Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 21/07/2008 @ 09:46:16, in Europa, visitato 1664 volte)
Da
Roma_Francais
14/07/2008 - Non c'è mai stata una politica ufficiale della Repubblica di
Slovacchia per la
sterilizzazione delle donne rom, ha fermamente insistito oggi Dianna
Strofova, Segretario di Stato al Ministero degli affari esteri della Slovacchia,
davanti al Comitato per l'eliminazione della discriminazione femminile (CEDAW).
Il Comitato esaminava il secondo, terzo e quarto rapporto periodico della
Slovacchia nel quadro della sua 41a sessione. La Slovacchia è diventata parte
della Convenzione nel 1993 in quanto Stato successore della Cecoslovacchia ed ha
ratificato il suo protocollo facoltativo nel novembre 2000.
La questione dei Rom in generale e le accuse di sterilizzazione forzata
contro le donne di questa comunità hanno impregnato l'insieme delle discussioni.
La Capo delegazione ed il rappresentante del Ministro dell' interno in seno alla
delegazione hanno lungamente spiegato le circostanze dell'affare e spiegato che
i perseguiti ed inquisiti a seguito di queste accuse, compreso il capo di
genocidio, non sono stati riconosciuti. Sono state tuttavia rilevate lacune
amministrative e sono state prese misure per garantire il chiaro consenso della
donna in caso di proposta di sterilizzazione. Inoltre, è stato introdotto nel
Codice penale slovacco il delitto di sterilizzazione forzata.
Tra i 10 membri della delegazione figurava anche la Rappresentante
plenipotenziaria del Governo slovacco per le comunità rom, che ha affermato che
le autorità cercano oggi di fare in modo che i Rom siano considerati come membri
effettivi della società, tutto nel rispetto delle loro specificità e tradizioni.
Ha in particolare insistito sugli sforzi intrapresi per la sanità e l'istruzione
di questa comunità. Esperti tuttavia hanno ricordato alla Slovacchia i suoi
obblighi positivi per impedire che siano commesse discriminazioni. E' stato
ricordato in particolare che il tasso d' occupazione delle donne rom non è che
del 4,5%. La delegazione l'ha attribuito in parte al debole livello di
qualificazione di questo gruppo, dovuto ad uno spiacevole disinteresse della
comunità rom per l'istruzione, contro il quale il Governo cerca di lottare
promuovendo l'istruzione dei bambini rom, in particolare delle figlie.
Gli esperti del Comitato si sono anche molto inquietati della violenza
domestica contro le donne, che ha provocato almeno 20 decessi nel 2007. Il
Governo, si è aggiunto, ha già preso misure perché le forze di polizia possano
meglio identificare e circoscrivere le realtà della violenza domestica, affinché
tutte le strutture coinvolte possano meglio fare fronte e che le vittime di
queste violenze possano avere accesso ad un aiuto ed a servizi professionali. Un
piano d'azione per lottare contro la violenza verso le giovani è in corso
d'elaborazione.
La delegazione ha riconosciuto che permane nel paese una forte segregazione
fondata sul sesso nel mercato del lavoro, che forti stereotipi nell'istruzione e
l'orientamento professionale contribuiscono a perpetuare. Ha ugualmente
attribuito ad un'assenza della domanda sociale il fatto che le elette politiche
restino poco numerose tanto a livello locale che nazionale, e così alcuni
partiti hanno adottato nella loro organizzazione interna delle quote
rappresentative per le donne. Le proposte in favore dell'imposizione di quote
nelle assemblee elettive si è scontrate con una forte opposizione, compreso a
volte delle donne stesse, che non si sentono a loro agio all'idea di dovere la
loro posizione alle quote, ha risposto la delegazione.
Gli esperti hanno rilevato forti scarti di salario in fatto di sesso, poiché
il salario delle donne rappresenta in media soltanto il 72,9% di quello degli
uomini, ed ancora di meno nel privato e che lo scarto tende ad aumentare. La
delegazione ha attribuito la tendenza a scarti di redditi più importanti tra i
due sessi al fatto che le donne sono più numerose nel settore pubblico (45%
degli impiegati nella funzione pubblica e 95% nei servizi dell'istruzione e
medicali), quando della crescita economica degli ultimi anni hanno approfittato
sopratutto i salari privati, dove le donne non occupano che un quarto dei posti.
Gli esperti si sono interrogati sull'efficacia dei programmi di sanità
genetica, in particolare a favore dei giovani, a causa dell'opposizione di
settori conservatori della società, tra cui la Chiesa.
Gli esperti si sono ugualmente preoccupati del finanziamento del futuro piano
d'azione per l'uguaglianza tra i sessi, nella misura in cui la delegazione
stessa aveva ricordato le difficoltà di finanziamento del precedente Piano
d'azione completato nel 2008. L'assenza di risorse specifiche per questo piano
aveva impedito la messa in atto di alcune misure, in particolare per la
protezione delle donne vittime di violenze. La delegazione ha spiegato che il
piano d'azione nazionale per il 2009-2013 è ancora in corso di preparazione e
riconosciuto che non si è ancora dotato di risorse finanziarie sufficientemente
precise.
La repubblica slovacca era l'ultimo paese i cui rapporti periodici nella
presente sessione il Comitato CEDAW doveva esaminare. Il Comitato si riunirà di
nuovo in sessione plenaria, venerdì 18 luglio, per chiudere la sessione.
Segue su:
UN.org
Di Fabrizio (del 20/07/2008 @ 08:59:49, in Europa, visitato 1742 volte)
Da
Roma_Francais
(belga/7sur7) 15/07/08 - La Romania lancerà una campagna culturale in Italia
per migliorare la sua immagine, appannata in seguito delle violenze commesse
nella penisola da dei Rumeni, e sulla raccolta delle impronte dei Rom in Italia,
ha annunciato martedì il ministro della Cultura.
"Non possiamo restare senza reagire, il mio ruolo è di migliorare i contatti
e le percezioni sulla realtà attuale rumena, essendola cultura il migliore
strumento", ha dichiarato il ministro Adrian Iorgulescu in una conferenza
stampa, citata da Mediafax.
"Andremo in Italia con un programma molto denso di manifestazioni culturali
in tutti i settori, e non solamente a Roma ma ugualmente in altre città
importanti d'Italia", ha spiegato, precisando che le basi di questo programma
saranno stabilite dopo una riunione bilaterale prevista a settembre in Italia.
Questa campagna si svolgerà su almeno due anni, in collaborazione col ministero
degli Affari esteri, ha annunciato il ministro.
Il ministero degli Affari esteri s'è dichiarato "inquieto", venerdì, per una
possibile discriminazione in occasione delle raccolta d'impronte della
popolazione rom in Italia, appellandosi a "rispettare i diritti dei Rumeni
recensiti".
L'Italia ha cominciato da luglio a schedare gli abitanti dei campi nomadi,
rilevando le loro impronte digitali, ma anche la loro etnia e religione, secondo
la comunità cattolica Sant Egidio.
Di Fabrizio (del 19/07/2008 @ 09:19:42, in Europa, visitato 1726 volte)
Da
Romano Them
11 luglio 2008 - In una
lettera al Ministro Rumeno degli Affari Esteri, Lazăr Comănescu, ed al
Ministro Serbo del Lavoro e delle Politiche Sociali, Rasim Ljajić,
Romano Them ha
fortemente criticato il programma di trasferire tra i due paesi esperti nel
campo della reintegrazione dei Rom rimpatriati a forza.
