Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/10/2013 @ 09:06:33, in scuola, visitato 1904 volte)
Le sottoscritte insegnanti del plesso di scuola primaria di Via Russo 27
chiedono l'attivazione del trasporto per gli alunni rom che frequentano la scuola.
Non abbiamo saputo nulla a riguardo dalle istituzioni e questo silenzio pesa, e
sulle famiglie e sugli operatori che da anni cercano di mettere in pratica ciò che
dice la nostra Costituzione (art. 2, 3 e 34).
Quest'anno inoltre nella scuola verrà attivato il "Progetto nazionale per
l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti"; la
condizione
di base per lo sua attuazione è la presenza, a scuola dei bambini del campo di
Via
Idro.
Il governo italiano ho assunto in sede nazionale, europea e internazionale
l'impegno di promuovere lo parità di trattamento e l'inclusione economica e
sociale delle comunità RSC nello società, assicurare un miglioramento duraturo e
sostenibile delle loro condizioni di vita per renderne effettiva e permanente la
responsabilizzazione, la partecipazione al proprio sviluppo sociale, l'esercizio
e il pieno godimento dei propri diritti. Il progetto di cui sopra rientra in
questo
impegno e dovrebbe essere una delle azioni messe in atto per favorire processi
d'inclusione dei bambini e adolescenti rom.
Ora ci chiediamo coma sarà possibile attuare il progetto con la mancanza di
materia prima (alunni) e perché ogni anno dobbiamo rivolgerci a voi e agli
organi
di stampa per cercare di ottenere qualcosa che è la conditio sine qua non.
A coloro che potrebbero obiettare che I'anno scorso lo presenza o scuola degli
alunni è stata scarsa nonostante il pullman rispendiamo che le condizioni di
degrado e pericolo verificatesi al campo non ne hanno sicuramente facilitato la
presenza.
Avviare le persone (di qualunque etnia, religione, sesso...) all'autonomia e
alla responsabilizzazione presuppone un percorso di socializzazione, istruzione e
condivisione.
Tutto ciò è quello che gli insegnanti cernono di praticare do almeno 20 anni.
E le istituzioni?
Inoltre, nonostante l'assicurazione da parte della Dott.ssa Villella,
nell'incontro tenutosi a scuola il 16 settembre con la presenza del Dirigente
Scolastico Uboldi e le insegnanti interessate e coinvolte nel progetto, che íl
contratto con le mediatrici culturali (facilitatrici?) sarebbe stato rinnovato,
od ora 24 settembre non c'è nessuna conferma.
Rinnovando la nostro fiducia nell'amministrazione comunale chiediamo che al
più presto le istanze di cui sopra vengano defínitivamente accolte.
Gli insegnanti dello scuola di Via Russo, 27 e il personale ATA.
(seguono firme)
Alla cortese attenzione
del Sindaco, GIULIANO PISAPIA,
dell'assessore, MARCO GRANELLI
dell'assessore, PIERFRANCESCO MAJORINO
dell'assessore, FRANCESCO CAPPELLI
dell'assessore PIERFRANCESCO MARAN
del Presidente del Consiglío dí Zona 2, MARIO VILLA
del presidente dello Commissione scuola, ALBERTO CIULLINI
del presidente della Commissione Consiliare ""Educazione - Istruzione",
ELISABETTA
STRADA
del presidente della Commissione Consiliare ""Mobilità e Ambiente", MARCO
CORMIO
del presidente dello Commissione Coesione Sociale, Inclusione e Sicurezza,
STEFANO
COSTA
Buon giorno a tutti. Siamo gli insegnanti e il personale
ATA della scuola primaria di Via Russo che hanno sottoscritto la lettera a voi
inviata il 25 settembre 2013. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla
nostra richiesta ma la cortesia istituzionale avrebbe richiesto almeno un vostro
cenno, anche per farci pervenire la sensazione che le istituzioni cui ci
rivolgiamo non siano totalmente sorde ai bisogni dei bambini. Il vostro silenzio
dunque ci costringe a non fermarci qui; chiederemo a gran voce una risposta,
anche se ciò significherà dover contattare e diffondere le nostre istanze
tramite gli organi di stampa (cosa che faremo nei prossimi giorni).
