Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 28/02/2012 @ 09:01:01, in Europa, visitato 1989 volte)
Da
Roma_Francais
LADEPECHE.fr Due giovani rumene affermano che è stato proibito loro di
pagare gli acquisti./ Photo DDM. T.Bl
"In questo supermercato, più volte ci è stato chiesto di uscire senza neanche
poter avuto fare la spesa. Ci lasciano entrare, prendere gli articoli, e quando
siamo alla cassa, rifiutano i nostri soldi. Solo qui ci trattano così, dalle
altre parti non abbiamo problemi," testimoniano all'unisono Simona e Roxana,
tutte due rumene della comunità rom.
Quindi Lidl in avenue d'Atlanta rifiuta certi clienti perché sono Rom? Di fronte
al supermercato, tuttavia, tutti i clienti sembrano stupiti per la notizia: "Non
ho mai assistito a fatti simili", assicura Maria, cliente abituale del discount.
Aggiungendo: "Se questa pratica è provata, sarebbe meglio concentrarsi sulla
sorveglianza, piuttosto che bandire sistematicamente certe persone."
La filiale regionale della Lidl si difende: "Non ci sono direttive, nazionali o
regionali. Non ne facciamo un collegamento alla comunità. Se qualcuno si vede
rifiutato, è perché abbiamo già avuto dei problemi con lui. Sono in corso
diverse denunce, anche per furto."
Di Fabrizio (del 23/02/2012 @ 09:37:57, in Europa, visitato 1793 volte)
Da
Bulgarian_Roma. Segnalazione precedente
QUI
GreenLeft
Jock Palfreeman in prigione a Sofia, 2009. Photo: Freejock.com -
Thursday, February 16, 2012
Nel dicembre 2009, il ventitreenne australiano Jock Palfreeman
venne condannato a 20 anni di prigione per omicidio a Sofia. Due anni prima era
stato coinvolto in una rissa contro un gruppo di 15 uomini, di cui uno morì per
una coltellata.
Palfreeman affermò di aver agito per legittima difesa, dopo essere stato
assalito da una banda di giovani ubriachi, mentre era intervenuto in
soccorso di due Rom, aggrediti a loro volta. Le dichiarazioni rese alla polizia
dai componenti della banda e da testimoni indipendenti, confermano ampliamente
la sua versione degli eventi.
Il processo è stato contrassegnato da diverse gravi anomalie, prima fra tutte
che la polizia ed i componenti della banda hanno cambiato la loro versione,
affermando che nessun Rom venne aggredito e che Palfreeman aveva attaccato il
gruppo senza motivo. Alla difesa è stato impedito di adoperare in tribunale le
dichiarazioni originali, come pure di interrogarli sul perché avessero cambiato
le loro testimonianze.
Nell'appello susseguente, alla difesa venne concesso di interrogare polizia e
membri della banda sul perché avessero cambiato le versioni sugli eventi. Molti
tornarono sulle loro dichiarazioni precedenti, che sostenevano la versione di
Palfreeman. I testimoni addussero confusione e perdita della memoria come causa
dell'aver cambiato le loro storie. Nondimeno, la corte d'appello confermò la
condanna originale.
Durante il processo sono state organizzate in tutto il mondo azioni di
solidarietà per Palfreeman. E' stato appoggiato anche da un importante gruppo
bulgaro dei diritti umani, il Bulgarian Helsinki Committtee.
Di seguito, Green Left Weekly rende pubblica una nuova lettera aperta
di Palfreeman.
* * *
Cari Compagni,
Da agosto 2011 sono stato condannato senza diritto d'appello al più alto
tribunale della Bulgaria, ad una pena di 20 anni in un carcere di massima
sicurezza.
Però, il tribunale ha cambiato il primo verdetto, stabilendo che erano presenti
dei Rom e che vi fu "una lotta tra i Rom ed il gruppo dei ragazzi".
Dato che i Rom erano 2 e il "gruppo dei ragazzi" in 15, l'uso del termine
"lotta" è abbastanza improprio. I neonazisti della South Division Levski Ultras
hanno negato che ci fu una "lotta" con qualsiasi Rom e persino negato la
presenza dei Rom stessi.
Tuttavia la corte d'appello, nonostante le contraddizioni dei neonazisti su
questo punto, ha continuato a sostenere che le dichiarazioni dei neonazisti
erano veritiere. Stranamente, il punto cruciale delle argomentazioni del
pubblico ministero è che non ci fu rissa tra neonazisti e Rom e che là non
c'erano Rom, da cui l'accusa contro di me di averli assaliti senza motivo.
Questa è stata anche la scusa per cui gli inquirenti non hanno portato i Rom a
testimoniare in tribunale. Però adesso il tribunale ha dichiarato che i Rom
erano presenti e che ci fu contatto fisico tra loro ed i neonazisti, ma nel
contempo la corte si ferma a screditare le testimonianze di questi ultimi e a
non fare alcun tentativo di trovare questi "nuovi" testimoni.
Fino ad oggi le uniche prove usate per accusarmi sono state le dichiarazioni dei
neonazisti stessi. Non ci sono altre testimonianze portate alla corte che io
abbia "senza alcuna ragione assalito 15 persone con l'intento di ucciderle".
Non ho cambiato la mia versione iniziale, che rimane la stessa quattro anni dopo
essere stato rapito dallo stato bulgaro. Ho assistito all'assalto di una banda
di 15 neonazisti contro due Rom, a causa del colore della loro pelle. Sono
intervenuto per difendere i due Rom.
Per questa e molte altre ragioni, stiamo tentando di rivitalizzare il movimento
di solidarietà sul mio caso, e su tutte le connotazioni che comporta, es.
razzismo, violente bande neonaziste e le complicità tra i poliziotti corrotti,
corruzione in tribunale e nel sistema carcerario.
