Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 03/12/2005 @ 05:24:31, in scuola, visitato 1891 volte)
Il comune di Elsinore, il 22 novembre scorso ha deciso la chiusura dell'ultima classe separata
destinata ai bambini Rom.
Sinora queste classi segregate erano poste sotto l'ombrello delle "scuole per la gioventù", che avevano studenti, insegnanti, materiale scolastico, aule in affitto dalla scuola pubblica, uns sitema educativo che aveva sollevato proteste da parte della nostra associazione
"Romano", anche sotto il profilo della costituzione danese.
Ci è stato riferito che il direttore del dipartimento giovani del comune, Bjarne Pedersen, ha giustificato la chiusura dicendo "Tanto non funzionava comunque!!" (Det virker jo alligevel ikke!).
Riteniamo che la semplice chiusura non sia sufficiente! A quegli studenti va data ora la possibilità di recuperare la programmazione scolastica che non hanno avuto sinora, così che possano uscire di scuola con la stessa qualifica degli altri. Chiediamo anche un'adegiuato indenizzo a quelle famiglie i cui figli hanno subito un'educazione dequalificata, perché erano a tutti gli effetti studenti della scuola pubblica. Secondo la legge, la responsabilità è del comune. Similmente, ci sono stati casi di genitori (danesi) di bimbi dislessici, che hanno fatto causa al comune per la scarsa qualità dell'educazione scolastica fornita ai loro figli!
A Elsinore ci sono 250 Rom, su poco più di 5000 in tutta la Danimarca, con grosse difficoltà a trovare impieghi adeguati, molti raggiungono a fatica metà del reddito minimo. Questa situazione li ha portati a una generale disillusione sul sistema in generale, che da un lato frena la frequenza scolastico e dall'altro si traduce nella sfiducia della società nei loro confronti. La chiusura delle principali fabbriche di Elsinore (cantieri navali, birrerie e manifatture di stivali in gomma) e la mancanza di politiche comunali di reimpiego, li ha allontanati dall'economia ufficiale.
Secondo la Costituzione danese, lo stato è tenuto a fornire lavoro a chi ne ha bisogno, oppure ad intervenire col "social welfare", ma i governi più recenti non hanno
approntato politiche del lavoro e di riconversione industriale, mantenendo nel contempo ai margini i 40.000 immigrati di arrivo più recente. Se da un lato il governo predica "l'integrazione", dall'altro aumenta i tagli agli investimenti e alla formazione professionale e al sistema scolastico. I dati sono reperibili su www.jobnet.dk.
Già nel 1997 il sindaco di Elsinore rifiutò un progetto EU per la
qualificazione dei Rom disoccupati nel settore turistico, progetto che era stato
annunciato nel Nord North Sealand (si stima avrebbe portato 1 milione di
visitatori annui nel castello di Krongborg).
I Rom hanno lunga tradizione di convivenza tra le esigenze delle loro
famiglie allargate - sia autoctone che di provenienza oltre-confine - con la
complessa burocrazia che regola visti e permessi, sicurezza, lavoro nel campo
alimentare e dello spettacolo a livello internazionale, produzioni audio e video
ecc. ma di rado possiedono documentazione su carta delle loro capacità o
possono presentare un c.v. Il progetto avrebbe potuto rimediare a ciò.
A dispetto dei loro innegabili talenti musicali, ai Rom viene rifiutato
l'accesso ai lavori in campo culturale, musicale e dei media - e sono
"forzatamente attivati" nel taglio o la cura degli alberi, nel
trasporto delle pietre o nei lavori domestici, e spesso i servizi sociali
municipali tagliano l'assegno sociale per risibili motivi.
Un gran numero di proteste sono state indirizzate al Comitato per le Proteste
per un Equo Trattamento Etnico, patrocinato dall'Istituto Danese per i Diritti
Umani - "organo" stabilito dall'art. 13 della Direttiva CEE 43/2000.
Tra le lamentele raccolte, una riguardava proprio l'uso di scuole differenziali
per i Rom, che secondo l'agenzia ministeriale della giustizia di Copenhagen, non
aveva carattere discriminatorio. (ndr. confronta Danimarca
su Pirori). L'agenzia ministeriale si occupa di verificare l'attività delle
autorità locali. "Romano" portava
a testimonianza il fatto che in questo tipo di scuole, i ragazzi impiegavano
soltanto 3 libri di testo per un programma della durata di 9 anni. Inoltre, gli
studenti terminavano il corso di studi, senza disporre del diploma finale,
indispensabile al conseguimento della cittadinanza per naturalizzazione - altra
forma discriminante verso quei bambini nati in Danimarca da genitori con
passaporto straniero o senza nazionalità.
"Romano" aveva anche compilato
un'ulteriore protesta al Comitato per violazione dell'art. 7 della Direttiva CEE
43/2000, che richiama al rispetto e alla piena informazione verso i soggetti
(individuali o collettivi) che chiedano indagini sul trattamento etnico.
