Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Desideri, disperazioni e voglia di normalità dalla periferia più periferica.

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/11/2011 @ 09:12:53, in casa, visitato 1510 volte)

Mi-lorenteggio.com Stamane evitato il peggio.

(mi-lorenteggio.com) Buccinasco, 07 novembre 2011 - Stamane alle ore 8.00 si doveva tenere la demolizione forzata delle ville dei Sinti, per dare esecuzione ad un'ordinanza, ma, ciò non è avvenuto perché parte delle demolizione stava avvenendo, come stabilito. Tutti i dettagli nel video

Vittorio Aggio


Ndr: l'appello di domenica scorsa

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Di Fabrizio (del 09/11/2011 @ 09:13:46, in Italia, visitato 1821 volte)

NdR: Motivazioni che personalmente non condivido, ma che trovo legittime.
Le riporto per puro dovere di cronaca, perché mi sembra solo una ripicca (tra fratelli coltelli) che, dopo settimane di discussioni, questa presa di posizione pubblica (in privato lo si sospettava da un po') sia arrivata a soli 2 giorni dalla manifestazione del 9 novembre.

(da youtube) Sempre per dovere di cronaca, potete trovare gli aggiornamenti in diretta della manifestazione su Twitter.

Federazioneromani.wordpress.com - 7 novembre 2011 - "Sembra che nessuno voglia riconoscere che la storia contemporanea ha creato un nuovo genere di esseri umani – quelli che sono stati messi nei campi di concentramento dai loro nemici e nei campi di internamento dai loro amici". (Hanna Arendt)

In occasione della prossima manifestazione nazionale dei Rom e dei Sinti, promossa a Roma per il prossimo 9 novembre, la Federazione Romanì esprime la propria dissociazione dalla piattaforma rivendicativa e ritira l'adesione all'iniziativa.

Il documento unitario che convoca la manifestazione pone soluzioni abitative che non superano la concezione stessa dei campi nomadi, e, al contrario, ne rafforzano "l'utilità" indirizzando un agire istituzionale distorto che continua a intervenire proponendo soluzioni speciali, "differenziate", su una categoria di persone inventata: " i nomadi"

La Federazione Romanì afferma in maniera forte e chiara la centralità del diritto alla casa come il tema decisivo della partecipazione attiva e come elemento centrale di un riconoscimento e una considerazione imperniati sui diritti di una minoranza storica e significativa anche per consistenza numerica.

E' ancora forte il pregiudizio in base al quale i Rom rifiutano di vivere nelle case perché vogliono vivere nei campi nomadi o all'aria aperta o in aree e terreni a "larghi orizzonti"; questi pregiudizi la popolazione romanì li ha pagati duramente in termini di emarginazione ed esclusione sociale, culturale e politica.

Sono pregiudizi prodotti anche dall'impreparazione del volontariato, dall'utilitarismo delle cooperative sociali che gestiscono i campi "nomadi", dalla negligenza e inettitudine istituzionale nel confrontarsi con una minoranza ascoltandola ed interloquendo direttamente.

Quella dei campi, dei "villaggi attrezzati" e delle "microaree", oltre ad essere un'anomalia tutta italiana, è una soluzione "differenziata", discriminante e segregante, e spesso sono le autorità che spingono le famiglie rom a vivere in questi luoghi di ghettizzazione che strutturano un sistema di apartheid proposto esclusivamente alla popolazione romanì.

Vogliamo dunque dichiarare che anche la popolazione romanì aspira ad un'abitazione "normale" per superare definitivamente ogni forma di segregazione/emarginazione abitativa, e vorrebbe poter essere presa in considerazione per accedere alle case dell'edilizia popolare, definendone la progettazione, le tipologie e le modalità.

Ridurre il fabbisogno abitativo alle forme truccate del campo "nomadi" è un'azione di efferata violenza e disumanizzazione.

La Federazione Romanì, le 18 associazioni e le persone che la compongono (tutte attive professionalmente sul territorio Italiano) credono che sia arrivato il momento di offrire alla minoranza romanì risposte politiche e di politica abitativa adeguate che facciano superare, senza alcuna possibilità di falsa interpretazione, la logica segregante dei campi nomadi e che, allo stesso tempo, restituiscano dignità alla coscienza collettiva del Paese.

