Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 18/03/2007 @ 09:31:10, in blog, visitato 1498 volte)
Un nuovo blog sui Rom in Messico.
E' in lingua inglese.
QUI
(Sempre in inglese, un nuovo blog sui
Rom in Europa)
Di Fabrizio (del 17/03/2007 @ 10:16:38, in Europa, visitato 1608 volte)
da
Altrenotizie
Venerdì, 16 Marzo 2007 - 00:05 -
di Elena Ferrara
E’ uscita dalla Yugoslavia ed è entrata a fare parte a pieno titolo nell'Unione
Europea nel maggio del 2004; è nella Nato nell’ambito di un allargamento
dell’alleanza atlantica che ha inglobato alcuni dei paesi un tempo considerati
nemici. Punta, quindi, ad essere una nazione “europea” a tutti gli effetti.
Ma ora si scopre che la Slovenia – collocata ai nostri confini – è anche un
paese xenofobo e razzista. E una denuncia in merito - forte ed appassionata –
giunge da Amnesty International che si rivolge direttamente all’Unione Europea
per evidenziare la situazione che si è andata creando in Slovenia attorno alla
minoranza Rom.
L’Unione – sottolinea Amnesty - ''non può continuare a ignorare la difficile
situazione in cui si trovano migliaia di cittadini'' che vivono in un ''limbo
giuridico o aspettano un indennizzo dalle autorità slovene'' perché private dei
propri ''diritti più fondamentali''.
Amnesty International rinnova così il suo appello a Bruxelles contro le
discriminazioni cui sono sottoposti i Rom ed altre minoranze. Esattamente 15
anni fa, solo qualche mese dopo la dichiarazione di indipendenza, ricorda
l'organizzazione umanitaria, le autorità slovene ''presero la decisione
straordinaria che da allora è stata condannata dalle più alte corti del Paese,
dall'Onu e dal Consiglio d'Europa: la rimozione di oltre 18.000 persone,
soprattutto di origine Rom, dal registro dei residenti permanenti''.
Esistono ''casi drammatici di persone alle quali è stata negata l'assistenza
medica anche se erano nel pieno di una cura - si legge nella nota – e di bambini
ai quali non è stato permesso di iscriversi a scuola per molti anni e di
famiglie ridotte alla povertà dopo aver perso il lavoro e la casa''. Dal 1992 a
oggi, le Corti slovene hanno ''corretto parzialmente'' la situazione, spiega la
nota, ma ''circa 5.000 persone continuano a vivere in un limbo giuridico, senza
diritti, e coloro che sono stati reinseriti (nel registro) non hanno ricevuto
alcun indennizzo''. Quindi, conclude Amnesty, ''c'è ancora molto da fare e l'Ue
non può permettersi di ignorare questo problema''.
Parlano i fatti che sono anche denunciati dalle organizzazioni umanitarie di
Lubiana. Si apprende così che le autorità centrali, ad esempio, hanno facilitato
lo sgombero forzato dell'insediamento Rom nel villaggio di Ambrus, dopo i
disordini che erano stati organizzati e scatenati da persone non-Rom. E’ vero
comunque che la polizia è intervenuta per proteggere i Rom, ma lo ha fatto con
grave ritardo. C’è stata una manovra “politica” per ritardare le azioni e
facilitare così gli scontri e le aggressioni. E successivamente altri Rom con i
loro bambini nel comune di Ivancna Gorica, sono stati evacuati nel centro di
rifugio di Postojna/Postumia. Un fatto è certo: con la tacita complicità del
governo ''l'insurrezione'' xenofoba anti-Rom dilaga in Slovenia. E la situazione
non accenna a migliorare. Presenti nel territorio sin dal XIV secolo i Rom e i
Sinti sloveni sono tra gli 8 e i 10 mila anche se il censimento del 2002 ne
registrò solo 3246. Ben diverse sono infatti le statistiche dei centri di
assistenza sociale.
