Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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La redazione
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/04/2009 @ 09:08:02, in lavoro, visitato 2177 volte)

Da Roma_Italia

Laura Clarke, 15/04/2009

L'Antica Sartoria Rom produce vestiti su misura ispirati al design romanì del XIX secolo

Entrare nel laboratorio tessile di Via Nomentana  952 è come entrare in un altro mondo. Qui l'uniformità unisex delle confezioni odierne lascia il passo ad indumenti di straordinaria femminilità e stile. Manichini vestiti di velluto o cashmere, corsetti e lunghe file di gonne a fiori punteggiano il locale. L'uniformità del locale fa da forte contrasto ai colori degli abiti in mostra: verde mela, blu cielo, rosso fuoco, rosa albicocca. Questa è l'Antica Sartoria Rom, una cooperativa di Romnià che producono abiti su misura ispirati al disegno tradizionale romanì del XIX secolo.

L'iniziativa prese vita nel campo di Via della Martora - Via Collatina a Roma est, dove un gruppo di donne rom voleva guadagnarsi da vivere ma senza imparare un nuovo lavoro. "La formazione professionale è complicata per gli adulti," dice la coordinatrice del progetto Alessandra Carmen Rocco, un'Italiana diplomata artistica con un diploma di conservatorio, che si è avvicinata ai Rom per la sua passione per la loro musica. "Prima di tutto, di solito non è pagata, poi c'è l'opposizione dei mariti, e per finire, chi guarderà tutti i bambini?"

Inizialmente, le donne consideravano due opzioni: babysitting ("le donne rom sono eccellenti babysitter, dato che le ragazze curano i fratelli e le sorelle più giovani sin dalla tenera età," dice Rocco) ed aprire un ristorante ("I Rom cucinano molto bene e la loro cucina è il risultato del contatto con le diverse comunità ospitanti), ma tutti e due gli schemi sono stati rapidamente abbandonati per ragioni pratiche. Poi un giorno le donne hanno prodotto a mano un vestito e così è nata l'idea della sartoria.

"Il progetto si adattava perfettamente perché le ragazze rom imparano a cucire a mano da molto giovani," spiega Rocco. "Inoltre, i Rom hanno mantenuto la distinzione tra il proprio modo di vestire e quello della comunità ospitante. Le tradizioni - gonne lunghe, cinturini stretti, corsetti attillati - sono rimasti." Le donne hanno continuato a fare una serie di indumenti, che vendono per i campi. Inizialmente i vestiti hanno sollevato entusiasmo, ma visto che erano fatti a mano, sono presto stati messi da parte, dando una cattiva nomea all'iniziativa.

Nel frattempo il gruppo ha deciso di focalizzarsi nel cucire vestiti ispirati agli stili tradizionali del XIX secolo. "Le donne vivono in condizioni che ricordano [quei tempi], senza elettricità o acqua corrente,e vogliono che i loro vestiti riflettano questo," spiega Rocco. I membri hanno contattato le anziane Romnià che vivono nei campi attorno a Roma, per sapere come la gente si vestiva in quel periodo e sono tornate con una serie di modelli. Poi i fondi sono stati assicurati dalla provincia di Roma per acquistare macchine da cucire, impiantare un laboratorio e fornire una formazione più approfondita.

All'inizio le donne hanno presentato i propri lavori alla Centrale Montemartini in Via Ostiense nel dicembre 2003. Da allora sono apparse all'evento AltaRoma haute couture il presso il Parco Auditorium della Musica, a MACRO, parte di una collezione preparata dal designer milanese Romeo Gigli (vedi QUI ndr), al Club La Palma nell'area Portonaccio per il lancio della cooperativa nel 2006 e, più recentemente, alla Città dell’Altra Economia al Testaccio. Dopo anni di lavoro in locali inadeguati, nel 2005 finalmente è stato garantito loro dal consiglio municipale locale l'uso indefinito dello spazio in via Nomentana, come riconoscimento del contributo dato dal rogetto all'integrazione degli stranieri nell'area.

La sartoria produce principalmente vestiti da donne - gonne, top, cappotti, scialli - ma anche vestiti e gilet maschili, gli indumenti sono fatti soltanto con fibre naturali e tipicamente includono intricati ricami disegnati usando pezzi di vetro, perline, lustrini e cristalli Swarovsk. Molti dei tessuti sono originari direttamente della Romania e sono portati in Italia dalla capo cucitrice Gabi Raducan che, a differenza di molti Rom di oggi, continua a seguire uno stile di vita nomade, viaggiando su e giù tra i due paesi. I prezzi variano dai 90 ai 1.000 €uro o più, a seconda del vestito, tipo e quantità del materiale usato e del ricamo adoperato. Attualmente il laboratorio impiega sette donne, che guadagnano 500 €uro al mese. Molti clienti sono dei privati che si avvicinano alla sartoria per varie ragioni compresa la ricerca di un abito da matrimonio.

Il 2009 è iniziato male con l'allagamento del laboratorio dovuto alle pesanti precipitazioni della fine dell'anno scorso. Inoltre la comunità rom di Roma sta fronteggiando un sovvertimento dovuto ai piani delle autorità cittadine di smantellare i numerosi campi non autorizzati e trasferire i loro abitanti fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA). Però, Rocco dice che la mossa non ha riguardato le lavoratrici tessili, che vivono nel campo autorizzato di Via della Cesarina, non lontano dal laboratorio.