Distinti saluti.
Gli insegnanti della scuola primaria di Via Russo ULTIM'ORA:
Gentilissime
sono consapevole delle attuali difficoltà che l'assenza del trasporto scolastico
sta provocando alla frequenza scolastica dei bambini del campo di Via Idro.
Difficoltà che ovviamente si ripercuotono sull'organizzazione scolastica e
sull'organizzazione familiare.
Come immagino sapete le attuali difficoltà di bilancio dell'Amministrazione
comunale hanno reso necessario anche un intervento di razionalizzazione del
servizio di trasporto scolastico che, fatto salvo quello relativo agli alunni
con disabilità, ha interessato tutte le altre tipologie di trasporto scolastico.
In particolare per il trasporto dei bambini residenti nei cosiddetti "Campi
Nomadi" sto verificando, insieme agli uffici competenti e ad ATM la
disponibilità economica residua con l'obiettivo, entro la fine di questo mese di
poter riattivare il servizio o offrire possibili alternative.
Vi chiedo quindi di pazientare ancora un poco sapendo che considero
l'inserimento scolastico di tutti i bambini, indipendentemente da condizioni
sociali, etniche o religiose, e la loro frequenza un obiettivo prioritario
dell'Amministrazione comunale e mio personale
Francesco Cappelli
Segreteria Assessore
Educazione e Istruzione
Via Porpora, 10
20131 MILANO
0288448160-48162-48161
Un Minuto Con: Kelemen, violinista ungherese - orgoglioso delle sue
radici rom - By Michael Roddy (Editing by Pravin Char) Copyright Thomson Reuters,
2013.
LONDRA (Reuters) - Il violinista ungherese Barnabas Kelemen che studiò col
virtuoso Isaac Stern e ha ottenuto il premio della rivista Gramophone per il
miglior Cd del 2013 di musica da camera, ciò che lo rende orgoglioso è la sua
origine rom.
Kelemen, che era a Londra per ritirare il prestigioso premio Gramophone per
il suo disco sulle suonate per violino di Bartok ed esibirsi domenica con sua
moglie Katalin Kokas nel Kelemen Quartet alla Wigmore Hall, riconosce suo nonno
violinista come la figura ispiratrice della sua vita.
"Posso suonare lo stile gypsy e lo adoro," dice Kelemen, 35 anni, in
un'intervista alla Reuters.
"E' molto importante artisticamente," dice, notando che a causa della
discriminazione contro la comunità rom in Ungheria e altrove nell'Europa
centrale, "ci sono molti esempi di genitori che non parlano della loro
provenienza."
Kelemen, d'altra parte, è orgoglioso che suo nonno Pali Pertis potrebbe
essere stato il modello del compositore francese Maurice Ravel, quando scrisse
il famoso "Tzigane" ispirato ai Rom, se non direttamente attinto dai Rom. Fu
commissionato dalla violinista ungherese Jelly d'Aranyi e da lei eseguita la
prima volta nel 1924.
"Mio nonno nacque nel 1903 e fu un vero bambino prodigio, da giovane viaggiò
in Europa e non è improbabile che Ravel stesso abbia ascoltato mio nonno a
Parigi.
Kokas, seduto al tavolo durante l'intervista, interviene suggerendo che sia
andata così, ma Kelemen, pur non in disaccordo, dice "Non è provato".
Ecco cos'altro ha avuto da dire sul perché musica dei principali compositori
ungheresi come Bartok e Kodaly si suoni meglio che mai, sul perché gli Ungheresi
possano avere un vantaggio ma non siano gli unici a poterla eseguire, e sul
futuro della sua carriera.
