Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 23/12/2007 @ 09:50:56, in Europa, visitato 2441 volte)
Da
Bulgarian_Roma
Sociologi dell'agenzia Skala hanno condotto una ricerca pubblicata il 20
dicembre in un seminario a Borovets, secondo la quale monta un'allarmante
intolleranza verso le diverse etnie e quanti hanno orientamenti sessuali
non-tradizionali
[...] Secondo la ricerca [...], il 68% degli intervistati non solo sono a
conoscenza della discriminazione etnica, ma l'accettano come qualcosa di
normale, [...] anche da chi la subisce.
I ricercatori trovano che l'avversione etnica tra Turchi e Rom è più
profonda, di quella tra i due gruppi e l'etnia Bulgara.
Il 39% dell'etnia Turca dice di aver subito discriminazioni, il 12,5%
fisicamente ed il 17,3% psicologicamente.
D'altro canto, il 37,7% dell'etnia Turca non accetterebbe che i propri figli
si sposassero con un Bulgaro/a, e fino al 70% non accetterebbe un matrimonio con
un/a Rom. Il 36% dell'etnia Turca non vorrebbe lavorare nella stessa stanza di
un Rom, il 34% dicono di non volere amici Rom, ed il 54,6% non vogliono mandare
i loro figli a scuola con i Rom.
I Rom sono più negativi nella loro attitudine verso i Turchi che verso i
Bulgari. Circa il 5% dei Rom non manderebbe i propri figli a scuola con i
Bulgari, comparato al 27,6% che non li manderebbe a scuola con i Turchi. Oltre
un quarto dei Rom non accetterebbero che i loro figli/e si sposassero con i
Bulgari o i Turchi.
Oltre metà dei Rom dice di essere stato vittima di discriminazione motivata
etnicamente, sino al 62% dice di incontrare regolarmente situazioni che violano
i loro diritti.
Mentre l'83% degli intervistati pensa che i proprietari di edifici senza
accesso facilitato per le disabilità dovrebbero essere sanzionati ed il 92% dice
di non avere niente in contrario a lavorare nella stessa stanza di un disabile,
solo l'11% accetterebbe che i suoi figli ne sposassero uno. Il 29% dice di non
sapere come comunicare con persone con disabilità.
I sociologi dicono che la società bulgara mostra una forte omofobia. Circa
l'80% dei Bulgari hanno un'attitudine negativa verso gli omosessuali, nel 53%
estremamente negativa. Solo il 17% dice che potrebbero parlare tranquillamente
con qualcuno che sanno essere omosessuale. Circa metà degli intervistati dicono
di non volere lavorare nella stessa stanza di in omosessuale e tre quarti non
vorrebbero averlo come amico. Il 70% non manderebbero i loro figli a scuola, se
sapessero che l'insegnante è omosessuale. Metà dei Bulgari non accetterebbero un
figlio omosessuale.
I ricercatori non hanno trovato discriminazione sul campo religioso, con
l'eccezione dell'attitudine verso la chiesa evangelica, che, dicono, ha più
carattere politico che religioso.
Di Fabrizio (del 15/12/2007 @ 09:24:28, in Europa, visitato 2358 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
11 Dicembre 2007 - Secondo informazioni fornite dal Centro Rom ed Ashkali di
Pristina, i Rom hanno iniziato a lasciare il Kosovo per timore di nuove
violenze. Durante le loro visite sul campo nell'enclave serba di Gracanica nei
pressi di Pristina, l'OnG ha trovato che sette famiglie su 38 sono già
partite.
Preoccupazioni sulla sicurezza sono le principali ragioni che guidano i Rom
via dal Kosovo. Secondo l'OnG i Rom hanno paura di diventare bersaglio di
attacchi a seguito di una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Sono anche
preoccupati perché né le forze internazionali né le truppe locali offrirebbero
loro protezione.
La comunità Rom di Gracanica è una delle più grandi comunità Rom rimanenti in
Kosovo. Si stima vivano lì 4.000 Rom, molti dei quali ex residenti della
distrutta Mahala Rom di Pristina.
Source:
http://kosovoroma. wordpress. com/category/ news/
For further information please refer to the Roma and Ashkali Documentation
Centre in Pristina:
http://www.rad- center.org
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Berlino, 10 Dicembre 2007 - I Verdi tedeschi e l'organizzazione dei rifugiati
Pro Asyl hanno chiesto una moratoria temporanea dei rimpatri forzati verso il
Kosovo. La moratoria dovrebbe essere almeno di sei mesi.
La leader del partito Claudia Roth ha dichiarato che gli appartenenti alle
minoranze etniche sono particolarmente toccate dalla mancanza di stabilità. Per
questa ragione il direttore di Pro Asyl, Günther Burkardt, ha chiesto alle
autorità tedesche di garantire uno status stabile ai rifugiati in Kosovo.
Secondo la sua organizzazione, ci sono attualmente circa 23.000 Rom kosovari
in Germania.
Source:
Kosovo
Roma Website
Da
Roma_Daily_News
Nel contesto dell'attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo, Knut
Vollebaek, Commissario OCSE per le Minoranze, ammonisce sulla possibilità di un
nuovo esodo dei Rom dalla provincia meridionale Serba.
