Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 28/02/2012 @ 09:01:01, in Europa, visitato 1942 volte)

Da Roma_Francais

LADEPECHE.fr Due giovani rumene affermano che è stato proibito loro di pagare gli acquisti./ Photo DDM. T.Bl

"In questo supermercato, più volte ci è stato chiesto di uscire senza neanche poter avuto fare la spesa. Ci lasciano entrare, prendere gli articoli, e quando siamo alla cassa, rifiutano i nostri soldi. Solo qui ci trattano così, dalle altre parti non abbiamo problemi," testimoniano all'unisono Simona e Roxana, tutte due rumene della comunità rom.

Quindi Lidl in avenue d'Atlanta rifiuta certi clienti perché sono Rom? Di fronte al supermercato, tuttavia, tutti i clienti sembrano stupiti per la notizia: "Non ho mai assistito a fatti simili", assicura Maria, cliente abituale del discount. Aggiungendo: "Se questa pratica è provata, sarebbe meglio concentrarsi sulla sorveglianza, piuttosto che bandire sistematicamente certe persone."

La filiale regionale della Lidl si difende: "Non ci sono direttive, nazionali o regionali. Non ne facciamo un collegamento alla comunità. Se qualcuno si vede rifiutato, è perché abbiamo già avuto dei problemi con lui. Sono in corso diverse denunce, anche per furto."

 
Di Fabrizio (del 23/02/2012 @ 09:37:57, in Europa, visitato 1754 volte)

Da Bulgarian_Roma. Segnalazione precedente QUI

GreenLeft Jock Palfreeman in prigione a Sofia, 2009. Photo: Freejock.com - Thursday, February 16, 2012

Nel dicembre 2009, il ventitreenne australiano Jock Palfreeman venne condannato a 20 anni di prigione per omicidio a Sofia. Due anni prima era stato coinvolto in una rissa contro un gruppo di 15 uomini, di cui uno morì per una coltellata.

Palfreeman affermò di aver agito per legittima difesa, dopo essere stato assalito da una banda di giovani ubriachi, mentre era  intervenuto in soccorso di due Rom, aggrediti a loro volta. Le dichiarazioni rese alla polizia dai componenti della banda e da testimoni indipendenti, confermano ampliamente la sua versione degli eventi.

Il processo è stato contrassegnato da diverse gravi anomalie, prima fra tutte che la polizia ed i componenti della banda hanno cambiato la loro versione, affermando che nessun Rom venne aggredito e che Palfreeman aveva attaccato il gruppo senza motivo. Alla difesa è stato impedito di adoperare in tribunale le dichiarazioni originali, come pure di interrogarli sul perché avessero cambiato le loro testimonianze.

Nell'appello susseguente, alla difesa venne concesso di interrogare polizia e membri della banda sul perché avessero cambiato le versioni sugli eventi. Molti tornarono sulle loro dichiarazioni precedenti, che sostenevano la versione di Palfreeman. I testimoni addussero confusione e perdita della memoria come causa dell'aver cambiato le loro storie. Nondimeno, la corte d'appello confermò la condanna originale.

Durante il processo sono state organizzate in tutto il mondo azioni di solidarietà per Palfreeman. E' stato appoggiato anche da un importante gruppo bulgaro dei diritti umani, il Bulgarian Helsinki Committtee.

Di seguito, Green Left Weekly rende pubblica una nuova lettera aperta di Palfreeman.

* * *

    Cari Compagni,

    Da agosto 2011 sono stato condannato senza diritto d'appello al più alto tribunale della Bulgaria, ad una pena di 20 anni in un carcere di massima sicurezza.

    Però, il tribunale ha cambiato il primo verdetto, stabilendo che erano presenti dei Rom e che vi fu "una lotta tra i Rom ed il gruppo dei ragazzi".

    Dato che i Rom erano 2 e il "gruppo dei ragazzi" in 15, l'uso del termine "lotta" è abbastanza improprio. I neonazisti della South Division Levski Ultras hanno negato che ci fu una "lotta" con qualsiasi Rom e persino negato la presenza dei Rom stessi.

    Tuttavia la corte d'appello, nonostante le contraddizioni dei neonazisti su questo punto, ha continuato a sostenere che le dichiarazioni dei neonazisti erano veritiere. Stranamente, il punto cruciale delle argomentazioni del pubblico ministero è che non ci fu rissa tra neonazisti e Rom e che là non c'erano Rom, da cui l'accusa contro di me di averli assaliti senza motivo.

    Questa è stata anche la scusa per cui gli inquirenti non hanno portato i Rom a testimoniare in tribunale. Però adesso il tribunale ha dichiarato che i Rom erano presenti e che ci fu contatto fisico tra loro ed i neonazisti, ma nel contempo la corte si ferma a screditare le testimonianze di questi ultimi e a non fare alcun tentativo di trovare questi "nuovi" testimoni.

    Fino ad oggi le uniche prove usate per accusarmi sono state le dichiarazioni dei neonazisti stessi. Non ci sono altre testimonianze portate alla corte che io abbia "senza alcuna ragione assalito 15 persone con l'intento di ucciderle".

    Non ho cambiato la mia versione iniziale, che rimane la stessa quattro anni dopo essere stato rapito dallo stato bulgaro. Ho assistito all'assalto di una banda di 15 neonazisti contro due Rom, a causa del colore della loro pelle. Sono intervenuto per difendere i due Rom.

    Per questa e molte altre ragioni, stiamo tentando di rivitalizzare il movimento di solidarietà sul mio caso, e su tutte le connotazioni che comporta, es. razzismo, violente bande neonaziste e le complicità tra i poliziotti corrotti, corruzione in tribunale e nel sistema carcerario.

