Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'immigrazione in Germania di Rom che sfuggono alla povertà -
"La salvezza dell'Europa dell'Est non è in Germania"
Di TIMO FRASCH e YVONNE STAAT
Frankfurter Allgemeine
23.02.2013 - Rose, il presidente del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom tedeschi,
nell'edizione domenicale del Frankfurter Allgemeine mette in guardia dal
relegare i Rom alla sfera della criminalità. Secondo la sua opinione, tuttavia,
la Germania non è neanche in grado di risolvere i loro problemi nei paesi di
origine. Questo anche a causa del sistema di sfruttamento dei Rom da parte dei
clan, come dimostra un'indagine della FAS (edizione domenicale del Frankfurter
Allgemeine, ndr.)
Nella foto: Romani Rose. In quella precedente:
Berlino - il memoriale ai Sinti e i Rom uccisi durante il nazismo (immagini © DPA)
Romani Rose, presidente del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom tedeschi, ha
invitato giornalisti e politici a "non relegare alla sfera della criminalità,
persone che vengono qui a causa della mancanza di prospettive nel loro paese di
origine". Dalla politica si aspetta onestà, ovviamente, nel modo di riferirsi
all'immigrazione dovuta alla povertà, ma mette in guardia severamente dall'etnicizzare il problema, perché ciò escluderebbe e stigmatizzerebbe
nuovamente tutta la minoranza Rom. L'antiziganismo, afferma Rose, deve essere
messo al bando allo stesso modo dell'antisemitismo.
Rose ha esortato il Governo a non piantare in asso i comuni con un alto numero
di immigrati a causa della povertà nei paesi di origine. Nell'intervista
all'edizione domenicale del Frankfurter Allgemeine (FAS) ha anche affermato,
tuttavia, che la Germania non è in grado di risolvere gli enormi problemi
riguardanti i Rom nemmeno nei loro paesi di origine. "La salvezza dell'Europa
dell'Est non è in Germania", ha detto Rose, "non si può consigliare a Rom dalla
Romania o dalla Bulgaria, bisognosi di aiuto, di venire in Germania, perché sono
in numero troppo elevato e molti sarebbero poi dipendenti da contributi dello
Stato.
Rose ha esortato il Governo tedesco ad "esercitare, piuttosto, molta più
pressione su paesi come la Romania o la Bulgaria, affinché si decidano
finalmente ad agire contro l'emarginazione e contro il razzismo". Tutto questo
assume ancora più importanza se si considera che "addirittura nell'Europa
occidentale troviamo politici come Berlusconi che fanno dell'antiziganismo
uno
strumento di campagna elettorale".
Gravi abusi sull'infanzia
L'assistente pedagogico Norbert Ceipek, che da anni a Vienna si occupa di
bambini rom trascurati o abusati, nell'edizione domenicale del Frankfurter
Allgemeine ha duramente criticato il sistema di sfruttamento minorile
predominante in molti clan di Rom. Secondo la sua conoscenza, i capi-clan -
ricchi sfondati - tengono in schiavitù per debiti i loro subalterni. I bambini
vengono sistematicamente tenuti lontani dall'istruzione e destinati
all'accattonaggio o alla prostituzione nell'Europa dell'Est, per accrescere, in
quei paesi, la ricchezza dei capi-clan. "Ciascun bambino deve consegnare 350
euro al giorno", ha affermato Ceipek, "si può quindi fare un calcolo di quanto
guadagni in un anno un singolo capo-clan, considerando che almeno sette o più
bambini, in diverse città, lavorano contemporaneamente sulla strada per lui. E
stiamo parlando soltanto dei guadagni ottenuti con lo sfruttamento minorile".
Quando un bambino non racimola tutta la somma richiesta, la sorvegliante mandata
nell'Europa dell'Est con i bambini viene messa sotto pressione, perché a fine
mese non è stata in grado di consegnare la somma stabilita agli intermediari al
comando del capo-clan. A questo punto non è inusuale che i bambini rom vengano
fatti prostituire per un paio di giorni per raggiungere la somma del denaro
mancante.
Di Fabrizio (del 08/03/2013 @ 09:08:58, in Europa, visitato 1715 volte)
Reset 5 marzo 2013 di Francesca Gnetti -
Da Reset-Dialogues on Civilizations
La Barbuta è l'ultimo "villaggio attrezzato" destinato alla comunità rom
costruito a Roma e il primo inaugurato dall'attuale amministrazione comunale. E'
recintato e provvisto di un sistema di videosorveglianza e di identificazione e
di un registro all'entrata e all'uscita. Famiglie intere composte anche da otto
persone vivono in container le cui dimensioni variano tra i 24 e i 40 metri
quadrati. Il centro abitato più vicino è a due chilometri e mezzo di distanza e
per raggiungerlo si deve camminare su una strada senza marciapiede. A La Barbuta
e negli altri sette insediamenti attrezzati della capitale vivono quasi duemila
minori, mentre altri 1.200 si trovano negli insediamenti informali sparsi sul
territorio del comune.
Il rapporto
Rom(a) underground presentato a Roma il 19 febbraio
dall'Associazione 21 Luglio denuncia come le politiche del Piano Nomadi
inaugurato dal sindaco Gianni Alemanno tra febbraio e giugno del 2009 non solo
non salvaguardano i diritti dei minori rom, ma spesso creano le condizioni che
ne favoriscono la violazione. Abitazioni inadeguate, mancanza di spazi esterni
in cui giocare, condizioni igienico-sanitarie critiche, la distanza dalla scuola
condizionano fortemente la possibilità di inclusione sociale dei minori rom,
limitano le loro opportunità di crescita, scoraggiano la frequenza scolastica e
quindi compromettono il loro diritto all'istruzione, alla sanità, alla
sicurezza, al gioco e alla famiglia. "Nascere rom a Roma significa avere più
probabilità di essere sottopeso, di avere patologie fisiche e psicologiche, di
vivere l'esperienza del carcere, di essere esclusi dalla società", ha detto il
presidente dell'Associazione 21 Luglio, Carlo Stasolla, durante la presentazione
del rapporto.
