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La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Barbara Breyhan (del 07/03/2013 @ 09:05:30, in Europa, visitato 1379 volte)

L'immigrazione in Germania di Rom che sfuggono alla povertà - "La salvezza dell'Europa dell'Est non è in Germania" Di TIMO FRASCH e YVONNE STAAT Frankfurter Allgemeine

23.02.2013 - Rose, il presidente del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom tedeschi, nell'edizione domenicale del Frankfurter Allgemeine mette in guardia dal relegare i Rom alla sfera della criminalità. Secondo la sua opinione, tuttavia, la Germania non è neanche in grado di risolvere i loro problemi nei paesi di origine. Questo anche a causa del sistema di sfruttamento dei Rom da parte dei clan, come dimostra un'indagine della FAS (edizione domenicale del Frankfurter Allgemeine, ndr.)

Nella foto: Romani Rose. In quella precedente: Berlino - il memoriale ai Sinti e i Rom uccisi durante il nazismo (immagini © DPA)

Romani Rose, presidente del Consiglio Centrale dei Sinti e Rom tedeschi, ha invitato giornalisti e politici a "non relegare alla sfera della criminalità, persone che vengono qui a causa della mancanza di prospettive nel loro paese di origine". Dalla politica si aspetta onestà, ovviamente, nel modo di riferirsi all'immigrazione dovuta alla povertà, ma mette in guardia severamente dall'etnicizzare il problema, perché ciò escluderebbe e stigmatizzerebbe nuovamente tutta la minoranza Rom. L'antiziganismo, afferma Rose, deve essere messo al bando allo stesso modo dell'antisemitismo.

Rose ha esortato il Governo a non piantare in asso i comuni con un alto numero di immigrati a causa della povertà nei paesi di origine. Nell'intervista all'edizione domenicale del Frankfurter Allgemeine (FAS) ha anche affermato, tuttavia, che la Germania non è in grado di risolvere gli enormi problemi riguardanti i Rom nemmeno nei loro paesi di origine. "La salvezza dell'Europa dell'Est non è in Germania", ha detto Rose, "non si può consigliare a Rom dalla Romania o dalla Bulgaria, bisognosi di aiuto, di venire in Germania, perché sono in numero troppo elevato e molti sarebbero poi dipendenti da contributi dello Stato.

Rose ha esortato il Governo tedesco ad "esercitare, piuttosto, molta più pressione su paesi come la Romania o la Bulgaria, affinché si decidano finalmente ad agire contro l'emarginazione e contro il razzismo". Tutto questo assume ancora più importanza se si considera che "addirittura nell'Europa occidentale troviamo politici come Berlusconi che fanno dell'antiziganismo uno strumento di campagna elettorale".

Gravi abusi sull'infanzia

L'assistente pedagogico Norbert Ceipek, che da anni a Vienna si occupa di bambini rom trascurati o abusati, nell'edizione domenicale del Frankfurter Allgemeine ha duramente criticato il sistema di sfruttamento minorile predominante in molti clan di Rom. Secondo la sua conoscenza, i capi-clan - ricchi sfondati - tengono in schiavitù per debiti i loro subalterni. I bambini vengono sistematicamente tenuti lontani dall'istruzione e destinati all'accattonaggio o alla prostituzione nell'Europa dell'Est, per accrescere, in quei paesi, la ricchezza dei capi-clan. "Ciascun bambino deve consegnare 350 euro al giorno", ha affermato Ceipek, "si può quindi fare un calcolo di quanto guadagni in un anno un singolo capo-clan, considerando che almeno sette o più bambini, in diverse città, lavorano contemporaneamente sulla strada per lui. E stiamo parlando soltanto dei guadagni ottenuti con lo sfruttamento minorile".

Quando un bambino non racimola tutta la somma richiesta, la sorvegliante mandata nell'Europa dell'Est con i bambini viene messa sotto pressione, perché a fine mese non è stata in grado di consegnare la somma stabilita agli intermediari al comando del capo-clan. A questo punto non è inusuale che i bambini rom vengano fatti prostituire per un paio di giorni per raggiungere la somma del denaro mancante.


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Di Fabrizio (del 08/03/2013 @ 09:08:58, in Europa, visitato 1715 volte)

Reset 5 marzo 2013 di Francesca Gnetti - Da Reset-Dialogues on Civilizations

La Barbuta è l'ultimo "villaggio attrezzato" destinato alla comunità rom costruito a Roma e il primo inaugurato dall'attuale amministrazione comunale. E' recintato e provvisto di un sistema di videosorveglianza e di identificazione e di un registro all'entrata e all'uscita. Famiglie intere composte anche da otto persone vivono in container le cui dimensioni variano tra i 24 e i 40 metri quadrati. Il centro abitato più vicino è a due chilometri e mezzo di distanza e per raggiungerlo si deve camminare su una strada senza marciapiede. A La Barbuta e negli altri sette insediamenti attrezzati della capitale vivono quasi duemila minori, mentre altri 1.200 si trovano negli insediamenti informali sparsi sul territorio del comune.