Eric Støttrup Thomsen "Romano" Kongevejen 150 3000 Helsingør 49 22 28 11 www.romano.dk
Di Fabrizio (del 03/12/2005 @ 05:25:14, in casa, visitato 2713 volte)
Ustiben report DAIL FARM: IL GOVERNO POTREBBE IMPORRE LA SOLUZIONE By Grattan Puxon - fonte British_Roma Un ostile editoriale di ECHO, il giornale locale, ha chiesto al governo una decisione definitiva sulla lunga vertenza che coinvolge gli occupanti di Dale Farm (vedi precedenti, ndr.) perché si dia inizio allo sgombero e alla demolizione definitiva della comunità autogestita, diventata illegale negli anni (i casi in Italia, ndr). Lo stesso giorno, il tribunale accettava la richiesta della Commissione per l'Uguaglianza Razziale di costituirsi parte in causa assieme ai Nomadi e Viaggianti che hanno fatto causa al comune di Basildon per la decisione di abbattere le 86 case del villaggio di Dale Farm e sgomberare 600 persone.
L'intervento del Governo rappresenterebbe una svolta decisiva e lo sgombero in questo caso potrebbe avvenire in tempi brevi. Il portavoce degli occupanti, Richard Sheridan, teme che i recenti tentativi di John Prescott, incaricato governativo, di convincere le famiglie a lasciare di propria volontà il villaggio di Dale Farme spostarsi in un'altra parte, porti i residenti/occupanti a perdere le loro proprietà.
Sempre Prescott ha indicato una nuova area di 3,5 ettari a Pitsea (sempre nel comune di Basildon), attualmente di proprietà di English Partnership, un'agenzia di rigenerazione,, che potrebbe affittarla o venderla ai Nomadi e Viaggianti perché possano destinarla ad area di sosta.
Questa possibilità, per quanto ben accetta, pone un dilemma ai proprietari dei lotti di Dale Farm, che avrebbero preferito aver ottenuto i permessi per le strutture che hanno creato in questi anni e che sono costate alla loro comunità due milioni di euro. D'altro canto, le forti tensioni che negli ultimi anni hanno contrapposto la comunità dei Nomadi e Viaggianti ai Consigli Comunali, hanno di fatto delegato a John Prescott e al governo il ruolo di arbitri super-partes, e difficilmente l'offerta di un'area alternativa potrebbe convivere col rinnovo dei permessi di progettazione a Dale Farm.
Ma la proposta governativa, che ha una sua logica, non tiene conto dell'opposizione dei residenti di Pilsea all'arrivo di 600 Nomadi e Viaggianti. Il comune di Basildon, i comitati civici e la Neighbourhood Watch (un gruppo anti-crimine) hanno già annunciato che non tollereranno il trasferimento.
Il capogruppo dei conservatori locali, Malcolm Buckley, dopo eessere stato a lungo contestato per le affermazioni razziste che hanno segnato la contrapposizione su Dale Farm, ha potuto così definire Pitsea come un luogo non adatto alla sosta: "È a mala pena ad un chilometro da un deposito dell'immondizia e dalla centrale fognaria." Inoltre, la sistemazione si situa nel cuore del distretto elettorale del deputato John Baron, uno dei più attivi nel fomentare il panico nella popolazione residente per la presenza delle comunità Nomadi e Viaggianti.
Per ironia della sorte, la strenua opposizione che sta montando sull'ipotesi Pitsea, ha l'effetto di prolungare la permanenza di Dale Farm, che a causa dei rinnovi dei permessi edificativi, dei processi legali incrociati che contrappongono i Consigli Comunali ai Nomadi e Viaggianti, delle stesse elezioni locali, potrebbe durare anni. [...] In questo momento, è difficile capire se la mossa governativa rappresenti un'uscita di sicurezza oppure un tradimento. E anche se l'area di Dale Farm fosse sgomberata, non potrebbe ritrasformarsi in spazio verde a disposizione dei residenti. La stessa English Partnership è a sua volta parte in causa per i lavori della A127 che attraverseranno le sue proprietà.
[...]
"Tutto ciò che possiamo fare è concentrarci sul ricorso al giudice" dice Richard Sheridan. "Sono in gioco le nostre case".
da sucar dromL’Istituto di Cultura Sinta in collaborazione con l’Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova e il Settore Servizi Sociali del Comune di Mantova organizza un'esposizione di lavori pittorici e di ceramica realizzati dai bambini sinti residenti a Mantova.
La mostra sarà inaugurata domenica 11 dicembre 2005 alle ore 15.00, presso il Centro Culturale Giovanile ARCI TOM, in via Tom Benetollo n.1 a Borgochiesanuova di Mantova. Il pomeriggio sarà allietato da un gruppo musicale sinto e da un rinfresco.
