Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/02/2012 @ 09:15:11, in scuola, visitato 1770 volte)
Storie che sarebbero già inquietanti di per sé, e che legano strettamente
le strade che uniscono e dividono l'Europa dell'Est a quella dell'Ovest. Ma che
devono spingere ad un'ulteriore riflessione, visto che finalmente il governo
sembra iniziare a muoversi sul
riconoscimento della nazionalità italiana a chi
nasce qui, suscitando la
reazione piccata del più grande politico (nel senso di
fame mediatica) italiana. Un appunto strettamente personale: è una risposta
anche a chi mi ha detto che non sono argomenti che riguardano i Rom.
Da
British_Roma
Negare l'istruzione ad un bambino rom viola i diritti umani
- 30 gennaio 2012
D [minore] -contro- Corte d'Appello sui rifugiati
Alta Corte
Neutral Citation: IEHC 431. Sentenza emessa il 10 novembre 2011 dal giudice
Gerard Hogan.
Giudizio
La probabile negazione dell'accesso all'istruzione primaria di un bambino rom
serbo viola i diritti umani di base e rientra in quanto proibito dal Refugee Act
1996, quindi la decisione di espellerlo verso la Serbia dev'essere
annullata.
Retroscena
Il richiedente è nato in Irlanda nel 2006, quindi non è cittadino irlandese.
I genitori sono nati in Serbia, dove erano considerati come Rom. Venne fatta
richiesta di asilo a nome del bimbo, richiesta rigettata nell'agosto 2009.
E' stato eccepito in suo nome che avrebbe sofferto persecuzioni al ritorno in
Serbia, in quanto non avrebbe ricevuto istruzione primaria. La Corte d'Appello
sui rifugiati ha trovato che, per quanto potesse ravvisarsi discriminazione
nella negazione all'istruzione, questo non era sufficiente a soddisfare il
requisito della persecuzione ai sensi del Refugee Act.
Informazioni sul paese d'origine, provenienti dal Comitato ONU sui Diritti
dei Bambini, dalla Commissione Europea e dal dipartimento di stato USA, mostrano
che i Rom in generale ed i bambini, particolarmente le bambine, sono stati
soggetti a discriminazioni diffuse. Sono pochi i bambini rom che in Serbia
frequentano la scuola, e quando lo fanno sono spesso mandati in scuole speciali
per bambini con difficoltà d'apprendimento.
Il giudice Hogan ha riconosciuto che non tutte le violazioni delle libertà
civili di base o discriminazioni, siano paragonabili alla persecuzione. Il
concetto di ciò che costituisce persecuzione non si presta ad un'analisi
precisa, ha detto.
Ha sottolineato che in due casi precedenti il tribunale aveva mostrato come
la discriminazione in altre parti della ex Jugoslavia, in un caso contro due
persone di etnia serba ed in un altro una coppia croata-serba, non costituisse
persecuzione.
Prima di analizzare le conclusioni del tribunale, il giudice doveva esaminare
il livello di discriminazione che si sarebbe incontrato al ritorno in Serbia, ha
aggiunto. Le informazioni sul paese d'origine in questione fornivano un quadro
di "pervasiva discriminazione contro i bambini rom".
Decisione
Il giudice Hogan ha sottolineato che quasi 60 anni fa in un famoso giudizio,
la Corte Suprema USA dichiarò in Brown -contro- Dipartimento dell'Istruzione
di Topeka che la segregazione scolastica violava il principio
costituzionale dell'eguaglianza. Anche se questo non significava persecuzione,
illustrava come la scuola segregata fosse un segno distintivo di una società
dove i gruppi svantaggiati erano soggetti ad una discriminazione ed esclusione
pervasiva che, in determinate circostanze, portava alla persecuzione.
In questo caso le statistiche mostravano come il richiedente fosse a rischio
di non ususfruire nemmeno dell'istruzione di base. La questione è se
l'indifferenza ufficiale non sia stata lei stessa persecutoria.
Il giudice Hogan ha citato il libro The Law of Refugee Status del
prof. James Hathaway, dove la persecuzione viene definita come "la mancata
attuazione dello sviluppo di un diritto, dentro una categoria che è sia
discriminatoria che non fondata sull'assoluta mancanza di risorse."
Il diritto all'istruzione viene ampliamente considerato come fondamentale
negli art. 42 della Costituzione, art. 2 del primo protocollo della Convenzione
Europea sui Diritti Umani e art. 14 della Carta UE sui Diritti Fondamentali,
come pure nella Convenzione ONU sui Diritti del Bambino. "Se a D venisse negato
il diritto all'istruzione di base, verrebbe effettivamente escluso da ogni
partecipazione significativa nella società serba," ha detto Hogan. Sarebbe
quindi un caso più grave della discriminazione subita negli altri due casi.
Ha poi aggiunto: "Mentre questo caso ricade fuori dalla tipologia classica di
persecuzione prevista dalla Convenzione di Ginevra... sembra senza dubbio
impossibile evitare la conclusione che la negazione dell'istruzione di base
porti ad una seria violazione dei diritti umani basici [e] porti alla
persecuzione, secondo quanto previsto dall'S 2 del Refugee Act 1996."
Il testo integrale della sentenza su
www.courts.ie
Michael Lynn BL, instructed by John Gerard Cullen, Carrick-on-Shannon, for the
applicant; Cindy Carroll BL, instructed by the Chief State Solicitor, for the
State.