Romano Them ha ricordato che il diritto a lasciare il proprio paese è
incastonata nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che garantisce
anche il principio di uguaglianza di tutti i popoli. Secondo l'organizzazione,
il rimpatrio forzato dei Rom ricade nello stesso modello delle politiche di
contenimento sviluppate in Europa dalla fine del XV secolo e culminate col
genocidio dei Rom sotto il nazismo.
Riferendoci alla conclusione del
patto di riammissione tra la Serbia e l'UE che arriva in parallelo con i
negoziati sulle
facilitazioni del visto per i cittadini Serbi, Romano Them dice di
considerare inaccettabile che la Serbia,, che attualmente presiede il Decennio
dei Rom, decida di scambiare la libertà di movimento dei cittadini Serbi con il
rimpatrio forzato della propria minoranza Rom.
Romano Them afferma anche che la Romania farebbe meglio ad usare i
180.000 € stanziati per il programma di assistenza, per migliorare la situazione
della propria popolazione Rom, ricordando che i Rom Rumeni continuano ad
andarsene in cerca di un futuro migliore. Ritiene particolarmente vergognoso che
la Germania, con il suo passato di colpa, continui ad essere uno dei primi paesi
a deportare i Rom.
Romano Them conclude chiedendo di aumentare gli sforzi per migliorare
la situazione dei Rom nei paesi dove vivono, così da assicurare che la libertà
di movimento diventi una vera scelta e non un vincolo come è stato per secoli.
Romano Them (www.kosovoroma.wordpress.com)
è una piattaforma internet indipendente di difesa dei diritti umani dei Rom del
Kosovo e contro i rimpatri forzati.
Romano Them
Per ulteriori informazioni contattateci:
e-mail: kosovoroma@gmail.com
Inoltre:
România/Ministerul Afacerilor Externe:
România împartaseste expertiza în integrarea etnicilor romi, 03.07.2008
Divers:
Romania offers expertise for the integration of the ethnic Roma from Serbia,
July 2008
EHO: Violations
of rights of Roma returned to Serbia under Readmission agreements, April
2007
Possibly related posts: (automatically generated)
Repatriation Plans: Romano Them calls for the respect of Human Rights
Volunteering « Romano Them
Di Fabrizio (del 17/07/2008 @ 09:26:10, in Europa, visitato 1292 volte)
Da
Roma_Daily_News
Ustiben report from Grattan Puxon
Amnesty International riporta che in un numero di villaggi Romanì in
Ucraina, a tutti i residenti sono state prese le impronte digitali.
L'operazione di polizia, già completata in alcune località, include le
impronte ai bambini.
Nel contempo, la polizia ucraina sta fotografando ogni persona ed edificio
per fare un archivio dei Rom come gruppo etnico.
Il rapporto dice anche che la minoranza Rom nel paese è soggetta a minacce,
discriminazioni ed abusi sia da parte dei funzionari statali che da altre persone.
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 09:26:54, in Europa, visitato 1857 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Il piombo di Mitrovica 07.07.2008
Campo rom di Osterode
20.000 persone occupate e un benessere diffuso. Erano gli anni '70 e '80 e
Mitrovica era un importante polo minerario. Ora rimane poco, se non
l'inquinamento. A farne le spese soprattutto i rom. Riceviamo e volentieri
pubblichiamo
Di Federica Riccardi e Raffaele Coniglio*
Tra i tanti primati che una volta caratterizzavano Mitrovica vanno annoverati il
fiorente indotto minerario che faceva della città e dintorni una delle più
fiorenti aree del Kosovo e dell’ex Jugoslavia (per estrazione di minerali, loro
lavorazione-trasformazione e successiva produzione di batterie), e il più grande
quartiere rom del Kosovo, il Roma Mahala. Questi due aspetti, di valenza
indubbiamente positiva, sembrano non avere interconnessioni mentre invece hanno
stretti legami e tragiche conseguenze.
Gli impianti di Trepca, il fiorente polo minerario nella ricca regione di
Mitrovica, hanno contribuito notevolmente allo sviluppo economico e sociale di
questa zona per tutti gli anni ‘70 e ‘80. Erano più di 20.000 le persone
impiegate, di cui la metà provenienti dalla sola area di Mitrovica, con salari
indimenticabili e tanti benefits per le famiglie degli operai. Sebbene la città
fosse prospera e occupata con il lavoro delle miniere, la gente rimaneva
comunque un tantino insoddisfatta per via della mancanza di investimenti
successivi agli introiti delle miniere. Un detto di quei tempi recitava “Trepca
punon Beogradi ndėrrton”(Trepca lavora e Belgrado si costruisce), sintetizzando
questo aspetto.
8.000 o forse poco di più era il numero di membri della comunità rom che viveva
nel quartiere Roma Mahala di Mitrovica, una striscia di terra a sud del fiume
Ibar che sembra interporsi tra i serbi e gli albanesi. I rom anche allora come
oggi non erano ben inseriti nelle strutture sociali della città, non godevano di
una buona reputazione, e si sono trovati, durante gli anni dello scontro etnico
in Kosovo, tra due fuochi, quello serbo e quello albanese.
Oggi la fotografia di Mitrovica è un’altra. L’intero indotto di Trepca è ridotto
all’osso, con meno di un migliaio di operai vi estraggono soltanto i minerali.
Gli impianti di lavorazione e trasformazione del piombo, rame, zinco sono
dismessi e versano in uno stato fatiscente. Insieme al polo turistico di
Bresovica, gli impianti di Trepca sono stati un grande fallimento per la KTA,
l’agenzia incaricata per le privatizzazioni in Kosovo. Quello che è rimasto dei
fiorenti e produttivi impianti minerari, oltre alle obsolete strutture, è
l’inquinamento del suolo.
Mitrovica oggi ricopre il triste primato di città più inquinata del Kosovo e
dell’ex Jugoslavia. A farne le spese sono tutti i suoi cittadini, i rom più
degli altri. Ed oltre al problema dell’inquinamento, che li vede vittime di
intrighi politici, i rom sono anche cittadini privi delle loro case. Facilmente
manipolati dai serbi e indiscriminatamente percepiti come traditori e nemici
dagli albanesi, si sono visti, da questi ultimi, completamente annientare tutto
il loro storico quartiere. Inermi, dal lato nord del fiume che oggi divide
etnicamente la città in due, hanno assistito alla distruzione delle loro case.
Quelli che avevano deciso di affrontare di petto la situazione persero la vita.
In tanti sono scappati in Europa, in Montenegro, in Serbia.
Campo rom di Zitkovac
I pochi rimasti a Mitrovica sono stati costretti a vivere, in mancanza di
alternative, in posti malsani e inquinati. I campi di Zitkovac, Cesmin Lug e
Kablare, tutti nella parte nord di Mitrovica, furono costruiti nel novembre del
1999 per ospitare circa 500 persone di etnia rom scappate dal loro grande
quartiere. Da allora e per tutti questi anni il problema dei rom è diventato
sempre più grande.
