Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/03/2011 @ 09:53:35, in Europa, visitato 1582 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Vcstar.com

BUCAREST, Romania (AP) - Il presidente rumeno ha firmato una legge che rende il 20 febbraio festa ufficiale, per rimarcare l'abolizione della schiavitù dei Rom.

Si ritiene che ci siano 1,5 milioni di Rom in Romania, anche se il censimento ne registra solo 500.000.

La schiavitù dei Rom venne abolita il 20febbraio 1856, ma persistono discriminazioni contro il gruppo. Molti Rom vivono in povertà ed analfabetismo.

Il presidente Traian Basescu ha firmato la legge due martedì fa.

 
Di Fabrizio (del 27/03/2011 @ 09:12:03, in Europa, visitato 1719 volte)

Da Roma_und_Sinti

[...] Discorso di Zoni Weisz presentato nel palazzo del Reichstag il 26 gennaio 2011 (vedi QUI ndr), in occasione del giorno internazionale di commemorazione dell'Olocausto:

Egregi

Signor Presidente del Bundestag -
Signora Cancelliere Federale -
Signor Presidente della Corte Costituzionale Federale -
Illustri membri del Bundestag e del Bundesrat -
Eccellenze, distinti ospiti, cari amici -

che io oggi, nel Giorno della Memoria delle vittime del nazionalsocialismo, qui nel Parlamento tedesco parli a Voi, rappresenta per me un privilegio speciale ed un grande onore.

Insieme a Voi per ricordare in questo posto gli orrori del periodo nazista, una esperienza significativa per me personalmente, ma anche per tutta la comunità dei Sinti e dei Rom.

Qui oggi, sento come il segno del riconoscimento delle lesioni a noi inflitte durante il periodo della sofferenza del nazionalsocialismo.

Oggi ricordiamo i 500.000 Sinti e Rom vittime del genocidio nazista, ricordiamo le vittime della Shoa, lo sterminio di sei milioni di Ebrei, e ricorderemo tutte le altre vittime del regime nazista.

E' stato un insensato omicidio su base industriale, di persone inermi ed innocenti, ideato da nazisti fanatici, criminali che hanno trovato legittimazione nelle loro leggi razziali.

Sinti e Rom sono stati perseguitati dopo l'introduzione delle leggi razziali nel 1935, proprio come gli ebrei. Ebrei e "zingari" vennero definiti "razza aliena" e privati di ogni diritto. Vennero esclusi dalla vita pubblica.

Alla base c'era una strategia precisa.

Una strategia che vorrei definire come "tattica del salame". Una fetta dopo l'altra, che si concluse in una serie di misure:

Identificare, raggruppare, isolare, derubare, sfruttare, deportare ed infine uccidere.

I nazisti non lasciarono dubbi: via gli "zingari", via gli Ebrei, entrambi considerati come un pericolo.

Ciò che sarebbe accaduto ai Sinti e ai Rom, come agli Ebrei, era chiaro.

Immediatamente dopo la presa del potere di Hitler nel 1933, in poco tempo venne distrutto lo Stato di diritto democratico. Vennero incarcerati gli oppositori politici ed anche i Sinti e i Rom da quel momento vennero deportati nei primi campi di concentramento.

L'antisemitismo e l'antiziganismo nella Germania nazista non possono essere passati inosservati a nessuno, men che meno alla politica, che li realizzò concretamente attraverso persecuzioni e misure legislative antigiudaiche e antizigane.

Per i Giochi Olimpici nel 1936, Berlino doveva diventare "zigeunerfrei", libera dagli zingari. Sinti e Rom vennero trasportati e rinchiusi in un campo di internamento, nel sobborgo berlinese di Marzahn, dove dovettero vivere in condizioni disumane.

Nel 1936 venne fondato qui a Berlino, sotto la direzione del dottor Robert Ritter, il Centro di Ricerca sull'Igiene Razziale. Qui la gente veniva fotografata, i volti ed il corpo misurati e venivano impostate tutte le caratteristiche razziali.

Nel 1938 Heinrich Himmler, capo delle SS, incaricò quel Centro di Ricerca di registrare tutti i Sinti e i Rom del Reich.

Il dottor Richter ed i suoi collaboratori scrissero 24.000 cosiddette "relazioni" - erano il preparativo per il genocidio dei Sinti e dei Rom.

Nella rivista dell'Associazione Medica nazionalsocialista, scriveva il dottor Kurt Hannemann nel 1938, cito: "Ratti, cimici e pulci sono anche fenomeni naturali, come ebrei e zingari [...] Tutta la vita è una battaglia. Dobbiamo perciò sradicare tutti questi parassiti".

Questo tipo di argomenti contribuiva all'atmosfera prevalente e procurava alla legittimazione dei nazisti, ed infine all'omicidio su vasta scala dei cosiddetti "sottouomini".

Xenofobia, paura degli estranei e degli stranieri, ci sono sempre state. Per i Sinti e i Rom la persecuzione e l'esclusione non erano una novità. Per secoli siamo stati perseguitati ed esclusi. I pogrom erano comuni. Spesso perciò non avevamo alcuna possibilità di costruire una vita normale, di andare a scuola e di intraprendere una carriera normale. Molti di noi venivano spinti ai margini della società.

A differenza degli Ebrei, che venivano gasati al loro arrivo nei campi di sterminio, subito dopo la selezione, occorre specificare che Sinti e Rom ad Auschwitz Birkenau venivano internati in gruppi familiari nel cosiddetto "campo nomadi" (Zigeunerlager).

Dopo la rivolta nel campo nomadi del maggio 1944, quasi tutti gli uomini vennero spostati e segregati in altri campi di concentramento.

Mio padre, mio zio ed altri membri della famiglia vennero trasportati verso Mittelbau-Dora, dove erano ai lavori forzati nell'industria delle armi, nelle circostanze più terribili. Sono morti lì. "Sterminio attraverso il lavoro".

Le condizioni nel "campo nomadi" erano inimmaginabili. Fame, freddo e malattie infettive reclamavano il loro tributo ogni giorno.

Mi sento di ringraziare tutte le madri, anche la mia, che si sono prese cura dei figli e si sono tolte il cibo di bocca per tenerli in vita.

In alcuni casi, dovevano scoprire che sui loro figli erano stati effettuati i più raccapriccianti esperimenti medici.

Oggi a fatica possiamo farci un'idea della sofferenza inimmaginabile di queste persone.

Nella notte tra il 2 e il 3 agosto, i restanti 2.900 bambini, donne e anziani dello "Zigeunerlager" vennero gassati, tra di loro mia madre, le mie due sorelle e mio fratello.

