Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Notizie in italiano dai Rom, Sinti, Kalé, Pavees di tutto il mondo

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/09/2011 @ 09:28:08, in Italia, visitato 1978 volte)

Segnalazione da Yorick the fool di Maria Gabriella De Luca



"Quasi 12 milioni di rom in Europa: 400 mila in Francia, dove Sarkozy ha inaugurato una politica di espulsioni molto contestata; 150 mila in Italia, dove a livello locale e nazionale i rom sono considerati giuridicamente "invisibili" ed emergenza di tipo sociale."

In questo video il prof. Marco Brazzoduro, docente di "Politiche sociali" nell’ateneo di Roma, fa il punto sulla condizione dei rom nel nostro paese. "In Italia", dice il professore, "si fa la lotta ai poveri, non alla povertà". Emerge come, nonostante le richieste avanzate dai rom per l’attribuzione di alloggi pubblici, il comune di Roma non abbia mai fornito né alloggio né assistenza, e come i rom contribuiscano, lavorando nella cosiddetta "economia sommersa" al nostro welfare "senza ricevere nulla in cambio".

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Di Fabrizio (del 10/09/2011 @ 09:50:11, in musica e parole, visitato 1581 volte)

(link per chi legge da Facebook) ... con alcune considerazioni finali

Reportage web télévisé de la web tv http://www.chartres.tw - Réalisation journaliste Eric Minsky-Kravetz.
Extrait de notre reportage sur la soirée de soutien aux expulsés du quartier du Hanul à Saint-Denis
(Seine-Saint-Denis). Le rappeur gitan Syntax venu en soutien à la soirée chante "Monsieur le Juge..." Reportage web télévisé du mercredi 14 juillet 2010 à Saint-Denis.

Questo video necessita di due brevi presentazioni:

Fra le poche cose riconosciute come positive ai Rom e Sinti è il talento musicale. Ovviamente anche tra loro esistono le persone stonate, ma questo succede con ogni stereotipo.

Sono conosciuti soprattutto per la musica balcanica, il flamenco ed eventualmente il jazz manouche. Ma sono anche un popolo pienamente pan-europeo, quindi le sue espressioni musicali, soprattutto nelle generazioni più giovani, possono variare negli stili più diversi (dalla musica classica al rap, per intenderci).

E talvolta non si tratta di semplici musicisti o compositori, ma di attivisti culturali europei a pieno titolo, come nel caso di Patrick Banga.

Parlando invece del contesto del video:

E' in atto da tempo un processo di coordinamento a livello europeo nelle politiche repressive. Recentemente anche in Gran Bretagna, similmente all'Italia, la stampa viene ostacolata nella sua funzione di informazione quando si tratta di sgomberi (e non solo). Ostacolare l'informazione indipendente è solo uno dei tanti aspetti.

Ad esempio, ricordate a Milano gli "autobus della vergogna", dove sino alla primavera scorsa venivano blindati i migranti privi di documenti? A fine mese scorso un sistema simile è stato adoperato durante lo sgombero di un campo rom vicino a Parigi. Il tutto con una differenza di base: l'Italia sembra essere il laboratorio di politiche repressive che vengono poi adottate altrove; mentre da noi questi sistemi sollevano poche tiepide critiche, queste cose all'estero riescono ancora a scandalizzare.

Per chi cercasse informazioni in italiano, la notizia è arrivata anche da noi, grazie a Giornalettismo (testata che ogni tanto incappa in qualche svarione, ma col pregio di riprendere notizie che altrimenti passerebbero inosservate).

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Di Fabrizio (del 11/09/2011 @ 09:00:32, in Kumpanija, visitato 2738 volte)

Il ritorno del BAR RIGHI

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Di Fabrizio (del 12/09/2011 @ 09:04:01, in Europa, visitato 2807 volte)

Diverse notizie provenienti dalla Romania. Nella prima torna la città di Baia Mare: non contente di isolare l'insediamento dei Rom con un muro di cinta (ma in Italia non siamo messi meglio), le autorità stanno provvedendo alla demolizione e allo sgombero di parte della comunità; la notizia arriva da Romanian_Roma. Nella seconda, un appello di Amnesty International dell'agosto scorso. Nella terza, ancora da Romanian_Roma, una singolare iniziativa in Transilvania.