I neonazisti non attaccherebbero la gente per strada, senza le protezioni
offerte loro da polizia e tribunali. E' significativo di come centinaia di
agenti dello stato siano necessari per fermare me, individuo solitario.
Nonostante queste centinaia, ho mortalità, sono nel giusto e sono loro nel
torto, questo è il perché sia necessario che loro siano così in tanti.
Chiamo all'azione quanti si oppongano al razzismo , tanto per strada che nelle
forme istituzionalizzate di fascismo: Questo marzo 2012 organizzatevi presso le
ambasciate o consolati bulgari nelle vostre città. Portate a conoscenza dello
stato bulgaro che [...] non riconoscete la decisione di incarcerarmi e di
proteggere i razzisti.
Ho anche chiesto l'estradizione in Australia per poter essere più vicino alla
mia famiglia e fuggire dalle persecuzioni contro di me, condotte
dall'amministrazione penitenziaria a favore di chi è legato al mio caso. Ma il
procuratore capo Boris Velchev con la sua cagnolina, procuratore Krassimira Velcheva,
hanno già provato a costringermi a ritirare la mia richiesta di trasferimento.
Ho rifiutato di farlo e perciò l'ufficio della Procura della Repubblica non
intende rispondere alle mie richieste, sulla base della legge bulgara, di
trasferimento in Australia.
Solidarietà a tutti i compagni, sia dentro che fuori.
Le richieste di
March 2012 solidarity sono:
- Sia riaperto il caso di Jock, soprattutto per la mancata
testimonianza dei due Rom vittime.
- Siano puniti i neonazisti per i crimini passati e siano
messi in condizione di non compierne altri.
- Sia permesso a Jock di trasferirsi in Australia, come a
tutti gli stranieri di trasferirsi nei loro paesi.
Le lettere devono essere inviate a:
- Head prosecutor of Bulgaria, Boris Velchev, Ns 2 Vitosha Boulevard, Sofia 1061,
Bulgaria.
- Directorate of International Legal Assistance and European Integration,
Krassimira Velcheva, 2 Vitosha Boulevard, Sofia 1061, Bulgaria.
- Minister of Justice, Diana Kovacheva, Ns 1 Slavanska Street, Sofia 1040,
Bulgaria.
- Prime Minister of Bulgaria, Boiko Borrisov, Ns 2 Dondukov street, Sofia 1123,
Bulgaria
- President of Bulgaria, Rosen Plevneviev, Ns 2 Slavanska street,
Sofia 1040, Bulgaria
- Ministry of Foreign Affairs, N2 29 "6th September" street,
Sofia 1000, Bulgaria.
Swissinfo.ch Rom in cerca d'asilo invernale
Discriminati, e perfino minacciati, i Rom non hanno molte possibilità di
ottenere l'asilo in Svizzera. (Keystone) - Di Isabelle Eichenberger
La Svizzera ha registrato negli ultimi mesi un aumento del numero di
richiedenti l'asilo serbi. Un "turismo invernale" che si spiegherebbe con un
peggioramento delle condizioni di vita della minoranza Rom, in Serbia come in
Kosovo.
Un fenomeno analogo era già stato registrato nel dicembre del 2009, quando era
stato abolito l'obbligo di un visto per i cittadini serbi, macedoni e
montenegrini intenzionati ad entrare nello spazio Schengen.
Questa apertura aveva spinto molti di loro a cercare fortuna in Svizzera. Si
trattava per lo più di persone bisognose, di etnia Rom, che pur sapendo di non
aver diritto all'asilo politico venivano a cercare lavoro in Svizzera.
«Alcune agenzie locali proponevano perfino viaggi diretti in automobile, spiega
Michael Galuser, portavoce dell'Ufficio federale della migrazione (UFM). Si
sapeva che la Svizzera assegnava un aiuto al ritorno di 600 franchi. E quando il
contributo è stato ridotto a 100, la somma necessaria per pagare il viaggio di
rientro, le domande sono diminuite».
Nel 2011 questo flusso migratorio ha però ripreso: su 22'551 domande d'asilo,
1'217 provenivano infatti da cittadini serbi (+33,7% rispetto al 2010), la
maggior parte di etnia Rom. Oltre la metà di queste richieste sono state
depositate tra novembre e dicembre.
Vitto e alloggio garantito
«Possiamo supporre che queste persone, che spesso vivono in campi molto precari,
scelgano di venire in Svizzera a trascorrere l'inverno. Qui trovano vitto e
alloggio, almeno durante il periodo necessario per esaminare la loro richiesta»,
spiega Michael Galuser.
Secondo il portavoce dell'UFM, i Rom conoscono le leggi sull'asilo in vigore nei
diversi paesi e sanno esattamente che la procedura elvetica, da due a tre mesi,
è più lunga rispetto a quella di paesi comparabili come la Norvegia o i Paesi
Bassi.
L'Organizzazione svizzera d'aiuto ai rifugiati (OSAR) condivide in parte
l'ipotesi di un "turismo invernale". «Ci sono molti rifugiati Rom di origine
bosniaca o kosovara che vivono in Svizzera in condizioni precarie dal 1999. Sono
coscienti di non avere alcuna possibilità, ma conoscono le debolezze della
nostra legislazione», precisa il segretario generale Beat Meiner.
La crisi economica che sta colpendo l'Europa non contribuisce di certo a
facilitare le cose. «I Rom sono spesso contenti di trovare un tetto provvisorio
nei centri di accoglienza, anche nei rifugi della protezione civile», aggiunge
Meiner.
Discriminati in patria
Stando ad Amnesty International, la situazione è però più complessa. «Può anche
essere che i Rom partano più facilmente durante la brutta stagione, ma non credo
che lo facciano unicamente con l'idea di trascorrere l'inverno al calduccio.
Potrebbero anche andare in Germania, o in altri paesi che d'inverno sospendono i
rinvii, contrariamente alla Svizzera», indica Denise Graf.