Signore e signori, il genocidio di Sinti e Rom è ancora quello che chiamo "l'Olocausto dimenticato". Un Olocausto dimenticato perché non appare nei media. Mi chiedo perché sia così.

Le cause sono fondamentali per l'attenzione che viene data, o è importante la sofferenza di un singolo individuo?

In questi ultimi anni ho sentito decine di discorsi commemorativi, in cui i relatori in nessun modo hanno ricordato il destino dei Sinti e dei Rom.

Mezzo milione di Sinti e Rom - uomini, donne e bambini - vennero sterminati durante l'Olocausto. La società non ha imparato nulla o quasi da ciò, altrimenti oggi si occuperebbe responsabilmente di noi.

Pertanto, dobbiamo continuare a riferire in continuazione in merito all'Olocausto.

Sono impegnato nell'associazione olandese dei Sinti e dei Rom e membro del comitato nazionale ed internazionale di Auschwitz. Spesso parlo nelle scuole, ed è un mio dovere verso tutti i morti della mia famiglia, per contribuire a garantire che questo non venga dimenticato.

Sinti e Rom non si sono organizzati dopo la guerra e pertanto non hanno avuto voce. Per questo motivo non siamo stati ascoltati. Ci sono voluti settant'anni, per avere un'auto-organizzazione ed alzare la voce per trovare udienza.

Un'eccezione è stata la protesta durante la Pasqua nel 1980.

Fu allora che un gruppo di Sinti reduci dal campo di concentramento di Dachau, come protesta contro i metodi di raccolta dati sui Sinti e Rom da parte della magistratura e della polizia, iniziarono uno sciopero della fame. Incredibilmente, questi dati si basavano su documenti del nazismo, realizzati in parte anche da ex SS.

Questo sciopero della fame finì sui media, è vero per la Germania, ma anche oltre i confini, portando ad una maggiore comprensione degli orrori inflitti al nostro popolo durante la dominazione nazista.

Signore e signori, il 17 marzo 1982 per la comunità dei Sinti e dei Rom è una data storica. Quel giorno l'allora cancelliere federale Helmut Schmidt ricevette una delegazione del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom Tedeschi guidata dal suo presidente Romani Rose. Il cancelliere intraprese un passo molto importante nel diritto internazionale, riconoscendo il crimine di genocidio commesso dai nazisti contro Sinti e Rom, celebrato sulla base del concetto di "razza". Affermazione confermata nuovamente dal suo successore, Helmut Kohl, nel novembre 1985.

Con l'apertura ad Heidelberg della mostra permanente sull'Olocausto dei Sinti e dei Rom, nel 1997 l'ex presidente federale Roman Herzog disse anche lui che il genocidio dei Sinti e dei Rom, come quello degli Ebrei, era stato commesso per gli stessi motivi razziali.

Circa 12 milioni, i Sinti e i Rom sono probabilmente la più grande minoranza d'Europa. Le nostre radici affondano nell'antica India. La nostra lingua, il romanès, è legata al sanscrito antico. Dall'inizio del XV secolo la presenza di Sinti e Rom è riportata in gran parte d'Europa.

Contrariamente a molti stereotipi, la nostra gente era parte della società nel territorio in cui viveva e lavorava. Hanno dato un contributo positivo alla cultura della loro terra.

Mi è stato chiesto di raccontare la mia storia personale e con essa quella di tutti gli altri Sinti e Rom perseguitati e assassinati dal regime nazista.

Signore e signori, noi eravamo una famiglia felice, rispettabile e rispettata. Mio padre era musicista, inoltre costruiva e vendeva strumenti musicali. Suonava nell'orchestra di famiglia e aveva ingaggi in diverse città olandesi. Nel 1943 i nazisti iniziarono la deportazione di massa degli Ebrei dai Paesi Bassi verso Auschwitz ed altri lager. A quel tempo avevamo affittato un negozio a Zutpen, dove mio padre riparava e vendeva strumenti musicali.

Durante l'occupazione dei Paesi Bassi i nazisti hanno portato tutti i tipi di misure che dovevano ostacolare la vita dei Sinti e dei Rom.

Queste misure restrittive segnarono l'inizio della persecuzione e della deportazione dei Sinti e dei Rom dai Paesi Bassi.

In quel periodo in Germania e negli altri territori occupati dai nazisti, la deportazione dei Sinti e dei Rom era già in pieno svolgimento.

Il 16 maggio 1944, signore e signori, fu il giorno peggiore nella storia dei Sinti e dei Rom olandesi. I nazisti avevano ordinato, che in una razzia di massa gli "zingari" olandesi venissero concentrati nel campo di transito di Westerbork - in attesa della loro deportazione verso Auschwitz. Vennero coadiuvati dalla polizia olandese. Con l'arrivo a Westerbork, i Sinti e i Rom vennero immediatamente sistemati nelle baracche punitive e rasati.

La mattina del rastrellamento non ero in casa. Ero andato a dormire da mia zia, che con la sua famiglia era nascosta in un piccolo villaggio. La sensazione attraverso cui si passa quando si viene a sapere che tuo padre, tua madre, le tue sorelle e tuo fratello sono stati presi dai nazisti, è indescrivibile. Si è colti da paura, disperazione e panico. Siamo dovuto passare in clandestinità il più rapidamente possibile.

Abbiamo raccolto qualche vestito, preso il cibo che c'era e siamo andati nei boschi a nasconderci con i contadini. Un gruppetto di nove persone. Le nostre incertezze e paure sono durate tre giorni. Dopo tre giorni e notti di ansia, anche noi siamo stati arrestati e trasportati al campo di transito di Westerbork, in cui è stata raccolta tutta la nostra famiglia.

Il 19 maggio fu il giorno in cui partì da Westerbork il cosiddetto "Zigeunertransport".

Signore e signori, il caso ha voluto che questo trasporto da Westerbork sia stato l'unico di cui sono state effettuate delle riprese.

Forse conoscete l'immagine di una ragazza in piedi tra le porte del vagone. La ragazza indossava un cappello, probabilmente perché si vergognava della sua testa rasata. Questa immagine per molti anni è stata quella della persecuzione degli Ebrei, fino a quando un giornalista olandese, Ad Wagenaar, ha scoperto che la ragazza non era ebrea ma una Sintezza, una ragazza sinti di nome Settela Steinbach.

Questo "Zigeunertransport" era già partito. Non siamo arrivati in tempo per essere caricati.

