Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/03/2011 @ 09:22:02, in Italia, visitato 1559 volte)

Prima leggere QUA
Alcune domande:
* Un assessore ex AN che riscopre la purezza del 25 aprile?
* Come si permette di stabilire chi può manifestare e chi no?
* Se c'è tutta questa paura per la manifestazione, non si faceva prima ad aprire un tavolo di trattativa?
* Chi sarebbero gli apolidi?

quiBrescia.it giovedì 03 marzo 2011

(red.) L'assessore comunale Mario Labolani dice un netto no all'ipotesi di una manifestazione dei nomadi che si dovrebbe tenere a Brescia il 25 aprile.
"Il mio", ha spiegato, "è un no fermo e convinto. Il 25 aprile è una festa patriottica che appartiene alla storia di tutti gli italiani, non intendo quindi assistere inerme ad un'invasione della nostra città ad opera di zingari provenienti da tutto il paese e forse anche dal resto d'Europa".
Secondo Labolani "questi signori stanno minacciando di invadere la nostra città, per protesta contro lo sgombero dei campi sinti avvenuto nei giorni scorsi, mettendo in atto un vero e proprio ricatto. E' inaccettabile che a fronte dell'accordo firmato con il comune e tutte le sigle sindacali i nomadi pensino di poter implicitamente ricattarci con intimidazioni mediatiche di questo tipo".
L'assessore sostiene che stanno "usando come arma la forza numerica, poiché in realtà nessuno è in grado di prevedere con certezza quanti zingari e di che provenienza si stiano organizzando per convogliare a Brescia a sostegno degli apolidi ivi stanziati".

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Di Fabrizio (del 05/03/2011 @ 17:31:11, in Italia, visitato 1875 volte)

PER CHI PUO' Lunedì 7 marzo, dalle ore 7 alle 10 circa
al campo comunale di via Idro 62 - Milano


Contro il previsto sgombero di 3 famiglie, prima che succedano altri pasticci, INVITIAMO CITTADINI, ASSOCIAZIONI, PARTITI POLITICI.

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 06/03/2011 @ 09:11:58, in casa, visitato 1607 volte)

Le madri zingare di Luník IX scrivono al Premier

Alcune bambini e mamme del ghetto Rom di Luník IX a Košice hanno indirizzato una lettera aperta al primo Ministro Iveta Radičová per informarla della situazione senza speranze nella quale versano.
Nella lettera, le madri ed i bambini zingari informano la Radičová che la gente di Luník IX paga l'affitto delle case nonostante non esistano contratti. Che allo stesso modo viene riscossa quotidianamente l'elettricità, in ragione di 6 euro al giorno, da parte degli incaricati della città. Che insomma nel quartiere non vige l'anarchia zingara ma l'irregolarità e l'arbitrio degli amministratori locali.

"Scriviamo al Primo Ministro perché speriamo che l'Ispettorato del Commercio e gli altri uffici ispettivi conducano una profonda verifica della situazione della Direzione di Luník IX e dell'Associazione per la Casa di Kosice per scoprire chi abbia gestito tanto irresponsabilmente, per quasi venti anni, l'affitto degli appartamenti di Luník IX, e perché lo abbia fatto".

Secondo Gabriel Glovacký, un insegnante che opera nell'ambito della comunità Rom di Košice, il quartiere è, come gli stessi abitanti definiscono "una trappola sociale" che non prevede uscite.
"Prima della fine del 1989 il 94% dei Rom di Luník IX aveva una occupazione. Attualmente il 94% di loro è disoccupato", sostiene Glovacký, spiegando come i giovani del quartiere desiderino una vita diversa da quella dei genitori ma non abbiano prospettive di cambiamento per le loro vite.

"La gente di Luník IX è probabilmente indebitata per le prossime tre o quattro generazioni. Vivono in appartamenti in cui l'acqua viene erogata per un'ora due volte al giorno, ma i debiti corrispondenti ad acqua, elettricità e riscaldamento raggiungono totali di milioni di euro" ha continuato a spiegare Glovacký, sottolineando che persino i pochi zingari che hanno un lavoro non guadagnano abbastanza per trovare una modesta abitazione lontano da Luník IX.

Simile anche l'opinione di Anna Koptová, Preside della scuola superiore di via Galaktická, che spiega: "se il colore della tua pelle è scuro e la tua residenza permanente è a Luník IX non hai speranze di trovare lavoro". Secondo la preside Koptová ci sono infatti tanti Rom colti ed abili che si trovano discriminati sul mercato del lavoro.

