Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/08/2009 @ 09:12:06, in Europa, visitato 1687 volte)
Da
Roma_Francais
Nordéclair.fr VILLENEUVE D ASCQ / UN GIORNO CON (3/6): Fine dei viaggi
per la gens du voyage - Publié le lundi 03 août 2009 à 06h00 MARIE
GOUDESEUNE
villeneuvedascq@nordeclair.fr
Goya, Anne e Marc sperano che sia assicurata l'area di accoglienza dei
4 Cantoni e che i loro caravan vengano sostituiti da case mobili
Si scorgono i loro caravan quando, lasciando il parco scientifico
dell'Haute Borne, ci si dirige verso la A22. Di fronte alla discoteca Fabrik, i
"Rom francesi" ci hanno aperto le porte. Ritratto di famiglie sempre più
sedentarie.
"Non si viaggia più. Si resta qui". Al nostro arrivo sono le prime parole di
Goya - Robert, dal suo nome francese -, "il patriarca". Nel campo
tranquillo, i bambini camminano qua e là, delle giovani con dei carrelli. Ci
si crederebbe in un villaggio. E negli occhi di Goya, difficile sapere se
quest'installazione duratura è un male o un bene.
"Ci vorrebbero delle piccole case al posto dei nostri caravan. Perché
resteranno qui di padre in figlio. Il viaggio ci interessava perché non si
sapeva che c'era la scuola. E tutto d'un colpo, hanno fatto questo terreno".
Chiusi come sardine
Dopo la legge Besson votata nel 1990, ogni comune con più di 5.000 abitanti
ha, di fatto, l'obbligo di sistemare un'area d'accoglienza per la gens du
voyage. Quella dei 4 Cantoni ha visto la luce nel 1998. "Siamo rimasti più
di 20 anni pigiati come sardine su un piccolo terreno, là. C'era una toilette
per cento persone. Ora va meglio" ritiene Goya, che mostra col dito il terrene
vicino del futuro grande Stadio.
Presto avrà 60 anni. Ed ormai, il termine viaggio ha fatto il suo buco nella
categoria del souvenir. "Prima, non c'erano frontiere. Andavamo dove ci piaceva.
Spagna, Italia, l'Europa intera. Faceva bello a Parigi? Si andava a Parigi. Era
formidabile". Ma portando l'istruzione ed un'igiene di vita più comoda, l'area
di accoglienza ha finito per fissare i piedi dei viaggianti. La gens du voyage
si muove ormai come i sedentari, o al massimo per andare fare le vendemmie, come
a settembre prossimo.
Oggi, le loro preoccupazioni riguardano soprattutto la loro vita qui: che
venga aggiunto un passaggio pedonale all'ingresso dell'area, che intorno venga
tagliata l'erba alta, ridipinti i muri, dei giochi per i bambini e che sia
installato un terreno di pallone. "Qui, è tenuto male e non in sicurezza. Ma
tutto dipende dalla buona volontà del sindaco. Da quando si è là, non è mai
venuto, rilevano Goya ed i suoi amici. E quindi soprattutto si chiedono case o
case mobili, perché nelle roulotte non c'è veramente spazio.
"Se la figlia di Goya è insegnante ed uno dei suoi figli operatore del verde,
molti vivono senza un lavoro fisso, con la
RMI. Quella mattina, qualche giovane è occupato a separare ferraglia: "La
recuperano davanti alle case. Mettono il rame da parte: è il più caro. Ma ormai
ci si sono messi tutti, anche i rumeni e gli arabi, perché non hanno più
lavoro".
Francesi e SDF (Senza fissa dimora)
Nate per la maggior parte in Francia, le famiglie che incontriamo parlano
allo stesso tempo francesi e romanès. "Si è nati in Francia. I Rom della
Romania, loro, non è da molto che sono lì. Hanno tutto, noi solo la fame," si
rammarica di Marc. Sua moglie Anne ci mostra la sua carta d'identità, sulla
quale appare uno spazio vuoto: "Si rifiutano di darci un indirizzo. Ci
considerano come SDF: come fare con le banche e le assicurazioni?" Il 10 agosto
prossimo, le tre famiglie dovranno lasciare la superficie, per quattro giorni,
il tempo della pulizia annuale del terreno. Frattanto si preoccupano di sapere
dove andranno: sarà il "sistema D". Ma non appena possibile, ritorneranno
all'area d'accoglienza, dove ormai sono bene installate.
Di Fabrizio (del 04/08/2009 @ 13:44:34, in Europa, visitato 1445 volte)
Da
British_Roma
Clicca sull'immagine per vederla a grandezza naturale e leggere l'intera
storia - Taken with Nikon F75: 50mm f/1.4D lens: Y44 Filter. Fomapan 200
film: Developed in Xtol Stock @21C for 6'30'' at 5'' Agitation/30' '
... Stavo camminando lungo Moore Street a Dublino, domenica 27/07/08, quando
passò vicino a me una famiglia rom. Poi sentii dietro di me un gruppo di giovani
irlandesi che le urlavano delle offese, pensando che fosse divertente.
Allora presero della frutta da un chiosco e la gettarono contro questi Rom,
aumentando quando i Rom risposero verbalmente. A questo punto un'adolescente ha
trovato una vecchia sedia di plastica dalla rastrelliera del chiosco ed è corsa
verso i Rom colpendo la donna ritratta nella foto. La donna ha tentato di
proteggere il suo bambino spostandolo sull'altro braccio coprendolo con delle
coperte. Fortunatamente la situazione a questo punto si è risolta.
Di Fabrizio (del 01/08/2009 @ 09:15:21, in Europa, visitato 2048 volte)
Da
Roma_Daily_News
Circa 150 bambini rom nella regione della Tracia (Turchia occidentale) stanno
affrontando l'esclusione dalla scuola dopo che le loro dimore sono state
demolite dalle autorità municipali locali, in quello che è un piano di
riorganizzazione urbana rivolto contro i quartieri rom, la legge 5366. La
collezione di misure di rinnovamento dei centri urbani, molte delle quali sono
chiaramente in violazione degli articoli della Costituzione turca che
garantiscono ai cittadini i loro diritti, misure implementate in Turchia dal
2006, sono state al cuore della demolizione di molti quartieri rom nelle città
turche, tra cui il tristemente famoso quartiere di Sulukule nel centro storico
di Istanbul. La distruzione dell'insediamento di Sulukule ha seguito azioni di
demolizioni simili, che hanno visto negli anni recenti la distruzione dei
quartieri Kucukbakkalkoy e Kagithane a Istanbul, parte del quartiere di Turgut Reis
a Mersin e quello di Sur a Diyarbakir. Queste demolizioni diffuse di quartieri
rom sono anche una caratteristica della vita delle comunità dei Rom turchi in
buona parte del paese. Queste azioni sono spesso intraprese senza le dovute
autorizzazioni, preavviso breve o inesistente (senza il tempo adeguato per i
residenti di impacchettare i propri beni prima che siano distrutti assieme alle
case), quasi nessun indennizzo e scarse alternative offerte ad inquilini e
proprietari di questi quartieri. Le famiglie sono costrette a vivere in
condizioni terribili, in container temporanei senza servizi igienici, e dove
bambini, anziani e malati sono estremamente vulnerabili
La situazione in generale è catastrofica per le comunità coinvolte in questa
maniera e una piccola indagine riguardo i continui sgomberi forzati e le
distruzioni illegali delle case rom, assieme con il diniego basico di una serie
di diritti umani, è stata prossima per i principali attivisti legali dei Rom e
attivisti dei diritti umani. L'interesse verso Sulukule è stato ampiamente
dibattuto riguardo gli aspetti culturali della comunità in quanto centro della
musica e della danza rom negli ultimi dieci secoli, ma le principali
implicazioni politiche della situazione a Sulukule ed altrove raramente è stato
esaminato con alacrità e consistenza. Cin-cin Baglari, Sulukule, Kucukbakkalkoy
e Kagithane sono andati persi, demoliti per far strada ai programmi di
rinnovamento urbano, che prevedono la costruzione di lotti per la classe media
(spesso complessi esclusivi recintati) e la rovina dei quartieri rom una volta
prosperi e vitali. Il fatto che la maggioranza di questi piani di rigenerazione
siano rivolti ai quartieri rom, indica chiaramente che sono volti ad espropriare
le sezioni più deboli e vulnerabili della società, il popolo Rom turco. Il
compenso in termini finanziari, assieme alle implicazioni politiche di queste
azioni sono trascurabili per quanti conducono queste azioni, ed i profitti (per
non dire dei dubbi e delle ombre che sono stati dimostrati accompagnare questi
progetti di rinnovamento in Turchia) per gli investitori sono enormi.