    I neonazisti non attaccherebbero la gente per strada, senza le protezioni offerte loro da polizia e tribunali. E' significativo di come centinaia di agenti dello stato siano necessari per fermare me, individuo solitario. Nonostante queste centinaia, ho mortalità, sono nel giusto e sono loro nel torto, questo è il perché sia necessario che loro siano così in tanti.

    Chiamo all'azione quanti si oppongano al razzismo , tanto per strada che nelle forme istituzionalizzate di fascismo: Questo marzo 2012 organizzatevi presso le ambasciate o consolati bulgari nelle vostre città. Portate a conoscenza dello stato bulgaro che [...] non riconoscete la decisione di incarcerarmi e di proteggere i razzisti.

    Ho anche chiesto l'estradizione in Australia per poter essere più vicino alla mia famiglia e fuggire dalle persecuzioni contro di me, condotte dall'amministrazione penitenziaria a favore di chi è legato al mio caso. Ma il procuratore capo Boris Velchev con la sua cagnolina, procuratore Krassimira Velcheva, hanno già provato a costringermi a ritirare la mia richiesta di trasferimento.

    Ho rifiutato di farlo e perciò l'ufficio della Procura della Repubblica non intende rispondere alle mie richieste, sulla base della legge bulgara, di trasferimento in Australia.

    Solidarietà a tutti i compagni, sia dentro che fuori.

Le richieste di March 2012 solidarity sono:

  • Sia riaperto il caso di Jock, soprattutto per la mancata testimonianza dei due Rom vittime.
  • Siano puniti i neonazisti per i crimini passati e siano messi in condizione di non compierne altri.
  • Sia permesso a Jock di trasferirsi in Australia, come a tutti gli stranieri di trasferirsi nei loro paesi.

Le lettere devono essere inviate a:

  • Head prosecutor of Bulgaria, Boris Velchev, Ns 2 Vitosha Boulevard, Sofia 1061, Bulgaria.
  • Directorate of International Legal Assistance and European Integration, Krassimira Velcheva, 2 Vitosha Boulevard, Sofia 1061, Bulgaria.
  • Minister of Justice, Diana Kovacheva, Ns 1 Slavanska Street, Sofia 1040, Bulgaria.
  • Prime Minister of Bulgaria, Boiko Borrisov, Ns 2 Dondukov street, Sofia 1123, Bulgaria
  • President of Bulgaria, Rosen Plevneviev, Ns 2 Slavanska street, Sofia 1040, Bulgaria
  • Ministry of Foreign Affairs, N2 29 "6th September" street, Sofia 1000, Bulgaria.
 
Di Sucar Drom (del 15/02/2012 @ 09:24:44, in Europa, visitato 1391 volte)

Swissinfo.ch Rom in cerca d'asilo invernale
Discriminati, e perfino minacciati, i Rom non hanno molte possibilità di ottenere l'asilo in Svizzera. (Keystone) - Di Isabelle Eichenberger

La Svizzera ha registrato negli ultimi mesi un aumento del numero di richiedenti l'asilo serbi. Un "turismo invernale" che si spiegherebbe con un peggioramento delle condizioni di vita della minoranza Rom, in Serbia come in Kosovo.

Un fenomeno analogo era già stato registrato nel dicembre del 2009, quando era stato abolito l'obbligo di un visto per i cittadini serbi, macedoni e montenegrini intenzionati ad entrare nello spazio Schengen.

Questa apertura aveva spinto molti di loro a cercare fortuna in Svizzera. Si trattava per lo più di persone bisognose, di etnia Rom, che pur sapendo di non aver diritto all'asilo politico venivano a cercare lavoro in Svizzera.

«Alcune agenzie locali proponevano perfino viaggi diretti in automobile, spiega Michael Galuser, portavoce dell'Ufficio federale della migrazione (UFM). Si sapeva che la Svizzera assegnava un aiuto al ritorno di 600 franchi. E quando il contributo è stato ridotto a 100, la somma necessaria per pagare il viaggio di rientro, le domande sono diminuite».

Nel 2011 questo flusso migratorio ha però ripreso: su 22'551 domande d'asilo, 1'217 provenivano infatti da cittadini serbi (+33,7% rispetto al 2010), la maggior parte di etnia Rom. Oltre la metà di queste richieste sono state depositate tra novembre e dicembre.

Vitto e alloggio garantito
«Possiamo supporre che queste persone, che spesso vivono in campi molto precari, scelgano di venire in Svizzera a trascorrere l'inverno. Qui trovano vitto e alloggio, almeno durante il periodo necessario per esaminare la loro richiesta», spiega Michael Galuser.

Secondo il portavoce dell'UFM, i Rom conoscono le leggi sull'asilo in vigore nei diversi paesi e sanno esattamente che la procedura elvetica, da due a tre mesi, è più lunga rispetto a quella di paesi comparabili come la Norvegia o i Paesi Bassi.

L'Organizzazione svizzera d'aiuto ai rifugiati (OSAR) condivide in parte l'ipotesi di un "turismo invernale". «Ci sono molti rifugiati Rom di origine bosniaca o kosovara che vivono in Svizzera in condizioni precarie dal 1999. Sono coscienti di non avere alcuna possibilità, ma conoscono le debolezze della nostra legislazione», precisa il segretario generale Beat Meiner.

La crisi economica che sta colpendo l'Europa non contribuisce di certo a facilitare le cose. «I Rom sono spesso contenti di trovare un tetto provvisorio nei centri di accoglienza, anche nei rifugi della protezione civile», aggiunge Meiner.

Discriminati in patria
Stando ad Amnesty International, la situazione è però più complessa. «Può anche essere che i Rom partano più facilmente durante la brutta stagione, ma non credo che lo facciano unicamente con l'idea di trascorrere l'inverno al calduccio. Potrebbero anche andare in Germania, o in altri paesi che d'inverno sospendono i rinvii, contrariamente alla Svizzera», indica Denise Graf.