Sabato 17 dicembre 2005 dalle ore 16.00 saranno proiettate le riprese realizzate dalla dottoressa Bacchi e dal professor Sola. La mostra chiuderà il 23 dicembre 2005. Finalità del progetto denominato in lingua sinta “Farba e Ghia” (colori e canzoni) è dare visione alle differenti interpretazioni della realtà e dare spazio a differenti modi di comunicare la propria identità culturale. Riteniamo che ciò possa contribuire a dare fiducia ai minori dei propri mezzi espressivi e della validità del confronto paritario con le altre culture. I lavori pittorici eseguiti dai minori nascono come completamento scenografico del progetto di “laboratorio teatrale” realizzato durante l’anno scolastico 2004-05. Le sculture ceramiche sono il frutto di un lavoro che la dottoressa Maria Bacchi e il professore Andrea Sola hanno strutturato in questi ultimi mesi seguendo un metodo di creatività e auto-narrazione proposto ai minori sinti. L’esposizione intende valorizzare tali lavori e proporli come valida alternativa didattica da condividere con insegnanti ed educatori; quindi vorrebbe essere un momento di coinvolgimento sia per le famiglie dei bambini impegnati nel progetto sia per il resto della cittadinanza mantovana, divenendo così occasione di una reciproca conoscenza.
Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 07:24:22, in scuola, visitato 1804 volte)
La persistente segregazione nelle aule scolastiche come manifestazione tangibile delle paradossali divisioni della Bosnia di Dayton. Il caso della scuola di Prozor/Rama. Sullo sfondo la disastrosa condizione del sistema dell'istruzione Di Mirna Skrbic*, Transitions Online, 24 novembre 2005 (titolo originale: "Together but separate") Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 19:15:04, in Europa, visitato 2121 volte)
Premessa: Può stupire un articolo nella sezione "Europa" che arriva dalla Colombia. In realtà, le "nostre" periferie stanno sempre più assimilandosi a quelle che si trovano nel continente nord e sud americano e mi sembra limitante ragionarne esclusivamente tra europei.
Nel contempo, il dibattito sulle periferie in Europa riguarda anche le tematiche dell'alloggio e dell'accesso ai servizi per i Rom, che nel nostro continente esprimono una forte domanda di sedentarizzazione. E in questo scambio di idee incrociate, ecco che il Congresso Rom Panamericano chiede invece la tutela del nomadismo, che lì resiste ancora.
Lungi da me l'idea di suggerire soluzioni, piuttosto la certezza che qualsiasi sintesi derivi dalla conoscenza e dal confronto con gli aspetti e le opinioni che (nonostante internet) hanno meno visibilità.
|
|
Minorías étnicas, multiculturalismo, interculturalidad: Nuevos conceptos
|
Redacción Actualidad Étnica - Bogotá. Noviembre 23 de 2005.
Nel mezzo dello stato di emergenza che dallo scorso 12 novembre vive la Francia, come risposta all'onda di manifestazioni e disordini degli immigrati nelle periferie povere che circondano Parigi, e che protestano contro la loro marginalizzazione e repressione politica, si apre un nuovo dibattito che perdurerà nell'agenda pubblica di questo secolo.
|
|
Verranno accettati, un giorno, come concittadini?, E come compatrioti?, Sarà possibile il rispetto delle differenti culture, con tutto ciò che comporta?, Spariranno il razzismo e la xenofobia in Francia o in Spagna? Sono alcune delle domande della dottoressa Graciela María Espinoza autrice dell'artícolo “Dal multiculturalismo all'interculturalità”, che partendo dalla posizione che non è possibile il multiculturalismo in termini assoluti, compie alcuni passi per comprendere i concetti di multiculturale e interculturale.
Il testo è stato pubblicato originariamente su momarandu.com.
La situazione attuale in Francia, ha raggiunto la massima tensione sfociando nei disordini provocati dagli immigrati e dai loro figli, per protesta contro le condizioni di marginalità nei quartieri periferici delle città. Senza dubbio, uno dei grandi dibattiti di questo nuovo secolo, probabilmente il più urgente.
Si discutono nelle differenti discipline, nuovi concetti come multiculturalismo, interculturalità, pluralismo razziale, assimilazione, integrazione, minoranze etniche... Verranno accettati, un giorno, come concittadini?, E come compatrioti?, Sarà possibile il rispetto delle differenti culture, con tutto ciò che comporta?, Spariranno il razzismo e la xenofobia in Francia o in Spagna?
La realtà sociale di fronte all'Europa, è quella di un popolo che non sarà più lo stesso, dato che il suo sangue e la sua cultura si mescolano con le altre. Gli "stranieri" che arrivano, spinti dalla precarietà della loro situazione economica, saranno parte, un giorno, della realtà sociologica di questa nazione? O costituiranno indefinitamente una causa in più di disintegrazione? Questo il nodo di un'ipocrisia terminologica che una società sviluppata chiama "gli stranieri", trattandoli come cittadini di seconda classe.