Ha detto ad Helsinki che la sua preoccupazione è che i rimanenti membri della
minoranza Rom possano partire per le vicine Macedonia e Montenegro, se la loro
sicurezza, in particolare nelle parti meridionali, non fosse garantita.
[...]
Il Commissario, in carica da sei mesi, dice di aver incontrato rappresentanti
di tutte le comunità durante al sua visita in Kosovo a settembre.
Nel suo rapporto conclusivo ha chiesto tanto a Pristina che a Belgrado di non
dimenticare l'integrazione "della probabilmente minoranza più vulnerabile" sullo
sfondo del conflitto serbo-albanese.
"I Rom vivono in comunità molto piccole. Sono stati completamente
dimenticati: non hanno partecipato ai negoziati. E' come se non esistessero."
http://kosovoroma.wordpress.com/
e-mail: kosovoroma@gmail.com
Di Fabrizio (del 13/12/2007 @ 11:41:15, in Europa, visitato 2325 volte)
Da
Ticinonews
Furono 590 i bambini della strada "sequestrati" da Pro Juventute
EDIT
11.12.07 16:25
Furono 590 i bambini jenisch tolti ai loro genitori fra il 1926 e il 1973 da Pro
Juventute nell'ambito del programma "Bambini della strada". La metà di questi
sequestri avvennero nel canton Grigioni, dove viveva la più importante comunità
nomade. Le cifre sono pubblicate in uno studio del Fondo nazionale che si è
chinato sulla storia delle popolazioni nomadi in Svizzera nel XIX. e XX
secolo.
Per 47 anni i figli degli jenish, dei sinti e dei rom della Svizzera furono
sistematicamente sottratti ai loro genitori e collocati presso genitori
affidatari, istituti, cliniche psichiatriche e orfanotrofi. La formazione
scolastica ricevuta dalla maggior parte di questi bambini fu rudimentale o
addirittura inesistente, scrivono oggi in una nota i responsabili dello studio
"Integrazione ed esclusione" (PNR51).
Più dell'80% di questi bambini non ebbero alcuna possibilità di scegliere un
mestiere e più di un bambino su quattro fu dichiarato criminale e piazzato in un
istituto chiuso. Le cifre esatte di questo oscuro capitolo della politica
sociale svizzera hanno potuto essere ricostruite analizzando i dossier di Pro
Juventute che sono conservati all'Archivio federale. Finora si parlava di circa
600 bambini sottratti ai loro genitori.
I ricercatori hanno analizzato l'impatto dei dossier realizzati nell'ambito del
programma "Bambini della strada", arrivando alla conclusione che la
stigmatizzazione e la discriminazione dei cosiddetti "vagabondi" era
strettamente legata alla burocratizzazione dello Stato. I dossier non
circolarono soltanto all'interno di Pro Juventute, ma furono utilizzati, con
tutte le valutazione che contenevano, anche dalle autorità, dagli istituti e
dalle cliniche a scopi di propaganda.
ATS
Di Fabrizio (del 07/12/2007 @ 11:15:20, in Europa, visitato 1762 volte)
Da
Roma_Italia
Al Primo Ministro Mr. Romano Prodi
Spettabile Signore!
L'ultima volta abbiamo ricevuto diverse informazioni sui Rom e le loro
difficoltà. I Rom Bielorussi esprimono la loro profonda preoccupazione sulle
recenti violenze contro i Rom Rumeni in Italia. Siamo anche preoccupati sulla
mancanza di azioni effettive delle autorità Italiane per prevenire le
aggressioni ai Rom Rumeni.
Vogliamo protestare contro la campagna di minaccia razziale in Italia contro
i Rom.
Il governo Italiano ha emesso un decreto che facilita le espulsioni dei
Rumeni ed i Rom in particolare. Questo decreto viola leggi fondamentali,
come la libertà di movimento ed altri diritti umani basici. Inoltre il governo
italiano deve considerare che la Romania è un membro dell'UE. Come membro della
UE tutti i cittadini Rumeni, senza distinzione di etnia e nazionalità, hanno
libero accesso a tutti glli stati membri UE. Così i Rom Rumeni possono restare
in Italia quanto lo desiderano. Non hanno bisogno di alcun tipo di permesso,
precetto, visto o altro. Sono Europei. Inoltre voglio sottolineare che le
espulsioni non sono una soluzione universale a tutti i problemi. Il Popolo Rom è
la parte più vulnerabile della società in tutti i paesi.
L'espulsione dei Rom dall'Italia è una violazione dei Diritti Umani, degli
accordi di base tra gli stati e una violazione della Costituzione Italiana.
I Rom Bielorussi chiedono al governo Italiano di cancellare urgentemente il
decreto d'emergenza sull'espulsione dei Rom.
Speriamo che soltanto cooperando possiamo raggiungere il successo e la
prosperità.
Spero che questi incidenti non possano influenzare su tutte le relazioni
interetniche in Italia. Spero che l'Italia, come paese democratico, possa
trovare il coraggio e la saggezza di sedersi ad un tavolo e trovare la
soluzione.