La manifestazione del 9 novembre rischia di generare equivoci su un tema così importante; inoltre è basata su presupposti di contrapposizione che al momento non possiamo comprendere, vista la recente assegnazione (11 luglio 2011) alla 1° Commissione della Camera dei Deputati della proposta di legge per il riconoscimento della storica minoranza etnico-linguistica.

Nazzareno Guarnieri – presidente Federazione Romanì

GLI ADERENTI ALLA FEDERAZIONE ROMANI'
Graziano Halilovic – Ass. Romà onlus di Roma,
Ass. RomSinti@Politica Teramo
Demir Mustafa – Amalipè Romanò di Firenze,
Vesna Vuletic – Ass. Idea Rom Onlus Torino,
Ass. Azunen Romalen di Napoli,
Coop. Pralipè di Pescara,
Sergio Suffer – Nevo Gipen di Brescia,
Loris Levak – Ass. Rom Kalderash di Venezia,
Vojkan Stojanovic – Ass. Romano Pala Tetehara di Collegno (TO),
Mauro Priano – ASD Amalipè di Palermo,
Ass. Tikanè Assiem di Isernia,
Centro Studi Ciliclo Roma
Ass. Sassarè Lamè Isernia,
Ass. Paparuga di Torre del Greco,
Saska Jovanovic – Ass. Romnì Onlus Roma
Carlo Stasolla – Ass. 21 Luglio Roma
Marco Brazzoduro – Coop. Antica sartoria rom Roma
Fattoria sociale Bravalipè Chieti

Maria Grazia Dicati – Veneto
Umberto Spada – Lazio
Sarachella Concetta – Molise
Dimitris Argiropoulos – Emilia Romagna
Rojatti Raffaella – Lazio
Ferdi Berisha – Marche
Russo Ernesto – Abruzzo/Marche
Maurizio Marcellusi – Abruzzo
Rosi Mangiacavallo – Sicilia
Marcel Courthiade – Parigi
Giuliana Donzello – Toscana
Roberto Ermanni – Toscana

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Di Fabrizio (del 10/11/2011 @ 09:04:27, in musica e parole, visitato 1326 volte)

Dal 17 al 19 novembre alle ore 21.00 - il 20 novembre alle ore 18.00
Piccolo Teatro Campo d'Arte - Via dei Cappellari, 93 (Presso "Campo dei Fiori") ROMA

Scritto e interpretato da Antun Blazevic (Tonizingaro)
Musiche del Maestro Nicola Serban (Cimbalon)

Spettacolo teatrale ironico e di denuncia, con la partecipazione di musicisti rom. L'immaginaria lettera che un Rom, fuggito negli anni '90 dalla ex-Yugoslavia in Italia, scrive al fratello rimasto nel paese di origine. Ironia tagliante che fa riflettere sulla condizione dei Rom in Italia, presentati in questa mise-en-scene come benestanti cittadini ben integrati nella società italiana. Fantasie che un uomo racconta ai suoi cari ma che soprattutto racconta a se stesso; una favola che fa sorridere e fa riflettere. Soprattutto perché dall’altra parte dell’Adriatico il fratello rom risponde alla lettera in un modo davvero inaspettato…

Biglietto 12 euro, ridotto 10 euro.

Informazioni www.theatrerom.com - theatrerom@gmail.com - 327-10.59.777

www.campodarte.com - 347-29.26.032

ASSOCIAZIONE CULTURALE THEATRE ROM

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Di Fabrizio (del 10/11/2011 @ 09:11:08, in lavoro, visitato 1443 volte)

Segnalazione di Maria Di Lucia

Sfilata di moda 'rom' Nuovi modelli ma anche stimolo alla tolleranza

(ANSA) - BUDAPEST, 6 NOV - Una sfilata di moda per combattere i pregiudizi e far conoscere la cultura e le tradizioni del popolo Rom: e' quanto avvenuto ieri sera nel cuore della capitale ungherese Budapest dove, al Museo delle Belle Arti, e' stata organizzata da Romani Design una sfilata con le nuove creazioni.