Ma le condizioni di vita delle comunità rom nel resto d'Europa non sono molto
migliori, tanto che il 5 aprile 2011 la Commissione europea ha adottato il
'Quadro dell'Ue per le strategie nazionali di integrazione dei rom fino al 2020'
con cui invita gli Stati membri a mettere in atto politiche volte a migliorare
la situazione sociale ed economica dei rom.
Alcuni studi hanno dimostrato che la
maggior parte delle famiglie rom che vivono in Europa presenta una speranza di
vita inferiore in media di dieci anni rispetto al resto della società. E un
rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) del 2009 ha
denunciato che nei paesi dell'Europa orientale i tassi di mortalità infantile
dei bambini rom sono da due a sei volte più alti rispetto a quelli dei bambini
non rom a causa della maggiore esposizione ai rischi, della discriminazione
nell'accesso ai servizi pubblici e sanitari e della mancanza di informazioni.
Il sentimento anti-rom che si respira in molte società europee si traduce spesso
in politiche locali e nazionali che hanno come diretto risultato la segregazione
della comunità rom dal resto della società, in aperta violazione degli obblighi
internazionali, tra cui l'articolo 2 della
Convenzione internazionale sui
diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che specifica che tutti i minori
devono essere tutelati "a prescindere da ogni distinzione di razza, di colore,
di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o
dei suoi genitori, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro
situazione finanziaria".
Con una popolazione stimata tra i 10 e i 12 milioni di persone in Europa (di cui
circa sei milioni all'interno dell'Unione) i rom sono la più grande minoranza
etnica nel vecchio continente. Sono per la maggior parte cittadini europei, ma
questo non li sottrae dal rischio di marginalizzazione, di violazione dei
diritti umani e di attacchi razzisti in quasi tutti i paesi in cui vivono. E
poco conta l'orientamento politico dei governi, come dimostra il caso della
Francia, dove lo smantellamento dei campi rom, uno dei cavalli di battaglia
dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, non si è fermato con l'elezione del
socialista Francois Hollande a maggio dello scorso anno.
Persino nella civile Germania ai rom è di fatto
negato il diritto di lavorare
legalmente (benché infatti i migranti provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania
possano risiedere legalmente in Germania in quanto cittadini dell'Unione Europea
dal 2007,
per il momento le leggi sul lavoro impediscono loro di svolgere un
impiego che potrebbe essere occupato da un tedesco), mentre la prospettiva di
abolire nel 2014 le restrizioni straordinarie alla libera circolazione dei
cittadini bulgari e romeni ha scatenato nel Regno Unito la fobia di una
migrazione in massa dei rom.
Un rapporto della Caritas sull'impatto della crisi
europea ha invece denunciato che in Portogallo i rom sono tra i gruppi sociali
vulnerabili maggiormente colpiti dalle misure di austerità varate dal governo
per far fronte alle difficoltà finanziarie.
In Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca gli attacchi contro i cittadini rom a
opera dei gruppi di estrema destra sono quasi all'ordine del giorno. Il mese
scorso la proposta di una formazione politica di estrema destra romena di
offrire 300 euro a ogni donna rom che accetti di essere sterilizzata è stata
avallata anche dal presidente dei giovani liberali Rares Buglea e il sindaco di
Baia Mare, una città dell'arretrato nord del paese, ha ordinato la costruzione
di muri attorno alle aree abitate dai rom. A Bucarest i rom sono concentrati nei
sobborghi più degradati della città, dove mancano fognature, acqua potabile ed
elettricità e l'organizzazione non governativa Romani Criss ha documentato
cinquanta casi negli ultimi dieci anni di rom attaccati o uccisi in incidenti
con la polizia.
In Slovacchia migliaia di bambini rom sono ancora costretti a frequentare scuole
speciali per allievi con problemi mentali, oppure sono segregati in classi
separate per evitare i contatti con gli altri studenti.
Lo scorso aprile le autorità serbe hanno sgombrato il campo di Belvil, alla
periferia di Belgrado, dove vivevano oltre mille persone, che non erano state
adeguatamente informate e che sono state costrette a traslocare in container
disseminati in insediamenti difficilmente accessibili oppure a spostarsi nel sud
del paese.
In questo contesto, gli obiettivi comuni nei confronti dei cittadini rom posti
dalla Commissione Europea a complemento della strategia politica "Europa 2020" a
sostegno dell'occupazione, della produttività e della coesione sociale,
risultano di importanza fondamentale. Secondo il Quadro dell'Unione, i settori
in cui occorre impegnarsi a livello nazionale per migliorare l'integrazione dei
rom sono l'accesso all'istruzione, l'occupazione, l'assistenza sanitaria e
l'alloggio. Secondo Viviane Reding, commissaria Ue per la Giustizia e
vicepresidente della Commissione, gli Stati membri hanno realizzato il loro
impegno presentando diverse strategie, ma devono però "cambiare marcia e
intensificare le loro azioni prendendo misure più concrete, fissando obiettivi
chiari, stanziando finanziamenti appositi e stabilendo validi meccanismi di
monitoraggio e valutazione". Un'evoluzione che sembra ancora difficilmente
realizzabile in Italia, soprannominata "il paese dei campi", dove nella realtà
sotterranea e invisibile della comunità rom si compromettono ogni giorno il
presente e il futuro di migliaia di giovani.