Amnesty International si dice invece preoccupata dal degrado della situazione
dei Rom rifugiati in Serbia. La discriminazione in atto impedisce loro di avere
un lavoro, commenta Denise Graf. «Il 97% dei rom è disoccupato». E stando
all'ultimo rapporto di Nicola Duckworth, responsabile del programma Europa e
Asia centrale di Amnesty sempre più Rom vengono cacciati dai loro appartamenti
in seguito a speculazioni immobiliari. «A Belgrado le loro case vengono rase al
suolo per far posto a progetti pubblici, senza pianificare dei nuovi alloggi né
garantire un'assistenza sociale».
D'altra parte si assiste a un inasprimento delle tensioni a Mitrovica, in
Kosovo, dove la minoranza serba continua a contestare l'indipendenza proclamata
nel 2008 dell'ex provincia a maggioranza albanese. «Le violenze dell'estate
scorsa hanno un'influenza diretta sulla situazione dei Rom, numerosi a Mitrovica»,
spiega Denise Graf. «La situazione è critica anche per i rom delle altre regioni
kosovare, che spesso sono stati accusati di aver collaborato con i serbi durante
la guerra».
Intervento in Serbia
Discriminati in patria, i Rom soffrono di una cattiva immagine anche in
Svizzera. «Sono considerati vagabondi e ladri, al punto che alcuni Rom integrati
preferiscono non menzionare le loro origini», conferma Cristina Kruck, della
Rroma Foundation di Zurigo.
In città come Losanna e Ginevra la polizia è intervenuta più volte a per
disperdere degli accampamenti selvaggi costruiti sotto i ponti o nei parchi.
Allarmata dalla situazione nei Balcani, Denise Graf lancia un appello alla
Svizzera a «far pressione sui partner in Serbia e in Kosovo affinché gli aiuti
dell'Unione Europea destinati al reinserimento dei Rom arrivino a destinazione».
E la Direzione dello sviluppo e della cooperazione rassicura: «Nel campo della
cooperazione internazionale, la DSC è cosciente dell'esistenza di un rischio di
trasferimento dei mezzi messi a disposizione. Esistono tuttavia degli strumenti
per farvi fronte, come delle valutazioni indipendenti dei progetti, sulla base
delle quali vengono attribuiti i sussidi».
Di Fabrizio (del 10/02/2012 @ 09:43:51, in Europa, visitato 1689 volte)
Da
British_Roma
Romabuzzmonitor Ustiben report by Grattan Puxon
DALE FARM: IL CONSIGLIO SALTA L'ASTA ED IL LEADER TORY VERSO UN PREMIO
06/02/2012 - Quasi un onore per i nostri avversari, il riconoscimento che
chiameremo il Pulitore-Etnico dell'anno. Tony Ball, leader Tory del consiglio di
Basildon è stato nominato e sarà a Westminster per la cerimonia.
Ufficialmente ciò che avrà luogo a fine mese a Westminster Palace sarà una
cerimonia per esporre i risultati dei consiglieri locali e le loro azioni. I
premi vengono dall'Unità informativa Governo Locale (LGiU).
La candidature potranno arrivare da chiunque; membri del pubblico,
consiglieri e loro personale. Le informazioni che LGiU ha ricevuto su Tony Ball
è che ha fatto un lavoro eccezionale sfrattando i Traveller da Dale Farm.
Altrettanto eccezionale la brutalità e, secondo noi, la stupidità.
Come va vantandosi lo stesso Ball, con l'aiuto della polizia antisommossa è
riuscito a realizzare la distruzione di metà delle residenze di Dale Farm, con
poca spesa. Difatti di fronte ad un budget governativo di 18 milioni di
sterline, ne è stato speso solo un terzo.
Il consiglio ha abbandonato circa novanta famiglie per strada, accanto alle
loro proprietà distrutte, o temporaneamente alloggiate da parenti nella parte
legale del sito. In pochi hanno trovato rifugio in altri paesi.
Dietro di sé una scia di distruzione che non è solo una ferita nel paesaggio,
ma anche un'offesa alla stessa legge che Ball ha detto di voler difendere. Dove
una volta c'erano casette, ora sono aperte buche che si sono riempite di acqua
lurida e neve disciolta, ognuna circondata da terrapieni di detriti.
Tuttavia, prima di raccogliere il suo premio per lo stupro della green-belt,
Ball è ancora al palo. I residenti di Dale Farm da lungo in sofferenza stanno
per prendere ulteriori azioni legali. Una questione è la loro preoccupazione per
l'erezione di una fila di pali per l'elettricità. Chiaramente interromperebbero
l'apertura della green-belt ed aggiungerebbero danno ai danni ambientali già
così evidenti.
"Hanno scavato una fossa davanti al cancello della mia proprietà," si lamenta
un residente. "Stanno facendo dei lavori ed intendono tornare."
Da tre mesi i residenti stanno chiedendo il ripristino della fornitura
elettrica, tagliata illegalmente. I loro avvocati hanno perso la pazienza e
questa settimana hanno minacciato di chiedere l'intervento del tribunale, per il
rifiuto del consiglio di agire rapidamente nel riparare i danni alle
infrastrutture.
La
Dale Farm Residents Association chiede all'appena formato Traveller Solidarity
Network e agli altri gruppi di appoggiare la protesta a Westminster il 27
febbraio, quando Tony Ball spera di ricevere il premio Leader di Consiglio
dell'anno.
Da
Roma_Francais
Strategia d'inclusione dei rom: la Fnasat denuncia una "mancanza di
ambizione"
La Francia ha rimesso alla Commissione a fine dicembre, la sua strategia
sull'inclusione dei Rom. Il testo rifiuta un trattamento specifico per una
minoranza etnica, e intende ridurre le disuguaglianze nel contesto del "diritto
comune". Per la Fnasat, manca di ambizione, in particolare per la realizzazione
di aree d'accoglienza per la "gens du voyage"i.