Da
British_Roma
L'articolo qui sopra cita il caso di un bambino rom nato in Irlanda che
potrebbe soffrire di una probabile negazione dell'accesso all'istruzione di
base, in caso di ritorno in Serbia. Il film a questo
link, del regista
britannico Antony
Butts, mostra esattamente cos'è accaduto a due ragazzi, nati e scolarizzati in
Germania, senza alcuna conoscenza della lingua serba, "obbligati" a vivere a Leposavic,
nella zona del Kosovo controllata dai Serbi, a nord del fiume Ibar. Non solo è
stata negata loro un'istruzione adeguata, ma vengono pesantemente discriminati
ed aggrediti dai coetanei serbi locali. Due ragazze presentate nello stesso
documentario, rimandate sempre dalla Germania a Banja Peje in Kosovo, si trovano
un po' meglio. Viene mostrato perfettamente le conseguenze scioccanti del
rimpatriare bambini nati e cresciuti in un paese occidentale, costretti poi a
vivere nella ex Jugoslavia a causa delle origini dei genitori.
Bernard Sullivan
Di Fabrizio (del 03/02/2012 @ 09:30:03, in Italia, visitato 1846 volte)
dal 9 febbraio al 17 marzo 2012 CENTRO MEDICO SANT'AGOSTINO
Piazza Sant'Agostino 1 (20123 Milano) +39 0289701707 , +39 0289701703 (fax), +39 0289701701
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www.cmsantagostino.it
Da
Exibart.com
Le foto di Valter Molinaro sono state scattate durante due matrimoni nel campo
Rom di via Triboniano,e rappresentano una bella occasione per entrare nel mondo
di un popolo che vive nelle nostre città, ma che, spesso per reciproca
diffidenza o per paura, conosciamo poco.
orario: tutti i giorni con orario continuato dalle 8 alle 20 (il martedì fino
alle ore 22) e il sabato mattina dalle 8 alle 13.
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Comunicato Stampa
Il Centro Medico Santagostino apre alle diversità.
Le fotografie di Valter Molinaro ci permettono di oltrepassare il filo spinato
di un campo Rom, quello di via Triboniano a Milano, per conoscere da vicino un
popolo verso il quale i sentimenti prevalenti sono spesso diffidenza o paura.
Le foto sono state scattate nel 2011 durante il "reportage" dei matrimoni di due
giovani coppie Rom, chiesto al fotografo dagli stessi genitori degli sposi. Due
giornate lunghissime, in cui il fotografo ha ritratto gli sposi, i loro
familiari e tanti altri abitanti del campo.
Il percorso espositivo indaga specialmente i volti e gli sguardi dei Rom, da cui
emanano l'orgoglio per la propria cultura e lo spirito libero, per il quale i
Rom sono spesso chiamati "popolo del vento".
Un documento importante, anche perché oggi il campo di via Triboniano, uno dei
più grandi del nord Italia, non c'è più.
Di Fabrizio (del 03/02/2012 @ 09:16:13, in casa, visitato 2053 volte)
Africa Insieme: Un fatto di inaudita gravità. Comunicato del 1 Febbraio 2012
Quello accaduto ieri, nel "villaggio rom" di Coltano, è un fatto di inaudita
gravità. Come riportato dalle cronache, una donna è stata sfrattata con la
forza, assieme ai suoi cinque figli, uno dei quali ha appena otto mesi.
L'operazione è stata voluta dal Comune, perché la donna è indagata
nell'inchiesta sulla "sposa bambina", ed è attualmente sotto processo. Qui ci
preme fornire alcune informazioni, che sono state omesse, o distorte, nel
comunicato diffuso ieri dal Comune.
Il primo punto riguarda la motivazione dello sfratto, la vicenda della sposa
bambina. Come noto, la donna non ha ancora avuto una condanna, ed è in attesa di
processo: i cui esiti, peraltro, non sono affatto scontati, perché le indagini
hanno fatto emergere molte contraddizioni nella tesi dell'accusa. Attuare uno
sfratto sulla base di un semplice capo di imputazione è comunque illegale. La
Dichiarazione dei diritti dell'uomo stabilisce che Ğogni accusato di reato è
presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata in un
processoğ. E la Costituzione italiana ribadisce: "L'imputato non è considerato
colpevole sino alla condanna definitiva".
Non solo: l'esperienza di questi anni dimostra che gli sfratti, effettuati sulla
base di semplici capi di imputazione, hanno rappresentato solo un pretesto per
allontanare i rom. Alcuni macedoni furono sfrattati da un alloggio a Marina di
Pisa, perché imputati in un processo: assolti, non hanno mai ri-ottenuto la
casa. E' davvero la "legalità" l'obiettivo di questa amministrazione?
Il secondo punto riguarda il ricorso della donna contro lo sfratto. Non è
affatto vero come è stato scritto in passato che il TAR ha dato ragione al
Comune. Il giudice si è limitato a dichiarare "improcedibile" il ricorso: detto
in termini semplici, significa che ha deciso di non decidere. I contratti per le
case di Coltano, infatti, durano appena sei mesi, e devono essere rinnovati ogni
volta, sulla base di una decisione "discrezionale" dell'amministrazione: se
anche il giudice avesse dato ragione alla donna, il Comune avrebbe sempre potuto
non rinnovarle il contratto. Il TAR, quindi, non ha dato ragione a nessuno:
semplicemente, non si è espresso.
Infine, noi contestiamo le modalità e i tempi con cui è stato effettuato lo
sfratto. Per allontanare la donna con i suoi bambini, si è scelto il periodo più
freddo degli ultimi 27 anni. Come soluzione "temporanea", è stata proposta
un'accoglienza di poche ore, separando la madre dai suoi bambini: una procedura
crudele e senza senso, utilizzata a Roma dal Sindaco Alemanno e più volte
condannata dagli organismi internazionali.
Si è allestito un inedito dispiegamento di forze dell'ordine, chiudendo tutti
gli accessi al villaggio e impedendo l'accesso a un giornalista free-lance
intervenuto sul posto: una modalità da rastrellamento, che ha generato il panico
in molte famiglie estranee alla vicenda (in quelle ore abbiamo ricevuto molte
telefonate di rom che temevano uno sgombero generalizzato).