"I Rom uccidono i cavalli"
Mediaroma (NdR: conosco allevatori rom di cavalli, in
Lombardia e altrove. Magari non sarà così per tutti, ma per loro è quasi un
tabù: non alleverebbero mai un animale, ma neanche un pollo - per fare un esempio,
per macellarlo. Lettura consigliata
Raccontino)
La dichiarazione di Nihal Kobal, presidentessa della Camera dei Macellai di Sakarya,
in cui lamenta che i Rom macellerebbero cavalli, ha suscitato reazioni tra
gli stessi (regione di Marmara). Il presidente dell'associazione locale dei Rom, Orhan Tanyel,
ha detto che presto faranno una denuncia in merito a tale dichiarazione.
La dichiarazione di Nihal Kobal nasce da voci secondo cui carne di cavallo
verrebbe venduta di nascosto ad un ristorante di Sakarya.
Secondo lei i cavalli verrebbero macellati dai Rom del posto. Orhan Tanyel,
presso la sede della sua associazione, ha fatto una contro-dichiarazione stampa
sulla questione, in cui afferma: "Perché Kobal se la prende solo coi Rom? E'
possibile che qualcuno tra di noi che macelli cavalli. Potrebbe fornire i loro
nomi, senza stigmatizzarci tutti. Non c'è necessità di sottolineare l'origine
etnica di questa gente. D'altra parte, sappiamo che non ci sono Rom tra i
macellai conosciuti per vendere carne di cavallo."
Source: CHA
Di Fabrizio (del 10/03/2013 @ 09:04:23, in media, visitato 1195 volte)
Inserzionisti si ritirano da giornale ungherese dopo le dichiarazioni
anti-rom - Budapest, 5 marzo 2013
Cinque compagnie hanno detto che non daranno più pubblicità al giornale
ungherese che ha pubblicato dichiarazioni estreme contro i Rom.
Il ritiro è la conseguenza della campagna di 24 OnG, che hanno contattato 15
compagnie che pubblicavano annunci pubblicitari su Magyar Hirlap, giornale
ungherese di destra. Le OnG hanno chiesto di considerare la sospensione delle
loro attività pubblicitarie fintanto che il giornale non avesse preso le
distanze dai punti di vista razzisti, omofobi ed antisemiti espressi da
Zsolt Bayer,
che paragonava i Rom ad "animali" e, chiedendo una soluzione, diceva "Devono
essere affrontati - immediatamente e con ogni mezzo necessario."
Erste Bank ha messo Magyar Hirlap in lista nera dopo la lettera delle OnG,
riportando espressamente la motivazione di "agire con più prudenza la prossima
volta" con la propria pubblicità. Ha inoltre sottolineato che la banca non farà
pubblicità su qualsiasi media i cui contenuti "feriscano l'altrui dignità, o
usino toni infiammatori verso qualsiasi minoranza, etnia o gruppo religioso." I
leader di CIB Bank hanno detto che il gruppo CIB si asterrà dalla pubblicità su Magyar Hirlap
e sul suo portale "fino a quando la redazione non condannerà categoricamente lo
scritto di Zsolt Bayer e non assicurerà che le sue pubblicazioni siano libere da
testi che includano espressioni di odio." Anche IKEA, FedEx e GDF Suez hanno
preso le distanze dall'articolo, dichiarando che non prevedono per il futuro
ulteriore pubblicità sulla versione online del giornale.
Di solito le compagnie mettono i loro annunci su Internet tramite pacchetti
di un media buyer, ed alcune non erano a conoscenza che la loro
pubblicità fosse apparsa su Magyar
Hirlap.
Altri inserzionisti hanno risposto in maniera interlocutoria o non
rispondendo affatto. Ora le Ong hanno contattato le case madri e le sedi delle
multinazionali, incluse Telekom e Sodexo, chiedendo loro di prendere seriamente
i loro impegni sulla responsabilità sociale.
Le campagna delle OnG manda un chiaro segnale che le dichiarazioni razziste
contro i Rom non saranno tollerate dal mondo del businesses, e sul rischio di
alienarsi i clienti continuando a sostenere i media che pubblicano materiale
provocatorio o offensivo.
Pubblicato da:
- Amnesty International Hungary
- Artemisszio Foundation
- Autonomia Foundation
- Chance for Children Foundation
- Child Chance Association (GYERE)
- Csillagfény Starlight Foundation
- Dignity for All Movement (coMMMunity)
- Eger Branch of the Fund for the Poors (SZETA)
- Eoetvoes Karoly Institute
- European Roma Rights Centre
- Golden Lily Foundation
- Hattér Support Society for LGBT People in Hungary
- Hungarian Anti Poverty Network
- Hungarian Civil Liberties Union
- Hungarian Helsinki Committee
- Hungarian LGBT Alliance (seven member organisations)
- Hungarian Women’s Lobby
- Krétakoer Foundation
- Labrisz Lesbian Association
- Legal Defence Bureau for National and Ethnic Minorities
- Nograd County Alliance of Gipsy Minority Representatives and
Advocates
- Partners Hungary Foundation
- Polgar Foundation
- Romaversitas Foundation
- Regional Social Welfare Resource Centre Budapest
- Terne Cserehaja Association
Ulteriori informazioni:
Sinan Goekcen
Media and Communications Officer
European Roma Rights Centre
sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324
Di Fabrizio (del 11/03/2013 @ 09:04:16, in Italia, visitato 1626 volte)
OPERA NOMADI
DI REGGIO CALABRIA -
COMUNICATO STAMPA
Luigi, un uomo di 46 anni padre di sette figli, lunedì scorso si è tolto la
vita.
