Di Fabrizio (del 15/08/2011 @ 09:46:20, in Italia, visitato 1815 volte)
Una segnalazione di Agostino Rota Martir da
PisaNotizie, un
video
suggerito da Antonio Cannoletta, un articolo (di segno opposto rispetto a
PisaNotizie, che descrive la situazione vista "dall'altra parte della barricata") della
Nazione e nota finale sempre di Agostino Rota Martir
11/08/11 07:41 | autore: Serena Fondelli Campo rom di Cisanello,
sgomberate 88 persone di cui 30 minori
Ieri mattina un'imponente operazione guidata dalla Polizia Municipale,
sulla base di un'ordinanza del Comune di Pisa. Demolite le abitazioni dove
vivevano 27 famiglie, alcune delle quali avevano già dato la disponibilità per
il rimpatrio in Romania. La disperazione degli sgomberati che questa notte hanno
dormito nei campi: "Ora dove andremo? Lavoriamo ma non ci affittano le case". La
denuncia: "La Polizia Municipale ci ha ripetuto più volte di andare a San
Giuliano. Ma fanno i miracoli lì?"
Dopo l'emanazione lo scorso 4 agosto della
direttiva del Sindaco per la
"garanzia delle regole di convivenza e della sicurezza urbana", dalla giornata
di ieri (mercoledì 10 agosto) si sono iniziati a vedere gli effetti concreti e
il significato di quel documento.
Alle 8.30 è stato il peggiore dei risvegli possibili quello delle 26 famiglie
rom, per la gran parte provenienti da Lipovu, piccola cittadina della Romania,
che da vario tempo abitano lungo le rive dell'Arno a Cisanello.
Con un imponente operazione a cui hanno partecipato Carabinieri, Polizia e
Polizia Municipale, tutti in grande dispiegamento di forze, le 88 persone di cui
30 minori (15 sotto i 10 anni) sono state sgomberate dal luogo dove vivono e le
loro abitazioni abbattute. Presenti all'operazione anche un assistente sociale,
e un'ambulanza della Croce Rossa.
Il primo Agosto a queste stesse famiglie era stata notificata l'ordinanza di
sgombero, con riferimento a un'altra simile notificata risalente a circa un anno
fa; ma non avendo alternative abitative, le famiglie non hanno potuto che
rimanere dove oramai abitavano da anni.
Dopo questa notifica, alcune famiglie hanno accettato la proposta del rimpatrio
in Romania, ma solo in 17 hanno i requisiti per ricevere i 1000 euro per il
viaggio di rientro, che comunque arriveranno non prima di 2-3 settimane; ma nel
frattempo si è deciso lo stesso di procedere al loro sgombero .
All'arrivo delle forze dell'ordine non è stato facile per i genitori
tranquillizzare i propri bambini, mentre cercavano al contempo di mettere al
sicuro le poche cose che possedevano, togliendole alla morsa delle ruspe che
incombevano a tirar giù le baracche, e a schiacciare roulotte come lattine.
Padri e madri di famiglia hanno così accatastato alla meglio, nei campi
antistanti, i loro arredi, la spesa dei frigoriferi, i panni che fino a due
minuti erano stesi ai fili, sedendosi poi sui materassi in mezzo ai campi come
se di nuovo fossero in casa: "Cosa faremo ora, dove andremo?".
Domande che hanno posto più volte allo stesso assistente sociale e alla Polizia
Municipale senza ottenere alcuna risposta, se non: "Ci dovevate pensare prima,
siamo venuti a dirvi dieci giorni fa che qui non potevate più stare".
Alina, donna incinta del terzo bambino, con il marito che ha adesso un contratto
di lavoro a tempo indeterminato, è in Italia da 10 anni. Le sue bambine di 6 e 9
anni sono nate in Italia e frequentano scuole italiane. Ha assistito con le sue
piccole per mano alla ruspa che distruggeva tutto, poi ha iniziato a camminare
tra i mobili accatastati e a controllare di aver preso tutto. Lei con suo marito
non ha chiesto il rimpatrio, ritiene di avere il diritto di stare in Italia,
dove il marito ha un lavoro garantito e dove le figlie possono istruirsi. "Ho
cercato più volte case - spiega - ma nessuno ce l'affitta, pur avendo uno
stipendio. E anche per le case popolari abbiamo ricevuto solo risposte
negative".
Florian, quarantenne, con moglie e un figlio di 10 anni, era presente al campo
perché in ferie. Fa il muratore in una ditta edile, parla ben l'italiano perché
sono anni che abita nel nostro territorio. Ha guardato composto, ma con le
lacrime agli occhi, distruggere la fatica impiegata per rendere una baracca
vivibile tanto da poterla chiamare casa. "Voglio avere una casa, una piccola
casa, pagare l'affitto e le tasse - dichiara Florian - non è possibile che il
Comune di Pisa non ci spieghi come fare per avere le case popolari, io sono un
lavoratore e lavoro sodo".
Mentre le ruspe sono al lavoro, un'altra donna, Teresa, cerca di portare fuori
dalla propria abitazione il minimo indispensabile mentre il marito si carica
sulle spalle il frigorifero e cerca di metterlo al sicuro. Si siede sul letto
con i suoi bambini di uno e 3 anni e aspetta, anche se non sa bene cosa non
sapendo dove andare. Fino alla fine ha cercato di difendere il forno a legna che
aveva costruito dicendo ai Vigili che stavano intervenendo "ma sapete che pane
buono fa quel forno?".
Un altro ragazzo, che non ci rileva il suo nome perché teme ripercussioni dove
lavora, anche lui con un contratto a tempo indeterminato ottenuto dopo anni di
sacrifici, afferma: "Dove dobbiamo andare? Spostarci poco più avanti su questo
stesso argine o forse, come ci hanno detto, andare San Giuliano. Ma cosa c'è a
San Giuliano? E' un Comune che fa i miracoli?".
Molte delle famiglie sgomberate hanno ripetuto, infatti, più volte anche agli
agenti della Polizia Municipale la stessa domanda: "Ci dite sempre di andare lì,
ma cosa c'è a San Giuliano, l'oro?".
Questa non sembra quindi essere la prima volta in cui esponenti della Polizia
municipale fanno simili affermazioni in quanto lo stesso capo della Polizia
Municipale, Massimo Bortoluzzi, fu protagonista di un simile episodio, che gli
costò numerose critiche e prese di distanze, in occasione della notifica di
sgombero di questo stesso campo rom nell'Ottobre del 2010.
Le operazioni di demolizione delle abitazioni di queste numerose famiglie è
durato per diverse ore e nessuna alternativa è stata data a queste persone. Solo
coloro che hanno accettato il rimpatrio sono stati trasportati alla Società
della Salute per firmare i fogli necessari alla procedura.
Donne, uomini e bambini sono così rimasti tutto il giorno a cercare di salvare
il salvabile tra le macerie, mentre materassi, coperte e molti altri oggetti
sono stati portati via e buttati per "scongiurare" che potessero riaccamparsi
nello stesso posto.
E così non avendo nessuna alternativa donne, uomini e bambini hanno dormito
all'aperto, sull'erba, poco distante da dove fino a ieri si trovavano le loro
abitazioni, mentre da ieri notte è stato attivato un presidio permanente della
Polizia Municipale per impedire nuovi insediamenti in quella stessa area.
Si è svolta così l'ennesima operazione di sgombero da parte del comune, senza
che però a queste famiglie sia stata data alcuna prospettiva concreta.
A quattro anni dal rogo di Livorno, il cui anniversario era proprio ieri, in cui
persero la vita quattro bambini rom, Lenuca (6 anni), Eva (12 anni), Danciu (8
anni) e Menji (4 anni), questa operazione appare altrettanto definitiva e senza
speranza per queste famiglie che adesso non hanno un luogo dove stare.
Lungo il confine con le famiglie rom - di Vittorio Gualtieri
I rom 'sfrattati' traslocano a Colignola E il paese si rivolta Dopo l'intervento dei vigili a Cisanello, hanno occupato un'area privata nel
territorio di San Giuliano. Raccolta di firme
Pisa, 13 agosto 2011 - UN NUOVO accampamento rom abusivo sta nascendo a Colignola: circa sessanta nomadi si sono trasferiti in un terreno di proprietà
privata tra via di Cisanello e via dell'Argine, in un'area compresa tra l'argine
e il fiume. L'arrivo non è passato inosservato ai residenti della zona che hanno
raccontato di aver visto una vera e propria carovana con auto cariche di
suppellettili e materassi. Tutto è successo la sera di giovedì e i rom quasi
certamente, come ha confermato anche il sindaco di San Giuliano Terme Paolo
Panattoni, fanno parte dell'accampamento sgomberato nei giorni scorsi dal Comune
di Pisa.
I campi abusivi pisani erano sorti negli ultimi mesi lungo la golena d'Arno di
Cisanello e contavano 85 persone, 45 delle quali avrebbero richiesto di aderire
al programma di rimpatri volontari assistiti. Gli altri con tutta probabilità
hanno semplicemente cercato un altro posto dove accamparsi, e quel terreno non
coltivato nascosto dietro a un canneto dev'essere sembrato perfetto. C'è anche
però chi riferisce che i nomadi non sono arrivati lì da soli e racconta di aver
visto «due persone non rom» accompagnarli e poi andarsene. E la posizione
decentrata del terreno, raggiungibile solo con una strada privata sterrata
sembrerebbe copnfermare l'ipotesi che a guidarli sia stato qualcuno che conosce
bene la zona, come suggerisce anche Panattoni.