Con i migliori saluti
Kalinin Nicolas
Delegato Bielorusso al Forum dei Rom e Viaggianti Europei (ERTF)
3.12.2007
Minsk
Di Fabrizio (del 02/12/2007 @ 09:30:58, in Europa, visitato 1985 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
26.11.2007 scrive Rando Devole
Un fatto di cronaca che fa partire una dura campagna antirom(ena): indignazione
popolare, articoli, trasmissioni televisive, analisi sociologiche e
dichiarazioni dei politici. Paradigmi di paure, diversità, integrazione in
questo commento scritto per Osservatorio dal sociologo Rando Devole
Alla fine di ottobre un crimine efferato ha scosso l’Italia. Una donna è stata
seviziata e uccisa alla periferia di Roma. Il presunto omicida è stato catturato
dalle forze dell’ordine. Era romeno, e rom, abitante nelle baracche adiacenti il
luogo del delitto. I media hanno dato un enorme risalto alla notizia. È seguita
l’indignazione popolare, accompagnata da testimonianze, dichiarazioni, denunce,
accuse, articoli, commenti, servizi, sondaggi, trasmissioni televisive ed
analisi sociologiche. La politica ha risposto con un acceso dibattito senza
esclusione di colpi, per finire con un decreto urgente in materia di
espulsione di cittadini comunitari. Il quadro non sarebbe completo se non si
ricordassero alcuni atti di xenofobia a danno di cittadini romeni, ovviamente
seguiti da condanne unanimi e appelli alla calma; tutto corredato da contatti
febbrili bilaterali con la Romania e da battute a distanza con l’Unione Europea.
Per le persone attente si tratta di un episodio già visto. Un déjà vu
collettivo. Il caso degli albanesi è ancora fresco, per non dire attuale.
Qualche cittadino albanese commetteva un omicidio o altra violenza, seguivano
indignazioni e rabbie diffuse, interpretazioni strumentalizzanti, giustificanti
e/o asettiche, appelli accorati, dichiarazioni di circostanza, provvedimenti
immediati. Non mancavano i via vai di delegazioni ufficiali, le accuse
rincorrenti, le chiamate alle ronde, gli inviti al buonsenso; si scomodavano
perfino i personaggi dello spettacolo. Per concludere si interpellava, come
sempre, l’Europa. Quindi, niente di nuovo sotto il sole.
Per gli amanti dei retroscena e gli appassionati di dietrologie, si tratta di un
episodio da manuale. Si aspetta il momento propizio per trovare un caso
eclatante: tra tanti delitti c’è sempre uno che si distingue per emblematicità.
Dopo averlo scelto, lo si butta nel ciclone mediatico; ciò gli darà forza,
facendolo diventare il suo occhio ciclopico per parecchi giorni. Poi si gioca al
rialzo con proposte di misure emergenziali, mettendo sulla bilancia la rabbia
popolare. L’attenzione dell’opinione pubblica verrà monopolizzata, mentre altre
cose finiranno nel dimenticatoio, oppure passeranno in secondo piano. La formula
è suggestiva, ma piuttosto inverosimile.
Qualche volta i déjà vu sono pure e semplici illusioni, mentre le
interpretazioni cospirative facili fantasie. C’è una certezza sola. Il
pregiudizio regna sovrano. Per giunta, aiutato da ovvietà disarmanti, ai confini
delle banalità, le quali, spacciate per controargomentazioni efficaci, non
riescono a scalfirlo neanche in superficie: ad. es. “non sono tutti cattivi”,
“non facciamo di tutta l’erba un fascio”, “sono utili all’economia”, “i rom non
sono romeni”, “i romeni non sono tutti rom”, “i romeni sono comunitari”, e così
via. I rom passano sotto la radiografia dei media, che enciclopedicamente
forniscono dati tra tabelle e grafici colorati: quanti sono, dove sono, ceppi
etnici, quali origini, quale delinquenza. Alcuni dati fanno paura, altri meno.
Dipende da come li presentano.
I Balcani ed i paesi dell’Est c’entrano sempre; quando si parla di sicurezza e
immigrazione non mancano mai dalle pagine dei giornali. Non si comprende se
influisce la delinquenza comune dall’immancabile “accento slavo” (ceppo a cui i
romeni casualmente non appartengono), la provenienza di molti rom, oppure il
lato oscuro di quelle parti, dove regna l’ignoto, dalla cui oscurità emergono
vampiri per tormentarci l’immaginario. Se molti riconoscono nei Balcani la
polveriera d’Europa, oppure la regione più divisa del continente, pochi sanno
che i Paesi balcanici sono legati tra di loro con tanti fili, tra cui spicca
quello dei rom, che con l’arte della sopravvivenza, la libertà professata e,
soprattutto, la loro musica folcloristica, hanno sempre fatto da sfondo alle
storie della regione e alle sue memorabili narrazioni.
Seppur uguale ad altre nella sostanza, la recente campagna antirom(ena) ha
presentato elementi nuovi. Innanzi tutto la confusione totale tra rom, romeni e
rom romeni. Sarebbe offensivo per il lettore spiegare nuovamente le differenze
evidenti. Tuttavia, le assonanze hanno influito poco sul caos cognitivo, unico
complice è stata l’ignoranza. D’altronde senza l’humus dell’ignoranza, i
pregiudizi stentano a rimanere in vita. Infatti, parte dell’opinione pubblica
considera i romeni come extracomunitari, non come membri a pieno titolo dell’UE.