''Diminuire i pregiudizi contro i Rom, e limitare il piu' possibile il crescente numero di conflitti in seno alla societa' attraverso la moda'' e' stato l'obiettivo che Romani Design si e' proposto.


 Da youtube: Attivista per i diritti dei Rom e fondatrice del Romani Design Studio, Erika Varga organizza una sfilata di haute couture che spera contribuirà a abbattere i pregiudizi. Durata: 00:51

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Di Fabrizio (del 11/11/2011 @ 09:22:16, in Italia, visitato 1441 volte)

Nella giornata del 7 novembre è stato attuato l'ennesimo intervento di polizia nei riguardi dei rom rumeni presenti sul nostro territorio, con lo sgombero di circa quaranta persone, tra le quali tre bambini minori di cinque anni e due donne in stato di gravidanza, accampati da circa due mesi sotto il ponte di via Baracca nel Comune di Firenze. Le forze dell'ordine, giunte alle prime ore del mattino quando gli abitanti si erano allontanati per le consuete occupazioni, hanno provveduto a sequestrare le tende presenti e liberare lo spazio, sparpagliando a terra gli effetti personali. Queste persone sono state lasciate senza alcun riparo ed è stato concesso loro di dormire soltanto un'altra notte nella stessa zona.
Ancora una volta un intervento di forza, attuato in condizioni climatiche sfavorevoli e senza previsione di alcuna soluzione di emergenza per garantire alle persone una minima tutela.
MEDU, in risposta ad un'urgenza umanitaria, provvederà [...] a distribuire delle tende per offrire nei prossimi giorni una minima protezione almeno alle famiglie in cui sono presenti i soggetti più vulnerabili.
MEDU denuncia le modalità di un'operazione di polizia che, oltre a ledere la dignità e minacciare il rispetto dei diritti umani e in particolare del diritto alla salute delle persone, non può avere altra conseguenza che il peggioramento delle loro condizioni. Da ultimo, non è possibile non rilevare come tali operazioni siano svolte nei confronti della popolazione rom con una frequenza e una facilità che non è permessa né accettata in alcun altro contesto di marginalità.

Medici per i Diritti Umani - cell.3351853361

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Di Fabrizio (del 11/11/2011 @ 09:43:04, in Regole, visitato 1665 volte)

Intitoliamo questo siparietto "prove tecniche di dialogo". La stessa testata un paio di settimane fa, riportava che i Sinti erano disposti a pagare gli arretrati dovuti (rateizzandoli, immagino). Come potete leggere qui sotto, a Stefano Cavalli della Lega Nord questo non basta. Anzi, lo manda su tutte le furie (forse li preferisce morosi).

Piacenza24.eu - Stefano Cavalli, Lega Nord

Pubblicato: lunedì 7 novembre 2011 - 17:16
Piacenza - Sinti di Piacenza, Cavalli (LN): "Sinti strumentalizzano i loro stessi figli per continuare a non pagare. Comune e tribunale dei minori intervengano per revocare loro la potestà genitoriale".

«Devo ammettere - dichiara Stefano Cavalli, consigliere regionale della Lega Nord - che la comunità dei sinti piacentini è riuscita, ancora una volta, a sorprendermi. Pur di non pagare i debiti accumulati per le utenze e pur di ostacolare l'istallazione di impianti capaci di addebitare le utenze in base ai consumi, gli occupanti del campo attrezzato di Torre della Razza ora tirano in ballo, strumentalizzandoli nel peggiore dei modi, i loro stessi figli, privandoli della scuola dell'obbligo. Un comportamento che si commenta da solo, - aggiunge l'esponente del Carroccio - mi auguro solamente che l'Amministrazione piacentina, spesso troppo accondiscendente nei confronti dei nomadi, non ceda ai loro vili ricatti morali. Confido inoltre - conclude Cavalli - che il tribunale dei minori si attivi quanto prima per revocare la potestà genitoriale a coloro che stanno deliberatamente vietando ai loro figli di frequentare la scuola dell'obbligo al solo scopo di poter continuare a consumare acqua ed energia elettrica a sbaffo.»