 A dispetto di queste difficoltà ha grandi speranze per quest'anno. In primo luogo le donne stanno organizzando un'altra esposizione di moda dove introdurranno anche una linea di vestiti per bambini. In aggiunto hanno appena lanciato un sito web per presentare e promuovere il loro lavoro, che offre ai potenziali clienti un'idea migliore della bellezza ed unicità degli indumenti che offrono.

Antica Sartoria Rom
Via Nomentana 952
tel. 339/2357366 (Carmen)
anticasartoriarom@libero.it
www.anticasartoriarom.it

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Di Fabrizio (del 23/04/2009 @ 09:51:52, in scuola, visitato 1952 volte)

Da Nordic_Roma

HELSINGIN SANOMAT By Kristiina Markkanen

"Laalo, blaato, dzjelto (rosso, blu, giallo), i bambini rom leggono ad alta voce in una stanzetta del centro diurno Viherlaakso di Lahti.

Stanno avendo una lezione in kàlo-finnico-romanes, il nome ufficiale della lingua della minoranza finnica rom. Le sorelle Teresa e Maritsa Borg stanno colorando dei palloni mentre imparano il nome dei colori in romanes.

Le ragazze sono state fortunate: l'insegnante Marianne Florin lavora nello stesso centro diurno come sovvenzionata, in altre parole come assistente, il cui salario arriva parzialmente dal budget del Ministero dell'Impiego e dell'Economia.

Marianne Florin ha esperienza in questi circoli linguistici, anche se il suo livello di competenza del romanes non è molto alto.

D'altra parte, una lezione a settimana non è sufficiente per consentire a Maritsa e Teresa di parlare fluentemente il romanes. Sfortunatamente, non avranno l'opportunità di continuare i loro studi in romanes alla scuola.

La situazione a Lahti è tipica.

Soltanto pochissimi bambini rom di Finlandia hanno imparato la propria lingua madre - dipende dall'anno, circa 150 bambini apprendono il romanes al centro diurno o a scuola.

Si tratta del 5-10% dei bambini rom di Finlandia. Oggigiorno, non molti imparano la lingua a casa.

Il Tavolo Nazionale Finnico dell'Istruzione (FNBE) ha provato ad incoraggiare l'insegnamento del kàlo-finnico-romanes nelle scuole e nel 2009, i crediti dedicati sono stati raddoppiati.

Nei fatti, sono stati lanciati in Finlandia alcuni progetti per appoggiare i bambini rom ed i loro genitori riguardo la lingua romanes.

"Il prossimo autunno introdurremo i gruppi d'immersione nella lingua, i cosiddetti nidi linguistici, tanto per adulti che bambini che imparano il romanes. Abbiamo anche intenzione di organizzare due campi estivi linguistici", dice Leena Nissilä, Consigliera Anziana del FNBE.

Ci sono numerose ragioni sulla scarsità di insegnamenti in romanes.

I comuni non sono obbligati a fornire questa lingua, né sono interessati nell'organizzare questo insegnamento, c'è scarsità di insegnanti qualificati, oppure i Rom stessi mancano di comprensione o coraggio per chiedere l'insegnamento in romanes ai loro figli.

Elämä ja Valo è un'associazione a Lahti dei Rom di Finlandia.

Qualche anno fa l'associazione segnalò il fatto che la lingua romanes sarebbe stata a rischio di estinzione in Finlandia entro un decennio.

Cos'hanno da dire i ricercatori? La lingua romanes cesserà di esistere in Finlandia?

"Il numero di quanti attualmente usano la lingua nella comunicazione di tutti i giorni non può essere molto alto", dice il professore Matti Leiwo dell'Università di Jyväskylä con un profondo sospiro.

Secondo lui la lingua dei Rom finnici è in pericolo, su questo non c'è dubbio.

Il ricercatore Kimmo Grönfors dell'Università di Helsinki dice che il kàlo-finnico-romanes è come minimo in serio pericolo.

Non esistono statistiche sull'abilità nella lingua romanes, ma secondo le ultime stime, ci sono almeno 10.000 Rom in Finlandia, di cui forse la metà conosce la lingua bene o in modo soddisfacente.

"Siamo circa il 50% a parlare bene il romanes, ma non i nostri figli", dice l'insegnante di romanes Tuula Åkerlund di Romano Missio, un'organizzazione di servizio sociale del popolo rom che si prende cura dei bambini.

"Semplicemente quando i bambini sono piccoli non capiamo che potremmo insegnare loro due lingue", dice Åkerlund con rammarico.

Tuula Åkerlund puntualizza anche che la generazione più anziana non vuole che la lingua sia insegnata agli estranei. Il linguaggio è stato l'unica ricchezza del povero popolo viaggiante.

"La generazione che ha provato l'oppressione ed il disprezzo è ancora viva. Dal linguaggio ha ottenuto comfort, è per questo che lo vogliono mantenere solo nel circolo famigliare", spiega Åkerlund.

[...]