BalkanInsight di Marian Chiriac

Bucarest, 02/09/2011 - I gruppi per i diritti umani stanno protestando contro i piani del sindaco Constantin Chereches volti allo sgombero di centinaia di Rom dalle case di Baia Mare, nella Romania nord occidentale, ed alla demolizione degli edifici.

"Il mio progetto è perfettamente legale, dato che i Rom hanno costruito queste case senza alcun rispetto della legge", ha detto giovedì il sindaco.

"La misura si applicherà a diverse centinaia di persone che non hanno documenti d'identità e residenza registrata a Baia Mare," ha aggiunto Chereches. "Nessuno dovrebbe dirmi che non rispetta la legge."

L'ambasciata USA a Bucarest e diverse OnG, compresa Amnesty International, hanno espresso il proprio sgomento.

L'ambasciatore USA Mark Gitenstein ha detto che alle famiglie dei Rom non sono state notificati i previsti lavori di demolizione, che dovrebbero iniziare il 5 settembre, e che il piano di sgombero ignorerebbe le loro preoccupazioni sulla salute e sulla sicurezza.

"Facciamo eco ai sentimenti da Amnesty International ed a quanti altri hanno dichiarato che questi sfratti e demolizioni non devono effettuarsi," ha continuato l'ambasciatore.

Mercoledì, Amnesty International ha emesso un comunicato stampa, dicendo che: "Ancora una volta, le autorità rumene stanno apertamente discriminando i membri della comunità rom. Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo della Romania ha sottoscritto," ha detto Jezerca Tigani, vicedirettore di Amnesty per l'Europa.

Chereches ha reagito giovedì, dicendo che tanto l'ambasciata USA che i gruppi dei diritti umani erano stati "male informati" e ha condannato un "tentativo inaccettabile di porre pressione alle autorità locali."

A giugno, Chereches aveva suscitato polemiche ordinando la costruzione di un muro cintato di tre metri di altezza e lungo 100 metri, tutto attorno agli edifici in ci i Rom vivono in città.

Ufficialmente, la misura era per proteggere i bambini da incidenti stradali, ma qualcuno l'ha visto come parte di una politica di ghettizzazione forzata.

La comunità rom in Romania sta lottando contro discriminazione, bassi tassi di alfabetizzazione e disoccupazione massiccia. Ufficialmente conta circa 550.000 componenti in un paese di 21 milioni, ma è opinione diffusa che siano almeno il doppio nel paese.

Molti di origine rom non dichiarano la loro etnia nei censimenti, a causa dei diffusi pregiudizi che devono affrontare.

Raramente i Rom possiedono terreni e proprietà, e sono ulteriormente svantaggiati dalla mancanza di alloggi sociali in un paese dove ormai il 97% degli alloggi è privato.


Appelli - Proteggere il diritto all'alloggio nella nuova legislazione della Romania

In Romania le persone più povere e svantaggiate non possono accedere a un alloggio adeguato a causa del sistema giuridico vigente nel paese. Il diritto a un pieno accesso a un alloggio adeguato non è riconosciuto o adeguatamente protetto dall'attuale legislazione romena.

In tutto il paese, il modo in cui vengono condotti gli sgomberi forzati dei rom e le minacce di sgomberi che i rom subiscono continuamente perpetuano la segregazione razziale. Negli ultimi anni, le comunità rom sono state sgomberate e trasferite vicino a discariche, impianti di depurazione o in aree industriali alla periferia delle città. Quando questo accade, i rom non solo perdono le loro case e i loro averi, ma anche le loro reti sociali, l'accesso al lavoro e ai servizi statali.