Per terminare un lungo elenco di espropriazioni e distruzioni forzate dei
quartieri rom in Turchia, la comunità rom di Dikili nella Turchia occidentale è
stata obbligata a lasciare le proprie dimore e a rifugiarsi in tende e baracche
nella foresta a parecchi km. di distanza. Circa 100 famiglie sono state
recentemente allontanate dalle loro abitazioni, lasciando i loro figli esclusi
dalla scuola che frequentavano sia per la distanza che dovrebbero percorrere che
per la perdita della residenza locale, necessaria in Turchia per iscriversi a
scuola. 150 bambini ora affrontano un viaggio giornaliero di due ore per
raggiungere la loro scuola, ed i costi del viaggio senza alcun supporto
aggiuntivo sono eccessivi per famiglie già così impoverite. La questione della
sicurezza dei bambini in queste circostanze è stata crudelmente illustrata
quando una ragazzina rom di 8 anni è stata rapita nella foresta e violentata
mentre tornava a casa, secondo le cronache locali. Il colpevole è stato
rintracciato ed imprigionato, ma la vita della ragazzina è rimasta traumatizzata
da questa terribile esperienza e la sua famiglia è a pezzi per quello che ha
passato, e con ogni probabilità poco o nessun supporto sarà offerto dai servizi
sociali o infantili alla figlia di uno dei gruppi più disprezzati nella società
turca. Secondo una recente ricerca, sovraccarichi di lavoro e a corto di
personale, questi servizi sono stati manifestamente indicati per un approccio
meno che positivo ai bambini rom e alle loro famiglie.
Più attenzione è stata giustamente focalizzata alla persecuzione e
discriminazione che sono cresciute in maniera allarmante nella Repubblica Ceca,
Ungheria, Slovacchia e altrove nell'Europa centrale e orientale. La sofferenza
delle comunità rom in tutti questi paesi ed anche altri, come ad esempio il
tentativo di impedire la demolizione della comunità di Dale Farm in GB, e la
partenza dei Rom rumeni dall'Irlanda del Nord, sono indicative della crescita di
sentimenti xenofobi ed ultra-nazionalisti e della nuova crescita dei partiti di
estrema destra in Europa, come evidenziato dai recenti risultati delle elezioni
UE. La continuata ed assolutamente inaccettabile situazione delle comunità Rom
ed Egizia nei campi di Mitrovica nel Kosovo, atrocemente avvelenate dai depositi
di metalli pesanti delle vecchie miniere di Trpca e la negligenza delle agenzie
internazionali, è un'altra caratteristica di questa spensierata negligenza sui
diritti, benessere ed esistenza reale del popolo rom. I sempre-troppo-frequenti
richiami alle istituzioni sovranazionali ed ai governi nazionali di affrontare
questi temi apparentemente cadono in orecchie sorde, come i rapporti di
rispettate agenzie internazionali, OnG ed attivisti rom locali e persino del
Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa sono apparentemente poco
utili, nonostante i chiari, persuasivi e validi argomenti portati in ogni
rapporto da questi individui ed organizzazioni coinvolti.
La domanda su quanto possa ancora continuare il diniego dei più basici
diritti dei cittadini più vulnerabili negli stati europei, sembra non avere
risposta, dato che l'alienazione dei cittadini rom in Italia, GB, Ungheria,
Slovacchia e Turchia - la maggior parte firmatari di diversi convenzioni
esistenti per proteggere i più vulnerabili, come stati membri e stati candidati
ad esserlo - e sembra destinata a continuare, siamo "altri" e stiamo diventando
apparentemente non-persone davanti alla legge, letteralmente alieni in patria.
La strada verso l'inferno per il popolo rom in questi ed altri stati europei è
pavimentata con le rovine delle loro comunità, persino le loro stesse vite che
hanno ricoperto tutte le buone intenzioni. La retorica dei diritti rom da parte
dei governi, degli stati e delle istituzioni sovranazionali è pura sofisticheria
e semantica, un "paravento" per assicurarsi i benefici dell'appartenenza alla
UE, a spese dei più poveri e dei più espropriati, i Rom. Il catastrofico
fallimento della politica che è il risultato della quasi completa mancanza di
volontà politica di realizzare le misure per un cambiamento reale e durevole verso
le comunità rom, sembra a questo punto sempre meno mancanza di capacità e di più
una scelta deliberata e cinica.
Per le comunità rom di Turchia, l'edificazione di eventi che sanciranno
Istanbul come Città della Cultura Europea 2010 hanno poco significato. Sono
stati rigettati da Istanbul e altrove dalle autorità municipali che intendono
sradicare la loro presenza e la loro storia - Sulukule per esempio è stata
rinominata Karagumruk, cancellando così il reale punto di origine per le
migrazioni verso l'occidente nel resto d'Europa a partire dal XII secolo. Se,
come argomenta il filosofo Avishai Margalit (The Ethics of Memory, Harvard
University Press, 2004) la memoria condivisa è il ricordo che gli individui
hanno in comune per assicurare la perpetuazione delle comunità e che queste
comunità richiedono che la memoria sia istituzionalizzata in qualche modo nei
luoghi, edifici, monumenti e storie, allora la distruzione di questi quartieri
rom è un esercizio nel cancellare la reale esistenza di noi come popolo rom
dalle mappe topografiche e mnemoniche di panorama urbano come è stato costituito
per quasi un migliaio di anni in queste terre. L'abusata nozione dei Rom come
popolo "dimenticato" in Europa deve anche vedersi nella stessa luce, meno di uno
slittamento della mente e più di una cancellatura continuata e intenzionale…
Dr. Adrian R. Marsh,
PhD International Romani Studies Network
Di Fabrizio (del 29/07/2009 @ 09:39:34, in Europa, visitato 2201 volte)
Vi invito a leggere
l'articolo del nostro presidente Juan de Dios Ramírez Heredia, pubblicato il 28 luglio sul giornale spagnolo "El
Mundo". [...]
Questo testo
contiene chiaramente la filosofia e gli obiettivi della nostra organizzazione,
condivisi dalla maggioranza delle entità che lavorano per la promozione,
sviluppo e progresso del nostro popolo.