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Di Fabrizio (del 06/03/2011 @ 09:38:56, in Italia, visitato 1631 volte)

Una donna rom con le sue cose salvate dalla demolizione della baracca - Repubblica.it

Sono arrivati alle 6.30 e hanno abbattuto baracche e roulotte. L'Arci, che nel campo porta avanti un progetto di scolarizzazione: "Molti bambini, sul pullman che li portava a scuola, ci chiedevano se al ritorno avrebbero ritrovato le loro madri. Ma la metà di loro non sono venuti perché spaventati"

Sono arrivati all'alba, poco dopo le 6.30, e con ruspe e camion hanno abbattuto alcune baracche e roulotte abusive all'interno del campo nomadi di Tor de Cenci: sotto gli occhi di alcuni giornalisti e delle loro telecamere, l'azione di circa 70 agenti della municipale dell'VIII gruppo e del coordinamento operativo per l'emergenza nomadi, guidati da Antonio Di Maggio, ha portato all'individuazione di una cinquantina di persone non censite nel campo. Alcune di esse, 18 donne e 2 uomini, sono state condotte all'ufficio stranieri della questura per il fotosegnalamento.

Momenti di preoccupazione e di tensione nel campo soprattutto da parte dei figli delle donne condotte in questura, spaventati al momento dell'abbattimento delle roulotte: molti di loro oggi non sono andati a scuola. A raccontare la situazione del campo e la reazione delle persone che vi abitano è Paolo Perrini, coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci, 15 anni di esperienza nel campo a Tor de Cenci. Perrini parla della paura di una parte dei bambini del campo durante l'azione di stamane e l'abbattimento delle abitazioni, con alcuni di loro che hanno preferito correre a "rifugiarsi" negli altri container del campo. In particolare, molto preoccupati si sono mostrati appunto i figli delle donne condotte in questura: "Sul pullman che li portava a scuola questa mattina ci domandavano quando avrebbero rivisto le loro madri e se le avrebbero trovate al loro ritorno", dice Perrini che segnala il fatto che una delle conseguenze dirette dell'azione è stata quella di far perdere un giorno di scuola ai ragazzi. "Di solito- dice- ne accompagniamo a scuola circa 115, ma oggi non erano più di 60".

Il coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci spiega anche che fra i cosiddetti "abusivi" individuati nel corso dell'azione ci sono anche figli e nipoti degli abitanti "regolari", cioè le nuove generazioni nate nel corso degli undici anni che sono trascorsi dal momento in cui furono assegnati i container: "Nel 2000 le famiglie che ottennero i container avevano al loro interno molti ragazzi fra i 10 e i 14 anni, che nel frattempo hanno a loro volta formato un proprio nucleo familiare". Ci sono dunque almeno tre generazioni: i nonni che hanno il container assegnato, i padri che li hanno lasciati al momento di costruire la loro nuova famiglia, e i figli, che vivono con i loro genitori a poca distanza dai container dei nonni.

Il campo di Tor de Cenci è uno dei campi tollerati in attesa di ricollocamento e non fa parte dunque del gruppo di villaggi attrezzati: il Comune non vi ha insediato un presidio sociale o socio-sanitario, non vi sono telecamere e non c'è servizio di guardia, mentre la pulizia all'interno del campo è stata affidata proprio a una cooperativa rom. "Gli abitanti del campo - riferisce Perrini- hanno stabilito degli ottimi rapporti con il territorio" e vivono fondamentalmente con la raccolta dei metalli e l'attività dei mercatini: "La gran parte dei rom- dice- viene chiamata nel quartiere (e non solo) per lavori di pulizia, di svuotamento di cantine e simili: il materiale che raccolgono viene portato nel campo, dove viene effettuata una cernita per individuare l'alluminio, il rame o il ferro".

"Quello che per noi sembra immondizia - spiega - per loro è vita, perché ricavano il materiale per vivere, e per vivere onestamente: oltre ai metalli, gli oggetti ancora utili vengono poi venduti nei mercatini organizzati il sabato e la domenica". Si tratta di attività ancora informali, nonostante da tempo si sia manifestata, fra le comunità rom, la necessità e la disponibilità a regolamentarle: ogni tentativo attuato finora, però, non ha avuto successo. Dall'Ama, sul versante del riciclaggio del metallo, finora ad esempio non è arrivata nessuna apertura. Eppure, fra metallo e mercatini "si tratta di un lavoro onesto: perché non li mettiamo nelle condizioni di farlo alla luce del sole? Facciamoli campare!".