"La tradizione repubblicana francese, che si traduce in un concetto
esigente del principio di uguaglianza, non permette di prendere in
considerazione misure mirate in modo specifico, nei confronti
di un gruppo etnico". E' quello che indica la Francia nel suo progetto di
strategia d'inclusione dei rom, consegnato alla commissione a fine dicembre. Un
obbligo che scaturisce dal piano presentato dalla commissione in aprile scorso,
il quale chiede a ogni stato di presentargli entro fine 2011 una strategia
indicando ciò che intende mettere in opera, per ridurre le problematiche
relative all'inclusione dei rom. Ad oggi, solo 14 stati su 27 hanno consegnato
la propria copia. La maggior parte di questi testi è stata convalidata da
Bruxelles. Soltanto le strategie di Francia e Repubblica Ceca restano allo stadio
di progetti...
Diritto comune
A livello europeo, il termine "Rom" non si riferisce esclusivamente a un gruppo
etnico originario di Romania o Bulgaria, ma include anche la "gens du voyage". In
Francia, a contrario, si tiene a considerare lo stile di vita della "gens du
voyage",
che non è quello dei rom sedentari nei loro paesi d'origine, i quali però,
arrivati in Francia, si ritrovano spesso in una situazione di grande precarietà.
Da questo, una grande ambiguità nei termini, che la strategia francese fatica a
evitare. Si prefigge come obiettivo di permettere a tutte le comunità
marginalizzate, che vivono sul suo territorio, e non in modo specifico ai rom o
alla "gens du voyage", di accedere alle politiche di "diritto comune". Ma misure
specifiche possono tener conto del loro stile di vita. Elenca quindi una lista
di azioni generalizzate condotte in Francia, a destinazione di queste comunità
marginalizzate, ma messe in atto tramite associazioni o collettività... Qui, i
1.500 microcrediti professionali accordati dall'Adie alla
"gens du voyage", là villaggi
d'inserimento per le famiglie rom, come quelli costruiti in Seine-Saint-Denis...
"Le città di Lilla, Marsiglia e Lione riflettono ugualmente sulla
realizzazione di villaggi d'inserimento" indica ancora il documento. Il governo
vuole anche rassicurare Bruxelles, più di un anno dopo i rimproveri che gli
furono da essa indirizzati, riguardo a una circolare di aprile 2010, la quale
menzionava lo smantellamento specifico dei campi nomadi. "La Francia ha adottato
da lunga data misure ambiziose, per favorire l'integrazione repubblicana delle
persone presenti sul suo territorio, compresi i rom, in particolare in materia
di alloggio ed educazione", sottolinea la strategia, pur riconoscendo che ci
sono ancora progressi da fare.
Aree di accoglienza
La strategia riprende le quattro priorità fissate da Bruxelles: educazione,
alloggi, salute e impiego. La scolarizzazione è la prima delle sue priorità.
L'obiettivo della Francia è di giungere a un tasso di abbandono scolastico del
9,5%. In materia di occupazione, la strategia indica che il problema maggiore è
l'accesso alle formazioni di lunga durata. La Francia vuole ugualmente
incoraggiare nuovi programmi sanitari, sulla vaccinazione o l'alimentazione, le
relazioni medico-pazienti... Infine, riguardo agli alloggi, la Francia "conduce
dall'inizio degli anni 90 una politica inedita in Europa, la quale mira alla
riconoscenza di diritti alla gens du voyage, in materia di alloggio". La messa in
opera degli schemi dipartimentali di accoglienza dei viaggiatori, della legge
Besson del 2000, dovrebbe, al termine, permettere la realizzazione di 41.589
campi attrezzati, ricorda la strategia.
Ma i principali interessati rimpiangono di non essere stati associati
all'elaborazione del testo, ed hanno dubbi sulla sua messa in opera.
"Questa strategia manca d'impulso e di ambizione. Rende l'idea di una
giustificazione del governo tramite un catalogo di ciò che è spesso fatto dagli
altri come associazioni e collettività", critica così Stéphane Leveque,
direttore della Federazione Nazionale delle Associazioni Solidali di Azione con
gli Zingari e i viaggiatori (Fnasat)
Fondi Feder
Riguardo alla realizzazione delle aree d'accoglienza, le associazioni si
lamentano del ritardo preso e della difficoltà nell'ottenere cifre ufficiali (nel
2010, il senatore Pierre Hérisson, autore di un rapporto su questo argomento,
indicava che soltanto 24.000 campi attrezzati dei 42.000 previsti, erano stati
creati). "Il ritardo generale e la disparità nella costruzione e la messa in
funzione di aree d'accoglienza della gens du voyage in Francia, testimoniano di una
mancanza certa sia del volontariato che dei rappresentanti dello stato",
denunciava un collettivo delle principali associazioni rappresentative (Fnasat,
Angvc, Fondation Abbé Pierre, Ligue des Droits de l'Homme, Ufat, Avgif, Uravif)
in un comunicato di dicembre scorso. Parigi si ritrova particolarmente sotto
tiro, poiché non possiede ancora nessuna area d'accoglienza.