Quando le autorità sgomberano le comunità rom contro la loro volontà, senza un'adeguata consultazione, opportuno preavviso o adeguate soluzioni abitative, violano le leggi internazionali e regionali sui diritti umani che il governo della Romania ha sottoscritto, quali il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

Attualmente, il ministero dello Sviluppo regionale e del turismo sta rivedendo la legislazione nazionale sull'alloggio. La prevista riforma della legge è un'occasione per il governo della Romania per portare il proprio quadro normativo nazionale in materia di alloggio, in linea con gli standard internazionali e regionali sui diritti umani.

FIRMA L'APPELLO


SOLAR NOVUS TODAY

I distributori di energia solare Phaesun GmbH di Memmingen (Germania) ad agosto 2011 hanno portato a termine un progetto Green Power, assieme all'iniziativa "Students in Free Enterprise" (SIFE) dell'Università di Regensburg.

Il progetto sostiene la popolazione rom in Romania, fornendo a 30 famiglie nei villaggi di Rosia, Nou e Daia in Transylvania di sistemi PicoPV per fornitura di corrente elettrica fuori rete. Phaesun ha donato i sistemi PicoPV. Forniscono un'illuminazione elettrica affidabile e la possibilità di caricare i telefoni cellulari e gestire altri piccoli apparecchi elettrici. Gli studenti FISE sono stati addestrati al montaggio e alla riparazione dei sistemi Phaesun ed hanno immediatamente trasmesso le loro conoscenze ai gestori locali del progetto in Romania, che potranno impratichirsi sul posto.

"In Romania la popolazione rom è tuttora discriminata. Molti insediamenti non sono collegati alla rete elettrica ed ai bambini spesso è negato l'accesso all'istruzione, che si traduce in problemi come alti tassi di disoccupazione ed alcolismo.", spiega Daniel Kaiser, responsabile del progetto SIFE. "Abbiamo sviluppato un concetto olistico per sostenere le famiglie rom, incentrato su istruzione, elettrificazione e generazione di reddito, iniziando nel marzo 2011 a realizzare il progetto. Così, siamo in grado di dare un contributo al miglioramento a lungo termine delle condizioni di vita delle famiglie rom."

Il mantenimento del sistema è portato avanti da partner di progetto locali. Questi includono l'amministrazione locale, l'ideatore Eginald Schlattner, come pure due studenti di Rosia, laureandi in ingegneria elettrica, che ora sono in grado di finanziarsi tramite una borsa di studio e la gestione di una stazione di ricarica. Sono responsabili del buon funzionamento dei sistemi nel villaggio e di una convenzione tra la stazione di ricarica ed i negozi di alimentari, dove con un piccolo supplemento è possibile per le famiglie senza corrente elettrica è possibile ricaricare i telefoni cellulari e le lampade con batterie integrate.

Spiega Tobias Zwirner, amministratore delegato di Phaesun GmbH: "Conosciamo i problemi che si verificano in Romania, dato che abbiamo lì già realizzato diversi progetti relativi alla fornitura di corrente elettrica fuori rete, in collaborazione con partner locali. La popolazione rom è spesso esclusa dai servizi al pubblico e gli insediamenti spesso non hanno accesso alla rete elettrica. I sistemi PicoPV per l'efficiente fornitura di piccoli carichi offrono una buona possibilità per coprire il fabbisogno basico di elettricità de può essere esteso secondo le richieste degli utenti."

SIFE sta per Studenti in Libera Impresa ed è un'organizzazione internazionale di studenti che cercano di collegare l'impegno sociale con l'attività imprenditoriale. Il gruppo SIFE dell'università di Regensburg è attiva dal 2009 principalmente nell'Europa orientale.

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Di Fabrizio (del 12/09/2011 @ 09:22:31, in Europa, visitato 1840 volte)

La manifestazione di sabato scorso a Dale Farm

Yfrog: Bambini davanti alla loro scuola di Crays Hill, chiedono di non essere sgomberati e di poter continuare a frequentarla. 