Africa Insieme si impegna sin da ora nella tutela legale della donna, e si
rivolgerà agli organismi internazionali di tutela dei diritti umani per avere
giustizia.
Pisa, 1 Febbraio 2012
Leggi anche su
Pisanotizie Inoltre (1 febbraio):
Non sto a mandavi cosa ha scritto il Tirreno sulla vicenda..quello di
Pisa Notizia almeno ha sentito il bisogno di sentire anche noi e darci voce.
Ieri è stata una giornata tristissima, non solo per questa famiglia e il suo
calvario..ma anche per tante famiglie Rom assistere allo sfratto, e da parte mia
vedere la violenza subita la Signora, picchiata, presa a calci dagli agenti e
vigili. Sono intervenuto anch'io in maniera decisa, condannando la violenza e
urlando la mia rabbia e vergogna. Sono stato letteralmente buttato fuori dalla
casa dagli agenti!
Ieri è stata anche la giornata più fredda degli ultimi 30 anni e con la neve che
cadeva... nessuna pietà per i minori.
Penso di scrivere qualcosa, anche per far conoscere la verità dei fatti, (anche
se so che servirà a niente) completamente stravolti dai quotidiani locali, nei
quali la signora viene descritta come un "mostro" e le forze dell'ordine le sue
vittime!??
Oggi ho accompagnato la signora al Pronto Soccorso perché a causa delle botte
ricevute soffriva e aveva difficoltà a reggersi in piedi!
E' tutto, Ago
IL CIMITERO DELLA COSCIENZA CITTADINA
Ieri mattina il comune ha mostrato per l'ennesima volta la sua prepotenza verso
una famiglia Rom di Coltano. Con incredibile violenza viene sfrattata dalla sua
abitazione, la mamma viene trascinata più volte con veemenza da agenti di
polizia coadiuvati da vigili urbani, facendole sbattere la testa contro i
muri..tutto di fronte agli occhi terrorizzati dei suoi figli e famigliari. Una
scena di violenza gratuita e che ha provocato la rabbia, la reazione e lo sdegno
di tanti di noi e dei suoi famigliari.
Il Comune sceglie volutamente la giornata più fredda di questi 2 ultimi mesi per
sbattere in strada la famiglia Rom, composta di 5 minori, l'ultima una neonata
di meno di un anno, un altro di poco più di due anni, proprio nel giorno in cui
il comune autorizza la chiusura di tutte le scuole cittadine a motivo del freddo
e della neve..ma questa famiglia non merita un briciolo di considerazione e
umanità.
Cosa ha fatto di tanto mostruoso questa famiglia Rom? Forse, non paga le
bollette di luce, di acqua, di gas, della spazzatura, dell'affitto, delle
incalcolabili marche da bollo (180 €) che servono per rinnovare il contratto di
affitto che scade ogni 6 mesi, o non manda i figli a scuola? Stranamente è tutto
in regola! No niente di tutto questo, semplicemente non ha mai voluto
arrendersi, non ha chinato la testa alla persecuzione (non trovo termine più
appropriato!) di operatori e assistenti sociali che la volevano arrendevole e
sottomessa. Ha osato pazientare e confidare nella giustizia italiana: perché
spetta solo alla Giustizia condannare o assolvere una persona di fronte a
qualsiasi accusa e che di fronte ad una condanna di colpevolezza la pena è
sempre individuale. Lo dice la nostra Costituzione, e sono proprio dei Rom che
lottano per difenderla e farla ricordare, anche a chi avrebbe il dovere di
promuoverla.
Lo sfratto è stato un lavoro sporco, ne erano consapevoli gran parte dei
protagonisti, ed è per questo si è impedito ai giornalisti di raggiungere il
campo, solo a quelli "embedded" è stato acconsentito, puntuali a fotografare la
spazzatura del campo.. un fotografo attraverso i boschi è riuscito a forare
l'isolamento e documentare quello che stava accadendo, ben più nauseabondo della
spazzatura! Come definire i calci, le botte, gli insulti, l'umiliazione subita
di fronte ai suoi figli? Ieri la signora, anche su mia insistenza dopo averla
vista piegata dal dolore, si è presentata al Pronto Soccorso per farsi visitare,
dove le è stato diagnosticato un forte trauma cervicale e dorsale.
Cosa risponde l'assessore Ciccone, è forse questa la competenza
mostrata nell'operazione sfratto di cui parla alla sua stampa? La Sig.ra Rom
quelle contusioni, se li è forse procurate da sola? Sta forse recitando? Se li è
giustamente meritate? Risponda ai fatti, se ne ha il coraggio e soprattutto se
ne è competente!
Alla signora è stata offerta la possibilità di una temporanea sistemazione alla
condizione di separarsi dai suoi figli, da destinarsi in luoghi diversi.
Purtroppo è una prassi dei Servizi Sociali di Pisa, sopratutto verso soggetti
Rom, che si ripete spesso in questi ultimi anni, ma che ha una triste e poi non
tanto lontana origine, quella nei lager nazisti: era infatti una prassi
consolidata e ben collaudata, quella di separare i genitori dai loro figli, per
meglio controllare e sottomettere. E dire che abbiamo appena celebrato il Giorno
della Memoria e non sono certo mancati convegni in città. Come non sono mancati
l'anno scorso in occasione della commemorazione del triste ricordo delle Legge
Razziali, istituite nel 1938, proprio nella nostra città. "Pisa non
dimentica" le leggi razziali, era il titolo della giornata dedicata e
istituita dal comune lo scorso 5 Settembre nella tenuta di San Rossore. "Combattere
l'oblio e l'indifferenza quindi - ha concluso - non rappresenta soltanto un
giusto tributo alla memoria delle vittime, ma l'antidoto più efficace contro
ogni intolleranza, odio razziale o paura della diversità, contro i veleni
sottili che innervano le nostre società in tempi di cambiamenti accelerati, di
tante incertezze e di crisi ormai conclamata di modelli di sviluppo".
(sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, 5 Settembre 2011)
Come non condividere? Ma i veleni contro i Rom sono ancora ben annidati e ho
l'impressione che spesso e volentieri, chi proclama di snidarli a voce, nella
pratica invece, ha l'interesse a diffonderli.. contribuendo ad innalzare il
cimitero della coscienza cittadina.
Don Agostino Rota Martir - 2 Febbraio 2012 - campo Rom di Coltano (PI)
SEL - INTOLLERABILE LO SFRATTO DELLA FAMIGLIA ROM A COLTANO
Quello che colpisce nella vicenda dello "sgombero" effettuato a Coltano, come
sottolineato da tante associazioni anti-razziste, è la violazione
dell'"elementarmente umano".
Una famiglia con 5 minori, compreso un bambino di pochi mesi, è stata sfrattata
e messa all'addiaccio nei giorni più freddi dell'anno in cui l'Italia intera è
allertata per il pericoli che il freddo può arrecare a persone e cose.
Le dichiarazioni dell'Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Pisa sono
gravissime. Diciamo all'Assessore che è credibile non un'Amministrazione che
indiscriminatamente sfratta le persone, ma un'Amministrazione che tutela e
include le persone, a maggior ragione nei momenti di difficoltà ed emergenza.
Chiediamo al Sindaco di Pisa di prendere pubblicamente le distanze da quelle
affermazioni.
L'Amministrazione sembra non tener conto di quei corpi offesi, svillaneggiati
dal freddo.
Chiediamo al Sindaco che si attivi immediatamente per riparare a questo
inammissibile episodio, cominciando con l'assicurare, da subito, un alloggio
alla famiglia e ai minori.
Questa vergogna non è tollerabile.
Alberto Bozzi - Coordinatore comunale SEL di Pisa
Dario Danti - Coordinatore provinciale SEL Pisa
Da
Czech_Roma
Romea.cz Uzhhorod, Zakarpattia, Ukraine, 25.1.2012 19:25 - Frantiek Kostlán, Luká Houdek, translated by Gwendolyn Albert
L'uomo nella foto da tempo era malato ed è morto dopo il raid della polizia.
Romea.cz non è in grado di confermare se il raid sia stato o meno la causa della
sua morte. Photo: Luká Houdek
La mattina dell'11 gennaio si è svolto nella città di Uzhhorod un intervento
della polizia contro la popolazione rom. Il commando "Berkut" dei reparti
speciali di polizia del ministero degli interni, ha fatto irruzione nelle
abitazioni rom in due località, Radvanka e Telman, ed in altri siti attorno a Uzhhorod.
Secondo i Rom del posto che hanno assistito al raid, i poliziotti hanno
brutalmente malmenato uomini e donne dentro le loro case di fronte ai bambini,
gridando insulti razzisti e minacce. La polizia nega che sia avvenuta qualsiasi
brutalità durante il raid, descritto come un'azione normale nell'indagine e
prevenzione del crimine. Recentemente i media ucraini e l'European Roma Rights Centre
(ERRC) hanno discusso l'incidente.
Diversi uomini picchiati sono finiti all'ospedale, alcuni con serie ferite alla
testa. La maggior parte non era accusata di alcun crimine, per cui ha potuto
tornare a casa. Un uomo da tempo sofferente di tubercolosi non ha resistito al
raid. Romea.cz non è in grado di stabilire se l'azione poliziesca sia stata la
causa o meno della sua morte.
Un abitante di Uzhhorod che preferisce rimanere anonimo, per paura di
rappresaglie della polizia, ha confermato le informazioni riportate dai media
nella regione di Zakarpattia, durante un'intervista telefonica con Romea.cz.
Secondo questo testimone si è svolto un raid anche nel quartiere Shachta:
"I poliziotti non sono stati così brutali ed i residenti sono riusciti a
nascondersi al commando."
Il testimone ha detto di ritenere che lo scopo del raid fosse investigare su un
omicidio, ma la polizia non ha arrestato l'autore. "I poliziotti hanno accusato
dell'omicidio collettivamente tutti i Rom. Fanno sempre così quando si
commettono crimini simili, anche se nessun Rom è necessariamente coinvolto."
Il portale Chas Zakarpattia, in un articolo dal titolo "Berkut
attacca insediamento rom a Uzhhorod" (disponibile solo in ucraino) riprende
quanto detto da Miroslav Horvát, leader dell'organizzazione giovanile rom Romaňi čercheň,
quando afferma che non si trattava della solita indagine. Horvát dice che Berkut
ha adoperato i lacrimogeni ed i manganelli contro persone pacifiche e disarmate
"senza alcun riguardo per bambini, disabili, anziani, e donne incinte presenti."
Chas Zakarpattia ha messo online un video che include le testimonianze dei
residenti dell'insediamento di Telman a proposito della condotta dell'unità
speciale. "I poliziotti hanno invaso l'insediamento e picchiato mia madre nella
sua casa. Mi hanno picchiato e mi hanno preso per i capelli. Ci hanno detto che
avremmo dovuti tutti essere massacrati. Qui uno zingaro non ha nessun diritto,"
dice una delle residenti nelle riprese.