Il rapporto Rom(a) underground presentato a Roma il 19 febbraio dall'Associazione 21 Luglio denuncia come le politiche del Piano Nomadi inaugurato dal sindaco Gianni Alemanno tra febbraio e giugno del 2009 non solo non salvaguardano i diritti dei minori rom, ma spesso creano le condizioni che ne favoriscono la violazione. Abitazioni inadeguate, mancanza di spazi esterni in cui giocare, condizioni igienico-sanitarie critiche, la distanza dalla scuola condizionano fortemente la possibilità di inclusione sociale dei minori rom, limitano le loro opportunità di crescita, scoraggiano la frequenza scolastica e quindi compromettono il loro diritto all'istruzione, alla sanità, alla sicurezza, al gioco e alla famiglia. "Nascere rom a Roma significa avere più probabilità di essere sottopeso, di avere patologie fisiche e psicologiche, di vivere l'esperienza del carcere, di essere esclusi dalla società", ha detto il presidente dell'Associazione 21 Luglio, Carlo Stasolla, durante la presentazione del rapporto.

Ma le condizioni di vita delle comunità rom nel resto d'Europa non sono molto migliori, tanto che il 5 aprile 2011 la Commissione europea ha adottato il 'Quadro dell'Ue per le strategie nazionali di integrazione dei rom fino al 2020' con cui invita gli Stati membri a mettere in atto politiche volte a migliorare la situazione sociale ed economica dei rom. Alcuni studi hanno dimostrato che la maggior parte delle famiglie rom che vivono in Europa presenta una speranza di vita inferiore in media di dieci anni rispetto al resto della società. E un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) del 2009 ha denunciato che nei paesi dell'Europa orientale i tassi di mortalità infantile dei bambini rom sono da due a sei volte più alti rispetto a quelli dei bambini non rom a causa della maggiore esposizione ai rischi, della discriminazione nell'accesso ai servizi pubblici e sanitari e della mancanza di informazioni.

Il sentimento anti-rom che si respira in molte società europee si traduce spesso in politiche locali e nazionali che hanno come diretto risultato la segregazione della comunità rom dal resto della società, in aperta violazione degli obblighi internazionali, tra cui l'articolo 2 della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che specifica che tutti i minori devono essere tutelati "a prescindere da ogni distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria".

Con una popolazione stimata tra i 10 e i 12 milioni di persone in Europa (di cui circa sei milioni all'interno dell'Unione) i rom sono la più grande minoranza etnica nel vecchio continente. Sono per la maggior parte cittadini europei, ma questo non li sottrae dal rischio di marginalizzazione, di violazione dei diritti umani e di attacchi razzisti in quasi tutti i paesi in cui vivono. E poco conta l'orientamento politico dei governi, come dimostra il caso della Francia, dove lo smantellamento dei campi rom, uno dei cavalli di battaglia dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, non si è fermato con l'elezione del socialista Francois Hollande a maggio dello scorso anno.

Persino nella civile Germania ai rom è di fatto negato il diritto di lavorare legalmente (benché infatti i migranti provenienti dalla Bulgaria e dalla Romania possano risiedere legalmente in Germania in quanto cittadini dell'Unione Europea dal 2007, per il momento le leggi sul lavoro impediscono loro di svolgere un impiego che potrebbe essere occupato da un tedesco), mentre la prospettiva di abolire nel 2014 le restrizioni straordinarie alla libera circolazione dei cittadini bulgari e romeni ha scatenato nel Regno Unito la fobia di una migrazione in massa dei rom. Un rapporto della Caritas sull'impatto della crisi europea ha invece denunciato che in Portogallo i rom sono tra i gruppi sociali vulnerabili maggiormente colpiti dalle misure di austerità varate dal governo per far fronte alle difficoltà finanziarie.

In Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca gli attacchi contro i cittadini rom a opera dei gruppi di estrema destra sono quasi all'ordine del giorno. Il mese scorso la proposta di una formazione politica di estrema destra romena di offrire 300 euro a ogni donna rom che accetti di essere sterilizzata è stata avallata anche dal presidente dei giovani liberali Rares Buglea e il sindaco di Baia Mare, una città dell'arretrato nord del paese, ha ordinato la costruzione di muri attorno alle aree abitate dai rom. A Bucarest i rom sono concentrati nei sobborghi più degradati della città, dove mancano fognature, acqua potabile ed elettricità e l'organizzazione non governativa Romani Criss ha documentato cinquanta casi negli ultimi dieci anni di rom attaccati o uccisi in incidenti con la polizia.

In Slovacchia migliaia di bambini rom sono ancora costretti a frequentare scuole speciali per allievi con problemi mentali, oppure sono segregati in classi separate per evitare i contatti con gli altri studenti.

Lo scorso aprile le autorità serbe hanno sgombrato il campo di Belvil, alla periferia di Belgrado, dove vivevano oltre mille persone, che non erano state adeguatamente informate e che sono state costrette a traslocare in container disseminati in insediamenti difficilmente accessibili oppure a spostarsi nel sud del paese.

In questo contesto, gli obiettivi comuni nei confronti dei cittadini rom posti dalla Commissione Europea a complemento della strategia politica "Europa 2020" a sostegno dell'occupazione, della produttività e della coesione sociale, risultano di importanza fondamentale. Secondo il Quadro dell'Unione, i settori in cui occorre impegnarsi a livello nazionale per migliorare l'integrazione dei rom sono l'accesso all'istruzione, l'occupazione, l'assistenza sanitaria e l'alloggio. Secondo Viviane Reding, commissaria Ue per la Giustizia e vicepresidente della Commissione, gli Stati membri hanno realizzato il loro impegno presentando diverse strategie, ma devono però "cambiare marcia e intensificare le loro azioni prendendo misure più concrete, fissando obiettivi chiari, stanziando finanziamenti appositi e stabilendo validi meccanismi di monitoraggio e valutazione". Un'evoluzione che sembra ancora difficilmente realizzabile in Italia, soprannominata "il paese dei campi", dove nella realtà sotterranea e invisibile della comunità rom si compromettono ogni giorno il presente e il futuro di migliaia di giovani.