Buongiorno! - Tsihko diives!
La Finlandia appoggia l'allargamento EU - Fintiko themmesko dzinta EU: sko bohliboske.
Ti amo! - Me kamlavaa tuut!
Un Finnico che appartiene alla popolazione maggioritaria - Fintiko komunis
Un Caucasico, una persona di origine europea - gaajo
Helsinki (la capitale) - Baro fooros
Finlandia - Finitiko them o Fintiko them
Università - Apruno skoola
Night caffè - rassako kaljakiero
Pace - Freediba
Numeri: 1 = iek, 2 = dui, 3 = triin, 4 = staar, 5 = pangh, 6 = hou, 7 = efta, 8 = ohta, 9 = enja, 10 = deh

Nota: L'8 aprile era il Giorno Internazionale dei Rom, per celebrare la cultura rom e far crescere la consapevolezza sulle questioni affrontate dal popolo rom. L'11 febbraio il Museo Cittadino di Helsinki ha inaugurato una mostra internazionale intitolata Attenzione, Zingari! La Storia di un Fraintendimento, sul passato e il presente dei Rom d'Europa. La mostra sarà aperta sino al 30 agosto da mercoledì a domenica dalle 11 alle 17 - giovedì sino alle 19. Entrata libera. Indirizzo: Hakasalmi Villa, Mannerheimintie 13 D (accanto al Finlandia Hall).

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Di Fabrizio (del 23/04/2009 @ 09:07:36, in Europa, visitato 2348 volte)

Da Czech_Roma

19 aprile 2009, 12:49 GMT

Praga - Dice la polizia che una bambina rom ed i suoi genitori sono stati seriamente feriti, sembra da una bomba molotov lanciata nella loro casa durante la notte nel nord est della Repubblica Ceca. Le vittime dicono che qualcuno ha lanciato una molotov nella loro casa nella città di Vitkov, dandole fuoco poco prima di mezzanotte, ha detto la portavoce della polizia, Sona Stetinska, all'agenzia stampa tedesca DPA.

Ha aggiunto che la polizia non sarà in grado di confermare la causa dell'incendio se non potrà esaminare il luogo, cosa che è complicata dal pericolo di crollo dell'edificio.

Il Primo Ministro uscente, Mirek Topolanek, ha detto di essere "seriamente preoccupato dal sorgente estremismo", chiedendo alle autorità di determinare se l'incidente possa essere motivato razzialmente.

La polizia ha detto che il motivo del presunto attacco non è immediatamente condiviso. "Non possiamo confermare che si trattasse di motivo razziale, ma neanche possiamo negarlo," ha detto la portavoce.

La bambina di 22 mesi, salvata dalla casa in fiamme dai genitori, trasportata in aereo in un ospedale nella capitale regionale Ostrava, è in condizioni critiche, hanno detto dal servizio di soccorso.

Ha diverse gravi bruciature nell'80% del corpo ed ha inalato i fumi, ha detto in una dichiarazione il portavoce Lukas Humpl.

Nella dichiarazione si dice che la madre, 27 anni, ha bruciature alle gambe ed un braccio, mentre i padre, 33 anni, ha serie bruciature alla schiena e agli arti.

L'incidente ha avuto luogo in mezzo ad una crescente attività politica dell'estrema destra e dei gruppi neonazisti.

La stessa sera, estremisti di destra avevano percorso in una marcia largamente pubblicizzata la città nord-occidentale di Usti nad Labem, che ospita un simil-ghetto della comunità rom, 430 km. ad est di Vitkov.

Le città ceche hanno combattuto per proibire le marce estremiste, mentre i loro organizzatori sfruttano le leggi che salvaguardano la libertà di assemblea.

"E' chiaro che esiste un collegamento tra l'attività politica degli estremisti e la violenza diretta verso gli abitanti," ha detto il premier. Ha auspicato che la prossima riunione di governo discuta la questione lunedì.

Nonostante questa retorica, i gruppi di estrema destra hanno continuato senza problemi le loro attività. Recentemente il governo ha fallito nel suo sforzo di sciogliere una di queste organizzazioni, il Partito dei Lavoratori.

Attacchi a sfondo razziale con bombe molotov, alcuni dei quali mortali, hanno recentemente scosso l'Ungheria.

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Di Fabrizio (del 23/04/2009 @ 01:28:24, in Italia, visitato 2910 volte)

Da RomSinti@Politica

La "Federazione rom e sinti insieme" promuove oggi, ad un anno dalla sua giuridica costituzione, il suo 1° congresso nazionale con il titolo "Rom e Sinti, protagonisti del nostro futuro. Sentire, percepire, pensare."

E’ doveroso ringraziare la presidente del Centro Servizi per il Volontariato del Lazio, Francesca Danese, per la comunicazione tra le reti, la preziosa collaborazione e la disponibilità per la promozione di questa iniziativa, l’UNICEF Italia per l’ospitalità, il presidente l’associazione Romà onlus, Graziano Halilovic e Paola Marotti per la gestione dell’accoglienza e segreteria organizzativa di questo congresso, gli amici di Radio radicale, le associazioni aderenti alla federazione, i graditi ospiti e tutti i partecipanti che saranno presenti oggi e domani.

Quello appena trascorso è stato un anno terribile per la popolazione Rom e Sinta, ma non è questa la sede per denunciare nei dettagli le diverse forme di illegalità, di violenze e di discriminazioni contro la nostra gente.

Questa relazione vuole formulare delle proposte politiche per Rom e Sinti e per meglio presentarle non posso evitare di mettere in evidenza scelte e comportamenti sbagliati del passato e che ancora oggi determinano un clima di odio e di rifiuto contro la popolazione rom e sinta.

Cosa sta accadendo alla politica ed alla società Italiana?

Motivare le reazioni della politica italiana agli atti di violenza degli ultimi tempi è il segnale di un profondo vuoto morale di una società che sta perdendo le coordinate culturali per convivere con "l’altro".

