Prague, 27.11.2012 0:31
Commento: "Yuck, l'hanno toccato gli zingari!"First published in Deník Referendum. Miroslav Hudec, translated
into English by Gwendolyn
Albert
"Yuck, l'hanno toccato gli zingari!"
Il grido proveniva dalla madre di un bambino di due anni che, spaventato, è
scoppiato a piangere. Si era incuriosito per qualcosa sopra un cestino dei
rifiuti in una città della Boemia del Nord. Il primo ammonimento di non toccare
il cestino sembrava aver terminato il suo effetto - sembrava non aver capito.
Dall'aspetto e dal comportamento, immaginai che probabilmente venivano da una
famiglia povera. La madre indossava un cappotto rosa un po' sporco e fumava
mentre parlava ad alta voce col ce3llulare attaccato all'orecchio, controllando
il bambino di tanto in tanto con rapide occhiate, mentre lui cercava in giro
qualcosa di divertente.
Mi è venuta in mente quella madre "bianca" quando ho letto l'articolo su Právo
intitolato "A nessuno piacciono i Romanì, ma gli estremisti stanno perdendo" del
22 novembre. Non so chi abbia effettivamente toccato il cestino prima del
bambino, e probabilmente non lo sa neanche sua madre. La piazza era silenziosa
come se tutti lì attorno fossero morti da tempo in quel noioso, ventoso tardo
pomeriggio di sabato. Evidentemente, la madre aveva usato quello che considerava
il suo argomento pregnante per non toccare il cestino.
Nel concetto popolare, il termine "zingaro" intende qualcosa di realmente
detestabile. Sostanzialmente, un sinonimo per asociale. Questo stereotipo
concettuale dura da decenni e viene tramandato da generazioni. "Sono come
zingari bianchi", dicevano i nostri genitori 50 anni fa, parlando di gente
disordinata, il cui aspetto personale o i quartieri dove vivevano erano
trascurati, o in qualche manieri problematici. Se gli intervistati di recente
dall'agenzia di sondaggi STEM soltanto hanno avuto un ricordo di quelle nozioni,
quando hanno risposto alle domande sulle persone rom, non c'è da stupirsi se il
risultato è che "nessuno" li ama.
Di Fabrizio (del 14/11/2012 @ 09:04:59, in Europa, visitato 1499 volte)
Cambridge newsAssessore si scusa per una mail "scherzosa" sui
Travellerby Chris Havergal
Ha causato delle scuse la mail che prendeva in giro i Traveller, inviata
dall'assessore incaricato della riapertura del sito di Meldreth.
Mark Howell, membro del gabinetto per l'alloggio del South Cambs District Council,
ha ammesso di aver fatto "stupidamente" circolare una foto di un falso segnale
stradale che mostrava una roulotte e le parole "F*** off gypos". Sotto,
chiedeva: "Pensate che la contea ne ordinerà un po'?"
La mail venne spedita sei anni fa ai colleghi del consiglio, quando era in un
gruppo indipendente, ma venne poi ripresa dagli oppositori al controverso piano
di riaprire il sito di Mettle Hill a Meldreth.
Il consigliere Robin Page, uno dei destinatari delle mail, dice che Howell
era d'accordo che i Traveller fossero a Meldreth, ma non lo era il reparto Papworth and Elsworth
da lui rappresentato, che ne chiese le dimissioni.
Dice Howell: "Quella mail di oltre sei anni fa non è stata altro che uno
scherzo privato tra amici di un gruppo indipendente di cui allora facevo parte,
ed ora viene usata per scopi politici. Chiunque mi conosca sa che non condivido
le opinioni lì contenute, e che ho lavorato senza sosta per tutti i residenti da
quando sono stato eletto consigliere. Col senno di poi è stata una cosa stupida
inviarla e posso solo chiedere scusa se qualcuno si è offeso."
Il consiglio si è riunito stasera (8 novembre, ndr.) per discutere
il progetto di acquistare e ristrutturare Mettle Hill, focolaio di criminalità e
vandalismo sino alla chiusura nel 1996.
Il consigliere Mark Howell
Oltre 500 abitanti si riuniranno in un'assemblea martedì (scorso. ndr.), e
tra loro i Traveller che vivono al lato opposto del sito e che sono, secondo
loro, a minaccia di sgombero.
Il consigliere Page, che rappresenta Haslingfield e The Eversdens, ha detto
che il comportamento di Howell è stato "intollerabile".