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Di Fabrizio (del 09/03/2013 @ 09:08:23, in Kumpanija, visitato 1358 volte)

"I Rom uccidono i cavalli" Mediaroma (NdR: conosco allevatori rom di cavalli, in Lombardia e altrove. Magari non sarà così per tutti, ma per loro è quasi un tabù: non alleverebbero mai un animale, ma neanche un pollo - per fare un esempio, per macellarlo. Lettura consigliata Raccontino)

La dichiarazione di Nihal Kobal, presidentessa della Camera dei Macellai di Sakarya, in cui lamenta che i Rom macellerebbero cavalli, ha suscitato reazioni tra gli stessi (regione di Marmara). Il presidente dell'associazione locale dei Rom, Orhan Tanyel, ha detto che presto faranno una denuncia in merito a tale dichiarazione.

La dichiarazione di Nihal Kobal nasce da voci secondo cui carne di cavallo verrebbe venduta di nascosto ad un ristorante di Sakarya. Secondo lei i cavalli verrebbero macellati dai Rom del posto. Orhan Tanyel, presso la sede della sua associazione, ha fatto una contro-dichiarazione stampa sulla questione, in cui afferma: "Perché Kobal se la prende solo coi Rom? E' possibile che qualcuno tra di noi che macelli cavalli. Potrebbe fornire i loro nomi, senza stigmatizzarci tutti. Non c'è necessità di sottolineare l'origine etnica di questa gente. D'altra parte, sappiamo che non ci sono Rom tra i macellai conosciuti per vendere carne di cavallo."

Source: CHA

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Di Fabrizio (del 10/03/2013 @ 09:04:23, in media, visitato 1195 volte)

Inserzionisti si ritirano da giornale ungherese dopo le dichiarazioni anti-rom - Budapest, 5 marzo 2013

Cinque compagnie hanno detto che non daranno più pubblicità al giornale ungherese che ha pubblicato dichiarazioni estreme contro i Rom.

Il ritiro è la conseguenza della campagna di 24 OnG, che hanno contattato 15 compagnie che pubblicavano annunci pubblicitari su Magyar Hirlap, giornale ungherese di destra. Le OnG hanno chiesto di considerare la sospensione delle loro attività pubblicitarie fintanto che il giornale non avesse preso le distanze dai punti di vista razzisti, omofobi ed antisemiti espressi da Zsolt Bayer, che paragonava i Rom ad "animali" e, chiedendo una soluzione, diceva "Devono essere affrontati - immediatamente e con ogni mezzo necessario."

Erste Bank ha messo Magyar Hirlap in lista nera dopo la lettera delle OnG, riportando espressamente la motivazione di "agire con più prudenza la prossima volta" con la propria pubblicità. Ha inoltre sottolineato che la banca non farà pubblicità su qualsiasi media i cui contenuti "feriscano l'altrui dignità, o usino toni infiammatori verso qualsiasi minoranza, etnia o gruppo religioso." I leader di CIB Bank hanno detto che il gruppo CIB si asterrà dalla pubblicità su Magyar Hirlap e sul suo portale "fino a quando la redazione non condannerà categoricamente lo scritto di Zsolt Bayer e non assicurerà che le sue pubblicazioni siano libere da testi che includano espressioni di odio." Anche IKEA, FedEx e GDF Suez hanno preso le distanze dall'articolo, dichiarando che non prevedono per il futuro ulteriore pubblicità sulla versione online del giornale.

Di solito le compagnie mettono i loro annunci su Internet tramite pacchetti di un media buyer, ed alcune non erano a conoscenza che la loro pubblicità fosse apparsa su Magyar Hirlap.

Altri inserzionisti hanno risposto in maniera interlocutoria o non rispondendo affatto. Ora le Ong hanno contattato le case madri e le sedi delle multinazionali, incluse Telekom e Sodexo, chiedendo loro di prendere seriamente i loro impegni sulla responsabilità sociale.

Le campagna delle OnG manda un chiaro segnale che le dichiarazioni razziste contro i Rom non saranno tollerate dal mondo del businesses, e sul rischio di alienarsi i clienti continuando a sostenere i media che pubblicano materiale provocatorio o offensivo.

Pubblicato da:

  • Amnesty International Hungary
  • Artemisszio Foundation
  • Autonomia Foundation
  • Chance for Children Foundation
  • Child Chance Association (GYERE)
  • Csillagfény Starlight Foundation
  • Dignity for All Movement (coMMMunity)
  • Eger Branch of the Fund for the Poors (SZETA)
  • Eoetvoes Karoly Institute
  • European Roma Rights Centre
  • Golden Lily Foundation
  • Hattér Support Society for LGBT People in Hungary
  • Hungarian Anti Poverty Network
  • Hungarian Civil Liberties Union
  • Hungarian Helsinki Committee
  • Hungarian LGBT Alliance (seven member organisations)
  • Hungarian Women’s Lobby
  • Krétakoer Foundation
  • Labrisz Lesbian Association
  • Legal Defence Bureau for National and Ethnic Minorities
  • Nograd County Alliance of Gipsy Minority Representatives and Advocates
  • Partners Hungary Foundation
  • Polgar Foundation
  • Romaversitas Foundation
  • Regional Social Welfare Resource Centre Budapest
  • Terne Cserehaja Association

Ulteriori informazioni:
Sinan Goekcen
Media and Communications Officer
European Roma Rights Centre
sinan.gokcen@errc.org
+36.30.500.1324

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Di Fabrizio (del 11/03/2013 @ 09:04:16, in Italia, visitato 1626 volte)

OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA - COMUNICATO STAMPA

Luigi, un uomo di 46 anni padre di sette figli, lunedì scorso si è tolto la vita.