Così siamo stati portati alla stazione più vicina, a 30 km. di distanza, dove siamo stati riuniti agli altri Sinti, Rom ed Ebrei, per essere deportati ad Auschwitz. Aspettammo sulla banchina quando è arrivato il treno. C'erano in giro soldati e polizia, ci prendevano a calci e gridavano: "Schnell, schnell, salite!"

Vidi subito dov'era la nostra famiglia. Mio padre, davanti alle sbarre del carro bestiame, aveva appeso il cappotto blu di mia sorella, lo riconobbi subito. Era un cappotto di morbida stoffa blu. Quando chiudo gli occhi, ancora oggi, sento la morbidezza del cappotto di mia sorella. Anche noi andavamo ad Auschwitz con quel trasporto.

Signore e signori, in alcuni casi la realtà supera la fantasia. Con l'aiuto di un poliziotto "buono", probabilmente un membro della Resistenza, siamo riusciti ad evitare la deportazione. In precedenza ci aveva ordinato "Vi do un segno, poi correte per la vita."

Qui c'era il treno per Auschwitz: i carri bestiami e dentro tutta la mia famiglia.

Sull'altro lato della pedana c'era un normale treno passeggeri. Quando il poliziotto si tolse il cappello, siamo corsi e in tutto questo casino siamo saltati sul treno passeggeri in partenza.

L'ultima immagine che ho visto davanti a me, fu il treno per Auschwitz che si allontanava dall'altra banchina.

In quel momento vidi il treno partire. Mio padre, disperato, dal carro bestiame gridò a mia zia: "Moezla, prenditi cura dei miei ragazzi". Fu l'ultima volta che vidi i miei cari.

Questa immagine mi bruciò per sempre nella retina. Ero solo. Come bambino di sette anni avevo perso tutto e caddi in uno stato di prostrazione incommensurabilmente profondo.

Dopo questa fuga incredibile, seguirono periodi di disagio e paura nella clandestinità. Paura da affrontare giorno per giorno.

Nascosto nei boschi, dai contadini, in vecchie fabbriche ed infine coi miei nonni - fino al momento della Liberazione da parte degli Alleati nella primavera del 1945.

Dopo la Liberazione, venne l'incertezza. Forse era ancora peggio della paura durante la guerra. La mia famiglia era ancora viva, sarebbe tornata?

Erano stati tutti uccisi nei campi di concentramento nazisti. Mio padre, mia madre, le mie sorelle, mio fratello piccolo e 21 membri della famiglia.

Dopo la Liberazione, nessuno si occupò del destino dei Sinti e dei Rom o offrì loro aiuto.

Le autorità non fecero nulla. Come in seguito disse il governo olandese, cito: "La cura, se esistette, fu fredda e distante".

L'impatto della II guerra mondiale si avverte chiaramente ancora oggi sulla nostra comunità. Le nostre seconde e persino terze generazioni sentono il peso di quel passato.

Siamo stati lasciati al nostro destino. Si è ripetuta una storia secolare di stigmatizzazione, emarginazione ed esclusione.

Dopo la guerra Sinti e Rom hanno dovuto cercare di ricostruire le loro vite. Molti avevano perso tutti i loro averi. I sopravvissuti ai lager nazisti tornarono quindi nello rispettive comunità.

Lentamente si tornava alla vita, si potevano acquistare strumenti musicali ed effettuare scambi.

Signore e signori, già in giovane età avevo capito che solo l'istruzione e lo sviluppo sono la strada per un futuro migliore. Dopo le elementari ho studiato orticoltura, floricoltura ed architettura del paesaggio, come pure storia dell'arte. Tutto tramite corsi speciali e serali.

Nel 1962 ho aperto il mio negozio di fiori ad Amsterdam e poco dopo fondai una compagnia per mostre ed eventi.

Il tutto col grande sostegno di mia moglie, che mi ha regalato anche due figli meravigliosi.

Ho lavorato per quattro generazioni della famiglia reale. Tra le altre cose, ho progettato la cerimonia d'incoronazione della regina Beatrice e le decorazioni floreali per il matrimonio del principe ereditario Willem Alexander.

Nel corso degli anni ho progettato numerose mostre ed esportato negli USA, in Canada e nei principali paesi europei che commercializzano piante e fiori olandesi.

Come riconoscimento ed apprezzamento del mio lavoro per l'industria dei fiori olandesi e pure del mio impegno per i Sinti e i Rom dei Paesi Bassi, nel 2002 ho avuto l'onore di ricevere dalli mani della regina Beatrice la carica di ufficiale dell'ordine di Orange-Nassau.

Oggi ricordiamo gli orrori del periodo nazista, ma consentitemi di parlare un poco della situazione odierna in Europa dei Sinti e dei Rom, la mia gente.

In molti territori siamo il più antico gruppo minoritario. E' disumano come veniamo trattati, soprattutto in molti paesi dell'Est Europa, ad esempio in Romania e Bulgaria. La stragrande maggioranza non ha alcuna possibilità, non ha lavoro, nessuna istruzione e sopravvive senza un'adeguata assistenza sanitaria.

L'aspettativa di vita di queste persone è notevolmente inferiore a quella dei "normali" cittadini. Discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione sono la norma.

In Ungheria è tornata l'estrema destra con le sue nere divise a molestare ed attaccare Ebrei, Sinti e Rom. I neonazisti hanno ucciso dei Rom, tra cui un bambino di cinque anni. Ci sono nuovamente pub e ristoranti che inalberano cartelli "Proibito agli zingari".

La storia si ripete. Questi paesi sono da poco entrati nella Comunità Europea, si auto-descrivono come acculturati.

Non meraviglia che negli ultimi anni, soprattutto i Rom sono venuti a cercare in Europa occidentale una vita ed un futuro migliore per i propri figli.

In alcuni paesi dell'Europa occidentale, come l'Italia e la Francia, siamo nuovamente discriminati, emarginati e viviamo nei ghetti in condizioni disumane.

Saranno nuovamente espulsi dal paese e deportati in patria. Tuttavia, queste persone sono residenti in paesi appartenenti alla Comunità Europea.

La Commissione Europea si è espressa nella persona della sua vicepresidente Viviane Reding, con parole chiare contro questo stato di cose inaccettabile. Spero che i governi ascoltino il suo appello.

Siamo Europei e quindi dobbiamo avere gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini, con le stesse possibilità che vengono riconosciute ad ogni europeo.

Non può e non deve essere che un popolo, che è stato discriminato attraverso i secoli, continui oggi, nel XXI secolo, ad essere ancora escluso, e privato di ogni possibilità di essere onesto ed aspirare ad un futuro migliore.