"Bisogna accelerare la creazione delle aeree. La legge ha previsto un potere di
sostituzione al prefetto. Non è stato mai attivato", fa notare Stéphane
Leveque. In quanto alle nuove possibilità di finanziamento di queste aree con i
fondi Feder, il direttore della Fnasat aspetta di vedere: "saranno lasciate al
buon volere delle collettività, per ora noi godiamo di poca visibilità." Un
censimento realizzato presso alcune regioni, rivela che sette regioni (Basse-Normandie,
Lorraine, Rhone-Alpes, Corse, Nord-Pad-de-Calais, Aquitaine, Ile-de-France)
hanno già modificato il loro programma operazionale per permettere
il finanziamento degli alloggi destinati alle popolazioni marginalizzate. Per
compensare il calo di quasi 20% dei crediti dello stato, consacrati alle aree
d'accoglienza, nel bilancio 2012.
vedi http://www.fnasat.asso.fr/
vedi
http://www.adie.org/
Di Fabrizio (del 28/01/2012 @ 09:49:07, in Europa, visitato 2220 volte)
Da
Roma_Benelux
L'IEEI
ha tentato, non senza difficoltà, di suscitare un dialogo tra esperti e pubblico
del Lussemburgo sulla questione delle politiche europee e dei Rom
Migrazioni ed asilo - Diritti fondamentali, lotta contro le discriminazioni
- Giustizia, libertà, sicurezza ed immigrazione
04-10-2011 - L'Institut d'Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg
(IEEI) ha organizzato lunedì 3
e martedì 4 ottobre 2011, in cooperazione col professore
Jean-Pierre Liégeois, consulente del Consiglio d'Europa, una riunione
internazionale su "Le politiche europee ed i Rom - dal fallimento al possibile
adeguamento, una valutazione critica di contenuti, logiche e finalità delle
politiche messe in campo per i Rom a livello europeo".
L'idea era di partire dal periodo attuale, contrassegnato da un contesto più
difficile che mai per i Rom, "ma anche per l'indecisione degli stati e delle
organizzazioni internazionali, che porta a politiche incerte e spesso
inadeguate," come dice l'IEEI. Inoltre, l'IEEI ha constatato che "i Rom si
trovano al cuore delle questioni geopolitiche odierne, sia per il posto che
occupano che come minoranza transnazionale," e che ciò "rende il loro esempio
paradigmatico" trattandosi di "un buon rilevamento dei funzionamenti e disfunzionamenti istituzionali" in un periodo di grandi cambiamenti.
Una tavola rotonda destinata ad un vasto pubblico ha avuto luogo la sera del
4 ottobre nella Salle Tavenas dell'Università del Lussemburgo, con interventi
dei relatori: Thomas Acton, Andras Biro, Claude Cahn,
Angéla Kóczé, ed il professor Liégeois nei panni di moderatore. Il grande
pubblico era assente, al suo posto, attenti funzionari ed esperti hanno seguito
la discussione con interesse.

Thomas Acton, lo storico
Lo storico britannico
Thomas Acton ha sostenuto che non si può comprendere i Rom se non cerchiamo
di capire la loro storia, particolarmente "ciò che è successo nel XVI secolo".
O, come ha poi constatato, la storia dei Rom è stata soprattutto l'opera dei "gagé",
cioè dei non-Rom. Il razzismo scientifico e l'antropologia sociale hanno
dominato la storiografia fino agli anni '60, al punto che i nazisti tedeschi
cheavevano partecipato allo sterminio dei Rom durante la II guerra mondiale,
hanno ancora trovato in quegli anni delle riviste scientifiche britanniche per
pubblicare i loro articoli sul "gene zigano".
Le cose hanno iniziato a cambiare dagli anni '80, quando si è cominciato a
capire con quale movimento migratorio i Rom sono arrivati in Occidente
provenendo dall'India, "un approccio non razzista, ma nemmeno antirazzista"
secondo Thomas Acton. La sua teoria è che sarebbero venuti tra il VII e l'VIII
secolo al seguito delle armate mercenarie verso l'Anatolia, che a quel tempo
faceva parte dell'impero bizantino, armate in cui la lingua del comando era il
romanes, simile alle lingue dell'India settentrionale.
Per Thomas Acton, i Rom avrebbero subito l'esclusione razziale in Anatolia,
ed i primi stereotipi sugli "zigani" sono nati a Costantinopoli. La sconfitta
dell'Armenia nel 1375 sotto la spinta dei mamelucchi avrebbe portato a dei
genocidi e sarebbe stato il primo fattore della migrazione dei Rom verso
Occidente. In Europa, il XVI secolo sarebbe stato fatale per i Rom, a causa
della fine della legittimità religiosa degli stati e la formazione degli
stati-nazione, che per Thomas Acton "si definiscono tramite il genocidio delle
minoranze".
In tutta Europa, i Rom hanno avuto una posizione di sopravvissuti senza
parola, di status mal definito, spesso esclusi quando non asserviti. Con
l'industrializzazione, arriva il genocidio della II guerra mondiale che ha
decimato la popolazione rom in Europa, un genocidio che non è, secondo Thomas
Acton, unico dei nazisti tedeschi, ma di tutti gli Europei che in anticipo ne
erano stati complici. Infine, il dopoguerra vede "la fine di un quietismo dei
Rom", e l'emergere di movimenti antirazzisti in Europa, anche una politica a
favore dei Rom inizia a prendere forma.
Claude Cahn, l'avvocato
Claude Cahn
ha affrontato la questione di come la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU)
presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo ha trattato i casi legati ai Rom. "Ha
iniziato ad occuparsi dei Rom soltanto una decina d'anni fa," afferma. E questo
è legato "all'allargamento del Consiglio d'Europa verso l'Europa orientale".
Inizialmente, le questioni legate ai problemi che i "viaggianti" delle isole
britanniche incontravano con le autorità del Regno Unito "hanno confuso" la
CEDU, che secondo Cahn tendeva ad assimilare i casi legati ai Rom a delle
"complicazioni sociali".
Ma dal 2004, emerge una nuova giurisprudenza sui temi di proprietà, di
espulsione, di maltrattamenti e persino di omicidi nei luoghi di detenzione.