Il fenomeno dell’immigrazione ha trasformato l’Italia in un paese multiculturale, in una democrazia multiculturale, rideterminando il volto culturale dell’Italia e la politica è sollecitata a potenziare la sua responsabilità di garantire i diritti di tutti, dei cittadini "piccoli e grandi", "vecchi e nuovi", diritti essenziali per convivere in una società multietnica.

Va riconosciuto alla politica Italiana grandi meriti quando ha operato in osmosi con il contesto sociale e culturale, oggi deve seguire lo stesso metodo ed uscire dalla condizione di autorefenzialità in cui da anni si è rifugiata.

La politica deve prendere coscienza della necessità di un rapporto vivo con la società e non di plasmare i cittadini all’interno di contenitori, deve produrre cultura per far emergere un orientamento verso l'auto realizzazione, la partecipazione attiva, la consapevole applicazione dei diritti.

Penso che la crisi, di cui tanto si parla negli ultimi mesi, non sia solo una crisi economica, ma una crisi culturale che trova le sue radici nella perdita di valori fondamentali.

La crisi in atto troverà soluzione se la politica Italiana sarà capace di gestire il cambiamento culturale in atto trasformando una "statica" democrazia multiculturale in una "dinamica" democrazia interculturale, e per realizzare questo passaggio necessario un lavoro culturale che non deve interessare solo la ricerca di soluzioni, ma innescare percorsi di reazione positivi, che non siano la chiusura e il conflitto.

All’interno di questo contesto politico, sociale e culturale c’è la questione Rom e Sinta, con la sua specificità.

La realizzazione di questo evento è l’ennesima dimostrazione che la "Federazione Rom e Sinti insieme" non è una nuova associazione che si occupa di Rom e Sinti, ma un organismo politico che si propone con chiarezza, onestà e trasparenza di definire per Rom e Sinti un ruolo attivo e propositivo, per un dialogo diretto con il Governo, le Istituzioni e la società civile, collaborando alla programmazione di politiche di interazione con Rom e Sinti, per l’affermazione della cultura della legalità, il contrasto agli abusi di potere ed a ogni forma di discriminazione, la promozione di una società aperta e multiculturale.

Questo 1° congresso nazionale la federazione è stato promosso per coinvolgere Rom e Sinti e tutti coloro che direttamente o indirettamente in Italia sono impegnati nella questione Rom/Sinta per una riflessione, analisi e confronto sul processo di riconoscimento dei diritti di cittadinanza e di minoranza linguistica, per superare le divisioni e le frustrazioni del passato, per stimolare processi di formazione alla partecipazione (capacity building).

Questo non significa che la Federazione rom e sinti insieme non abbia la necessità di un ampio confronto interno per arricchire la proposta, la condivisione e la realizzazione del programma politico e della strategia organizzativa, discussione che realizzeremo dopo questo congresso, ma credo sia prioritario costruire un radicale cambiamento rispetto al passato, e se vogliamo migliorare le condizioni di vita della popolazione Rom e Sinta è necessario avviare un confronto ampio ed aperto con la politica, le istituzioni e la società civile.

Quello appena trascorso è stato un anno molto difficile per la popolazione rom e sinta per scelte e comportamenti sbagliati contraddistinte dalla fierezza dell’ignoranza e dall’arroganza.

Scelte sbagliate che hanno riversato i conflitti sulla quotidianità dei cittadini e legittimato la sospensione dei diritti di cittadinanza a rom e sinti e folclorizzato la cultura Rom/Sinta con pregiudizi e stereotipi.

In questo anno difficile, numerose sono state le manifestazioni di denuncia per la violazione di diritti fondamentali a Rom e Sinti, iniziative importanti, ma sono state più uno specchio che una finestra.

Malgrado l’impiego di energie e di risorse la condizione di Rom e Sinti diventa sempre più grave, questo è un dato indiscutibile e attribuire la responsabilità alla politica per il modo strutturale e recidivo con cui da troppo tempo realizza scelte tassativamente sbagliate per Rom e Sinti, oggi è diventato LIMITATO E NON RISOLUTIVO.

La denuncia, sacrosanta, non ha prodotto cambiamenti migliorativi alla popolazione rom e sinta.

Non possiamo continuare a piangerci addosso e rifugiarci nel "fatalismo persecutorio", oppure continuare ad ignorare, quasi sempre per un interesse personale, chi da troppo tempo soffia sul fuoco della nostra divisione per evitare a Rom e Sinti di essere protagonisti del nostro futuro, oppure ancora accettare passivamente le disastrose politiche "differenziate", assistenziali e segreganti, quasi che la normalità fosse estranea per Rom e Sinti, ed attribuire responsabilità ad "altri", perché la responsabilità è anche nostra, di Rom e Sinti.

Occorre analizzare ed elaborare i diversi livelli di responsabilità e adottare strategie in grado di migliorare le nostre condizioni culturali, sociali ed economiche, nella consapevolezza che oggi più ieri noi Rom e Sinti SIAMO "OSTAGGI" di alcuni OPPORTUNISTI e MASCALZONI senza scrupoli, presenti anche nella nostra popolazione.

Un radicale cambiamento di metodo rispetto al passato non è più rinviabile, iniziando dalla caduta delle falsificazioni sulla realtà Rom e Sinta che hanno avuto la finalità di far emergere SOLO l’aspetto sociale, l’emergenza e la negatività, limitando o folclorizzando gli aspetti culturali, ignorando la cultura Rom/Sinta ancora totalmente sconosciuta.