La manifestazione sul canale youtube del Gipsy Council. Alcune immagini su flickr.

Da Twitter:

  • Basildon è stata costruita per dare casa a chi non l'aveva - ora sta creando centinaia di homeless. Grattan Puxon, segretario, Dale Farm Housing Association
  • I diritti umani sono popolari quando riguardano altri paesi, ma non quando si tratta di assicurarli a casa propria. Richard Howitt, parlamentare europeo

Altre immagini

E per terminare:

sospesi tra passato e presente

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Di Sucar Drom (del 13/09/2011 @ 09:12:59, in casa, visitato 1798 volte)

Da due newsletter di Articolo 3:
A Torrazza Coste (Pavia) in pochi accettano che una famiglia rom possa legittimamente comprare un terreno e stabilirvisi. Le continue lagnanze dell'opinione pubblica hanno spinto il sindaco a sbilanciarsi: "Stiamo valutando se ci sono gli estremi per un provvedimento di allontanamento legati a ragioni di sanità pubblica". Nomadi, domani una decisione. Il sindaco: "Pressioni per un'ordinanza di allontanamento" (Provincia pavese, 28/8). L'allontanamento della famiglia rom rappresenterebbe una gravissima discriminazione e creerebbe un precedente pericoloso, incrinando oltretutto la certezza del diritto. Inoltre, sono le istituzioni che dovrebbero governare i timori della collettività o i timori della collettività che dovrebbero governare le istituzioni?

Dopo aver evidentemente scartato la possibilità di allontanare la famiglia rom attraverso "un provvedimento di allontanamento per ragioni di sanità pubblica", l'amministrazione comunale di Torrazza Coste, "si sta muovendo con discrezione per arrivare ad una soluzione pacifica che soddisfi i residenti": Firme contro l'area nomadi. Residenti in via Moro in rivolta (Provincia pavese, 1/9). La "soluzione pacifica" consisterebbe nel tentativo dell'amministrazione di convincere i proprietari del terreno a trovare nuovi acquirenti.
Si tratterebbe, se così fosse, di razzismo istituzionale ancora più pericoloso, perché subdolo, mascherato dietro alle buone intenzioni di 'far contenti i residenti'. Un tale comportamento da parte di un'istituzione rappresenterebbe una forma di discriminazione relativamente nuova, e molto pericolosa. Articolo 3 si impegnerà nelle prossime settimane ad approfondire la vicenda, cercando di verificarne le dinamiche.

La Provincia Pavese:

Chiediamo ad amici ed amiche rom un contatto con le famiglie rom bosniache che hanno acquistato un terreno edificabile a TORRAZZA DI COSTE.  Stiamo valutando la possibilità di intervenire direttamente. QUESTA la nostra mail

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Di Fabrizio (del 13/09/2011 @ 09:43:02, in conflitti, visitato 1857 volte)

Dale Farm Travellers - Posted on September 12, 2011 by dalefarmsupport

La scorsa notte un uomo che affermava di lavorare per Altek Security assieme agli ufficiali giudiziari di Constant & Co. nell'operazione volta allo sgombero di Dale Farm, ha contattato Richard Sheridan, presidente del Gypsy Council, apparentemente per informazioni mancanti sullo sgombero. Ha detto che lo sgombero sarebbe iniziato alle 8.00 di lunedì e che il consiglio di Basildon aveva mentito sulla data di inizio. Questa persona è stata riconosciuta dai Traveller sgomberati l'anno scorso a Hovefields, che hanno confermato come avesse allora lavorato per Constant & Co. Lui ha spronato i Traveller ad adoperare la violenza ed i sostenitori a salire sulle barricate ed ad agire lanciandosi da queste strutture. Ha suggerito di contattare i media nazionali con urgenza. I residenti di Dale Farm hanno registrato l'incontro.