"Penso sia stato vergognoso," ha detto Page. "Penso che non solo avrebbe
dovuto lasciare la giunta, ma dimettersi da consigliere."
Diversi membri del consiglio negli anni recenti hanno fatto dichiarazioni
incandescenti sui Traveller. Il conservatore Mervyn Loynes disse di voler
"mettere un campo minato" attorno a Smithy Fen in Cottenham.
Il consigliere Loynes ha accettato di partecipare ad una commissione
d'inchiesta.
La consigliera Deborah Roberts ha detto che i Travellers di Smithy Fen
dovrebbero essere lasciati "a mollo" nelle acque di scarico e che si sarebbe
lanciata in un attacco suicida esplosivo sull'insediamento se avesse avuto il
cancro.
Nessuna consultazione su Mettle Hill
Il sito di Mettle Hill
Dice un consigliere che gli abitanti in prossimità di un ex sito di Traveller
vorrebbero dire la loro sulla riapertura.
In una riunione convocata sull'argomento a Meldreth, la consigliera Susan Van de Ven,
che rappresenta Melbourn,
Meldreth e Shepreth, ha lamentato la totale mancanza di consultazioni.
Oltre 500 persone si sono radunate in una saletta dopo che il consiglio
distrettuale di South Cams aveva fatto trapelare di voler acquistare e
ristrutturare i lotti del vicino Mettle Hill - che furono esposti a criminalità
e vandalismi sino alla chiusura nel 1996.
Ha detto Van de Ven: "Sono arrabbiata perché nessuno di noi ne sapeva niente
fino alle 10 di mercoledì 31 ottobre, ma il consiglio della contea ne aveva
parlato con quello di quartiere già dall'estate scorsa."
"Meldreth è una questione molto sentita, sono orgogliosa di vivere in questa
comunità che si è ben integrata con i Traveller, e la nostra campagna deve
riflettere questo spirito. E' un tema che suscita parecchia attenzione ed
è importante che sia data retta ai nostri punti di vista."
Il consiglio ha annunciato l'intenzione di spendere 500.000 sterline,
finanziate dal governo, per riaprire Mettle Hill con nuovi servizi e con un
numero di piazzole tra le 8 e le 10.
Un portavoce ha detto che l'apertura del sito aiuterebbe a mantenere i propri
obblighi di fornire sufficienti sistemazioni per i Traveller e ha promesso che
il sito verrà gestito con cura.
Il progetto verrà discusso dalla maggioranza stasera alle 18 e poi dovrà
essere votato dal consiglio il 22 novembre.
Di Fabrizio (del 04/11/2012 @ 09:11:35, in Europa, visitato 1260 volte)
31 ottobre 2012 Germania: il presidente del Consiglio centrale dei Sinti e dei Rom mette in
guardia contro il razzismo nel dibattito in materia di asilo. "Ci sentiamo discriminati quando le questioni relative all'abuso del diritto di
asilo, che emergono in pubblico, vengono quasi sempre associate alla nostra
minoranza".
Nel dibattito sul numero sempre maggiore di richiedenti asilo provenienti dai
Paesi balcanici, il Consiglio centrale dei Sinti e dei Rom mette in guardia il
Governo tedesco dal razzismo e populismo.
"Introdurre ora un visto per persone provenienti dalla Serbia o dalla Macedonia,
sarebbe un'azione sbagliata" ha affermato il presidente del Consiglio, Romani
Rose. "Fate attenzione al razzismo ed al populismo; questo non deve accadere
alle persone di colore o di origini diverse che si trovano costrette a viaggiare
in Germania" ha aggiunto. In sostanza, secondo Rose, in Germania si finge di non
vedere l'esistenza di accampamenti di Sinti e Rom provenienti dalla Macedonia o
dalla Serbia per motivi di asilo. "Si dovrebbe analizzare ogni singolo caso con
attenzione anziché liquidarlo in maniera frettolosa" e ancora "in Serbia ed in
Macedonia abbiamo la presenza di un razzismo inimmaginabile" e quindi per tale
motivo, secondo Rose, queste persone hanno deciso di intraprendere un viaggio
verso la Germania.