Infatti l’opinione pubblica, la politica, la società civile e i media leggono la realtà rom e sinta come limitata al campo nomadi, al disagio, alla devianza, alla illegalità, allo sfruttamento ed alla violenza, ecc. aspetti marginali e minoritari della popolazione rom e sinti, oltretutto estranei ai codici morali e culturali di questa minoranza, ma che attraverso un meccanismo politico/mediatico vergognoso schiaccia la positività e l’aspetto culturale della nostra popolazione.

Aspetti culturali e positività che non trovano spazi per emergere, per essere visibili a causa della negazione di prerequisiti essenziali: il riconoscimento alla popolazione rom e sinta quale entità culturale del territorio, la definizione di un ruolo attivo, propositivo e qualificato a Rom e Sinti.

Quanti sono cittadini Italiani appartenenti alla minoranza Rom e Sinta in Italia?

Perché la politica italiana nega il riconoscimento di minoranza linguistica a decina migliaia di Rom e Sinti Italiani, mentre riconosce minoranza linguistica poche centinaia di persone appartenenti ad altra minoranza?

Quanti Rom e Sinti, Italiani ed immigrati, vivono nelle case?
Quanti Rom e Sinti, Italiani e immigrati, svolgono un regolare lavoro dipendente o autonomo?
Tanti … tantissimi.
Perché queste persone Rom e Sinte sono ignorate?
Perché non rivendicano la loro identità Rom o Sinta?
Il problema è la discriminazione razziale generalizzata contro Rom e Sinti.

Queste persone rom e sinte per svolgere il loro lavoro generalmente sono obbligate a rinnegare la propria storia personale e familiare, la propria identità culturale, per evitare di essere pregiudizialmente discriminati per l’appartenenza etnica ed espulsi dal lavoro.

Per fortuna non è sempre così, ma nella grande maggioranza dei casi è proprio così.

Negli ultimi anni le richieste del cambio del cognome di persone Rom inoltrate alle Prefetture sono in aumento.

Che dire! …

Questo 1° congresso della Federazione è un’opportunità per elaborare un radicale cambiamento di metodo a tutti i livelli con il contributo di tutti per dare risposte adeguate alla realtà ed i bisogni sociali e culturali dei Rom e Sinti. Spero che da questo congresso emerga un contributo ampio sulla questione Rom e Sinta e che vada oltre le seguenti proposte:

- E’ urgente il riconoscimento di minoranza linguistica a Rom Sinti
- Diffondere e valorizzare la cultura Rom e Sinta
- Intervenire sulla normativa esistente in materia di discriminazione: ratificare integralmente la direttiva Europea 2000/43, rivedere, migliorare e rendere applicabile e celere la normativa vigente, indipendenza dal governo e poteri sanzionatori.
- Abbandonare la fallimentare politica dei campi nomadi SUBITO, rifiutando ogni forma di gestione, proponendo il superamento con l’autogestione di Rom e Sinti, utilizzare le risorse già disponibili per campi nomadi, ed altre nazionali e comunitarie, per avviare una politica abitativa pubblica per TUTTI I CITTADINI, Rom e Sinti compresi.
- Abbandonare ogni forma di politica differenziata per Rom e Sinti per abbandonare le politiche dell’assistenzialismo culturale.
- Definizione di un ruolo attivo e propositivo a Rom e Sinti.

In sintesi posso dire che si tratta di passare dalla mediazione alla partecipazione attiva per abbandonare le politiche dell’assistenzialismo e dell’esclusione e passare all’auto rappresentatività per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e di minoranza linguistica, per fare questo è necessario

Questo passaggio è possibile farlo subito perché molto dipende dalla nostra volontà, consapevole che si tratta di un passaggio delicato per il rischio di strumentalizzare la partecipazione attiva di Rom e Sinti e per evitare questo pericolo è necessario definire la partecipazione attiva di Rom e Sinti.

Una partecipazione attiva di Rom e Sinti "come un fine" che investe processi di trasformazione culturale e sociale di portata collettiva, "un processo sociale di azioni attraverso le quali gli individui, le comunità e le organizzazioni guadagnano padronanza sulle loro vite nel contesto di cambiare il loro ambiente sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità di vita."

Si tratta di definirne le strategie per realizzare la partecipazione attiva di Rom e Sinti.

Nazzareno Guarnieri – presidente Federazione rom e sinti insieme

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Di Sucar Drom (del 22/04/2009 @ 13:17:44, in blog, visitato 1683 volte)

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È Ferdi il vincitore del Grande Fratello 9. Ventidue anni, di origini rom, con una storia difficile alle spalle - arrivato clandestinamente in Italia dal Montenegro in gommone e allontanato da piccolo dal padre e abbandonato dalla madre - oltre ai 300mila euro del montepremi fina...

Adesso se trovi uno zingaro, un rom che ti fruga nei cassetti di casa gli chiedi l'autografo?
Sapevo che dopo tanto blaterare di sicurezza nei tg e nei giornali, aver dato sfogo a tutti i pregiudizi dovuti al razzismo, avere discriminato romeni, sinti, zingari, rom tentando anche di dargli fuoco, il popolino della tv opportunamente guidato avrebbe avuto un sussulto di dignita'...

Ferdi: «Sarebbe bello se la mia partecipazione al "Grande Fratello" riuscisse a far superare tanti pregiudizi nei confronti dei rom»
«Sarebbe bello se la mia partecipazione al "Grande Fratello" riuscisse a far superare tanti pregiudizi nei confronti dei rom» questa è la prima dichiarazione di Ferdi Berisa, dopo aver vinto il Grande Fratello 9...