Amnesty International si dice invece preoccupata dal degrado della situazione dei Rom rifugiati in Serbia. La discriminazione in atto impedisce loro di avere un lavoro, commenta Denise Graf. «Il 97% dei rom è disoccupato». E stando all'ultimo rapporto di Nicola Duckworth, responsabile del programma Europa e Asia centrale di Amnesty sempre più Rom vengono cacciati dai loro appartamenti in seguito a speculazioni immobiliari. «A Belgrado le loro case vengono rase al suolo per far posto a progetti pubblici, senza pianificare dei nuovi alloggi né garantire un'assistenza sociale».

D'altra parte si assiste a un inasprimento delle tensioni a Mitrovica, in Kosovo, dove la minoranza serba continua a contestare l'indipendenza proclamata nel 2008 dell'ex provincia a maggioranza albanese. «Le violenze dell'estate scorsa hanno un'influenza diretta sulla situazione dei Rom, numerosi a Mitrovica», spiega Denise Graf. «La situazione è critica anche per i rom delle altre regioni kosovare, che spesso sono stati accusati di aver collaborato con i serbi durante la guerra».

Intervento in Serbia
Discriminati in patria, i Rom soffrono di una cattiva immagine anche in Svizzera. «Sono considerati vagabondi e ladri, al punto che alcuni Rom integrati preferiscono non menzionare le loro origini», conferma Cristina Kruck, della Rroma Foundation di Zurigo.

In città come Losanna e Ginevra la polizia è intervenuta più volte a per disperdere degli accampamenti selvaggi costruiti sotto i ponti o nei parchi.

Allarmata dalla situazione nei Balcani, Denise Graf lancia un appello alla Svizzera a «far pressione sui partner in Serbia e in Kosovo affinché gli aiuti dell'Unione Europea destinati al reinserimento dei Rom arrivino a destinazione».

E la Direzione dello sviluppo e della cooperazione rassicura: «Nel campo della cooperazione internazionale, la DSC è cosciente dell'esistenza di un rischio di trasferimento dei mezzi messi a disposizione. Esistono tuttavia degli strumenti per farvi fronte, come delle valutazioni indipendenti dei progetti, sulla base delle quali vengono attribuiti i sussidi».

 
Di Fabrizio (del 10/02/2012 @ 09:43:51, in Europa, visitato 1642 volte)

Da British_Roma

Romabuzzmonitor Ustiben report by Grattan Puxon
DALE FARM: IL CONSIGLIO SALTA L'ASTA ED IL LEADER TORY VERSO UN PREMIO

06/02/2012 - Quasi un onore per i nostri avversari, il riconoscimento che chiameremo il Pulitore-Etnico dell'anno. Tony Ball, leader Tory del consiglio di Basildon è stato nominato e sarà a Westminster per la cerimonia.

Ufficialmente ciò che avrà luogo a fine mese a Westminster Palace sarà una cerimonia per esporre i risultati dei consiglieri locali e le loro azioni. I premi vengono dall'Unità informativa Governo Locale (LGiU).

La candidature potranno arrivare da chiunque; membri del pubblico, consiglieri e loro personale. Le informazioni che LGiU ha ricevuto su Tony Ball è che ha fatto un lavoro eccezionale sfrattando i Traveller da Dale Farm. Altrettanto eccezionale la brutalità e, secondo noi, la stupidità.

Come va vantandosi lo stesso Ball, con l'aiuto della polizia antisommossa è riuscito a realizzare la distruzione di metà delle residenze di Dale Farm, con poca spesa. Difatti di fronte ad un budget governativo di 18 milioni di sterline, ne è stato speso solo un terzo.

Il consiglio ha abbandonato circa novanta famiglie per strada, accanto alle loro proprietà distrutte, o temporaneamente alloggiate da parenti nella parte legale del sito. In pochi hanno trovato rifugio in altri paesi.

Dietro di sé una scia di distruzione che non è solo una ferita nel paesaggio, ma anche un'offesa alla stessa legge che Ball ha detto di voler difendere. Dove una volta c'erano casette, ora sono aperte buche che si sono riempite di acqua lurida e neve disciolta, ognuna circondata da terrapieni di detriti.

Tuttavia, prima di raccogliere il suo premio per lo stupro della green-belt, Ball è ancora al palo. I residenti di Dale Farm da lungo in sofferenza stanno per prendere ulteriori azioni legali. Una questione è la loro preoccupazione per l'erezione di una fila di pali per l'elettricità. Chiaramente interromperebbero l'apertura della green-belt ed aggiungerebbero danno ai danni ambientali già così evidenti.

"Hanno scavato una fossa davanti al cancello della mia proprietà," si lamenta un residente. "Stanno facendo dei lavori ed intendono tornare."

Da tre mesi i residenti stanno chiedendo il ripristino della fornitura elettrica, tagliata illegalmente. I loro avvocati hanno perso la pazienza e questa settimana hanno minacciato di chiedere l'intervento del tribunale, per il rifiuto del consiglio di agire rapidamente nel riparare i danni alle infrastrutture.

La Dale Farm Residents Association chiede all'appena formato Traveller Solidarity Network e agli altri gruppi di appoggiare la protesta a Westminster il 27 febbraio, quando Tony Ball spera di ricevere il premio Leader di Consiglio dell'anno.

 
Di Marylise Veillon (del 01/02/2012 @ 09:11:24, in Europa, visitato 1473 volte)

Da Roma_Francais

Strategia d'inclusione dei rom: la Fnasat denuncia una "mancanza di ambizione"

La Francia ha rimesso alla Commissione a fine dicembre, la sua strategia sull'inclusione dei Rom. Il testo rifiuta un trattamento specifico per una minoranza etnica, e intende ridurre le disuguaglianze nel contesto del "diritto comune". Per la Fnasat, manca di ambizione, in particolare per la realizzazione di aree d'accoglienza per la "gens du voyage"i.