I residenti, già in allerta e profondamente segnati, sono corsi nel panico a lanciare l'allarme. I bambini terrorizzati non sono stati in grado di prendere sonno, e volevano sapere se sarebbero stati allontanati con la forza dalle loro case e dalla scuola. Molte donne piangevano.

Sostenitori e residenti radunati assieme, hanno bloccato gli ingressi e cercato di riportare la calma mentre la storia dell'uomo veniva smontata. Alle 8.30 non si era presentato nessun ufficiale giudiziario, nondimeno i residenti hanno passato una notte di minaccia e paura.

Sembra che l'operazione di rimozione dei residenti da Dale Farm abbia raggiunto un nuovo livello di doppiezza. Gli anziani, i malati e anche i bambini stanno soffrendo molto.

Pare stiano arrivando le attrezzature per costruire una sala stampa adiacente a Dale Farm. Ci sono preoccupazioni che l'accesso al sito venga controllato dalla polizia. I residenti temono che il mancato accesso dei media incrementi possibili incidenti, come si è verificato negli sgomberi passati a causa delle brutalità di polizia ed ufficiali giudiziari, in mancanza di testimoni.


Aggiornamenti dalla rete dei solidali:

  • Il Gipsy Council raccomanda di mantenere la calma - non è stata ricevuta alcuna comunicazione scritta sull'arrivo degli ufficiali giudiziari, ma ci sono prove che qualcuno stia rimestando nel torbido. Verrete tenuti informati, sconsigliamo da ora in avanti l'ingresso del sito a chiunque non abbia seguito una formazione da osservatore legale o da attivista dei diritti umani. Attualmente la fase attiva dello sgombero risulta ancora programmata per lunedì 19 settembre, ma non si escludono operazioni preparatorie durante questa settimana da parte della polizia e di Constant & Co. nei dintorni del sito.
  • Il prossimo appuntamento importante è programmato per mercoledì 14 settembre, con una conferenza stampa congiunta tra Nazioni Unite e Gipsy Council, durante la quale verrà presentata la petizione contro lo sgombero e le firme raccolte.
  • Su richiesta dei residenti, i giornalisti e gli operatori radio-TV sono pregati di limitare le loro visite negli orari 11.00-12.00 e 15.00-16.00, a meno di appuntamento concordato in precedenza. Per appuntamenti, tel. 07583 761462
  • Ultima cosa, ma mi sembra importante anche questa, da Camp Costant comunicano che ci sono le ciambelle : - P
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DOMENICA 11 SETTEMBRE 2011 Da Nazione Rom

Da Il Tirreno - Ragazzina rom molestata al semaforo. Invitata a salire in auto e palpeggiata ripetutamente da un anziano automobilista - di Candida Virgone

PISA 10 settembre 2011: Ieri mattina. Ore 9.30. Al semaforo dopo la grossa rotatoria di Cisanello, quello in parallelo con l'ospedale, sulla tangenziale che porta a Ospedaletto e agli svincoli per la superstrada, c'è una ragazzina rom. Minuta, capelli lunghi, dimostra meno dei 15 anni che dice di avere. Pantalone blu, maglietta rosa, chiede l'obolo ai passanti, secondo una tradizione ormai consolidata. È lo stesso semaforo in cui, sedici anni fa, fu lasciata una sorta di bomba giocattolo fatta in casa che straziò due fratellini macedoni. La scena è stata seguita da una cronista del Tirreno, in diretta. Alla ragazzina ferma a chiedere l'elemosina, ieri, si è avvicinato un signore attempato con una utilitaria bianca. Ha sporto la testa fuori dall'abitacolo, ha iniziato a chiacchierare con la ragazza, poi le ha chiesto chiesto - lo ha raccontato lei - di salire in auto con lui.