Signore e signori, vorrei concludere esprimendo la speranza che i nostri cari non siano morti invano. Dobbiamo ricordarli in futuro, dobbiamo continuare a proclamare il messaggio di convivenza pacifica e costruire un mondo migliore - cosicché i nostri figli possano vivere in pace e sicurezza.

Vi ringrazio.

 
Di Fabrizio (del 26/03/2011 @ 09:31:19, in Europa, visitato 1472 volte)

Da Czech_Roma

Commento: Uccisa ragazza a Praga, ma il sospettato non è Rom, quindi nessuna protesta estremista
Prague, 19.3.2011 10:02, Lukáš Burianský, translated by Gwendolyn Albert

Tutti hanno sicuramente sentito quanto sta succedendo nella città di Nový Bydžov (vedi QUI ndr). Una donna è stata violentata, e i sospetti sul violentatore si sono rivolti ad un cittadino del posto che appartiene alla comunità rom. Ovviamente, nessuno sa esattamente cos'è davvero successo. Neanche il loro sindaco lo sa, ma non ha smesso di incolpare tutti i cittadini rom della città per quel crimine - e "grazie" a lui, i Rom del posto ora hanno esperienza personale dell'estremismo di Tomáš Vandas e del Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (Dìlnická strana sociální spravedlnosti DSSS) che sono così accecati dall'odio.

Non voglio difendere l'orribile crimine commesso a Nový Bydžov. Ciò che stato commesso è atroce ed il colpevole dev'essere adeguatamente punito per questo.

Tuttavia, si pone la questione del perché tutti gli altri Rom dovrebbero essere puniti per ciò. Nessuno può cambiare ciò che è già successo, ma possiamo influenzare le cose in modo che gli eventi estremisti del 12 marzo non si ripetano più.

Tutti voi avrete saputo di crimini anche più recenti nella Repubblica Ceca. Dopo essere scomparsa da cinque mesi, un bambina è stata infine trovata cadavere. Nessuno è indifferente a questo crimine e tutti hanno espresso le proprie condoglianze. Personalmente sono stato molto colpito e non posso nemmeno immaginare cosa staranno attraversando i suoi genitori. Innanzitutto devo scusarmi per adoperare questo infelice episodio, ma devo chiedermi: se il sindaco Louda ed il signor Vandas sono (a ragione) preoccupati per lo stupro di una donna a Nový Bydžov, perché non lo sono per lo stupro e l'omicidio di una piccola e innocente fanciulla?

Perché Vandas non marcia insieme il suo partito verso Praga, per protestare davanti al municipio e chiedere alla giunta del quartiere coinvolto come sia possibile che qualche pervertito possa rapire una bambina senza che nessuno se ne accorga? Oggi la gente ha paura di mandare i figli sa soli al negozio di fronte. Perché Vargas e company non chiedono di sgozzare l'autore di questo crimine? Ah, dimenticavo - è una persona della società maggioritaria. Gente simile evidentemente può fare ciò che vuole - e Vandas non è l'unico a crederlo.

Molti dei Rom contro cui Vandas sta combattendo, si unirebbero volentieri alle proteste contro crimini simili; perché hanno un cuore e non sono indifferenti alle conseguenze di questi atti. Lotterebbero volentieri per la sicurezza di tutti i bambini, bambini rom compresi.

The opinions published in our Commentary section do not necessarily reflect the standpoint or opinions of the editors of news server Romea.cz or the ROMEA civic association.

 
Di Fabrizio (del 26/03/2011 @ 09:02:51, in Europa, visitato 1461 volte)

Da Roma_Benelux

Un educatore [...] di 49 anni è stato condannato giovedì dalla Corte d'appello di Bruxelles a 15 anni di prigione e a 10 anni di messa  a disposizione del governo. L'uomo, che aveva pagato dei minori rom per intrattenere rapporti sessuali con loro, era stato condannato in prima istanza ad una pena inferiore ai 5 anni.

17/03/2011 - La corte ha considerato che la pena accordata dal primo giudice era insufficiente rispetto alla gravità dei fatti. Ha ricordato il suo arresto per il numero importante di vittime e la loro giovane età, ma anche per la lunghezza del periodo d'infrazione, da luglio 2008 a febbraio 2009, e soprattutto l'uso da parte dell'imputato di mezzi perversi per attirare le vittime ed abusare delle loro difficoltà finanziarie.

Le informazioni su questi fatti sono pervenute alla polizia tramite un informatore. Durante l'arresto dell'imputato al suo domicilio, l'uomo era in slip, accappatoio aperto ed accompagnato da un giovane rumeno.

La polizia ha potuto raccogliere qualche testimonianza tra le numerose vittime. I giovani, Rom per lo più, erano pagati per assecondare i suoi desideri sessuali.

L'uomo era già stato condannato per fatti simili ad una pena di 9 anni di prigione. Era quindi recidivo.

Gli esperti psichiatrici avevano diagnosticato l'imputato come una personalità dalla componente pedofila molto inquietante. (belga/7sur7)

 
Di Fabrizio (del 22/03/2011 @ 09:20:15, in Europa, visitato 2142 volte)

Tanya Mangalakova | Sofia 18 marzo 2011

La popolazione rurale in Bulgaria potrebbe scomparire in 50 anni: questo l'allarme lanciato dall'Accademia delle Scienze Bulgara. Molti centri abitati rischiano di trasformarsi in villaggi fantasma. In un efficiente utilizzo dei fondi europei una possibile via d'uscita

Tra 50 anni la popolazione rurale della Bulgaria potrebbe scomparire. E questo l'allarme lanciato da esperti dell'Accademia delle Scienze Bulgara (BAN). Al momento in Bulgaria ci sono ben 200 villaggi fantasma, località che pur essendo ancora presenti sulla carta geografica e amministrativa, sono totalmente privi di popolazione. In altri 500 villaggi gli abitanti non sono più di dieci o venti.
La popolazione rurale è diminuita di circa il 60%, mostra uno studio sulle prospettive demografiche eseguito dalla BAN sotto la direzione del professor Nikolay Tzenov. Un secolo fa la Bulgaria era un paese agricolo, e allora solo il 20% della popolazione viveva in città. Nonostante l'ingresso nell'Unione europea, oggi la Bulgaria continua ad avere seri problemi demografici, che si rivelano particolarmente gravi nelle zone rurali. Secondo gli esperti, i motivi principali per cui i villaggi si svuotano sono le cattive condizioni di vita e la chiusura delle scuole locali e degli ospedali periferici.
"Il processo di abbandono delle campagne era iniziato già al tempo del comunismo quando, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era cominciata l'urbanizzazione del Paese", spiega ad OBC la professoressa Marta Sugareva della BAN. Secondo la Sugareva, le regioni più spopolate sono quelle lungo le frontiere, che più di tutte soffrono della insufficiente infrastruttura stradale. La regione maggiormente segnata dal fenomeno è la Bulgaria nord-occidentale, nelle provincie di Vidin, Vratza e Montana.