Era una persona dal carattere mite che ha sempre lavorato . Da ragazzo ha
imparato il mestiere del carpentiere edile e del muratore e d'allora ha lavorato
in questo settore. Le ditte che l'hanno conosciuto sapevano che si trattava di
un lavoratore serio e capace.
Molto giovane si sposa e forma la sua famiglia dalla quale nascono tre figli.
Dopo qualche anno arriva la separazione, ma i rapporti restano sempre buoni.
Luigi continua a lavorare e a prendersi cura dei suoi figli anche a distanza. Si
rifà una famiglia con una nuova compagna dalla quale avrà quattro figli.
Luigi dà il massimo per la nuova famiglia, ma anche per i figli del primo
matrimonio. Non perde una giornata di lavoro. Durante i giorni di festa o quando
ha qualche giorno libero fa piccole riparazioni per proprio conto per integrare
il salario.
Con il sacrificio del suo lavoro riesce a far fronte alle esigenze di tutti i
figli, ristruttura, un po' alla volta, la sua abitazione e compra qualche mobile
per renderla ancora più bella. Con il suo lavoro non fa mancare nulla a casa.
Ma da qualche mese, con l'acuirsi della crisi economica , comincia a lavorare
di meno. Quello che guadagna non è più sufficiente per provvedere ai bisogni
della sua famiglia, come ha sempre fatto. La crisi è veramente molto dura e
nell'edilizia ha colpito molto forte.
Il fatto di abitare nel ghetto di Ciccarello palazzine, dove gli svantaggi
sociali si sommano e non si riesce ad ottenere alcun aiuto economico, ha
sicuramente peggiorato la situazione.
Negli ultimi giorni era molto triste. Il suo dolore silenzioso lo ha portato
alla tragica decisione di porre fine alla sua esistenza. Lo ha fatto con una
corda al collo e lasciando un biglietto con il quale si è scusato con i suoi
familiari.
Luigi era un uomo onesto e laborioso della nostra città e un membro della
comunità rom. Era uno dei tanti rom che lavorano duramente per portare il pane a
casa con il sudore della propria fronte. Apparteneva a quella maggioranza onesta
di cittadini rom di cui nessun parla.
Quella maggioranza costituita da uomini e donne che lavorano e che, come tutti
gli altri cittadini, soffrono per la crisi attuale. La loro sofferenza è però
più forte, perché sono costretti, come altre persone escluse, ad affrontare la
crisi dallo stato di emarginazione in cui sono stati "relegati".
Il gesto drammatico di Luigi va letto, anche, come una richiesta di aiuto, alla
quale è necessario dare una risposta. Prima di tutto bisogna pensare alla sua
famiglia , la moglie e i figli, soprattutto i più piccoli. Non devono essere
lasciati soli di fronte a questo dramma umano.
Va fatta, poi, una seria riflessione sulla necessità di togliere dai ghetti
questi nostri cittadini.
Reggio Calabria, 9 marzo 2013
Il presidente Marino Giacomo
Di Fabrizio (del 12/03/2013 @ 09:01:45, in Europa, visitato 1608 volte)
Da
British_Roma
EUopserver.com
- BY VALENTINA POP - L'autrice è una giornalista rumena e corrispondente da Berlino per EUobserver
Graffito a Bucarest, che critica l'avidità dei politici locali (Photo:
Valentina Pop)
BERLINO - "Questi fottuti Rumeni. E Bulgari. Invadono i nostri paesi,
abusano della nostra assistenza sociale, rubano i nostri lavori, probabilmente
anche le nostre auto e portafogli..."
Nessuno politico tedesco o britannico lo direbbe così brutalmente, ma il
senso è quello.
I ministri degli interni di Gran Bretagna, Germania, Austria e Paesi Bassi
stanno "cucinando" assieme un piano su come limitare il "turismo del welfare" di
Bulgari e Rumeni.
Eliminare le restrizioni al mercato del lavoro l'anno prossimo? Ma per
carità!
Scrive il Daily Mail, sulla base delle cifre di Scotland Yard, che a Londra
un Rumeno su tre ò è un ladro o un violentatore in carcere. Negli ultimi cinque
anni, sempre a Londra, sono stati arrestati quasi 30.000 Rumeni.
Ma con circa 300.000 arrestati ogni anno, britannici e non, gli arresti di
Rumeni ammontano a circa... il due per cento della cifra totale. E stiamo
parlando di sospettati di crimine, non ancora processati - tra di loro ci
possono essere persone accusate ingiustamente.
La domanda vera è: cosa ha a che fare la libertà di lavorare in Gran Bretagna
con la cattura dei criminali?
E perché i conservatori britannici stanno assecondando il partito anti
immigrati UKIP (United Kingdom Independence Party, ndr.) su questo
tema?
Sul serio i politici britannici sono dell'idea che i Rumeni siano per natura
più inclini al crimine rispetto ad altre nazionalità?
Già stanno giocando con l'idea di restringere l'accesso all'assistenza
sanitaria, ai benefici sociali e al lavoro per i Rumeni. Cosa dobbiamo
aspettarci: cartelli sulle vetrine dei negozi "Vietato l'accesso ai Rumeni"?
Parimenti, il dibattito in Germania sul "turismo del welfare", sta scaldando
particolarmente i conservatori bavaresi. La Baviera sarà il campo di battaglia
per le prossime elezioni regionali e federali il 22 settembre. Ed il tema
dell'immigrazione, paga. Allargamento dell'area Schengen a Romania e Bulgaria?
Lasciare che questi gangster corrotti diventino i guardiani delle frontiere
orientali della UE? Nein!
Il ministro degli interni Hans-Peter Friedrich, conservatore bavarese, ha
persino suggerito il divieto d'ingresso ai Rumeni rimpatriati per aver "abusato"
del sistema tedesco del welfare.