Tra i Rom il tasso di disoccupazione è elevatissimo, le loro attività economiche
tradizionali sono state spazzate via dall'industrializzazione e dal mercato e in
assenza di programmi specifici, che in teoria potrebbero attingere anche da
fondi europei, il profilo economico-sociale di questa comunità ne pronostica un
futuro incerto. E la situazione non è migliorata pur se dal 1991, grazie ad uno
specifico articolo nella Costituzione, alla comunità Rom è riconosciuto lo
status di minoranza etnica i cui diritti particolari vanno definiti e realizzati
per legge. Intanto sono 22 le attuali associazioni Rom; i più organizzati e
socialmente integrati sono quelli del Prekmurje (è una delle otto provincie
storiche del Paese) in cui vive pure la comunità nazionale ungherese e dove la
convivenza interetnica è tradizionalmente di casa. Ma per i Rom la vita, anche
qui, è difficile. I problemi maggiori sono quelli del rapporto con le autorità
amministrative di Murska Sabota, Bendava, Dobrovnik, Turnisce, Beltinci e
Crensovci. E così risulta che a 14 anni dall'indipendenza e dal riconoscimento
costituzionale dei Rom, la loro comunità rimane, nonostante tutto, la più
umiliata.
La conflittualità generata dalla precarietà sociale dei Rom ed il razzismo
strisciante della maggioranza, specie nella Dolenjska, rimangono due pericolose
mine vaganti che l'attuale governo di Lubiana sembra affrontare con
disattenzione; attento sì a non apparire come potere xenofobo, ma sensibile
anche alle intolleranze della propria base elettorale. E in questo contesto non
va dimenticata l’estrema cautela che caratterizza i governanti di Lubiana
preoccupati delle reazioni dei circoli nazionalisti interni.
Invitiamo tutti alla conferenza "cittadinanze imperfette" che si terrà a Mantova il 21 marzo 2007, dalle ore 15.30, nella Sala Conferenze del Palazzo del Plenipotenziario, in piazza Sordello, 43. Il 21 Marzo è stato dichiarato Giorno Internazionale per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale dall’Assemblea Generale delle Nazione Unite, come reazione all’omicidio di settanta dimostranti anti-apartheid a Shaperville, in Sud Africa nel 1960. Durante la conferenza sarà presentato il libro “cittadinanze imperfette” e saranno raccontate le discriminazioni subite dalle popolazioni rom e sinte in Italia e in particolare nella Provincia di Mantova. Sarà anche dimostrato che la distinzione razziale è un’invenzione recente, legata al mito e alla superstizione e lontana dalla scienza. La conferenza è organizzata dall'Associazione Sucar Drom, in collaborazione con Assessorati alle Politiche Sociali e Pari Opportunità della Provincia di Mantova, United Against Racism, Istituto di Cultura Sinta. L'iniziativa è all'interno delle manifestazione organizzate in Europa nella Settmana Europea Contro il Razzismo (17 - 25 marzo) e l'Anno Europeo per Pari Opportunità per Tutti. Di seguito il programma ORE 15.30, Fausto Banzi (Assessore alle Politiche Sociali, Provincia di Mantova), Cesarina Baracca (Assessore alle Pari Opportunità, Provincia di Mantova), Yuri Del Bar (Consigliere Comunale, Comune di Mantova). ORE 16.00, il razzismo, tra mito e scienza di Daiana Gabrieli, Diego Saccani e Manuel Gabrieli (Servizio Civile Nazionale Ente Morale Opera Nomadi Mantova). ORE 16.30, cittadinanze imperfette di Nando Sigona (Oxford University, OsservAzione). ORE 17.15, le discriminazioni di Carlo Berini (Istituto di Cultura Sinta). Dibattito e conclusioni Per informazioni Associazione Sucar Drom via don Enrico Tazzoli n. 14, 46100 Mantova telefono 0039 0376 360643, fax 0039 0376318839 e- mail: sucardrom@sucardrom.191.it
Riferimenti cittadinanze imperfette
Di Fabrizio (del 16/03/2007 @ 09:53:44, in Europa, visitato 1878 volte)
Da
Roma_Rights
Il leader dell'organizzazione pubblica "Diaspora Zigana Bielorussa" Ludvig
Buryansky (46 anni) e sua moglie sono stati brutalmente uccisi a Zlobin (regione
di Gomel) nella notte tra l'8 e il 9 marzo. I criminali hanno pure tentato di
uccidere i figli di Ludvig, ma i bambini si sono salvati fuggendo dalla
finestra.