Le sonate per violino per cui tu e il pianista Zoltan Kocsis avete vinto
il premio Gramophone per la musica da camera, non sono delle novità su disco,
infatti il vostro mentore Isaac Stern registrò la prima sonata già nel 1951.
Cosa rende speciale la vostra versione?
Devo dirti che la generazione di musicisti ungheresi che ora opera e ha
studiato negli ultimi 10-20 anni, ha appreso da maestri fantastici che a loro
volta furono educati dalla generazione dei Bartok e ne bevvero come il latte
materno. Ciò che per loro era nuovo, per noi è naturale, ma ancora molto fresco.
Parliamo un linguaggio che è unico e io stesso sto insegnando a nuove
generazioni di studenti. Quindi, siamo in un momento molto fortunato riguardo lo
stile di Bartok e Kodaly.
Si dice spesso che i migliori interpreti della musica russa sono i Russi,
della musica ungherese gli Ungheresi, ma è così nel vostro caso?
Non sono tra quanti dicono che Bartok può essere suonato soltanto da
Ungheresi, ma è molto importante per gli Ungheresi... e devi capire che parte
della nostra musica data da tempi antichi, alcune melodie popolari hanno
relazioni con la musica cinese e asiatica, e quindi è realmente unica...
Il premio Gramophone, il recital alla Wigmore Hall e l'apparizione a
novembre come solista nell'estremamente impegnativo concerto per violino di
Penderecki assieme alla London Philarmonic Orchestra, questo sembra essere il
tuo anno, giusto?
Non sta a me dirlo, ma faccio il mio lavoro e cerco di suonare il meglio
possibile, godendo delle cose belle che stanno arrivando. Sono sempre stato una
persona e un musicista che si è divertito nello sviluppare passo dopo passo la
sua carriera concertistica. Non mi sono mai spinto, e nessuno mi ha mai fatto
pressioni eccessive.
La prima risposta (molto italiana) è:
- non può fregarmene di meno ...ma
parlare di Beppe fa salire il numero dei lettori, quindi:
Altra risposta all'italiana:
Il mio umilissimo parere l'avevo già dato
un anno e mezzo fa, e non si parlava di Beppe, bensì di un piccolo fatto
di cronaca nera in Emilia. Sapendo quanto sono pigri i miei lettori, riassumo il
concetto chiave: UN BUON 80% DI CHI SI PROFESSA RAZZISTA LO FA PER
CONFORMISMO, IN REALTA' VUOLE CHE RAZZISTI LO DIVENTINO GLI ALTRI.
Sì, anche Beppe... mi ricorda tanto certi personaggi da commedia
all'italiana, come Borghezio, o Sgarbi o Sallusti, per andare su altri temi. Non
sono così, lo fanno per esigenze di scena e non sarebbero neanche obbligati a
recitare quel copione. Ma vivono il terrore che i riflettori si dimentichino di
loro, e allora devono ricorrere alla battuta, meglio se fuori contesto e che
non porti a nulla. Un po' come sparare una puzza in un convegno elegante,
magari qualcuno si volta a vedere chi è stato.
Ma il Beppe è un caso a parte, lo ammetto.
Perché da un lato vuole accarezzare la pancia popolana di un'Italia
immiserita (nel portafoglio e nel cervello), dall'altra vorrebbe diventare un
maitre-a-penser (scusate ma ho un problema con gli accenti) del XXI
secolo. Non essendo mai stato né popolano né intellettuale, si è dovuto
inventare un movimento, e ora corre davvero il rischio che il movimento si mangi
il suo fondatore.
Perché, e qua torno al RAZZISMO DA BAR SPORT di Beppe, nel movimento c'è
finito di tutto. Anche nel suo famoso blog (lo leggo dagli inizi, peccato che
col tempo sia diventato illeggibile, sia come grafica che come contenuti): ha
iniziato con
padre Zanotelli per finire ai sacri confini invasi da negri e rumeni. In
mezzo c'è stato di tutto e il suo contrario. Con una chiusa desolante, degna più
di Casaleggio che del Beppe: NON E' NEI 10 PUNTI.