Un altro testimone intervistato dice: "Erano le 7.20 di mattina, stavo dormendo
ed improvvisamente la gente ha iniziato a gridare che c'era la polizia. Hanno
invaso casa, mi hanno afferrato ed ordinato di inginocchiarmi a terra. Ho detto
che non potevo farlo, a causa di una gamba ferita. Hanno iniziato a gridarmi:
-Ti taglieremo l'altra!- Poi mi hanno picchiato sulla schiena e sulla testa." I
Rom che hanno reso testimonianza nel video, hanno anche detto che la polizia ha
minacciato di compiere perquisizioni domiciliari simili ogni giorno, se qualcuno
avesse raccontato ai media cosa stava facendo Berkut.
L'azione di polizia ha coinvolto due autobus del commando Berkut. Il ministero
degli interni afferma che l'operazione era di routine, allo scopo di
"stabilizzare la situazione, migliorare la prevenzione e lavorare per combattere
il crimine, rilevare ed arrestare le persone coinvolte in furti e commercio
illegale di armi e droga, identificando elementi criminali," riporta Chas Zakarpattia.
La polizia dice che le loro analisi mostrano che "i furti sono commessi per lo
più da persone di nazionalità rom. Nel 2011 ci sono stati 14 furti di recinzioni
e chiusini in ghisa, 12 furti di parti di ascensori, tre furti di luci e quattro
di parte di forni."
L'informativa della polizia dichiara anche che nel 2011 "25 persone di
nazionalità rom" sono state processate a Uzhhorod. "Erano soprattutto processi
per furto, 20 rapine e uno per spaccio di stupefacenti." La polizia aggiunge che
il raid era "assolutamente legittimo, ordinario, un lavoro investigativo
globale. Indagini simili vengono eseguite dalla polizia anche in altre città
oltre a Uzhhorod e non sol nella comunità rom," si legge nel rapporto.
Il testimone di Uzhhorod ha detto a Romea.cz che gli abitanti rom hanno paura e
che per loro è inconcepibile cercare giustizia presso le istituzioni. Dice
"Hanno paura che la polizia li prenda e li picchi."
I residenti rom dicono che le minacce della polizia sono molto frequenti, gli
ufficiali arrestano la gente senza motivo e poi la picchiano nelle stazioni di
polizia. Quanti sono coinvolti non vedono nessuno nel loro ambiente in grado di
fare richiesta di giustizia.
L'European Roma Rights Center ha redatto rapporti sulla situazione in Ucraina
negli anni recenti, che confermano queste ripetute minacce della polizia contro
i Rom. Secondo questi rapporti e testimonianze raccolte in loco, il problema per
i Rom nella regione di Zakarpattia non è dato dai greppi neonazisti o di estrema
destra, come accade altrove. La loro paura maggiore è quella della polizia. Un
altro problema è che nella regione la società civile è debole, particolarmente,
c'è assenza di centri di consulenza sui diritti umani o di organizzazioni in
grado di proteggere le minoranze, a cui i Rom possano dare fiducia e rivolgersi.
Dopo il raid della polizia dell'11 gennaio, ERRC ha scritto una lettera al
comandante della polizia di Uzhhorod ed al pubblico ministero (vedi
QUI). Nella lettera, l'organizzazione chiede alle autorità competenti di
investigare con urgenza sul "violento raid della polizia" ad Uzhhorod. Si
sottolinea anche che, dato l'alto numero di testimonianze sull'accaduto, è
probabile che i poliziotti abbiano violato le regole durante il raid.
Principalmente ERRC protesta contro il fatto che tanto la polizia che il
ministero degli interni colleghino i crimini commessi da individui all'intera
comunità rom di Uzhhorod. "Ciò solleva serie questioni sull'imparzialità e
la legalità dell'azione," afferma ERRC nella sua lettera.
Poesie sui Rom e Sinti in Italia
"Paul Polansky e Roberto Malini sono ben conosciuti per il loro attivismo a
tutela del nostro popolo Rom. In questo commovente volume i nostri cuori e le
nostre menti sono toccati dal loro talento poetico ed è giusto che abbiano
utilizzato l'arte letteraria per il loro obiettivo, perché è attraverso l'arte
che i Rom hanno dato il loro contributo più duraturo al mondo." (Ian
Hancock, dalla prefazione a "Il silenzio dei violini")
Il silenzio dei violini. Poems about the Roma and Sinti people in Italy
Polansky Paul
Malini Roberto
Edizioni Il Foglio Letterario
Collana "Orizzonti"
Data Pub.: febbraio 2012
In Catalogo
€ 14,00
Di Fabrizio (del 01/02/2012 @ 09:34:13, in Italia, visitato 1512 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
Comune di Venezia
Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha ricevuto in dono dall'associazione
Rom Kalderash la bandiera internazionale del popolo Rom che, per la prima volta,
sarà esposta all'esterno della casa municipale di Mestre. La cerimonia di
consegna si inserisce nell'ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria
organizzate in collaborazione fra la Presidenza del Consiglio Comunale di
Venezia e le numerose associazioni del territorio.
Di seguito, l'intervento del sindaco enunciato in occasione della cerimonia di
consegna:
"La Città di Venezia celebra anche quest'anno il Giorno della Memoria perché
vivo e quotidiano deve essere il sentimento di rifiuto, di repulsione verso
tutte le persecuzioni, contro tutte le ragioni di quell'olocausto che colpì
tragicamente anche il popolo Rom.
Questo popolo ha subito una doppia ferita dalla storia: quella del Porrajmos, il
tentativo di annientamento compiuto dai regimi nazifascisti nei confronti
dell'etnia romanij che causò l'atroce morte di oltre 500 mila persone fra Rom e
Sinti nei campi di sterminio, e una seconda ferita: quella del silenzio.
Solo nello Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz - Birkenau, tra
il febbraio 1943 e l'agosto 1944 oltre ventimila persone furono condotte nelle
camere a gas.