Casi simili riguardano il Regno Unito, la Bulgaria, l'Armenia, la Russia,
l'Italia ed il Belgio. La discriminazione contro i Rom non emerge che dopo il
2004 nella giurisprudenza della CEDU, all'inizio grazie ad una minoranza di
giudici. Come conseguenza, la giurisprudenza ha iniziato a "non progettare più
l'immagine di un'Europa senza tensioni", pensa Cahn. Sono state giudicate
la Grecia, la Croazia, la Repubblica Ceca, e la Spagna su una
questione non menzionata da Cahn, della pensione di reversibilità non
riconosciuta ad una vedova sposata con rito tradizionale gitano. Un altro caso è
il processo intentato dalle minoranze ebraiche e rom di Bosnia Erzegovina,
perché solo Bosniaci, Croati o Serbi potevano accedere alla presidenza di questo
paese multietnico.

Angéla Kóczé, la sociologa
La sociologa
Angéla Kóczé
ha provocato immediatamente dubbi e sorprese nel pubblico, con la sua
affermazione che non ci sono Rom in Lussemburgo, quando dal 2010 migliaia di
persone provenienti dalla minoranza rom in Serbia e Montenegro hanno fatto
domanda d'asilo in Lussemburgo, mettendo il paese in una difficile situazione.
Per lei, "il movimento eugenetico", è così che lei qualifica il genocidio dei
Rom, "della II guerra mondiale ha radici profonde nella società".
Attualmente, i Rom soffrono di "discriminazioni intersezionali" - genere, classe
sociale, etnia, che si mostrano nell'accesso all'istruzione, all'impiego,
all'alloggio ed alla sanità. Le donne sono particolarmente colpite. Ad esempio,
in Ungheria, le donne rom hanno un tasso di analfabetismo 8 volte superiore a
quello delle donne della società maggioritaria. Devono lasciare la scuola troppo
presto a causa dei matrimoni precoci, solo il 3% di loro vanno alle superiori,
contro l'84% delle altre ungheresi.
Eppure, pensa Angéla Kóczé, le donne hanno un ruolo cruciale nella famiglia
ed un grande potenziale dentro la loro comunità, da quando lo stato socialista è
caduto nel 1989. Ciò che le blocca sono i pregiudizi nei loro confronti -
indovine e cartomanti, donne fortemente sessualizzate - propri del'"immaginario
europeo".

Andras Biro, il giornalista
Andras
Biro, in quanto giornalista, ha affrontato con le sue parole la questione
"più in maniera informativa che analitica". Secondeo lui i Rom costituiscono
un'importante minoranza ad altissima crescita demografica. Il socialismo ha
influito tra il 1945 e il 1989 sulla loro vita quotidiana, perché quel regime
secondo lui aveva bisogno della loro mano d'opera manuale e "sono stati
obbligati ad entrare nel settore produttivo". Quindi hanno trovato impiego il
60% degli uomini e il 40% delle donne. Questo fu "uno choc culturale" per coloro
che prima della guerra erano nei "servizi". Andras Biro ha sottolineato il fatto
che erano trattati come tutti gli altri cittadini e hanno potuto beneficiare di
reddito, servizi sociali ed accesso all'istruzione. "Questa acculturazione alla
società maggioritaria è qualcosa di unico nella storia," crede Biro.
Ma con la caduta del socialismo e l'arrivo dell'economia di mercato, "i Rom
sono stati licenziati e marginalizzati". Questi li ha spessi resi nostalgici dei
tempi del socialismo, che per loro era più sicuro. Non è intervenuto alcun
cambiamento positivo, l'esclusione s'è amplificata e secondo lui le cose sono
peggiorate ancora col governo di Viktor Orban e la proliferazione delle milizie
neonaziste o del partito Jobbik.
A livello europeo, secondo Biro conviene fare una distinzione tra ciò che
succede ai Rom ad Est e all'Ovest d'Europa. Nell'Est in nessun caso sono in
grado di apparire come attori e cittadini autonomi, con un proprio quadro
culturale, causa la mancanza di risorse. Il denaro dei donatori e delle
fondazioni è distribuito secondo principi burocratici che favoriscono chi già è
in grado di affrontare [la situazione], cioè le OnG ed i leader autonominati che
catturano i rari fondi a disposizione.
Esperti che eludono i problemi reali, un pubblico in attesa di
risposte
Durante la discussione con un pubblico informato ed interessato - erano
presenti dirigenti di diverse amministrazioni competenti in materia
d'immigrazione, d'integrazione ed aiuto sociale - che voleva beneficiare
dell'esperienza degli intervenuti, sono venuti alla luce i disaccordi tra di
loro e la loro difficoltà a comprendere le domande che l'arrivo dei Rom in
Lussemburgo poneva alla società lussemburghese.
Claude Cahn non è d'accordo con la tesi di Andras Biro sulla differenza di
trattamento tra i Rom dell'Est e dell'Ovest Europa. Secondo lui, in occidente
forse è peggio, ed ha fatto allusione agli incidenti in Francia (diritto di
voto), in Italia (espulsioni) ed in Germania (Rom del Kosovo in stato di
detenzione o appena tollerati), ed ha auspicato "un forte impulso centrale da
parte della UE" ed un intervento della società civile.
Thomas Acton è dell'avviso che l'intervento delle autorità pubbliche debba
essere guidato dalla società civile.
Andras Biro, più vicino ai fatti, ha spiegato che la migrazione attuale dei
Rom "non è caduta dal cielo", ma è dovuta alla crisi, alle minacce subite, alla
marginalizzazione e alle bidonville, tutti fatti divenuti quotidiani. Le
famiglie lasciano i loro differenti paesi in maniera "non strutturata". Ed ha
aggiunto, in base all'esperienza: "Le istituzioni che se ne occupano devono
trovare soluzioni. Non ci sono leader, non sono partner nel dialogo, non c'è
linguaggio [comune], manca la confidenza. L'unica soluzione è un approccio
generoso nel senso umano del termine." Una proposta realistica per un pubblico
che non ha potuto contare sull'esperienza per trovare soluzioni ai problemi e3d
un approccio equilibrato alla situazione.