La ragazza ha rifiutato, ha spiegato che non poteva e, per tutta risposta lui è sporto ancora di più palpandole i seni ripetutamente, senza tanti complimenti, quasi aggressivo. La ragazza a quel punto si è sottratta alla stretta con una smorfia al viso e si è allontanata. È arrivato il verde e la coda è ripartita, come se niente fosse. La targa dell'automobilista era leggibile. La prima reazione è quella di non sottovalutare la gravità di questo episodio, di fronte a una persona che si sente in diritto di mettere le mani su una ragazzina solo perché è sola e forse anche perché la ritiene un elemento socialmente debole.

«Di episodi del genere mi hanno parlato alcuni operatori - dice Simone Consani, della Società della salute - ma sarebbero avvenuti molti anni fa. Se riuscissimo ad avere notizia di quelli che accadono oggi e a registrarli potremmo intervenire. È importante dunque segnalarli. I molestatori comunque non guardano in faccia nessuno, avvicinano chiunque, chiaramente si sentono anche più forti con persone che ritengono socialmente più attaccabili».

«Spesso i genitori nomadi mi raccontano che minorenni, ragazzini dai 10 anni in su, vengono molestati sessualmente ai semafori». Lo racconta Sergio Bontempelli, presidente di Africa Insieme. «Capita loro - aggiunge - di ricevere vere e proprie proposte sessuali. Promettendo di portarli al supermercato a fare la spesa o in cambio di 10 euro, chiedono loro di salire in auto o di appartarsi con loro in un parcheggio o in qualche posto isolato. I ragazzi non salgono mai, però, sulle macchine di sconosciuti. I genitori si infuriano, ma, è chiaro, in strada può accadere di tutto».


note di Opera Nomadi Toscana:

Nei giorni scorsi nella città di Pisa sono avvenuti 12 sgomberi di campi abusi rom senza predisporre nessuna alternativa. La stampa locale ha dato ampio rilievo alla vicenda. Numerosi articoli esaltavano frasi ed espressioni razziste. Sulla prima pagina della Nazione compariva la foto di una bambina rom insieme a sua madre. Altri articoli evidenziavano come alcuni rom avrebbero rubato della frutta dagli alberi.

E' evidente come la stampa tratti spesso l'argomento e la questione rom con toni di disprezzo e repulsione evidentemente mal celata. Le notizie della politica rom non vengono pubblicate ed evidenziate. Solo pochissime righe a fondo pagina sul Summit Europeo pro Rom del 22 settembre a Strasburgo.

L'episodio raccontato dalla cronista Candida Virgone è gravissimo e la invitiamo a denunciare il numero della targa alla Polizia di Stato.

Opera Nomadi Toscana esprime la piena ed assoluta solidarietà alle famiglie rom, ai bambini sempre più vittime del razzismo, della violenza, della sopraffazione di un sistema che non considera i diritti degli esseri umani. Promuoveremo una denuncia presso la Magistratura Pisana sugli avvenimenti riportati in questo articolo, sugli abusi subiti dai bambini e dalla giovane ragazza rom.

Opera Nomadi Toscana

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Di Fabrizio (del 14/09/2011 @ 09:21:15, in casa, visitato 1556 volte)

Segnalazione di Alberto Melis da Il Mattino di Padova

Le casette in costruzione

di Enrico Albertini - Entro fine anno la consegna delle abitazioni ai nomadi: concluso il secondo progetto di "auto-costruzione" in città

SAN LAZZARO. Fra poco partiranno i lavori per allacciare le nuove condutture di acqua e gas, mentre per settembre è prevista la nuova illuminazione: il nuovo campo nomadi di via Longhin sta prendendo forma. «Puntiamo a finire la costruzione della parte giorno delle quattordici casette previste entro la fine dell'anno», spiega l'assessore ai Servizi sociali Fabio Verlato. Poi i 60 rom potranno tornare nell'area che abitano ormai da anni: attualmente sono ospitati, nell'attesa che arrivino le nuove case, nel casolare della «fattoria» a fianco del campo. Il modello è quello di via Tassinari, dove i nomadi hanno contribuito a costruire le loro case e autogestiscono in sostanza l'area.