Era una persona dal carattere mite che ha sempre lavorato . Da ragazzo ha imparato il mestiere del carpentiere edile e del muratore e d'allora ha lavorato in questo settore. Le ditte che l'hanno conosciuto sapevano che si trattava di un lavoratore serio e capace.

Molto giovane si sposa e forma la sua famiglia dalla quale nascono tre figli. Dopo qualche anno arriva la separazione, ma i rapporti restano sempre buoni. Luigi continua a lavorare e a prendersi cura dei suoi figli anche a distanza. Si rifà una famiglia con una nuova compagna dalla quale avrà quattro figli.

Luigi dà il massimo per la nuova famiglia, ma anche per i figli del primo matrimonio. Non perde una giornata di lavoro. Durante i giorni di festa o quando ha qualche giorno libero fa piccole riparazioni per proprio conto per integrare il salario.

Con il sacrificio del suo lavoro riesce a far fronte alle esigenze di tutti i figli, ristruttura, un po' alla volta, la sua abitazione e compra qualche mobile per renderla ancora più bella. Con il suo lavoro non fa mancare nulla a casa.

Ma da qualche mese, con l'acuirsi della crisi economica , comincia a lavorare di meno. Quello che guadagna non è più sufficiente per provvedere ai bisogni della sua famiglia, come ha sempre fatto. La crisi è veramente molto dura e nell'edilizia ha colpito molto forte.

Il fatto di abitare nel ghetto di Ciccarello palazzine, dove gli svantaggi sociali si sommano e non si riesce ad ottenere alcun aiuto economico, ha sicuramente peggiorato la situazione.

Negli ultimi giorni era molto triste. Il suo dolore silenzioso lo ha portato alla tragica decisione di porre fine alla sua esistenza. Lo ha fatto con una corda al collo e lasciando un biglietto con il quale si è scusato con i suoi familiari.

Luigi era un uomo onesto e laborioso della nostra città e un membro della comunità rom. Era uno dei tanti rom che lavorano duramente per portare il pane a casa con il sudore della propria fronte. Apparteneva a quella maggioranza onesta di cittadini rom di cui nessun parla.

Quella maggioranza costituita da uomini e donne che lavorano e che, come tutti gli altri cittadini, soffrono per la crisi attuale. La loro sofferenza è però più forte, perché sono costretti, come altre persone escluse, ad affrontare la crisi dallo stato di emarginazione in cui sono stati "relegati".

Il gesto drammatico di Luigi va letto, anche, come una richiesta di aiuto, alla quale è necessario dare una risposta. Prima di tutto bisogna pensare alla sua famiglia , la moglie e i figli, soprattutto i più piccoli. Non devono essere lasciati soli di fronte a questo dramma umano.

Va fatta, poi, una seria riflessione sulla necessità di togliere dai ghetti questi nostri cittadini.

Reggio Calabria, 9 marzo 2013
Il presidente Marino Giacomo

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Di Fabrizio (del 12/03/2013 @ 09:01:45, in Europa, visitato 1608 volte)

Da British_Roma

EUopserver.com - BY VALENTINA POP - L'autrice è una giornalista rumena e corrispondente da Berlino per EUobserver

Graffito a Bucarest, che critica l'avidità dei politici locali (Photo: Valentina Pop)

BERLINO - "Questi fottuti Rumeni. E Bulgari. Invadono i nostri paesi, abusano della nostra assistenza sociale, rubano i nostri lavori, probabilmente anche le nostre auto e portafogli..."

Nessuno politico tedesco o britannico lo direbbe così brutalmente, ma il senso è quello.

I ministri degli interni di Gran Bretagna, Germania, Austria e Paesi Bassi stanno "cucinando" assieme un piano su come limitare il "turismo del welfare" di Bulgari e Rumeni.

Eliminare le restrizioni al mercato del lavoro l'anno prossimo? Ma per carità!

Scrive il Daily Mail, sulla base delle cifre di Scotland Yard, che a Londra un Rumeno su tre ò è un ladro o un violentatore in carcere. Negli ultimi cinque anni, sempre a Londra, sono stati arrestati quasi 30.000 Rumeni.

Ma con circa 300.000 arrestati ogni anno, britannici e non, gli arresti di Rumeni ammontano a circa... il due per cento della cifra totale. E stiamo parlando di sospettati di crimine, non ancora processati - tra di loro ci possono essere persone accusate ingiustamente.

La domanda vera è: cosa ha a che fare la libertà di lavorare in Gran Bretagna con la cattura dei criminali?

E perché i conservatori britannici stanno assecondando il partito anti immigrati UKIP (United Kingdom Independence Party, ndr.) su questo tema?

Sul serio i politici britannici sono dell'idea che i Rumeni siano per natura più inclini al crimine rispetto ad altre nazionalità?

Già stanno giocando con l'idea di restringere l'accesso all'assistenza sanitaria, ai benefici sociali e al lavoro per i Rumeni. Cosa dobbiamo aspettarci: cartelli sulle vetrine dei negozi "Vietato l'accesso ai Rumeni"?

Parimenti, il dibattito in Germania sul "turismo del welfare", sta scaldando particolarmente i conservatori bavaresi. La Baviera sarà il campo di battaglia per le prossime elezioni regionali e federali il 22 settembre. Ed il tema dell'immigrazione, paga. Allargamento dell'area Schengen a Romania e Bulgaria? Lasciare che questi gangster corrotti diventino i guardiani delle frontiere orientali della UE? Nein!

