un centro rifugiato e 5.000 acri di terra
coltivata sono stati inondati. La Croce Rossa ha inviato a Smederevo 450
materassi, coperte e paia di stivali. Zvonko Kostic, incaricato delle vie
d'acqua di Smederevo, fa notare che a parte Belgrado, sono poche le città serbe
attrezzate con macchinari per fronteggiare in tempo reale gli allagamenti. "I
volontari non ce la fanno più" conclude.
Gli abitanti di Ritopek, villaggio a 9 miglia a sud-est di Belgrado,
sono arrabbiati contro il mancato intervento delle autorità. Raccontano che le
famiglie sono rimaste da sole ad operare contro lì'acqua che ha sommerso la
comunità. "Praticamente, ci hanno dimenticati. Tutto quello che hanno fatto è
stato inviare un camion con della terra e scaricarla qui," testimonia Andra
Miletic ad AP Television News.
Nella provincia settentrionale della Vojvodina - detta anche il granaio della
Serbia, per la sua produzione di farina e mais - le violente piogge hanno
ingrossato il Danubio e i suoi affluenti, sommergendo completamente 25.000 acri
di terra coltivata e trasformandone altri 500.000 in distese di fango che
mettono a rischio i raccolti.
Di Fabrizio (del 14/04/2006 @ 10:38:27, in Europa, visitato 1888 volte)
Voci di corridoio raccolte dal giornale
Lidové noviny
(11.4.06) riferiscono che sull'infinita vicenda dell'ex campo di concentramento
di
Lety (attualmente occupato da una porcilaia industriale), il governo sembra
intenzionato a rimangiarsi le promesse fatte alle associazioni Rom.
Nel dibattito televisivo tutti i partiti, con l'eccezione dei Verdi, si sono
espressi contro la rilocazione della porcilaia, richiesto per rendere l'ex campo
un memoriale storico. Il Primo Ministro ceco, il socialdemocratico Paroubek, si
sta rendendo conto che rispondere alle richieste dei Rom, rischierebbe di fargli
perdere le elezioni. I Rom, che da anni protestano contro la presenza della
porcilaia all'interno dell'ex campo di concentramento, chiedono al Parlamento
Europeo di far pressioni verso i politici cechi.
Fonte:
Czech_Roma
Di Fabrizio (del 13/04/2006 @ 09:46:20, in Europa, visitato 1733 volte)
Praga, 8. 4. 2006, 16:07 (CTK): Un gruppo di giovani Rom ha montato un banchetto all'esterno del centro commerciale Sterboholy, nel tentativo di illustrare la loro situazione e di controbattere i pregiudizi di quanti li considerano tutti ladri. I volontari al banco simulavano una perquisizione dei clienti che entravano al centro: "Vogliamo che la gente si renda conto cosa significa essere considerati ladri senza esserlo", questa la dichiarazione di Jarmila Balazova, presidente di Romea che ha collaborato all'iniziativa.
[...] Durante l'evento, tenutosi in occasione della Giornata Internazionale dei Rom, gli organizzatori distribuivano volantini con sopra scritto: "Immaginate di sentirvi ladri per tutta la vita. Pensate ai Rom senza pregiudizi."
La maggior parte dei passanti ha accettato il volantino e si è fermata a discutere con i volontari.
Romea negli ultimi giorni ha promosso diversi eventi per spingere la popolazione ad abbandonare le tradizionali ed inconcludenti opinioni sulla minoranza rom.
[...]
Di Fabrizio (del 08/04/2006 @ 11:48:32, in Europa, visitato 4369 volte)
Praga, 6. 4. 2006, 13:00 (ROMEA): Il Giorno Internazionale dei Rom è una delle poche feste Rom che negli anni '90 sono diventate avvenimenti internazionali. Nonostante gli sforzi per la sua propagazione, non è molto conosciuto neanche tra gli stessi Rom. Piuttosto raccoglie attenzione tra quanti lavorano nel settore civico, gente che poi cerca di portare questa celebrazione nelle proprie città.