«STIAMO concludendo — ha fatto sapere il sindaco sangiulianese — tutti gli
accertamenti rispetto alla migrazione di questo gruppo di persone da Pisa a San
Giuliano. Per quanto ci riguarda, in ruolo e responsabilità, faremo anche noi
tutto quello previsto dalla legge per liberare nel più breve tempo possibile la
zona occupata. Quella — ha concluso Panattoni — non è comunque una zona né
concordata né individuata per questo tipo di utilizzo e non sussistono, tra
l'altro, le minime condizioni igienico sanitarie previste dalle vigenti leggi».
Il proprietario del terreno, l'ingegner Carlo Centurione Scotto, ha
immediatamente sporto denuncia alla polizia municipale, che si occuperà di
inviarla alla Procura con allegata la relazione su quanto visto nei sopralluoghi
di giovedì sera e ieri mattina.
L'ARRIVO dei rom non è passato inosservato neanche in paese: ieri mattina alcuni
di loro hanno approfittato della fontanina in centro a Colignola per fare scorta
d'acqua. E già gli abitanti preparano le barricate, tanto che già ieri
pomeriggio c'era chi parlava di appendere degli striscioni per chiedere lo
sgombero dell'accampamento. «C'è parecchia agitazione in paese — riferisce un
residente —. La gente e i commercianti della zona parlano di promuovere una
raccolta firme e una fiaccolata se entro lunedì il terreno non sarà liberato.
Oltretutto poprio dietro l'argine dove stanno allestendo le prime baracche si
trova la piscina dell'albergo Eden Park: sono separati solo dalla pista
ciclabile». «Nel nostro paese — scrive un rappresentante dei residenti di
Mezzana e Colignola — molto spesso siamo protagonisti di spaccio e furti: circa
1 mese una famiglia è stata narcotizzata e derubata nella notte e stessa
dinamica qualche settimana.
Non ci sentiamo sicuri e per questo abbiamo scritto al Sindaco di San Giuliano e
a quello di Pisa, al Comandante dei Carabinieri e al Prefetto di Pisa affinché
questo campo sia smantellato in pochissimi giorni. Tutto ciò non significa
essere razzisti; si tratta anche di dare dignità a delle persone che non possono
vivere lungo una golena d'Arno piena di ratti e sporcizia. Invitiamo anche i
Carabinieri a rafforzare i controlli nel nostro territorio ormai da tempo
bersaglio di malcapitati». Panattoni e il vicesindaco Juri Sbrana assicurano
tempi brevi per liberare il terreno, ma, come si può immaginare, non è così
semplice. «Lo abbiamo saputo giovedì sera intorno all'ora di cena — dice Sbrana
—.
Il sindaco ha firmato l'ordinanza ma ovviamente da soli non possiamo muoverci:
non abbiamo abbastanza vigili e, oltretutto, molti di loro sono in ferie. E' un
problema generale e come tale sarà affrontato. In quella zona tra l'altro non
possono stare anche per motivi di sicurezza: a settembre cominciano le piogge
più abbondanti e il terreno si allaga, diventando molto pericoloso». Il prossimo
passo sarà quindi tentare un dialogo con i rom che hanno occupato abusivamente
il terreno di proprietà privata. Se non dovessero essere disposti a liberarlo a
quel punto dovrà essere effettuato lo sgombero forzato.
di CECILIA MORELLO
Appello obiezione di coscienza ai Vigili urbani di Pisa Sgomberare campi Rom non è una scampagnata estiva
Così sembra dai giornali (Il Tirreno in primis), leggendo la cronaca dell'ultimo
sgombero fatto a Cisanello, anche con l'intento di "truccare" la realtà dei
fatti e di occultare il dramma che stanno vivendo intere famiglie Rom della
città. I campi "abusivi" sono abitati da persone in carne ed ossa, con un loro
vissuto, fatto di sentimenti, di storie.. come qualsiasi essere umano. E' bene
ricordarlo agli amministratori della Società della "Salute" (??) e al sindaco,
convinto che montare o spostare delle video camere nei punti della città, sia la
stessa cosa di sgomberare Rom da un posto all'altro. No, non sono la stessa
cosa..
Ricuperiamo la forza di indignarci prima che sia troppo tardi, perché Pisa sta
raggiungendo il primato degli sgomberi a danno delle comunità Rom. So che gli
appelli che invitano codesta amministrazione alla tolleranza e al rispetto dei
più deboli servono a ben poco, anzi sembra gettino benzina sul fuoco: si
preferisce far mostra con disinvoltura di una politica del disprezzo verso i Rom
in particolare, che non ha precedenti nella storia cittadina.
Proprie due sere fa a Livorno, abbiamo fatto memoria della tragedia di Pian di
Rota dove morirono 4 bambini Rom, bruciati nelle loro povere baracche. Chi
guidava la preghiera ha ricordato che questo dramma è stato alimentato anche da
una serie di sgomberi, che quelle famiglie Rom Rumene hanno subito, prima a Pisa
e poi a Livorno! Essere costretti a sloggiare da un posto all'altro, dover
ricominciare sempre d'accapo, abbandonati da chi invece li doveva tutelare, per
poi finire a rifugiarsi in posti sempre meno sicuri.
Questi drammi hanno varie responsabilità, ma portano anche le firme delle
ordinanze di sindaci ed assessori, che poi recitano falsi teatrini di ipocrisia
e smielata compassione verso quelle vittime, che a volte loro stessi hanno
contribuito a provocare..
Faccio un appello rivolto al corpo dei vigili urbani di Pisa, riconoscendo il
loro prezioso contributo alla cittadinanza e che spesso non sempre è compreso a
sufficienza, un lavoro difficile e delicato, proprio perché sono spesso a
contatto con situazioni di disagio sociale e di differenti povertà umane, per
questo mi permetto di chiedervi di fare la scelta della obiezione di coscienza,
di fronte all'ordine di attuare quelle ordinanze di sgomberi di accampamenti Rom
che comporterebbero per quest'ultimi un peggioramento delle loro condizioni di
vita. Abbiate il coraggio di rifiutare ad eseguire quegli ordini, fate prevalere
il senso di umanità, fatelo anche in memoria di quelle non poche piccole vittime
Rom che abbiamo pianto in questi anni, a Livorno, a Milano, a Roma e in altre
città Italiane.
Sarebbe un segnale forte di umanità e di democrazia, non solo per la città
intera ma in particolar modo un messaggio di civiltà a chi ci governa.
Don Agostino Rota Martir - Campo Rom Coltano (PI) – 13 Agosto 2011
Spoleto 1 Aprile 2011 - Sono un giovane Rom Rumeno di 16 anni.
Nella mia vita non ho potuto andare a scuola perché la mia famiglia era molto
povera.
Mio padre era molto malato ed ho dovuto andare a lavorare da quando avevo 11
anni.
Mi dispiaceva non andare a scuola, anche i miei 6 fratelli non hanno potuto
frequentare dei regolari corsi di studio per lavorare, aiutare la nostra
famiglia per mangiare e curare nostro padre.
In Romania negli ospedali bisogna pagare tutto: medicine, mangiare, analisi,
interventi.
Quando ho compiuto 16 anni mi sono trasferito a Firenze. Tutta la mia
famiglia si è trasferita.
Abitavo al Campo Rom all’Osmannoro Ex-Osmatex insieme a 185 miei concittadini
Rumeni.
Dormivo in una baracchina senza luce, acqua e servizi igienici.
Ho iniziato a frequentare la scuola che Suor Julia Bolton Halloway ha
organizzato per noi Rom dentro al Cimitero degli Inglesi in Piazza Donatello a
Firenze.
Per la prima volta potevo studiare ed ho imparato a scrivere il mio nome e
cognome.
Il 16 gennaio 2010 il Sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi ed il
Prefetto di Firenze hanno deciso di sgomberare le nostre baracche. La mattina
all’alba hanno distrutto tutto quello che avevamo senza dare a nessuno una
soluzione alternativa di alloggio o casa.
Era molto freddo, c’era la neve e con la famiglia siamo andati a dormire
sulla strada.
Viviamo da 1 anno e mezzo in Piazza Santissima Annunziata a Firenze e con noi
solo delle coperte.
Una notte, a mezzanotte, la Polizia Municipale, ci strappa le coperte, ci
butta l’acqua fredda addosso e ci dice che dobbiamo andare via. Noi però
resistiamo e continuiamo a cercare di vivere.
La notte senza dormire a prendere il freddo. Alcuni italiani però non sono
razzisti e ci aiutano in ogni modo e ci portano nuove coperte. La Polizia
nuovamente sequestra le nostre coperte.
Io continuo ad andare alla Scuola di Suor Julia. Lei mi insegna a leggere e
scrivere. Anche un altro Professore della Scuola Giorgio La Pira mi insegna. Io
in cambio pulisco l’aula dove altri studenti vanno a Scuola durante la mattina.
Tutto quello che imparo lo insegno ai bambini Rom che frequentano la Scuola al
Cimitero degli Inglesi. Ho 37 piccoli bambini Rom a cui insegno le lettere
dell’alfabeto. Per questo lavoro mi aiuta anche mio fratello Vasile ed un mio
amico Marius.
La mia famiglia lavora con Suor Julia per ristrutturare il Cimitero.
Abbiamo ripulito tutte le tombe grazie agli insegnamenti del Maestro Alberto
Casciani – Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Alberto è molto bravo ed ha
restaurato anche il David di Michelangelo in Piazza della Signoria. Con lui
siamo riusciti a sbiancare i marmi. Abbiamo ricostruito i muri a secco, fatto il
giardinaggio, ricostruito i cancelli e messo le nuove scritte sulle tombe.
Con i soldi guadagnati vorremmo ricostruire le nostre case in Romania ma
purtroppo la Polizia a volte ci ruba il denaro che noi guadagniamo onestamente.