Ora... ... ... ... ... se 300 persone affogano alle porte di Lampedusa, se i
superstiti vengono denunciati come "clandestini" ... ... ... (tento di
mantenermi calmo, ma il VAFFANCULO GRILLO lo trattengo a stento), vorrei dagli
eletti un briciolo di MORALITA', quella parola che ho sentito tante volte
abbinata ai casi più improbabili. Non solo:
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
e allora, viva quei pescatori che sfidano la Guardia Costiera per salvare i
naufraghi, viva quel poliziotto che non arresterà un clandestino, viva
quell'eletto che sfiderà il suo partito e abolirà la Bossi-Fini (alla
faccia di Beppe, i VAFFANCULO arrivano anche così).
Cosa cambia, abolendo il reato di clandestinità? Forse non lo sanno neanche
quei M5S e SEL che l'hanno proposto, ma hanno fatto quello che loro competeva.
Rimane un quadro europeo che è tutto da dipanare, ma mi permetto di azzardare
che, se deve sempre esserci un'altra urgenza,, i 10 PUNTI
valgono (e servono) quanto i 10 PIANI DI MORBIDEZZA.
Con questo, spero di aver accontentato i lettori più pigri. Per i
solutori più che abili, ho ancora qualcosa:
Vi ricordate Maroni (sì, credo sia ancora vivo) quando a inizio anno diceva "Sul razzismo ci abbiamo marciato"? La Lega non nacque in
un'Italia dalla coscienza limpida e pulita, ci mise ovviamente del proprio, ma i
razzisti esistevano già. E iniziò prendendosela con gli immigrati, aggiungendo
la categoria dei ladri (grandi e piccoli) come contorno; facendosi passare come
anti-sistema, come movimento più che partito, come un gruppo di persone
antipatiche, ma serie e oneste. Poi, abbiamo visto com'è finita.
In realtà, una fine non c'è. La Lega oggi è abbastanza sputtanata di suo, e
PD e PDL ne hanno approfittato per sposarsi, un po' come quelle coppie che
litigano ogni giorno, ma stanno insieme un po' per interesse, un po' perché c'è
la famiglia da salvare, un po' perché forse si amano davvero ma non
vogliono ammetterlo.
Ma la Lega puzza di cadavere, e forse non basteranno gli imbalsamatori
Salvini o Tosi a profumarla. Che fine faranno quanti votavano Lega perché
speravano in un partito serio ed onesto (turandosi il naso già 20 anni fa)? Che
poi magari erano democristi o ciocialisti in crisi di coscienza?
Quanti saranno? Beppe come un avvoltoio è da tempo che se lo chiede; la Kasta,
i ladri, gli immigrati... hanno sostituito la
Biowash. Alla vecchia Italia codina propone il 2.0, visto che questo paese
Internet non l'ha mai capito.
Chiusura:
Siamo nell'ennesima storia italiana: che Beppe e Napo Orso Capo
non si sopportino, l'hanno capito tutti. Sulla PELLE dei "clandestini", che
rimangono una pietra dello scandalo, assisteremo al passaggio di consegne tra la
Turco-Napolitano e la Grillo-Casaleggio (con Bossi e Fini come testimoni di
staffetta). A furia di insulti, ma nel segno PRATICO di un'italica continuità.
Di Fabrizio (del 12/10/2013 @ 09:08:05, in Europa, visitato 1359 volte)
Nessun accesso ai servizi sanitari ai Rom senza tessere sanitarie
01-10-2013 10:15 by Aleksandar Dimishkovski
Uno studio sull'erogazione dell'assistenza sanitaria a Rom ed Egizi in un
comune albanese, ha trovato che molti membri di queste comunità non hanno
accesso ai servizi pubblici sanitari più richiesti, semplicemente perché non
hanno tessere sanitarie.