But baxt, Sastipen thaj Mestipen
Manuel
García Rondón - Segretario Generale di
Unión
Romaní
UNION
ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail:
u-romani@pangea.org
URL:
http://www.unionromani.org
GIPSY POWER Sicuramente il
presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, occuperà un posto di rilievo nella
storia del suo paese non solo per essere il primo presidente negro della nazione
più grande del mondo, ma anche per aver preso ieri decisioni politiche
inimmaginabili che segneranno il suo mandato come uno dei più innovatori in un
paese abituato a sentirsi, forse a ragione, l'ombelico del mondo.
Ho letto con
ammirazione il suo discorso pronunciato giorni fa durante il congresso
dell'Associazione Nazionale per il Progresso delle Persone di Colore, che
celebrava il primo centenario della sua esistenza, e non ho potuto sfuggire alla
sensazione di sentirmi direttamente rappresentato dalle sue parole. Anzi, ho
fatto l'esercizio di sostituire semplicemente la parola "negro", ogni volta che
appariva nel testo, con la parola "gitano" e il discorso si trasformava in un
messaggio assolutamente adeguato alla nostra realtà. Per questo oggi mi sento
confortato nel constatare che l'uomo più potente della terra sia un negro che ha
detto alle persone della propria etnia quello che alcuni di noi gitani andiamo
dicendo ai nostri simili da più di trenta anni. Da domani, quando ripeterò alla
mia gente quello che vado dicendo da molto tempo, dirò loro che non sono parole
mie, ma che è lo stesso presidente degli Stati Uniti a pronunciarle: " Si, se
sei gitano, le possibilità di crescere tra la delinquenza e le bande sono
maggiori; si, se vivi in un quartiere povero, affronterai difficoltà che coloro
che vivono nei quartieri residenziali ricchi non devono fronteggiare. Ma queste
non sono ragioni sufficienti per ottenere note negative, queste non sono
motivazioni esaurienti per non andare a scuola o per abbandonare gli studi.
Basta con le scuse! Nessuno ha scritto il tuo destino al posto tuo. Il tuo
destino è nelle tue mani. Non ci sono scuse!".
Noi gitani
spagnoli, - che senza dubbio siamo un collettivo privilegiato se paragonato ai
nostri fratelli nel resto d'Europa, - patiamo ancora un altissimo tasso di
analfabetismo e le condizioni di vita di buona parte della nostra popolazione
sono quelle proprie di coloro che
formano i gruppi di esclusione e "lumen" sociale. Per questo acquistano maggior
valore le parole del presidente gitano degli Stati Uniti che a due mesi
dal giuramento sul suo mandato si dovette confrontare con un rapporto che
sosteneva che "i negri negli Stati Uniti possiedono il doppio delle possibilità
di restare disoccupati, il triplo delle possibilità di vivere in povertà, e sei
volte di più quella di andare in carcere rispetto ai bianchi".
E´vero che, come
dice il saggio proverbio castigliano, "la casa di Santa Maria non è stata
costruita in un giorno", ma non è meno certo che il ritmo frenetico delle
trasformazioni che sta sperimentando la società maggioritaria da poco più di
mezzo secolo, obbliga noi gitani europei a fare uno sforzo supremo affinché il
cambiamento che auspichiamo sia efficace e che possiamo essere, una volta per
tutte, artefici del nostro destino e amministratori della nostra libertà. E il
presidente Obama ci ha detto che "in ultima istanza, siamo noi che dobbiamo
coltivare il nostro destino giorno per giorno". Questo mi porta a formulare, in
linea con il pensiero del presidente statunitense, alcune proposte per i gitani
spagnoli.
Prima: Non
riponiamo troppa fiducia nei sovvenzionamenti del Governo. Le sovvenzioni devono
essere un mezzo, mai un fine. Anzi, quando le sovvenzioni non sono pienamente
giustificate, o si concedono con criteri presumibilmente estranei alla volontà
degli stessi gitani, possono essere una remora che ci condannerà
irrimediabilmente al clientelismo e alla dipendenza dalla mano che ci alimenta.
"I programmi di governo – ha detto Obama - non otterranno da soli che i nostri
figli giungano nella terra promessa. E il Governo deve essere una forza per
fornire opportunità e una forza per munire di libertà."
Seconda:
E´necessario che siamo noi stessi gitani a essere coinvolti direttamente nella
trasformazione della nostra realtà. Nessun popolo ha raggiunto la prosperità a
partire dal colonialismo politico, culturale e caritatevole. Finché il
Parlamento Europeo si è espresso nella Risoluzione approvata lo scorso 11 marzo
intimando che noi gitani partecipiamo a tutte le decisioni previste dai governi
e dirette alla nostra comunità. E chiede che si rispetti la nostra capacità e la
nostra responsabilità di organizzarci autonomamente. Ma non ci inganniamo. A
nulla serviranno i buoni propositi dei governanti se non siamo noi, i gitani
stessi, coloro che lottano per progettare il proprio destino. Lo ha detto Obama:
"Nei gitani si deve operare un cambio di mentalità, un nuovo insieme di
attitudini al fine di prendere le redini della propria vita".
Terza: Dobbiamo
aspirare a ottenere un autentico potere gitano. Ormai non basta che i governi
mettano nelle nostre mani le risorse destinate a realizzare la nostra
emancipazione e con quella l'uscita dall'esclusione sociale a cui siamo
sottomessi. Il presidente degli Stati Uniti, che è negro, figlio di padre negro
e di madre bianca, ha conosciuto e sofferto le ferite dell'emarginazione, che lo
hanno portato a dire "si continua ad avere ingiustizia nei confronti dei negri,
che si vedono relegati all'ultima posizione in tutte le scale del benessere". Le
sue parole sono perfettamente applicabili ai gitani spagnoli quando dice che:
"Il dolore della
discriminazione si sente ancora tra di noi, ma questo non giustifica che (...)
vengano condannati alla disperazione o a ruoli secondari in questo paese. (...)
Desidero che aspirino a diventare scienziati e ingegneri, dottori e maestri, non
solo giocatori di pallacanestro o rapper".
Sono stato
un'eccezione privilegiata nella vita politica spagnola. Avendo avuto le stesse
umili origini di Obama, sono stato Deputato nel Parlamento spagnolo e nel
Parlamento Europeo per 23 anni consecutivi della mia vita. Ma con me si è
spezzata tristemente la continuità. Nessuno ha più occupato il posto che
ricoprivo a Madrid o a Strasburgo. E´vero che in Spagna attualmente ci sono due
deputati autonomisti gitani: uno è il mio carissimo amico Manuel Bustamante che
si trova nella Corte Valenciana come rappresentante del Partito Popolare, e
l'altro è il mio compagno del Partito Socialista Francisco Saavedra, che si
trova nell'Assemblea Extremadura.
Ma è vergognoso che non ci sia rappresentanza gitana nel Parlamento
dell'Andalucia, regione in cui
vive la metà dei gitani spagnoli, né nel resto delle istituzioni di
rappresentanza democratica del paese.
Il vero potere
gitano si attuerà il giorno in cui accumuleremo meriti affinché il presidente
del Governo, consapevole della forza che rappresentano più di 700.000 gitani
spagnoli, nomini un ministro o una ministra, Segretario di Stato o Direttore
generale che siano gitani. E in più ci si potrebbe aspettare, perché no? che il
prossimo Direttore generale della Guardia Civile sia un gitano. Questo sarebbe Gipsy Power!
Quarta: Infine
desidero rivolgermi proprio a quei gitani che bandiscono la propria gitanità.
Conosco molti gitani che sono professori universitari, cattedratici, medici,
ingegneri, economisti, avvocati, così come piccoli e medi imprenditori, etc.