In Italia i Rom furono imprigionati nei campi di concentramento
di Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo,
Perdasdefogu, le isole Tremiti e in quello di Gonars.
Eppure sin dal primo momento il genocidio di Rom e Sinti, la loro persecuzione,
fu macchiato dal dubbio e dall'indifferenza; dal silenzio. Lo stesso tribunale
di Norimberga liquidò sbrigativamente la questione degli "zingari" non
ammettendoli neppure quale parte civile al processo.
Vittime per due volte.
Le vicende del popolo Rom sono una cicatrice nella storia della nostra civiltà,
un segno indelebile che va indicato a monito per il futuro.
E' nostro preciso compito e dovere portare il testimone della Memoria alle nuove
generazioni, ai nostri figli, a coloro che stanno costruendo con noi il domani,
perché cresca in loro, sano e forte, il senso vero ed intimo della nostra
umanità.
La Memoria è un valore fondamentale della nostra cultura e della nostra civiltà
che deve essere coniugato quotidianamente, perché pregiudizio e discriminazione
sono mali ancora troppo diffusi fra noi; mossi dall'ignoranza sono insidie che
alimentano paura, sospetto; fratture che purtroppo sopravvivono nei sotterranei
della nostra società.
E' con vivo piacere che oggi, in occasione della Giornata della Memoria, la
Città di Venezia per la prima volta espone la bandiera internazionale Rom, segno
di rispetto verso un popolo e la sua storia; segno della forte identità che
contraddistingue la Città di Venezia: il riconoscimento dell'Altro, della sua
cultura, della sua religione. Venezia e i suoi cittadini, hanno sempre vissuto
in una amalgama di diverse culture e da questa hanno tratto la loro ricchezza, e
così, crediamo, dovrà essere nell'avvenire.
Ringrazio la presidenza del Consiglio Comunale che si è spesa per
l'organizzazione di queste giornate e l'associazione Rom Kalderash e il suo
presidente Loris Levak che ha fattivamente costruito questo percorso affinché il
Giorno della Memoria sia il giorno del presente, per ricordare cosa è stato, e
per fare in modo che non accada ancora".
Venezia, 27 gennaio 2012 / Sco
Da
Roma_Francais
Strategia d'inclusione dei rom: la Fnasat denuncia una "mancanza di
ambizione"
La Francia ha rimesso alla Commissione a fine dicembre, la sua strategia
sull'inclusione dei Rom. Il testo rifiuta un trattamento specifico per una
minoranza etnica, e intende ridurre le disuguaglianze nel contesto del "diritto
comune". Per la Fnasat, manca di ambizione, in particolare per la realizzazione
di aree d'accoglienza per la "gens du voyage"i.
"La tradizione repubblicana francese, che si traduce in un concetto
esigente del principio di uguaglianza, non permette di prendere in
considerazione misure mirate in modo specifico, nei confronti
di un gruppo etnico". E' quello che indica la Francia nel suo progetto di
strategia d'inclusione dei rom, consegnato alla commissione a fine dicembre. Un
obbligo che scaturisce dal piano presentato dalla commissione in aprile scorso,
il quale chiede a ogni stato di presentargli entro fine 2011 una strategia
indicando ciò che intende mettere in opera, per ridurre le problematiche
relative all'inclusione dei rom. Ad oggi, solo 14 stati su 27 hanno consegnato
la propria copia. La maggior parte di questi testi è stata convalidata da
Bruxelles. Soltanto le strategie di Francia e Repubblica Ceca restano allo stadio
di progetti...
Diritto comune
A livello europeo, il termine "Rom" non si riferisce esclusivamente a un gruppo
etnico originario di Romania o Bulgaria, ma include anche la "gens du voyage". In
Francia, a contrario, si tiene a considerare lo stile di vita della "gens du
voyage",
che non è quello dei rom sedentari nei loro paesi d'origine, i quali però,
arrivati in Francia, si ritrovano spesso in una situazione di grande precarietà.
Da questo, una grande ambiguità nei termini, che la strategia francese fatica a
evitare. Si prefigge come obiettivo di permettere a tutte le comunità
marginalizzate, che vivono sul suo territorio, e non in modo specifico ai rom o
alla "gens du voyage", di accedere alle politiche di "diritto comune". Ma misure
specifiche possono tener conto del loro stile di vita. Elenca quindi una lista
di azioni generalizzate condotte in Francia, a destinazione di queste comunità
marginalizzate, ma messe in atto tramite associazioni o collettività... Qui, i
1.500 microcrediti professionali accordati dall'Adie alla
"gens du voyage", là villaggi
d'inserimento per le famiglie rom, come quelli costruiti in Seine-Saint-Denis...
"Le città di Lilla, Marsiglia e Lione riflettono ugualmente sulla
realizzazione di villaggi d'inserimento" indica ancora il documento. Il governo
vuole anche rassicurare Bruxelles, più di un anno dopo i rimproveri che gli
furono da essa indirizzati, riguardo a una circolare di aprile 2010, la quale
menzionava lo smantellamento specifico dei campi nomadi. "La Francia ha adottato
da lunga data misure ambiziose, per favorire l'integrazione repubblicana delle
persone presenti sul suo territorio, compresi i rom, in particolare in materia
di alloggio ed educazione", sottolinea la strategia, pur riconoscendo che ci
sono ancora progressi da fare.
Aree di accoglienza
La strategia riprende le quattro priorità fissate da Bruxelles: educazione,
alloggi, salute e impiego. La scolarizzazione è la prima delle sue priorità.