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Di Fabrizio (del 12/11/2011 @ 09:16:47, in Italia, visitato 1226 volte)

8 novembre 2011

Gentile redazione,
A.I.Z.O. rom e sinti, associazione di volontariato che da quarant'anni opera a fianco della popolazione rom e sinta su tutto il territorio nazionale, vi invia un comunicato stampa riguardo le dichiarazioni del on. Cavallotto
a seguito dell'allontanamento dei rom presenti nell'accampamento di Lungo Stura Lazio a Torino.

A disposizione per ulteriori delucidazioni, si porgono distinti saluti.

Ufficio Stampa A.I.Z.O.

A.I.Z.O. ONLUS
Via Foligno 2
10149 Torino
Tel: 0117496016 - 3488257600
Faz: 011740171

www.aizo.it

Nella giornata di ieri, a seguito dell'alluvione che ha colpito il torinese e dell'allontanamento dei rom accampati nel campo di Lungo Stura Lazio per motivi di sicurezza, l'onorevole Cavallotto della Lega Nord è intervenuto sull'evento dichiarando "La pioggia è riuscita nell'impresa fallita da Fassino, cioè lo sgombero del campo nomadi abusivo di Lunga Stura". Una dichiarazione choc che arriva nel giorno in cui vengono commemorate le vittime di questa alluvione, vittime che il gruppo della Lega Nord del comune di Torino ha chiesto di ricordare con un minuto di silenzio.

A.I.Z.O. rom e sinti, Associazione che da 40 anni opera a favore dell'inclusione del popolo rom, si esprime costernata per queste dichiarazioni, che non possono essere giustificate con nessuna motivazione. Una calamità naturale come un'alluvione è una tragedia che colpisce l'intera popolazione e il popolo rom, spesso duramente colpito da queste disgrazie, merita la stessa solidarietà di tutto il resto della popolazione. Ricordiamo per esempio la morte di una bambina rom durante un'alluvione di alcuni anni fa', quando il fiume Stura è esondato all'altezza del campo autorizzato di Strada dell'Aeroporto, rischiando di travolgere tutte le abitazioni dell'area realizzata dal Comune.

Gioirsi di un evento così tragico che può mettere a repentaglio la vita di persone, di qualsiasi etnia esse siano, è un atto vile e criminoso e che risulta stridente con la richiesta del gruppo della Lega Nord di osservare un minuto di silenzio per esprimere solidarietà alle famiglie colpite dalle recenti alluvioni. Gli esponenti della Lega sembra continuino a dividere la popolazione in due categoria: una a cui esprimere solidarietà e vicinanza, un'altra da dimenticare e considerare solo quando crea problemi.

La replica del deputato, intervenuto dopo le polemiche che hanno suscitato le sue parole, non sono sufficienti per giustificare delle parole così pesanti e irrispettose della vita umana.

A.I.Z.O. ritiene che sia di fondamentale importanza affrontare la situazione del accampamento di Lungo Stura Lazio ma trovando soluzioni alternative per le persone che vi abitano che permettano loro di emanciparsi dalla condizione del grande campo abusivo e non le costringano a cercare un'altra area dove accamparsi tra topi e immondizia, senza acqua e elettricità. Uno sgombero senza alternative di certo non risolve il problema della sicurezza e della legalità e risulta essere solo un'inutile spreco di risorse economiche, ma augurarsi che sia un'alluvione a sgomberare il campo è oltremodo insensato e irrispettoso.

A.I.Z.O. invece si augura che dichiarazioni di questo tenore, che provocano anche l'indignazione della comunità internazionale, non vengano più espresse da coloro che fanno parte dell'attuale governo.


Ndr: in redazione a Mahalla pensiamo che Davide Cavallotto si sia montato la testa e pensi di essere parte di un progetto divino. Il sospetto ci è venuto sin dai tempi che Cavallotto faceva l'imbianchino: come potete vedere nel suo lavoro alla Cappella Sistina (QUI foto originale), già allora immaginava che gli zingari non dovessero trovare posto sull'arca.