La Giornata venne celebrata la prima volta nel 1990, durante il IV congresso di International Roma Union (IRU) che si svolgeva a Varsavia. La giornata vuole ricordare la mutua cooperazione che si deve stabilire tra i Rom, quando il loro movimento assume una dimensione socio-politica ed internazionale. Durante questa giornata, i partecipanti si ritrovano a celebrare le comuni origini sociali, linguistiche, culturali: tutto ciò che li unifica, in particolare la "romipen" (preservazione dell'identità)
Il Giorno Internazionale dei Rom si celebra in onore del primo incontro internazionale, che avvenne l'8 aprile 1971, vicino a Londra. Tra i promotori ricordiamo Grattan Puxon e Donald Kenrick dall'Inghilterra, i Rom yugoslavi rappresentati da Jarko Jovanovićem, i cosiddetti Manouches rappresentati da Matéo Maximoff. Era presente anche l'Unione dei Rom-Zingari dell'ex Cecoslovacchia.
Attività del movimento internazionale Rom Parigi divenne il centro del movimento internazionale dei Rom sin dai primi anni '60. Lì ebbe sede il Comité International de Tzigane, che organizzò il primo congresso internazionale del 1971. In quell'occasione venne fondata la International Roma Union, quindi quest'anno ne ricorre il 35° anniversario.
Il congresso si svolse dal 7 al 12 aprile 1971 a Chelsfieldu, 15 Km. da Londra. Vi parteciparono delegati da 14 paesi e lì vennero adottati bandiera e simboli del movimento. La bandiera si ispirava a quella usata nel congresso di Bucarest del 1933 e poi adottata dal comitato internazionale francese. Originariamente era soltanto blu e verde. La ruota rossa (la cosiddetta chakra di Ashock) fu aggiunta come simbolo della madrepatria rom - l'India, durante il congresso. Venne approvato l'uso del termine Rom al posto di Zingaro. Fu preconizzata la collaborazione con ONU, e in particolare con l'UNESCO, per affrontare le questioni della cultura e della sua trasmissione.
Nel 1977 nacque ufficialmente l'International Romani Union. L'ONU riconobbe l'esistenza dei Rom come specifico gruppo etnico nella sua raccomandazione del settembre 1977, per prevenire le discriminazioni contro questa minoranza.
La prima azione della neonata organizzazione fu il secondo congresso, tenutosi a Ginevra nel 1978. Arrivarono circa 120 delegati da 26 paesi. Mancarono i delegati della Cecoslovacchia, che non ottennero il permesso delle autorità di recarsi all'estero. Un indubbio successo fu il riconoscimento ONU dell'IRU come OnG, a marzo 1979 nel palazzo dell'ONU di New York.
Nel 1981 il terzo congresso si tenne a Gottinga, in Germania. Lì il governo tedesco riconobbe le proprie colpe verso i Rom durante il nazismo. Poi il congresso di Varsavia nel 1990, che vide la nascita del Giorno Internazionale dei Rom. Il quinto congresso si tenne a Praga nel 2000, con oltre 250 delegati da 40 paesi, che concordarono un programma comune, uno statuto ed elessero un nuovo presidente: il dottor Emil Ščuka della Repubblica Ceca.
L'ultimo congresso avvenne nel 2004 a Lanciano, in Italia, dove venne elette nuovo presidente il polacco Stanislaw Stankiewicz.
Negli anni '80 emersero nuove organizzazioni, in particolare nell'Europa occidentale, il cui intento era la creazione di una lobby a favore degli immigrati Rom dall?Europa dell'Est e meridionale. Sulle stessi basi, venne fondato anche il Roma National Congress (RNC), con leader Rudkem Kawczynskim.
Sino al giorno d'oggi, che vede nel settembre 2005 la nascita dell'European Roma and Travelers Forum (EFRT), che è parte del corpo del Consiglio d'Europa. ROMEA
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