Non è un bel segnale per l’Europa allargata, specialmente per gli altri paesi
balcanici che sono in sala d’attesa da tempo. Dall’altro lato, per fortuna, la
religione non era in discussione questa volta. Del resto la diversità viene
ricostruita con i materiali a disposizione, che non sono mai scarsi.
Se le reazioni collettive sono generate da angosce ataviche, se le certezze
traballano di fronte alla diversità, se le paure aumentano nell’incontro con
l’Altro, se il pregiudizio coalizza e demonizza contemporaneamente, se la
propria aggressività non è più riconosciuta, se la sindrome del nemico interno
ci perseguita senza sosta, se la violenza viene proiettata sui diversi, se gli
stranieri sono percepiti come una minaccia, allora c’è una sola cosa da capire:
noi stessi. Perché l’immigrazione è uno specchio che riflette tutto: la paura e
il coraggio, la sfiducia e l’ottimismo, i difetti e i pregi. E non possiamo
colpevolizzare lo specchio se ciò che riflette non ci piace. Possiamo anche
romperlo volendo, ma non abbiamo risolto nulla.
Non solo il delitto di Roma, ma anche quello di Perugia e di Garlasco, con le
loro vittime femminili indicano che viviamo in una società culturalmente
febbricitante, in prenda alla paura, dove la violenza trova la sua ragion
d’essere, perché prevale il concetto della sopraffazione sui deboli. Poco
importa il passaporto del carnefice. Invece, risulta importante la cultura della
legalità, i doveri che vanno di pari passo con i diritti, la giustizia giusta,
il rispetto della persona. In un quadro di regole chiare, dove vige la certezza
della pena, ma anche quella del merito, è più facile misurarci sui valori
fondamentali inalienabili e non sulle divisioni artificiose tra noi e loro. Che
siamo tutti fragili e indifesi lo dimostrano perfino le divisioni acclamate
dalle stesse vittime della discriminazione, che vogliono distanziarsi dai soliti
rom, come se additare l’altro fosse un atto di purificazione.
Le baraccopoli costituiscono una grande metafora dell’emarginazione. Persone che
vivono ai margini della società, nell’isolamento, nella diffidenza verso gli
altri, senza integrarsi, nel degrado urbano. In una situazione di paura
reciproca, non cambierebbe molto se al posto delle lamiere ci fossero le mura.
Neanche un bagno con idromassaggio allontanerebbe lo spettro dell’esclusione
sociale. Tante isole non necessariamente fanno un arcipelago.
Lo straniero assoluto non esiste, ha scritto Tahar Ben Jelloun, perché siamo
sempre stranieri rispetto agli altri. La storia dei romani, romeni e rom, con la
loro somiglianza fonetica, ci insegna proprio questo: siamo uguali nella nostra
diversità. Ovviamente, le potenzialità non mancano neanche ai moderni, il cui
Dna culturale è fatto principalmente di diversità, forse il loro vero punto di
forza. Lo dimostra inoltre il vissuto di ogni giorno, con tanti begli esempi di
integrazione, di rispetto reciproco, che, purtroppo, non fanno mai notizia.
Certo è che stigmatizzare i diversi, criminalizzare intere comunità,
generalizzare il male, significa proiettare verso gli altri il proprio lato
oscuro, trasformare le vittime in carnefici e viceversa, ed infine, accumulare
macerie valoriali nella nostra anima. Ma ad un certo punto, non ci serviranno né
ruspe, né zingare chiromanti, per salvarci dal nostro futuro.
Di Fabrizio (del 13/11/2007 @ 00:57:47, in Europa, visitato 1768 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
06.11.2007 scrive Mihaela Iordache
La Romania in mezzo
Romeni e italiani. I legami che da sempre avvicinano questi due popoli rischiano
di essere messi in discussione da episodi di cronaca simili a quello di Tor di
Quinto e dalle reazioni delle istituzioni italiane. Uno sguardo dalla Romania
“Questi barbari che ci staccano dall’Europa”, ma anche “Fermati gli attacchi
contro i rumeni”, “Italiani ci cacciano –noi rispondiamo con Mircea Eliade e
Emil Cioran”. Così titolano i giornali in Romania dopo che la tragedia di Tor di
Quinto ha aperto il vaso di pandora delle polemiche sull’immigrazione da questo
paese verso l’Italia.
Giovanna Reggiani, 47 anni, era stata brutalmente aggredita e uccisa da Romulus
Nicolae Mailat, 24 anni, rom di cittadinanza rumena.
In Romania non si parla d’altro che dell’Italia. I legami che da sempre
avvicinano questi due popoli, legami storici, culturali e linguistici rischiano
di essere messi in discussione da episodi di cronaca simili a quello di Tor di
Quinto. La reazione dei romeni alla vicenda è stata di sdegno e pronta condanna
nei confronti del gesto compiuto dal connazionale.