L'obiettivo della Francia è di giungere a un tasso di abbandono scolastico del
9,5%. In materia di occupazione, la strategia indica che il problema maggiore è
l'accesso alle formazioni di lunga durata. La Francia vuole ugualmente
incoraggiare nuovi programmi sanitari, sulla vaccinazione o l'alimentazione, le
relazioni medico-pazienti... Infine, riguardo agli alloggi, la Francia "conduce
dall'inizio degli anni 90 una politica inedita in Europa, la quale mira alla
riconoscenza di diritti alla gens du voyage, in materia di alloggio". La messa in
opera degli schemi dipartimentali di accoglienza dei viaggiatori, della legge
Besson del 2000, dovrebbe, al termine, permettere la realizzazione di 41.589
campi attrezzati, ricorda la strategia.
Ma i principali interessati rimpiangono di non essere stati associati
all'elaborazione del testo, ed hanno dubbi sulla sua messa in opera.
"Questa strategia manca d'impulso e di ambizione. Rende l'idea di una
giustificazione del governo tramite un catalogo di ciò che è spesso fatto dagli
altri come associazioni e collettività", critica così Stéphane Leveque,
direttore della Federazione Nazionale delle Associazioni Solidali di Azione con
gli Zingari e i viaggiatori (Fnasat)
Fondi Feder
Riguardo alla realizzazione delle aree d'accoglienza, le associazioni si
lamentano del ritardo preso e della difficoltà nell'ottenere cifre ufficiali (nel
2010, il senatore Pierre Hérisson, autore di un rapporto su questo argomento,
indicava che soltanto 24.000 campi attrezzati dei 42.000 previsti, erano stati
creati). "Il ritardo generale e la disparità nella costruzione e la messa in
funzione di aree d'accoglienza della gens du voyage in Francia, testimoniano di una
mancanza certa sia del volontariato che dei rappresentanti dello stato",
denunciava un collettivo delle principali associazioni rappresentative (Fnasat,
Angvc, Fondation Abbé Pierre, Ligue des Droits de l'Homme, Ufat, Avgif, Uravif)
in un comunicato di dicembre scorso. Parigi si ritrova particolarmente sotto
tiro, poiché non possiede ancora nessuna area d'accoglienza.
"Bisogna accelerare la creazione delle aeree. La legge ha previsto un potere di
sostituzione al prefetto. Non è stato mai attivato", fa notare Stéphane
Leveque. In quanto alle nuove possibilità di finanziamento di queste aree con i
fondi Feder, il direttore della Fnasat aspetta di vedere: "saranno lasciate al
buon volere delle collettività, per ora noi godiamo di poca visibilità." Un
censimento realizzato presso alcune regioni, rivela che sette regioni (Basse-Normandie,
Lorraine, Rhone-Alpes, Corse, Nord-Pad-de-Calais, Aquitaine, Ile-de-France)
hanno già modificato il loro programma operazionale per permettere
il finanziamento degli alloggi destinati alle popolazioni marginalizzate. Per
compensare il calo di quasi 20% dei crediti dello stato, consacrati alle aree
d'accoglienza, nel bilancio 2012.
vedi http://www.fnasat.asso.fr/
vedi
http://www.adie.org/
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Di Fabrizio (del 31/01/2012 @ 09:05:39, in lavoro, visitato 1601 volte)
Da
Bulgarian_Roma
FOCUS Information Agency
(Picture: FOCUS News Agency)
Sofia, 23/01/2012 - Il 23% della forza lavoro è di
origine rom, secondo i dati della Banca Mondiale. Siamo fortemente convinti che
sia economicamente intelligente investire nell'istruzione e inclusione dei Rom,
ha detto Philippe le Houérou, vice presidente della Banca Mondiale per
Europa ed Asia Centrale, durante una conferenza a Sofia sull'integrazione rom, è
quanto riporta FOCUS News Agency. Si è congratulato con il
governo bulgaro per la sua strategia nazionale. L'ha descritta come un segnale
di impegno molto forte. L'ambasciatore danese Kaare Janson ha detto che la
questione dell'integrazione rom è importante tanto per la Bulgaria che per
l'Europa. La Bulgari potrebbe essere un esempio con i suoi cambiamenti, ha
detto l'ambasciatore, aggiungendo che molti paesi non hanno ancora elaborato
strumenti per l'integrazione dei Rom. Veselina YORDANOVA
Da
Bulgarian_Rom
Radio Bulgaria C'è discriminazione nel mercato del lavoro bulgaro? Author: Milka Dimitrova
Sono tutti Bulgari in cerca di un lavoro, con pari opportunità? Una
ricerca dell'Open Society Institute risponde alla domanda, in qualità di partner
di Eguaglianza come un Passo del Progetto di Progresso. Gli altri partecipanti
all'iniziativa sono il ministero del lavoro e delle politiche sociali e la
commissione per la protezione contro le discriminazioni.
18/01/2012 - Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1.200 persone in
tutto il paese. Sono poi state intervistate altri 400 di altre etnie e 400
portatori di disabilità, dice la direttrice di programma Maria Metodieva. La
ricerca si occupa di atteggiamento e opportunità di carriera, in base a 5
criteri: età, disabilità fisiche, etnia, religione e preferenze sessuali.
"Le conclusioni del sondaggio sono le seguenti: l'esistenza di disabilità
fisiche è la ragione principale di limitate opportunità di carriera, seguite da
età ed etnia. Circa 2/3 dei Rom ed il 28% delle persone con disabilità dicono di
essere stati respinti in quanto candidati ad un impiego. I giovani, tra i 18 ed
i 23 anni ed i Bulgari, tra i 46 e 60 anni, sono il gruppo più colpito nel
mercato del lavoro. Un intervistato su quattro di questo gruppo ha ammesso di
aver sperimentato personalmente un'attitudine negativa da parte della società o
dei datori di lavoro, proprio a causa dell'età. Ci sono cioè delle differenze
sociali nel mercato del lavoro e questo è abbastanza normale."