Devono rendere pubblica la loro condizione di gitani. Questo ci dà prestigio e
contribuisce in modo positivo alla rivendicazione del nostro buon nome. Sono
convinto che quando qualcuno viene nel mio ufficio di avvocato per essere
difeso, collega alla mia condizione di gitano la fiducia nel fatto che
professionalmente io sia chi di meglio gli possa far vincere una causa.
Nessuno lo ha
detto meglio di Barak Obama, delle cui parole ci appropriamo e andiamo a
scolpire sul frontespizio di tutte le nostre organizzazioni: "È ora che i bimbi gitani aspirino a diventare scienziati, ingegneri, giudici del Tribunale
Supremo e presidenti del Governo della nazione".
Di Fabrizio (del 27/07/2009 @ 09:46:03, in Europa, visitato 2566 volte)
Da Slovak_Roma. Spesso, sull'onda di fatti di cronaca e delle emozioni che suscitano, quando si parla di Rom si finisce nei massimi sistemi, o peggio nelle tragedie interminabili. Viene data poca attenzione alla conoscenza, al come si viva la vita di tutti i giorni, ai sentimenti e alle loro aspettative. Il brano che segue (lunghetto) fa parte di una serie di interviste che Kristína Magdolenová ha compiuto per presentare le donne rom come sono, con i loro problemi e speranze. Individuando dei modelli positivi in cui le altre romnià possano identificarsi o replicare. Cercando di smontare quell'aurea di mito (positiva o negativa) che sempre le ha circondate. Un'altra intervista, che avrei voluto tradurre ma non ho trovato il tempo, su Roma Press Agency
The Slovak Spectator
20 luglio 2009 Abbiamo il diritto di essere chiamati Rom By Kristína Magdolenová & Jarmila Vaňová
Margita Damová Source: Courtesy of Roma Press Agency Margita Damová non ha mai lasciato il villaggio di Rankovce nella regione di Košice. E' nata terza di 11 figli in una casa di muratori. Ha terminato il nono grado delle scuole primarie, ma dice che avrebbe sempre voluto andare a scuola ed imparare di più. Oggi, a 50 anni di età, crede di avere ancora il tempo per cambiare la sua vita.
Quante ragazze eravate in famiglia?
Eravamo undici figli. Sette ragazze e quattro ragazzi.
Quanti di voi hanno terminato la scuola?
Sei in tutto. I miei quattro fratelli e due sorelle.
Che tipo di scuola hanno frequentato? Cos'hanno studiato?
Mio fratello più giovane si è formato meccanico per auto e altri due sono muratori. L'altro mio fratello è un saldatore. Tutte e due le sorelle hanno terminato l'istituto tecnico.
Lavorano?
Uno dei miei fratelli vive nella Repubblica Ceca. Ha un lavoro, ed un fratello in Slovacchia ha un lavoro.
Perché non hai completato gli studi?
Ero la ragazza più grande ed era necessario aiutare mia madre, perché c'erano sorelle e un fratello più giovani. Lui era ammalato e mamma spesso lo portava dal dottore, così dovevamo aiutarla a casa.
Per te non è stato difficile rimanere a casa e non continuare i tuoi studi? E' stato un bene per te?
E' stato difficile. Io volevo fare la parrucchiera. Era il mio desiderio, ma non sono stata fortunata nella vita. Ma in ogni modo, taglio i capelli. Sia alle donne che agli uomini.
I tuoi genitori cosa vi hanno incoraggiato a fare?
Volevano che facessimo le cose bene, fare qualcosa per noi stessi. Ma non ne ho avuto la possibilità.
Si sono curati adeguatamente di voi? Avevate abbastanza da mangiare, di che vestirvi e tutto ciò di cui avevate bisogno?
Sì, si prendevano cura di noi, ed avevamo tutto di cui ci fosse bisogno. Mio padre lavorava duro. A volte portava a casa una sola corona del suo stipendio, perché aveva saldato un grande conto per gli alimenti.
Ha avuto altri figli?
Ha avuto altri quattro figli che ha mantenuto.
Quindi avete avuto una vita difficile?
Non penso. Mio padre è stato comunque premuroso.
Tu non hai completato gli studi, Vostra madre ha incoraggiato tu e le tue sorelle a rimanere a casa e a curarla?
No, no, no. Ero io che volevo aiutarla, perché vedevo che era troppo per lei.
Come ti ha detto tua madre che non avresti terminato gli studi?
Ma i miei genitori volevano che andassi a scuola. Lo volevano. Volevano che studiassi, perché mi piaceva. E mi piace ancora.
Quindi è stata una tua decisione di non andare a scuola e rimanere a casa per aiutare tua madre con i più piccoli?
Sì, volevo aiutarla. Le ho detto che non sarei più a scuola, ma che mia sorella avrebbe continuato a farlo.
Quindi hai abbandonato il tuo grande sogno per la tua famiglia?
Sì, ho lasciato per la famiglia.
Quanti anni avevi quando ti sei sposata?
20 anni. Per un po' avevo lavorato in un ospedale. Aiutavo mia madre in questo modo, perché stavamo costruendo una casa, così andai a lavorare.
Come hai incontrato tuo marito?
Lo incontrai qui a casa, nel villaggio. Avevo quattro anni più di lui. Prima non mi ero mai sognata una cosa simile. Lavoravo, e lui vide che guadagnavo bene e che ero una persona onesta, così iniziammo ad uscire assieme.
Lo amavi?
Non del tutto, no, perché i miei genitori non lo volevano.
Perché?
Era un orfano. Aveva solo 10 anni quando morì sua madre. E' per questo che non lo volevano. Perché era un orfano e con lui non avrei avuto una buona vita.
Avevano ragione?
Sì, l'avevano. Ora mi spiace, anche se viviamo insieme. Lavora di tanto in tanto, porta a casa un po' di soldi... ama i nostri figli... ma penso che non sia quello che voglio.
E cosa vuoi?
Qualcosa di meglio. Non mi impedisce di fare le cose; frequento dei corsi, vado in giro, e mi appoggia e i miei bambini anche mi appoggiano. Ma non mi aspetto niente di buono da lui...
Quanti figli avete?
Sette.
A che età hai avuto il primo figlio?
Ho avuto il primo figlio a 22 anni. Il secondo a 24 anni. Ho sette figli, sei ragazzi e una ragazza.
Se tu potessi tirare indietro l'orologio, vorresti avere così tanti bambini con tuo marito?
No. Non lo vorrei, perché viviamo tempi difficili.
Quando ti sei sposata, pensavi che la tua vita sarebbe stata così?
Pensavo che avrei avuto una bella vita, perché lui è orfano e sarebbe stato più gentile con me. Ma non è così. Al contrario, è umano, ha solo un aspetto negativo. Preferirei non parlarne.
Quale aspetto? Beve?
Gli piace bere. E' il suo lato cattivo.
E i vostri figli a che punto sono? Cosa vorreste per loro?
Cosa vorrei per i miei figli? Qualcosa di meglio. Una vita migliore di quella che hanno adesso. Che vivano come facevo io con mia madre, avevo tutto il necessario. Ma forse a loro non manca niente di significativo, perché do loro tutto l'amore che ho in me e ogni cosa che posso. Proprio come faceva mia madre.
Hai avuto l'opportunità di offrire loro una vita migliore?
No, non l'ho avuta.
Cosa non hai avuto?
Cosa non ho?! Non ho una casa. L'ho desiderata per tutta la vita.
Hai mandato i tuoi bambini a scuola?