"La tradizione repubblicana francese, che si traduce in un concetto esigente del principio di uguaglianza, non permette di prendere in considerazione misure mirate in modo specifico, nei confronti di un gruppo etnico". E' quello che indica la Francia nel suo progetto di strategia d'inclusione dei rom, consegnato alla commissione a fine dicembre. Un obbligo che scaturisce dal piano presentato dalla commissione in aprile scorso, il quale chiede a ogni stato di presentargli entro fine 2011 una strategia indicando ciò che intende mettere in opera, per ridurre le problematiche relative all'inclusione dei rom. Ad oggi, solo 14 stati su 27 hanno consegnato la propria copia. La maggior parte di questi testi è stata convalidata da Bruxelles. Soltanto le strategie di Francia e Repubblica Ceca restano allo stadio di progetti...

Diritto comune
A livello europeo, il termine "Rom" non si riferisce esclusivamente a un gruppo etnico originario di Romania o Bulgaria, ma include anche la "gens du voyage". In Francia, a contrario, si tiene a considerare lo stile di vita della "gens du voyage", che non è quello dei rom sedentari nei loro paesi d'origine, i quali però, arrivati in Francia, si ritrovano spesso in una situazione di grande precarietà. Da questo, una grande ambiguità nei termini, che la strategia francese fatica a evitare. Si prefigge come obiettivo di permettere a tutte le comunità marginalizzate, che vivono sul suo territorio, e non in modo specifico ai rom o alla "gens du voyage", di accedere alle politiche di "diritto comune". Ma misure specifiche possono tener conto del loro stile di vita. Elenca quindi una lista di azioni generalizzate condotte in Francia, a destinazione di queste comunità marginalizzate, ma messe in atto tramite associazioni o collettività... Qui, i 1.500 microcrediti professionali accordati dall'Adie alla "gens du voyage", là villaggi d'inserimento per le famiglie rom, come quelli costruiti in Seine-Saint-Denis... "Le città di Lilla, Marsiglia e Lione riflettono ugualmente sulla realizzazione di villaggi d'inserimento" indica ancora il documento. Il governo vuole anche rassicurare Bruxelles, più di un anno dopo i rimproveri che gli furono da essa indirizzati, riguardo a una circolare di aprile 2010, la quale menzionava lo smantellamento specifico dei campi nomadi. "La Francia ha adottato da lunga data misure ambiziose, per favorire l'integrazione repubblicana delle persone presenti sul suo territorio, compresi i rom, in particolare in materia di alloggio ed educazione", sottolinea la strategia, pur riconoscendo che ci sono ancora progressi da fare.

Aree di accoglienza
La strategia riprende le quattro priorità fissate da Bruxelles: educazione, alloggi, salute e impiego. La scolarizzazione è la prima delle sue priorità. L'obiettivo della Francia è di giungere a un tasso di abbandono scolastico del 9,5%. In materia di occupazione, la strategia indica che il problema maggiore è l'accesso alle formazioni di lunga durata. La Francia vuole ugualmente incoraggiare nuovi programmi sanitari, sulla vaccinazione o l'alimentazione, le relazioni medico-pazienti... Infine, riguardo agli alloggi, la Francia "conduce dall'inizio degli anni 90 una politica inedita in Europa, la quale mira alla riconoscenza di diritti alla gens du voyage, in materia di alloggio". La messa in opera degli schemi dipartimentali di accoglienza dei viaggiatori, della legge Besson del 2000, dovrebbe, al termine, permettere la realizzazione di 41.589 campi attrezzati, ricorda la strategia.

Ma i principali interessati rimpiangono di non essere stati associati all'elaborazione del testo, ed hanno dubbi sulla sua messa in opera. "Questa strategia manca d'impulso e di ambizione. Rende l'idea di una giustificazione del governo tramite un catalogo di ciò che è spesso fatto dagli altri come associazioni e collettività", critica così Stéphane Leveque, direttore della Federazione Nazionale delle Associazioni Solidali di Azione con gli Zingari e i viaggiatori (Fnasat)

Fondi Feder
Riguardo alla realizzazione delle aree d'accoglienza, le associazioni si lamentano del ritardo preso e della difficoltà nell'ottenere cifre ufficiali (nel 2010, il senatore Pierre Hérisson, autore di un rapporto su questo argomento, indicava che soltanto 24.000 campi attrezzati dei 42.000 previsti, erano stati creati). "Il ritardo generale e la disparità nella costruzione e la messa in funzione di aree d'accoglienza della gens du voyage in Francia, testimoniano di una mancanza certa sia del volontariato che dei rappresentanti dello stato", denunciava un collettivo delle principali associazioni rappresentative (Fnasat, Angvc, Fondation Abbé Pierre, Ligue des Droits de l'Homme, Ufat, Avgif, Uravif) in un comunicato di dicembre scorso. Parigi si ritrova particolarmente sotto tiro, poiché non possiede ancora nessuna area d'accoglienza.