"Quelli che vengono per lavorare sono i benvenuti, ma non possiamo accettare
chi viene qui solo per i benefici sociali", è il mantra favorito di questi
giorni per Friedrich.
Non lo dice, ma si riferisce alle famiglie rom che hanno diritto a circa 200
euro a bambino ogni mese, e di solito hanno diversi figli.
Dato che centinaia di migliaia di Rom hanno passaporti rumeni, il termine
"Rumeno" spesso è un eufemismo al posto del razzista "zingaro".
Come Rumena, è triste che, 24 anni dopo il collasso del comunismo e col sogno
della libertà che finalmente sembrava realizzarsi, Romania e Bulgaria rimangano
i paesi più poveri della UE, con seri problemi sociali e le élite politiche
motivate da interessi meschini. Sì, la corruzione è una questione seria. La
gente npon ha fiducia nella polizia o nei giudici.
Ma ci sono anche paesi in cui la gente sta iniziando a lottare per ciò in cui
crede. In Bulgaria le proteste di pazza hanno appena rovesciato un governo. La
Romania fece lo stesso l'anno scorso.
Protestano contro i politici corrotti, contro le grandi corporation che
distruggono le campagne in cerca di oro o di gas, vogliono piste ciclabili,
parchi per far giocare i loro bambini. Una vita normale.
Allora, Germania e Gran Bretagna, non preoccupatevi, non ci sarà un'invasione
di massa. Piuttosto, una rivoluzione di velluto.
Osservatorio Balcani e Caucaso Romania: nonostante lo humor,
Schengen è lontana - di
Daniela Mogavero 6 marzo 2013
Shutterstock.com
"Qui il tempo è pessimo". "Venite da noi allora!". Botta e risposta all'insegna
dello humor tra Gran Bretagna e Romania. Ma la questione è maledettamente seria
e riguarda la libertà di circolazione in seno all'Ue. Abbiamo incontrato il
ministro degli Esteri rumeno Titus Corlatean
Lo humor inglese ha contagiato anche Bucarest. Forse per seguire il vecchio
adagio secondo cui "chi è disprezzato suole ripagare con la stessa moneta"
oppure proprio per dimostrare un grande spirito di accoglienza e prendere in
contropiede Londra, il governo romeno ha messo in campo una fine e "saggia"
strategia di comunicazione in Gran Bretagna, in risposta ai "timori" inglesi di
una possibile invasione di lavoratori romeni (e bulgari) all'indomani della
caduta delle restrizioni per i lavoratori stranieri.
Un'esperienza ben riuscita ma che non bisogna applicare ovunque in Europa, per
esempio in Italia "non servirebbe", parola di Titus Corlatean, ministro degli
Esteri romeno, secondo cui Roma ha avuto un atteggiamento realmente europeo e ha
dato l'esempio ad altri Paesi Ue. Una frase ancora più "pesante" se paragonata
alla nuova chiusura della Germania all'ingresso della Romania in Schengen,
ultimo capitolo di una lunga storia.
"In Gran Bretagna la comunità romena è ben radicata e dà un grande contributo,
di certo non ha dimensioni simili a quella presente in Italia, ma per ragioni e
obiettivi politici nei mesi scorsi alcuni media hanno lanciato una campagna che
parlava della possibile 'invasione' di romeni e bulgari dal primo gennaio 2014
quando le restrizioni al mercato del lavoro britannico verranno eliminate - ha
spiegato a OBC il titolare della diplomazia romena in visita a Roma - per questo
abbiamo lanciato una campagna a nostra volta: una strategia su due binari, una
per i media e una per la società civile. Punto focale il sense of humor. Abbiamo
invitato i britannici a venire in Romania e quindi a "invadere" il Paese".
Una contro-strategia con slogan come: "Metà delle nostre donne somiglia a Kate.
L'altra a sua sorella". Oppure con cartelloni pubblicitari che facevano
riferimento allo scandalo di cui è stato protagonista il principe Harry,
fotografato nudo in un hotel di Las Vegas: "Il principe Carlo ha comprato una
casa in Romania nel 2005. E qui Harry non è mai stato fotografato nudo".
Per Corlatean la campagna è stata "apprezzata ed è stata saggia: avrà
conseguenze positive". Nei cartelloni che riportavano i simpatici spot anche
l'invito a trasferirsi in Romania in tempi di crisi: "Avete un clima cattivo,
non avete lavoro, non avete casa? Brutta storia. Perché non venite a vivere
qui?".
Secondo i media britannici tra il 2014 e il 2019 potrebbero arrivare in Gran
Bretagna 250mila tra romeni e bulgari, con relative conseguenze sul mercato del
lavoro. E a Downing Street, dove la mossa di Bucarest ha preso in contropiede le
autorità, si valutano altri progetti per dissuadere gli ultimi arrivati tra i
nuovi europei dal trasferirsi perché bisogna sfatare il mito che "le strade
siano lastricate d'oro" nel Regno Unito, ha sottolineato una fonte ministeriale
inglese.
Si pensa a rendere più difficile l'accesso ai servizi pubblici, il rimpatrio
forzato per chi non trova un impiego entro tre mesi, una campagna negativa sulla
mancanza di posti di lavoro e sulle terribili condizioni meteo. Deterrenti
sufficienti?