Il ministro degli interni Hans-Peter Friedrich, conservatore bavarese, ha persino suggerito il divieto d'ingresso ai Rumeni rimpatriati per aver "abusato" del sistema tedesco del welfare.

"Quelli che vengono per lavorare sono i benvenuti, ma non possiamo accettare chi viene qui solo per i benefici sociali", è il mantra favorito di questi giorni per Friedrich.

Non lo dice, ma si riferisce alle famiglie rom che hanno diritto a circa 200 euro a bambino ogni mese, e di solito hanno diversi figli.

Dato che centinaia di migliaia di Rom hanno passaporti rumeni, il termine "Rumeno" spesso è un eufemismo al posto del razzista "zingaro".

Come Rumena, è triste che, 24 anni dopo il collasso del comunismo e col sogno della libertà che finalmente sembrava realizzarsi, Romania e Bulgaria rimangano i paesi più poveri della UE, con seri problemi sociali e le élite politiche motivate da interessi meschini. Sì, la corruzione è una questione seria. La gente npon ha fiducia nella polizia o nei giudici.

Ma ci sono anche paesi in cui la gente sta iniziando a lottare per ciò in cui crede. In Bulgaria le proteste di pazza hanno appena rovesciato un governo. La Romania fece lo stesso l'anno scorso.

Protestano contro i politici corrotti, contro le grandi corporation che distruggono le campagne in cerca di oro o di gas, vogliono piste ciclabili, parchi per far giocare i loro bambini. Una vita normale.

Allora, Germania e Gran Bretagna, non preoccupatevi, non ci sarà un'invasione di massa. Piuttosto, una rivoluzione di velluto.


Osservatorio Balcani e Caucaso Romania: nonostante lo humor, Schengen è lontana - di Daniela Mogavero 6 marzo 2013
Shutterstock.com

"Qui il tempo è pessimo". "Venite da noi allora!". Botta e risposta all'insegna dello humor tra Gran Bretagna e Romania. Ma la questione è maledettamente seria e riguarda la libertà di circolazione in seno all'Ue. Abbiamo incontrato il ministro degli Esteri rumeno Titus Corlatean

Lo humor inglese ha contagiato anche Bucarest. Forse per seguire il vecchio adagio secondo cui "chi è disprezzato suole ripagare con la stessa moneta" oppure proprio per dimostrare un grande spirito di accoglienza e prendere in contropiede Londra, il governo romeno ha messo in campo una fine e "saggia" strategia di comunicazione in Gran Bretagna, in risposta ai "timori" inglesi di una possibile invasione di lavoratori romeni (e bulgari) all'indomani della caduta delle restrizioni per i lavoratori stranieri.

Un'esperienza ben riuscita ma che non bisogna applicare ovunque in Europa, per esempio in Italia "non servirebbe", parola di Titus Corlatean, ministro degli Esteri romeno, secondo cui Roma ha avuto un atteggiamento realmente europeo e ha dato l'esempio ad altri Paesi Ue. Una frase ancora più "pesante" se paragonata alla nuova chiusura della Germania all'ingresso della Romania in Schengen, ultimo capitolo di una lunga storia.

"In Gran Bretagna la comunità romena è ben radicata e dà un grande contributo, di certo non ha dimensioni simili a quella presente in Italia, ma per ragioni e obiettivi politici nei mesi scorsi alcuni media hanno lanciato una campagna che parlava della possibile 'invasione' di romeni e bulgari dal primo gennaio 2014 quando le restrizioni al mercato del lavoro britannico verranno eliminate - ha spiegato a OBC il titolare della diplomazia romena in visita a Roma - per questo abbiamo lanciato una campagna a nostra volta: una strategia su due binari, una per i media e una per la società civile. Punto focale il sense of humor. Abbiamo invitato i britannici a venire in Romania e quindi a "invadere" il Paese".

Una contro-strategia con slogan come: "Metà delle nostre donne somiglia a Kate. L'altra a sua sorella". Oppure con cartelloni pubblicitari che facevano riferimento allo scandalo di cui è stato protagonista il principe Harry, fotografato nudo in un hotel di Las Vegas: "Il principe Carlo ha comprato una casa in Romania nel 2005. E qui Harry non è mai stato fotografato nudo".

Per Corlatean la campagna è stata "apprezzata ed è stata saggia: avrà conseguenze positive". Nei cartelloni che riportavano i simpatici spot anche l'invito a trasferirsi in Romania in tempi di crisi: "Avete un clima cattivo, non avete lavoro, non avete casa? Brutta storia. Perché non venite a vivere qui?".

Secondo i media britannici tra il 2014 e il 2019 potrebbero arrivare in Gran Bretagna 250mila tra romeni e bulgari, con relative conseguenze sul mercato del lavoro. E a Downing Street, dove la mossa di Bucarest ha preso in contropiede le autorità, si valutano altri progetti per dissuadere gli ultimi arrivati tra i nuovi europei dal trasferirsi perché bisogna sfatare il mito che "le strade siano lastricate d'oro" nel Regno Unito, ha sottolineato una fonte ministeriale inglese.

Si pensa a rendere più difficile l'accesso ai servizi pubblici, il rimpatrio forzato per chi non trova un impiego entro tre mesi, una campagna negativa sulla mancanza di posti di lavoro e sulle terribili condizioni meteo. Deterrenti sufficienti?