Ai giovani spesso vengono offerti lavori senza contratto formale, continua
Maria Metodieva. Lo conferma circa il 37,5 degli intervistati. Anche chi ha più
di 45 anni, o è in procinto di andare in pensione, ha difficoltà nel trovare un
lavoro. Oltre il 36% dice che le donne hanno più difficoltà degli uomini
nell'ottenere determinate posizioni. Anche l'etnia gioca un ruolo nei negoziati
di lavoro. Circa il 60% dei Rom dice di essere stati rifiutati come candidati
per un lavoro, a causa della loro etnia. Quanti hanno contratti di lavoro sono
soprattutto i bulgari, seguiti dai turchi di Bulgaria, mentre appena il 54% dei
Rom può "usufruire" di contratti simili.
Tuttavia, il sondaggio mostra che l'istruzione è il principale discrimine.
Migliore è l'istruzione, maggiore il livello di impiego, sicurezza sociale e
stipendio.
"La nostra ricerca mostra che il livello d'impiego di chi ha un livello
d'istruzione basso o primario, è di appena il 16%. Solo il 23% di chi ha
un'istruzione basica ha un impiego. Contemporaneamente lavora quasi il 70% di
chi ha una laurea. Quindi, le politiche per la riduzione delle differenze
sociali nell'assunzione, dovrebbero essere finalizzate ad un investimento per
un'istruzione migliore, sulle base delle esigenze delle imprese e delle
compagnie private."
Anche una sessualità non tradizionale influenza il processo della ricerca di
un lavoro. Oltre il 40% degli intervistati pensa che un orientamento sessuale
non tradizionale sia un ostacolo nella competizione dentro il mercato lavorale,
in quanto i datori di lavoro non si fidano di questi candidati. Alla
domanda "Quale persona non assumereste mai?" il 32% risponde "un Rom", oltre il
25% non assumerebbe omosessuali, quasi il 18% rifiuterebbe le donne in
gravidanza e l'11% non prenderebbe persone con disabilità.
English version: Zhivko Stanchev
Non è una bella parola in lingua romanì: significa divoramento, smembramento; e
qualcuno preferisce la parola "Samudaripen", genocidio, senza dubbio
più oggettiva, ma anche meno carica di significati simbolici.
Se la prima si intende come una specie di stupro collettivo, la
seconda credo che sia posteriore ai fatti narrati: insomma le elites
intellettuali romanì hanno dovuto adattare-inventare un termine per descrivere
qualcosa che i Rom e i Sinti "normali" non erano in grado di concepire, come
somma di violenza e di cui neanche comprendevano la ragione.
Non sono in grado di fare statistiche approfondite, ma almeno in Italia quasi
ogni famiglia ha avuto un parente internato o ucciso e per molti anni non se ne
fece cenno: da una parte per le reticenze e l'ignoranza della storiografia
ufficiale, dall'altro per la vergogna (molto privata) con cui le famiglie
conservavano quella memoria.
Furono i Sinti tedeschi che verso la metà degli anni '70 iniziarono a far
luce su un sistema di annientamento fisico e morale, organizzato in
maniera scientifica e massiva.
Però non basta che una notizia sia conosciuta, non basta parlarne (magari
per una settimana), perché resti qualcosa anche il resto dell'anno. Ma
stavolta non intendo tornare sulle ragioni storico-politiche di un dopoguerra
che non passa, visto che è un argomento che qui viene trattato sino alla nausea.
Torno al divoramento e a tutti i simboli connessi. Al vuoto che è rimasto
dopo e all'incapacità dei nostri sistemi democratici di costruire una società
inclusiva. Un vuoto che da una parte è stato riempito di vergogna e pudore,
dall'altra la società maggioritaria (quella degli inclusi) ha imparato a
convivere con i propri
buchi neri della memoria.
Abbiamo anche noi la nostra vergogna: quella di scoprire il filo che lega la
storia di 70 anni fa, con gli sgomberi e i piccoli e grandi razzismi quotidiani.
Come in tempo di guerra, c'è chi vede le discriminazioni attuali e preferisce il
silenzio, perché nonostante la nostra presunta evoluzione da allora, abbiamo
sempre paura di essere additati come irriconoscenti a questo sistema che non ci
ha permesso di evolvere, ma al limite di arricchirci. E nel contempo, ci
consente di avere un capro espiatorio su cui sfogare i nostri
corto circuiti.
Il vuoto, nuovamente, crea e si nutre del DIVERSO. E la paura fa chiudere gli
occhi. L'importante è non doverlo ammettere, perché la nostra sicurezza potrebbe
collassare come un castello di carte.
Succede allora che la marea di notizie che ci circondano, la scoperta che il
Porrajmos è effettivamente avvenuto (nel nostro caso), perde la sua
oggettività, e le notizie diventano come pedine di una partita a scacchi. Senza
la conoscenza dell'ALTRO, il Porrajmos viene ridotto ad una disputa, dove pari
sono chi lo ricorda e chi lo nega.
Non mi sorprende che allora ci sia qualcuno che in questo mercato delle
notizie, dove gira di tutto a grande velocità e in centinaia di piazze
mediatiche, per [noia, insicurezza, voyerismo ecc.] alzi ancora di più la voce,
credendosi dissacratorio ed abbassandosi a fare l'ultra negazionista: il troll
della situazione o il Borghezio in brufoli e pantaloni corti.
Anche lui è figlio del divoramento, deve riempire il suo vuoto, inventandosi una propria superiorità.
Sognandosi una guerra personale da cui poter uscire vincitore.
Per lui, ho rubato queste considerazioni finali:
La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dellultima
cerano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente. Bertold Brecht
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