Un piano "pubblicitario" e di pulizia di immagine del genere non serve invece in
Italia, il ministro degli Esteri Corlatean ne è sicuro al 100%. "In Italia c'è
un ottimo livello di integrazione. Quando vengo qui non riesco a distinguere tra
italiani e romeni. Penso che condividere i comuni valori della latinità faccia
la differenza - ha continuato il ministro - la maggior parte dei romeni in
Italia è ben integrata, paga le tasse, lavora. Si sono verificati casi gravi e
difficili in passato - ha ammesso Corlatean - ma siamo sempre stati a favore di
una dura applicazione della legge, per il resto abbiamo accolto con favore lo
spirito di collaborazione delle autorità e l'eliminazione delle restrizioni per
i lavoratori romeni già dal gennaio del 2012".
Per il ministro questo è ed è stato "un ottimo esempio di quello che dovrebbe
essere veramente l'Europa. L'Italia ha dato un buon esempio ad altri paesi in Ue
in questi tempi ancora così complicati".
Parole forse premonitrici di un peggioramento dei rapporti in Europa. Il fronte
dei contrari a Bucarest e Sofia in Schengen, infatti, ha ripreso corpo e sembra
più agguerrito che mai. La Germania ha dichiarato di essere pronta a porre il
veto sull'ingresso dei due Paesi nell'area di libera circolazione. Il ministro
federale dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, si è detto allarmato dal forte
afflusso di rom provenienti dai Balcani e che sono giunti in Germania nei mesi
scorsi per usufruire di benefici sociali.
E proprio il 7 marzo i ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Ue sono
chiamati a decidere nuovamente sull'allargamento di Schengen. Berlino, però, ha
già dichiarato battaglia. Se questo ordine del giorno rimarrà sul tavolo la
Germania voterà contro: "Se Bulgaria e Romania insisteranno su una votazione,
l'iniziativa fallirà per il veto tedesco". Nella precedente riunione sul tema
dell'ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen era stata l'Olanda a mettere i
bastoni tra le ruote all'allargamento sostenendo che i due Paesi avrebbero
dovuto incrementare la propria lotta e migliorare i propri strumenti contro la
corruzione e il crimine organizzato.
Di Fabrizio (del 13/03/2013 @ 09:07:06, in Italia, visitato 1333 volte)
Corriere Immigrazione di Stefano Galieni, 10 marzo 2013
Nel lato oscuro dei grandi eventi che modificano il volto delle città ricade
anche la finanziarizzazione dei rom. Ne parla Alessia Candito nel suo libro Chi
comanda a Milano.
Chi comanda a Milano è un'inchiesta vecchio stile che si snoda attorno agli
aspetti visibili, gli intrecci opachi o letteralmente mafiosi e criminali che
gravitano attorno a Expo 2015. Nel libro, edito da Castelvecchi, Candito
ricostruisce sette anni di azione politica, si fanno nomi e cognomi dei
personaggi che sono stati e sono parte di speculazioni immobiliari, progetti di
cementificazione, devastazione ambientale e urbanistica. Ma in queste pagine si
parla anche dell'utilizzo cinico di rom e migranti.
Cos'è la finanziarizzazione dei rom cui dedica un capitolo del libro?
"La fortunata espressione non è mia, ma di Mario De Gaspari, ex sindaco di
Pioltello e voce critica della sinistra milanese. È stato lui per primo a
denunciare come per trasformare terreni agricoli o vincolati in edificabili
siano stati utilizzati anche gruppi di rom, volutamente tenuti nel degrado più
assoluto e trasformati in bomba sociale per rendere possibile la trasformazione
di destinazione d'uso di un'area o la “ristrutturazione” o “riqualificazione di
una struttura”. Queste paroline magiche devono sempre mettere sull'avviso: nella
maggior parte dei casi nascondono sempre grandi speculazioni a beneficio dei
soliti noti. In più, in omaggio, il centrodestra meneghino otteneva anche
consenso alimentato dalla paura, indotta e relativa al presunto allarme rom".
A suo avviso, c'è un legame strutturale fra la demonizzazione dei rom, che si è
fatta a Milano e in altre città, e le speculazioni edilizie?
"Non ho dati per affermarlo, ma non mi stupirebbe scoprirlo. Del resto, si
tratta di un metodo collaudato. E i grandi costruttori italiani non si sono mai
dimostrati schizzinosi al momento di fare affari: soci improbabili, metodi
ingiustificabili e devastazioni ambientali sono una costante".
Oltre che contro i rom, per anni a Milano sono state emesse ordinanze che
avevano come obiettivo gli immigrati in base a un'idea securitaria della città.
Cosa ne pensa?
"E' paradossale che Letizia Moratti e il suo vicesindaco Riccardo De Corato per
anni abbiano declinato la parabola sicurezza a forza di ordinanze anti kebabbari,
coprifuoco e sgomberi, proprio negli anni in cui più palesemente Milano si è
riscoperta totalmente infiltrata, o meglio colonizzata dalla criminalità
organizzata, in particolare dalla 'ndrangheta. Gli uomini delle 'ndrine – e lo
dicono la cronaca e le inchieste – non solo sono radicati da decenni a Milano e
in Lombardia, ma sono ospiti fissi di salotti buoni e grandi appalti. Del resto,
sono gli unici oggi che abbiano liquidità cash. E per questo risultano molto
graditi".
Oltre alla questione rom, lei accenna al fatto che in molti cantieri si utilizza
manodopera irregolare spesso immigrata. Hai esempi concreti di tale
sfruttamento?
"Ci sono diversi esempi di cui accenno, sono troppe le storie in proposito su
cui vale la pena continuare a indagare, ma non è un'esclusiva milanese. Basta
entrare in un qualsiasi cantiere da Canicattì a Bolzano per vedere come sono
sempre i lavoratori migranti, volutamente tenuti in condizioni di clandestinità,
a doversi sobbarcare i lavori più onerosi per paghe da fame. È in fondo il senso
della Bossi-Fini: creare una manodopera a basso costo, prona ed estremamente
ricattabile".