Nello studio, commissionato dal progetto Best Practices for Roma Integration
(BPRI), il 79% dei 175 Rom intervistati nel comune di Shushicoe,
nell'Albania del sud-ovest, dicono di non avere una tessera sanitaria, e questo
è identificato come il maggiore ostacolo nel loro accesso ai servizi sanitari,
quindi con un impatto negativo sulla loro salute.
La ricerca è firmata da Bledar Taho, a capo dell'Istituto di Cultura Romanì
di Albania, organizzazione giovanile locale che promuove una maggior protezione
dei diritti umani dei Rom. Taho è tra i sette giovani Rom dei Balcani
occidentali, scelti da BPRI per studiare e identificare i gap tra legislazione e
prassi effettive nell'integrazione delle comunità rom nella regione.
Dice: "Il governo centrale deve modificare la legge per assicurare che ogni
residente nel paese abbia diritto all'assistenza sanitaria universale, anche se
disoccupato o non registrato presso un'agenzia del lavoro governativa."
Lo studio di Taho fornisce anche una panoramica sulle condizioni di vita dei
Rom a Shushicoe, con il 77% degli intervistati che valutano i servizi
di igiene pubblica nel loro quartiere come poveri o molto poveri. Tre quarti
degli intervistati si dicono insoddisfatti del servizio di raccolta dei rifiuti.
"Per molti Rom, un aspetto chiave del processo di integrazione è migliorare
l'accesso ai servizi pubblici, che dovrebbero già comunque essere a disposizione
di tutti i cittadini," dice
Judith Kiers, project manager di BPRI. "Se saremo in grado di individuare e
superare alcuni degli ostacoli che impediscono ai Rom l'accesso a servizi
pubblici come sanità e istruzione, potremo sostenere veramente il loro processo
di integrazione."
Taho, già attivo nell'incoraggiare i giovani Rom a partecipare alla vita
pubblica e ai processi decisionali, dice di sperare che la sua ricerca serva
come strumento di ausilio.
BPRI è un progetto regionale finanziato dall'Unione Europea, sostenuto dai
paesi che partecipano all'OSCE e sviluppato dall'Ufficio per le Istituzioni
Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR). Il progetto sostiene programmi
innovativi per promuovere la maggior partecipazione rom nella vita pubblica e
politica e nel processo decisionale, aiutando a combattere la discriminazione e
contribuendo a migliori condizioni di vita.
Lo studio è disponibile in tre lingue:
Di Fabrizio (del 13/10/2013 @ 09:06:31, in sport, visitato 1872 volte)
(Ndr interessante: leggo che "lo stesso trattamento,
[...], era stato riservato a parti invertite a Sofia")
Da
Goal
Razzismo anche in Armenia, i tifosi di casa accolgono la Bulgaria in
maniera poco amichevole: "Zingari!" La polizia è dovuta intervenire
per fermare il lancio di uova e petardi all'aeroporto di Yerevan. Il ct bulgaro
Penev: "Non ci fanno paura".
La piaga del razzismo colpisce continuamente. E non soltanto in Italia. Stavolta
accade in Armenia, dove i tifosi di casa hanno accolto l'arrivo
nel Paese della
Bulgaria, avversaria domani sera a Yerevan, effettuando un fitto lancio di
uova e intonando cori discriminatori.
All'aeroporto della Capitale, vari tifosi della nazionale di casa hanno rivolto
epiteti come "bulgari zingari" agli avversari. Lo stesso trattamento, secondo
loro, era stato riservato a parti invertite a Sofia, l'11 settembre 2012, quando
la Bulgaria vinse per 1-0 e le squadre terminarono in 10 contro 9.
La polizia in tenuta antisommossa è dovuta intervenire per evitare il peggio. I
sostenitori armeni, infatti, hanno lanciato petardi e fumogeni e tentato di
colpire i giocatori bulgari, in attesa di salire sul pullman una volta scesi
dall'aereo, lanciando loro delle uova.