Dovevano restare in questi posti soltanto per 45 giorni. Solo Zitkovac è stato
chiuso ma soltanto nel 2006 ed i suoi abitanti sono stati dislocati negli altri
campi. Nei tre campi di Zitkovac, Cesmin Lug e Kablare molti bambini mostravano
infatti i classici sintomi da inquinamento da piombo: perdita di memoria,
mancanza di coordinamento, vomito e convulsioni. Il Prof. Nait Vrenezi
dell’Università di Pristina già in un suo studio del 1997, condotto
congiuntamente con numerosi esperti internazionali, affermava che l’esposizione
continua ad ambienti con alta concentrazione di piombo crea nei bambini danni
motori e di percezione permanenti.
Dal 1999 al 2006, 27 persone sono morte a Zitkovac, molte delle quali con ogni
probabilità a causa di avvelenamento da metallo pesante, anche se autopsie non
sono mai state effettuate. Nel 2000 furono effettuati diversi test e analisi
sugli abitanti dei campi dall’allora consulente russo dell’ONU, Dott. Andrei
Andreyev, che confermavano fuori da ogni dubbio l’alto livello di concentrazione
di piombo nel loro sangue. Andreyev allora inoltrò un report dettagliato
contenente dati e cifre all’Organizzazione Mondiale della Sanità e all’UNMIK,
chiedendo loro di provvedere ad una immediata evacuazione dei campi. Il suo
report, però, che oggi non è disponibile al pubblico, non ha avuto nessun
riscontro pratico, se non che molti funzionari internazionali della polizia
dell’Unmik, che giornalmente facevano jogging accanto al campo di Cesmin Lug,
dovettero fare immediati accertamenti medici, e si scoprì che il loro tasso di
piombo era così alto da richiedere il loro rimpatrio. Nel 2004 test capillari su
75 persone dei tre campi, principalmente bambini e donne incinte, mostravano che
44 di loro avevano livelli di piombo nel sangue più alti di quanto il
macchinario potesse misurare (65 mg/dl), laddove 10 mg è considerato il punto in
cui vi è un serio rischio di danni al cervello o al sistema nervoso.
Le ultime da Osterode Camp
Osterode camp, costruito nel 2005 in quella che prima della guerra era una base
militare serba e successivamente una postazione francese, ospita oggi più di 400
persone in container tra stradine asfaltate, ex-capannoni militari ri-utilizzati
e un piccolo parco giochi, il tutto circoscritto da filo spinato. Certo Osterode
- oggi monitorato dalla Norwegian Church Aid, agenzia che coordina i donors e le
attività del campo - appare, al primo impatto, una struttura ben più comoda e
pulita rispetto ai capannoni sporchi ammassati sulle rotaie ferroviarie del
campo di Cesmin Lug, distante appena poche decine di metri.
Campo rom di Cesmin Lug
Tuttavia, il rappresentante rom del campo, il Sig.Habib Haidini, senza tanti
giri di parole ci tiene a precisare che cambia poco avere un container
mettallico di limitate dimensioni e piccole strutture di divertimento, rispetto
alle baracche di lamiera contorte del campo vicino. “Non è una casa, e quelli a
Cesmin Lug non vengono da noi perché sono della nostra stessa opinione: stiamo
tutti aspettando una casa, una casa vera”. Habib incontra quotidianamente i
rappresentanti di enti istituzionali locali e non, per far pressioni e cercare
di velocizzare i tempi affinché tutti i rom dei due campi possano essere
finalmente trasferiti in una struttura permanente. Osterode doveva rimanere
funzionante appena un anno.
Oggi nella vasta area della residenza storica dei rom di Mitrovica,
nonostante l’attualità della “minoranza rom” nell’agenda politica delle
istituzioni e organizzazioni internazionali, sono stati però costruiti appena un
centinaio di case e quattro blocchi plurifamiliari che ospitano non più di 250
persone. Molte delle case ancora non sono state assegnate, probabilmente per via
dei complessi criteri che richiedono lunghe procedure burocratiche, e per altri
motivi.
Un dato certo è che, alla metà del 2008, non è stato fatto abbastanza per i rom
di Mitrovica. Eppure è passato poco più di un anno da quando, nel marzo del
2007, gli alti rappresentanti delle istituzioni internazionali, degli uffici
diplomatici e lo stesso primo ministro del Kosovo in una grande giornata
commemorativa hanno tenuto un’imponente cerimonia di inaugurazione del quartiere
Roma Mahalla a Mitrovica. Grandi parole allora erano state spese da tutti, le
più gettonate delle quali erano “multiculturalità” e “integrazione”.
Stando alle testimonianze più recenti, come quella di Sokol Kursumlija, da anni
impegnato nel campo Osterode con progetti educativo-ricreativi attraverso
l’associazione locale multietnica di cui è presidente, non c’è da stare sereni e
tranquilli: anche per Osterode si parla di gravi casi di contaminazione da
piombo che colpiscono soprattutto i suoi più giovani abitanti. Tuttavia Sokol ci
tiene a precisare, rimanendo fermo sul fatto che effettivamente i rom a
Mitrovica vivono da tempo in condizioni a dir poco precarie, che l’argomento
contaminazione da piombo non può essere circoscritto al solo discorso che verte
sulla minoranza rom, vittima a suo parere di intrighi politici, ma deve essere
generalizzato in quanto riguarda l’intera area di Mitrovica. Nel caso specifico
di Zitkovac, piccolo villaggio a Nord di Mitrovica, Sokol sostiene, ad esempio,
di trovare “assurdo che per la sola opportunità politica soltanto per i rom che
vivevano dall’altra parte del binario si è parlato di contaminazione mentre per
i serbi che vivono a tutt’oggi lì, a due passi da dove si trovavano i rom, c’è
ancora assoluto silenzio e nessuna preoccupazione”.
Forse per via delle scarse condizioni igieniche e del contatto con la terra
tipico dei bambini, i piccoli rom sembrano tuttavia particolarmente esposti
all’avvelenamento da piombo. Nel campo Osterode di recente sono stati fatti dei
test sui bambini dallo staff del WHO. I risultati però sono stati negati ad
Habib e gli altri rom, che pure li richiedevano insistentemente. Stando a Sokol,
per questioni di privacy i dati del WHO non potevano essere diffusi, neppure ai
rappresentanti UNICEF che lavoravano nel campo. “Io volevo sapere almeno il
numero o la percentuale di persone contaminate di Osterode, potevo non saperne i
nomi; quando quell’organizzazione mi ha negato i dati, mi sono rivolto alle
strutture mediche di Mitrovica Nord dove hanno effettuato i test sui bambini. Il
risultato è stato chiaro: contaminazione da piombo per la maggioranza di loro”,
ricorda Habib.
Un argomento così delicato da un punto di vista etico, morale, sociale e
politico non dovrebbe comunque essere lasciato solo alla spicciola cronaca
cittadina che spesso, incapace di sortire i necessari effetti, finisce col
creare invece soltanto involontaria disinformazione. La comunità internazionale
e enti di spessore come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, piuttosto che
coprire la realtà con il silenzio, potrebbero seguire l’esempio positivo di
altre organizzazioni che in Kosovo dedicano tempo, spazio e tanti soldi per
pubblicazioni sistematiche di bollettini sui diversi argomenti. È tempo che un
dossier ufficiale, onnicomprensivo e chiaro, esca allo scoperto per far luce su
tutti questi anni bui. Fino a quando su queste tematiche aleggeranno solo e
soltanto strumentalizzazioni di ogni genere, il problema dei rom e della salute
pubblica dei cittadini di Mitrovica resterà solo appannaggio dell’agenda
politica che potrà continuare ad usarle a propria discrezione.