Che ruolo gioca in tale contesto la presenza delle grandi organizzazioni
criminali?
"Il radicamento delle organizzazioni criminali e della 'ndrangheta, in
particolare a Milano, non è recente, sono più di 40 anni che attraverso
l'istituto del soggiorno obbligato, numerose famiglie si sono stabilite in
Lombardia e in tutto il nord. Hanno avuto a disposizione numerosa liquidità e
sono entrate nell'economia come attori economici, come Mani Pulite insegna.
Molte persone più preparate di me hanno scritto testi molto validi e argomentati
in proposito. Su un dato credo si possa essere tutti concordi. In questo sistema
politico ed economico le 'ndrine giocano un ruolo da protagonista che solo
mettendo in discussione il sistema si potrà modificare".
Cosa è cambiato con la giunta Pisapia?
"Nonostante le elevatissime aspettative, la situazione è cambiata poco o nulla.
Le operazioni cosmetiche non possono bastare".
Abruzzo INDEPENDENT di Marco Beef - mercoledì 06 marzo 2013, 21:38 (vedi
anche
L'angolo del cretino, 24 maggio 2012)
Marco Romandini (Lega Nord) e Lorenzo Sospiri (Pdl) denunciati da famiglie
rom per discriminazione razziale
PDL E LEGA NORD DENUNCIATI PER XENOFOBIA. L'onorevole della Lega Nord Marco
Rondini e il responsabile del coordinamento del Popolo delle Libertà di Pescara
Lorenzo Sospiri - anche se all'epoca dei fatti era Federica Chiavaroli - saranno
in tribunale, tra poche ore, per la citazione in giudizio da parte di alcune
famiglie rom (Guarnieri, Spinelli, Di Rocco) e le associazioni Rom
Sinti@Politica Abruzzo e Asgi (Associazione per gli studi giuridici
sull'immigrazione) per discriminazione razziale.
Gli avvocati che hanno presentato la denuncia querela sono Nazzarena Zorzelli,
Daniela Consoli e Michela Manente. La vicenda risale ai fatti successivi
l'omicidio di Domenico Rigante, avvenuto la sera del primo maggio del 2012, per
mano di un commando di rom.
LA MANIFESTAZIONE ANTI-ROM, I COMUNICATI E I MANIFESTI. Il sabato successivo
venne indetta una manifestazione, subito definita "Anti-Rom", a Pescara alla
quale parteciparono, oltre agli ultras del Pescara (Domenico Rigante era membro
dei Pescara Rangers), 2mila persona. Nell'occasione vennero esposti manifesti
contro la popolazione rom, come, ad esempio, quello con la scritta "avete cinque
giorni per cacciarli". L'ufficio stampa della Lega Nord Abruzzo diramò un
comunicato "per l'allontanamento degli zingari da Pescara". Nella
denuncia/querela si fa riferimento anche ai manifesti 6x3, affissi da parte del
Popolo delle Libertà, sui cartelloni del territorio comunale: "Abbiamo mantenuto
gli impegni. Via i rom dalle case popolari".
LA REAZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL. Il fatto sollevò l'indignazione della
comunità internazionale, tanto che anche Amnesty International è intervenuta
sulle autorità italiane affinché venissero prese tutte le misure necessarie per
proteggere la comunità dei rom da intimidazioni e attacchi violenti. L'organizzazione
per i diritti umani ha condannato pubblicamente la violenza razzista,
l'incitamento all'odio razzista e all'odio razziale, ed ha chiesto alle autorità
di avviare immediate indagini e su atti di violenza a stampo razzista.
LA LEGGE MANCINO. La legge Mancino, dal nome dell'allora ministro dell'interno
che ne fu proponente, condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia
nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla
discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali. Il
dispositivo all'art.1 prevede: la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la
multa fino a 6.000 euro per chi propaga idee fondate sulla superiorità o
sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di
discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; la
reclusione da sei mesi a quattro anni per chi, in qualsiasi modo, incita a
commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi
razziali, etnici, nazionali o religiosi. È vietata ogni organizzazione,
associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla
discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o
religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o
gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto
della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro
anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni,
movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei
anni.
Di Fabrizio (del 15/03/2013 @ 09:09:08, in Europa, visitato 1318 volte)
Criticato il percorso d'integrazione sostenuto da Bourgeois -
10/03/13 - 18h01 Source: belga.be - édité par:
Michael
Bouche
Geert Bourgeois (N-VA), ministro fiammingo all'immigrazione, vorrebbe
ottenere dall'Unione Europea l'autorizzazione ad imporre ai Rom di seguire il
percorso fiammingo d'integrazione ("inburgering") anche
in caso avessero la nazionalità di uno degli stati membri. Riportata sabato
dalla stampa, l'idea è stata criticata domenica dal Centro per le Pari
Opportunità.
Il direttore del centro, Jozef De Witte, ha giudicato "poco intelligente",
vale a dire discriminatorio, obbligare i Rom a seguire il percorso sulla base di
una selezione etnica. "Se il ministro vuole imporlo ai soli Rom, dovrà
individuarli ed operare su selezione razziale", ha detto durante la trasmissione De
Zevende Dag.
Il ministro ha risposto di non riferirsi specificatamente ai Rom, ma a tutti
i cittadini dell'Unione Europea. Tuttavia, la sua proposta ha scarse probabilità
di essere autorizzata, viste le norme europee in materia di libera circolazione
delle persone.
Ha anche difeso la politica fiamminga sull'integrazione dalle critiche, in
particolare quelle sul suo carattere vincolante. Ha detto: "Vogliamo rendere le
persone più forti e dar loro una possibilità".