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Di Fabrizio (del 13/11/2011 @ 09:17:07, in Europa, visitato 1243 volte)

"Siamo nomadi, non criminali" Il Resto del Carlino di Tommaso Moretto

Il capo della carovana dei gitani che si sono fermati a Villamarzana "In Italia ci trattano male"

Rovigo, 8 novembre 2011 - Sono tornate le carovane di nomadi vicino al casello dell’autostrada a Villamarzana. Quelli che c’erano la settimana scorsa si erano spostati poi a Costa di Rovigo, ma domenica se ne sono andati di nuovo, non si sa verso dove. La gente del posto ha ricominciato preoccupata a chiamare il sindaco Valerio Galvan. Questa volta non sono più di cinque o sei roulotte. Per capire chi sono questi zingari che nelle loro peregrinazioni si fermano in Polesine siamo andati a conoscerli ieri mattina. Appena siamo scesi dalla macchina e ci siamo avvicinati si è fatta sotto una donna con un grembiule a fiorellini come quelli delle contadine di una volta. Pochi denti in bocca ma il sorriso stampato. Stava mescolando una zuppa in un pentolone e ci è venuta incontro. «Siamo del Resto del Carlino, vogliamo conoscervi e farvi qualche domanda». Prima ancora di stringerci la mano ci hanno chiesto dei soldi: «Quanto avete in tasca? Dateci qualcosa per dar da mangiare ai bambini e vi facciamo fare l’intervista».

Da dove venite?
«Dalla Spagna come origini, ma stiamo spesso in Francia. La maggior parte della nostra comunità sta in Francia».

Come mai siete qui nei pressi di Rovigo?
«Siamo venuti per i morti, abbiamo dei parenti a 50 chilometri di distanza». E pronuncia il cognome della famiglia ma non si capisce bene se sia Braidi, Bradi o Bradic.

Lei come si chiama?
«Cueves, Ivanovic Manolo Cueves». Chiestogli di scriverlo su un foglio non siamo sicuri che abbia scritto Cueveces, Cueves o qualcos’altro. Allora lo abbiamo scritto noi in stampatello perché lo leggesse e ci desse conferma: «Non so leggere» è stata la risposta. Il capo della carovana però era il più ben disposto nei nostri confronti: si è fatto fotografare senza chiedere soldi, mentre l’uomo più giovane che gli stava di fronte proponeva la foto di gruppo per 20 euro. «Noi siamo gitani, zingari. Ma gli zingari non sono tutti cattivi o tutti ladri. Qui in Italia ci trattano sempre male. Ci cacciano dappertutto, ma noi non facciamo male a nessuno», ci tiene a far sapere. «Noi siamo una famiglia che gira in tutta l’Europa. Esistiamo da 2.000 anni, prima giravamo con i cavalli, ora ci siamo un po’ modernizzati e giriamo con le roulotte, ma siamo sempre noi».

In quanti siete, del vostro gruppo?
«Siamo 10.000 roulotte in tutta Europa, stiamo tanto in Francia perché in Italia ci mandano via».

Qui a Villamarzana come vi siete trovati?
«Bene, il sindaco e i carabinieri sono stati gentili».

In Francia vi aiutano?
«Sì, lo Stato ci dà dei soldi. A me, per la mia famiglia, moglie e due figli, mi danno 800 euro al mese. E poi Sarkozy ha obbligato ogni comune sopra i 5.000 abitanti ad attrezzare un campo nomadi».

Tommaso Moretto

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Di Fabrizio (del 14/11/2011 @ 09:33:42, in Europa, visitato 1324 volte)
Chiara-di-notte.blogspot.com

La situazione e' drammaticamente peggiorata dopo il 2008. In passato, una famiglia rom di cinque persone avrebbe potuto, con i sussidi, arrivare fino al 14 del mese. Poi, una volta finito il denaro, avrebbe potuto ottenere un credito presso i negozi del luogo e gli uomini, con i loro lavori occasionali, costruzione di muri, riparazione di tetti, eccetera, sarebbero riusciti a guadagnare il necessario per far sopravvivere la famiglia l'altra meta' del mese.