* Federica Riccardi è stata Project Manager per più di 2 anni in Kosovo per
conto di una ONG italiana; attualmente Direttore Esecutivo di una ONG locale
Raffaele Coniglio è Project Manager a Mitrovica per conto della Provincia di
Gorizia, in Kosovo dal 2005.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 11:51:37, in Europa, visitato 1811 volte)
Da RomNews Network Newsletter
COMUNICATO STAMPA - Centro Europeo per la Ricerca sull'Antiziganismo
14 luglio 2008
Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italiana, insiste che lo scopo
di integrare i Rom nella società italiana. Ha detto, se ai bambini verranno
prese le impronte digitali, sarà fatto "come un gioco",. Barra ha detto che
la Croce Rossa "rispetta sempre i diritti umani. Noi stiamo costruendo
ponti, non muri." - 5 luglio,
The Times
Il Centro Europeo per la Ricerca sull'Antiziganismo, con base ad
Amburgo, Germania, condanna nei termini più forti possibile l'involuzione
della Croce Rossa Italiana nell'assistere il Governo Italiano nel registrazione
e delineamento etnico dei Rom. Chiediamo che i membri della Società Civile
Europea condannino questa azione della Croce Rossa Italiana e facciano pressione
alla Croce Rossa (internazionale) che chieda alla sua divisione Italiana di
ritirarsi da questo coinvolgimento.
La registrazione delle minoranze è contraria alla legislazione sui Dati
Europei e Protezione delle Minoranze in Italia, e ieri, lo stesso Parlamento
Europeo ha votato una Risoluzione contro le impronte digitali ai Rom in Italia,
a riguardo una notizia recente della
BBC.
L'annuncio che la Croce Rossa assisterà la polizia italiana nella
registrazione e presa delle impronte dei Rom a Roma, Napoli e Milano è stato
fatto da Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italiana, in
un'intervista pubblicata sul Times del 5 luglio. E' stato confermato in
una dichiarazione del Ministro italiano degli Interni, Roberto Maroni,
pubblicata sul Südtiroler Zeitung del 10 luglio, che il governo di Silvio Berlusconi
è orgoglioso della partecipazione della Croce Rossa nella registrazione etnica e
presa delle impronte dei Rom.
La decisione della Croce Rossa Italiana di assistere un Governo neo-fascista
nel censimento dei Rom è un'agghiacciante reminescenza della collaborazione
della Croce Rossa con i nazisti durante la II guerra mondiale nella
registrazione, deportazione e distruzione della vita Rom. Inoltre, oggi queste
azioni sono convalidate da argomenti simili a quelli dei nazisti tedeschi, che
dichiarano che i Rom ed i Sinti devono essere controllati come mezzo di
"prevenzione del crimine".
Chiediamo ad ogni Tavolo e Struttura Organizzativa della Croce Rossa di
condannare le azioni della Croce Rossa Italiana che appoggia le recenti misure
del governo italiano contro i Rom.
Chiediamo una Dichiarazione ufficiale urgente della Croce Rossa
Internazionale, che condanni il comportamento della Croce Rossa Italiana per il
suo appoggio alle politiche del neo-fascista Governo italiano. Chiediamo
un'interdizione immediata di questo appoggio alla Polizia italiana nel
delineamento e registrazione etnici dei Rom.
Inoltre, chiediamo con urgenza ai membri della Società Civile Europea di fare
pressione alla Croce Rossa ritirando il loro appoggio, e smettendo l'appoggio
finanziario alle sue attività.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 10:02:32, in Europa, visitato 1873 volte)
Da
Roma_Daily_News
Forum Europeo dei Rom e Viaggianti
Comunicato stampa
NOTA di protesta contro il Governo Italiano
Strasburgo 10 luglio: Rudko Kawczynski, Presidente del Forum Europeo dei Rom
e Viaggianti, ha consegnato a Pietro Lonardo, Rappresentante Permanente
dell'Italia al Consiglio d'Europa, una nota di protesta richiedente di fermare
l'azione anti-Rom delle autorità Italiane di prendere le impronte digitali dei
Rom che vivono nei campi del paese, rifiutando le proteste delle Istituzioni
Europee e delle organizzazioni Internazionali.
"Attività simili non sono soltanto una minaccia alla comunità Rom. Queste
attività ci ricordano i periodi nazista e fascista nei primi anni '30, quando
Rom/Sinti ed Ebrei vennero scelti per discriminazioni e persecuzioni che
portarono poi al genocidio di milioni di innocenti. Al giorno d'oggi questa
è una seria minaccia al futuro degli Europei, della democrazia e del ruolo della
legge" ha scritto Kawczynski nella nota di protesta indirizzata al Primo
Ministro Italiano Silvio Berlusconi.
La nota di protesta, scritta a nome dei 15 milioni di Rom, preme perché le
autorità Italiane fermino immediatamente le attività anti-Rom e prendano tutte
le misure necessarie per fermare i pogrom anti-Rom ed assicurino una vita salva
e sicura a tutti i Rom che vivono in Italia come pure la piena implementazione
delle leggi e degli standard internazionali.
"Crediamo che anche le istituzioni internazionali, come la Commissione
Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio d'Europa, l'OCSE e le Nazioni Unite
debbano prendere posizione e condannare le azioni del governo Italiano come
inumane ed inaccettabili" ha detto Kawczynski in una osservazione di chiusura
della nota di protesta.
Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti ha osservato molto attentamente gli
incidenti dei violenti attacchi ai campi in Italia, la brutalità e le violazioni
della polizia, i discorsi d'odio, in cui centinaia di Rom sono stati obbligati a
scappare per paura della propria vita.
* * *
Il Forum Europeo dei Rom e Viaggianti (ERTF), che ha un accordo di
associazione col Consiglio d'Europa ed uno status speciale con questa
istituzione, è l'organizzazione dei Rom Europei più grande ed inclusiva.
Riunisce le principali OnG internazionali Europee ed oltre 1.500 organizzazioni
Rom nazionali dalla maggior parte degli stati membri del Consiglio d'Europa.
Per ulteriori informazioni contattate:
European Roma and Travellers Forum
c/o Council of Europe
F – 67 075 Strasbourg
Tel.: 00 33 3 90 21 53 50
Email: ertf@ertf.org o
ertf@coe.int
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 09:11:06, in Europa, visitato 1583 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Saluto nazista durante un concerto di Thompson
Esaltazione del nazismo tra i giovani croati
10.07.2008 - Da Osijek, scrive
Drago Hedl - Sempre più diffusa tra i giovani croati l’esaltazione dei
simboli nazisti e del movimento ustascia della Seconda guerra mondiale. Secondo
molti, complici del fenomeno sono le performance del cantante Marko Perkovic
Thompson, appoggiato da politici e da circoli della Chiesa
La scorsa settimana presso il Tribunale di Zagabria, uno studente di ventun'anni
è stato condannato con la condizionale ad una pena di 25 giorni di carcere e al
pagamento di 1.600 kune (circa 220 euro), perché durante il concerto del
controverso cantante Marko Perkovic Thompson, tenutosi a Zagabria il 30
maggio scorso, aveva indossato un cappello con lo stemma di una grande "U",
simbolo del movimento filonazista ustascia della Croazia, al tempo della Seconda
guerra mondiale.