Io vorrei continuare a frequentare la scuola: imparare ed insegnare.
Per scrivere questo articolo mi ha aiutato un gagio, Marcello, perché ancora
non so scrivere bene.
Spero che riuscirò a scrivere da solo un articolo e per questo voglio
imparare ancora tante cose.
Vorrei che la Polizia smettesse di rubarci i soldi e sequestrare le nostre
coperte.
Vorrei che ci rispettassero. Io sono un Rom, tutta la mia famiglia è Rom,
siamo esseri umani.
Forum con Laurent El-Ghozi, président de la Fnasat (Fédération
nationale des associations solidaires d'action avec les Tsiganes) - Mis à
jour le 29.07.11 | 19h28
"PER METTERE FINE ALLA QUESTIONE ROM, BISOGNA APRIRE LORO L'ACCESSO AL
MERCATO DEL LAVORO"
Eric: quali sono le differenze tra viaggianti e Rom? Laurent El-Ghozi: si intende, con il nome Rom, il quale significa "uomo adulto"
in lingua romanì, una popolazione tra i 10 e i 12 milioni di abitanti, presenti
in tutti i paesi europei e uniti da un'origine storica, una cultura, una lingua
e dovunque vittime di discriminazioni.
Sono gli zingari, i sinti, i gitani. In Francia non c'è una minorità etnica, ma
la designazione di una categoria amministrativa: les gens du voyage (i
viaggianti) definiti dal loro modo di vivere itinerante. Tutti i "viaggianti"
sono francesi, la maggior parte di loro sono zingari, o rom.
Coloro che chiamiamo "viaggianti" si riconoscono, per la maggior parte di loro,
sotto il termine "rom" ma sono definiti dal loro modo di vita itinerante e una
categoria amministrativa. Sono tra i 400.000 e i 600.000 in Francia, e subiscono
anche loro numerose discriminazioni: diritto di voto, titolo di circolazione da
fare timbrare dalla polizia ogni tre mesi, difficoltà di stazionamento e di
accesso agli alloggi... Sono rappresentati da diverse associazioni nazionali:
UFAT,
ANGVC, ASNIT. La
FNASAT riunisce un centinaio di associazioni, le quali
lavorano con e per i "viaggianti" su tutto il territorio francese.
Anais: come giudicate l'influenza dell'Unione Europea sulla situazione dei rom
in Francia? L.El-G: l'Unione Europea aveva deciso sei anni fa, che entravamo nel decennio
degli rom, 2005-2015, avendo come priorità il miglioramento della loro
situazione dovunque in Europa. Per 10-12 milioni con come priorità il
miglioramento della loro situazione dovunque in Francia e in Europa per 10 a 12
milioni di rom. Sei anni dopo, in tutti i paesi Europei, compresa la Francia, la
situazione si è aggravata.
Le dichiarazioni del presidente Sarkozy un anno fa, stigmatizzando i rom,
"viaggianti" supposti essere delinquenti, vanno nel senso di questa
stigmatizzazione in aumento. La posizione della S.ra Reding è perfettamente
legittima. Punta al lato deliberatamente razzista di una politica che designa
una popolazione su basi etno-razziali, reali o presunte.
Oggi, tutte le istituzioni europee e internazionali si aspettano dalla Francia e
da tutti i paesi europei, un piano per migliorare la situazione di rom e
"viaggianti".
Anais: secondo Lei, quindi, l'Unione Europea, per via della sua (in)attività,
avrebbe dunque un'influenza piuttosto dannosa sulla sorte dei rom in Europa, e
il decennio dei rom non avrebbe avuto altro effetto che quello di
stigmatizzarli? L.El-G: La politica europea, da anni, è inefficace. C'è attualmente una volontà
riaffermata di migliorare la situazione dei rom in tutti i paesi europei: in
Ungheria, in Romania, nel Kosovo, in Italia, in Francia. Finanziamenti sono
sbloccati, ma mancano operatori di fiducia, in particolare nei paesi d'origine,
e una volontà politica di questi stati.
Bisogna ricordare che, fino al 1856, i rom erano schiavi in Romania. Da qui
nasce l'idea che ne ha la popolazione.
David: La disfatta di Sarkozy in 2012 sarà un sollievo per la vostra comunità?
Il programma del PS è migliore? L.El-G: Non sono rom, ma gadjo. I gadjè sono tutti coloro i quali non sono né
rom, né zingari, né gitani. Sono ugualmente un eletto socialista da vent'anni.
Sono convinto che un governo socialista avrà la volontà, dal 2012, di mettere
fine alle misure transitorie, permettendo così ai rom rumeni di essere
considerati come cittadini europei, e di accedere normalmente al mercato del
lavoro. Non ci sarà quindi più la "questione rom".
Bruno: Dall'estate scorsa, il governo non parla più di rom, ma di cittadini
rumeni. E' una risposta positiva alle critiche delle associazioni? L.El-G: Certo. Ricordo di una conferenza stampa nella quale il ministro
dell'interno parlava di rom mentre il questore parlava solo di rumeni. In un
caso, propositi razzisti; nell'altro, semplicemente propositi xenofobi. Il fatto
sta che, parlando di rumeni migranti, il governo attuale fa riferimento soltanto
ai rom.
Julien: Si percepisce sempre la stessa ipocrisia, da parte degli eletti del PS,
i quali insorgono davanti ai propositi del presidente, ma i quali una settimana
prima inviavano delle circolari chiedendo l'evacuazione dei campi rom? L.El.G: Da una parte, la richiesta di evacuazione dei campi dei rom migranti,
risponde a degli imperativi d'igiene e di sicurezza, i quali non si possono
spazzare via con un manrovescio. D'altra parte, la questione dell'immigrazione
dei rom rumeni è evidentemente una questione di responsabilità nazionale, la
gestione della quale però, ricade inevitabilmente sulle collettività locali,
quali siano i loro colori.
Sempre più città di sinistra tentano di mettere in opera dispositivi
d'accoglienza meno disumani. Questo resta come un cauterio su una gamba di
legno, in quanto l'unica soluzione, è l'abolizione delle misure transitorie, le
quali vietano ai rom e ai bulgari di lavorare legalmente in Francia.
Thomas: Alcuni vengono per trovare aiuto, altri sono organizzati per truffare i
turisti. Quando vediamo questi ogni mattina, capisco la voglia di alcuni di
cacciarli nei loro paesi. Ma quale sarebbe la soluzione migliore? L.El.G: Le cose sono due: quando la gente viene in Francia sia per motivi
economici, sia per reali persecuzioni subite nei loro paesi, e che non possono
lavorare legalmente nel paese che li accoglie, da una parte sono costretti a
provare a guadagnarsi da vivere come possono, per esempio vendendo giornali,
mendicando, svolgendo lavoretti al nero, e d'altra parte sono come tutti i
poveri indigenti, vittime di banditi che sfruttano la loro miseria.
David: Appunto, perché non hanno diritto di lavorare? L.El.G: Le misure transitorie che la Francia ha instaurato al momento
dell'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione Europea, fatte per
proteggere il mercato del lavoro, vietano in realtà ogni accesso al lavoro
salariato normale per i rumeni e i bulgari. Queste misure ricorrono fino a fine
2011.
Il governo ha già annunciato che le avrebbe prolungate fino a fine 2013, data
limite. In realtà, ci sono 15.000 rom migranti in Francia, ovvero da tremila
a quattromila persone suscettibili di cercare un impiego. Sono 20 anni che tutti
i rom che hanno avuto un titolo di lavoro, permettendo loro di lavorare
legalmente, hanno trovato lavoro, pagano le tasse, si sono accasati, hanno
scolarizzato i loro figli e non sono più un peso per la Francia.
Bisogna aggiungere che sono considerati come delinquenti dalla polizia, tutti i
rom che non si trovano più in situazione regolare sul territorio.
Thomas: In Francia, è loro vietato lavorare normalmente? L.El.G: Le misure transitorie, rimaste attive soltanto in dieci paesi europei,
impongono per avere un permesso di soggiorno, di ottenere un contratto di
lavoro. Questo è sottomesso a tre condizioni: rientrare nel quadro dei mestieri
cosiddetti "sotto tensione", per i quali si manca di manodopera; trovare un
datore di lavoro disposto a pagare tasse tra i 800 e i 1600 euro; ottenere
l'accordo della direzione del lavoro, il che richiede tra i due e i sei mesi di
tempo.
E' quindi alquanto eccezionale trovare un datore di lavoro che sia disposto ad
accettare queste condizioni, al di fuori dei datori di lavoro militanti o
facenti parte di associazioni.
Voisine: cosa permetterebbe l'eliminazione delle misure transitorie? Anche
perché altri migranti anno delle condizioni di accesso ancora più dure, e
trovano ugualmente lavoro. Per esempio i migranti dell'Africa sub-sahariana.
Possono esserci altri motivi che spiegano le difficoltà di accesso al lavoro,
come per esempio una mancanza di reti? L.El.G: Da una parte, rom rumeni e bulgari sono europei e beneficiano del
diritto di libera circolazione e di libera installazione, garantiti dalle
convenzioni europee. Dovrebbero quindi potere, come i polacchi, gli spagnoli o
gli inglesi, accedere al mercato del lavoro e vivere decentemente.
Effettivamente, hanno poche reti a disposizione, sono poco numerosi e
soprattutto soffrono di un rigetto da parte dei loro concittadini non rom. Del
resto, anche i migranti africani, vivono in condizioni altrettanto pietose, e
lavorano al nero, senza copertura sanitaria, e senza alcun diritto sociale.