Di Fabrizio (del 16/03/2013 @ 09:06:25, in Regole, visitato 1690 volte)
COMUNICATO STAMPA SPOSA BAMBINA: LA MONTAGNA PARTORI' UN TOPOLINO
ROM ASSOLTI DAI REATI DI VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO, RIDUZIONE IN SCHIAVITU' E
MALTRATTAMENTI
Nessuna violenza sessuale di gruppo. Nessuna riduzione in schiavitù, né
alcuna tratta degli esseri umani. Nessun maltrattamento su minorenne. Nessun
matrimonio forzato. E' netta la sentenza pronunciata oggi dal
Tribunale di Pisa nel processo cosiddetto "della sposa bambina".
Ricordiamo brevemente i fatti. Nel 2010 vengono arrestati sette rom del campo di
Coltano: secondo l'accusa, avevano portato in Italia una minorenne kosovara,
costringendola a sposarsi, riducendola in schiavitù e compiendo su di lei abusi
e violenze sessuali. Nel corso del processo, il Pubblico Ministero ha ipotizzato
anche forme di pressione e di violenza psicologica.
La sentenza di oggi ha demolito questo castello di accuse: a carico degli
imputati resta solo il reato di immigrazione clandestina, per il quale la difesa
ricorrerà in appello.
Si tratta però, è bene dirlo, di una condanna che cambia radicalmente il senso
del processo. Era stato disegnato un quadro fatto di rom primitivi e violenti,
dediti allo sfruttamento dei minori e al maltrattamento delle donne; una
comunità in cui i matrimoni sono forzati e la volontà delle spose è calpestata.
Un vero e proprio catalogo dei peggiori pregiudizi sui rom.
Oggi, quel che resta di queste accuse è il semplice ingresso irregolare in
Italia. Un reato che non configura una violenza sulle persone, e che dipende da
semplici fatti amministrativi: solo per fare un esempio, se la ragazza fosse
stata cittadina albanese anziché kosovara, non esisterebbe reato (l'entrata
dall'Albania, infatti, non richiede visto di ingresso).
Ma ciò che è più grave in questa vicenda è il coinvolgimento del Comune di Pisa
e della Società della Salute. Sin dall'inizio, gli amministratori di questa
città hanno utilizzato il processo per diffondere veleni sulla comunità rom. Il
Comune ha condannato gli imputati prima ancora della sentenza: ricordiamo che
una giovane donna è stata sfrattata con i suoi cinque figli (l'ultima di appena
sei mesi) perché coinvolta nella vicenda processuale.
Noi chiediamo che sia restituita la dignità a persone che per mesi sono state
ingiustamente umiliate. Chiediamo al Comune di rispettare la Costituzione, e
quindi di revocare tutte le misure punitive a carico degli imputati (a partire
dagli sfratti), finché non si giungerà alla fine dei tre gradi di giudizio: è
l'unico modo per rimediare ai gravi danni, materiali e morali, inflitti a queste
famiglie.
Il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno alle persone ingiustamente
accusate di crimini odiosi, ma anche alla giovane minorenne kosovara (la
cosiddetta "sposa bambina"): vittima di una vicenda più grande di lei, vittima
di vergognose strumentalizzazioni politiche da parte del Comune.
ASSOCIAZIONE AFRICA INSIEME
Da Agostino Rota Martir
La sentenza di oggi della Corte d'Assise di Pisa sul caso "la sposa-bambina",
assolve tutti e quanti i Rom accusati di quelle pesanti accuse: rapimento,
riduzione in schiavitù, violenza sessuale di gruppo e maltrattamento. In 15
udienze è stato possibile dimostrare la falsità di tali accuse e la loro
inconsistenza, questo grazie anche al lavoro paziente e attento degli avvocati,
che hanno saputo smontare il castello accusatorio.
Ricordo che fin dall'inizio di questa triste vicenda, i rom del campo hanno
sempre sostenuto l'assurdità di tali accuse, ma pochi ci hanno creduto qui a
Pisa, eccetto coloro che hanno voluto conoscere e ascoltare la voce dei Rom.
Anche alcune Associazioni Rom Italiane hanno preferito prendere le distanze!
La stampa locale, diversi operatori del comune, assistenti sociali (quasi tutti)
e amministratori fin dall'inizio hanno sentenziato, condannato, mantenendo anche
un atteggiamento di tortura psicologica verso i rom coinvolti.
L'opinione pubblica è stata infettata dal virus dell'intolleranza, attraverso
gli articoli dei giornali, sopratutto quelli a firma di Candida Virgone, apparsi
su Il Tirreno di Pisa.
Alla luce dell'odierna sentenza sarebbe interessante ed educativo andare a
rileggersi quei "racconti fantascientifici" (orrendi) della giornalista: una
vera vergogna che disonora e offende chi onestamente e con competenza si dedica
a tale attività. (ne tengo copia di questi orrendi articoli)
Gli artefici di questa assurda follia non sono i Rom, come si è voluto far
credere, (giornali parlavano di orrore), ma altri e sopratutto chi era
incaricato di lavorare per la cosi detta "integrazione". Questa follia ha un
nome si chiama "Città Sottili", che in un certo senso ha permesso, incubato, ha
sollecitato e partorito il mostro del pregiudizio, sono molti i complici che a
titolo diverso vi hanno preso parte. Una delle loro colpe è la disumanità che
hanno perseguito per tutto questo tempo, ma ce ne sarebbero altre, altrettanto
gravi..che a suo tempo verranno elencate e discusse.
Di tutto questo è rimasto "solo" il reato di immigrazione clandestina, con il
massimo della pena previsto dalla Legge Bossi-Fini, 5 anni. Sono tanti e questo
ha un po' spento la gioia e la soddisfazione dei Rom e loro famigliari. [...]
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