Ferdi nel Paese degli Orrori
C’era una volta il Paese degli Orrori, un mondo fitto di insidie e orchi terrificanti, un mondo senza luci. Ferdi viveva lì, abbandonato da una madre snaturata nelle grinfie di un padre sfruttatore e violento. Fin da bambino, nonostante ...

Potevo vincere il Grande Fratello
È imbarazzante, può apparire ridicolo. Ma è la pura verità. Come, sono certa, dimostrerà la storia che sto per raccontare. Una storia complicata. Ma quel che mi imbarazza - e che può apparire ridicolo - si riassume in cinque parole: potevo vincere il Grande Fratello. Ma andiamo con ordine. Nel s...

Rom e Sinti, si apre oggi il primo congresso
Si aprirà fra qualche ora il primo congresso della federazione “Rom e Sinti Insieme”. L’associazione Sucar Drom e l’associazione Nevo Drom presenteranno domani mattina una mozione/documento dal titolo unità e partecipazione...

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Di Fabrizio (del 22/04/2009 @ 09:43:14, in Europa, visitato 1474 volte)

Da Roma_Francais

Lille

Martine Aubry ha confermato ieri agli eletti della comunità, che lo Stato non continuerà più col finanziamento per le case mobili. Halluin, Lille e Faches-Thumesnil dovranno dunque restare le sole tre città dell'area metropolitana ad aver accettato di accogliere famiglie di Rom sul loro territorio.

Precisa la presidente, dopo aver gentilmente rimproverato chi aveva un sorriso di sollievo troppo visibile: "Ci sono state reticenze all'inizio, ma le cose stanno andando bene. I bambini sono scolarizzati ed i genitori parlano o imparano il francese."

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Da milano.blogosfere.it (vedi QUI ndr). In calce, due video girati la scorsa proiezione milanese del 15 aprile.

Parlare di rom senza pregiudizi è un'impresa molto difficile, specialmente adesso e specialmente a Milano dove ogni tre per due sgomberano campi e continuano a "spostare" il problema senza affrontarlo in maniera definitiva. Qualche settimana fa era stata sgomberata la baraccopoli della Ghisolfa, e solo due giorni fa quello in viale Cassala e via Giordani.

Due registi milanesi, Toni­no Curagi e Anna Gorio, hanno provato a raccontare la vita di un campo rom, e più precisamente quello in via San Dionigi 93 in un documentario. "Via San Dionigi 93" è stato prodotto dalla Provincia di Milano ed è stato presentato allo Spa­zio Oberdan.

Noi lo abbiamo visto: si tratta di 70 minuti di film tratti da oltre 50 ore di girato. Le riprese sono durate più di due anni. E' uno squarcio di vita quotidiana del campo rom situato vicino all'abbazia di Chiaravalle, che è stato colpito più volte da incendi ed è stato distrutto dalle ruspe comunali nel 2007. E che proprio qualche giorno fa è tornato alla ribalta.

Non c'è commento, non ci sono interviste: la videocamera diventa volutamente un occhio indiscreto che curiosa senza intervenire e mostra la realtà così com'è (a tratti però ci si perde un po', ma è l'effetto realtà se così possiamo chiamarlo).

Anche se in alcuni momenti si vorrebbe approfondire di più il tema che si sta trattando (e vedere di più) il risultato è un quadro sommario che è molto utile per chi lo guarda per osservare una realtà che spesso conosciamo solo dalle pagine della cronaca. Sarebbe bello vedere anche un "sequel", con altri spezzoni di documentario.

Abbiamo avuto l'opportunità di fare una breve chiacchierata con i registi

 

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 12:10:18, in musica e parole, visitato 1783 volte)
Strill.it Martedì 21 Aprile 2009 11:10

Jazz alla Fioreria 2009 presenta Giovedì 23 aprile 2009 ore 22.00 presso il Fiore di Desna - Reggio Calabria Morarescu & Martini Manouche quartet. Django Reinhardt, grandissimo chitarrista e compositore francese attivo negli anni ’30-’40-’50, è stato il più importante esponente del cosiddetto jazz manouche, nato dalla fusione dello swing d’America e sonorità e virtuosismi della musica degli zingari "manouche" insediatisi in Francia, Belgio, provenienti dall’Europa dell’est.

Tra i tanti musicisti contemporanei che perpetuano questo stile, il violinista rumeno Rares Morarescu ed il chitarrista Jacopo Martini sono considerati due figure di primo piano, noti per la loro tecnica vertiginosa che da anni fa infuocare il pubblico presente ai loro concerti.

Morarescu nato a Bucarest, città multietnica ricchissima di stimoli artistici e musicali, studia violino classico dall'età di 5 anni ma da sempre è incuriosito dalla travolgente musica e dal pathos dei tzigani di cui era pieno il suo quartiere. A 15 anni è stato assunto dal famoso Taraf "Cununa Carpatzilor" di Bucarest con il quale ha girato il mondo per 10 anni. Parallelamente ha collaborato con l'orchestra popolare di Stato della Radio Televisione Rumena. Innumerevole le collaborazioni con i Manomanouche, Les Manuages, Dario Pinelli, Alma Gitane, Manouche Club Sikane, Gero Pitanza e tanti altri musicisti jazz.