Il commissario tecnico della Bulgaria, l'ex attaccante Lubo Penev, non si
preoccupa. "Se pensano di farci paura in questa maniera, hanno sbagliato" le sue
parole. La sua nazionale ha ancora delle chances di arrivare seconda nel gruppo
dell'Italia, mentre l'Armenia è già eliminata.
Di Fabrizio (del 14/10/2013 @ 09:06:09, in Regole, visitato 1787 volte)
UN PRIMO RISULTATO DELLA CONSULTA ROM E SINTI DI MILANO CONTRO L'"EMERGENZA
NOMADI" DECRETATA DAL GOVERNO BERLUSCONI. CANCELLATI I DATI PERSONALI DEL
CENSIMENTO SU BASE ETNICA DEL 2008
La Consulta Rom e Sinti di Milano ha avviato a giugno 2013, in collaborazione
con ERRC (European Roma Rights Center), un'azione legale per la cancellazione
dei dati personali - un vero archivio parallelo su base etnica - e per ottenere
un risarcimento per danni morali da parte delle comunità di Milano che hanno
subito il censimento etnico nell'ambito della cosiddetta “emergenza nomadi"
decretata dal governo Berlusconi nel maggio del 2008.
Questa "emergenza" - e tutti i suoi effetti: censimento, regolamento
prefettizio - è stata definitivamente dichiarata illegittima, motivando le
richieste di cancellazione dei dati e il risarcimento danni.
Il 4 ottobre il prefetto di Milano ha trasmesso all'avvocato della Consulta,
Gilberto Pagani, il verbale di cancellazione dei dati, sia cartacei, sia
digitali, raccolti con il censimento. Un primo importante risultato dell'azione
della Consulta che ora proseguirà con la causa per il risarcimento danni di chi
ha subito un censimento razziale nell'estate del 2008.
In allegato il verbale di cancellazione.
Per informazioni: 339.7608728
Di Fabrizio (del 15/10/2013 @ 09:00:10, in media, visitato 2616 volte)
Segnalazione di Franco Marchi
Scritto da Giovanni Pili 13 ottobre 2013 su
Dopo la bufala sul "Vendola pedofilo", la pagina di
Catena Umana Italia ci
delizia con una nuova perla; quella dei Rom che getterebbero cibo donato loro,
nei cassonetti. La lettera, firmata da un certo Damiano Angeli, fa riferimento
ad un gruppo di "clandestini/rifugiati politici". Facciamo notare che i Rom sono
cittadini italiani, inoltre non si può essere allo stesso tempo clandestini e
rifugiati; tra l'altro secondo Angeli percepirebbero un sussidio di "€45
giornalieri oltre che all'alloggio nei rispettivi stabili", ma questo rende
ancora più confusa la descrizione dell'autore.
Se percepisci un sussidio significa che sei regolare. Oltre a questo i suddetti
"Rom/clandestini/rifugiati" si trovano - guarda un po' - vicino ad una ditta che
confeziona cibo per le mense. Lo testimonia, nella pagina, proprio una ragazza
che abita in zona, il cui commento è stato ignorato dagli amministratori. Del
resto chi fa girare la lettera non si preoccupa minimamente di spiegarci chi sia
l'autore, giusto per capire se per caso non abbia interessi personali o
ideologici.
La foto allegata alla "notizia" non significa un fico secco, del resto i cibi
dopo un certo periodo di tempo hanno questo vizio - poco patriottico - di
decomporsi e andare a male. Tutte le attività economiche alimentari sono tenute
a gettar via il cibo scaduto o invenduto. Non è colpa dei clandestini.
Cercando la fonte della lettera scopriamo che questa è rimbalzata anche su
Tutti
i Crimini degli Immigrati, un sito chiaramente "tollerante e tendente a
verificare le notizie", come quando recentemente hanno delirato di uno stupro
commesso dai profughi di Lampedusa ai danni di una ragazzina imbarcata assieme a
loro. Ovviamente non era vero niente.
Basta leggere con attenzione il testo che
loro stessi hanno copia-incollato.