Un piano "pubblicitario" e di pulizia di immagine del genere non serve invece in Italia, il ministro degli Esteri Corlatean ne è sicuro al 100%. "In Italia c'è un ottimo livello di integrazione. Quando vengo qui non riesco a distinguere tra italiani e romeni. Penso che condividere i comuni valori della latinità faccia la differenza - ha continuato il ministro - la maggior parte dei romeni in Italia è ben integrata, paga le tasse, lavora. Si sono verificati casi gravi e difficili in passato - ha ammesso Corlatean - ma siamo sempre stati a favore di una dura applicazione della legge, per il resto abbiamo accolto con favore lo spirito di collaborazione delle autorità e l'eliminazione delle restrizioni per i lavoratori romeni già dal gennaio del 2012".

Per il ministro questo è ed è stato "un ottimo esempio di quello che dovrebbe essere veramente l'Europa. L'Italia ha dato un buon esempio ad altri paesi in Ue in questi tempi ancora così complicati".

Parole forse premonitrici di un peggioramento dei rapporti in Europa. Il fronte dei contrari a Bucarest e Sofia in Schengen, infatti, ha ripreso corpo e sembra più agguerrito che mai. La Germania ha dichiarato di essere pronta a porre il veto sull'ingresso dei due Paesi nell'area di libera circolazione. Il ministro federale dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, si è detto allarmato dal forte afflusso di rom provenienti dai Balcani e che sono giunti in Germania nei mesi scorsi per usufruire di benefici sociali.

E proprio il 7 marzo i ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Ue sono chiamati a decidere nuovamente sull'allargamento di Schengen. Berlino, però, ha già dichiarato battaglia. Se questo ordine del giorno rimarrà sul tavolo la Germania voterà contro: "Se Bulgaria e Romania insisteranno su una votazione, l'iniziativa fallirà per il veto tedesco". Nella precedente riunione sul tema dell'ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen era stata l'Olanda a mettere i bastoni tra le ruote all'allargamento sostenendo che i due Paesi avrebbero dovuto incrementare la propria lotta e migliorare i propri strumenti contro la corruzione e il crimine organizzato.

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Di Fabrizio (del 13/03/2013 @ 09:07:06, in Italia, visitato 1333 volte)

Corriere Immigrazione di Stefano Galieni, 10 marzo 2013

Nel lato oscuro dei grandi eventi che modificano il volto delle città ricade anche la finanziarizzazione dei rom. Ne parla Alessia Candito nel suo libro Chi comanda a Milano.

Chi comanda a Milano è un'inchiesta vecchio stile che si snoda attorno agli aspetti visibili, gli intrecci opachi o letteralmente mafiosi e criminali che gravitano attorno a Expo 2015. Nel libro, edito da Castelvecchi, Candito ricostruisce sette anni di azione politica, si fanno nomi e cognomi dei personaggi che sono stati e sono parte di speculazioni immobiliari, progetti di cementificazione, devastazione ambientale e urbanistica. Ma in queste pagine si parla anche dell'utilizzo cinico di rom e migranti.

Cos'è la finanziarizzazione dei rom cui dedica un capitolo del libro?
"La fortunata espressione non è mia, ma di Mario De Gaspari, ex sindaco di Pioltello e voce critica della sinistra milanese. È stato lui per primo a denunciare come per trasformare terreni agricoli o vincolati in edificabili siano stati utilizzati anche gruppi di rom, volutamente tenuti nel degrado più assoluto e trasformati in bomba sociale per rendere possibile la trasformazione di destinazione d'uso di un'area o la “ristrutturazione” o “riqualificazione di una struttura”. Queste paroline magiche devono sempre mettere sull'avviso: nella maggior parte dei casi nascondono sempre grandi speculazioni a beneficio dei soliti noti. In più, in omaggio, il centrodestra meneghino otteneva anche consenso alimentato dalla paura, indotta e relativa al presunto allarme rom".

A suo avviso, c'è un legame strutturale fra la demonizzazione dei rom, che si è fatta a Milano e in altre città, e le speculazioni edilizie?
"Non ho dati per affermarlo, ma non mi stupirebbe scoprirlo. Del resto, si tratta di un metodo collaudato. E i grandi costruttori italiani non si sono mai dimostrati schizzinosi al momento di fare affari: soci improbabili, metodi ingiustificabili e devastazioni ambientali sono una costante".

Oltre che contro i rom, per anni a Milano sono state emesse ordinanze che avevano come obiettivo gli immigrati in base a un'idea securitaria della città. Cosa ne pensa?
"E' paradossale che Letizia Moratti e il suo vicesindaco Riccardo De Corato per anni abbiano declinato la parabola sicurezza a forza di ordinanze anti kebabbari, coprifuoco e sgomberi, proprio negli anni in cui più palesemente Milano si è riscoperta totalmente infiltrata, o meglio colonizzata dalla criminalità organizzata, in particolare dalla 'ndrangheta. Gli uomini delle 'ndrine – e lo dicono la cronaca e le inchieste – non solo sono radicati da decenni a Milano e in Lombardia, ma sono ospiti fissi di salotti buoni e grandi appalti. Del resto, sono gli unici oggi che abbiano liquidità cash. E per questo risultano molto graditi".

Oltre alla questione rom, lei accenna al fatto che in molti cantieri si utilizza manodopera irregolare spesso immigrata. Hai esempi concreti di tale sfruttamento?
"Ci sono diversi esempi di cui accenno, sono troppe le storie in proposito su cui vale la pena continuare a indagare, ma non è un'esclusiva milanese. Basta entrare in un qualsiasi cantiere da Canicattì a Bolzano per vedere come sono sempre i lavoratori migranti, volutamente tenuti in condizioni di clandestinità, a doversi sobbarcare i lavori più onerosi per paghe da fame. È in fondo il senso della Bossi-Fini: creare una manodopera a basso costo, prona ed estremamente ricattabile".