Ma con la crisi finanziaria, la gente ha smesso di spendere soldi per questi lavoretti e i negozi non fanno piu' credito. Anche se gli tzigani piu' poveri sono riusciti a sopravvivere - a stento - negli ultimi vent'anni, oggi con la crisi economica sono davvero in una situazione tragica, ed e' gia' da tempo che si inizia ad osservare un fenomeno che per chi e' rom e' davvero sintomo di disperazione: figli che, per mancanza di mezzi di sussistenza, vengono abbandonati agli orfanotrofi nella speranza che almeno trovino un piatto caldo e un tetto.

Inutile che stia qui a raccontare quanto sia dura la vita in un orfanotrofio. In mezzo a centinaia di bambini tutti disperati, e trascurati da chi si dovrebbe prendere cura di loro, che per menefreghismo e indolenza vengono lasciati e se stessi, senza regole, si forma una generazione di violenti pronti a tutto pur di conquistarsi uno spazio di sopravvivenza, nel tentativo di emergere sugli altri e non esserne a loro volta annientati, cosi' da perdere completamente il senso stesso di appartenenza ad una comunita'. Anche se qualcuno, di tanto in tanto, diverso per carattere o per particolare capacita', riesce poi ad emergere non con la forza ma con l'intelletto, ed accede a qualcosa di piu' elevato, riscoprendo il valore della cultura e della solidarieta' fra persone.

“Mentre nella maggior parte dell'Europa occidentale la questione rom e' marginale, in Ungheria, a causa delle dimensioni della comunita', delle conseguenze disastrose del comunismo e del fallimento delle politiche degli ultimi vent'anni, tale questione e' diventata centrale.” E' cio' che dichiara Balog Zoltán, per dieci anni pastore protestante prima di diventare ministro e il piu' fidato fra i consiglieri di Orban Viktor, il premier ungherese.

Magro, barba grigia, il cinquantatreenne Balog, oggi e' visto come la vera coscienza del governo conservatore ungherese. E' colui che e' stato dietro alla decisione del governo, durante il suo semestre di presidenza dell'Unione europea, di portare il problema dell'integrazione dei rom a livello europeo come una priorita' assoluta.

Per Balog - che ha dato al suo governo tre anni di tempo per affrontare il problema in modo efficace e risolverlo preannunciando in caso contrario il disastro - questa esplosione del fenomeno dei vigilantes in divisa in ghetti di Gyöngyöspata e di molte altre localita' ungheresi, e' il sintomo di una crisi nazionale molto profonda, ma non perche' presagisce l'ascesa dei neo-nazisti. Il problema e' secondo lui ancor piu' serio.

"La vera differenza tra il nostro problema rom e quello dell'Europa occidentale”, dice Balog “sta nel grado di rischio. In Italia e in Spagna si parla di integrare un gruppo marginale, piccolo, quindi e' tutto sommato esclusivamente una mera questione di diritti umani. Ma in Ungheria si tratta di una questione di strategia nazionale che riguarda tutto il paese. I rom hanno il doppio del tasso di natalita' degli altri ungheresi. La maggioranza della popolazione ungherese sta invecchiando, mentre circa la meta' della popolazione rom e' sotto i vent'anni. Nelle citta' del nord-est, fra dieci anni, ogni due bambini che nasceranno, uno sara' rom. Ma la disoccupazione per i rom e' dell'85%, e un terzo dei bambini non finiscono neppure la scuola elementare. Quindi questo non e' un problema come gli altri, ma e' il problema principale.”

Come le altre minoranze in Ungheria, la rumena, la tedesca e gli altri gruppi etnici, gli tzigani hanno una certa autonomia nella gestione dei propri affari, attraverso quello che e' l'Autogoverno Nazionale Rom. Per Balog, la risposta alla crisi spetta alle sia alle autorita' nazionali ungheresi, sia a quelle rom per creare, insieme, centomila nuovi posti di lavoro, a partire dai lavori pubblici da effettuare nelle comunita' in cui gli stessi rom vivono, e al tempo stesso aumentando massicciamente gli standard educativi dei giovani, avviandone il prossimo anno ventimila alla formazione professionale e preparandone altri cinquemila, dei piu' brillanti, per l'universita'.