Pierre: Dite che queste misure transitorie sono applicate in dieci paesi. Com'è
la situazione dei rom negli altri paesi? L.El.G: Prendiamo ad esempio la Spagna, la quale ha tolto le misure transitorie
l'anno scorso, e non ha registrato nessun flusso massivo di rumeni o bulgari. I
rom rumeni presenti in Spagna, molto più numerosi che in Francia, trovano lavoro
altrettanto difficilmente come gli altri migranti europei, ma non di più. Non
c'è quindi nessuna questione specifica rom, ma è il divieto fatto loro, ancora
una volta, di guadagnarsi da vivere legalmente.
Voisine: La Spagna, la quale vuole ora ristabilire le misure transitorie... L.El.G: Non per quanto mi risulta, ma tutto è possibile. Sarebbe spiacevole e
contrario alle raccomandazioni europee.
David: Vi è un "interesse" per lo stato francese, nel
mantenerli nella marginalità? L.El.G: Le misure transitorie permettono di avere una popolazione di alcune
migliaia di persone, capri espiatori ideali, per focalizzare le paure, l'odio, e
giustificare leggi sempre più securitarie. Così la "Loppsi 2" inizialmente fatta
per lottare contro le installazioni illecite dei rom, autorizza oggi i prefetti
ad espellere senza misure giudiziarie, tutte le occupazioni, comprese quelle su
terreni privati o municipali.
La creazione, tramite le misure transitorie, di questo gruppo di capri
espiatori, giustifica i discorsi xenofobi e razzisti e libera questa parola da
parte della destra dell'UMP. La sua funzione politica è quindi evidente.
David: I rom hanno ancora voglia di venire in Francia, nonostante questi
discorsi xenofobi e le misure adottate dalle forze dell'ordine? L.El.G: Il fatto è che l'immigrazione dei rom rumeni prosegue allo stesso ritmo,
malgrado le espulsioni – più di diecimila nel 2010 – e le condizioni di vita
riservate loro. Come dicono: "c'è più da mangiare nella vostra spazzatura che da
noi".
Ciò non toglie che il numero di rom rumeni presenti sul territorio, è
stazionario intorno ai quindicimila, da diversi anni.
Thomas: Ma cosa fare? Ogni giorno al Palazzo Reale a Parigi, ci sono decine
di minori
di 16 anni. Non è vero che per i rom esiste una cultura della mendicità? L.El.G: Esiste una cultura della povertà e quando si è poveri, tutti i mezzi
sono buoni, soprattutto quando vi si vieta di lavorare normalmente. In Romania,
i rom non chiedono l'elemosina e non vivono né in roulotte né in campi nomadi.
Eppure sono molto discriminati, in particolare nell'ambito del mercato del
lavoro.
Pierre: I veri responsabili della situazione difficile dei rom in Europa non
sono quindi i governanti romeni, ai quali incombe a priori di accettare ed
integrare questa fascia della sua popolazione? Perché l'UE, la quale versa
importanti aiuti per lo sviluppo alla Romania, non impone ai dirigenti rumeni di
fare uno sforzo? L.El.G: Certo, la responsabilità della Romania è intera. Ma è un paese ancora
disorganizzato, povero, con molteplici priorità, che considera – a torto per
quanto mi riguarda – come superiori alla situazione dei rom. Costoro sono circa
due milioni in Romania. Perciò la Francia, quinta potenza economica mondiale,
dovrebbe potere accogliere quindicimila rom originari di Romania senza
difficoltà, se vuole farlo. Non è altro quindi, ancora una volta, che una
questione politica.
David: Cosa pensate del rapporto sanitario drammatico, pubblicato questa
settimana da Médecins du monde? L.El.G: Dal 1993, Médecins du monde, grazie alla sua missione "Banlieue", tenta
di facilitare l'accesso alle cure per i rom migranti. La situazione descritta
oggi mostra un aggravio in confronto agli anni precedenti, legato in particolare
alla moltiplicazione degli sgomberi di campi.
Impossibile infatti assicurare la continuità delle cure, della prevenzione,
della vaccinazione, quando le persone vengono spostate ogni tre o sei settimane.
Questo ha ugualmente conseguenze negative per l'insieme della popolazione
presente sul territorio.
Pierre: Il modo di vita itinerante non è un freno all'accesso a un'attività
professionale stabile? L.El.G: I rom della Romania non sono nomadi. Non vivono in roulotte, ma in case
da decenni. Se si sono installati in roulotte marce in Francia, in mancanza di
un altro riparo. Non c'è quindi nessun motivo di considerare che il fatto di
essere rom, implichi una qualsiasi difficoltà per accedere a un impiego stabile.
David: Gli avvenimenti di Nimes tra comunità gitane e del Magreb (violenze,
vendette) non favoriscono i "cliché" riguardo agli zingari, perfino sedentari.
Come lottate contro questo? L.El.G: Gli avvenimenti di Nimes non hanno nulla da vedere con i rom, ma
riguardano gitani francesi. Che ci siano frizioni tra le diverse comunità non
concerne soltanto i gitani, ma anche degli africani, dei magrebini... Quindi non
credo che bisogna fare di questa storia una generalità.
La questione della pessima immagine dei gitani è essenzialmente legata ad una
cultura del diverso, e in particolare in periodo di crisi, tutto ciò che è
diverso viene facilmente rigettato.
Pierre: Siete a favore dell'occupazione illegale dei terreni da parte dei rom, o
per delle proposte di alloggi legali alternativi? Cosa proponete? L.El.G: E' evidente che i rom, come tutti i cittadini europei, devono potere
accedere al mercato del lavoro da una parte, e a quello dell'alloggio da
un'altra, senza particolari discriminazioni.
L'occupazione illegale di terreni, che sia autorizzata o meno dai comuni, è
evidentemente un peggioramento indegno.
Voisine: I francesi vi sembrano maggiormente informati sulla situazione dei rom? L.El.G: L'unico effetto positivo del discorso di Grenoble, è stato una
mobilizzazione di un numero importante di cittadini militanti, collettivi di
sostegno, associazioni dei diritti dell'uomo o antirazziste. A livello francese
come a livello europeo.
Il fatto che oggi ancora, un forum de le Monde.fr obbliga a rispondere a delle
domande delle quali le risposte sono state date da circa un anno, mostra che il
lavoro sulle rappresentazioni negative e le discriminazioni non è mai concluso.
Informazione: il primo ottobre 2011 avrà luogo in un certo numero di capitali
europee, la prima "Roma Pride", manifestazione della fierezza del popolo rom.
Amaury: I re autoproclamati dei rom hanno fatto qualcosa per la loro comunità? L.El.G: I re autoproclamati sono dei capi di comunità più o meno estese, ma non
rappresentano molto agli occhi dei rom stessi, e soprattutto nei confronti delle
istituzioni.
Altri responsabili rom s'impongono progressivamente nelle istituzioni nazionali
ed europee, in particolare il Forum Europeo dei Rom, il quale riunisce da un
anno i rappresentanti rom di tutti i paesi europei, e tenta di fare peso sulle
politiche europee.
Roma, 12 agosto 2011. Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i
diritti umani, chiede alle autorità della Romania di avviare una ricerca di Ipat
Ciuraru, nato in Romania il 17 giugno 1990, alto 1.70, carnagione olivastra,
fisico molto robusto, occhi e capelli neri. Ipat Ciuraru, che appartiene al
popolo Rom, vive da alcuni anni in Italia, con la famiglia, a Pesaro. L'ultimo
giorno in cui la famiglia l'ha visto, il 23 luglio 2011, il ragazzo vestiva una
maglia nera e pantaloni bianchi con disegni verdi. La sorella di Ipat ha sporto
oggi denuncia di scomparsa in Italia (...), ma è
possibile che Ipat si trovi in Romania, dove la sua famiglia ha acquistato un
terreno a Costanta.
Pe data de 23 iulie a dispărut din localitatea Pesaro un tânăr român de
origine romă, Ipat Ciuraru, de 21 de ani.
Tânărul (foto) era cunoscut drept unul din cei mai activi reprezentanţi ai
comunităţii de romi din care făcea parte, colaborând cu diferite organizaţii
umanitare, printre care şi EveryOne.
EveryOne a lansat un apel către autorităţile româneşti, pentru a deschide o
anchetă cu scopul de a-l găsi pe Ipat, după ce familia a semnalat poliţiei
italiene dispariţia tânărului.
"Ipat este un tânăr extraordinar, nu s-a
indepărtat niciodată de acasă fara sa
anunte familia, dispariţia sa a surprins pe toată lumea. Noi suntem foarte
ingrijoraţi cu privire la soarta lui. Ar putea fi in Romania, unde familia sa a
cumparat un teren langa Constanta"- ne-a spus Roberto Malini, unul din
responsabilii ONG-ului italian.
Prin intermediul Gazetei, EveryOne a lansat un apel catre toti cei care ar putea
informatii cu privire la tanarul Ipat: "s-a născut în România pe 17 iunie 1990.
Are 1.70m , ten măsliniu, fizic foarte robust, ochii negri. Ultima oara a fost
văzut pe data de 23 iulie 2011. Băiatul purta un tricou negru şi pantaloni albi
cu modele verzi."
INOLTRE:segnalazione di Marcello Zuinisi
16 agosto, 16:22 - Ragazza di 17 anni scomparsa da campo rom in Versilia.
Stava giovando con i fratelli. Ricerche da ieri sera
(ANSA)
- TORRE DEL LAGO (LUCCA), 16 AGO - Una ragazza di 17 anni, Vandana Orban, di
origine rom, e' sparita da ieri sera dal campo comunale di Torre del Lago
(Lucca). I genitori hanno presentato denuncia ai carabinieri. Prima di
scomparire, la ragazzina stava giocando insieme ai fratelli e alle sorelle. I
genitori si sono accorti che non c'era piu' intorno alle 21. La ragazzina era
vestita con pantaloncini e maglia verde. Chi l'avesse vista chiami i
carabinieri.