A pochi giorni dall’omicidio di Giovanna Reggiani, venerdì scorso, quattro
rumeni sono stati aggrediti selvaggiamente in un parcheggio della periferia di
Roma. Bucarest si è vista costretta ad intervenire in difesa dei propri
cittadini: il ministero degli Esteri rumeno ha chiesto a Roma di schierarsi
apertamente contro la xenofobia. Oltre a condannare con fermezza l’aggressione
ai danni dei cittadini romeni, dalla Romania è arrivato un appello alle
istituzioni dello stato italiano perché prendano le misure necessarie affinché
atti xenofobi di questo genere non si ripetano più, indagando "urgentemente",
identificando e punendo i colpevoli dell’aggressione.
Dopo aver espresso la condanna per la tragedia di Giovanna Reggiani e aver
mandato tre investigatori a Roma, il primo ministro Calin Popescu Tariceanu ha
annunciato nuove misure perché “i delitti commessi da una sola persona non
compromettono l’immagine della Romania e dei rumeni che lavorano onestamente in
Italia”.
Sono quasi 600.000 i rumeni che vivono regolarmente in Italia, la comunità
straniera più numerosa del paese. “Ora si sentono minacciati e temono ritorsioni
solo perché hanno lo stesso passaporto dell’assassino di Tor di Quinto” lamenta
l’Associazione dei Rumeni in Italia. Sono cittadini onesti che lavorano nelle
case degli italiani, prendendosi cura degli anziani, nei cantieri, costruiscono
palazzi o strade. Ora subiscono accuse generalizzate per i delitti commessi da
alcuni dei loro connazionali. Le associazioni dei rumeni in Italia garantiscono
inoltre la loro disponibilità a collaborare con le autorità italiane per
individuare i cittadini che delinquono. Perché non è giusto,dicono,che si faccia
di tutta l’erba un fascio.
Se è vero che esiste una fascia di emigranti che si sposta avendo già
l’intenzione di commettere reati, molti sono spinti a farlo dalle difficili
situazioni con cui si scontrano. In entrambi i casi, l’emigrazione parte spesso
dai villaggi poveri o dalle periferie delle grandi città, dove la mancanza di
lavoro preclude l’integrazione sociale.
E’ il caso di Nicolae Romulus Mailat, 25 anni, cittadino rumeno di etnia rom,
accusato dell'aggressione a Giovanna Reggiani. Nel 1997, quando aveva 14 anni,
le autorità rumene lo avevano destinato ad un centro di rieducazione per
minorenni, in seguito alle accuse di aver commesso diversi reati. Nel 2006 un
tribunale di Sibiu lo aveva condannato a tre anni di reclusione per furto, ma fu
graziato nello stesso anno. Subito dopo, la partenza per l'Italia.
Nel quadro della lotta alla criminalità, da un anno è in corso un progetto –
ITARO - di collaborazione tra la polizia italiana e quella romena. Alla luce di
quello che sta accadendo in Italia, dove è in vigore il decreto sulle espulsioni
dei cittadini comunitari, il governo di Bucarest ha deciso mandare in penisola
altri 30 ufficiali della polizia romena. Bucarest chiede che le espulsioni siano
motivate e vuole che i rappresentanti diplomatici rumeni in Italia siano
informati con 24 ore di anticipo in merito ad eventuali provvedimenti di
espulsione presi nei confronti dei propri cittadini. Inoltre Bucarest
incoraggerà il rimpatrio volontario garantendo un posto di lavoro ai rumeni che
rientrano in patria. Questi inoltre potranno ricevere assistenza giuridica da
parte di studi legali specializzati in ambito di libera circolazione delle
persone nell’Unione Europea.
Il premier Tariceanu, che in settimana dovrà incontrare a Roma il primo ministro
Romano Prodi, si appella agli investitori italiani perché contribuiscano a
distendere i rapporti italo-rumeni. L’Italia è infatti il principale partner
commerciale della Romania e qui risiedono ormai da anni migliaia di cittadini
italiani.
A Bucarest c’è una sorta di unità di crisi che riguarda i rumeni che vivono in
Italia. Le dichiarazioni si susseguono di continuo. Il presidente rumeno Traian
Basescu condanna "ogni violazione della legge commessa da un cittadino rumeno in
Romania, così come all'estero. Ma anche ogni atto di violenza contro cittadini
rumeni così come ogni discorso che inciti la gente a non rispettare i diritti
civili dei romeni, senza riguardo a dove si trovino nell'Unione europea".
Basescu critica inoltre il modo in cui l’Italia sta mettendo in pratica il
decreto sulle espulsioni, chiedendo che il ministro per gli affari esteri
consulti la Commissione Europea in merito. “Le espulsioni di cittadini europei,
che vivono in altri paesi Ue, devono essere motivate su situazioni individuali e
non di gruppo”, così il portavoce della Commissione Ue Johannes Laitenberger ha
commentato il decreto sulla sicurezza presentato dal governo italiano. Il
vicepresidente della Commissione Franco Frattini ha spiegato che "chi non ha
mezzi di sussistenza adeguati per vivere nel nostro paese deve poter essere
espulso" e le espulsioni devono essere effettive.
La Romania chiede invece che sia rispettato il termine di 30 giorni entro quale
i rumeni espulsi possono fare ricorso.