E del resto le alternative sono davvero poche: non sono mancati i tentativi, nel corso del tempo, per provare ad inserire i giovani nel mercato del lavoro locale. Risultati? "Con progetti di formazione lavoro abbiamo formato giovani parrucchieri o giovani baristi, ma dopo i sei mesi di tirocinio, al momento della formalizzazione del rapporto di lavoro, essa è sempre stata rifiutata: quando il datore di lavoro legge sul permesso di soggiorno che il ragazzo abita al campo rom di Tor de Cenci s'inventa qualsiasi cosa pur di non assumere". E così molti abitanti del campo lavorano come ambulanti, spesso con partita iva: attività che consente loro di avere un reddito dignitoso, ma sempre nell'informalità e nella precarietà.

(04 marzo 2011)

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Di Fabrizio (del 07/03/2011 @ 09:31:29, in media, visitato 1495 volte)

Affaritaliani.libero.it Venerdí 04.03.2011 15:51

"Diversità urbana" è il primo concorso fotografico lanciato dall’Unar - Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali - presso il Dipartimento per le Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri. L'intento è quello di far emergere a livello nazionale ogni iniziativa di conoscenza reciproca, che a partire dalla rimozione degli stereotipi che favoriscono la conflittualità, favorisca il dialogo e l'inclusione sociale nei contesti urbani tra cittadini italiani, stranieri, rom, sinti e di altre minoranze etnico-linguistiche e di altre religioni, tra persone disabili, tra giovani ed anziani e tra persone con diverso orientamento sessuale ed identità di genere.

Il concorso, a cui si potrà partecipare fino al 15 aprile 2011, è rivolto ai giovani dai 18 ai 35 anni e premierà, con mille euro ciascuna, le migliori 6 foto ritenute vincitrici ex-equo dalla Commissione giudicatrice formata da esperti dell’Unar e dal National Working Group contro le discriminazioni. Inoltre, le migliori foto (vincitrici e non) saranno selezionate e diffuse nell’ambito di campagne informative e di sensibilizzazione elaborate dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre ad essere pubblicate in un libro fotografico e usate per mostre fotografiche di rilievo nazionale.

Il concorso si articola sui seguenti temi: diversità razziale; diversità etnica con particolare riferimento alle comunità rom, sinti e camminanti; diversa abilità; diversità religiosa; diversità di età; diversità di orientamento sessuale ed identità di genere. Ogni autore può partecipare con un massimo di quattro foto rappresentative di almeno due temi oggetto di concorso. Tutte le fotografie devono essere inedite. La domanda di partecipazione si può scaricare dal sito dal sito www.unar.it e dal sito www.pariopportunita.gov.it e deve pervenire entro il 15 aprile 2011.

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Di Fabrizio (del 07/03/2011 @ 09:49:37, in blog, visitato 1743 volte)

TGCOM

... si perdono nella leggenda. I Tarocchi sono un tipo di carte in apparenza da gioco, originatosi tra la fine del Medioevo ed il Rinascimento nelle corti signorili di Bologna, Ferrara e Milano. Secondo alcuni studiosi gli zingari, i soli detentori della cartomanzia nel Medioevo, li avrebbero portati in Europa dall'Egitto; per altri li avrebbero portati in Europa i Templari da Israele; altri ancora, collocano la loro nascita in India o in Cina. Con sicurezza i primi documenti che si riferiscono ai Tarocchi risalgono al tardo Medioevo, quando i potenti iniziarono ad interessarsi a questo gioco. Tuttavia, non è chiaro se sin dall'inizio si utilizzassero mazzi completi di 78 carte o solo in un secondo tempo fossero messi insieme i 22 Arcani Maggiori e i 56 Arcani Minori. La maggior parte degli studiosi considera i 22 Arcani una creazione italiana, mentre i 56 Arcani Minori sembrano derivare da mazzi arabi importati in Europa nel Medioevo; la fusione dei due mazzi risale probabilmente alla seconda metà del XIV secolo. Con l'aiuto di strumenti quali l'incisione su stampi di legno o di rame, i giochi di carte si diffusero molto rapidamente. Già nel XVI secolo un gioco di Tarocchi modificato, conosciuto con il nome "Tarocco di Marsiglia" divenne molto popolare. Ancora oggi in alcune zone europee il Tarocco viene usato per giocare. Alessio Delfino (classe 1976) attraverso accattivanti scatti fotografici, ripropone in chiave contemporanea i 22 Arcani Maggiori che ricrea ed immortala in set curati nei minimi dettagli. Quando si osservano le carte dei Tarocchi nel loro complesso simbolismo ci si accorge che gli archetipi raffigurati sono universali. Ad esempio la Ruota (Arcano X) è presente nelle mitologie e cosmogonie di tutti i popoli (mondo greco, egiziano, azteco, cinese ecc.). Tuttavia è indubbio che nei 22 Arcani sono ravvisabili i simboli del Cristianesimo esoterico, si pensi solo all'Arcano XX, il Giudizio. In tal modo veniva garantita sia la segretezza che la continuità di tale conoscenza. I Tarocchi hanno da sempre accompagnato la storia umana nei secoli, resistendo nei secoli ad un'univoca decifrazione e interpretazione, conservando una parte mistico-esoterica che li rende affascinanti ancora oggi ed aperti ad infinite interpretazioni che partono direttamente dal nostro Io, toccando quella parte oscura che ognuno di noi possiede ma che la cultura occidentale ha soffocato dimenticando la nostra parte irrazionale e magica che li ha creati e che,ancora, li anima, conquistandoci.