La cultura delle periferie, i sentimenti e il loro sapere, sono il prodotto della realtà in cui vivono questi soggetti. Distinto il sentire dei nordafricani, dei nigeriani, berlinesi, parigini o madrilegni, perché distinta è la loro situazione, compreso nel processo produttivo. E' possibile oggi il multiculturalismo? No, in termini assoluti. E' solo una gentile espressione, un discorso accademico.
Oggi, tutte le società sono multiculturali. Multiculturalismo è una risposta alla diversità culturale e alla sua integrazione nella "cultura nazionale", la cultura maggioritaria. Pertanto, le politiche dell'interculturalismo conformano i media per imparare come "vivere tutti assieme", "assicurare la piena partecipazione di tutte le culture e che la diversità è una fonte di ricchezza solo quando esiste l'intercultura" e "garantire la libertà di espressione (in ogni forma) in una società pluralista e multiculturale".
Il problema di questo pluralismo è se io debba consentire che, accanto al mio domicilio, ci siano un ristorante cinese, una balera orientale, o un centro di yoga hindu, o di folclore centrafricano, o una chiesa coreana, senza sapere come tollerare determinate pratiche che, per la mia cultura, risultano sgradevoli. Questi i veri problemi del multiculturalismo. E, partendo da qui, ci chiediamo: Pluralismo, sì o no?
Esistono due modelli di diversità culturale: nel primo caso, nasce dall'incorporare culture che previamente avevano forme di autogoverno ed erano concentrate territorialmente in uno stato principale... nel secondo, dall'immigrazione individuale e familiare. Questi due modelli sono denominati rispettivamente minoranze nazionali e gruppi etnici.
Nelle sue analisi sugli stati multinazionali e i poli etnici, Kymlicka prova a dimostrare che se le minoranze nazionali desiderano "continuare rimanendo società distinte dalla cultura maggioritaria di cui fanno parte", i gruppi etnici formatisi con l'immigrazione "desiderano integrarsi nella società di cui formano parte, essere accettati nella stessa come membri a pieno diritto".
I più famosi politologi si coinvolgono nella discussione. Giovanni Sartori argomenta che "La sola concessione della nazionalità non produce l'integrazione degli immigrati". Slavoj Zizek parla di multiculturalismo come di cattiva coscienza e recentemente ha aggiunto: "il terrorismo è uno specchio della nostra civilizzazione: i terroristi non stanno, non li vediamo, ma sono il riflesso del mondo occidentale".
Questa diversità culturale, che connette le persone in un sistema mondiale proiettato crescentemente verso la globalizzazione, è tanto percepita come fonte di disturbo, di conflitto, come pure di arricchimento. In più, l'immigrazione è tanto ricchezza, diritto e problema. I primi due non eliminano i rischi e le minacce del terzo. Il funzionamento della società democratica multiculturale richiede generose transazioni e considerevoli dosi di prudenza e buonsenso: e, in seguito, un'ampia concezione di libertà come, ad esempio, quella formulata da John Stuart Mills nel suo Sulla Libertà.
Vorrei sottolineare la fondamentale differenza tra i concetti di multiculturale ed interculturale. Il primo fa riferimento ad una situazione "di fatto" che in molti paesi è una realtà che data molti anni (quello che è successo in molti dei paesi comunitari), e in qualcuno di questi ha contribuito alla genesi della nazione. Il secondo è la manifestazione di una volontà rivolta a guadagnare relazioni che si considerano positive, su di un piano di mutua influenza.
Sono diversi i modelli distinti di contatto interetnico, che non sono tra loro autoescludenti. Secondo Graciela Malgesini e Carlos Giménez, il melting pot apparve come uno dei tre modelli di integrazione negli Stati Uniti, differente dall'anglo-conformismo (assimilazione nella cultura anglosassone maggioritaria) e dal pluralismo. Occorre capire che questo modello nasce in una nazione in cerca delle proprie radici culturali proprio nel suo rimescolamento e senza un passato comune indigeno che facesse da filo conduttore per tutta una tradizione storica atemporale. L''incrocio tra le culture non smette di essere funzionale all'assimilazione al modello dominante, in una società dove l'omogeneità è una pretesa.
Il modello assimilazionista parte dal presupposto che il contesto precedente di immigrazione, debba adattarsi alle esigenze normative della società ricettiva. Esiste un altro modello di contatto interetnico, conosciuto col nome di marginalizzazione. Consiste nel fatto che i gruppi etnicamente minoritari, conviventi con maggioranze che si suppongono "omogenee", siano relegate al margine che demarca, più che la differenza, la disuguaglianza. Ovviamente, la segregazione non è un atto volontario, ma la conseguenza delle differenze culturali e di classe.
In quanto al modello che si può definire di integrazione, è più che un modello ideale di relazioni interetniche, che un modello reale di contatto interculturale. Si fonda idealmente sulla comprensione e sulla conoscenza "dell'altro", per superare il possibile stereotipo stigmatizzato dove si trova. L'immigrato è portatore di storia e cultura, di codici che si manifestano nella quotidianità, che sono suscettibili di coesistere perfettamente ed arricchirsi mutualmente con quelli dei cittadini e della società ricettrice; però questi codici non sono irremovibili, ma in continua ricostruzione, per una interazione dinamica e costante. Pertanto. le relazioni interetniche si costruiscono in un contesto dialettico, di mutua interferenza.