Voci sempre più radicali e racconti anti semiti che diventano sempre più
forti, dice il capo delle OnG; i Rom in Europa da tempo affrontano
discriminazioni e persecuzioni
La gioventù rom si è incontrata [...] in un piccolo villaggio, Bánk,
nell'Ungheria settentrionale, per discutere e formulare piani per una migliore
cooperazione tra le due comunità in Europa.
Il progetto, chiamato Volunticipate, ha avuto luogo assieme al più vasto
evento chiamato Bankito Festival, ed è stato organizzato da numerosi gruppi,
incluso Marom, organizzazione culturale ebraica in Europa, la fondazione
pubblica educativa informale ebraica Haver e diversi gruppi di pressione rom.
Lo stesso Bankito Festival è una stravaganza musicale e culturale organizzata
da diverse OnG ebraiche e no, che si prevede attragga centinaia di persone
dall'Ungheria e dall'estero.
"In Ungheria al momento c'è un alto livello di intolleranza e
mancanza di pensiero critico," dice Mircea Cernov, amministratore delegato di
Haver. "Le radici di ciò affondano nella scuola e sono profondamente ancorate
nella società. Quello che stiamo tentando di fare è affrontare la mancanza di
dibattito su questi temi."
Dice Cernov: "Le voci radicali si sono rafforzate in Ungheria negli ultimi
anni."
"Ci sono segni concreti e casi di discriminazioni contro la comunità rom e il
rafforzamento della retorica antisemita."
Il programma Volunticipate, che inizia lunedì e dura sino a domenica, si
focalizzerà su seminari formativi in OnG e gestione di progetti, budget,
raccolta fondi e reclutamento di volontari. Lo scopo, secondo Marom, è di far
condividere tra i vari gruppi rom ed ebraici le esperienze su problemi e sfide
comuni che le due comunità affrontano, e per facilitare un migliore sviluppo
organizzativo.
I Rom in Europa da tempo affrontano discriminazioni e persecuzioni e
continuano ad affrontare discriminazioni e marginalizzazioni strutturali,
secondo ternYpe
International Roma Youth Network, un altro degli organizzatori di Volunticipate.
European Roma Rights Center afferma che negli ultimi tre anni, nove Rom sono
stati uccisi e dozzine feriti in attacchi a sfondo razziale, attraverso
sparatorie, molotov, accoltellamenti e pestaggi.
"Penso sia chiaro come in tutta Europa l'estrema destra si stia rafforzando e
come i suoi discorsi e retorica siano molto popolari tra certi gruppi in
Europa," dice Cernov. "Le OnG ed il settore non-profit stanno facendo un grande
lavoro, ma le elite politiche egli opinion maker devono davvero sviluppare
empatia verso questi temi. L'attitudine della maggioranza cambierà soltanto
quando queste persone si impegneranno realmente su questi problemi."
Di Fabrizio (del 19/08/2011 @ 09:47:36, in casa, visitato 2490 volte)
Da
British_Roma un suggerimento per una vacanza fuori dai soliti canoni.
Ulteriori informazioni su una lunghissima vertenza. Se qualcuno avesse la
pallida idea di andarci,
me lo faccia
sapere al più presto, che anch'io sto facendoci un pensierino...
SOLIDARIETA' A DALE FARM - PREPARAZIONI PER IL "GRANDE FINE SETTIMANA"
[prego far circolare ampliamente]
1. Camp Constant: un raduno di massa di sostenitori nazionali ed
internazionali della comunità di Dale Farm, per un "Grande fine settimana",
da sabato 27 a lunedì 29 agosto, che sarà il weekend finale prima della
scadenza in cui i Viaggianti dovrebbero abbandonare le loro case ed affrontare
le ruspe. I residenti di Dale Farm hanno invitato i sostenitori ad un weekend
lungo di condivisione di festa e cultura. Unisciti a noi per:
Formazione degli osservatori legali e dei diritti umani
Laboratorio pratico di simulazione sgombero
Sabato notte: musica acustica
Formazione per i media
Storia e celebrazione dei Viaggianti
Disponibili posti letto in roulotte o bungalow, o meglio se portate una
tenda, sarete i benvenuti già dalla notte di venerdì 26 agosto. Ulteriori
informazioni su
http://dalefarm.wordpress.com/activity. Cerchiamo chi possa darci una mano,
in particolare:
Laboratori: stiamo pianificando un ricco programma di laboratori per
il fine settimana. Abbiamo spazio per laboratori aggiuntivi se avete idee
ispiratrici/costruttive, importanti per la resistenza e la testimonianza dei
Viaggianti. Cerchiamo anche persone con buone idee/energie/capacità per
laboratori per giovani e bambini. Ci sono oltre 100 bambini che affronteranno lo
sgombero a Dale Farm ed i residenti hanno chiesto laboratori per giovani, che
possano usufruirne. Se potete essere d'aiuto:
savedalefarm@gmail.com
Musica: i residenti sono pronti per la musica acustica al sabato sera,
per allietare tutti noi, senza che si disturbino anziani e malati. Ci saranno
probabilmente diversi piccole tende musicali il sabato sera ed alcuni spazi
all'aperto. Estremamente gradita la musica tradizionale irlandese, ma se avete
una band che può suonare degnamente in acustico, vi terremo uno spazio
riservato, fatevi vivi: savedalefarm@gmail.com
2. Non siete ancora stati a Dale Farm? Bene, basta attendere il
"Grande fine settimana" dal 27 al 29 agosto o dare un occhio al posto già questo
fine settimana. C'è molto da fare, quindi veniteci a trovare dalle 11.00 per una
riunione mattutina e date un occhio a
http://dalefarm.wordpress.com/activity/
4. Invitate i vostri amici al
gruppo Facebook per passare una notte a Dale Farm e per il grande fine
settimana. O se volete distribuire i nostri volantini, chiedeteli a
savedalefarm@gmail.com
5. Amnesty International ha inviato un
appello
a tutte le sue migliaia di sostenitori, condannando uno sgombero forzato che
lascerebbe le famiglie senza una dimora, se non fosse reso disponibile un sito
culturalmente alternativo. Questo segue la lettera di settimana scorsa del
relatore speciale dell'ONU al governo del regno Unito, in cui si si
esprimeva preoccupazione che il progettato sgombero forzato potesse essere una
chiara violazione della legislazione sui diritti umani, quando alle famiglie non
fosse offerto un sito alternativo prima che avvenisse lo sgombero. Vedere
Essex University Human Rights Clinic
per ulteriori informazioni.
6. Aggiornamento: cercando una soluzione pacifica, vedi
RomaBuzzMonitor.
7. Memo per la Demo: sabato 10 settembre, h. 13.00. Per ulteriori
informazioni ed aggiungersi alla mailing list del gruppo di supporto:
savedalefarm@gmail.com
8. Info per la notte a Cambridge: lunedì 22 agosto, h. 19.30, retro di St Barnabas
church, Mill Road, per ulteriori informazioni, qui (pdf),
qui (odt)
o qui
(word doc).
I ghetti cechi a rischio di disordini come in Inghilterra?
Praga, 13.8.2011 16:57, iDNES.cz, translated by Gwendolyn Albert
iDNES.cz riporta che mentre alcuni esperti o parti interessate ritengono che
violenze simili a quelle che ora affliggono le città in Inghilterra potrebbero
verificarsi nella Repubblica Ceca, altri non vedono la situazione così
disastrosa. "Qualcosa di simile potrebbe avvenire nella Repubblica Ceca. Qui la
situazione è di preoccupazione, paura e tensione. E' solo una questione di tempo
prima che esploda," dice Ivan Veselý, attivista romanì dell'associazione Dženo.
Secondo lui, violenze simili potrebbero essere innescate tanto dall'impatto
delle riforme governative che da attacchi a sfondo razziale.
Jitka Gjuričová, direttrice del dipartimento di prevenzione del crimine
presso il Ministero degli Interni, non esclude la possibilità di disordini.
Dice: "Se lo stato non sviluppa un intervento davvero massiccio per far uscire
la gente dalle località socialmente escluse e dar loro la possibilità di unirsi
alla società civile, allora potrebbe accadere."
Il sociologo Ivan Gabal, che ha guidato il team di ricercatori che cinque
anni fa mappò i ghetti, ammonisce che l'esclusione sociale nella repubblica Ceca
si sta intensificando e viene trasferita da generazione in generazione. Se lo
stato riducesse troppo severamente la rete di sicurezza sociale, potrebbe
esacerbare la situazione. Tuttavia, secondo lui è difficile prevedere rivolte.
Marie Gailová, direttrice dell'associazione Romodrom - che aiuta chi abita
nei ghetti, considera la riduzione del welfare un potenziale detonatore di
violenza. Dice: "Non credo che qui ci saranno eventi simili in larga scala, ma
se le donne non riuscissero a sfamare le loro famiglie, potrebbe succedere. Una
volta che la gente è messa in un angolo senza niente, sono gettati
nell'aggressività e nella depressione. Naturalmente, è anche colpa loro, ma
hanno bisogno d'aiuto."
Gailová considera un enorme problema che ora in località isolate una
generazione stia crescendo senza sapere cosa voglia dire un lavoro.
"Specialmente nei grandi ghetti della Boemia settentrionale e della Moravia,
osserviamo la prima generazione di ragazzi e ragazze che sono cresciuti in un
ambiente dove non hanno mai visto nessuno mantenere un lavoro," concorda Gabal.
Secondo lui, i politici hanno voltato le spalle a questi problemi.