La recente inaugurazione a Berlino del monumento per ricordare l'Olocausto dei
Sinti e Rom uccisi dai nazisti è visto da Rose come un impegno da parte dello
Stato e della società tedesca. "Il razzismo contro i Sinti ed i Rom deve essere
bandito proprio come l'antisemitismo. Ne consegue che questi argomenti devono
essere trattati negli attuali dibattiti politici per potersi assumere ognuno le
proprie responsabilità. Ci sentiamo discriminati quando le questioni relative
all'abuso del diritto di asilo, che emergono in pubblico, vengono quasi sempre
associate alla nostra minoranza. Si dovrebbe riflettere soprattutto sul fatto di
andare a caccia di voti con slogan populisti e sul fatto di fare dei Sinti e dei
Rom il capro espiatorio della criminalità e del tasso elevato della
disoccupazione" ha aggiunto Rose.
Di Fabrizio (del 01/11/2012 @ 09:11:37, in Europa, visitato 2799 volte)
(Scritto complicato dedicato ai solutori più che abili)
In un'epoca in cui le notizie girano veloci, non so chi abbia l'onore della
scoperta. Il fronte della tessera recita: diventare Rom... conviene.
Il retro riporta i vantaggi riservati agli iscritti che, scusandomi per le
imprecisioni, sarebbero:
accesso alla casa
accesso alla scuola
lavoro
accesso ai servizi sanitari...
Gli amici antirazzisti hanno denunciato il carattere razzista della storia
(d'altronde, se ti dichiari antirazzista, cos'altro devi fare?). Io invece sono
stato colpito subito da quel simbolo. Osservatelo bene: non vi sembra di aver
già visto qualcosa di simile?
A me, ad esempio, ricorda moltissimo la simbologia delle democrazie popolari
e socialiste, in buona parte finite in soffitta una ventina e passa di anni fa.
E, pensa che ti ripensa, mi viene in mente che sotto quei regimi TUTTI (che
fossero Rom, Calmucchi, Uzbechi o altro) avevano almeno casa, scuola, lavoro,
sanità garantiti. Con tutta una serie di controindicazioni, sintetizzate nella
parola REGIMI (ad esempio, dubito che una linguaccia come me avrebbe potuto far
carriera da quelle parti). Ma intanto, registrerei l'attenzione a queste
preoccupazioni materiali, su cui tornerò alla fine.
Cambiando discorso: mi capita, sempre più spesso, di essere rimproverato per questa mia linguaccia,
da destra e da manca, da antirazzisti o dai razzisti... "Dovresti essere più
serio," mi dicono, "e raccontare una realtà di miseria, depravazione,
discriminazione..."
Non ci crederete, ma se dovessi raccontare storie di case minuscole,
separazioni familiari, lavoro da inventarsi ogni giorno ecc. farei prima a
scrivere un'autobiografia. Perché, allora?
Escludendo un mio problema di rimozione psicologica, per una volta tanto usiamo Tiziano
Terzani per una citazione che non sia alla cazzo.
Se davvero vuoi conoscere qualcuno, ti consiglio di evitare i convegni, con
le solite litanie e i soldi che entrano nelle tasche dei soliti organizzatori.
La conoscenza passa dalla pancia prima che dalla testa. Se vuoi conoscere
i Rom:
mangia assieme a loro
giocaci a pallone
alzati alle 6 di mattina per recuperare il ferro con loro
fatti una scazzottata (attenzione alle controindicazioni!)
RIDI E FATTI PRENDERE IN GIRO!
Ma attenzione, il riso non è soltanto un antidoto per sopportare (e
possibilmente superare) "miseria, depravazione, discriminazione". E' un
cambio di prospettiva, nella propria testa prima che nel sistema.
Riso o umorismo? Se permettete la questione diventa culturale: quando si vive
nelle condizioni materiali dei Rom e dei Sinti in Europa, saper sdrammatizzare,
fare festa ad ogni piè sospinto è un modo per resistere e non annichilirsi. E'
un loro patrimonio culturale che potremmo apprendere. Perché è così difficile
imparare da loro? Perché:
l'umorismo è per definizione immateriale, e quindi tendiamo
a sottovalutarlo;
riconoscere che un popolo semi-analfabeta usa un sistema di
resistenza così sofisticato, presuppone dargli una
dignità e un sapere (un bagno di umiltà da parte nostra) che invece tendiamo a negare, concentrandoci
solo sulle sue condizioni materiali;
è un po' come se, avendo condiviso un lungo tratto di storia
con l'altra minoranza europea da sempre esclusa -gli Ebrei- ne
avesse assimilato alcuni tratti culturali. Ma gli Ebrei sono
sempre stati più istruiti, e sono riusciti a proporsi sotto
questo aspetto. Però, da quando noi Europei abbiamo fornito gli
Ebrei di uno Stato, un esercito e soprattutto di un nemico (i Palestinesi), abbiamo
scoperto che forse non ci erano più così simpatici, e smettevano
i panni delle povere vittime. Che sia questa la nostra paura
nascosta? Di perdere anche il povero zingaro e di ritrovarci di
fronte un popolo con gli stessi nostri appetiti e prepotenze, ma
forgiato alla resistenza da secoli di storia?