"Bisogna accelerare la creazione delle aeree. La legge ha previsto un potere di sostituzione al prefetto. Non è stato mai attivato", fa notare Stéphane Leveque. In quanto alle nuove possibilità di finanziamento di queste aree con i fondi Feder, il direttore della Fnasat aspetta di vedere: "saranno lasciate al buon volere delle collettività, per ora noi godiamo di poca visibilità." Un censimento realizzato presso alcune regioni, rivela che sette regioni (Basse-Normandie, Lorraine, Rhone-Alpes, Corse, Nord-Pad-de-Calais, Aquitaine, Ile-de-France) hanno già modificato il loro programma operazionale per permettere il finanziamento degli alloggi destinati alle popolazioni marginalizzate. Per compensare il calo di quasi 20% dei crediti dello stato, consacrati alle aree d'accoglienza, nel bilancio 2012.


vedi http://www.fnasat.asso.fr/

vedi http://www.adie.org/

 
Di Fabrizio (del 28/01/2012 @ 09:49:07, in Europa, visitato 2177 volte)

Da Roma_Benelux

L'IEEI ha tentato, non senza difficoltà, di suscitare un dialogo tra esperti e pubblico del Lussemburgo sulla questione delle politiche europee e dei Rom
Migrazioni ed asilo - Diritti fondamentali, lotta contro le discriminazioni - Giustizia, libertà, sicurezza ed immigrazione

04-10-2011 - L'Institut d'Etudes Européennes et Internationales du Luxembourg (IEEI) ha organizzato lunedì 3 e martedì 4 ottobre 2011, in cooperazione col professore Jean-Pierre Liégeois, consulente del Consiglio d'Europa, una riunione internazionale su "Le politiche europee ed i Rom - dal fallimento al possibile adeguamento, una valutazione critica di contenuti, logiche e finalità delle politiche messe in campo per i Rom a livello europeo".

L'idea era di partire dal periodo attuale, contrassegnato da un contesto più difficile che mai per i Rom, "ma anche per l'indecisione degli stati e delle organizzazioni internazionali, che porta a politiche incerte e spesso inadeguate," come dice l'IEEI. Inoltre, l'IEEI ha constatato che "i Rom si trovano al cuore delle questioni geopolitiche odierne, sia per il posto che occupano che come minoranza transnazionale," e che ciò "rende il loro esempio paradigmatico" trattandosi di "un buon rilevamento dei funzionamenti e disfunzionamenti istituzionali" in un periodo di grandi cambiamenti.

Una tavola rotonda destinata ad un vasto pubblico ha avuto luogo la sera del 4 ottobre nella Salle Tavenas dell'Università del Lussemburgo, con interventi dei relatori: Thomas Acton, Andras Biro, Claude Cahn, Angéla Kóczé, ed il professor Liégeois nei panni di moderatore. Il grande pubblico era assente, al suo posto, attenti funzionari ed esperti hanno seguito la discussione con interesse.

Thomas Acton, lo storico

Lo storico britannico Thomas Acton ha sostenuto che non si può comprendere i Rom se non cerchiamo di capire la loro storia, particolarmente "ciò che è successo nel XVI secolo". O, come ha poi constatato, la storia dei Rom è stata soprattutto l'opera dei "gagé", cioè dei non-Rom. Il razzismo scientifico e l'antropologia sociale hanno dominato la storiografia fino agli anni '60, al punto che i nazisti tedeschi cheavevano partecipato allo sterminio dei Rom durante la II guerra mondiale, hanno ancora trovato in quegli anni delle riviste scientifiche britanniche per pubblicare i loro articoli sul "gene zigano".

Le cose hanno iniziato a cambiare dagli anni '80, quando si è cominciato a capire con quale movimento migratorio i Rom sono arrivati in Occidente provenendo dall'India, "un approccio non razzista, ma nemmeno antirazzista" secondo Thomas Acton. La sua teoria è che sarebbero venuti tra il VII e l'VIII secolo al seguito delle armate mercenarie verso l'Anatolia, che a quel tempo faceva parte dell'impero bizantino, armate in cui la lingua del comando era il romanes, simile alle lingue dell'India settentrionale.

Per Thomas Acton, i Rom avrebbero subito l'esclusione razziale in Anatolia, ed i primi stereotipi sugli "zigani" sono nati a Costantinopoli. La sconfitta dell'Armenia nel 1375 sotto la spinta dei mamelucchi avrebbe portato a dei genocidi e sarebbe stato il primo fattore della migrazione dei Rom verso Occidente. In Europa, il XVI secolo sarebbe stato fatale per i Rom, a causa della fine della legittimità religiosa degli stati e la formazione degli stati-nazione, che per Thomas Acton "si definiscono tramite il genocidio delle minoranze".

In tutta Europa, i Rom hanno avuto una posizione di sopravvissuti senza parola, di status mal definito, spesso esclusi quando non asserviti. Con l'industrializzazione, arriva il genocidio della II guerra mondiale che ha decimato la popolazione rom in Europa, un genocidio che non è, secondo Thomas Acton, unico dei nazisti tedeschi, ma di tutti gli Europei che in anticipo ne erano stati complici. Infine, il dopoguerra vede "la fine di un quietismo dei Rom", e l'emergere di movimenti antirazzisti in Europa, anche una politica a favore dei Rom inizia a prendere forma.

Claude Cahn, l'avvocato

Claude Cahn ha affrontato la questione di come la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo ha trattato i casi legati ai Rom. "Ha iniziato ad occuparsi dei Rom soltanto una decina d'anni fa," afferma. E questo è legato "all'allargamento del Consiglio d'Europa verso l'Europa orientale". Inizialmente, le questioni legate ai problemi che i "viaggianti" delle isole britanniche incontravano con le autorità del Regno Unito "hanno confuso" la CEDU, che secondo Cahn tendeva ad assimilare i casi legati ai Rom a delle "complicazioni sociali".