E' successo qualcosa di curioso in Europa, con l'apparire delle minoranze etniche. Gli antropologi francesi cambiarono i loro orientamenti iniziando lo studio delle società distanti, dei contadini autoctoni in via di sparizione, delle tribù, in una "Antropología del Presente" dove l'unità di analisi è costituita dagli universi sociali etnoculturali.
Quanti conclusero la loro formazione accademica con Malinowski o la iniziarono con Claude Lévi Strauss, indifferenti e ostili al cambiamento, descrivevano immagini estetizzate di società tribali disseminate negli angoli più remoti del mondo abitato. Oggi, l'egemonia di questa concezione antropologica tradizionale, è superata dall'onda attuale di interesse al multiculturalismo.
A partire dal 1980 inizia a delinearsi un movimento che punta a fare del presente della società, il terreno propizio per l'indagine antropologica. Nomi come Clifford Geertz, o Gérad Althabe, non studiano più ciò che è distante, i nativi, il passato, non abbandonano il proprio mondo per arrivare agli "altri", alle tribù e "ritornare" - trasformati - a casa propria, ma rimangono nella propria regione. Il differente, lo "straniamento", come si suol dire, è lì, nella propria città, rappresentato dalle minoranze di origine straniera e dalle loro singole identità etnoculturali. Gli antropologi trovano negli immigrati di casa propria gli antichi "primitivi".
Gli "studi culturali" su queste minoranze etniche implicano un profondo ripensamento su cosa si sta facendo e sulle radici di queste ricerche. La prima rottura che appare lasciando il luogo di origine, quando un individuo o un gruppo lasciano il proprio luogo di origine, o si suppone che debbano mettersi in marcia, implica una serie di piccole trasformazioni; ma anche forti contrasti, nel mettere sulla bilancia le loro aspettative con la dura realtà, di rediscutersi personalmente, culturalmente e socialmente nei nuovi contesti, in definitiva la distanza tra il primo contatto con un luogo "estraneo" e i propri sogni e desideri.
Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 22:06:55, in blog, visitato 1864 volte)
Salve a tutte/i!
Dopo il sondaggio, continua il mio personale trip su chi legge la Mahalla. Grazie a
Google Map, Frappr! mette a disposizione un simpatico libro dei visitatori,
visitatelo (e se volete, marcate la vostra
visita).
Ho alcune richieste per i lettori più pazienti (quelli impazienti, li saluto
adesso e ci rivediamo al prossimo post)
PREMESSA:
Queste pagine col tempo si sono trasformate da blog a una vera e propria
agenzia informativa indipendente. Dietro però non c'è nessuna struttura o
progetto, e ultimamente sono accaduti fatti che rendono problematico
continuarlo:
- Un nuovo lavoro, autonomo (insomma, niente orari di ufficio) che
richiede tempo e attenzione.
- Il mio computer ha tirato le cuoia definitivamente, così riesco a
collegarmi o da qualche internet point, oppure dal computer della mia
compagna, tra le 2 e le 6 di notte.
In compenso, stanno aumentando le segnalazioni dall'Italia e
dall'estero. Sinceramente, non so quanto potrò reggere con questo ritmo. Se
si trattasse di scrivere un diario personale, non mi farei problemi a
smettere, ma tenere un diario in rete non mi è mai interessato. Non so
perché continuo, forse per orgoglio, forse perché giunti a questo punto,
queste pagine non sono più soltanto mie.
Devo trovare una via d'uscita e sto cercando:
- chi mi dia una mano con brevi traduzioni dall'inglese (o anche dal tedesco, serbo-croato, bulgaro,
macedone) Se avete a disposizione 1/2 ore a settimana.
- collaboratori impegnati nelle diverse realtà locali italiane. O chi abbia conoscenze specifiche su alcuni temi come politiche alloggiative, sanitarie, del lavoro, migratorie ecc.
Inoltre, sto cercando LAPTOP funzionante e degli script in ASP o PHP per editare le pagine
dell'agenda e delle
inserzioni (quelle attuali non mi
soddisfano). Avete suggerimenti?