E così, finisce che il "povero zingaro", diventa il Rom a cui neghiamo ogni
minimo percorso di integrazione. Tornando a Diventare Rom... conviene,
lo stiamo GIA' diventando, ogni giorno di più le certezze che avevamo su casa,
lavoro, scuola e sanità SONO CARTA STRACCIA. Chi è il colpevole? Poco
importa: incapaci di reagire, finiremo per rovistare nei cassonetti come loro,
facendoci guardare in cagnesco dai mendicanti che, come leghisti dell'ultima
ora, ci cacceranno anche da lì dicendo che c'erano prima loro.
Come terminare questi ragionamenti, non lo so. Ma, per restare in tema,
l'immagine di fare a cazzotti davanti ad un cassonetto, fa ridere o piangere?
Il Musée de la Musique (Paris 19e) sta preparando un'importante mostra
dedicata al chitarrista Django Reinhardt (1910-1953) e alla sua epoca. La mostra
intitolata "Django Reinhardt, Swing de Paris" si terrà dal 6 ottobre 2012 al 20
gennaio 2013.
Il progetto Django Reinhardt fa parte di un ciclo di esposizioni presentate e
prodotte al Musée de la Musique, dedicate ai grandi musicisti popolari del XX
secolo, come Jimi Hendrix, John Lennon, e più recentemente Miles
Davis, Georges Brassens, e Bob Dylan.
Un'opera giudicata essenziale per questa esposizione, è conservata nelle
collezioni del Polo Fisarmoniche a Tulle. Si tratta di una fisarmonica cromatica
modello Chroma 348, marca Maugein Frères, fabbricata nel 1928, di colore verde
marmorizzato. Queste le sue caratteristiche tecniche:
destra: 3 file, 34 bottoni, 3 voci
sinistra: 4 file, 48 bassi, 4 voci.
Dunque, questa fisarmonica da Tulle andrà in esilio per alcuni mesi nella
capitale, per arricchire ed illustrare la mostra del Musée de la Musique.
La notizia che circola da ieri, dell'arresto di una presunta banda di
SCHIAVISTI (chiamiamo le cose col loro nome), ovviamente è circolata rapida come
un fuoco di fascina. Non è da escludere che, come in altri casi gli arresti
siano avvenuti in tempi diversi, e per la riservatezza delle indagini tutta
l'operazione sia stata svelata a fatti compiuti. Lo dico, perché in passato mi è
capitato di seguire casi simili.
Chi si è autonominato difensore "a prescindere" dei Rom e dell'umanità
offesa, già ieri diceva che non si trattava di un'indagine contro LA RIDUZIONE
IN SCHIAVITU', bensì della solita politica anti-rom, che mira a fare dello
"zingaro" il nemico pubblico. Non intendo entrare in questa polemica dai toni
scontati; lascio anche perdere il peso che una notizia simile ha tra le cronache
di questi giorni.
Mi limito a farvi notare alcuni particolari, che probabilmente stanno sfuggendo
sull'emozione del momento:
in effetti i titoli di giornali parlano di "una
banda di rom sfruttatori", quindi se da un lato c'è l'etnicizzazione
(scusate il termine) del crimine, e questo dovrebbe essere
proibito, dall'altro non si scrive e non si lascia intendere che
tutti i Rom lo siano, anzi, i fatti raccontati svelano
esattamente l'opposto;
come lettori siamo portati a pensare che azioni simili siano
quasi sempre estemporanee e magari dettate da opportunità
politiche, io invece sono convinto che in diversi settori le
varie politiche repressive (perché di REPRESSIONE si tratta,
buona o cattiva che sia) vadano coordinandosi a livello europeo;
faccio un esempio: il fatto che contemporaneamente un'operazione
simile sia
avvenuta in Francia, dobbiamo leggerlo come una coincidenza
o no?