E' un fatto doloroso che dev'essere portato a conoscenza e punito. Piangiamo
questa morte assieme ai parenti.
Oleg Kozlovsky
The Head of the public association "Belarusian Gypsy diaspora"
The Head of the International Union of the Baltic States and the CIS
V. Horuzshey street,31a, office 412
Minsk, Belarus.
belarus_roma @ yahoo.com
Di Sucar Drom (del 15/03/2007 @ 10:42:38, in blog, visitato 1447 volte)
Chiari
(BS), lettera al Presidente della Repubblica
Onorevole Presidente, sono consapevole dell’irritualità della mia lettera ma
sono rimasto sconcertato dalla notizia che all’avvocato Sandro Mazzatorta,
attuale Sindaco di Chiari, sia conferito il titolo di Cavaliere della
Repubblica.
L’avvocato Mazzatorta, eletto Sindaco nel giugno del 2004, ha costruito una
politica per l...
Le
proposte artisitiche di Alexian per l'estate 2007
Pubblichiamo tutte le proposte artistiche, con diverse novità, dell'artista
Santino Spinelli, in arte Alexian. Santino Spinelli (in foto), professore
universitario a Trieste, è un poliedrico artista, poeta e scrittore che promuove
da tanti anni le culture rom e sinte in Italia e nel mondo.
Potete vedere queste proposte direttamente nel sito...
Nove
Tesi per l'Assemblea Nazionale dell'Opera Nomadi
Il Consiglio Direttivo dell’Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova, su
mandato dell’Assemblea Ordinaria dei Soci 2006, pubblica la versione definitiva
del documento Nove Tesi per l’Assemblea Nazionale dell’Opera Nomadi.
Le nove tesi, condivise con l'Istituto di Cultura Sinta e con l'Associazione
Sucar Drom, sono state...
ONU,
pubblicato il rapporto sulle discriminazioni in Italia
Nel sito dell'Alto commissariato per i diritti umani è disponibile da alcuni
giorni il rapporto sull'Italia del rapporteur speciale su razzismo e xenofobia,
Doudou Diéne, venuto in Italia lo scorso ottobre.
Il rappor...
Di Fabrizio (del 15/03/2007 @ 09:58:27, in media, visitato 1778 volte)
Ricevo da
Mariagrazia Dicati
Ieri sera all’ ennesima puntata della trasmissione su
rai tre :”Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli, abbiamo assistito
ancora una volta ad una accusa infamante sui rom rapitori di bambini,
attraverso la storia di Antonello Tuvoni.
La mattina del 28 agosto 1974, un bambino di 3 anni e otto mesi, stava
giocando in una strada di Torpè (Nuoro) e, mentre la madre era rientrata in casa
per lavargli un grappolo d’uva, sparì improvvisamente.
Nel 1988 il padre venne contattato da un istituto di Elmas (Cagliari) che gli
presentò un ragazzo diciassettenne che affermava di essere il figlio scomparso e
di essere stato rapito da alcuni zingari che lo avevano ribattezzato Zoran.
Per conoscere la storia collegarsi a questo link
Certamente è una storia drammatica e triste che non può lasciarci indifferenti,
ma questa cronaca proposta a milioni di italiani ha nuovamente diffuso questa
calunnia attraverso testimonianze dello stesso Antonello, bambino, ragazzo e poi
adulto dalla vita fatta di espedienti e confusione, da un suo amico mentre era
in carcere con Antonello e da altri: tutti accusatori, nessuna prova, nessuna
difesa, nessun nome.