Di Fabrizio (del 10/01/2012 @ 09:22:28, in Europa, visitato 1728 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
28 dicembre 2011
La maggior parte dei Rom si isola dalla stessa società -
Svista o fatto ignorato?
La maggior parte dei Rom non è informata sui cambiamenti che stanno accadendo
nella nostra società, spesso non sanno che è entrata in vigore una nuova legge,
non sono interessati ai loro obblighi e responsabilità di cittadini.
Semplicemente, si isolano dal resto della società. Questo è quanto affermano
alcune OnG che lavorano per migliorare i diritti dei Rom [...]. Una di queste è
il National Roma Centrum (NRC) di Kumanovo, che per anni ha operato nei
quartieri rom di 16 città macedoni.
L'esperienza di questi anni mostra che è proprio la società che ha creato e
crea tuttora stereotipi e pregiudizi sui Rom e la loro comunità. Come
interpretare il fatto che questo sentimento è comune? Perché i Rom
vogliono isolarsi dalla società e non sono interessanti ai cambiamenti che vi
avvengono? Cambiamenti che sono cruciali per loro e le loro famiglie, ad esempio
nelle aree dell'istruzione, della sanità, dei benefici statali, della casa...?!
Quanti hanno familiarità con i temi dell'esclusione/inclusione rom, dicono che
le ragioni risiedono in diversi fattori - diffidenza epocale, pregiudizi, grado
di istruzione dei Rom, e volontà di conoscere le persone "altre".
Il professor Rubin Zemon dell'Università statale di Ohrid
pensa che l'isolamento dei Rom dalla società (intendendo qualsiasi società, non
solo quella macedone) data da secoli per gli stereotipi ed i pregiudizi che le
società hanno verso i Rom.
- I Rom erano e sono tuttora sensibili riguardo la loro esclusione che dura
da secoli. Altri guardano ai Rom con disprezzo. Sono stati trattati come un
bersaglio invece che come partecipanti nei processi. Non sono problemi di un
decennio. Solo pochi Rom sono inclusi nelle nostre istituzioni. Ma, ancora una
volta, non prendono parte ai processi decisionali, commenta Zemon.
Pregiudizi doppi
Puntualizza poi un altro fattore per cui i Rom, almeno in questo paese,
restano consapevolmente ai margini degli eventi della società.
- sono delusi dai loro rappresentanti politici. Il soggetto politico tra i
Rom è molto debole. I loro rappresentanti sono considerati dei corruttibili
entrati in politica per interessi personali, invece che per lottare per il
miglioramento delle condizioni di vita, aggiunge Zemon.
Secondo lui, la soluzione del circolo vizioso di sfiducia ed isolamento,
risiede in un maggior coinvolgimento dei Rom nelle questioni politiche e
sociali.
Il professor Zemon calcola che il "ghiaccio della diffidenza" può rompersi
solo se i Rom vengono inclusi non come destinatari, ma come decisori nelle
politiche sociali.
Charles Van Lith è un fotografo belga che sta prestando
molta attenzione ai Rom. Ha partecipato alla creazione del Consiglio Nazionale
Rom del Belgio. Sulla base di quell'esperienza, Van Lith dice
che ci sono forti pregiudizi anche tra le numerose comunità belghe, [...] dovute
al fatto che i Rom non si conoscono tra loro. Ma c'è anche un'altra questione:
- I Rom, ma anche gli altri - Sinti, Manush, Jenish, sono micro-comunità
dentro una più grande, governate spesso da regole diverse. Personalmente penso
che meno siano istruiti, più diventino isolati nel lro stesso mondo, con una
noiosa tendenza a preferire la speculazione reciproca invece della verità.
Ricordo ancora un Sinto-Rom, che conoscevo ed anche istruito, che criticava gli
altri Rom della città dicendo che "quelli" creavano una cattiva reputazione a
lui ed alla sua comunità. Dopo un certo periodo di tempo, avendo avuto lui la
possibilità di conoscere meglio questi Rom, [...] si sono avvicinati e le loro
relazioni sono migliorate, sottolinea Van Lith.
Di Fabrizio (del 09/01/2012 @ 09:37:09, in Europa, visitato 1866 volte)
Da
Bulgarian_Roma

03/01/2011 - Secondo un rapporto, interi quartieri della città di Plovdiv si
stanno spostando verso Germania, Francia o Svizzera.
I Rom di Plovdiv stanno cercando una vita migliore in Europa Occidentale,
secondo il giornale locale "Maritsa", con la Svizzera nel ruolo di ultima
destinazione preferita tra tutte.
In Svizzera i Rom bulgari spesso chiedono asilo nei campi rifugiati per
curdi, dove potrebbero ottenere riparo, cibo ed i 600 euro al mese in quanto
rifugiati politici.
Di solito chiedono asilo accusando la Bulgaria di discriminazioni, spiega Yashar
Asan, a capo del Comitato d'Iniziativa delle Persone in Necessità.
Secondo le sue parole, 20 tra le famiglie rom più ricche della mahala Adzhisan
di Plovdiv sono emigrate in Svizzera negli ultimi 2 mesi, anche se alcuni di
loro sono già in attesa di essere estradate via aerea dalle autorità svizzere.
A Stolipinovo, il più grande quartiere rom della Bulgaria, con una
popolazione di circa 40.000, la città tedesca di Dortmund è vista come un posto
da sogno.Secondo Asan, ogni giorno ci sono cinque autobus da 50 posti che
partono ogni giorno da Stoliponovo verso Dortmund.
Asan ritiene che siano 500 le famiglie di Stoliponovo, tra le 3000 e le 5000
persone, emigrate in Francia e Germania negli ultimi dieci anni, con gli uomini
occupati soprattutto nel settore edile e molte donne preda della prostituzione.
Di Fabrizio (del 05/01/2012 @ 09:27:58, in Europa, visitato 1448 volte)
Da
Djelem_Djelem
The
voice of Russia 16-12-2011-
Photo: RIA Novosti
Il Teatro Romen di Mosca, il più antico e famoso teatro rom nel mondo, sta
celebrando il suo 80° anniversario.