Tutto cio' dovrebbe iniziare a mostrare i primi risultati in tre anni. La speranza di Balog e' che sul lungo periodo i rom si trasformino da problema sociale in un vantaggio per l'economia ungherese. Infatti, se il loro tasso di occupazione salisse fino a raggiungere la media regionale, cio' potrebbe significare una crescita compresa tra il 4 e il 6 per cento del prodotto interno lordo tale da poter innescare di nuovo un efficiente sistema di welfare.

Questo progetto, nonostante niente sia verificato e si tratti soprattutto di “proiezioni” che dovrebbero essere poi confermate dai risultati, e' controbattuto ed osteggiato da entrambe le parti. Balog e' sotto attacco da chi difende i rom per l'approccio autoritario del suo governo, ma anche dai gadje', soprattutto dai rappresentanti dei piu' poveri, che vedono "ancora una volta" un favore fatto ai rom.

Ma per Balog la necessita' principale e' quella di mandare un chiaro messaggio politico alla maggioranza degli ungheresi per far capire quanto la questione sia importante per tutti e come cio', piu' che per gli tzigani, sia un vantaggio per l'intera nazione. “Se infatti questi cambiamenti non saranno fatti” dice ancora Balog, “l'intera nostra struttura sociale, economica e del mercato del lavoro crollera', portando l'Ungheria sull'orlo del baratro e del conflitto civile. La questione rom, dunque, e' un problema di sopravvivenza nazionale".

A una trentina di chilometri da Gyöngyöspata c'e' un altro villaggio: Tarnabod. Abbandonato dopo il comunismo, e lasciato in balia dei piu' disperati (rom e non-rom) che non avevano un posto dove andare, e' stato preso in mano da giovani operatori sociali, uomini e donne, tzigani e gadje' di provenienza anche straniera. Oggi, in un'antica stalla riadattata a capannone, si possono vedere dozzine di persone al lavoro mentre smontano vecchi computer e altri apparecchi tecnologici obsoleti per il riciclarne i pezzi. Tutti percepiscono il salario minimo nazionale.

In altri edifici di Tarnabod, riadattati e restaurati, sono state create una scuola materna, una mensa per bambini e genitori, un centro di cultura con una sala proiezioni, un centro di insegnamento dopo scuola, un'infermeria, un centro sportivo. Ovunque i pavimenti sono stati sostituiti, le pareti ridipinte, i tetti riparati. C'e' una chiesa, una squadra di calcio, un gruppo teatrale. In biblioteca gli scaffali, tutti allineati, sono pieni di libri che vengono dati in prestito e sul muro campeggia il ritratto del primo e finora unico santo rom: Ceferino Giménez Malla.

Oltre settecento persone, uomini donne e bambini, a Tarnabod, vivono come una grande famiglia. Alcune sono rom, altre no e non esiste un modo facile per distinguerle. Ci sono voluti sette anni per arrivare a questo, ma dopo la poverta' e la disperazione di Gyöngyöspata, Tarnabod rappresenta l'altra faccia della medaglia, un'oasi felice in cui, a volte, confuso in mezzo alla gente, non e' difficile incontrarvi anche Choli Daróczi József, il piu' famoso scrittore rom ungherese vivente.

Come sostiene chi dirige il progetto, tale lavoro per avere successo su scala nazionale ed essere esportato anche in altre citta' e villaggi, creando nuovi posti di lavoro partendo proprio dalle comunita' tzigane, come appunto auspica anche Balog, deve avere il sostegno totale del governo ungherese e dell'Autogoverno Nazionale Rom. Solo cosi' non arriveranno piu' vigilantes vestiti di nero a terrorizzare la gente, e ai razzisti saranno tolti gli argomenti con i quali, oggi, si aizzano le persone le une contro le altre.