Francamente non sappiamo cosa sia peggio, se sprecare una cotoletta o
l'intelligenza di chi legge, commenta, e magari fa finta di non vedere un suo
simile, gettato da un barcone, morire annegato.
Di Fabrizio (del 16/10/2013 @ 09:05:47, in Europa, visitato 1511 volte)
di Ettore Bianchi -
Italia Oggi
Niente soldi Ue per gli zingari
Nei quartieri rom prende piede l'islamismo radicale
Gli zingari bulgari non hanno peli sulla lingua e lanciano l'accusa: dei fondi
dell'Unione europea qui non arrivano che le briciole. A parlare è Orhan Tahir,
rom e presidente di un'organizzazione non governativa che li rappresenta. Gli
fanno eco i portavoce dei 60 mila zingari che vivono a Stolipinovo, quartiere
della città bulgara di Plovdiv che si trova a un centinaio di chilometri a
sudest della capitale Sofia: da anni veniamo attaccati per questa storia dei
fondi comunitari, ma non siamo noi a beneficiarne.
La spiegazione fornita da Anton Karaguiozov, responsabile dell'associazione
locale Roma, è che i soldi destinati ai rom sono trattenuti dai bulgari: essi
sono più smaliziati e preparati, sanno come muoversi nei meandri della
burocrazia e come redigere correttamente le complicate domande di sovvenzione.
Così gli zingari si prendono la colpa, gli altri i cospicui flussi di denaro.
Ma non è finita. Perché, secondo Karaguiozov, in quello che ormai è diventato un
ghetto si continua a essere scambiati per romeni: noi invece, dice il portavoce
degli zingari, non rubiamo e ci accontentiamo delle entrate provenienti dalle
nostre attività lavorative. Tradotto, significa vivere di aiuti sociali e di
espedienti: contrabbando di sigarette, recupero di rottame, vendita di vecchi
prodotti usati. Uno dei problemi principali è quello della formazione
scolastica: gli insegnanti, dice ancora Karaguiozov, prendono la loro
assegnazione a Stolipinovo come una punizione e si accontentano di fare il
minimo indispensabile. Così le famiglie non muoiono dalla voglia di mandare i
figli a lezione.
Intanto i servizi di sicurezza rilevano il forte rischio della penetrazione
dell'Islam radicale in questi gruppi sociali sempre più emarginati. Orhan Tahir
afferma che si tratta di bombe a orologeria. Il guaio è che lo stato bulgaro,
troppo debole e privo di una politica coerente sugli zingari, è praticamente
assente.
Quanto ai fondi distribuiti da Bruxelles, Tahir precisa che i rom sono inclusi
nel vasto gruppo delle persone vulnerabili, che comprende varie categorie
sociali che vanno dalle ragazze madri ai carcerati sulla via del reinserimento
sociale. Di fatto, sono i poteri locali a decidere sull'assegnazione e sulle
priorità. Rom e zingari si trovano in fondo alla lista. Tahir lancia quella che
a prima vista ha tutta l'aria di essere una provocazione, ma che non lo è
affatto secondo il diretto interessato: se domani l'Europa decidesse di
interrompere la distribuzione di questi soldi, vi assicuro che i rom neppure se
ne accorgerebbero. Inoltre, prosegue, quando sento Viviane Reding (la
commissaria Ue per la giustizia e i diritti) annunciare decine di miliardi di
euro previsti per i rom, mi metto le mani nei capelli e mi domando in che mondo
vivano questi politici e funzionari a Bruxelles.
Intanto, nei ghetti, la gente continua a vivere senza acqua corrente né servizi
essenziali. E perfino il ministro degli interni francese, Manuel Valls,
socialista, si è messo in concorrenza con la destra di Marine Le Pen affermando
che i rom devono andarsene dalla Francia. Non è soltanto una questione di soldi.
Di Fabrizio (del 17/10/2013 @ 09:01:59, in Europa, visitato 2026 volte)
Premessa: la notizia è già vecchia e digerita, l'informazione online ha
tempi spietati.