Ma dal 2004, emerge una nuova giurisprudenza sui temi di proprietà, di espulsione, di maltrattamenti e persino di omicidi nei luoghi di detenzione. Casi simili riguardano il Regno Unito, la Bulgaria, l'Armenia, la Russia, l'Italia ed il Belgio. La discriminazione contro i Rom non emerge che dopo il 2004 nella giurisprudenza della CEDU, all'inizio grazie ad una minoranza di giudici. Come conseguenza, la giurisprudenza ha iniziato a "non progettare più l'immagine di un'Europa senza tensioni",  pensa Cahn. Sono state giudicate la Grecia, la Croazia, la Repubblica Ceca, e la Spagna su una questione non menzionata da Cahn, della pensione di reversibilità non riconosciuta ad una vedova sposata con rito tradizionale gitano. Un altro caso è il processo intentato dalle minoranze ebraiche e rom di Bosnia Erzegovina, perché solo Bosniaci, Croati o Serbi potevano accedere alla presidenza di questo paese multietnico.

Angéla Kóczé, la sociologa

La sociologa Angéla Kóczé ha provocato immediatamente dubbi e sorprese nel pubblico, con la sua affermazione che non ci sono Rom in Lussemburgo, quando dal 2010 migliaia di persone provenienti dalla minoranza rom in Serbia e Montenegro hanno fatto domanda d'asilo in Lussemburgo, mettendo il paese in una difficile situazione.

Per lei, "il movimento eugenetico", è così che lei qualifica il genocidio dei Rom, "della II guerra mondiale ha radici profonde nella società". Attualmente, i Rom soffrono di "discriminazioni intersezionali" - genere, classe sociale, etnia, che si mostrano nell'accesso all'istruzione, all'impiego, all'alloggio ed alla sanità. Le donne sono particolarmente colpite. Ad esempio, in Ungheria, le donne rom hanno un tasso di analfabetismo 8 volte superiore a quello delle donne della società maggioritaria. Devono lasciare la scuola troppo presto a causa dei matrimoni precoci, solo il 3% di loro vanno alle superiori, contro l'84% delle altre ungheresi.

Eppure, pensa Angéla Kóczé, le donne hanno un ruolo cruciale nella famiglia ed un grande potenziale dentro la loro comunità, da quando lo stato socialista è caduto nel 1989. Ciò che le blocca sono i pregiudizi nei loro confronti - indovine e cartomanti, donne fortemente sessualizzate - propri del'"immaginario europeo".

Andras Biro, il giornalista

Andras Biro, in quanto giornalista, ha affrontato con le sue parole la questione "più in maniera informativa che analitica". Secondeo lui i Rom costituiscono un'importante minoranza ad altissima crescita demografica. Il socialismo ha influito tra il 1945 e il 1989 sulla loro vita quotidiana, perché quel regime secondo lui aveva bisogno della loro mano d'opera manuale e "sono stati obbligati ad entrare nel settore produttivo". Quindi hanno trovato impiego il 60% degli uomini e il 40% delle donne. Questo fu "uno choc culturale" per coloro che prima della guerra erano nei "servizi". Andras Biro ha sottolineato il fatto che erano trattati come tutti gli altri cittadini e hanno potuto beneficiare di reddito, servizi sociali ed accesso all'istruzione. "Questa acculturazione alla società maggioritaria è qualcosa di unico nella storia," crede Biro.

Ma con la caduta del socialismo e l'arrivo dell'economia di mercato, "i Rom sono stati licenziati e marginalizzati". Questi li ha spessi resi nostalgici dei tempi del socialismo, che per loro era più sicuro. Non è intervenuto alcun cambiamento positivo, l'esclusione s'è amplificata e secondo lui le cose sono peggiorate ancora col governo di Viktor Orban e la proliferazione delle milizie neonaziste o del partito Jobbik.

A livello europeo, secondo Biro conviene fare una distinzione tra ciò che succede ai Rom ad Est e all'Ovest d'Europa. Nell'Est in nessun caso sono in grado di apparire come attori e cittadini autonomi, con un proprio quadro culturale, causa la mancanza di risorse. Il denaro dei donatori e delle fondazioni è distribuito secondo principi burocratici che favoriscono chi già è in grado di affrontare [la situazione], cioè le OnG ed i leader autonominati che catturano i rari fondi a disposizione.

Esperti che eludono i problemi reali, un pubblico in attesa di risposte

Durante la discussione con un pubblico informato ed interessato - erano presenti dirigenti di diverse amministrazioni competenti in materia d'immigrazione, d'integrazione ed aiuto sociale - che voleva beneficiare dell'esperienza degli intervenuti, sono venuti alla luce i disaccordi tra di loro e la loro difficoltà a comprendere le domande che l'arrivo dei Rom in Lussemburgo poneva alla società lussemburghese.

Claude Cahn non è d'accordo con la tesi di Andras Biro sulla differenza di trattamento tra i Rom dell'Est e dell'Ovest Europa. Secondo lui, in occidente forse è peggio, ed ha fatto allusione agli incidenti in Francia (diritto di voto), in Italia (espulsioni) ed in Germania (Rom del Kosovo in stato di detenzione o appena tollerati), ed ha auspicato "un forte impulso centrale da parte della UE" ed un intervento della società civile.

Thomas Acton è dell'avviso che l'intervento delle autorità pubbliche debba essere guidato dalla società civile.

Andras Biro, più vicino ai fatti, ha spiegato che la migrazione attuale dei Rom "non è caduta dal cielo", ma è dovuta alla crisi, alle minacce subite, alla marginalizzazione e alle bidonville, tutti fatti divenuti quotidiani. Le famiglie lasciano i loro differenti paesi in maniera "non strutturata". Ed ha aggiunto, in base all'esperienza: "Le istituzioni che se ne occupano devono trovare soluzioni. Non ci sono leader, non sono partner nel dialogo, non c'è linguaggio [comune], manca la confidenza. L'unica soluzione è un approccio generoso nel senso umano del termine." Una proposta realistica per un pubblico che non ha potuto contare sull'esperienza per trovare soluzioni ai problemi e3d un approccio equilibrato alla situazione.