D’altra parte, Basescu sostiene che la questione rom non riguarda la sola
Romania ma dev’essere discussa a Bruxelles, perché c’è bisogno di un progetto
europeo per l’inclusione di questa minoranza (quasi 2,5 milioni di persone si
avvicina al 10% della popolazione rumena).
Agli occhi dei rumeni, i rom sono gli unici colpevoli di tutte le accuse e le
polemiche divampate in questi giorni, e questa percezione genera un effetto
boomerang che rischia di acuire l’intolleranza nei confronti della minoranza
rom.
“I rumeni commettono i loro errori, gli zingari hanno le loro debolezze, ma
dobbiamo trovare insieme una soluzione per uscire da questa difficile
situazione” sostiene Madalin Voicu, noto opinionista rom. “Per portare un fiore
o accendere una candela basta essere uomo”, dicono invece i cittadini rumeni,
per lo più di religione ortodossa. Sono stati in molti a riunirsi nel centro di
Bucarest per partecipare alla messa in memoria di Giovanna Reggiani, officiata
mentre a Roma si svolgeva la cerimonia funebre. Altri hanno lasciato e
continuano a lasciare messaggi di cordoglio e sdegno nella piazza
dell’Università, simbolo della Rivoluzione dell’89 e quindi della libertà. Una
tv privata vi ha installato un cartellone sul quale si stanno raccogliendo
migliaia di messaggi sotto il titolo: “Tu fai la Romania. Una preghiera per
Giovanna”. I rumeni sentono il bisogno di ribadire la loro condanna e il senso
di vergogna nei confronti del connazionale.
Gli italiani sanno quanto sia difficile per un emigrante sopportare una
reputazione negativa di cui sono responsabili solo alcuni dei connazionali, e
dovrebbero essere coscienti dell’errore insito nelle generalizzazioni. E’ un
grave errore pensare che esistano popoli buoni o cattivi.
Di Fabrizio (del 12/11/2007 @ 09:03:32, in Europa, visitato 1559 volte)
By ČTK 7 Novembre 2007
Prague, Nov 6 (CTK) - Martedì scorso attivisti dell'associazione Dzeno hanno inviato un tubetto di crema solare ed un buono per un solarium al deputato Ministro per lo Sviluppo Regionale Jiri Cunek, leader dei Cristiano Democratici KDU-CSL) [...]
Nella loro lettera, l'hanno ringraziato per "il lavoro modello del governo nel campo dell'integrazione dei Rom nella società" ha detto il presidente di Dzeno, Ivan Vesely.
A marzo, Cunek aveva provocato l'attenzione pubblica con le sue parole al tabloid Blesk su "le persone di pelle scura" alludendo al colore della pelle dei Rom, che "fanno disordini con la loro famiglia e appiccano fuochi in città."
Precedentemente, Cunek era stato criticato dalle organizzazioni rom e da altri attivisti per i diritti umani, per aver sgomberato degli affittuari Rom da una casa in cattive condizioni nel centro di Vsetin, quando era sindaco della città, nel nord della Moravia.
Cunek ha anche detto che la maggior parte dei Rom abusa dei benefici sociali.
Settimana scorsa, era apparso che alla fine degli anni '90 Cunek aveva rastrellato benefici sociali, depositando milioni di corone in banca.
Cunek ha detto che si dimetterà da ogni incarico governativo.
"Visto il cattivo tempo, osiamo trasmettere un buono per la terapia solare, dato che siete conosciuto come un fan dei bagni di sole," dice la lettera.
Cunek dovrebbe accettare il "modesto regalo" come "segno di gratitudine e comprensione."
Alla fine della lettera, gli attivisti augurano a Cunek un "magnifico bagno solare per il resto dell'anno."
Cunek insiste nel proclamarsi innocente e nel dire che la sua condotta non è stata immorale.
Di Fabrizio (del 07/11/2007 @ 09:26:48, in Europa, visitato 2063 volte)
Rapporto sulla Violazione dei diritti basici del popolo Rrom
Presentato al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa
Secondo la Costituzione Albanese, ogni membro della minoranza Rrom che viva
in Albania ha i medesimi diritti di qualsiasi altro cittadino albanese; questo è
previsto nelle altre Legislazioni supplementari.
Questa minoranza culturale ha pure il supporto delle disposizioni del
Consiglio d'Europa che tratta i diritti delle minoranze e la carta linguistica
sulle minoranze regionali, ciò significa che esiste l'intera struttura legale
che sanziona i diritti e la libertà fondamentali per quanto riguarda minoranza
dei Rrom.
A fianco dei forum europei che monitorano i diritti della minoranza Rrom
sono stati inviati rapporti, raccomandazioni e note, poste anche delle
condizioni, cercando di ottenere l'attenzione del Governo Albanese e far
presente che questi diritti non sono attualmente realtà. Tutte le volte che ai
differenti Governi è stato chiesto di fare reali questi diritti, questa cosa è
prevista come un termine per quanto riguarda l'applicazione della Repubblica di
Albania nel corso dell'associazione e della stabilizzazione, nel senso verso
Comunità Europea.