Grazie
Di Fabrizio (del 05/12/2005 @ 05:49:08, in Europa, visitato 2691 volte)
da British_RomaI Nomadi irlandesi esposti alla divisione razziale
Le divisioni sociali innescano il conflitto in uno dei paesi più ricchi del mondo
Angelique Chrisafis in Dublin Saturday November 26, 2005
Guardian
A fianco di un piccolo tabernacolo nella sua spoglia roulotte, Biddy McDonagh descrive i ratti che infestano l'area di sosta. "Sono grossi come gatti e si muovono come un branco in caccia", ci dice. Un ricordo a quattro zampe della discarica adiacente, in questo fazzoletto di terra brulla ai margini nordoccidentali di Dublino.Mrs McDonagh, 61 anni, ha una nipote di 39 e una bis-nipote di 10 anni, ha imparato da poco a scrivere il proprio nome ed indirizzo. "Non è molto" singhiozza "Ma ha significato una differenza nella mia vita". L'area di sosta, con i servizi esterni, sporadici tagli dell'elettricità, i graffiti, è ritenuta tra i "paradisi" dei Viaggianti, dice Winnie Kerrigan, un'altra residente in attesa di alloggio. Ma il boom economico della Tigre Celtica qui non è avvertito come altrove. "Viviamo nelle condizioni dell'Irlanda degli anni '30" dice Mrs Kerrigan.
Lo scorso ottobre, le 80 famiglie di Viaggianti che vivono lungo Dunsink Lane a Finglas, si sono svegliate scoprendo che il comune aveva costruito tutto attorno un muro per prevenire gli insediamenti abusivi. Divisi dalla comunità stanziale lì attorno e impediti a raggiungere scuole e negozi, i Viaggianti dicono che la barriera rappresenta un'azione razzista e discriminatoria e stanno protestando. Ci sono stati disordini, culminati col lancio di molotov e l'assalto ad un edificio lì vicino. Anche un campo da golf è stato seriamente danneggiato. Amplificata dai media che l'hanno subito paragonata ai più noti conflitti di Gaza o di Derry, la "Battaglia di Dunsink" ha polarizzato l'attenzione pubblica, esponendo la frustrazione di una minoranza marginalizzata ad un profondo sentimento anti-nomadismo
Un anno dopo, le problematiche relazioni irlandesi con il suo popolo nomade sono al più basso livello. Il caso di Pádraig Nally, contadino di Mayo accusato di aver ucciso un Viaggiante condannato a sei anni anni di prigione, è stato descritto dal giudice come "il caso più socialmente controverso" che gli fosse mai capitato, per le furiose polemiche che hanno diviso l'Irlanda al tempo del processo.
Nally, 61 anni, viveva da solo nella sua fattoria a Cross. L'ottobre dell'anno scorso aveva trovato John Ward, di 42 anni, nei suoi terreni ed aveva pensato che volesse introdurvisi. Nally gli sparò, colpendolo alla mano e all'anca. Poi era seguita una lotta durante la quale Ward era stato colpito ripetutamente con un bastone. Nally aveva poi raccontato alla polizia: "Era come colpire una pietro o un albero. Potevi colpirlo senza fargli niente." Ward era poi scappato sulla strada, Nally aveva ricaricato il fucile e gli aveva nuovamente sparato da distanza ravvicinata.e.
Secondo i suoi difensori, Nally è stato giudicato troppo severamente dal tribunale e i Viaggianti devono ammettere di essere coinvolti in una serie di atti criminali che "mettono un cuneo" tra loro e il resto della società. Ma secondo Ian O'Donnell dell'Istituto di Criminologia dell'Università di Dublino, l'accusa ai Viaggianti di essere coinvolti in crimini rurali non si poggia su basi solide. [...] "Penso che siano un capro espiatorio".
Settimana scorsa è stato negato il permesso di tenere un corteo in favore di Nally, perché c'era il timore che fosse una manifestazione razzista contro i Viaggianti. Ma Jim Higgins, deputato del Fine Gael, ha rinfocolato la polemica nel corso di un'intervista radiofonica, durante la quale affermava che "stagnai e Zingari" d'Irlanda non sarebbero comunque graditi. La divisione tra Viaggianti e il resto della società sta "crescendo e raggiungendo proporzioni vulcaniche" e se non sarà affrontata con decisione, produrrà nuovi morti
I gruppi Viaggianti lamentano che la comunità vive nel terrore. Questo mese uno di loro, 26 anni, è stato inseguito e picchiatto a morte con una mazza di metallo, da un uomo che credeva stesse introducendosi in casa sua.
Mentre monta la paura, Pavee Lackeen (cfr QUI ndr.), un film basato su avvenimenti reali di una famiglia che vive ai marginio delle strade di Dublino, ha vinto un premio internazionale. Gli spettatori erano scioccato dal racconto di una madre single con 10 figli, forzata per anni a vivere in una fredda roulotte senza elettricità, acqua o servizi igienici, mentre le Nazioni Unite classificano l'Irlanda come uno dei più ricchi paesi del mondo. Nonostante il successo del film, i suoi protagonsiti, la famiglia Maughan, ancora non hanno ottenuto una casa. Vivono nella stessa roulotte, senza servizi,occupando un campo incolto e circondati dai ratti.
Ci sono circa 30.000 Viaggianti in Irlanda, meno dell'1% della popolazione. Nativi dell'Irlanda, sono un gruppo distinto dai Rom europei, di cui condividono la tradizione nomadica. In Gran Bretagna e nell'Irlanda del Nord sono riconosciuti come gruppo etnico minorutario distinto, ma non lo sono nella Repubblica.