Crisi demografica e questione di genere
Negli ultimi anni in Bulgaria si osserva un aggravarsi della crisi demografica: la popolazione diminuisce, i giovani emigrano all'estero e nel Paese restano soprattutto anziani. La popolazione bulgara è diminuita di circa 600mila unità negli ultimi dieci anni, secondo i primi dati dell'ultimo censimento, tenuto nel mese di febbraio 2011. I cittadini bulgari sarebbero passati da 7,9 a 7,3 milioni. A preoccupare è soprattutto la situazione delle zone rurali, dove l'abbandono ha portato a una forte depressione economica e sociale.
Lo svuotamento dei villaggi ha anche una dimensione di genere. Solitamente gli uomini in età da matrimoni sono molti di più delle donne Secondo la Sugareva, le donne emigrano più spesso in città per studiare all'università, mentre molti uomini non proseguono gli studi e restano nel villaggio. Specularmente, nei centri universitari le giovani donne sono molto di più degli uomini. Tutto questo rende più difficile la creazione di coppie stabili.
In buona parte dei villaggi bulgari la struttura di genere e quella generazionale sono alterate. Nelle generazioni più anziane, a dominare è la componente femminile. Secondo la Sugareva questo dipende dal fatto che le donne hanno una prospettiva di vita sensibilmente più alta degli uomini. Secondo vari studi condotti in Europa orientale, gli uomini si sono rivelati più sensibili rispetto agli scossoni sociali della transizione verso l'economia di mercato, segnata da insicurezza, stress e disoccupazione. Risultato: oggi i villaggi bulgari sono pieni di vedove anziane.

Mancanza di opportunità
Le ragioni dello svuotamento dei villaggi talvolta vanno oltre le mancanze dell'infrastruttura stradale, o della chiusura di scuole e ospedali. Talvolta è la criminalità il problema principale.
Un caso rimbalzato sui media bulgari è quello del villaggio di Mechka, nella regione di Pleven. Su Facebook è stata creata una pagina che raccoglie video sulla difficile situazione del villaggio. Qui molti abitanti anziani lamentano furti e maltrattamenti soprattutto da parte di giovani della locale comunità rom.
"Alcuni degli abitanti locali ormai allevano le galline in casa, per paura che queste vengano rubate. Molte abitazioni sono abbandonate, oppure si vendono a prezzi stracciati a causa della situazione", ha dichiarato un abitante del villaggio al quotidiano 24 chasa.
Il problema, secondo la professoressa Sugareva, è dovuto principalmente alla mancanza di opportunità lavorative, ma anche alla separazione della comunità bulgara da quella rom, che qui è molto chiusa su se stessa. "I rom di Mechka, per tradizione, sono stanziali, ma non mandano i figli a scuola e tendono a sposarsi molto giovani, quasi sempre prima di aver raggiunto la maggiore età", sostiene la Sugareva, che ha seguito il caso del villaggio da vicino.
Questa regione della Bulgaria, in realtà non è isolata, e il villaggio si trova vicino all'arteria che da Pleven porta a Belene, sito su cui dovrebbe essere costruita la nuova centrale atomica. Qui, però, il turismo non è sviluppato, e mancano altre possibilità lavorative importanti. "In questa zona della Bulgaria, purtroppo, non c'è futuro", sostiene la Sugareva. "Qui non c'è movimento né comunicazione, le persone vivono in isolamento e hanno paura uno dell'altro"

Agire in fretta
L'unico modo per fermare lo svuotamento dei villaggi è creare opportunità, come succede nei paesi più sviluppati dell'Ue. Secondo Borislav Borisov, presidente dell'Associazione dei villaggi bulgari, la previsione che tra 50 anni non ci sarà più popolazione rurale è esagerata. Un'analisi dell'associazione mostra che esistono villaggi vitali, con potenziale per lo sviluppo nel turismo rurale e nell'agricoltura. Secondo Borisov, 7-800 villaggi in Bulgaria hanno ottimo potenziale, altri 1500 discrete possibilità di sviluppo.
Borisov racconta che molti investitori hanno contattato l'associazione che presiede per cercare collaborazione. I piani di investire in aree rurali, però, sono spesso naufragati a causa dell'inefficienza amministrativa, della corruzione e della mancanza di incentivi.
Oggi i fondi europei per lo sviluppo restano un miraggio per molte zone rurali della Bulgaria. La creazione di opportunità nel campo del turismo oppure nella produzione agricola restano un'eccezione piuttosto che la regola. La questione è capire se la politica e gli amministratori avranno o meno la lucidità e la voglia di ascoltare i segnali preoccupanti che arrivano dagli esperti sulla situazione nelle aree rurali. Dalla capacità di assicurare un accesso effettivo ai fondi europei dipende oggi una parte importante del destino dei villaggi bulgari.

 
Di Fabrizio (del 20/03/2011 @ 09:38:42, in Europa, visitato 1570 volte)

Segnalazione di Marco Cimarosti

Danilo Hudorovic e la sua famiglia vivono nell'insediamento informale di Gorica vas, insieme ad altre 70 persone. Danilo è padre di un bambino di quattro anni che, essendo particolarmente cagionevole di salute, ha bisogno di antibiotici. Questo padre non può garantire a suo figlio le medicine perché vive in una casa senza elettricità e gli antibiotici devono stare in frigorifero.
Una mamma che vive nell'insediamento Zabjak, a Novo mesto, tutte le mattine, anche d'inverno, prepara un fuoco fuori la sua baracca per riscaldare l'acqua e lavare i bambini prima che vadano a scuola.
Ruza Brajdiè ha 12 anni e non vuole più andare a scuola perché gli altri bambini la prendono in giro per il cattivo odore.


In Slovenia molte persone rom (tra i 7000 e i 12.000, ossia l'0,5% della popolazione slovena) vivono nelle condizioni di Danilo e Ruza. Segregati in insediamenti lontani da scuole, lavoro e negozi, abitano in case fatiscenti, baracche sovraffollate, senza servici igienici né elettricità, senza rete fognaria né acque di scolo. La gran parte dispone di una quantità d'acqua inferiore al minimo necessario stimato per le persone in condizioni di emergenza umanitaria. E se nei centri urbani il consumo pro-capite di acqua è tra 150 e 300 litri al giorno, in una considerevole parte degli insediamenti rom (il 20-30 per cento nel sud-est del paese) non c'è accesso all'acqua. Molte famiglie rom, dopo aver percorso lunghe distanze, riescono a raccogliere una quantità d'acqua giornaliera tra i 10 e 20 litri, da fonti spesso inquinate, e che usano per bere, lavarsi e cucinare.