No. Mia figlia, che ora va alla scuola primaria, voleva studiare. Ma ora ha solo 13 anni. Ma io continuo a ripeterle sempre: io non ho studiato, e neanche i tuoi fratelli, ma almeno tu puoi. Lei mi ascolta, e mi dice che studierà, che vuole farlo. Vorrebbe andare ad un istituto d'arte, lo spera. Mi dice sempre che andrà ad una scuola artistica.
Cosa la incoraggi a fare?
Ho solo una figlia e vorrei che avesse una vita migliore della mia.
Ed i ragazzi?
Ora solo tre sono con me. Gli altri vivono con le mogli; tre sono single.
Pensi di essere stata felice nella tua vita?
A volte sono felice e a volte no. Non mi sento così bene come vorrei.
Quando sei felice?
Quando vado ai corsi di formazione. Lì sono contenta con tutto e sono felice. E quando ho soldi.
Quando sei triste?
Sono felice. Perché no? Lo sono.
Nella tua opinione cos'è la felicità?
Cos'è la felicità per me?! Non so dirlo. Soldi? I mie figli, penso. Perché sono tutto quel che ho. E mia madre. Mia madre è tutto quel che mi rimane. Mio padre è morto.
Come ti vestivi quando ci sono i tuoi genitori?
Con mia madre? Come gli altri giorni, forse un po' meglio. Compravo le cose che volevo.
Indossavi pantaloni?
Sì, pantaloni moderni. Li facevo da me. E per questo guadagnavo un po' di soldi.
Il tuo modo di vestire è cambiato con tuo marito?
All'inizio era più povero, ma ora mi permette di più. Ha solo un difetto ed è il bere. Non tutti i giorni, ma davvero non sopporto l'alcool.
Quando beve, ti picchia o picchia i bambini?
No. Non posso dirlo. Non mi picchia. Piuttosto finisce che piange su di noi. Dice che sua madre gli manca davvero. Non picchia me o i bambini.
Chi ha cresciuto tuo marito?
La sua matrigna. Avevano una matrigna cattiva. Penso che dipenda da quello.
E' andato a scuola?
Ha studiato due anni come carpentiere, ma non ha potuto finire con la sua matrigna. Poteva avere, ed ha avuto un'opportunità all'inizio. Sa leggere e scrivere, ma ha perso questa possibilità di completare la scuola. Lei non le dava i soldi per il biglietto del bus.
Quando pensi alla tua vita, ne sei soddisfatta? Ti va bene come stanno le cose?
Beh, devo esserne soddisfatta. Cos'altro posso fare?
Quando qualcuno è vivo, vuole sempre qualcosa. Non ti aspetti nient'altro dalla vita?
Sono soddisfatta della mia vita. Tutto ciò che ho fatto, l'ho terminato. Non sono soddisfatta del fatto di vivere con i miei figli. Vorrei una vita migliore per loro. Vorrei una casa per loro. Se vincessi alla lotteria, comprerei una casa e farei qualcosa anche per mia madre. Allora sarei più soddisfatta.
Cosa vorresti fare per tua madre?
Che ne so? Farei qualcosa per lei.
Lei manca di qualcosa?
Realmente no. Non le manca niente, perché l'aiuto in tutto, anche se forse sarei più contenta se avesse legna per l'inverno.
Chi vive con tua madre?
Vive in una casa con mio fratello, ma ha una casa sua. Ma... una figlia è una figlia.
Perché? E' meglio per i Rom se una figlia più grande si prende cura di loro?
Sì. E' meglio perché una nuora non curerà una suocera come può farlo una figlia. Le spiacerà.
Allora tua madre non ti lascerà la sua casa, ma lo farà con sua nuora.
Non importa. Ho portato a termine ogni cosa. Non sono invidiosa. Non invidio mio fratello. Nostro padre si prese cura di noi, ma non gli obbedivamo. Avremmo dovuto maritarci meglio. Avremmo dovuto fare come mio fratello.
Quando tua figlia crescerà, le dirai di ascoltarti perché sennò finirà come te, una persona che non obbediva ai suoi genitori?
Ecco cosa le dico tutto il tempo: di obbedirmi come io obbedivo a mia madre.
Come vuoi migliorare la tua vita? Cosa vuoi fare?
Cosa voglio fare? Come cambierei la mia vita? Come posso risponderti? Beh, per mia figlia, voglio che stia a scuola. Cambierei questo. Anche se non ho terminato gli studi, che almeno lei lo possa fare.
E se lei non volesse, la obbligheresti?
No, perché anche lei lo desidera. Mi dice sempre che finirà la scuola e che vuole continuare gli studi. Vuole andare ad un istituto artistico, come me.
Secondo te, la vita di una donna rom è differente da quella di una non-rom?
Sì, perché hanno una condizione generale migliore delle donne rom. Ma se una donna rom diventa più saggia, può ottenere tutto ciò che ottiene una donna non-rom.
Pensi che le ragazze non-rom obbediscano alle loro madri più di quelle rom?
Obbediscono, sì. Le donne non-rom obbediscono alle loro madri perché vanno a scuola e la finiscono e così hanno una vita migliore.
Tu non hai un'istruzione; non hai terminato la scuola, ma ora stai frequentando dei corsi di formazione, non solo a Košice o qui a Rankovce, ma talvolta vai anche più lontano. Cosa vi hai trovato di così interessante. Perché ci vai?
Perché ho iniziato ad andarci? Perché me l'ha chiesto Kveta. Aveva bisogno di un'altra donna. Me ne ha parlato e le ho detto che sarei andata con lei. La prima volta che ci sono andata mi è piaciuto veramente. Sono due anni che frequento. Lì ho incontrato altre donne e abbiamo portato avanti due progetti, così adesso so come fare tutte queste cose e voglio imparare di più.
Cosa ne dicono in famiglia o i tuoi figli?
Mio marito è orgoglioso del fatto che ci vada. Sa che avrei sempre voluto studiare ed imparare qualcosa e che non è stato possibile. Così da quando ho iniziato mi dice che dovrei continuare e che lui ed i figli mi appoggiano.
Spesso sei lontana da casa ed i bambini hanno bisogno di qualcuno che li curi. Chi lo fa per te?
Lo fa mio marito. Porta nostra figlia a scuola, perché è l'unica che la frequenta, ed i tre ragazzi l'aiutano in ogni cosa. Gli sto insegnando a cucinare. Lui sa fare soltanto piatti semplici, ma vuole imparare a fare cose più complicate. Ne sarà capace. Molte volte torno a casa e mia figlia mi dice: "Mamma, papà cucina meglio di te". Così mi da supporto in questa maniera.
Tuo marito ed i bambini sono orgogliosi di te?
Sono orgogliosi di me. Spesso mio marito va da un non-rom a lavorare e là mi elogia, gli racconta tutto quello che ho ottenuto, e come vorrebbe che usassi le cose che ho imparato altrove. Lui non è stato capace di farlo e sa che è il mio sogno, questo desiderio di essere istruita, così è orgoglioso di me.
Cosa dicono di questo gli altri Rom?
Cosa dicono i Rom? Tu sai com'è tra di noi. Talvolta ne parlano bene, altre volte dicono cose cattive. A volte sono orgogliosi che due donne del villaggio frequentano dei corsi e a volte ci sottovalutano. Noi, d'altra parte, non ce ne preoccupiamo. Siamo orgogliose di quel che facciamo. Succede nella vita, che gli altri ti tirino giù, ma avevamo previsto che accadesse, perché vedono solo il fatto che ci dirigiamo altrove.