Antonello sottoposto alla prova del DNA non è risultato figlio di Tuvoni che
lo aveva dapprima accolto e poi cacciato di casa per furto, anzi lo stesso
presunto padre è convinto che il figlio sia morto, vittima di un incidente e non
di un rapimento, escludendo inoltre la presenza di zingari a Torpè all'epoca
dei fatti.
Servizio molto accurato che sicuramente ha raggiunto un altissimo indice di
ascolto: mentre andavano in onda le varie interviste, venivano proposte
immagini di un campo rom e dei rom, quasi a voler convincerci che quelli erano i
responsabili di un rapimento, anche se non si sa con esattezza né da
dove venga questo ragazzo, il presunto Antonello, nè dove invece sia finito il
vero Antonello scomparso nel 74.
A mio giudizio, va sottolineato e non sottovalutata la responsabilità
della stampa e della televisione quale mezzo per la diffusione di pregiudizi e
di calunnie contro i Rom e i Sinti.
Proprio in questo periodo, i ragazzi di una classe quinta e prima media, alla
domanda sulle loro conoscenze relativamente ai Rom e Sinti hanno risposto nella
quasi totalità: sporchi, delinquenti, ladri, rapitori di bambini e, alla
richiesta quali fossero state le loro fonti, hanno dichiarato: i miei genitori e
la televisione, specificando che la stessa cosa era avvenuta anche per i loro
genitori.
Ritengo quindi che la stampa e la televisione non solo hanno una
responsabilità morale (penale?) nei confronti dei Rom e Sinti, ma anche
nei confronti dei nostri ragazzi che crescono con paure infondate e diffidenza
verso chi è diverso, ragazzi che diventeranno adulti e che forse avranno un
ruolo istituzionale o responsabilità politiche.
Con questo ragionamento non si vuole negare il diritto di informazione, ma
ribadire che l’informazione deve essere fondata e riferirsi al colpevole e
non a tutti i 12/14 milioni di Rom e Sinti del mondo.
Consiglio a tutti di riguardare il film “ Bambini della strada” dove,
anche se in lingua tedesca, non si può restare indifferenti davanti alle
scene del rapimento di bambini Rom legittimato dalla fondazione svizzera
di beneficenza "Pro-Juventute", cui nel 1926 cui stato affidato l'incarico
di"proteggere i bambini a rischio di abbandono e di vagabondaggio dalle autorità
Svizzere.
Oggi Mariella Mehr, scrittrice jenische (una comunità gitana), vive in
Italia. Da oltre venticinque anni consegna alla carta la memoria di quella
comunità Rom della Svizzera vittima, negli anni tra il 1926 e il 1972, di
quella vera e propria caccia al nomade che fu l'operazione"Enfants de la
grand-route" (Bambini della strada), con l’infallibile collaborazione della
polizia e delle autorità pubbliche cantonali e comunali.
“Mi hanno portata via da mia madre poco dopo la mia nascita (...) I primi sei
mesi di vita, li ho passati in un centro pediatrico per ritardati mentali. Lì ho
vissuto le prime torture psichiatriche di un bambino jenische (...) Quando per
la prima volta ho chiesto al mio tutore, il dottor Siegfried, chi fossero i miei
genitori, mi ha detto (...) tua madre è una puttana, tuo padre un asociale. E
questo, me lo sono portato dietro per dieci anni. Finché ho capito il
significato di quelle parole: i miei genitori erano zingari"
Come centinaia di altri figli di nomadi, Mariella era stata tolta di forza ai
suoi genitori.
Nella sua famiglia, tre generazioni sono state vittime di questa politica
di sedentarizzazione forzata: prima di lei, sua madre, e poi anche suo
figlio Settantadue anni dopo, i risultati di una ricerca storica hanno
dissipato ogni"ambiguità" su questa operazione.
Nel 1972 la sezione bambini di strada della fondazione Pro Juventude cessa le
sue attività, e dopo sei anni di depistaggi e ricerche, nel giugno 1998 Ruth
Dreyfuss, consigliere federale oggi presidente della Confederazione elvetica ha
dichiarato pubblicamente:
"Le conclusioni degli storici non lasciano spazio al dubbio: l'Opera di
soccorso Enfants de la grand-route è un tragico esempio di discriminazione e
persecuzione di una minoranza che non condivide il modello di vita della
maggioranza".