Dopo oltre una ventina d'anni che, fortunatamente per ragioni indipendenti
dalla mia professione, frequento anche l'ambiente dei mendicanti, posso dire:
da un lato, c'è chi lo fa, o continua a farlo, per la sua
condizione di miseria, di volta in volta considerandolo come un
lavoro o come una semplice necessità. Senza essere costretto a
farlo da bande organizzate di criminali, ma solo dalla
propria condizione personale. Se il paragone non appare
azzardato, è un discorso simile a quello (altrettanto datato)
della prostituzione, anche se immagino che le tariffe siano
diverse;
dall'altro lato, in tutti questi anni, via via ho sentito
parlare di traffico di persone dalla Bosnia (anni '90), dal
Kosovo (anni 2000) e sempre più spesso dalla
Romania. Ma 20 anni fa mi ricordo di cronache simili che
accompagnavano l'arrivo delle ondate di immigrati dal nord
Africa, dove i Rom non c'entrano. Quindi l'idea che mi son fatto
non è di una TARA CRIMINALE presente in questo o in quel popolo,
ma di un business che sia alimento della miseria.
Business che esiste (è sempre esistito, anche quando toccava agli Italiani
partire per TERRE LUNTANE), non lo nego. E non nego che siano indagini delicate,
soprattutto per la condizione delle vittime, di cui dopo nessuno si interessa
più. Ma, visto il ripetersi decennale di cronache simili, col tempo mi si è
formata in testa una domanda, a cui non riesco a dare risposta:
è immaginabile l'esistenza di un'organizzazione straniera
che in tutti questi anni si amputa e si riforma in est Europa,
Africa, America del sud (una specie di SPECTRE dei poveri)? E'
possibile che operino da così tanto tempo in Italia senza avere
basi, accordi, coperture con ITALIANI? E perché tra i periodici
arresti non ci sono Italiani? Chi li copre?
Tutto ciò, parlando della nuda cronaca nera. Dietro, mettiamoci qualche arida
cifra:
ad esempio, in Romania lo stipendio di un dottore si aggira
sui 500 euro, quello di un operaio sui 200 (quando c'è il
lavoro, s'intende). Per arrivare in Italia non devi affrontare
il Mediterraneo in barcone, o viaggiare nascosto sotto gli
assali di un TIR, bastano invece 24 ore di pullman e 100 euro.
Se le condizioni economiche sono queste, il razzismo diviene un
elemento secondario e continueranno ad arrivare; non ci sono
leggi, polizia o documenti che potranno fermarli. Nel contempo,
chi arriva impara presto che anche soltanto chiedendo l'elemosina o
finendo nei piani bassi della malavita da strada, si possono
guadagnare con poco sforzo e senza documenti cifre equivalenti o
superiori ad uno stipendio medio rumeno; di questo c'è qualcuno
che ne ha fatto un business. Si tratta di una massa di arrivi a
getto continuo che non ha alcun interesse a politiche di
integrazione, piuttosto adopera la strategia del mordi e fuggi.
Lo stesso discorso vale per
Spagna e Francia.
Per terminare, casi simili hanno comunque conseguenze su noi stanziali, sulle
vittime di questi traffici, su chi è Rom e non solo non c'entra con queste
storiacce, ma vive anche nel terrore (giudicate voi se esistenziale o reale) che
i propri figli cadano preda dei trafficanti o piuttosto degli assistenti
sociali. Paura sottopelle e diffusa, che può coniugarsi tanto nel foraggiare il
meccanismo politico-industriale della sicurezza, che nel nostro timore di
fare la carità di fronte ad una mano tesa.
Ieri ho scritto gli appunti sul mio diario, a proposito di un'altra visita il
17 agosto a Nikol e alla sua famiglia, che sono stati sgomberati da Belgrado tre
mesi fa, quando la loro baracca è stata demolita dalle ruspe, per far posto ad
un'altra strada comunale. Ho inviato le mie note a diversi colleghi interessati
alla situazione di questa famiglia. Ne ho mandato copia anche a Marija, che
non ho ancora incontrato, segretaria del sindaco per lo Sviluppo Internazionale,
che dovrebbe riferire al sindaco sulla questione rom, ma non durante la sua
sostituzione estiva. Questa è una versione modificata di quel rapporto:
Cari colleghi,
Venerdì [17 agosto] con Ceda sono andato all'indirizzo riportato sulla carta
d'identità di Nikol, una piccola mahala di baracche in un parco industriale
abbandonato lungo la strada che parte dal centro commerciale "Tempo". Volevo
scoprire perché lui e la sua famiglia fossero dei senzatetto, nonostante avesse
un indirizzo sul documento d'identità.