Esistono e perdurano differenti progetti, sostenuti finanziariamente. Tentano
di materializzare in realtà i diritti e le libertà fondamentali riguardo la
minoranza Rrom in Albania. Possiamo menzionare qui il Patto di Stabilità o il
Decennio dei Rrom. Il Governo Albanese è spinto dal Consiglio d'Europa nel
disegnare ed approvare la strategia nazionale riguardo la minoranza Rrom. Quel
documento riflette le attività per raggiungere le priorità in differenti campi
dove basicamente è motivato il rispetto dei diritti della minoranza Rrom.
Nonostante la realtà non sia cambiata, la vita ed il lavoro di quelle persone
a volte è peggiorata a causa dei gravi problemi sollevati. Tuttora i Rrom
rappresentano lo strato meno favorito della società che ancora rifiuta i diritti
in campi come:
Il diritto all'educazione
Anche ora dopo 15 anni di democrazia scontiamo la mancanza di "un'intelligenzia"
Rrom e di persone diplomate. La percentuale di analfabetismo nella minoranza
Rrom è superiore all'80%.
Solo 7 Rrom frequentano l'università, ce ne sono 11 che frequentano la scuola
secondaria, su di una popolazione che si stima approssimatamente in 120.000
persone.
Soffriamo la mancanza di insegnanti Rrom nelle scuole pubbliche costruite
nelle aree di residenza dei Rrom.
Una grave situazione è rappresentata dalla selezione che frequentemente
dipende da diversi insegnanti nei 9 anni di scuola primaria che non vogliono
scolari Rrom nelle loro classi. Frequentemente la loro comunicazione con gli
studenti Rrom è manchevole ed insultante, non in linea con i metodi pedagogici.
Il mancato coinvolgimento degli studenti Rrom nelle lezioni, la loro
sistemazione nei banchi in fondo alla classe è una mancanza di attenzione che
sfocia nella discriminazione.
E' evidente la mancanza di asili d'infanzia nelle aree con popolazione Rrom,
come è evidente la mancanza di supporto per gli asili che hanno bambini Rrom.
Il diritto ad essere registrati come cittadini della Repubblica
d'Albania
La non registrazione dei bambini Rrom nei registri di base degli Uffici delle
Risorse Vitali è frequentemente conseguenza delle barriere burocratiche e delle
pratiche e delle procedure di registrazione, tenendo conto delle abilità e dello
status economico e sociale della popolazione Rrom.
Il diritto al lavoro
La percentuale di disoccupazione tra i Rrom è molto più alta di quella di
altre comunità.
Sono frequenti la non accettazione o i rifiuti cammuffati delle aziende
quando la richiesta d'impiego viene dalla minoranza Rrom.
E' pure evidente la mancanza di supporto alle attività i cui soggetti sono
Rrom.
Il diritto di Rappresentazione
La mancanza di rappresentazione dei membri della comunità Rrom è evidente non
solo in Parlamento, ma anche a livello locale. Ovunque, nelle municipalità, nei
comuni, in prefettura, nei distretti, nelle istituzioni del Sistema Giuridico,
nella polizia, nelle forze armate, nelle istituzioni sanitarie come pure nelle
istituzioni artistiche, scientifiche e culturali non si trovano Rrom.
La mancanza di un Codice Elettorale a base proporzionale lavora contro la
possibilità di avere eletto un membro della minoranza Rrom, secondo cifre,
percentuali e una reale rappresentazioni delle differenti comunità. Abbiamo lo
stesso supporto legale che hanno i Rrom in altri paesi. Loro hanno
rappresentanti nei parlamenti e nei governi locali e centrali.
Il diritto alla lingua Rrom
La caratterizzazione della minoranza Rrom come minoranza linguistica non è
rispettata come sancito dalla Carta delle Minoranze Linguistiche Regionali. Un
ruolo negativo è stato giocato dalla non inclusione del diritto di imparare la
lingua rrom nella Strategia nazionale per la minoranza Rrom. La mancanza di
insegnanti Rrom, capaci di insegnare la lingua, ha creato come un altro effetto
negativo, moltiplicato dalla mancanza di appoggio per la progettazione e
l'emissione di manuali in lingua rrom. Come pure l'assenza di programmi in
lingua rrom nella televisione nazionale ha giocato un effetto negativo.
Il diritto all'informazione
I media, guidati dalla maggioranza, non hanno mai creato accesso alle
problematiche e alla realtà rrom. Non si è mai offerto al pubblico la struttura
della Strategia Nazionale per la minoranza Rrom. L'assenza di una presenza nei
media, scritta o via radio, dei membri della comunità rrom ha portato a
conseguenze negative. Il Consiglio Nazionale della Radio e della Televisione non
ha mai fornito le licenze richieste, ha negato il diritto di questa minoranza,
valutando la richiesta come non d'accordo con la legge attuale.