Dal momento che la Croazia non dispone di una legge con cui si possa condannare
l’esaltazione dei contrassegni e dei simboli nazisti, il giovane è stato
condannato in base alla Legge sul disturbo dell’ordine e della quiete pubblica e
in base alla Legge sui raduni in pubblico. Finirà in carcere solo se compirà un
gesto simile nell’arco del prossimo anno. Si tratta comunque della prima volta
che in Croazia viene comminata una pena per un gesto del genere, e nell’ultimo
periodo di atti simili ce ne sono stati parecchi.
La pena inflitta al giovane, motivata dall’istigazione di simboli nazisti, è
ritenuta da alcuni analisti croati, tra cui l’ex presidente del Comitato di
Helsinki per i diritti umani in Croazia, Zarko Puhovski, come un segnale
positivo della risolutezza del potere nel prendere di petto la situazione.
Altri, però, come l’ex ministro degli Esteri al tempo di Franjo Tudjman,
Zvonimir Separovic, dicono che la stessa pena andrebbe inflitta anche per chi
inneggia alla stella a cinque punte, simbolo comunista, sotto il quale in
Croazia - afferma Separovic - sono state uccise alcune centinaia di migliaia di
persone.
La sentenza dello studente ventunenne è giunta solo una decina di giorni dopo lo
scandalo in una scuola di Makarska, cittadina sulla costa adriatica, dove 12
maturandi per la festa dell’ultimo anno si sono fatti fotografare sotto la
svastica. I loro volti sorridenti, dietro i quali si vede bene la svastica, sono
diventati uno scandalo di prim’ordine, mentre le foto sono finite anche sulle
prime pagine dei giornali.
Il direttore del ginnasio di Makarska, Slavko Gudelj, ritiene però che tutta la
faccenda abbia ricevuto una pubblicità inutile e che all’incidente sia stata
data un’importanza immeritata.
"Si tratta di un colpo di testa e della mancanza di informazione di giovani
generazioni non appesantite dalle vecchie ideologie", ha detto il direttore
della scuola. Ma il giorno successivo, quando la polizia ha iniziato ad indagare
sul caso, il direttore ha in qualche modo cambiato il tono della risposta:
"Nessuna persona con un po' di senno potrebbe appoggiare l’ideologia che sta
dietro a quei simboli", ha affermato Gudelj.
"Questi ragazzi sono il prodotto di una società che dagli anni novanta in avanti
è diventata parzialmente ustascia, solo che questo non viene dichiarato
pubblicamente e ad alta voce", ha detto al quotidiano "Slobodna Dalmacija" il
professor Tvrtko Jakovina, esperto della Seconda guerra mondiale.
Dopo le reazioni negative dell’opinione pubblica, anche gli studenti si sono
scusati, affermando che si è trattato solo di "un brutto scherzo", mentre altri
di loro hanno cercato di relativizzare la questione dicendo che sulla foto non
c’era la svastica, ma bensì "il simbolo indiano della pace e dell’amore".
Tuttavia, l’indagine condotta dimostra che la vicenda non è andata in modo così
ingenuo. Prima di farsi fotografare davanti alla svastica, gli studenti della
stessa classe del ginnasio avevano indossato delle magliette con scritto "Über
alles", e alcuni di loro avevano proposto come "inno della loro generazione" la
canzone ustascia "Jasenovac e Gradiska Stara", che inneggia all’uccisione di
serbi, ebrei e rom nei due campi di concentramento ustascia durante la Seconda
guerra mondiale.
Solo alcuni giorni dopo quanto accaduto, la Lega calcistica della Croazia è
stata multata con 12.500 euro per il comportamento tenuto dai tifosi croati
durante la partita Croazia – Turchia del 20 giugno a Vienna, che la Commissione
disciplinare della UEFA ha valutato come xenofobo e razzista.
Reagendo alla sempre più diffusa esaltazione del nazismo tra i giovani croati,
il presidente della comunità ebraica di Zagabria Ognjen Kraus ha inviato una
lettera al ministro dell’Educazione Dragan Primorac nella quale, con amarezza,
dice: "Mi congratulo con lei per la riforma della scuola, che ha conseguito nel
suo mandato, ma che ha dato come esito lo spiacevole episodio dei maturandi di
Makarska, cui non è stato da meno l’episodio dei giovani sulla piazza Ban
Jelacic".
Sulla piazza principale di Zagabria, un mese fa, si era tenuto il concerto del
cantante Marko Perkovic Thompson, le cui canzoni, secondo molti, tanto per le
parole usate che per l’iconografia scenica, invitano i giovani ad esaltare il
movimento ustascia. Tra il pubblico dei suoi concerti si possono vedere
regolarmente dei giovani con indosso i simboli ustascia, e il noto cantante non
li ha mai invitati una sola volta a non farlo.
Thompson è appoggiato da molti politici in Croazia, i quali ritengono che la sua
vicinanza possa portar loro i voti dell’elettorato. È interessante che il suo
concerto di Zagabria, al quale erano presenti circa 60.000 persone, perlopiù
giovani, sia stato organizzato dalla città di Zagabria, a capo della quale c’è
Milan Bandic, membro del Partito socialdemocratico.
Anche nei circoli della Chiesa cattolica Thompson gode di un certo appoggio.
L’ordinario militare, il vescovo di Zagabria Juraj Jezerinac, ha letto alcune
righe delle sue canzoni durante la liturgia a Vukovar, e quando i giornali hanno
pubblicato la notizia, ha detto di non sapere che fosse Thompson l’autore di
quegli scritti.
Dal momento che le cose evidentemente sono iniziate a sfuggire di mano, e dal
momento che al premier Ivo Sanader di certo non serve questa immagine della
Croazia alla vigilia dei negoziati per l’ingresso in Unione europea, ecco che
per l’esaltazione dei simboli nazisti iniziano ad arrivare anche le prime
sanzioni.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 08:31:37, in Europa, visitato 2289 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Martedì 8 luglio 2008 -
Persiste l'emergenza sanitaria nei campi Rom dell'ONU
QUANDO MILIONI DI GIOCATTOLI fabbricati in Cina furono recentemente
richiamati per paura di avvelenamento da piombo, Time magazine, CNN e la maggior
parte dei media ne fecero una notizia da prima pagina. Dottori di tutto il
mondo furono citati per come la pittura al piombo potesse causare danni al
cervello e agli organi, specialmente in bambini sotto i sei anni di età il cui
sistema immunitario non era ancora pienamente sviluppato. Ma nessun media a suo
tempo ha menzionato una parola sul peggior caso di
avvelenamento da piombo nella
storia medica: i campi ONU per persone internamente disperse (IDPs) nel nord
Kosovo.