Tu hai familiarità con la difficile vita delle donne negli insediamenti rom. Cosa c'è bisogno che cambi? Cosa dovrebbero essere in grado di fare?
Cosa dovrebbero fare le donne? Non c'è acqua. L'acqua ti permette di fare molte cose, è per questo che usciamo per procurarcela. A volte il pozzo funziona, altre no. L'acqua corrente a disposizione ci manca davvero.
Pensi che sia bene che le donne rom non lavorino e si prendano cura della famiglia?
No, questo non è giusto. Ora si stanno aprendo nuove opportunità di lavoro. Non sarebbe per niente un problema, visto che ho perso il lavoro e c'è sempre bisogno di soldi.
Riesci ad immaginarti in politica?
Perché non dovrei? Sono una donna abbastanza saggia su queste cose, sul cosa fare nel mondo. Mi piacerebbe essere coinvolta; ogni donna lo sarebbe.
Hai mai incontrato donne non-rom?
Sì, ci incontriamo. Ci incontriamo anche con alcune donne della Grecia. Erano qui per insegnarci. Molte volte vengono donne da Bratislava. Ora torniamo a Bratislava.
Le donne non-rom come vi percepiscono?
Intendi qui in Slovacchia. Bene. Sono orgogliose di noi, orgogliose del fatto che hanno trovato almeno due donne rom di buonsenso, e anche se non abbiamo studiato a scuola, sappiamo come andare avanti, che è anche ciò che vogliamo.
La maggioranza dei Rom dice che prima del 1989 i Rom vivevano meglio. Com'è cambiata la vostra vita?
Com'è cambiata... prima tutti avevano da lavorare. Ora molti Rom dipendono dai benefici sociali, ma ci sono opportunità... anche per i Rom, di lavorare. Forse quattro di noi lavorano regolarmente a contratto. Anch'o vorrei trovare un lavoro.
La tua famiglia viveva meglio prima o dopo la Rivoluzione?
Forse è lo stesso. Non importa. Mio fratello ora guadagna abbastanza bene. Io penso che non importi, prima o adesso. Solo, prima della Rivoluzione il cibo costava parecchio di meno, ora è più caro. Ma una persona deve vivere sempre.
Si possono cambiare la posizione e le vite delle donne rom?
Si può se le donne rom vogliono cambiare. Perché no? E' pieno di donne rom capaci, Queste cose possono cambiare.
Nella famiglia chi è il cosiddetto "capofamiglia"? La donna o l'uomo?
In casa nostra lo siamo tutti e due su basi di parità. Lui porta a casa i soldi e io mi prendo cura della casa.
Hai detto che la politica per te è interessante. Come vorresti essere coinvolta, per esempio, come rappresentante o cosa?
E' una domanda molto difficile, ma penso probabilmente in qualche tipo di rappresentanza. Se lo fossi allora tornerei a casa, sarei capace di dire agli altri cosa c'è di nuovo sulla scena politica. Mi piacerebbe.
La vita di una donna è più difficile di quella di un uomo?
Penso che gli uomini abbiano una vita più dura, perché trovare un lavoro e viaggiare per avere uno stipendio e poi le donne spendono questi soldi guadagnati con fatica. Lei deve essere una brava donna di casa e considerare seriamente ogni corona che suo marito ha guadagnato duramente.
La donna non ha una vita difficile?
Anche la sua è dura, perché oltre a tutto, deve anche lavorare. Non può sedersi a casa e aspettare suo marito. Ora c'è un programma di attivazione al lavoro e lavoro volontario. Se fa lavoro volontario, ha da fare sempre di più. Ti offrono il lavoro che svolgi di più degli altri nell'attivazione al lavoro. Lavoro duro.
Se tornassimo tra cinque anni, cosa pensi che sarebbe cambiato nella tua vita rispetto a oggi?
Penso che vivrò meglio di adesso. A dire il vero, anche adesso non vivo così male, ma forse ciò andrà meglio se mi impegno.
Per cosa ti stai impegnando? Tua figlia ha ora 13 anni, tra cinque anni ne avrà18. Che sarà di lei?
Allora, che si sposi presto - non lo vorrei. Non voglio questo. Voglio che impari e che vada a lavorare da qualche parte. Non dovrebbe lavorare all'aperto, è meglio dentro, perché ora ci sono più opportunità. Anch'io ho lavorato dentro un edificio. Stavo al caldo e facevo il lavoro degli uomini.
Se tu potessi dire qualcosa ai membri del Parlamento Europeo riguardo i Rom in Slovacchia, cosa sarebbe?
Che è una questione abbastanza importante.
Cosa dovrebbero conoscere questi rappresentanti sui Rom in Slovacchia? Cosa vorresti dirgli sulla vita dei Rom?
Non so di come vivano i Rom altrove nel mondo, ma ci sono Rom poveri e Rom ricchi. Sarebbe tutto se i Rom avessero pari diritti agli altri, perché i Rom non hanno mai diritti.
Cosa vorresti cambiare nella vita dei Rom per i prossimi cinque anni?
Cosa vorrei che cambiasse? Tutto: la loro vita, così che non vivano come adesso, ma come deve vivere una persona; così che non fossero tanto poveri, che la disoccupazione non fosse così alta. Vorrei che i Rom potessero vivere come gli altri.
La tua famiglia mantiene qualche tradizione rom?
Non penso. Io non so nemmeno che tipo di tradizioni siano le tradizioni rom.
Parli il romanés?
Sì, parlo romanés. E' la lingua che mi ha insegnato mia madre.
Quando sei tra i non-rom cosa ti offende o ti avvilisce di più nel loro approccio verso di te o verso gli altri Rom?
Se sono lavoro, non mi importa degli impedimenti. Faccio lavoro volontario e lì mi chiamano zingara. I dico: zingari non ce ne sono più, ci sono solo Rom. Prima, apparentemente "ingannavamo" la gente, mentivamo, ma ora siamo Rom. Quindi questo mi offendeva, così dovetti rispondere ad una donna. Anche tu sei una "zingara", dissi, perché anche tu "inganni", tu menti, e sei una non-rom. Ora abbiamo il diritto di essere chiamati Rom.
Interviews with Roma women are part of a project by the Roma Press Agency and will be published in a forthcoming book.
Di Fabrizio (del 24/07/2009 @ 08:55:32, in Europa, visitato 1325 volte)
Da
Roma_Francais
Rigettata la domanda di espulsione dei Rom di un
accampamento gestito da MDM
BOBIGNY - Si apprende da diverse fonti che il tribunale delle grandi istanze
(TGI) di Bobigny ha rigettato lunedì la domanda d'espulsione dei Rom che
occupano un terreno dello Stato, sul quale l'OnG Médecins du Monde (MDM) ha
installato delle tende.
MDM aveva preparato il 26 maggio a Saint-Ouen (Saine-Saint- Denis) sette
tende d'urgenza per alloggiare 116 Rom, tra cui 41 bambini e 5 donne
incinte, dopo la distruzione di un hangar che serviva loro da abitazione, in
un incendio che era costato la vita ad un bambino di 10 anni qualche giorno
prima a Bobigny.
Avevano ugualmente subito diversi sgomberi dai luoghi dove avevano tentato di
trovar rifugio dopo questo trauma.
La prefettura di Seine-Saint- Denis aveva allora nominato l'OnG davanti al
TGI di Bobigny per occupazione di un terreno di proprietà dello Stato,
reclamando l'espulsione dei Rom che vi erano accampati.