Pellumb Furtuna (Gimi)
Executive Director
Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Telefon: 00 355 4 368 324
Fax: 00 355 4 368 324
E-mail: afurtuna@albaniaonline.net
-
Website:
www.rromani. net
Di Fabrizio (del 05/11/2007 @ 09:32:53, in Europa, visitato 1757 volte)
Da
La
voix des Rroms
Circa 400 Rroms della Romania ha manifestato ieri, 31 ottobre a
Saint-Denis (93) per denunciare le recenti incursioni sul dipartimento ed il
diritto di lavorare regolarmente in Francia. Una delegazione è stata ricevuta
alla vice prefettura di Saint-Denis dal segretario generale, la signora Bartoli
ed il sig. Mathieu, capo d'ufficio, che hanno preso nota, ma non hanno potuto
rispondere alle rivendicazioni, cioè la sospensione delle espulsioni ed un
diritto al lavoro effettivo per questi nuovi cittadini europei.
Dal 1 gennaio 2002, i cittadini rumeni e bulgari hanno acquisito il diritto
di entrare e restare nello spazio Schengen, fra cui la Francia per meno di tre
mesi, senza visto. In estate 2003, cioè un anno dopo quest'apertura, il
ministero dell'interno riconosceva che c'erano in Francia circa 5000 Rroms della
Romania nelle bidonvilles, e questa cifra non è sensibilmente cambiata dopo.
Varie volte quest'estate, il sig. Brice de Hortefeux ha dichiarato che l'entrata
della Romania e della Bulgaria complicava il conseguimento dell'obiettivo
quantificato di 25.000 espulsioni di stranieri, poiché il 30% degli espulsi 2006
era costituito da rumeni o bulgari. Nei fatti, si tratta di Rroms di questi due
paesi con alcune eccezioni, cosa che vuole dire che 8.000 Rroms rumeni e bulgari
sarebbero stati espulsi nel 2006, mentre in tutto sono tra 5000 e 6000, e sempre
in Francia. Infatti, dei Rroms sono stati espulsi 2, o 3 volte nel corso
dell'anno, da cui la cifra di 8.000 espulsioni, che rappresenta così circa 80
milioni di euro per il contribuente francese se si prende in considerazione la
media di 10.000 euro con espulsione. E tutto ciò per rinviare persone di cui si
sa pertinentemente che ritorneranno alcuni giorni dopo, poiché hanno il diritto
di farlo.
Con l'entrata dei loro paesi rispettivo all'Ue, una nuova tecnica è realizzata:
il ritorno volontario forzato. La polizia arriva sul terreno, lo circonda
bloccando la circolazione e proibendo l'accesso ad ogni persona esterna.
Accompagnata dall'ANAEM, fa firmare gli obblighi di lasciare il territorio
francese e la domanda d'aiuto al ritorno, cioè 153 euro per adulto e 46 euro per
bambino, sotto la minaccia d'imprigionamento. Nel corso di una riunione giovedì
scorso, il prefetto di Seine-Saint-Denis ha dichiarato che non tollererà più
nessun "accampamento selvaggio" sul suo territorio.
È in questo contesto che i Rroms si sono mobilitati numerosi per dare l'allarme
all'opinione pubblica su questi metodi che distruggono i loro progetti,
sprecando il denaro pubblico, la totalità sacrificata all'altare dell'obiettivo
sacrosanto di misure di distanza dalla macchina infernale delle espulsioni
massicce. Obbligati ad ottenere un'autorizzazione preventiva per lavorare
regolarmente hanno chiesto anche l'alleggerimento delle procedure, che rendono
questo diritto inaccessibile: un contributo di 893 euro a carico del datore di
lavoro ed una procedura che dura in media 3 mesi. Le insufficienze di forze di
lavoro non giustificano tale procedura, nella misura in cui gli 80.000 euro
sprecati nel 2006 avrebbero potuto in gran parte coprire le spese per assumere
più personale che studierebbe le cartelle e che delibererebbe entro alcuni
giorni.
In seguito alla riunione con i rappresentanti della vice prefettura, hanno
comunicato che attendevano un seguito a questo scambio ed alla relazione che
sarebbe stata consegnata alle autorità aventi un potere di decisione. Nessun
termine è stato indicato per la risposta. Alla fine della riunione, la
delegazione ha segnalato che i Rroms attenderebbe una risposta entro un termine
ragionevole, e che manterrebbero e rafforzerebbero la loro mobilitazione.
Di Fabrizio (del 28/10/2007 @ 09:34:01, in Europa, visitato 2752 volte)
Atene. Lunedì la sezione greca di Amnesty International ha consegnato al
governo una petizione firmata da oltre 56.000 persone che condanna la
discriminazione contro immigrati e Rom in Grecia.
Gli attivisti di Amnesty hanno esposto uno striscione di protesta ricoperto
di firme sulla recinzione del governo mentre una delegazione era ricevuta [...]
Maro Pantazidou, rappresentante di Amnesty, ha detto: "La Grecia ha un
numero molto alto di casi di violenza della polizia contro Rom e migranti, che
sono automaticamente trattati come cittadini di seconda classe."
Ha aggiunto che le firme sono state raccolte in tutta Europa, principalmente
in festival musicali.
Secondo Amnesty, i migranti che entrano illegalmente in Grecia - minori
inclusi - sono detenuti per lunghi periodi in squallide condizioni, ed i
richiedenti asilo sono quasi sistematicamente rimpatriati, anche in paesi in
guerra.
Il gruppo ha detto che i Rom in Grecia sono oggetto di attacchi razzisti e di
sgomberi continui dai loro insediamenti.
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