D'altra parte, Monika Šimůnková, commissario del governo per i diritti
umani, non ritiene che lo scenario britannico possa ripetersi a breve nel paese,
o comunque non nella stessa misura. Dice: "Nondimeno, purtroppo è vero che molti
dei presupposti per la violenza che si sono incontrati in Bretagna, ci sono
anche in alcune località ceche socialmente escluse."
L'agenzia governativa per l'inclusione sociale nelle località rom, di cui
Šimůnková è responsabile, sta aiutando persone in 26 quartieri impoveriti
del paese, attraverso l'istruzione, l'impiego e l'alloggio. Tuttavia, il
commissario avverte che i problemi accumulatisi nel corso dei decenni, non si
possono risolvere dall'oggi al domani.
Jan Černý, direttore del programma d'integrazione sociale Gente nel
Bisogno, non prevede il verificarsi di violenze. "Basterebbero pochi eccessi e
l'alveare inizierebbe a ronzare, ma non credo che le api pungeranno qualcuno,"
dice. Tuttavia, aggiunge che la minoranza romanì è connesso tramite un forte
sentimento di mutua solidarietà, e che i membri della comunità sono molto
sensibili ad ogni ingiustizia, anche se accadesse dall'altro capo del paese.
Di Fabrizio (del 20/08/2011 @ 09:32:42, in Italia, visitato 1532 volte)
Breve storia della famiglia Dibran. Uno sfratto per morosità (incolpevole) ancora senza soluzione. 2009:
inizia l'odissea dello sfratto.
C'era una volta il progetto Città Sottili, per l'integrazione dei Rom ed
extracomunitari del territorio pisano, affidato alla COOP Il Cerchio.
C'era ma non c'è più: cinquanta famiglie finiranno in mezzo alla strada, o nei
boschi, non più persone ma animali, a causa del caro affitto e della miopia
istituzionale. Parliamo di sfratti per morosità, incolpevole ancora una volta. E
di un progetto costato una decina di milioni d'euro finiti in crusca e nelle
tasche dei proprietari di casa, mentre si potevano costruire più di 50 alloggi
pubblici (100 in autocostruzione) risolvendo in modo definitivo il problema.
Noi dell'Unione Inquilini conosciamo bene la vicenda di una famiglia integrata
secondo le regole di Città Sottili, e pensiamo sia importante farla conoscere.
Si tratta di una famiglia allargata, 12 persone in tutto: il capofamiglia Dibran
Izeir che è Ulema (guida spirituale), la moglie, il figlio scapolo, l'altro
figlio sposato con nuora e i loro 5 figli, più la figlia e i due minori, che
dividono un difficile cammino d'integrazione nella nostra città.
Eppure in buona parte il progetto ha funzionato, i bambini sono tutti
regolarmente iscritti a scuola e frequentano la materna e la scuola elementare
con regolarità, e rappresentano un futuro migliore per questa famiglia.
Non è stata invece portata a compimento l'inserimento lavorativo, che ha avuto
più di una disavventura. I figli hanno lavorato come muratori e hanno
partecipato materialmente alla costruzione delle nuove case del villaggio Rom di
Coltano, come dipendenti lavoratori della cooperativa (oggi fallita) che ha
avuto l'affidamento dei lavori. Ma non hanno ricevuto stipendi negli ultimi mesi
e ad oggi nessuno di loro ha ricevuto le paghe arretrate: sono dunque
disoccupati entrambi.
Iseir (baba) non ha un locale di culto per la preghiera comune e si arrangia
come può.
La figlia e la nuora cercano, con qualche lavoretto di pulizia, di collaborare
al sostentamento della famiglia lottando per la sopravvivenza, sostenuti dalla
fiducia del progetto Città Sottili che li ha inseriti a Livorno provvisoriamente
prima in Via del Litorale, e poi per tre anni nel palazzo nuovo in Piazza
Cavallotti.
Finché lo sfratto di morosità ha interrotto la loro speranza di una vita
dignitosa, e li ha portati come decine di famiglie livornesi a rivolgersi
all'Unione Inquilini.
Dovevano pagare 1500 euro al mese per l'affitto delle due abitazioni contigue in
cui sono state divisi i membri della famiglia di Baba.
Difficile capire come si possa pensare di inserire in abitazioni private a
prezzi di mercato famiglie di badanti, muratori, colf.
Affitti astronomici per famiglie che al massimo potrebbero pagare 150 - 250 euro
al mese, affitti/insostenibili per lavoratori precari, come tante troppe
famiglie straniere e livornesi: la morosità è sicura e incolpevole. Il tempo
stringe: bisogna che il Sindaco, firmi la proposta degli uffici e si attivi per
le procedure necessarie a consentire la disponibilità dei locali individuati
come alloggio temporaneo per la famiglia in emergenza abitativa, dall'ufficio
casa.
L'inerzia della giunta comunale, di fronte a rischi di sgombero senza soluzione
alternativa è indegno di una città a maggioranza di sinistra e progressista. (dal comunicato stampa dell'ottobre 2009) dell'Unione Inquilini.
Unione Inquilini - Livorno Sez. Mauro Giani
Via Pieroni, 27 – 57123 Livorno
Tel. 0586 884635 - fax 0586 211016
La sede è aperta ogni giorno a mattino o al pomeriggio (escluso il sabato)
E mail:
unioneinquilini.livorno@gmail.com Sito internet:
www.unioneinquilini.it
2010: l'impegno dell'Unione Inquilini per questo caso, contro un'evidente
gravissima discriminazione razziale.
La famiglia Dibran è stata tutelata dal sindacato e ha ricevuto attestati di
solidarietà da molti livornesi, come dimostrano le immagini girate sui siti
dell'Unione Inquilini. Per un anno con picchetti affollati, siamo riusciti a
farli rimanere nella loro abitazione in piazza Cavallotti. Già a aprile 2010
l'ufficio casa comunale aveva individuato una sistemazione provvisoria idonea
che il sindaco di Livorno non ha mai voluto sottoscrivere, perché erano
responsabili gli amministratori pisani dell'alloggio in città della famiglia.
Famiglia che però è residente in città da anni con figli nati a Livorno e
iscritti alle scuole cittadine.
Che sia difficile gestire l'emergenza casa e il sociale in città, lo dimostrano
le dimissioni, in rapida successione, dei due assessori titolari delle
scomodissime deleghe. Così nonostante le sollecitazioni dell'ufficio, il sindaco
ha congelato la questione per mesi. L'esecuzione dello sfratto, in assenza di
soluzioni alternative si è risolta nell'ottobre 2010 con sette bambini sfollati
con la loro famiglia. A seguito delle proteste del comitato sfrattati le donne e
i figli sono stati precariamente alloggiati da affittacamere fino alla farsa
finale: accusati di aver rubato la mobilia (che invece era stata ammassata in
una stanza, su richiesta dell'ufficiale giudiziario) sono stati privati di
qualsiasi tutela dal sindaco di Livorno. Le accuse sono cadute quasi subito, ma
ormai per i Dibran, sfollati e spaventati dalla minaccia di essere separati dai
figli, è rimasta solo la fuga nei boschi. Da parte nostra abbiamo chiesto
l'intervento della protezione civile a causa del gelo invernale in assenza di
abitazioni alternative, ma non abbiamo avuto risposte positive. Siamo a Giugno
2011 ma nulla è cambiato per i piccoli esposti a terribili rischi: due incidenti
sono costati quasi la vita a due di loro, e ignoti criminali hanno tentato di
rapire i figli sotto gli occhi atterriti della giovanissima mamma.
In tutto il territorio livornese non c'è un solo campo autorizzato e
adeguatamente attrezzato con servizi igienici per i rom livornesi (che sono
poche decine) costretti a nascondersi nei boschi. Situazione intollerabile
davvero dopo la tragica morte di quattro bimbi rom nel 2007. Specie dopo le
accorate dichiarazioni del sindaco che ha fatto promesse mai mantenute. Così i
Dibran non possono rientrare in città pur essendo residenti e non possono avere
una sistemazione di cui pure hanno diritto trattandosi di sfratto incolpevole e
avendo a suo tempo fatto domanda di emergenza abitativa. Per questo siamo pronti
a portare il caso di questa famiglia all'attenzione della stampa, per farne un
caso nazionale e ad interessare l'autorità di giustizia internazionale: si
tratta con tutta evidenza di una situazione gravissima di discriminazione
razziale e di omissione di tutela nei confronti di minori.
La legge deve essere uguale per tutti: così non è stato nei confronti di una
famiglia sfrattata, privata di soccorso solo perché è Rom.
La scuola, è stata l'unica istituzione pubblica, rimasta fedele ai valori
democratici costituzionali.
Riteniamo importante divulgare una copia della lettera inviata dalla preside
della scuola al Sindaco, lettera a oggi ancora priva di risposta. Per rispettare
il riserbo dell'istituto scolastico abbiamo omesso nomi e riferimenti personali.
Questa lettera ci ha profondamente commosso. Anche se il sindaco si è dimostrato
sordo e muto. Siamo convinti con l'aiuto della popolazione livornese di riuscire
a sconfiggere il razzismo e la xenofobia: occorre obbligare l'amministrazione
comunale a rispettare la decisione del Consiglio Regionale che impegna i comuni
ad occuparsi dei rom residenti (a Livorno poche decine), per garantire loro il
diritto allo studio, alla salute e al lavoro.
Nel caso della famiglia Dibran sfrattata per morosità incolpevole è inserita
nelle liste dell'emergenza abitativa, la risposta va data come a tutti gli
altri, assegnando loro dei locali, in una residenza temporanea per sfrattati, in
attesa di un'assegnazione definitiva.