Forse per la maggior parte dei giornalisti, i campi di morte ONU non sono una
nuova storia anche se le morti continuano a crescere. Ne ho scritto
sull'International Herald Tribune. In seguito a questo, la ZDF (TV tedesca) fece
un breve programma sui campi, e così fece Aljazeera. Bild Zeitung, il più
diffuso giornale tedesco, non solo raccontò la storia, ma chiamo otto bambini
(dopo che la loro madre ed un fratello erano morti di avvelenamento da piombo) in Germania per
trattamenti medici dove le scansioni mostrarono che i bambini avevano gli organi
danneggiati e danni irreversibili al cervello.
Questo è come successe
Il 16 giugno 1999, quattro giorni dopo l'arrivo delle truppe NATO, bande di
estremisti Albanesi, guidate dagli ufficiali in uniformi nere dell'Armata di
Liberazione del Kosovo, attaccarono quasi tutte le comunità Rom in Kosovo. Agli
Zingari fu detto di fuggire o che sarebbero stati uccisi. Su di una popolazione
anteguerra di circa 130.000, oltre 100.000 Rom nei seguenti tre mesi lasciarono
il Kosovo.
Dopo la loro partenza, più di 14.000 case Zingare furono saccheggiate e poi
distrutte.
Le truppe NATO rifiutarono di intervenire, dicendo che era un problema della
polizia locale. Ma a quel tempo non c'era polizia locale. I Serbi che
costituivano la polizia locale erano stati costretti dalla NATO a ritirarsi in
Serbia.
Ho personalmente assistito a parte di questa diaspora, perché nel luglio 1999
l'ONU mi chiese di recarmi volontario in Kosovo e consigliarli sui problemi Rom.
Per tre mesi, sono stato l'unico non-Zingaro a vivere 24 ore al giorno nel più
grande campo ONU, Obilich. Durante il giorno, mi recavo spesso dove gli Zingari
erano stati minacciati. Ho visitato particolarmente la più grande comunità
Zingara in Kosovo, a Mitrovica sud. Là una comunità di oltre 8.000 Zingari (Rom,
Askali ed Egizi) che vivevano in oltre 1.000 case erano state costrette a
fuggire sotto l'occhio delle immobili truppe NATO.
La maggior parte degli Zingari di Mitrovica scappò all'estero. Circa 1.000
trovarono rifugio in una scuola serba chiusa per le vacanze estive. Per alcuni
mesi organizzai acqua e cibo attraverso diverse agenzie di aiuto per questi
Zingari accampati nella scuola.
Nel novembre 1999, l'UNHCR si prese carico di loro e li trasferì in quattro
campi costruiti su di un terreno tossico, gli unici posti che l'ONU disse erano
disponibili. Protestai, chiedendo l'attenzione degli ufficiali ONU - e
specialmente dei capi dell'UNHCR a Pristina - sul fatto che queste aree
intossicate potevano essere di detrimento alla salute di questi IDPs. L'UNHCR mi
rassicurò dicendo che avevano firmato contratti con le municipalità locali,
assicurando che gli IDPs sarebbero stati nei campi per soli 45 giorni. Alla fine
di questi 45 giorni, avrebbero avuto ricostruite le loro case e vi avrebbero
fatto ritorno, oppure sarebbero stati mandati come rifugiati in un altro paese
estero. Sfortunatamente, dopo quasi nove anni e molte morti, a causa
dell'avvelenamento da piombo, gli IDPs vivono ancora su un terreno contaminato.
Durante l'estate del 2000, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fece
un'indagine medica a Mitrovica, perché a molti poliziotti ONU e soldati francesi
furono trovati alti livelli di piombo nel sangue. Nel novembre 2000, l'OMS
presentò un rapporto sanitario, dichiarando che la maggior parte di chi viveva a
Mitrovica soffriva di avvelenamento da piombo. Il rapporto dichiarava che gli
effetti peggiori si producevano sugli Zingari che vivevano nei campi ONU e
raccomandava che i campi fossero evacuati e cintati così che nessuno potesse
accedervi accidentalmente. Bernard Kouchner, l'attuale Ministro degli Esteri
francese, era allora a capo dell'UNMIK. Disse agli autori del rapporto sanitario
che lui era un dottore e comprendeva il pericolo di avvelenamento da piombo.
Promise di prendere misure appropriate. Ma l'unica cosa che fece fu di chiudere
la fonderia nelle vicine miniere di Trepca. Non evacuò e non chiuse i campi
Zingari dove i livelli di piombo erano tre volte più alti della popolazione
generale.
Invece di chiudere i campi Zingari, l'ONU costruì una pista che divideva due
dei campi dai depositi di scorie tossici. Poi l'ONU mise cartelli in quattro
lingue chiamando questa pista l'Alleato della Sanità. L'ONU costruì anche un
campo da calcio ed uno da basket per i bambini Zingari accanto a 100 milioni di
tonnellate di rifiuti tossici. Non venne detto loro che tramite questi sport,
con l'apertura dei polmoni, sarebbero stati più vulnerabili all'avvelenamento da
piombo.
Nonostante i ripetuti appelli per aiutare gli Zingari, specialmente quanti
vivevano nei tre campi nell'area nord di Mitrovica, l'ONU fece esattamente
l'opposto. Gli aiuti sul cibo vennero sospesi nel 2002, dicendo che era tempo
che provvedessero loro ai rifornimenti. Nel campo di Zitkovac venne tagliata per
sei mesi la fornitura d'acqua perché gli amministratori del campo - il partner
ONU, Chiese al Lavoro Assieme - trovarono che gli Zingari usavano troppa acqua.
Alla fine, gli Zingari di Zitkovac dovevano camminare per quattro km. due volte
al giorno per prendere l'acqua potabile. In tutti i tre campi la maggior parte
degli Zingari doveva passare dalla discarica per trovare il cibo.
Nell'estate del 2004, l'OMS fece un'indagine speciale nei tre campi dopo che Jenita Mehmeti,
una bambina di quattro anni,morì per avvelenamento da piombo. Non era la prima.
Sino allora in 28 (soprattutto bambini e giovani adulti) erano morti nei tre
campi, ma Jenita fu la prima ad essere curata per avvelenamento da piombo prima
che morisse. Nuovi esami del sangue presi dall'OMS mostrarono che molti bambini,
i più vulnerabili all'avvelenamento, avevano livelli più alti di quanto la
macchina potesse registrare.
I trattamenti medici a riguardo richiedono l'immediata evacuazione dalla
fonte di avvelenamento e l'ospedalizzazione se i livelli di piombo superano i 40 mg/dl.
Danni irreversibili al cervello iniziano di solito a10 mg/dl, specialmente in
bambini sotto i sei anni di età il cui sistema immunitario deve ancora
svilupparsi. Molti dei livelli di piombo nei bambini dei tre campi erano oltre i
65 mg/dl, i livelli più alti che la macchina dell'OMS potesse leggere. Lo staff
dell'OMS sospettava che alcuni bambini (a causa dei loro sintomi) avessero
livelli di piombo tra gli 80 e i 90. Come risultato, un bambino di sette anni
aveva livelli di 120 mg/dl, il più alto nella storia medica.