Parto allora da un mese fa, 18 settembre:
Grecia, vi ricordate? Nella foto c'è tutto e il suo contrario:
maniche corte estive, un trenino per turisti (o per bambini), passanti
indifferenti, una signora grassa, la fisarmonica e... la protagonista di cui non
sappiamo niente.
LA FOTO INDIGNA IL WEB era il commento riportato da tutti i media, che poi
sono gli stessi che quando si parla di cose mooooolto più serie, ripetono che
l'Italia rischia di fare la fine della Grecia. Già, ma forse intendono altro.
INDIGNARSI: so che è un sentimento comune (non azzardatevi a
chiamarci BUONISTI, siamo solo umani). A me successe al tempo della
vicenda di
Natalka: bruciata viva da una molotov a Kosice. Poi, la lunghissima degenza,
la solidarietà che sollevò il suo caso in uno dei paesi più razzisti d'Europa,
solidarietà che fu più forte dei commenti (postumi) sprezzanti e derisori dei
neonazisti, e dei perbenisti che accusarono i genitori di voler speculare su
quanto era successo. Ma quante volte una persona può indignarsi, per quanto
tempo? A ogni cronaca simile mi sento più povero e deprivato, nel senso di
impotente.
Neanche un mese dopo la Grecia,
indignazione, di nuovo. Siamo a Napoli, e suona nella mente un campanello
d'allarme: perché li vicino ci fu il pogrom di Ponticelli, a Torregaveta due ragazzine
rom annegarono nell'indifferenza generale, in città ci fu l'omicidio di
Petru Birladeanu.
Leggo l'articolo e il quadro è diverso dalle cronache passate: la gente del
quartiere ha preso le parti della romnì e del bambino, ha cercato come poteva di
aiutarla.
Lo stesso appare nell'altro video di
Leggo: gente normalissima, che non si pone il problema di essere giudicata
razzista o antirazzista. Poi, torna quel sottile veleno che i giornali sanno
distribuire così bene: "La donna, che probabilmente non è la madre, è
sparita dopo aver strappato di dosso gli abitini bruciati alla piccola."
Cosa si intende con probabilmente non è la madre? La donna è
sparita, come racconta Leggo, o ha ricevuto le prime cure dal benzinaio, come
scrive il Corriere del Mezzogiorno? E, ammesso che abbia importanza, quale paura
può avere una madre rom a Napoli?
Napoli, ma potrebbe essere Grecia, Milano, Parigi o Mosca... Anche con la
gente migliore del mondo, si vive sapendo che essere Rom comporta dei rischi,
magari da parte di qualcuno che non c'è con la testa, e che se ci si trova a
Ponticelli, a Opera, alle Vallette nel momento sbagliato, la pazzia può
diventare collettiva.
Con i bambini, visto che l'infanzia è sacra, che diventano il bersaglio per
misurare il disprezzo etnico. Non solo nei fatti, provatevi a leggere qualche
commento sui forum razzisti, per perdere ogni fiducia nel futuro di questa
umanità.
Oppure no, un po' di fiducia rimane. Qualche anno fa, passai per una
brutta depressione. Non mi guarirono gli psichiatri o altri specialisti. Fu un
campo rom, uno di quelli che sono il simbolo mediatico del degrado. Pieno di
amici che conoscevo da anni e della loro unica ricchezza: un esercito costante
di figli. Giocando con loro, iniziai a migliorare.
MEMORS-
Francesco Brajdic from Luca Bravi on Vimeo.
nome: Francesco Brajdic
data di nascita: Lubiana, 1939
luogo di nascita:
posizione attuale: Udine
campo:
Francesco Brajdic ricorda il proprio internamento insieme alla madre Maria e ai
suoi sette fratelli (tra cui Stanka Brajdic) a Gonars. Racconta infine del
successivo trasporto di sua madre verso Buchenwald e Ravensbrück.
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