"La domanda è stata rigettata. La prefettura ha visto respingere l'istanza,
considerando il tribunale che l'associazione Médecins du Monde non poteva essere
considerata come rappresentante degli occupanti", ha dichiarato ad AFP un fonte
che ha richiesto l'anonimato.
Interrogata da AFP, la prefettura di Seine-Saint- Denis ha dichiarato che "è
allo studio il seguito da dare a questa decisione".
"Il tribunale ha riconosciuto che MDM ha avuto ragione d'agire nell'urgenza",
s'è rallegrato un portavoce dell'OnG raggiunto da AFP. Per il dottor Olivier
Bernard, presidente di MDM, con questa decisione, il giudice "domanda allo Stato
di sedersi ad un tavolo con le associazioni e gli eletti per trovare una
solazione di alloggio permanente ai Rom".
I "villaggi
d'inserimento", sperimentati dal 2007 in tre municipalità di Seine-Saint-
Denis, che accolgono essenzialmente delle famiglie rom desiderose di cercare un
impiego e di scolarizzare i bambini, "sono una soluzione efficace", avanza il
dottor Bernard.
Circa 2.300 Rom sono installati a Seine-Saint- Denis, di cui secondo la
prefettura circa la metà Rom della regione dell'Ile-de-France.
Altre notizie (in francese ndr)
Di Fabrizio (del 21/07/2009 @ 08:54:51, in Europa, visitato 1877 volte)
Da
British_Roma. E' da molto che non pubblicavo aggiornamenti da
Dale Farm
IL CONTRATTO DELLO SGOMBERO DI DALE FARM ATTRAE GLI UFFICIALI
GIUDIZIARI By Grattan Puxon
La più conosciuta impresa di "sicurezza" antizigana della GB, responsabile
del brutale sgombero di Twin Oaks nel 2004, dice di essere pronta alla più
grande operazione di rimozione mai avuta contro un villaggio comunitario in
Bretagna nei tempi moderni.
Constant & Co., che ha incamerato decine di milioni di euro sgomberando gli
Zingari dalla loro terra, con maniere forti e a mala pena legali, ora vuole il
contratto per demolire Dale Farm, che vicino a Crays Hill, Essex, ospita 500
Viaggianti.
Il lavoro, che vale tre milioni di euro, comprenderebbe la rimozione, e in
alcuni casi la distruzione, di chalet e case mobili, e lo sgombero fisico di 90
famiglie, inclusi bambini, anziani ed infermi, a lasciare il distretto,
impoveriti e senza un posto legale dove vivere.
Assieme alle loro dimore e alla scuola primaria dei bambini, le famiglie
stanno per perdere l'unico
centro comunitario giovanile e la cappella di San Cristoforo.
"Questa è pulizia etnica," dice uno dei volontari che ha visitato Dale Farm.
"Ma il consiglio comunale sta tentando di mascherare questo fatto con molto
linguaggio politicamente corretto."
A causa dell'alto costo del lavoro, il comune di Basildon è stato costretto a
pubblicare un bando sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea. La data di
chiusura per le offerte è a metà agosto.
Nell'annuncio il consiglio comunale dichiara che l'offerta vincitrice deve
"dimostrare l'impegno a sostenere i principi di uguaglianza e della legislazione
sulla differenza e dimostrarsi sensibile e reattivo ai bisogni della gente."
D'altra parte, Basildon ha già indicato le sue preferenze nel re-ingaggio di
Constant, una ditta che il consiglio ha già impiegato per diversi piccoli
sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in maniera da ostentare i
regolamenti UE sulla salute e la sicurezza, avendo come risultato l'inutile
distruzione di enormi quantità di proprietà private.
Durante le azioni sono state perse preziose porcellane Crown Derby ed altri
oggetti.
Fotografie mostrano come ad Hovefields non sia stata messa in sicurezza
l'area di sgombero, con i bambini che stazionavano in prossimità quando le
macchine pesanti erano in azione.
Mentre il consiglio comunale ha giustificato l'uso del comma 178 dell'Atto di
Pianificazione Cittadino e Ambientale per restaurare la cintura verde, il
terreno a Hovefields è stato lasciato brullo e abbandonato. La vegetazione
superficiale è stata distrutta ed il terreno è stato circondato da alte banchine
di terra.
La maggior parte del terreno è ora inondato da acqua contaminata delle
fognature rotte dei servizi igienici, costituendo un pericolo alla salute di
bambini e adulti che continuano a vivere lì attorno aspettando nuove incursioni
di Constant.
CAROVANE IN FIAMME
Un film prodotto dalla Dale Farm
Housing Association mostra carovane in fiamme mentre gli ufficiali giudiziari
maltrattano bambini che stanno gridando. Constant è la compagnia che ha
mantenuto sinora questo compito, con un approccio brutale.
Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks, Justice Collins ha detto al Tribunale
Supremo di aver visionato un video su Constant all'opera, dove lei considera la
condotta dei suoi dipendenti inaccettabile in quanto porta inevitabilmente a
condizioni di pericolo.
"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato
Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di controllare gli
eccessi degli incaricati di Constant.
Collins ha aggiunto che in caso di seria malattia o di esigenze dei bambini,
lo sgombero sarebbe sproporzionato. Anche se il diritto di sgomberare è stato
sinora sostenuto, le condizioni relative sono state adottate in una complessa
decisione della Corte d'Appello all'inizio dell'anno.
Richiesto dall'Atto sulla Libertà d'Informazione di fornire copia dei
rapporti sui rischi connessi agli sgomberi di Hovefields e Dale Farm, Basildono
ha dovuto ammettere di non aver svolto alcuna ricerca in questo senso.
Jean Sheridan, madre di tre gemelli a Dale Farm, ha timore del trauma che gli
incaricati dello sgombero possono causare ai suoi figli. Spera che prima che
Constant entri in azione, lei possa portare il caso alla Corte Europea dei
Diritti Umani.
"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di
trattamenti medici," dice Jean. "Sono nati prematuri e sono fortunati a vivere.
Come sopravviveranno al terrore che porterà Constant?"
Il Commissario britannico dell'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende
fare per salvaguardare la sicurezza dei bambini durante la demolizione e quale
sistemazione alternativa venga offerta loro. Sinora non ha ricevuto nessuna
risposta soddisfacente.
Di Fabrizio (del 20/07/2009 @ 09:07:19, in Europa, visitato 1548 volte)
Da
Roma_Daily_News
BBC
News
I Rom russi hanno un problema di immagine Come parte di una serie
sugli Zingari in Europa, Yuri Maloveriyan della BBC russa esamina come è
cambiata la loro reputazione nella Russia moderna
11/07/2009 - I Russi tradizionalmente tendevano a pensare ai Rom in due
maniere: commercianti e ladri di cavalli, o pietre rotolanti, vagabondi per il
mondo in costumi colorati che cantavano canzoni romantiche.
Ma nella nuova Russia questa vecchia immagine è stata rimpiazzata da una
differente - generata dai racconti dei media sui villaggi dove gli spacciatori
rom vendono eroina.
Ed anche se le organizzazioni pro-Rom provano ad argomentare che questa
foto non si applica a tutti i Rom, la loro voce è affogata dai media.
"Le case iniziarono a bruciare": casa di uno spacciatore
rom
"D'improvviso, le loro case iniziarono a bruciare a causa di qualche guasto
elettrico, e tutto il clan dovette andarsene," ricorda Yevgenii Malenkin dell'OnG
russa Città Senza Droghe, indicando una casa bruciata non lontano da
Yekaterinburg, nella Russia centrale.