Jacopo Martini nel 2000 durante un viaggio in Francia s'innamora della musica Manouche, apprendendo lo stile direttamente dai chitarristi zingari dell'aria nord francese Matcho Winterstein e Angelo Debarre. Ad oggi Jacopo Martini ha collaborato con i maggiori esponenti del jazz italiano ed estero quali: Gianluigi Trovesi, Erico Rava, Fabrizio Bosso, Lee Konitz, Tony Scott ,Tiziana ghiglioni, Antonello Salis. Ha registrazioni e dirette in programmi Radiofonici RAI il Terzo Anello, Fahrenheit.

E' stato ospite in prestigiosi festival, come, il festival internazionale Django Reinhardt di Torino, Expo 2004 di Genova, Festival Jazz Di Nancy (Francia) ecc, ecc

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 09:53:33, in conflitti, visitato 1447 volte)

Da Roma_Daily_News

Stuff.co.nz By EVAN HARDING - 14/04/2009

A BOTTIGLIATE: Zingari arrabbiati Helena e Andre Beissel con una delle bottiglie lanciate sui loro camion mentre era parcheggiato all'Invercargill's Gala St reserve nel fine settimana ROBYN EDIE/The Southland Times

Zingari esasperati dicono che i giovani di Invercargill continuano ad essere i peggiori del paese e lanciano delle bottiglie contro di loro.

Circa 60 zingari e le loro famiglie in 30 case mobili erano in città nel fine settimana pasquale per l'annuale Fiera Zingara.

Viaggiano per paesi e città attraverso il paese per otto mesi all'anno, intrattenendo e vendendo i loro articoli.

Gli zingari hanno parlato ieri a The Southland Times dicendo che teppisti di Invercargill hanno guidato sino al loro campo a lato del Queens Park, gridando, lanciando uova e bottiglie verso i loro caravan e suonando i clacson per tutte le notti della loro sosta.

Sono pure entrati nel campo ed hanno picchiato contro le case mobili [...] Dicono gli zingari che è stata anche rubata una bicicletta.

Gli abusi ricorrono annualmente per gli zingari che visitano la città, solo Palmerston North è paragonabile, mentre Gore ha visto casi simili nel passato, dicono.

"Questo è il paese peggiore della Nuova Zelanda. Temiamo a venire qui, questo è male," dice la chiromante Helena Beissel.

Il manager della fiera, Gavin Mackenzie, dice di ritenere che siano circa "dai 10 ai 20 dannati idioti... ma tutti gli altri qui ci rispettano."

"Se non buttano uova, sono bottiglie di birra. Se si va a Gore, ti lanciano addosso conigli morti."

Le azioni sono state condannate da chi ieri visitava la Fiera Zingara, con Vanessa Sandford che dice che tutti hanno credenze e stili di vita differenti, ma che devono comunque essere rispettati.

Il proprietario della giostra della fiera, Cam Taylor, dice che i residenti di Invercargill sono stati meravigliosi e quando si è zingari qualche abuso c'è sempre da aspettarselo.

"La realtà è che non siamo tutti idioti drogati."

Gli zingari dicono di non aver contattato la polizia.

Il sergente maggiore Olaf Jensen, di Invercargill, ha detto che la polizia non può arrestare i colpevoli se non le si racconta cosa è successo.

Ha aggiunto che contatterà gli zingari e vedrà se la polizia può aiutarli.

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Di Fabrizio (del 21/04/2009 @ 09:36:59, in Italia, visitato 1777 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Momenti drammatici nella mattina del 25 febbraio.


Pesaro, 19 aprile 2009. Maria L. di Pesaro scrive al Gruppo EveryOne: "Come prima cosa, complimenti per il vostro impegno contro l'intolleranza, che è un grande problema qui nelle Marche, come in molte altre regioni d'Italia. Ho letto le notizie riguardanti le famiglie romene di etnia Rom che si erano rifugiate in città e la terribile mattina del 25 febbraio, quando le forze dell'ordine hanno compiuto un'azione che mi fa orrore. Dove serviva accoglienza, è stata usata discriminazione. Dove serviva tutelare l'unione delle famiglie, si è cercato di dividere. Dove occorreva un supporto sociale e sanitario, è stata usata intolleranza. Confesso che ho pianto, quando ho saputo che due bambini sono morti, prima ancora di vedere la luce, proprio qui a Pesaro, dove invece io, italiana, ho avuto la fortuna di mettere al mondo tre bambini. Com'è ingiusto e crudele il razzismo. Mi consola sapere che almeno la Scavolini Spar, che è la gloria sportiva della mia città, si è recata a trovare le famiglie Rom con i suoi meravigliosi atleti e i suoi sensibili dirigenti. Non credevo che, dopo la visita della squadra ai bambini, alle donne e agli uomini rifugiatisi in città, le autorità avrebbero avuto il coraggio di mandarli via. Vorrei avere notizie sulle famiglie costrette a fuggire da Pesaro: dove vivono, adesso? Stanno bene? Possibile che non si possa chiedere al comune almeno un risarcimento per le cose orribili che sono accadute?".