La fondazione "Pro Juventude" ha ammesso pubblicamente la sua responsabilità,
e .... continua normalmente la sua attività come se nulla fosse accaduto.
Nell'arco di quasi mezzo secolo, in Svizzera oltre seicento bambini jenisches
sono stati sottratti a forza alle loro famiglie dall'Opera di soccorso"Enfants
de la grand-route", che aveva un unico mandato: quello di sradicare il
nomadismo.
Con questo proposito, i figli del popolo itinerante erano sistematicamente
sottratti ai genitori e collocati presso famiglie affidatarie o negli
orfanatrofi, quando non venivano addirittura incarcerati o internati in ospedali
psichiatrici.
Consiglierei a Federica Sciarelli di dedicare una puntata di: “Chi l’ha
visto” a questa terribile storia ottimamente presentata nel film “Kinder der
Landstrasse”.
Ecco un'altra richiesta che giro ai lettori, col consenso
dell'interessata
Circa un mese fa ho assistito in televisione ad un programma sui rom. E'
stato intervistato un rom proveniente dalla ex jugoslavia. Si trattava di un
ex militare che era fuggito quando era stato ordinata la fucilazione di alcuni
suoi commilitoni di origine mussulmana. Questo Signore ha trovato rifugio in
Italia nel campo nomadi Casilina 900. Ha scritto un libro sulle tradizioni Rom.
Poiché non ricordo il nome dell'autore del libro e neppure titolo, Vi sarei
grata, qualora, ne foste a conoscenza, di farmi avere tali notizie, perché sarei
interessata all'acquisto di quel libro. Ho fatto molte ricerche, in internet, ma
non sono riuscita a trovare nulla probabilmente per la scarsità di elementi di
cui dispongo.
Nel ringraziarvi anticipatamente, saluto con cordialità.
Claudia
Stereotipi, Pregiudizi, Zingari e Zingarelle
Cervantes Puskin Mérimée Bizet Trovatori Turchi in Italia poesie popolari e di autori Rom
a cura di Giuseppe Di Leva e Dijana Pavlovic
con la collaborazione di Margherita Monga
fisarmonica Jovica Jovic violino Marta Pistocchi
intervengono: Paolo Bessegato e Claudio Migliavacca
durata 70'
19 e 20 marzo 2007 - h.19.00, Take Away, via S. Marco 33, Milano tel. 02-6552204
INGRESSO LIBERO
Di Daniele (del 13/03/2007 @ 14:04:46, in media, visitato 2869 volte)
A Brescia Bajram Osmani ci apre le porte di Radio Onda d’Urto e del mondo
ROM
Promuovere la conoscenza per superare le diffidenze. Conosciamo la cultura
e gli intellettuali ROM
L’iconografia, spesso condita d’intolleranza e diffidenza, li vorrebbe tutti
confinati in campi nomadi, sporchi e lavavetri, con figli al seguito
costretti a chiedere l’elemosina. Giostrai nelle favole, musicisti nella poesia,
mendicanti nelle periferie.
Rispetto ad altri popoli, minoranze etniche o sociali, c’è la volontà nell’uomo
comune di allontanarne il fisico e la mente, di voltare la faccia o nasconderne
socialmente l’esistenza pensando che riguardi altri, che sia un problema di
confini territoriali, che “se ne tornassero al loro paese”. Ma quale paese?
Ma se molti li considerano ‘un problema sociale’, la politica li ripone alla
voce ‘questione di ordine pubblico’, i ben pensanti evitano semplicemente il
discorso o di trovarseli nel raggio della propria circoscrizione.