I primi artisti rom erano giovani, che spesso non sapevano leggere o
scrivere.
Oggigiorno, il repertorio del teatro comprende 14 produzioni, classiche
incluse ed un dramma moderno.
La compagnia ha girato in diversi paesi del mondo, ottenendo la calda
approvazione di milioni di spettatori.
Canale Cultura - Культура канала
Di Fabrizio (del 21/12/2011 @ 09:30:13, in Europa, visitato 1667 volte)
Da
Nordic_Roma
Rom frugano nei cassonetti della ricca Norvegia - AUDREY ANDERSEN
- 7-12-2011
LETTERA DA OSLO: E' un freddo venerdì mattina d'autunno e già si sta
formando una fila di persone fuori da Fattighuset (La Casa Povera) nel centro di
Oslo. Si va dai ragazzini ai pensionati, e la coda finisce quando il centro di
carità chiude le porte al pubblico alle 15.30.
Mentre la Norvegia è uno dei paesi più ricchi al mondo, le statistiche
recenti mostrano che il 9,68% di chi vive ad Oslo viene definito povero.
In Norvegia circa 85.000 bambini vivono in povertà, ma è nella parte est di
Oslo, la più etnicamente sfaccettata, che il fenomeno si concentra. Una famiglia
di 3 componenti che vive con un reddito annuo di NOK 273.000 (€ 35.330) viene
considerata sotto la soglia di povertà.
In un'altra parte della città, un altro gruppo si riunisce per affrontare la
giornata. A Frogner Park, alcuni Rom sono rannicchiati su una panchina, mentre
alcuni turisti giapponesi sono in posa davanti alle famose sculture Vigeland che
delimitano il ponte principale.
Una Romnì di mezza età suona una pittoresca fisarmonica mentre passano i
turisti. Altri del gruppo, attrezzati con grandi buste di plastica Ikea,
iniziano il giornaliero rimestare nei bidoni, in cerca di bottiglie d'acqua e di
birra che siano rimborsabili.
Frogner ospita alcuni tra i cittadini più ricchi. Mentre il reddito medio è
in aumento, si allarga anche il divario tra ricchi e poveri. D'estate, diventò
una sorta di rifugio per alcuni Rom che vivevano in un campo improvvisato,
nascosto alla vista, in un bosco ai margini del parco. Tutto ciò che ora rimane
è il guscio di una struttura in legno improvvisata. A luglio, come altri in
città, il campo venne sgomberato dalle autorità comunali senza preavviso.
Per qualche periodo i problemi connessi con i Rom sono stati la produzione di
birra, con annesse questioni legate all'igiene ed alla criminalità. L'argomento
ha coinvolto tutto lo spettro politico, da ambo le parti. Sembra esserci
consenso sul fatto che, pur essendo poveri, trattare con loro è più problematico
rispetto agli altri gruppi.
Da un lato dello schieramento politico, sono visti come una minaccia
sanitaria, principalmente perché non hanno accesso a docce e servizi igienici.
Dall'altro, come vittime della xenofobia con i sostenitori dei diritti umani che
chiedono tolleranza e compassione. Marianne Borgen, del partito socialista di
sinistra (SV) e Kirkens Bymisjon, di un'associazione caritatevole ecclesiastica,
vorrebbero che ai Rom venissero forniti servizi di base, come docce e servizi
igienici.
D'altra parte, le autorità ritengono che offrire docce e servizi igienici sia
una pericolosa seduzione che potrà aprire i cancelli all'arrivo di un maggiore
numero di Rom.
Kari Helene Partapuoli, del Centro Antirazzista, è abituata a questo tipo di
retorica ufficiale, usata spesso per discriminare i Rom. "Vogliono gestirli come
nel resto d'Europa, come -spazzatura-, perché non ne arriva altra."
Ma sono stati i mezzi d'informazione a dipingere banchetti dei Rom a base di
topi, cani e piccioni selvatici, cosa che ha fatto infuriare tanto la comunità
rom che i suoi sostenitori.
La foto di un giornale ritrae i resti di un barbecue rom, con alcune ossa di
animale che si diceva fossero quelle di un topo. Poi la notizia si rivelò
infondata, e le ossa si rivelarono essere quelle di un pollo.
Il musicista zingaro Raya Bielenberg, da tempo residente a Oslo, ha reagito
con rabbia alle speculazioni dei media: "Siamo un popolo con un orgoglio, e
morire3mmo piuttosto che mangiare topi o cani," ha detto. "E se hanno il diritto
di venire qua e mendicare, dovrebbero almeno avere un posto dove andare in bagno
e lavarsi."
Concorda
Kari Gran, portavoce della missione ecclesiale (Kirkens Bymisjon) di Oslo, e
sente che la situazione sta arrivando ad un punto critico. Dice di incontrare
ogni giorno i Rom a Bymisjon, dato che sono l'unica organizzazione che li aiuta
attivamente
"Forniamo loro un posto dove incontrarsi, mangiare, usare i servizi igienici,
oltre ad un servizio di consulenza," dice. "Ma non abbiamo docce o lavanderia."
Kirkens Bymisjon è il solo posto che si prende cura dei Rom, ma la sola
carità non può fare molto.
Un problema è che i Rom, soprattutto dalla Romania, arrivando qui con visto
turistico non possono beneficiare dell'assistenza sociale o di servizi come un
posto dove dormire la notte, usufruire di docce o di lavanderia. Non possono
equipararsi ai bisogni di altri gruppi emarginati.
Gran ed altri sono molto preoccupati per i Rom, particolarmente per
l'avvicinarsi del rigido inverno. Alcuni Rom per l'occasione torneranno a casa,
ma per molti la tetra prospettiva è di dover dormire all'aperto.
|