In via Longhin è andata meno bene. «Sono 3 i ragazzi che stanno lavorando assieme alla ditta per la realizzazione delle casette», ricorda Verlato. I tempi di costruzione si sono allungati: inizialmente si doveva terminare in autunno, ora si punta a preparare il tutto per la fine dell'anno. Per ora i rom continuano ad utilizzare la sistemazione temporanea nel casolare che qualche anno fa sembrava poter diventare la nuova moschea, ma che è rimasto poi abbandonato: ora è stato sistemato proprio per poter accogliere i rom in attesa della sistemazione del campo. Il primo stralcio dei lavori prevede la costruzione della parte giorno delle case, bagno, angolo cottura, ripostiglio e soggiorno.
Intanto si dormirà là, poi con ulteriori finanziamenti si potrà precedere anche alla posa in essere della camera da letto. Il Comune ha messo sul piatto 480 mila euro, soldi che arrivano però da fronti diametralmente opposti: una parte viene da un finanziamento del 2007, dell'allora ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero (220 mila euro). Il resto, 260 mila euro, li ha messi il Ministero dell'Interno. I nomadi del campo sono rom di etnia harvati, residenti a Padova e italiani da oltre cent'anni.

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Di Sucar Drom (del 15/09/2011 @ 08:53:54, in scuola, visitato 1488 volte)

ZeroViolenzaDonne di Paola De Meo - 13 settembre 2011
(vedi anche)

"Ma che strano modo di venire a scuola
dietro una bicicletta che è anche una carriola
c'è una nuova amichetta, non parla una parola
sembra in difficoltà ma poi è lei che ci consola..."
da "Sono cool questi Rom", Assalti Frontali 2011

Cantano e ballano i bambini dell'Iqbal Masih, insieme ai loro compagni Rom. E' uno spettacolo per genitori insegnanti e amici che conclude un anno scolastico passato a parlare e a mettere in versi e musica diritti e articoli della Costituzione. Hanno inventato un rap sulla Costituzione: "Art. 34: La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita." E ancora: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi"…
E' finito un altro anno intenso e divertente, fatto di discussioni serie e avvincenti, di studio e di ricerca, di molte domande e poche risposte, e strane canzoni che resteranno nel ricordo insieme alla sensazione di aver parlato di cose da grandi e del proprio futuro.
A scuola si studia, ma soprattutto si fa esperienza del mondo, bambini e adulti tutti insieme e le storie di ciascuno diventano le storie di tutti.
E in questo incontrarsi, davanti ai pantaloni lisi e a una faccia arruffata e un po' monella, si svuotano i pregiudizi più oscuri e minacciosi. Allora, con immenso sollievo, ci riscopriamo umani.

Madalina viene a scuola tutti i giorni, non è mai in ritardo, non fa capricci, è sempre pulita e in ordine. Non era mai andata a scuola ma fa progressi veloci e nel giro di poco è quasi alla pari con gli altri. Contemporaneamente anche gli adulti fanno grandi progressi: le famiglie dei bambini della classe parlano di lei come la "loro" bimba Rom e fanno la colletta perché ha bisogno di occhiali da vista e la sua famiglia non può comprarglieli. Madalina vive ancora in una ex fabbrica occupata ma, grazie anche alla comunità scolastica, oggi è un po' meno "zingara".

La scuola pubblica, piaccia o no, è questo: un ponte, a volte di pietra altre solo di liane, tra persone e culture diverse, uno spazio e un tempo di incontro e conoscenza reciproca, di uscita dall'isolamento. Un ponte tutt'altro che scontato, da costruire con intelligenza e sensibilità, da coltivare con cura giorno dopo giorno. E per costruirlo la scuola e i suoi operatori devono ricercare, non senza fatica, modi di entrare in relazione con le famiglie Rom e non, per esplicitare e risolvere aspettative, fraintendimenti, paure, diffidenze reciproche.