 
Di Fabrizio (del 10/01/2012 @ 09:22:28, in Europa, visitato 1692 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

28 dicembre 2011

La maggior parte dei Rom si isola dalla stessa società - Svista o fatto ignorato?

La maggior parte dei Rom non è informata sui cambiamenti che stanno accadendo nella nostra società, spesso non sanno che è entrata in vigore una nuova legge, non sono interessati ai loro obblighi e responsabilità di cittadini. Semplicemente, si isolano dal resto della società. Questo è quanto affermano alcune OnG che lavorano per migliorare i diritti dei Rom [...]. Una di queste è il National Roma Centrum (NRC) di Kumanovo, che per anni ha operato nei quartieri rom di 16 città macedoni.

L'esperienza di questi anni mostra che è proprio la società che ha creato e crea tuttora stereotipi e pregiudizi sui Rom e la loro comunità. Come interpretare il fatto che questo sentimento è comune?  Perché i Rom vogliono isolarsi dalla società e non sono interessanti ai cambiamenti che vi avvengono? Cambiamenti che sono cruciali per loro e le loro famiglie, ad esempio nelle aree dell'istruzione, della sanità, dei benefici statali, della casa...?! Quanti hanno familiarità con i temi dell'esclusione/inclusione rom, dicono che le ragioni risiedono in diversi fattori - diffidenza epocale, pregiudizi, grado di istruzione dei Rom, e volontà di conoscere le persone "altre".

Il professor Rubin Zemon dell'Università statale di Ohrid pensa che l'isolamento dei Rom dalla società (intendendo qualsiasi società, non solo quella macedone) data da secoli per gli stereotipi ed i pregiudizi che le società hanno verso i Rom.

- I Rom erano e sono tuttora sensibili riguardo la loro esclusione che dura da secoli. Altri guardano ai Rom con disprezzo. Sono stati trattati come un bersaglio invece che come partecipanti nei processi. Non sono problemi di un decennio. Solo pochi Rom sono inclusi nelle nostre istituzioni. Ma, ancora una volta, non prendono parte ai processi decisionali, commenta Zemon.

Pregiudizi doppi

Puntualizza poi un altro fattore per cui i Rom, almeno in questo paese, restano consapevolmente ai margini degli eventi della società.

- sono delusi dai loro rappresentanti politici. Il soggetto politico tra i Rom è molto debole. I loro rappresentanti sono considerati dei corruttibili entrati in politica per interessi personali, invece che per lottare per il miglioramento delle condizioni di vita, aggiunge Zemon.

Secondo lui, la soluzione del circolo vizioso di sfiducia ed isolamento, risiede in un maggior coinvolgimento dei Rom nelle questioni politiche e sociali.

Il professor Zemon calcola che il "ghiaccio della diffidenza" può rompersi solo se i Rom vengono inclusi non come destinatari, ma come decisori nelle politiche sociali.

Charles Van Lith è un fotografo belga che sta prestando molta attenzione ai Rom. Ha partecipato alla creazione del Consiglio Nazionale Rom del Belgio. Sulla base di quell'esperienza, Van Lith dice che ci sono forti pregiudizi anche tra le numerose comunità belghe, [...] dovute al fatto che i Rom non si conoscono tra loro. Ma c'è anche un'altra questione:

- I Rom, ma anche gli altri - Sinti, Manush, Jenish, sono micro-comunità dentro una più grande, governate spesso da regole diverse. Personalmente penso che meno siano istruiti, più diventino isolati nel lro stesso mondo, con una noiosa tendenza a preferire la speculazione reciproca invece della verità. Ricordo ancora un Sinto-Rom, che conoscevo ed anche istruito, che criticava gli altri Rom della città dicendo che "quelli" creavano una cattiva reputazione a lui ed alla sua comunità. Dopo un certo periodo di tempo, avendo avuto lui la possibilità di conoscere meglio questi Rom, [...] si sono avvicinati e le loro relazioni sono migliorate, sottolinea Van Lith.

 
Di Fabrizio (del 09/01/2012 @ 09:37:09, in Europa, visitato 1829 volte)

Da Bulgarian_Roma

03/01/2011 - Secondo un rapporto, interi quartieri della città di Plovdiv si stanno spostando verso Germania, Francia o Svizzera.

I Rom di Plovdiv stanno cercando una vita migliore in Europa Occidentale, secondo il giornale locale "Maritsa", con la Svizzera nel ruolo di ultima destinazione preferita tra tutte.

In Svizzera i Rom bulgari spesso chiedono asilo nei campi rifugiati per curdi, dove potrebbero ottenere riparo, cibo ed i 600 euro al mese in quanto rifugiati politici.

Di solito chiedono asilo accusando la Bulgaria di discriminazioni, spiega Yashar Asan, a capo del Comitato d'Iniziativa delle Persone in Necessità.

Secondo le sue parole, 20 tra le famiglie rom più ricche della mahala Adzhisan di Plovdiv sono emigrate in Svizzera negli ultimi 2 mesi, anche se alcuni di loro sono già in attesa di essere estradate via aerea dalle autorità svizzere.

A Stolipinovo, il più grande quartiere rom della Bulgaria, con una popolazione di circa 40.000, la città tedesca di Dortmund è vista come un posto da sogno.Secondo Asan, ogni giorno ci sono cinque autobus da 50 posti che partono ogni giorno da Stoliponovo verso Dortmund.

Asan ritiene che siano 500 le famiglie di Stoliponovo, tra le 3000 e le 5000 persone, emigrate in Francia e Germania negli ultimi dieci anni, con gli uomini occupati soprattutto nel settore edile e molte donne preda della prostituzione.