Le persone rom in Slovenia vivono in queste condizioni perché sono discriminate. Gli insediamenti sono spesso l'unica opzione, visto che non hanno la possibilità di acquistare o affittare un'abitazione, non possono accedere alle case popolari, non possono migliorare le loro condizioni perché essendo ritenuti "irregolari" gli insediamenti, le autorità non forniscono servizi pubblici.
Le autorità slovene non possono più ignorare i diritti delle persone rom; non devono più condannare migliaia di bambini, donne e uomini a una vita parallela fatta di povertà e di negazione dei diritti di base, come quello a un alloggio adeguato e all'acqua, all'interno di un paese sviluppato, che registra livelli di PIl pro capite sopra la media dell'Unione europea.
Pertanto, in occasione del lancio del nostro rapporto "Vite parallele: negati i diritti alla casa e all'acqua per i rom in Slovenia", chiediamo alla Slovenia di assicurare nell'immediato un livello minimo essenziale di acqua potabile in tutti gli insediamenti e migliorare le condizioni di alloggio; riconoscere un titolo legale ai residenti e, consultandoli, individuare possibili alternative di alloggio.

Leggi il rapporto in inglese

 
Di Fabrizio (del 17/03/2011 @ 09:29:50, in Europa, visitato 1770 volte)

Giornata della memoria, protagonisti i popoli nomadi europei

LUGANO - In occasione della Giornata cantonale della memoria, che come ogni anno cadrà il 21 marzo, l'Associazione Ticinese degli Insegnanti di Storia ha organizzato nelle scuole una serie di appuntamenti dedicati ai popoli nomadi europei (Rom, Sinti, Jenish).

"Oggetto da secoli di periodiche persecuzioni, tra le principali vittime del tentativo di sterminio delle "razze inferiori" perpetrato dal nazismo durante la Seconda guerra mondiale, le comunità Rom, Sinti e Jenish sparse per l'Europa stanno diventando di nuovo, in questo ultimo decennio, bersaglio privilegiato dell'intolleranza e della diffidenza; un fenomeno, questo, che non risparmia né la Svizzera né il Ticino".

Per l'occasione sono previsti molteplici eventi nelle scuole, oltre ad una serata pubblica. Presso le scuole medie di Gravesano (la mattina) e le scuole medie di Camignolo (il pomeriggio), agli allievi delle classi quarte sarà rivolto un incontro così articolato: Visione del documentario "Liberi dentro… zingari e svizzeri" di Fabio Calvi, regista, che sarà presente in sala. Testimonianza di Ursula "Ushi" Waser, esponente della comunità Jenish e vittima del programma di rieducazione della Pro Juventute, ed intervento del trio musicale "I Muzikanti di Balval" che proporrà alcuni brani di musica rom.

Presso il Liceo Lugano 1 (la mattina) e il Liceo Lugano 2 (il pomeriggio) è prevista un'attività destinata agli studenti suddivisa in due parti.
La prima ha l'obiettivo di inquadrare il contesto storico in cui si delinea lo scontro tra civiltà sedentarie e nomadi e l'esito di tale scontro nel secondo conflitto mondiale. La seconda parte si prefigge di conoscere meglio le civiltà nomadi contemporanee nel contesto svizzero e italiano. E' previsto l'intervento di vari ospiti.

La sera di lunedì 21 marzo, alle 20.15, presso il Centro evangelico di Lugano (via Landriani 10), si terrà infine l'evento "Alle porte della città, parole e musiche nomadi" con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, di Maurizio Pagani e del gruppo «I Muzikanti di Balval».

 
Di Fabrizio (del 16/03/2011 @ 09:07:05, in Europa, visitato 1504 volte)

Il sindaco di Šurice, gli zingari vengano a noi

Zoltán Végh, il sindaco del villaggio di Šurice, nella regione di Banská Bystrica, ha sostenuto che sarebbe felice di veder aumentare il numero di abitanti di etnia Rom nel suo villaggio.
Il sindaco Végh non è comunque un apostolo della fratellanza fra genti diverse ma piuttosto un uomo pratico e concreto ufficialmente consapevole del fatto che ad un maggior numero di zingari corrisponderebbe, per la municipalità di Šurice una maggiore allocazione di fondi pubblici anche in proporzione al numero di abitanti.
Alla prosperità del villaggio manca, insomma, un maggior tasso di natalità ed una bella e prolifica comunità Rom. “L’anno scorso sono morte 11 persone ed è nato un solo bambino. Il fattore principale è la mancanza di cittadini Rom, che normalmente hanno famiglie numerose”.

Végh vorrebbe vedere la sua gente, invece, crescere e moltiplicarsi perché se ci fossero bambini ci sarebbe anche un asilo ed una scuola. Con solo 13 ragazzini sotto i 15 anni questo non è ovviamente, ne economico e neanche possibile. Zingari o meno occorre un miracolo, la popolazione di Šurice è attualmente composta da 500 anime in rapida diminuzione.

 
Di Daniele (del 14/03/2011 @ 10:54:39, in Europa, visitato 1773 volte)

Da Roma_Daily_News

Iangreen.org - I rom vivono in povertà

Ci sono quasi 2,2 milioni di persone rom che vivono in Romania, il 75% dei quali vive in povertà. Poiché l'UE dichiara il 2010 come l'anno per combattere la povertà e l'esclusione sociale, la fondazione Proton inizia ad esplorare nuove opportunità di trasformare la vita per la comunità rom.

Č ampiamente accettato che c'è un grande bisogno, tra i rom, d'istruzione, alloggio, assistenza sanitaria e identità. Senza un miglioramento di queste quattro grandi aree di necessità, il ciclico problema della povertà non può essere superato. Nel dicembre 2009 il dipartimento della commissione europea per l'occupazione, affari sociali e pari opportunità, ha pubblicato il seguente video ed articolo sul proprio sito web.