Risponde EveryOne. Grazie delle tue parole. Il Gruppo EveryOne ha cercato con tutte le proprie forze di evitare la tragedia che si è verificata a Pesaro. Abbiamo incontrato le principali autorità, abbiamo consegnato loro dossier riguardanti la condizione delle famiglie Rom rifugiatesi in città e i testi delle leggi internazionali che prevedono assistenza e procedure di inclusione, in casi come quello presentatosi a Pesaro. Nonostante il muro di intolleranza che il sindaco e i suoi assessori ci hanno posto davanti, siamo riusciti addirittura a metterli allo stesso tavolo con due rappresentanti della comunità Rom. Abbiamo inviato a tutte le personalità politiche di Pesaro e provincia lettere chiuse (protocollate dall'apposito ufficio) e lettere aperte. Abbiamo contattato ripetutamente prefettura, questura, comando della polizia locale e dei carabinieri, difensore civico, procura della repubblica. Ci siamo scontrati con le strutture sanitarie locali, affinché i pazienti Rom ricevessero lo stesso trattamento degli altri cittadini, intraprendendo vie giudiziali e giungendo a una condivisione di ideali umanitari con l'ospedale San Salvatore. L'odio razziale, così forte e presente presso le Istituzioni locali, ha reso impossibile, però, l'attuazione di un programma di integrazione, nonostante vi fossero malati gravi e portatori di handicap, donne incinte e minori, nella comunità Rom romena di Pesaro. Si è giunti così, dopo innumerevoli episodi di razzismo, brutalità e indifferenza, al drammatico mattino del 25 febbraio, al tentativo a parte di 20 agenti di sottrarre i bambini ai genitori, alla fuga disperata delle mamme, ai decessi dei due nascituri e alla diaspora della comunità. La foto di una giovane donna incinta caduta al suolo, senza che nessuno dei 20 agenti si premurasse di assisterla, minacciando - al contrario - gli attivisti di essere denunciati per "oltraggio", sintetizza in un'immagine terribile quelle ore di persecuzione e orrore, dolore e morte, crudeltà e ingiustizia. Noi c'eravamo e non dimenticheremo. Le famiglie che hanno vissuto quella violazione totale dei propri diritti fondamentali hanno denunciato alle Istituzioni internazionali la tragedia in cui sono passate e noi abbiamo testimoniato quanto visto e ascoltato. Ci auguriamo che sia fatta giustizia, perché gli eventi che si sono verificati a Pesaro sono un segno chiaro e incontrovertibile di una disumanità che sembra provenire dagli anni dell'Olocausto e non dalla nostra epoca, in cui l'Unione europea e le Nazioni Unite tentano di risalire la china dei Diritti Umani e di preparare per le generazioni venture una società multietnica, tollerante e accogliente. Riguardo alla Scavolini Spar, purtroppo la società sportiva, dopo aver invitato alcuni rappresentanti della comunità Rom locale sugli spalti, non ha tenuto fede successivamente alle promesse, nonostante avessimo tentato in diverse occasioni di far leva sulla sensibilità mostrata in occasione della cosiddetta "partita dell'antirazzismo" e nonostante il Parlamento europeo avesse proposto la società per un encomio ufficiale. La verità è che nessun dirigente, nessun atleta si è mai recato presso i due edifici dismessi in cui vivevano fra mille privazioni le famiglie Rom provenienti dalla Romania. E' triste e doloroso per noi scrivere queste parole, perché mantenere in vita un "mito" come quello della Scavolini amica del popolo Rom potrebbe servire da esempio per altre realtà, per altre società. Ma quando abbiamo deciso di dedicare le nostre vite ai Diritti Umani, abbiamo scelto, contemporaneamente, di servire la verità. L'impegno della società di pallacanestro si è limitato a quella partita, in cui lo speaker annunciò al pubblico la presenza della comunità Rom di Pesaro e a un pugno di biglietti per una partita successiva. E' evidente, cara amica, che se gli atleti della Scavolini fossero andati a trovare le famiglie Rom e se le foto della loro visita fossero apparse sui giornali locali e nazionali, come era nei progetti del nostro gruppo, nessuno avrebbe avuto il coraggio di vessare ancora una volta quell'umanità già straziata da intolleranza e violenza. Il fatto è che i Rom di Pesaro sono stati abbandonati da tutti, a Pesaro, salvo pochi meravigliosi esseri umani che li hanno aiutati con impegno, coraggio e compiendo immensi sacrifici personali: Mariateresa e Lia su tutti. E' a loro che va l'encomio ed è grazie a loro che un terribile dramma umanitario non ha avuto conseguenze ancora più funeste. Rispondendo alle tue ultime domande, alcune delle famiglie fuggite da Pesaro si trovano ora in Romania. Fra di loro vi sono pazienti oncologici e cardiopatici dell'ospedale San Salvatore: hanno perso tutto, anche la possibilità di curarsi. Però sono uniti ai loro cari e ai loro bambini. Altre famiglie si sono rifugiate in Grecia, dove soffrono emarginazione e povertà, ma non la persecuzione patita in Italia. Un'altra coppia con due bambini si trova nel nord Italia. Dopo la fuga da Pesaro, la madre ha trascorso alcune notti dormendo all'aperto ed essendo una donna molto malata, ha rischiato di perdere la vita. Con grande fatica e agendo in condizioni di grave pericolo, abbiamo procurato un riparo alla famiglia, che per ora è fuori pericolo. Una famiglia è ancora a Pesaro. E' la famiglia in condizioni di salute più gravi. Le autorità hanno fermato più volte i suoi componenti, dopo il 25 febbraio. La madre, che soffre di un tumore al seno in metastasi, è in cura presso il San Salvatore, ma la pressione insopportabile delle autorità ha già indotto la famiglia a lasciare la città, verso un futuro che lascia poche speranze. La gran parte delle famiglie ha rilasciato testimonianza di quanto patito a Pesaro, chiedendo giustizia alle autorità preposte in àmbito internazionale.

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