Fui sorpreso di scoprire che sua madre viveva lì. Ci ha invitato ad entrare e
ci siamo intrattenuti per circa mezz'ora. Piangeva perché non poteva avere con
lei Nikol e la sua famiglia. I suoi "parenti" non lo permettevano. Crediamo che
per parenti intendesse la famiglia del suo ultimo marito (ne ha avuti tre: il
padre di Nikol è stato il primo) che è morto tre anni fa.
Ieri (sabato) sono andato a trovare Nikol e la sua famiglia all'incrocio tra
via 7 Luglio e la strada che porta al Teatro Nazionale.
Sono stati contenti di vedere il mio amico Marco e me. Ho detto subito a
Nikol che il giorno prima ero stato a casa di sua madre. Ovviamente, lo sapeva
già (mentre ero da lei le ha telefonato due volte), ma volevo farlo uscire allo
scoperto. Mi ha chiesto perché avessi copiato i dati della sua carta d'identità.
Gli ho detto che avevo bisogno di quelle informazioni per aiutarlo. Ha detto di
apprezzarlo.
Gli ho chiesto perché non vivesse con sua madre. Ha detto che i suo cugini lo
hanno picchiato e cacciato via. Hanno anche picchiato sua madre. Non ha detto
perché, solo che era impossibile vivere là. Ha detto che i rom strozzini del
posto l'avevano trovato oggi all'incrocio. Erano in taxi e l'hanno seguito,
minacciandolo. Due settimane fa Nikol con la sua famiglia erano scappati dal
magazzino abbandonato (dove il comune li aveva sistemati con altre quattro
famiglie, dopo essere stati sgomberati da Belgrado), a causa delle minacce degli
strozzini, che cercavano sua zia perché il nipote doveva loro dei soldi per la
droga. Dopo le prime minacce, Nikol aveva denunciato alla polizia il pestaggio
della zia da parte degli strozzini, ma dopo ulteriori minacce aveva ritrattato
la sua testimonianza. Ora vivevano per strada, dormendo la notte nei parchi o in
edifici abbandonati.
In questo parchetto, ho visto alcune pile di cartoni appoggiati a terra come
materassi. Ho chiesto a Nikol dove dormissero la notte. Ha risposto lì attorno,
dove trovavano una cantina in un edificio abbandonato accessibile. Hanno
trascorso la giornata all'incrocio, lavando i vetri delle macchine.
Gli ho detto che avevo parecchi vestiti da uomo che potevo dargli. Mi ha
detto che non aveva bisogno di vestiti, avevano bisogno di cibo. Gli ho detto
che avrebbe potuto vendere i vestiti domani al mercato delle pulci della
domenica. Ha detto che non poteva andare là, gli strozzini lo avrebbero trovato.
I bambini si rincorrevano con allegria lì attorno ma la zia di Nikol (la
sorella di sua madre) e suo marito non si sono alzati dal marciapiede su cui
erano seduti. Erano molto depressi. Nikol ha detto che sua moglie avrebbe avuto
un incontro in municipio, lunedì alle 8.30 di mattino.
Il centro sociale Santa Sava si era offerto di pagare il loro affitto, se
avessero trovato un posto per 50 euro al mese. Hanno detto che non riuscivano a
trovare un posto. Se non si fosse trovato una soluzione lunedì in municipio,
Nikol ha detto che avrebbe mandato i bambini a mendicare, per trovare il denaro
per prendere l'autobus che li riportasse a Belgrado. Almeno, lì poteva
guadagnare qualcosa e sarebbe stato lontano dagli strozzini che li inseguivano.
Attorno non ho visto cibo, nemmeno una crosta di pane. Gli ho detto che
l'indomani avrei portato loro qualcosa da mangiare. Mi hanno chiesto quando. Ho
detto, a mezzogiorno circa.