Malenkin dice che circa sette anni fa i Rom che vivevano in quella casa
vendevano eroina apertamente.
Dice: "Proprio qui all'incrocio si radunavano, in attesa che arrivasse la
droga. Chi riceveva la sua dose andava nei cespugli qui attorno. E c'erano anche
le macchine della polizia, per fornire sicurezza agli Zingari."
Città Senza Droghe iniziò a combattere il consumo e lo spaccio di droga a
Yekaterinburg 10 anni fa.
Ma ci pare che l'attitudine di Malenkin verso i Rom sia stata alterata dalla
sua esperienza.
"Non ci sono Rom ingegneri, né dottori, sono tutti spacciatori. Ci sono
cinque villaggi rom a Yekaterinburg e in tutti e cinque si commercia droga,"
dice.
Travisati
Nikolai Bessonov, uno dei più conosciuti specialisti russi sui Rom, ritiene
che in Russia siano travisati.
"Il numero esatto degli spacciatori tra i Rom è esagerato. Le notizie
mostrano solo loro. Non veniamo mai a conoscenza di Rom che studiano
all'università, lavorano in fattoria, non vediamo i Rom ingegneri o dottori,"
dice Bessonov, la cui figlia e genero sono attori nel famoso teatro Rom di
Mosca, il Roman.
Bessonov vive in un villaggio vicino a Mosca dove, dice, ci sono molti Rom
con professioni "rispettabili": un avvocato, un gioielliere ed un numero di
commercianti regolari.
Ma i media tendono ad ignorarli e questo porta a fraintendimenti.
Un recente sondaggio dell'indipendente Centro Levada ha trovato che il 52%
dei Russi pensa negativamente dei Rom.
Secondo il censimento del 2002, ci sono 183.000 Rom nel paese.
Ma Bessanov stima che il numero si avvicini a 250.000.
Identità segreta
Nikolai Bugai, consigliere per le relazioni esterne al ministero dello
sviluppo regionale, dice che i Rom sono in grado di vivere in armonia col resto
della comunità.
Ha recentemente visitato un villaggio nella regione di Krasnodar nel sud
della Russia, dove su una popolazione di 13.000, almeno 5.000 erano Rom.
"C'è là una fattoria di 220 ettari, guidata da un Rom ed anche i lavoratori
sono Rom," dice Bugai.
Rivivere le tradizioni può migliorare l'immagine dei Rom?
Nikolai Bessonov ritiene che i Rom stessi siano parzialmente responsabili
della loro immagine negativa, in quanto preferiscono tenere segreta le loro
identità.
"Quando ho provato a scrivere sui Rom che lavoravano, chiesi ad un dottore
rom se poteva parlare di sé, ma rifiutò, dicendo che non voleva che i suoi
pazienti scoprissero chi era realmente, perché questo gli avrebbe creato
problemi sul lavoro. Avvicinai un insegnante e mi disse la stessa cosa," dice.
Si dice che questi Rom si sono assimilati nella società e perciò hanno
parzialmente perso la loro identità.
Ma Bessonov non concorda.
"Quando i Russi smisero di portare lunghe barbe o stivali da neve, smisero di
lavorare la campagna per andare a lavorare in fabbrica o diventare, per
esempio, ingegneri, nessuno li chiamò ASSIMILATI. Così quando un Rom va a
lavorare in miniera o studia all'università, perché la gente dice che si è
assimilato?" chiede lo storico.
Dice che è importante che i Rom continuino a rispettare le loro tradizioni,
non importa cosa facciano nella vita.
Molti Rom hanno paura di assimilarsi e così non mandano i figli a scuola. E
se lo fanno, è solo per un anno o due, perché i bambini imparino a leggere e
scrivere.
Ma la mancanza di un'istruzione completa rende difficile a questi bambini di
trovare poi un lavoro nella vita.
"Le nostre donne vogliono lavorare, ma non trovano niente perché sono
illetterate," dice Elza Mihai, un'insegnante di un villaggio Rom nella regione
di Leningrado.
Miti e pregiudizi
Mihai spera che con queste difficoltà nel trovare un impiego, i Rom possano
eventualmente convincersi a mandare i bambini a scuola per un tempo maggiore di
un paio d'anni.
Ma la sola istruzione non migliorerà l'immagine negativa dei Rom in Russia.
Dopo tutto, ci sono molti miti e pregiudizi su di loro, anche tra la gente
istruita.
Nikolai Bessonov spera che il revival del folklore aiutare a migliorare
l'immagine dei Rom in Russia.
Insieme a sua figlia e al genero rom, Bessonov ha creato il gruppo folklorico
"Svenko", dove artisti in tipici costumi colorati danzano e suonano romanze rom.
Di Fabrizio (del 19/07/2009 @ 09:06:40, in Europa, visitato 1485 volte)
Da
Hungarian_Roma
Strasburgo, 16/07/09 - La parlamentare Rom ungherese Lívia Járóka è
stata eletta vice presidente del Comitato Parlamentare per i Diritti Femminili.
Ieri (16 luglio ndr) i deputati hanno eletti i presidenti e vice
presidenti di 12 comitati parlamentari. Le votazioni termineranno lunedì con i
rimanenti dieci comitati, incluse due sotto-commissioni.
Fonte: EP press service
Di Fabrizio (del 15/07/2009 @ 09:01:04, in Europa, visitato 1590 volte)
Da
Hungarian_Roma (vedi anche
QUI)
12 giugno 2009 BUDAPEST (JTA)
Un gruppo paramilitare neonazista si rilancia sotto nuovo nome in un raduno
di massa a Budapest.
La Guardia Ungherese (Magyar
Gárda ndr) si è anche rilanciata come Movimento Guardia Ungherese in
diversi incontri più piccoli presentati in più parti del paese.
Circa 3.000 aderenti si sono riuniti domenica a Budapest, mentre diverse
centinaia hanno manifestato a Bekescsaba, Szolnok e Mezotur. I
partecipanti alle manifestazioni sventolavano bandiere ed insegne che
ricordavano quelle famigerate delle Frecce Uncinate Ungheresi del periodo di
guerra. Una dimostrazione separata, sempre a Budapest, chiedeva il rilascio di
Gyorgy Budahazy, attivista radicale di destra trattenuto con l'accusa di
terrorismo.
Sempre domenica, circa 400 dimostranti, per lo più anziani, hanno manifestato
a favore del governo e contro la Guardia.
Recentemente i tribunali ungheresi avevano ordinato lo smantellamento della
Guardia con l'accusa di generare tensioni etniche e di minaccia all'ordine
pubblico. Tuttavia, l'ultima sentenza non interferisce sul diritto di adunarsi
pacificamente. Ora la Guardia rivendica di essere un movimento.
Gli esperti legali dicono che questo contravviene alla volontà ed agli scopi
dei tribunali.
I manifestanti a Budapest sono arrivati in abiti civili e solo dopo molti
hanno indossato le uniformi della Guardia. Tra di loro Gabor Vona, presidente
del neonazista
Jobbik, e Lajor Fur, ex ministro della difesa. Vona ha annunciato che se
dovesse ottenere un seggio alle prossime elezioni nazionali, come ci si aspetta,
entrerebbe in Parlamento indossando l'uniforme della Guardia.
Viktor Orban, leader del Fidezs, il partito dominante nell'opposizione e che
probabilmente formerà il governo l'anno prossimo, ha detto che il suo partito
non entrerà mai in coalizione con Jobbik.
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