Questo il mio commento all'articolo originale:

Vorrei capire meglio il ruolo dell'Autogoverno Nazionale Rom.
In Italia ne ho sentito parlare qualche volta da "esperti" ed "intellettuali" (due parole di cui istintivamente mi fido poco) ungheresi, con toni diversi.
La mia impressione da profano, è che un organismo del genere in tempi di vacche grasse ha contribuito a diffondere l'immagine di Ungheria come paese all'avanguardia nell'integrazione di Rom.
Ma che col sopraggiungere della crisi, soprattutto dato la sua composizione, veda il proprio ruolo compromesso e rischi di elargire qualche piccola regalia agli "amici degli amici", senza riuscire ad essere un interlocutore "politico" affidabile.

La risposta:

Avevo iniziato a scriverti la risposta. Poi la tastiera mi ha preso la mano ed e' venuto un commento talmente lungo che forse merita farne un post. Tu che ne pensi?

Il suo nuovo articolo lo trovate QUI, lo riprenderò in Mahalla tra qualche giorno

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Di Fabrizio (del 14/11/2011 @ 09:47:59, in musica e parole, visitato 2997 volte)

VENERDI' 18 NOVEMBRE 2011 alle ore 18
presso la Sala delle Colonne – Banca Popolare di Milano (via san Paolo 12, Milano)

I ROM DI VIA RUBATTINO Una scuola di solidarietà
Elisa Giunipero e Flaviana Robbiati (a cura di)
Presentazione di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio
Collana Libroteca Paoline ISBN 88-315-4055-1

Milano, 19 novembre 2009: la baraccopoli di via Rubattino, occupata da circa trecento rom, viene sgomberata dalle forze dell'ordine. Un'operazione gonfiata ad arte per rassicurare i cittadini milanesi circa la presenza, guardata con diffidenza e con sospetto, dei Rom. Questa operazione crea una reazione inaspettata: i cittadini si mobilitano in favore dei rom. Famiglie milanesi aprono la porta della propria casa per dare ospitalità ad alcune famiglie che non avrebbero alternative reali alla strada. Tutto questo è avvenuto perché i pregiudizi alimentati da una informazione tendenziosa hanno lasciato il posto alla conoscenza reciproca.

Rom fa rima ancora oggi con allarme sociale e l'unica cosa che sembra restare è il dovere di schierarsi. Sui rom ci si scontra senza mai fare una proposta o indicare una possibile soluzione. Questo libro ha il grande vantaggio di guardare in faccia la realtà così com'è, senza aggiunte né proclami, allo scopo di provare a identificare una via da percorrere, pur consapevoli che non si tratta di un cammino in discesa, ma certamente, per tanti motivi, in salita. (dalla presentazione di Marco Impagliazzo)

Questo libro racconta la straordinaria avventura di incontro, solidarietà, amicizia tra un quartiere di Milano e i Rom, avventura iniziata con l'iscrizione a scuola di 36 bambini rom da parte della Comunità di Sant'Egidio. La scuola si è rivelata così il primo luogo di un'integrazione, non facile ma possibile.
La rete di simpatia, buon senso, generosità, voglia di cambiare che ha circondato i Rom di via Rubattino ha molto da dire al clima di antigitanismo che sembra crescere in Europa. Gli autori di questo libro sono tanti: maestre, genitori e alunni delle scuole, volontari, cittadini, giornalisti. Scritto come cronaca diventa testimonianza di percorsi possibili e stimolo a cercare strade di integrazione, unico futuro possibile.

A due anni esatti dallo sgombero e in occasione della Giornata dei diritti dell'infanzia, il libro viene presentato dalla Comunità di Sant'Egidio e dalle Mamme e maestre di Rubattino

Intervengono:
Maria Grazia Guida – Vicesindaco di Milano; Giangiacomo Schiavi – Corriere della Sera; Gianni Zappa – Arcidiocesi di Milano; Corrado Mandreoli – CGIL; Garofita Durusan – donna rom sgomberata da via Rubattino; Bianca Zirulia – Mamme e maestre di Rubattino.
Musiche di Jovica Jovic.

Le Curatrici

Elisa Giunipero, della Comunità di Sant'Egidio, è impegnata nelle attività a favore dei rom a Milano.
Flaviana Robbiati, maestra elementare, da trentacinque anni insegna nella scuola vicina a via Rubattino, a Milano.

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