Nel novembre 2004, l'OMS presentò all'UNMIK il suo rapporto sanitario sui
campi Zingari, raccomandandone l'immediato sgombero. Anche se c'erano dei
precedenti, quando l'ONU evacuò migliaia di Albanesi e Serbi del Kosovo quando
si trattava di fatti che minacciavano la loro vita, questi Zingari non vennero
evacuati. L'unica misura presa dall'ONU fu di iniziare incontri bimensili tra le
agenzie ONU ed altre OnG per studiare il problema. Anche se molte OnG, compreso
il Comitato Internazionale per la Croce Rossa, firmarono una petizione per
chiedere all'ONU l'immediato sgombero di questi "campi della morte", l'ONU non
prese nessuna decisione sino al 2006.
Nel gennaio 2006 l'ONU chiuse uno dei campi e spostò le 35 famiglie in una
nuova località, a circa 50 metri dal vecchio campo. La nuova sistemazione venne
chiamata Osterode. Era un'ex base NATO francese a nord Mitrovica, ma era stata
abbandonata quando a molti soldati fu diagnosticato l'avvelenamento da piombo.
Infatti, ai soldati francesi i medici dissero di non avere figli per nove mesi
da quando avessero lasciato il campo a causa degli alti livelli di piombo nel
loro sangue.
Tuttavia l'ONU, nella sua saggezza, ha speso oltre 500.000 € (donati dal
governo tedesco) per risistemare questo campo. Immaginando che la maggior parte
dell'avvelenamento da piombo venisse dal suolo, l'ONU ha cementato tutta l'area,
ottenendo un certificato dal Centro per il Controllo del Disagio (CCD),
un'agenzia fondata dall'ONU, che il campo era "libero da piombo". Anche se tutti
questi campi sono stati costruiti sopra le vene delle miniere di Trepca, la
maggior parte dell'inquinamento da piombo arriva tramite l'aria, da 100 milioni
di tonnellate di scorie di fronte ai campi.
A settembre 2006, durante la sua prima conferenza stampa come capo dell'ONU
in Kosovo, Joachim Ruecker annunciò orgogliosamente che l'ONU stava facendo
qualcosa per gli Zingari che morivano per il piombo. Oltre a spostarli ad
Osterode, che era stato dichiarato non libero dal piombo ma "più libero dal
piombo", l'ONU iniziò a trattare gli intossicati con una dieta migliore. Per la
prima volta dopo quattro anni, vennero forniti aiuti alimentari agli Zingari,
che così non dovevano più recarsi alle discariche. L'ufficio USA di Pristina
dono 1.000.000 di $ per questa "dieta migliore".
E' ben noto ai medici che una dieta appropriata può diminuire i livelli di
piombo del 20%, ma solo se la persona affetta viene rimossa dalla fonte di
avvelenamento. Nel caso degli Zingari infettati, ridurre il loro livello di
piombo del 20% li avrebbe lasciati lo stesso con livelli pericolosamente alti.
Per la prima volta in quattro anni, l'ONU procurò uno staff medico giornaliero
per visitare gli Zingari. Sfortunatamente, l'avvelenamento da piombo può essere
curato solo se il paziente viene allontanato dalla fonte di inquinamento.
Con la primavera 2006, furono chiusi due campi (Zitkovac e Kablare) ed oltre
100 famiglie vivono ora ad Osterode. Dopo tre mesi, vennero fatti gli esame del
sangue e, secondo l'UNMIK, la salute degli Zingari andava migliorando, grazie
alla nuova dieta ed i livelli di piombo stavano scendendo. Però, l'OMS e l'UNMIK
rifiutarono di mostrare al pubblico o alle stesse famiglie Zingare la copia di
questi esami del sangue.
Nel 2006 l'ONU annunciò che l'unica soluzione per gli Zingari che vivevano
sui terreni tossici era ricostruire le loro case nel loro vecchio quartiere e
spostarli là. Così l'ONU chiamò diversi donatori internazionali per ricostruire
alcune case Zingare e diversi blocchi di appartamenti, con la promessa di
spostare gli Zingari infettati dal piombo al loro vecchio quartiere.
Sfortunatamente, come queste case furono completate tra l'estate e la fine del
2006, l'ONU non diede gli appartamenti a chi viveva nei campi avvelenati, ma
principalmente a Zingari rifugiati del Kosovo che l'ONU voleva rimpatriare dalla
Serbia e dal Montenegro, per mostrare che la politica di ritorno dei rifugiati
stava funzionando.
Nell'aprile 2007, vennero interrotti tutti gli aiuti medici ed alimentari,
perché l'ONU disse di non avere più fondi. Un'altra volta gli Zingari furono
costretti a trovare il cibo nelle discariche. Ma il peggio doveva ancora
arrivare.
Dato che molti bambini ad Osterode e nel vicino campo di Cesmin Lug
mostravano segni comuni (piombo nei denti, vomito giornaliero e perdita della
memoria), i leader del campo insisterono per nuovi esami del sangue nell'aprile
2008. Esami a caso su 105 bambini mostrarono risultati vacillanti. Per molti
bambini del campo ONU "più libero dal piombo" di Osterode, i loro livelli di
piombo erano raddoppiati dal loro trasferimento nell'ex base francese.
Visto che l'ONU, l'UNHCR e l'UNHCHR si rifiutavano di aiutare questi
cittadini del Kosovo, mi sono appellato direttamente al Ministro della Sanità
del neo dichiarato stato del Kosovo. Alush Gashi non è soltanto un dottore, ma
anche un mio amico personale da anni. Una volta viveva e lavorava a San
Francisco. Non solo gli ho scritto una mail, ma l'ho cercato anche nel suo
ufficio, pregandolo di aiutare questa minoranza di cittadini. Lui capisce il
problema. Conosce la situazione. Come dottore sa che questi Zingari devono
essere evacuati immediatamente. Dice che il suo governo vuole aiutarli, ma
sinora non hanno offerto nessun piano concreto.
Dal 2005 abbiamo cercato di obbligare l'ONU ad aiutare questi Zingari. Un
avvocato americano, Dianne Post, ha tentato di citare l'ONU a nome delle diverse
centinaia di Zingari che vivono nei campi. La sua causa contro l'ONU al
tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo è stata rigettata perché la corte ha
dichiarato che solo uno stato, non un'organizzazione, può essere accusato. Anche
se l'ONU era l'unico amministratore del Kosovo, il tribunale ha deciso che non
poteva essere accusato. Ma ora che il Kosovo è finalmente un paese indipendente,
può essere citato per negligenza, discriminazione ed omicidio non premeditato.
L'ONU ha una politica di compensazione per problemi simili. Ma gli avvocati
ONU, per tre anni, hanno rifiutato di cooperare nel cercare una compensazione
per gli Zingari o risolvere i loro problemi di salute. L'ONU non nega le proprie
responsabilità ma rifiuta di rispondere sul proprio ruolo e sulle proprie norme.