 
Di Fabrizio (del 05/01/2012 @ 09:27:58, in Europa, visitato 1408 volte)

Da Djelem_Djelem

The voice of Russia 16-12-2011- Photo: RIA Novosti

Il Teatro Romen di Mosca, il più antico e famoso teatro rom nel mondo, sta celebrando il suo 80° anniversario.

I primi artisti rom erano giovani, che spesso non sapevano leggere o scrivere.

Oggigiorno, il repertorio del teatro comprende 14 produzioni, classiche incluse ed un dramma moderno.

La compagnia ha girato in diversi paesi del mondo, ottenendo la calda approvazione di milioni di spettatori.

Canale Cultura - Культура канала

 
Di Fabrizio (del 21/12/2011 @ 09:30:13, in Europa, visitato 1627 volte)

Da Nordic_Roma

Rom frugano nei cassonetti della ricca Norvegia - AUDREY ANDERSEN - 7-12-2011

LETTERA DA OSLO: E' un freddo venerdì mattina d'autunno e già si sta formando una fila di persone fuori da Fattighuset (La Casa Povera) nel centro di Oslo. Si va dai ragazzini ai pensionati, e la coda finisce quando il centro di carità chiude le porte al pubblico alle 15.30.

Mentre la Norvegia è uno dei paesi più ricchi al mondo, le statistiche recenti mostrano che il 9,68% di chi vive ad Oslo viene definito povero.

In Norvegia circa 85.000 bambini vivono in povertà, ma è nella parte est di Oslo, la più etnicamente sfaccettata, che il fenomeno si concentra. Una famiglia di 3 componenti che vive con un reddito annuo di NOK 273.000 (€ 35.330) viene considerata sotto la soglia di povertà.

In un'altra parte della città, un altro gruppo si riunisce per affrontare la giornata. A Frogner Park, alcuni Rom sono rannicchiati su una panchina, mentre alcuni turisti giapponesi sono in posa davanti alle famose sculture Vigeland che delimitano il ponte principale.

Una Romnì di mezza età suona una pittoresca fisarmonica mentre passano i turisti. Altri del gruppo, attrezzati con grandi buste di plastica Ikea, iniziano il giornaliero rimestare nei bidoni, in cerca di bottiglie d'acqua e di birra che siano rimborsabili.

Frogner ospita alcuni tra i cittadini più ricchi. Mentre il reddito medio è in aumento, si allarga anche il divario tra ricchi e poveri. D'estate, diventò una sorta di rifugio per alcuni Rom che vivevano in un campo improvvisato, nascosto alla vista, in un bosco ai margini del parco. Tutto ciò che ora rimane è il guscio di una struttura in legno improvvisata. A luglio, come altri in città, il campo venne sgomberato dalle autorità comunali senza preavviso.

Per qualche periodo i problemi connessi con i Rom sono stati la produzione di birra, con annesse questioni legate all'igiene ed alla criminalità. L'argomento ha coinvolto tutto lo spettro politico, da ambo le parti. Sembra esserci consenso sul fatto che, pur essendo poveri, trattare con loro è più problematico rispetto agli altri gruppi.

Da un lato dello schieramento politico, sono visti come una minaccia sanitaria, principalmente perché non hanno accesso a docce e servizi igienici. Dall'altro, come vittime della xenofobia con i sostenitori dei diritti umani che chiedono tolleranza e compassione. Marianne Borgen, del partito socialista di sinistra (SV) e Kirkens Bymisjon, di un'associazione caritatevole ecclesiastica, vorrebbero che ai Rom venissero forniti servizi di base, come docce e servizi igienici.

D'altra parte, le autorità ritengono che offrire docce e servizi igienici sia una pericolosa seduzione che potrà aprire i cancelli all'arrivo di un maggiore numero di Rom.

Kari Helene Partapuoli, del Centro Antirazzista, è abituata a questo tipo di retorica ufficiale, usata spesso per discriminare i Rom. "Vogliono gestirli come nel resto d'Europa, come -spazzatura-, perché non ne arriva altra."

Ma sono stati i mezzi d'informazione a dipingere banchetti dei Rom a base di topi, cani e piccioni selvatici, cosa che ha fatto infuriare tanto la comunità rom che i suoi sostenitori.

La foto di un giornale ritrae i resti di un barbecue rom, con alcune ossa di animale che si diceva fossero quelle di un topo. Poi la notizia si rivelò infondata, e le ossa si rivelarono essere quelle di un pollo.

Il musicista zingaro Raya Bielenberg, da tempo residente a Oslo, ha reagito con rabbia alle speculazioni dei media: "Siamo un popolo con un orgoglio, e morire3mmo piuttosto che mangiare topi o cani," ha detto. "E se hanno il diritto di venire qua e mendicare, dovrebbero almeno avere un posto dove andare in bagno e lavarsi."

Concorda Kari Gran, portavoce della missione ecclesiale (Kirkens Bymisjon) di Oslo, e sente che la situazione sta arrivando ad un punto critico. Dice di incontrare ogni giorno i Rom a Bymisjon, dato che sono l'unica organizzazione che li aiuta attivamente

"Forniamo loro un posto dove incontrarsi, mangiare, usare i servizi igienici, oltre ad un servizio di consulenza," dice. "Ma non abbiamo docce o lavanderia."

Kirkens Bymisjon è il solo posto che si prende cura dei Rom, ma la sola carità non può fare molto.

Un problema è che i Rom, soprattutto dalla Romania, arrivando qui con visto turistico non possono beneficiare dell'assistenza sociale o di servizi come un posto dove dormire la notte, usufruire di docce o di lavanderia. Non possono equipararsi ai bisogni di altri gruppi emarginati.

Gran ed altri sono molto preoccupati per i Rom, particolarmente per l'avvicinarsi del rigido inverno. Alcuni Rom per l'occasione torneranno a casa, ma per molti la tetra prospettiva è di dover dormire all'aperto.

 

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