Che ruolo gioca in tale contesto la presenza delle grandi organizzazioni criminali?
"Il radicamento delle organizzazioni criminali e della 'ndrangheta, in particolare a Milano, non è recente, sono più di 40 anni che attraverso l'istituto del soggiorno obbligato, numerose famiglie si sono stabilite in Lombardia e in tutto il nord. Hanno avuto a disposizione numerosa liquidità e sono entrate nell'economia come attori economici, come Mani Pulite insegna. Molte persone più preparate di me hanno scritto testi molto validi e argomentati in proposito. Su un dato credo si possa essere tutti concordi. In questo sistema politico ed economico le 'ndrine giocano un ruolo da protagonista che solo mettendo in discussione il sistema si potrà modificare".

Cosa è cambiato con la giunta Pisapia?
"Nonostante le elevatissime aspettative, la situazione è cambiata poco o nulla. Le operazioni cosmetiche non possono bastare".

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Di Sucar Drom (del 14/03/2013 @ 09:05:58, in Regole, visitato 1444 volte)

Abruzzo INDEPENDENT di Marco Beef - mercoledì 06 marzo 2013, 21:38 (vedi anche L'angolo del cretino, 24 maggio 2012)

Marco Romandini (Lega Nord) e Lorenzo Sospiri (Pdl) denunciati da famiglie rom per discriminazione razziale

PDL E LEGA NORD DENUNCIATI PER XENOFOBIA. L'onorevole della Lega Nord Marco Rondini e il responsabile del coordinamento del Popolo delle Libertà di Pescara Lorenzo Sospiri - anche se all'epoca dei fatti era Federica Chiavaroli - saranno in tribunale, tra poche ore, per la citazione in giudizio da parte di alcune famiglie rom (Guarnieri, Spinelli, Di Rocco) e le associazioni Rom Sinti@Politica Abruzzo e Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) per discriminazione razziale.
Gli avvocati che hanno presentato la denuncia querela sono Nazzarena Zorzelli, Daniela Consoli e Michela Manente. La vicenda risale ai fatti successivi l'omicidio di Domenico Rigante, avvenuto la sera del primo maggio del 2012, per mano di un commando di rom.

LA MANIFESTAZIONE ANTI-ROM, I COMUNICATI E I MANIFESTI. Il sabato successivo venne indetta una manifestazione, subito definita "Anti-Rom", a Pescara alla quale parteciparono, oltre agli ultras del Pescara (Domenico Rigante era membro dei Pescara Rangers), 2mila persona. Nell'occasione vennero esposti manifesti contro la popolazione rom, come, ad esempio, quello con la scritta "avete cinque giorni per cacciarli". L'ufficio stampa della Lega Nord Abruzzo diramò un comunicato "per l'allontanamento degli zingari da Pescara". Nella denuncia/querela si fa riferimento anche ai manifesti 6x3, affissi da parte del Popolo delle Libertà, sui cartelloni del territorio comunale: "Abbiamo mantenuto gli impegni. Via i rom dalle case popolari".

LA REAZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL. Il fatto sollevò l'indignazione della comunità internazionale, tanto che anche Amnesty International è intervenuta sulle autorità italiane affinché venissero prese tutte le misure necessarie per proteggere la comunità dei rom da intimidazioni e attacchi violenti. L'organizzazione per i diritti umani ha condannato pubblicamente la violenza razzista, l'incitamento all'odio razzista e all'odio razziale, ed ha chiesto alle autorità di avviare immediate indagini e su atti di violenza a stampo razzista.

LA LEGGE MANCINO. La legge Mancino, dal nome dell'allora ministro dell'interno che ne fu proponente, condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali. Il dispositivo all'art.1 prevede: la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro per chi propaga idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; la reclusione da sei mesi a quattro anni per chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.

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Di Fabrizio (del 15/03/2013 @ 09:09:08, in Europa, visitato 1318 volte)

Criticato il percorso d'integrazione sostenuto da Bourgeois - 10/03/13 - 18h01 Source: belga.be - édité par: Michael Bouche

Geert Bourgeois (N-VA), ministro fiammingo all'immigrazione, vorrebbe ottenere dall'Unione Europea l'autorizzazione ad imporre ai Rom di seguire il percorso fiammingo d'integrazione ("inburgering") anche in caso avessero la nazionalità di uno degli stati membri. Riportata sabato dalla stampa, l'idea è stata criticata domenica dal Centro per le Pari Opportunità.

Il direttore del centro, Jozef De Witte, ha giudicato "poco intelligente", vale a dire discriminatorio, obbligare i Rom a seguire il percorso sulla base di una selezione etnica. "Se il ministro vuole imporlo ai soli Rom, dovrà individuarli ed operare su selezione razziale", ha detto durante la trasmissione De Zevende Dag.

Il ministro ha risposto di non riferirsi specificatamente ai Rom, ma a tutti i cittadini dell'Unione Europea. Tuttavia, la sua proposta ha scarse probabilità di essere autorizzata, viste le norme europee in materia di libera circolazione delle persone.

Ha anche difeso la politica fiamminga sull'integrazione dalle critiche, in particolare quelle sul suo carattere vincolante. Ha detto: "Vogliamo rendere le persone più forti e dar loro una possibilità".