Nel 2005 la Società per i Popoli Minacciati, la più grande OnG in Germania dopo
la Croce Rossa, ha portato in Kosovo il massimo esperti tedesco
sull'avvelenamento tossico, il dottor Klaus Runow. Anche se l'ONU ha provato ad
escluderlo dai campi, ha potuto raccogliere 60 campioni di capelli dai bambini
Zingari. Spedì i campioni ad un conosciuto laboratorio di Chicago. I risultati
mostrarono che non solo molti dei bambini avevano i più alti livelli di piombo
nella storia medica, ma che tutti avevano anche livelli di avvelenamento di
altri 36 metalli pesanti. Nel tentare di difendersi, il personale ONU rispondeva
che l'avvelenamento da piombo dipendeva dal fatto che gli Zingari fondevano le
batterie delle auto. D'altra parte, il dottor Runow puntualizzava che nessuno di
questi metalli pesanti si trovava nelle batterie delle auto.
Il dottor Rohko Kim, impiegato all'OMS di Bonn, venne raccomandato dall'ONU
sulla questione. Anche se aveva ordini di non dare interviste o informazioni sui
campi Zingari, potei parlare con lui. Gli chiesi se l'avvelenamento dipendeva
dallo smaltire le batterie delle auto. Mi rispose di no. Mi disse che la maggior
parte dell'avvelenamento proveniva dalla polvere tossica dei depositi di scorie
e dal fatto che i campi erano costruiti sopra il terreno delle miniere. Disse
che ogni bambino concepito nei campi avrebbe avuto danni irreversibili al
cervello. Disse che avevamo già un'intera generazione di bambini Zingari
avvelenati dal piombo. In un discorso pronunciato nel 2005 all'OMS, UNMIK e al
Ministero della Sanità del Kosovo, il dottor Kim disse: "L'attuale situazione
della comunità Rom che vive ora nei campi è estremamente, estremamente seria. Ho
personalmente fatto ricerche sull'avvelenamento da piombo dal 1991, ma non ho
mai visto nella letteratura una popolazione con livelli di piombo nel sangue
così alti. Credo che il caso di Mitrovica nord sia unico, mai visto prima nella
storia. Questo è la più grave catastrofe connessa al piombo nel mondo e nella
storia." Nel 1999, l'ufficio USA di Pristina trasportò via aereo 7.000 Albanesi
a Fort Dix, NJ, per proteggerli dai Serbi. Nel marzo 2004, la polizia ONU e la
KFOR evacuarono 4.000 Serbi nella base KFOR per salvarli dagli Albanesi. Ci sono
precedenti in Kosovo per salvare vite, ma non per 500 vite Zingare.
Sinora, 77 Zingari sono morti nei campi ONU. Sono successi anche molti aborti.
L'ONU non ha mai investigato su queste morti o mai condotto un'autopsia.
Tuttavia, dai sintomi descritti da genitori e vicini, i dottori consultati
ritengono che l'avvelenamento da piombo ha contribuito alla maggior parte delle
morti e degli aborti.
Qualche settimana fa un bambino Zingaro è morto ad Osterode. Aveva un mese d'età
ed era nato con una grande testa, pancia gonfia e gambe piccolissime. Si è
svegliato alle sei di mattina, vomitando ed è morto venti minuti dopo in
ospedale.
Avvelenamento da piombo significa per i bambini una morte spaventosa e dolorosa.
Jenita Mehmeti, quattro anni, frequentava l'asilo del campo, quando la sua
insegnante notò che stava perdendo la memoria e faticava a camminare. Jenita fu
rimandata alla sua baracca, dove per i seguenti tre mesi vomitò più volte al
giorno, prima rimanendo paralizzata e poi morendo. Quando la sua sorellina di
due anni mostrò gli stessi sintomi, il dottore ONU per Mitrovica rifiutò di
curarla, dicendo che era in un campo ONU ad un km. dalla sua giurisdizione. Un'OnG
la portò a Belgrado e le salvò la vita.
Paul Polansky è un autore americano e capo della missione Società per i
Popoli Minacciati. Ha vissuto in Kosovo dal luglio 1999. Nel 2005 ha pubblicato
un libro sui campi chiamati ONU-Sangue con Piombo. Può essere ordinato online
pjpusa50401@yahoo.com Questo
indirizzo email è protetto dallo spam, occorre attivare gli JavaScript .
Rukija Mustafa morì nell'aprile 2005 assieme al suo neonato. Sopravvissero
il marito ed otto bambini, tutti portati in Germania per cure mediche dalla Bild Zeitung,
il più diffuso giornale tedesco in circolazione.
Nikolina Mehmeti, bambina di due anni sorella di Jenita che morì di
avvelenamento da piombo. Poco dopo la morte di Jenita, Nikolina mostrò gli
stessi sintomi. L'ONU a Mitrovica rifiutò di autorizzare le cure per Nikolina a
Belgrado, anche se lei cadeva in coma continuamente. Una OnG Romani locale la portò a
Belgrado e le salvò la vita. Più tardi un donatore americano diede alla famiglia
un pezzo di terra a Priluzje dove costruirono una casa. I dottori a Belgrado
dissero che se Nikolina fosse tornata alla fonte dell'avvelenamento, sarebbe
morta come sua sorella.
Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 09:07:21, in Europa, visitato 1454 volte)
Da
rage against the world
Sempre più dura la reazione dell'America latina alla direttiva Ue sulle
espulsioni
Dopo la minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio, Hugo Chávez ha avvertito
nuovamente l'Unione europea: se andrà avanti con la nuova direttiva
sull'immigrazione, Caracas potrebbe rispondere con l'espulsione di capitali
europei. L'Assemblea Nazionale (Parlamento) del Venezuela analizzerà
prossimamente la proposta lanciata dal presidente: "Se i governi d"Europa
applicano la direttiva per il ritorno degli immigrati illegali approvata
recentemente dal Parlamento dell'Ue - ha detto la presidente dell'Assemblea
Nazionale, Cilia Flores - si metterà in pratica il principio della reciprocità"
e "si prenderanno delle misure rispetto ai capitali presenti nel nostro
territorio". Il messaggio di Chávez è stato chiaro: "Se l"Europa inizia a
oltraggiare il nostro popolo", allora "noi potremmo prendere in considerazione"
una nuova norma, ovvero "una legge di ritorno dei capitali europei".
L'avvertimento non poteva essere più esplicito: "Se ne vadano, tornino in
Europa. Qui ci sono varie banche europee, potrebbero andarsene" come le
"compagnie petrolifere". Chávez ha assicurato che le aziende e i cittadini del
vecchio continente vengono accolti a braccia aperte nel paese sudamericano, ma
ha avvisato: "Siamo disposti a far sì che ci rispettino in tutto il mondo". In
Venezuela esistono importanti investimenti europei nel settore del greggio (da
Total a Statoil) e nel campo finanziario (ad esempio i gruppi spagnoli Bbva o
Santander).
Non è la prima accesa reazione di Chávez contro la nuova politica migratoria
approvata dai 27 membri dell'Unione. Qualche settimana fa il leader venezuelano
annunciò la possibile sospensione delle vendite petrolifere ai paesi che
applicheranno la direttiva. Si calcola che circa 1,8 milioni di latinoamericani
senza documenti potrebbero essere interessati dalla nuova legge.
Anche il vicepresidente del Parlamento venezuelano, Saúl Ortega, ha
assicurato che l"Assemblea Nazionale discuterà la proposta di Chávez. Tutta
l'America latina - secondo Ortega - dovrebbe rispondere contro questa nuova
politica migratoria. Una delle condanne più dure, finora, è arrivata dai
presidenti del Mercosur.
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