Martin Collins, vice direttore del Travellers group Pavee Point, parla dell'odio che viene affrontato giornalmente, che dovrebbe chiamarsi razzismo. Giudica "evidente" quanto rivelato dal caso Nally, come "razzismo istituzionalizzato" contro i Viaggianti. Nessuno di loro era nella giuria. "Sono il primo ad ammettere che Jahn Ward non aveva alcun diritto di trovarsi lì dov'era, ma quello è stato un omicidio a sangue freddo. Ed ora il fattore è ritratto come un eroe nazionale. E' qualcosa di simile a quanto avvenne in Alabama, Georgia e Mississippi."
Mr Collins dice che i Viaggianti non sonosorpresi dalla profondità del sentimento contro di loro. La vedova Ward ha ricevuto lettere minatorie del tenore "uno in meno, sotto con gli altri 30.000". I Viaggianti a Dublino dicono di dover cambiare il loro cognome per ottenere lavoro. Circa il 73% degli uomini sono disoccupati e una ricerca condotta da un'istituto per l'impiego svela che un occupato su quattro non vorrebbe condividere il proprio spazio di lavoro con un Viaggiante.
Tornata a Finglas, Winnie Kerrigan cdice che il messaggio emerso dal caso Nally è che ammazzare un Viaggiante è "OK".
"Non vogliamo pietà. Chiediamo diritti unmani," ci dice.
La storia I Viaggianti (Travellers) sono da secoli parte della società irlandese. Nativi dell'Irlanda, sono un gruppo distinto dai Rom europei, di cui condividono la tradizione nomadica e dei gruppi familiari estesi. Anche se oggi non è quasi più parlata, hanno una lingua propria, il Cant. Sono tradizionalmente lavoratori del metallo, commercianti di cavalli e lavoratori agricoli stagionali, oggi molti vivono concentrati nele aree urbane. Ci sono circa 30.000 Viaggianti in Irlanda, 15.000 in Bretagna e 10.000 negli USA. In Irlanda il 63% dei Viaggianti ha meno di 25 anni e l'aspettativa di vita è di dieci anni inferiore al resto della popolazione. Secondo Pavee Point circa 800 famiglie vivono ai margini dele strade, senza acqua, elettricità e servizi igienici, altre centinaia sono in attesa di sistemazione in alloggio. (sulle origini dei Traveller, dall'archivio di Pirori ndr)
Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2005
da sucar drom
Vi segnaliamo due iniziative culturali a margine del Seminario Nazionale dell'Opera Nomadi del 6 e 7 dicembre 2005.
Lunedì 5 Dicembre 2005 ore 17e30 Sala TEATRO Municipio 3 in Via dei Sabelli 119 (San Lorenzo)
La casa nelle Comunità Rom in Serbia Mostra fotografica di Monika Bulaj e presentazione del libro "Le ha ma la ja” da un viaggio di parole e immagini tra i Rom della Serbia, il tratto di un popolo (Editrice Monti). Alla presentazione sarà presente l’autrice Marzia Ravazzini, Volontaria nei Villaggi Rom in Serbia. Coordina Massimo Converso Responsabile Progetto Biblioteca Romanì L'evento è organizzato da: Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e dal Progetto Biblioteca Romanì, Biblioteche di Roma.
Gilì Romanì ando drom I° Concorso dei musicisti di strada Rom/Sinti Roma, Sala Teatro MUNICIPIO 3 - Via dei Sabelli 119 MARTEDI’ 6 dicembre 2005 ore 21.30
Esibizione dei gruppi musicali e di danza Rom Rumeni, Rom Lovara, Rom Rudari , Rom Lucani, Rom Khorakhanè Cergarija Vlasenicaqi e Shiftarija. La giuria composta da: Presidente - Sandro Portelli (Musicologo Circolo Gianni Bosio, Docente Università La Sapienza) Componenti - Felice Liperi ( Musicologo La Repubblica) , Guido Gaito (esperto in Etnomusicologia), Adriano Mordenti (Musicista klezmer). L'evento è organizzato da: Opera Nomadi, COOPERATIVE SOCIALI PHRALIPE’ – FRATERNITÀ e PIJATS ROMANO’, Assessorato Politiche Sociali del Comune di Roma. Con il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Roma.
Di Fabrizio (del 05/12/2005 @ 16:09:32, in Europa, visitato 2009 volte)
European Roma Rights Centre Country Report
Antiziganismo in Francia da Roma-Francais
Budapest, Paris, 2 Dicembre 2005. [...]
La Francia è conosciuta come luogo di nascita dei diritti umani. "Liberté, Egalité, Fraternité" - questa rivoluzionaria dichiarazione rimane nel cuore della Repubblica. Ogni successiva Costituzione Repubblicana ha reiterato l'impegno per i diritti umani e l'uguaglianza. D'altra parte, i reecenti sommovimenti sociali mostrano che ci sono cause profonde di preoccupazione, che non tutti in Francia beneficino delle premesse di eguaglianza incise nel cuore della Repubblica Francese.