C’è confusione, molta confusione. Anche sulle origini non c’è piena chiarezza e
spesso la confusione viene condita da errate attribuzioni geografiche. Nel
volerli rimandare ‘al loro paese’, molti confondono il termine ROM o ‘Romani’
con la radice delle parole Romeno e Romania, individuandone nel paese balcanico,
che pur ne ospita una nutrita rappresentanza, la terra di provenienza.
Nient’affatto. Anche il termine ‘gitani’ li vuole provenienti dall’Egitto mentre
parte degli storici, basandosi su elementi linguistici, ne attribuisce l’origine
agli indeoeuropei, ed altra parte degli storici, basandosi sullo studio di usi,
costumi ed usanze religiose, ne fa risalire l’origine ad un ceppo ebraico.
E’ così che, per fare chiarezza, abbiamo deciso di capirne di più entrando nel
mondo ROM ‘dalla porta principale’, come più volte ci ha ripetuto chi quella
porta ce l’ha aperta con enorme disponibilità, un gentile sorriso e la foga di
chi ha tanto da raccontare in poco tempo.
Bajram Osmani è giornalista e commissario per i media dell’International
Romani Union, organizzazione non governativa che rappresenta i ROM di tutto il
mondo, organizzazione della quale lui è voce ufficiale. Ogni sabato su Radio
Onda d’Urto di Brescia (www.radiondadurto.org)
si collega con giornalisti, emittenti radio e Tv, uomini politici, intellettuali
e professori da ogni parte d’Europa per dar voce ai ROM, a quel popolo
invisibile che ci abita accanto, con il quale condividiamo parti di terre che
loro, prima di tutti, considerano libere.
Bajram è sempre sorridente, ha la pazienza di chi vuole conoscere e far
conoscere, ma diventa focoso e sanguigno quando si parla dell’olocausto del suo
popolo nella storia, non solo remota, ma anche recente. Lui stesso, circa 14
anni fa dovette lasciare il Kossovo per sfuggire alle stragi ed all’orrore di
quella terra.
“Romano Krlo”, la Voce dei ROM, è il programma che unice in un network di
voci le idee dei ROM nel mondo. Mostra con soddisfazione le tessere che lo
accreditano come giornalista.
Quando iniziamo a parlare un punto risulta subito di comune accordo: la
conoscenza è l’unico antidoto contro l’intolleranza. E’ anche per questo che ci
ritroviamo dinanzi ad un microfono, per conoscere un mondo che tutti ignorano.
I telefoni che squillano danno voce a persone da ogni parte d’Europa che
ascoltano via internet o via satellite. L’approfondimento è d’obbligo: si parla
di diritti umani ma anche e soprattutto di Kossovo.
In diretta telefonica con la prima emittente ROM in Serbia, RTV Nisava (www.bahtalodrom.org.yu),
il direttore Ferad Saiti ci parla delle potenzialità e delle difficoltà di
gestire un centro media ROM, soprattutto in un paese come la Serbia dove ancora
si lotta per la libertà di informazione. Nel 2001 la volontà di far tacere RTV
Nisava fu ostacolata dalla mobilitazione degli stati europei che consentirono di
non farla chiudere. Un milione di ascoltatori circa segue le emittenti del
gruppo e il ruolo sociale di dialogo e diffusione di conoscenza e cultura, di
informazione dei diritti, anche quelli elementari, risulta fondamentale.