Scrivete la vostra opinione al sindaco acosimi@comune.livorno.it e all'
unioneinquilini.livorno@gmail.com. Unione Inquilini – Livorno
Livorno 13 giugno 2011 La lettera della Comunità scolastica inviata al Sindaco Cosimi all'inizio di
aprile 2011.
Relazione sulla situazione della famiglia Dibran
La comunità scolastica delle scuole frequentata dai bambini e bambine della
famiglia Dibran quest'anno si è trovata a fronteggiare l'emergenza relativa al
recupero di 7 bambini Rom, di origine macedone, nati in Italia, (5 a Livorno)
che già frequentavano da diversi anni la scuola e che, avendo perso la casa in
cui erano residenti in Livorno, dal mese di novembre 2010 sono sfollati ai
margini di un campo nomadi di Marina di Pisa.
I bambini appartengono tutti ad un unico nucleo famigliare che risiede
regolarmente a Livorno (in Via dei Cavalieri) ed è iscritta all'anagrafe dal 7
agosto 2004. Pur essendo costretti a vivere nel Campo di Marina di Pisa, sono
tuttora a tutti gli effetti cittadini livornesi.
Gli adulti maschi svolgono lavoretti occasionali, raccolgono rottami di ferro e
altri rottami, ma non hanno risorse sufficienti a provvedere alla propria
autonoma sussistenza e ad un'abitazione decorosa per i bambini. La coppia dei
capostipite (già in salute precaria) vive insieme a 7 figli /nuore che sono a
loro volta genitori di 9 bambini da 1 a 11 anni. I sei bambini più grandi, da
già da alcuni anni frequentavano le scuole elementari e dell'infanzia.
Il clan famigliare è molto protettivo, i genitori fanno del loro meglio e i
bambini sono molto legati a loro, non fanno accattonaggio, ma non riescono a
trovare alcun lavoro stabile. Cercano lavoro attivamente e sono regolarmente
iscritti ai Centri per l'Impiego di Livorno. Anche i lavori più umili nei
cantieri, nei ristoranti e nelle lavanderie non vengono loro affidati, e chi si
prederebbe una zingara in casa per fare i lavori domestici o la badante? Senza
contare che le donne hanno anche degli altri bambini molto piccoli da accudire.
Sono genitori che hanno grandi difficoltà a corrispondere ai bisogni materiali
dei loro figli, ma sono tuttavia pienamente soddisfacenti dal punto di vista
affettivo: amano molto i loro bambini e i bambini sono molto legati a loro.
Pertanto non si possono ipotizzare soluzioni di allontanamento che sarebbero
ingiustamente punitive per i genitori ed eccessivamente dolorose per i bambini.
La famiglia, pur figurando da sette anni nelle anagrafi comunali di Livorno,
dopo aver perso la casa, che non era in condizioni di pagare, in questi ultimi
mesi è vissuta in terra di nessuno, in condizioni igieniche ed economiche
gravemente precarie, sempre nella speranza che qualcuno si muovesse a risolvere
il problema e trovasse loro un'abitazione.
Nel primo mese anche gli operatori scolastici non sapevano cosa fare e si sono
limitati alla mera assistenza, portando loro indumenti e viveri per alleviare lo
stato di necessità, ma nella impossibilità di provvedere ai bisogni di cura e di
educazione dei bambini. Questi bambini non hanno più una scuola di stradario
perché il Comune di Pisa ha ripetutamente intimato loro di lasciare il Campo,
impedisce categoricamente di poter ampliare i ricoveri preesistenti al loro
arrivo e minaccia da un momento all'altro lo sgombero coatto. Perciò le
condizioni dei piccoli, che avevano sempre vissuto in appartamento e avevano
sempre frequentato con grande regolarità le nostre scuole, sono man mano sempre
più degradate, malvisti anche dagli altri bambini del campo che hanno almeno una
baracca, un minimo di servizi igienici e una scuola di riferimento.
Ad un certo punto la scuola, pur comprendendo bene che la sospensione della
frequenza non dipendeva dalla loro volontà, in obbedienza alle norme
sull'adempimento dell'obbligo scolastico si sarebbe trovata nella necessità di
denunciarli e in ogni caso non poteva più tollerare che questi bambini
rimanessero esclusi dal consorzio civile e dai diritti garantiti dalla carta dei
diritti dell'infanzia. Visto che l'unica scuola di competenza era pur sempre la
nostra, che non potevamo semplicemente girarci dall'altra parte o spostare
questo fardello dalla nostra coscienza alla coscienza di qualcun altro, si è
creata una rete di solidarietà che ha mobilitato docenti e genitori che si sono
rivolti a tutte le associazioni di volontariato del territorio per trovare un
qualsiasi mezzo per poter andare a prendere i bambini al campo di Marina di Pisa
e portarli a scuola.
Da due mesi andiamo a prenderli tutte le mattine, così per otto ore vivono in un
ambiente caldo, confortevole ed educativo. I bambini hanno almeno un pasto caldo
al giorno, stanno insieme ai loro compagni che vogliono loro bene, hanno
ritrovato le loro maestre e cercano di recuperare le competenze scolastiche e
uno stile di vita meno selvatico (in un mese era vanificato tutto il bagaglio di
buone maniere che questi bambini avevano acquisito).
L'associazione onlus "Gli Amici della Zizzi" ha messo a disposizione un pulmino
a titolo gratuito, e tutte le mattine vari genitori si alternano nell'impegno di
andare a prendere i bambini al Campo insieme ad un operatore dell'Associazione
disponibile a quell'ora ma non abilitato a guidare il pulmino, mentre tutti i
pomeriggi l'Associazione con il suo pulmino li riaccompagna al Campo a Marina di
Pisa.
Non di meno la situazione appare di difficile gestione perché ogni giorno
bisogna trovare un genitore o un docente con un orario di lavoro compatibile,
capace di guidare il pulmino, oppure bisogna avere due macchine disponibili.
Certamente anche gran parte dei problemi "scolastici" sarebbero risolti se
questa gente avesse un alloggio o un accampamento regolare. In questo caso
l'assolvimento dell'obbligo scolastico e il fardello della responsabilità
passerebbe in capo alla scuola di competenza di quel territorio, ubicata più o
meno nell'arco di un chilometro e comunque nell'ambito dello stesso Comune,
senza dover percorrere 20 chilometri da un Comune a un altro. Certo i bambini (e
anche noi della comunità scolastica) soffrirebbero nel lasciare le loro maestre
e i loro compagni, dovrebbero riguadagnarsi il rispetto e l'affetto di altre
persone, cosa non facile quando un bambino arriva a scuola sporco, con i
pidocchi e con gli abiti incrostati di fango. E' difficile spiegare che non
hanno la lavatrice, non hanno l'acqua calda, che dormono in quattro nello stesso
giaciglio, trasmettendosi irreparabilmente pidocchi ed infezioni batteriche di
vario tipo e che se i vestiti e i cappotti e le scarpe sono pieni di fango,
talvolta è più facile buttarli via che trovare i soldi per portarli in
lavanderia.
Quando piove il campo diventa un acquitrino ma oltre agli inconvenienti igienici
e alle gravi malattie da raffreddamento questi bambini sono esposti anche ad
altri rischi perché, come si è detto, convivono, mal sopportati, con le altre
famiglie già insediate nel Campo, dove ci sono bambini e ragazzi di tutte le età
che formano vere e proprie bande in lotta fra loro. Così, anche se questi
bambini sono molto piccoli, capita spesso che si facciano male, che cadano
accidentalmente nel corso di giochi pericolosi o che vengano colpiti da pietre
come è accaduto al piccolo Rucudi di 6 anni che per poco non ci ha rimesso un
occhio. L'ultima che si è fatta male è Naxije di 11 anni che dovendo raggiungere
al buio la baracca degli zii, per chiedere una medicina per il fratellino con la
febbre, ha ricevuto una spinta ed è caduta su un grosso rottame metallico
lasciato incustodito nel Campo. E' stata prontamente portata in ospedale dove le
hanno messo una trentina di punti fra interni ed esterni ad una coscia. La
ferita molto profonda ha fortunatamente sfiorato per un soffio l'arteria
femorale ma ancora Naxi non ha recuperato la mobilità ordinaria ed è costretta a
rimanere al Campo senza scuola.
Si tratta di famiglie in condizioni di gravissimo disagio, però non rubano e non
fanno accattonaggio e i bambini sono perfettamente integrati nelle nostre
classi. Hanno perso due mesi di scuola tra novembre e dicembre e quindi non
hanno risultati scolastici particolarmente brillanti, ma stanno rapidamente
recuperando. In più, hanno l'affetto dei compagni e delle maestre e ogni tanto
trovano un'altra mamma che li porta a casa per fare un bagno e una pulizia più
accurata dei capelli e degli indumenti. La scuola è la loro opportunità per
riuscire a costruirsi una vita migliore e a sfuggire alla spirale di esclusione
sociale e povertà alla quale sembrano inesorabilmente destinati.
Crediamo che sia dovere di ogni persona ma, soprattutto, delle Istituzioni fare
il possibile perché il percorso di integrazione sociale riprenda dal punto nel
quale, a novembre, si è tristemente interrotto.
Di Fabrizio (del 21/08/2011 @ 09:08:28, in Italia, visitato 1806 volte)
Cominciano i rientri dalle ferie. Come augurio di "bentornato"
a chi dopo il mare o la montagna leggerà ancora queste pagine, ho rispolverato
un post di
Pirori del gennaio 2005. Il mese prima c'era stato lo tsunami in estremo
oriente, e le ricche società occidentali si preparavano ad affrontare
fattivamente la situazione. Noterete come l'argomento possa essere discusso in
diverse maniere e punti di vista, a seconda del vostro umore al rientro.