"I rom hanno i stessi sogni e speranze per il futuro come tutti gli europei: ad esempio, avere una buona educazione ed una carriera appagante e d'integrarsi nella società. Sebbene la discriminazione contro i membri di questa importante minoranza è ancora diffusa, ci sono esempi che i rom possono realizzare i propri sogni. Gli stati membri della UE insieme con le istituzioni della Comunità Europea, promuovono l'inclusione sociale dei rom e danno loro supporto per accedere all'istruzione, per trovare un lavoro e per partecipare alla vita pubblica. Questo cortometraggio si concentra sul caso dell'Ungheria e mostra esempi di iniziative che aiutano i rom a partecipare attivamente al miglioramento delle loro vite."

La fondazione Proton ha lavorato da diversi anni al fianco della King's Contruction, una società di sviluppo immobiliare che mette a disposizione una terra ed alloggi a prezzi accessibili nella zona di Costanza. Usando questa conoscenza ed attraverso la sua rete, la fondazione Proton ha recentemente iniziato a dialogare con i potenziali partner e con le organizzazioni per esplorare modi di lavorare insieme per fornire una risposta ai bisogni del popolo rom che vive in Romania.

Nel gennaio 2010 Amnesty International ha pubblicato il seguente rapporto nel proprio sito web:

"Ci sono quasi 2,2 milioni di rom in Romania – che costituiscono circa il 10% della popolazione totale. Come conseguenza di una diffusa discriminazione, il 75% dei rom vive in povertà, rispetto al 24% dei romeni e al 20% degli ungheresi, la più grande minoranza in Romania. I livelli di salute fisica e delle condizioni di vita dei rom, sono tra i peggiori del paese.
Anche se alcuni rom vivono in strutture permanenti con diritto di locazione, molte altre abitazioni di vecchia data rom, sono considerate dal governo come "temporanee" e non ufficiali ed i loro abitanti non hanno nessuna prova di locazione, il che aumenta la loro vulnerabilità allo sfratto.
Gli sgombri forzati violano gli standard legali regionali ed internazionali della Romania come quelli contenuti nella Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione europea sui diritti dell'uomo che esige che tutte le persone debbano avere un livello minimo di sicurezza nel diritto di proprietà, garantendo loro la tutela legale nei confronti degli sfratti, delle molestie e di altre minacce.

"Siamo zingari ed è per questo che non ci ascoltano" - Monika, maggio 2009.
Più di cento persone rom - incluso famiglie con bambini – vivono in baracche di metallo vicino ad una fabbrica di depurazione in Romania, dopo che sono stati sfrattati con la forza dalle loro case, secondo un nuovo rapporto di oggi di Amnesty.
Il rapporto, Trattati come rifiuti: case dei rom distrutte e salute a rischio in Romania, racconta come il popolo rom è stato sfrattato con la forza dalle autorità comunali da un edificio nel centro di Miercurea Ciuc – il capoluogo della provincia di Harhita nel centro della Romania. La maggior parte sono stati riaccolti dalle autorità in capanne di metallo alla periferia della città, dietro un impianto di depurazione. Alcuni hanno deciso di trasferirsi in una discarica vicino, piuttosto che vivere vicino al depuratore.
Erszebet, che vive accanto agli impianti di depurazione con il marito e nove figli, ha riferito ad Amnesty International com'è la vita in una capanna di metallo: "E' stretta, quando tutta la famiglia va a dormire non ci entriamo. Non possiamo fare il bagno, non ci possiamo lavare. E' troppo piccola. Non vogliamo che le ragazze più adulte fanno il bagno davanti al loro padre."
Le capanne di metallo temporanee e le baracche sono vicine al depuratore, nei 300 metri di protezione stabiliti dalla legge romena per separare le case da potenziali rischi di tossicità. La mancata tutela del diritto alla salute è un'altra violazione degli obblighi nazionali ed internazionali della Romania. Ilana ha raccontato ad Amnesty International: "Le case si riempiono di quell'odore. Di notte... i bambini si coprono la faccia con i cuscini. Non vogliamo mangiare quando sentiamo l'odore... ho avuto un altro bimbo che è morto a quattro mesi... non voglio perdere gli altri miei figli."
Le autorità romene devono fermare lo sgombero forzato delle famiglie rom e riposizionare immediatamente quelli che vivono da anni in condizioni pericolose vicino a discariche di rifiuti, impianti di depurazione o aree industriali alla periferia della città, ha dichiarato Amnesty International. L'organizzazione chiede al governo della Romania di riformare la propria legislazione sugli alloggi per incorporare gli standard internazionali sui diritti umani e con particolare attenzione agli alloggi.
Halya Gowan, Direttore del programma europeo di Amnesty International, ha dichiarato: "In tutto il paese le famiglie rom sono state sfrattate dalle loro case contro la loro volontà. Quando questo accade, non solo perdono le loro case, perdono i loro averi, i loro rapporti sociali, i loro accessi al lavoro ed ai servizi dello stato.
"Questo modello di sgomberi forzati, senza un'adeguata consultazione, comunicazione o sistemazione alternativa, perpetua la segregazione razziale e viola gli obblighi internazionali della Romania. Il calvario delle famiglie rom è proseguito per sei anni, ora è il momento per le autorità locali di fornire loro un alloggio adeguato vicino a servizi e strutture e in un luogo sicuro e sano. Qualcosa deve accadere adesso. Un esempio dev'essere impostato – gli sgomberi forzati devono essere fermati ed il diritto alla casa dev'essere garantito. E questo può e dovrebbe essere fatto dalle autorità di Miercurea Ciuc".

 
Di Fabrizio (del 13/03/2011 @ 09:31:05, in Europa, visitato 1447 volte)

Da Czech_Roma

Un racconto sul razzismo ceco
Prague, 6.3.2011 16:50, Slávek Pařenica, translated by Gwendolyn Albert

Cari lettori,

Grazie per la pazienza che dedicherete alla lettura di questa storia. E' una storia reale su persone reali. Soltanto i nomi dei luoghi e delle persone sono stati cambiati. Non comprendiamo quante storie simili si sviluppino costantemente attorno a noi.

La maggior parte della gente non è cattiva. Non vorrebbe far del male a nessuno - almeno non intenzionalmente. Come tutti sanno, la strada per l'inferno è pavimentata di buone intenzioni. Stiamo tutti vivendo le nostre vite. Per la maggior parte facciamo del nostro meglio per vivere come ci è possibile, e non siamo abbastanza consapevoli di come siamo collegati agli altri, di come una parola può migliorare o peggiorare la vita di qualcuno. Una parola pronunciata, oppure no, ed una vita umana può puntare in una direzione completamente differente.