Dopo aver inviato questo rapporto ai miei colleghi, Marco, che ha fatto
da interprete all'incontro con Nikol, mi ha inviato questa correzione: "Hanno
detto di dormire in edifici residenziali che abbiano le cantine aperte,
piuttosto che in edifici abbandonati; per questo hanno paura che i residenti
vedendoli in cantina li prendano per ladri."
Dopo aver ricevuto la sua copia del rapporto, Ceda mi ha informato che Sunja,
la moglie di Nikol, tempo fa aveva chiesto shampoo contro i pidocchi per i suoi
bambini. Mi ha detto che se compravo del cibo per loro, avrei dovuto
portarglielo. L'ho invitato a venire con me e si è detto d'accordo.
Abbiamo preso l'autobus delle 13:05 per il mercato di Durlan. Prima siamo
andati da un macellaio all'angolo, che griglia gratis tutta la carne che si
compera da lui. Ho preso due chili di kebab (carne, ndr.). Ci hanno
detto di tornare tra mezzora a prendere la carne grigliata. Nel frattempo
abbiamo comperato dieci forme di pane e due chili di pomodori.
Abbiamo preso un taxi per incontrare Nikol e la sua famiglia. Erano seduti
all'ombra di un piccolo gruppo di alberi e cespugli all'incrocio della 7 Luglio.
Nikol aveva una spugna in mano, ma non stava lavorando. Per la verità, non c'era
molto traffico quella domenica pomeriggio. Erano le 14:30 circa.
Nikol non aveva molte nuove. Non mi ha menzionati gli strozzini zingari.
Soltanto che l'incontro di domani in municipio sarebbe sto per sua zia e non sua
moglie. Comunque, mi haq detto che avevano trovato un appartamento per i
bambini. Costava 140 euro al mese. Il centro sociale ne aveva offerti solo 50.
Ho detto a sua zia di informare il municipio sull'offerta e che a mia volta
avrei fatto pressione sul sindaco per trovare i fondi mancanti.
Sunja era ancora più contenta lo spray per i pidocchi che il cibo, anche se i
bambini si sono buttati sul pane come se non avessero mangiato da tanto tempo.
Hanno mangiato pochissimo kebab. Era ovvio che il pane costituiva il loro
alimento principale. A dire il vero, si sono comportati come se sino allora non
avessero mai mangiato carne.
La farmacista mi aveva consigliato lo spray, invece dello shampoo contro i
pidocchi. Dato che questa famiglia non sapeva assolutamente dove o quando
avrebbe potuto rifornirsi di acqua, lo spray era più pratico. Ho preso diverse
foto dei bambini che mangiavano assieme alla madre e alla zia (qui non
riportate, ndr.).
[...] Nonostante le terribili condizioni, i ragazzi sembrano felici, ignari
del pericolo che gli strozzini potrebbero tentare di rapirli e mandarli
all'estero in una qualche banda di accattoni, come punizione-risarcimento per il
prestito di 150 euro fatto al loro cugino scappato a Belgrado.
Capita, a proposito di
Polansky, che qualcuno mi
chieda perché lui sia ancora in giro per l'Europa a raccontare le stesse storie e
presentare nuovi libri. Altri mi chiedono perché non lo faccia gratuitamente.
Tutto ciò che ho raccontato e tradotto di lui negli anni scorsi, è stato
finanziato da quei libri e dalle conferenze che tutt'ora tiene. Quando si parla
di Rom, di conflitti a bassa o alta intensità, bisogna tradurlo in medicine che
nessun altro fornisce, in lunghi ed estenuanti viaggi e trattative perché le
autorità riconoscano loro i diritti più elementari, ed altro ancora... Soldi: volgarmente
parlando. A volte e col tempo, il caso può assumere rilevanza internazionale,
come il campo di concentramento di
Lety trasformato in porcilaia, o il decennale
avvelenamento da metalli pesanti nei campi profughi in Kosovo; altre volte è
lavoro quotidiano, poco visibile, come il recente caso dei
Rom sgomberati a
forza da Belgrado di cui sopra avete letto un particolare. C'è ancora bisogno di voi, di solidarietà che vada oltre le
belle parole e le buone intenzioni. C'è bisogno di lettori, di chi voglia
mettersi in gioco organizzando un incontro, di chi faccia circolare questi
messaggi. Paul Polansky tornerà in Italia a fine settembre e ci rimarrà
almeno tutta la prima settimana di ottobre. Fatevi vivi.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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