Sin dal 2003, European Roma Rights Centre (ERRC) si è impegnato a monitiorare la situazione di Sinti, Gens de Voyage e Rom migranti in Francia, La ricerca indica che a centinaia di migliaia tra loro è negato il diritto al pari trattamento, e che sperimentano una quotidiana negazione ed interferenza verso quasi tutti i fondamentali diritti in campo civile, politico, sociale, economico e culturale. Sono stati per lungo l'oggetto di leggi, politiche e pratiche tese al loro controllo, repressione, esclusione ed assimilazione. [...] Recentemente, nuove leggi hanno seriamente limitato la possibilità di esprimere gli elementi chiave della loro identità, dando nel contempo giustificazione legale agli ufficiali della forza pubblica per agire in maniera repressiva e draconiana - e, di seguito, per escluderli da quasi tutti gli aspetti della vita pubblica e dei servizi.
La discriminazione contro Sinti, Gens de Voyage e Rom inibisce la capacità dei singoli di esercitare diritti fondamentali come quello di voto [...] Molti di loro devono portare seco speciali documenti di circolazione, da presentare come visti a gendarmi e polizia, [...] pena sanzioni o il loro mancato rinnovo. Spesso la discriminazione inizia al primo contatto col sistema scolastico. Un gran numero di Rom e Sinti non è scolarizzato, escluso dalla scuokla secondaria e/o segregato in classi differenziali. In genere la loro scolarizzazione è inferiore agli standards, spesso senza che vengano loro forniti i minimi strumenti letterari di base.
Molti Sinti, Gens de Voyage e Rom sono sgomberati da un comune all'altro, senza potersi fermare più di un breve periodo. La gran parte del territorio in effetti, appare off limits per loro. Le aree disponibili per la sosta sono spesso insalubri, inquinate o isolate dai centri cittadini. La maggior parte ritiene che l'intero apparato statale sia un nemico, il cui scopo è negare la loro cultura, alla sola ragione di forzarli ad allontanarsi dalla società francese nel suo insieme.
Alla stessa maniera, migliaia di Rom migrati in territorio francese, sono soggetti a politiche specifiche perché abbandonino la Francia. Vivono in baraccopoli indecenti, da cui peraltro sonoo ripetutamente sgomberati verso altri campi od edifici da occupare. Sono inoltre soggetti a varie forme di violenza e abusi [...]
L'antiziganismo è parte regolare e condivisa dei vari vari apsetti della vita pubblica: senatori, deputati, sindaci ne fanno ampio uso, spesso per ottenere finanziamenti pubblici. Ritratti come criminali sporchi e incivili, parassiti sociali e disturbatori della quiete pubblica, Sinti, Gens de Voyage e Rom sono isolati come una sottoclasse pericolosa e indesiderata.
Le recenti settimane hanno visto l'esplodere della rivolta, che ha coinvolto i settori più marginalizzati delle comunità. Il risultato è che la loro situazione, e quella degli inmmigrati di più recente arrivo, ha ottenuto nuova attenzione dai circoli politici. La situazione di Sinti, Gens de Voyage e Rom richiede una simile ed urgente attenzione, se si vuole realizzare pienamente la pronessa di uguaglianza.
Informazioni:
Lanna Hollo, ERRC France Research Team Leader: +33 (0)1 48 07 09 87Claude Cahn, ERRC Programmes Director: ccahn@errc.org, (36 20) 98 36 445Savelina Danova-Russinova, ERRC Research and Policy Co-ordinator: savelina.danova@errc.org, (36 1) 41 32 215
The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the rights of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc.org.
European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Phone: +36 1 4132200 Fax: +36 1 4132201 For correspondence, to subscribe and unsubscribe from this list, please use office@errc.org.
Di Fabrizio (del 06/12/2005 @ 13:42:27, in media, visitato 2048 volte)
Si chiama Asteriscoradio.com con interviste, reportage, notizie e musica
red.
È nata la prima webradio interculturale italiana: è Asteriscoradio.com. La webradio riprende l’esperienza ormai biennale dell’Asterisco magazine radiofonico, un programma di approfondimento tematico sulle questioni dell´immigrazione e dell´interculturalità.
Asterisco era un insieme di interviste, reportage, notizie, il tutto intercalato da musiche dal mondo. L’esperienza, messa in campo da italiani e immigrati, voleva offrire un punto di vista diverso da quello imperante sui media nazionali. Asteriscoradio.com è il seguito di questo progetto. Dal semplice programma radiofonico, il concetto di "asterisco" si è allargato fino a sposare i confini di una webradio, in tutto e per tutto paragonabile alla radio tradizionale, a diffusione continua 24 ore su 24. Dotata di un proprio palinsesto, Asteriscoradio.com offre, oltre al tradizionale magazine e alla musica, un ventaglio di programmi informativi, educativi e di intrattenimento che nessun altro fa ascoltare.
Informazioni www.asteriscoradio.com
|