Al dott. Luigino Beltrami, di Rifondazione Comunista, da sempre sensibile
alle problematiche dei ROM, chiediamo come mai ci sia un popolo sotto silenzio,
un popolo che ha subito più di un olocausto ma che rispetto ad altri, vedi ebrei
ed armeni, continua a non aver voce. “E’ nella natura dei ROM essere un popolo
transnazionale, e la mancanza di una terra e quindi di una nazione, che vuol
dire anche istituzioni e cioè qualcuno che li rappresenti, finisce sempre per
svantaggiarli. Ma il fatto che non abbiano una nazione non significa che non
esistano. Anzi, grazie ad istituzioni come l’IRU e di una classe intellettuale
di cui fa parte Bajram Osmani, si sta cercando di incrementare un dialogo con le
istituzioni nazionali e transnazionali come l’Unione Europea intorno a temi
caldi e importanti come diritti umani, sanità, scuola, etc…”
Ma nei giorni in cui a Vienna falliscono i dialoghi tra Serbi ed Albanesi per il
futuro del Kossovo una nuova minaccia pende sulle teste del popolo ROM: la
decisione di rimpatriare nella regione le circa 150.000 persone che sono fuggite
dopo la diaspora avvenuta a causa della guerra. Lo ribadisce con forza il
Presidente della Federazione ROM della Repubblica Serba, nonché Vice Presidente
del Parlamento Alternativo Internazionale e nuovo eletto al Parlamento della
Repubblica Serba, Damianovic, sostenendo che “chi dovesse prendersi la
responsabilità di rimpatriare in questo momento storico i ROM in Kossovo, come
da accordi del 2003, sarebbe artefice di una catastrofe umanitaria senza
precedenti”. Si riferisce alla proposta, o meglio la decisione, del Ministro
Tedesco Otto Schily di rimpatriare circa 54.000 persone che rischiano di essere
rimandate forzatamente in Kossovo. I più sono ROM, Ashkali e Egiziani Kossovari.
“La guerra in quelle zone - continua il Presidente Damianovic - non è stata solo
una guerra tra serbi e albanesi, dei quali si parla, ma ha visto vittime
innocenti anche tra i ROM che, non essendo né dell’una né dell’altra parte, sono
stati vittime di entrambi gli schieramenti”.
Sulla stessa linea è Bayram Aliti, ex Ministro del Kossovo, ora membro
del Parlamento IRU e Presidente del comitato del gruppo di crisi del Kossovo,
anche lui in collegamento telefonico.
Bajram Osmani, che di quella carneficina è stato testimone, ci apre le porte
della sua casa, un elegante appartamento in centro a Brescia, dove abita con la
moglie e i 7 figli. Continua il suo racconto descrivendoci le atrocità delle
quali si è macchiata l’UCK, l’esercito di liberazione del Kossovo.
Davanti ad una tavola imbandita di bevande e cibo, l’occasione è buona per
conoscere meglio il mondo ROM ed eliminare un pò di quelle leggende che ne
ruotano attorno. Ci parla degli intellettuali ROM in Italia, come Alexian
Santino Spinelli (www.alexian.it),
musicista, poeta, compositore e docente di lingua e cultura romani
all’Università di Trieste.
Quando prendiamo la via del ritorno è già buio. La città di Brescia riacquista i
suoi colori artificali dei neon e delle luci degli eleganti palazzi del centro.
In strada brulica una varietà multietnica di persone indaffarate a prepararsi ai
divertimenti del sabato sera. Tra questi ci sono anche dei ROM, come i figli di
Baijam. Ma non tutti lo sanno, non tutti se ne accorgono.
di Marcello Peluso
www.marcellopeluso.it
marcello.peluso@voceditalia.it
"Quello che è importante a mio modo di vedere..., è che tra i circa 22
milioni di neri così relativamente pochi sono stati abbastanza fortunati da
frequentare un college ...".
Comprendete che questa è una delle principali ragioni per cui i bianchi
d'America hanno così facilmente contenuto ed oppresso i neri americani? Perché
sino a poco fa, tra pochi negri scolarizzati a malapena hanno completato la loro
formazione, sono costretto a dire come i bianchi - nella ricerca e nel pensiero
creativo, per sistemarsi a loro volta in questo mondo bianco competitivo,
materialistico, cane-mangia_cane. Per generazioni, i cosiddetti negri "scolarizzati"
hanno "guidato" i loro fratelli neri echeggiando il pensiero dell'uomo bianco -
cosa che è naturalmente a vantaggio dell'uomo bianco sfruttatore.
Malcolm X: Autobiografia di Malcolm X
Sostituite la parola "Nero" con "Rom" e partecipate alla discussione su
http://www.idebate. org/discussion/ view_topic. php?id=1312&forum_id=54. (in
inglese ndr) - Valery Novoselsky (Roma Network)
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