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Di Fabrizio (del 16/03/2013 @ 09:06:25, in Regole, visitato 1690 volte)

COMUNICATO STAMPA SPOSA BAMBINA: LA MONTAGNA PARTORI' UN TOPOLINO
ROM ASSOLTI DAI REATI DI VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO, RIDUZIONE IN SCHIAVITU' E MALTRATTAMENTI


Nessuna violenza sessuale di gruppo. Nessuna riduzione in schiavitù, né alcuna tratta degli esseri umani. Nessun maltrattamento su minorenne. Nessun matrimonio forzato. E' netta la sentenza pronunciata oggi dal Tribunale di Pisa nel processo cosiddetto "della sposa bambina".

Ricordiamo brevemente i fatti. Nel 2010 vengono arrestati sette rom del campo di Coltano: secondo l'accusa, avevano portato in Italia una minorenne kosovara, costringendola a sposarsi, riducendola in schiavitù e compiendo su di lei abusi e violenze sessuali. Nel corso del processo, il Pubblico Ministero ha ipotizzato anche forme di pressione e di violenza psicologica.

La sentenza di oggi ha demolito questo castello di accuse: a carico degli imputati resta solo il reato di immigrazione clandestina, per il quale la difesa ricorrerà in appello.
Si tratta però, è bene dirlo, di una condanna che cambia radicalmente il senso del processo. Era stato disegnato un quadro fatto di rom primitivi e violenti, dediti allo sfruttamento dei minori e al maltrattamento delle donne; una comunità in cui i matrimoni sono forzati e la volontà delle spose è calpestata. Un vero e proprio catalogo dei peggiori pregiudizi sui rom.
Oggi, quel che resta di queste accuse è il semplice ingresso irregolare in Italia. Un reato che non configura una violenza sulle persone, e che dipende da semplici fatti amministrativi: solo per fare un esempio, se la ragazza fosse stata cittadina albanese anziché kosovara, non esisterebbe reato (l'entrata dall'Albania, infatti, non richiede visto di ingresso).

Ma ciò che è più grave in questa vicenda è il coinvolgimento del Comune di Pisa e della Società della Salute. Sin dall'inizio, gli amministratori di questa città hanno utilizzato il processo per diffondere veleni sulla comunità rom. Il Comune ha condannato gli imputati prima ancora della sentenza: ricordiamo che una giovane donna è stata sfrattata con i suoi cinque figli (l'ultima di appena sei mesi) perché coinvolta nella vicenda processuale.

Noi chiediamo che sia restituita la dignità a persone che per mesi sono state ingiustamente umiliate. Chiediamo al Comune di rispettare la Costituzione, e quindi di revocare tutte le misure punitive a carico degli imputati (a partire dagli sfratti), finché non si giungerà alla fine dei tre gradi di giudizio: è l'unico modo per rimediare ai gravi danni, materiali e morali, inflitti a queste famiglie.
Il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno alle persone ingiustamente accusate di crimini odiosi, ma anche alla giovane minorenne kosovara (la cosiddetta "sposa bambina"): vittima di una vicenda più grande di lei, vittima di vergognose strumentalizzazioni politiche da parte del Comune.

ASSOCIAZIONE AFRICA INSIEME


Da Agostino Rota Martir

La sentenza di oggi della Corte d'Assise di Pisa sul caso "la sposa-bambina", assolve tutti e quanti i Rom accusati di quelle pesanti accuse: rapimento, riduzione in schiavitù, violenza sessuale di gruppo e maltrattamento. In 15 udienze è stato possibile dimostrare la falsità di tali accuse e la loro inconsistenza, questo grazie anche al lavoro paziente e attento degli avvocati, che hanno saputo smontare il castello accusatorio.

Ricordo che fin dall'inizio di questa triste vicenda, i rom del campo hanno sempre sostenuto l'assurdità di tali accuse, ma pochi ci hanno creduto qui a Pisa, eccetto coloro che hanno voluto conoscere e ascoltare la voce dei Rom. Anche alcune Associazioni Rom Italiane hanno preferito prendere le distanze!
La stampa locale, diversi operatori del comune, assistenti sociali (quasi tutti) e amministratori fin dall'inizio hanno sentenziato, condannato, mantenendo anche un atteggiamento di tortura psicologica verso i rom coinvolti.
L'opinione pubblica è stata infettata dal virus dell'intolleranza, attraverso gli articoli dei giornali, sopratutto quelli a firma di Candida Virgone, apparsi su Il Tirreno di Pisa.
Alla luce dell'odierna sentenza sarebbe interessante ed educativo andare a rileggersi quei "racconti fantascientifici" (orrendi) della giornalista: una vera vergogna che disonora e offende chi onestamente e con competenza si dedica a tale attività. (ne tengo copia di questi orrendi articoli)

Gli artefici di questa assurda follia non sono i Rom, come si è voluto far credere, (giornali parlavano di orrore), ma altri e sopratutto chi era incaricato di lavorare per la cosi detta "integrazione". Questa follia ha un nome si chiama "Città Sottili", che in un certo senso ha permesso, incubato, ha sollecitato e partorito il mostro del pregiudizio, sono molti i complici che a titolo diverso vi hanno preso parte. Una delle loro colpe è la disumanità che hanno perseguito per tutto questo tempo, ma ce ne sarebbero altre, altrettanto gravi..che a suo tempo verranno elencate e discusse.

Di tutto questo è rimasto "solo" il reato di immigrazione clandestina, con il massimo della pena previsto dalla Legge Bossi-Fini, 5 anni. Sono tanti e questo ha un po' spento la gioia e la soddisfazione dei Rom e loro famigliari.

[...]

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