La nostra storia inizia in un negozio di alimentari in una città di provincia. E' un negozio piccolo e carino, ben tenuto da un proprietario simpatico, un vecchio gentiluomo che vi ha lavorato tutta la vita. Amava il suo lavoro sin dai giorni in cui tutto apparteneva allo stato, e nell'ambito delle sue possibilità ha fatto del suo meglio, come gestore, per avere scorte di prodotti freschi (anche quando la selezione era più povera), cosicché i suoi clienti potessero sempre acquistare al meglio ed essere felici di tornare. Sapeva benissimo che non avevano molta scelta, che non c'era una vasta gamma di prodotti, ma anche così.

Poi venne la rivoluzione ed all'inizio degli anni '90 aprì la sua propria attività. Era il SUO negozio di alimentari. Lo amava sinceramente e gli affari fiorirono. Non divenne mai un miliardario, ma non gli andò mai male. Era felice.

Così questo proprietario (lo chiameremo Novotný) gradualmente ampliò la gamma dei prodotti ed inoltre dopo il 2000 estese l'orario di apertura del negozio [...]. Ovviamente, i suoi prezzi non potevano competere con gli ipermercati, ma anche così aveva abbastanza clienti - grazie soprattutto all'atteggiamento del suo staff ed alla qualità dei prodotti. Era anche accessibile a chi viveva lì attorno.

Ad un certo punto a luglio qualcuna del suo staff andò in congedo di maternità. Stanco di lavoro extra, il signor Novotný decise di assumere una nuova venditrice. Mise un cartello "Personale cercasi".

Jarmila Demeterová è una zingara - così la chiamano, lei non si preoccupa se adoperano il termine "Romnì" o "zingara". Tutti e due possono essere usati bene, o in senso peggiorativo. Sono in cinque in famiglia. Suo padre beveva parecchio e sua madre amava la famiglia con tutto il cuore e si prese cura di loro. Jarmila è andata a scuola, era un'alunna nella media. Non stupida, ma neanche un genio. Soltanto una ragazza normale - con la pelle leggermente più scura degli altri. Terminati gli studi ha fatto apprendistato come addetta alle vendite.

Jarmila faceva la spesa regolarmente al negozio del signor Novotný. Le piaceva lì, più che altro perché non aveva la sensazione di non essere benvenuta. Nessuno la seguiva con sospetto mentre faceva acquisti, cosa che accadeva di solito negli altri negozi. Da un lato capì perché era così. Sapeva molto bene che alcuni zingari rubano e non lavorano, e comprendeva il malessere che incontrava, la mancanza di fiducia. Ciò non significa che non la preoccupava. In verità talvolta anche lei era stata tentata di rubare qualcosa negli ipermercati - se tutti ti guardano come un ladro, allora diamogli una ragione - ma non l'aveva mai fatto.

Il cartello "Personale cercasi" pendeva da diversi giorni alla porta del negozia e Jarmila continuava a passarci davanti. Pensò che doveva chiedere del lavoro, ma aveva paura di essere umiliata un'altra volta. Nessuno le aveva mai detto direttamente che non l'avrebbero assunta perché era una zingara, ma a volte gli occhi dicono più delle parole.

Alla fine ebbe il coraggio di chiedere per il lavoro. Mentre entrava nel negozio dove per tanto tempo aveva fattola spesa, il cuore le batteva forte, come succede a ogni ragazza di 19 anni in cerca di lavoro.

"Capo, c'è qui una ragazza interessata al lavoro di vendita. Per favore, aspetta qui un momento, il capo sarà qui subito."

Questo trattamento dignitoso e gradevole la sorprese, e si calmò un poco. Ci vollero pochi secondi perché il signor Novotný uscisse dal suo ufficio, ma a Jarmila parve un'ora.

"Salve signorina. Prego, venga nel mio ufficio."

Il signor Novotný conosceva Jarmila di vista. Sapeva che era una cliente abituale, che era ben educata, tranquilla e vestita decentemente. Le piaceva. Lui non era mai stato razzista. Era un uomo d'affari, ed i clienti sono clienti, non importa il loro colore. Dopo una breve intervista, decise di dare una possibilità a Jarmila. Concordarono un periodo standard di prova di tre mesi, lo stipendio iniziale e le altre condizioni. Jarmila non diede molta attenzione a questi dettagli. Era contenta di avere un lavoro, e cominciò a sognare un posto suo dove vivere - anche se amava la sua famiglia, voleva un po' di privacy. Era grata al signor Novotný.

Passato il periodo di prova di tre mesi, Jarmila aveva acquisito una notevole esperienza di lavoro. Non era perfetta, ma non lo è nessuno quando si impara un nuovo lavoro. Bisogna dire che scuola e apprendistato sono un po' differenti - ma lei era competente ed imparava in fretta. Le piaceva lavorare per quanto il lavoro possa essere piacevole - quasi nessuno di noi in realtà si rallegra di andare a lavorare, ma sapete tutti cosa intendo.

Un ano dopo, Jarmila era una venditrice esperta. Era veloce, amichevole, molte persone avevano di lei una buona opinione.

Un giorno, era al servizio dei clienti, come al solito. C'erano poche persone nel negozio, e tra loro un gruppetto di giovani uomini.

"Vedete quella cioccolata?"

"Hm, dovrebbe stare sull'autostrada E55, non ad importunare la gente qui in negozio. Andiamocene prima di prendere l'epatite."

I giovani non hanno parlato esattamente a voce alta, ma le loro parole sono state udite. Gli altri clienti non ci hanno fatto attenzione. Nessuno vuole problemi inutili. Anche Jarmila li ha ignorati, anche se si sentiva terrorizzata. Da tempo non sentiva discorsi simili e non era abituata. Talvolta basta qualche parola per ricordarsi molto in fretta del passato.

Non era finita. I giovani tornarono nel piccolo negozio sempre più spesso, ed i loro attacchi si intensificarono. Una volta, il signor Novotný ne fu testimone e si intromise.

"Signori, c'è qualche problema?"

"Non per noi, sei tu quello col problema, vecchio."

"Uscite o chiamerò la polizia."

Gente come quella di solito non ha molto coraggio. Mormorarono qualcosa del tipo ci vediamo dopo e lasciarono il negozio.

Quando il signor Novotný tornò a lavoro il giorno dopo, c'erano graffiti su tutta la vetrina, con scritto "Morte agli zingari", ecc.

La cosa si ripetè, ma ciò non fu il peggio. Successe che i clienti smisero di venire. I giovani non entrarono più, ma ogni tanto vennero lasciate all'ingresso uova e verdure marce, o altre cose simili. I clienti smisero di trovare piacevole il negozio.

Il treno aveva lasciato la stazione e non si poteva più fermarlo.

Pochi mesi dopo, sulla vetrina apparve un cartello "IN VENDITA".

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