Bisogna trasmettere l'idea che l'istituzione scolastica non è in antagonismo con i valori educativi della famiglia rom e mettersi personalmente in gioco per permettere lo sviluppo di rapporti e relazioni basate sulla fiducia. Bisogna rassicurare le famiglie degli altri alunni sui timori che l'inserimento di bimbi Rom si ripercuota negativamente sulla vita della classe. Bisogna trovare forme nuove di organizzazione interna e allacciare rapporti stabili con le altre istituzioni e con le associazioni per concertare azioni coerenti.
Così, insieme ai volontari, le maestre cominciano ad andare al campo ogni mattina per portare i bimbi a scuola e nel giro di qualche anno ci si ritrova ad accogliere le nuove generazioni che, accompagnate dai genitori, vengono a scuola perché "ci si sta bene".

Ma anche quando ormai la scuola è diventata un valore e insieme un riferimento per la comunità Rom, gli interventi al campo restano necessari per conoscere e capire la realtà in cui i bambini vivono. Siamo, infatti, soliti a chiamare Rom, Nomadi o Zingari una costellazione di etnie molto diverse per cultura, credo religioso e provenienza geografica, spesso tra loro incompatibili: Sinti, Rudari, Khorakhané, Rom Rumeni, accomunati soltanto dalla migrazione forzata dai luoghi d'origine e oggi, con le politiche di respingimento adottate dal Comune di Roma, dalla convivenza forzata nei campi autorizzati.

Rendersi conto che le richieste che si fanno a scuola sono altre, a volte anche distanti o contraddittorie, rispetto a quelle che si vivono a casa, aiuta i docenti a elaborare strumenti didattici e strategie più efficaci che rendano più graduale il passaggio: dalla cultura orale a quella scritta, dall'apprendimento esclusivamente concreto e basato sull'imitazione all'astrazione dei segni. Né bastano le specifiche competenze professionali: ci vuole tempo e pazienza, capacità di mettersi in ascolto e lasciarsi guidare da un'osservazione attenta sul modo in cui i bambini entrano in rapporto con loro e con gli altri, sostenendo comportamenti che aiutino a stare bene insieme, rispettando spazi, tempi e modi degli altri.

E'quindi all'interno di un clima affettivo accogliente e valorizzante che i bimbi Rom, come anche gli altri del resto, prendono coscienza dell'ambiente scolastico, familiarizzano con regole e tempi diversi da quelli conosciuti, scoprono motivazioni ad apprendere, incominciano a intravedere per se stessi un futuro diverso da quello dei loro genitori (e sono le bambine più dei maschietti ad esplicitare il desiderio di trovare un lavoro, forse per sfuggire ad un destino di maternità precoce e povertà duratura).
La scuola pubblica: un ponte tra chi ha cittadinanza e chi "dovrebbe" restare invisibile.
E' proprio questa vocazione a includere, ad affiancare chi si vede negati diritti e dignità che le viene rimproverata dai politici attuali mentre si nascondono dietro "giustificazioni" demagogiche di ordine, decoro e sicurezza.

Nell'alba livida di un giorno di novembre del 2009 arriva la Folgore a sgomberare (la chiamano bonifica!) un insediamento di duecento persone tra uomini, donne e bambini. E mentre gli uomini scappano o vengono portati in caserma, mentre le ruspe già distruggono quelle misere casupole, le mamme e i papà degli altri vanno a prendere i "loro" bambini Rom per portarli al riparo, a scuola.
Continueranno a venire dal nuovo posto che li ha accolti, distante chilometri, seduti nella cesta di plastica che il papà ha assicurato al telaio della vecchia bicicletta.
Valentin e Cristina, deportati troppo lontano, qualche giorno dopo ci salutano tra le lacrime incredule di adulti e compagni.
Per loro la scuola è finita, per noi la Costituzione è stata, ancora una volta, calpestata.

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