Dimenticavo: auguri anche a chi le ferie non le ha fatte o se le è già
dimenticate!
La carità è un concetto difficile ed antipatico. Ma l'antipatia ha le sue
eccezioni: non ho nessuna voglia di ammollare un Euro a quel giovane
accovacciato davanti alla chiesa, ma se me lo chiede la Vodafone, lo faccio +
volentieri, con un SMS a qualcuno che mai ho conosciuto e mai vedrò. A chi andrà
il mio contributo? Da quelle parti, la metà della popolazione vive di elemosine,
mica sono come i nostri antenati del Polesine!
Apperò! In questi casi si scopre che le popolazioni (lontane) che vivono di
elemosina, hanno una loro dignità, che non riconosciamo ai mendicanti nostrani.
Manghel = [dal verbo Manghe = chiedere] Per i Rom, significa tanto carità, che
fare la carità, che andare in giro a chiedere oboli agli angoli delle strade...
Durante queste vacanze (stranamente) avevo qualche soldo in tasca. Il bello
dell'elemosina sarebbe farlo perché uno ne ha voglia, non perché si senta
obbligato. Così, per mettermi la coscienza in pace, TOT alle vittime dello
Tsunami, e un paio di euro alla Romnì entrata nel negozio del mio amico. In
realtà volevo scambiare con lei due chiacchiere nella sua lingua e vederne la
reazione (alcuni amici mi avevano raccontato di reazioni impensabili). Sono
rimasto deluso: indifferente, la Romnì ha mantenuto il suo occhio spento,
rispondendo solo con un "Grazie" in italiano stentato.
Preciso: neanche a me piace fare la carità: credo che serva solo a radicare la
dipendenza dagli altri. Qualche volta è dannosa (l'alcolizzato che va a spendere
il soldo per un altro bicchiere, il bambino che consegna il ricavato al
capomafia…)
Donando cose è + facile evitare equivoci. Però, anche in questi casi mi è
capitato di girare per campi nomadi e vedere tra i rifiuti (di solito, il campo
è un rifiuto unico) i pacchi di vestiti donati dalla Caritas.
Qualcosa sul donare l'ho imparato parlando con i Rom. Ancora oggi capita che la
famiglia lavori e chieda lo stesso il "manghel". Chiedere la carità è un
retaggio che si portano dietro da quando erano un popolo nomade, e faceva parte
di uno scambio rituale con la popolazione stanziale. Deridono chi gli mette in
mano 20 centesimi e scappa. Apprezzano chi torna a scambiare due chiacchiere o
un caffè, e se capita, saranno loro a prestarti qualcosa.
A questo punto(come un buon padrone di casa),vi presento due ospiti:
Davo:di lontane origini Sinti. Vive nello stato di Washington (estremo NW
degli USA) in mezzo alle foreste. Incrocia poche persone, più frequentemente
orsi e leoni di montagna. Ha simpatie politiche per i Repubblicani. Nonostante
il suo aspetto (una via di mezzo tra il marine in pensione e il boscaiolo
agiato) e la diceria che ai Rom e ai Sinti non piaccia leggere, ha una conoscenza libresca
fenomenale.
Günther:arriva dalla Germania, non è Rom ma li ha sempre frequentati. Da
tempo vive in California e continua a frequentarli anche lì. Politicamente è un
progressista, è appassionato di discipline e religioni orientali.
Discutono della situazione in una città di provincia in Australia: seduti
davanti al supermarket, un gran numero di Aborigeni, che chiedono la carità e si
ubriacano col ricavato della giornata. Per non sembrare razzista, il consiglio
comunale permette loro di bere alcolici per strada, cosa proibita nel resto
della contea.
Davo: …[ho notato che] le capre selvatiche hanno perso il loro istinto… D'inverno,
stazionano nei pressi dei recinti o dei campi da golf, e finché non gli viene
dato il cibo, non migrano.
Da noi si dice: "Un orso ammaestrato è un orso morto". Anche loro si sono
abituati ad infilare il muso nei bidoni dell'immondizia e se per caso non
trovano niente, rimediano devastando gli impianti di condizionamento o
introducendosi nei campeggi (da cui li cacciamo a fucilate…)
Se il clima è favorevole, si possono "raccogliere" diversi $ in una giornata…
Abbastanza da essere tramutati in vino e da permettere di vivere con i rifiuti,
senza alcuna necessità di migliorare.
Mi viene in mente il caso di padre Morebeck e i mendicanti locali o di
passaggio.
Queste prete ha sempre dedicato sforzi e risorse a quello che chiamava "amore
pratico", indirizzato a persone in situazioni particolari…
Li avrebbe aiutati a trovare lavoro, ma giunto a quasi 80 anni di età ha
scoperto che i $ non possono risolvere i problemi…
E' più facile e anche più "popolare" offrire denaro che finirà nelle tasche
degli spacciatori di crack o di mercanti di vino a buon mercato. E ho conosciuto
cristiani praticanti che letteralmente lavavano i piedi e donavano i propri
stivali ai "viandanti" nelle nostre terre (anche se io non sono quel tipo di
persona).
…
Non pretendo di avere "risposte per tutti"… Ma so quale sarebbe la mia risposta.
Baxt!
Davo
—— Günther: Davo,
Secondo te, è bene se ci sono prospettive diverse nella stessa situazione?
Ogni forma di vita è interdipendente con le altre. Esiste l'adattabilità. Per
fare un esempio tratto dagli animali: tempo fa in famiglia abbiamo allevato un
visone per 5 anni. Mio figlio più piccolo (che allora aveva un anno) stava
mangiando dell'uva dalla nostra vigna, e gli si è avvicinato festante questo
cucciolo di visone. Quando hanno finito di dividersi i grappoli, ho riportato
mio figlio in casa, e il visone l'ha seguito. Non abbiamo mai avuto problemi con
le sue ghiandole odorifere, che adoperava soltanto contro i cani e gli estranei.
Arrivato all'età di 5 anni, ha deciso di tornare nel suo mondo, tornando ogni
tanto a farci visita e incrementando di parecchio la popolazione dei visoni nei
nostri dintorni.
Penso che ci debba essere adattabilità, sulla base dei bisogni o delle
circostanze. Non si deve generalizzare, perché ognuno di noi è differente
dall'altro, persino "due piselli nello stesso baccello" lo sono.
"Uccidere l'orso" appartiene a una prospettiva limitata e fascista…
"Se vedi un ubriaco abbandonato sul marciapiede, imitalo, cosicché la tua
arroganza non ti porti a condannarlo, per quanto ti possa sembrare la cosa più
facile da fare."
(L'immagine è tratta da http://www.pewterkingdom.com)
Ieri sera alla TV: Bogus Beggars- by Diarmuid Doyle
Martedì 16 agosto 2011 -
Ireland’s Bogus Beggars (TV3)
è tanto falso come titolo di programma, [sintomatico] di dove sia arrivata la
televisione irlandese. Un mese di indagini sull'accattonaggio organizzato in
Irlanda, focalizzate sulla comunità rom, che sembravano determinate a provare
che [il paese] fosse al centro di una truffa su larga scala, che avrebbe
coinvolto i circoli del crimine internazionale, facendo una fortuna alle spalle
degli innocenti benefattori irlandesi.
Alla fine, il giornalista
Paul Connolly ha dovuto alzare le mani e concordare che non c'era niente di
fatto - nessuna gang, nessun Mr. Big a capo di essa, e nessuna grande somma di
denaro ottenuta dal chiedere l'elemosina in Irlanda. Ha invece trovato un mondo
di "estrema povertà, disperazione ed una comunità in lotta per la
sopravvivenza."
Capita, che si mettano mesi di lavoro in una storia e non poche risorse
nell'inchiesta, e tuttavia non c'è nessuna storia. In quelle circostanze, non la si
trasmette. Ma qualcuno a TV3, molto più in alto di Paul Connolly,
sembra aver deciso che in un modo o nell'altro ci sarebbe stata un'ora di
televisione di questo lavoro.
Il risultato è stato un disastro imbarazzante, che fa vergognare TV3. Ha
promozionato il programma dicendo che si trattava di un'esposizione
sull'accattonaggio organizzato in Irlanda, ben sapendo che non era così.
"TV3 Si Infiltra Nel Sinistro Mondo Dell'Accattonaggio Organizzato in -La
Truffa Dei Mendicanti D'Irlanda-" recitava un comunicato stampa che accompagnava
il dvd con l'anteprima, uno slogan in diretta contraddizione con ciò che il
programma rivelava e che porterà sicuramente a lettere di protesta dei
telespettatori.
Connoly ha fatto del suo meglio, ma le sue fonti originali gli hanno giocato
un brutto tiro. Tutto ciò che ha trovato è che alcuni Rom mendicano in modo
aggressivo (cosa che è contro la legge), ma due minuti in O'Connell St.
avrebbero dimostrato che anche alcuni irlandesi mendicano in modo aggressivo.
Difficilmente può dirsi giornalismo investigativo.
Dove il programma ha veramente raschiato il fondo del barile, è stato nelle
intervisti ai membri dei gruppi di estrema destra anti-immigrati - l'equivalente
del
British National Party -
che descrivevano i Rom come "sanguisughe" che non avevano niente da contribuire
alla società irlandese, e che dovrebbero essere deportati tutti, nessuno
escluso.
La decisione editoriale iniziale di coinvolgere costoro nel documentario è
stata bizzarra, ma includere ciò che avevano da dire è stato imperdonabile, dopo
che l'indagine aveva stabilito che non c'era nessun circuito criminale rom ,
nessun accattonaggio organizzato e nessun enorme profitto. Dire che il programma
è stato deludente sarebbe un eufemismo. E' stato una disgrazia.
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