Claudio Composti

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Di Fabrizio (del 08/03/2011 @ 09:14:32, in Kumpanija, visitato 1973 volte)

Segnalazione di Susanna Calti

Terra generatrice di vita, terra in cartapesta che contiene vita in varie forme, e testi su pergamena in lingua romanes, rumena, serbo-croata e italiana, realizzata dal gruppo di lavoro dei bambini di origine culturale rom residenti all’interno del Villaggio Attrezzato di via di Salone a Roma, insieme alle educatrici della Cooperativa Ermes Gessima Besson e Serena Stazi. BELLO!

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Di Fabrizio (del 08/03/2011 @ 09:50:25, in media, visitato 1734 volte)

Da Roma_Francais

Coulisses-tv.fr

Lunedì 21 marzo alle 00.30, France 3 diffonderà nella programmazione di "La case de l'oncle doc" un documentario intitolato "Roms, premier peuple européen".

Sei secoli dopo il loro arrivo in Europa, i Rom, a seconda delle frontiere conosciuti come Manouches, Gitans, Sinti…continuano a vivere, tra carovane e bidonville, alle porte delle nostre società. Ma in Francia a luglio 2010, una semplice notizia riguardante un cittadino francese di origine gitana, dava fuoco alle polveri.

Discorsi sicuritari infiammati, amalgama tra delinquenza e "gens du voyage", regna la confusione, e designa un capro espiatorio per l'insicurezza del momento: i Rom. Tra i 10 e i 12 milioni di suoi cittadini vivono ai margini dei diritti più fondamentali, dalla sanità all'istruzione. Tra i 10 e i 12 milioni di uomini, donne, bambini marginalizzati che vogliamo tenere a debita distanza, ma a quale distanza, visto che sono europei? Lo stigma, per non dire il rifiuto di "Gitani, Zigani, Manouches..." è ancestrale. Evidente la loro paura dell'integrazione o dell'assimilazione. Il loro posto in un'Europa ufficialmente senza frontiere interne, ma che resta un'Europa delle Nazione, è difficile da definire. A meno che i Rom stessi non aprano una prima breccia. A marzo 2011, Romania e Bulgaria, membri dell'Unione Europea entreranno nello spazio Schengen garantendo la libera circolazione a tutti i loro membri.

Questo film ci fa viaggiare, da Montreuil dove si espellono i Rom rumeni o bulgari, a Budapest dove le milizie nazionaliste incendiano le case delle famiglie rom. Un itinerario di paria abbandonati dai loro stati e che convergono verso Strasburgo e Bruxelles, capitali legislativa e amministrativa dell'Unione Europea, dove giovani studenti rom tentano di far intendere la voce dei 10-12 milioni di cittadini europei che non vogliono più vivere rifiutati e marginalizzati. Un viaggio per raccontare la lunga e difficile gestazione di una nazione senza territorio nazionale. Una prima tappa verso un'Europa dei popoli? Forse no, ma una questione centrale: quale status perché 10-12 milioni di cittadini europei non siano più rigettati ai margini dei diritti fondamentali?

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Di Fabrizio (del 09/03/2011 @ 09:19:25, in Italia, visitato 2733 volte)

7 marzo 2011 - Se avete letto che il campo rom di Via Idro è stato sgomberato, sappiate che non è vero!

La polizia in assetto antisommossa (con vigili del fuoco, vigili urbani, ambulanze, ruspe, ecc.) è intervenuta giovedì 3 marzo 2011, di buon mattino, quando ancora i bambini si stavano preparando per andare a scuola e si sono talmente spaventati che i loro genitori hanno preferito tenerli a casa. Tutto questo solo per allontanare tre famiglie che vivevano fuori dal campo nomadi e con l'occasione è stata divelta anche la cabina della luce che ha lasciato il campo al buio ed al freddo.

In Via Idro abitano da 20 anni famiglie che hanno ottenuto una piazzola in uso dal Comune con regolare contratto di assegnazione. Sono cittadini milanesi.

CHIEDIAMO AL COMUNE

• Come intende risolvere e garantire sicurezza per tutti
, residenti della zona e del campo?

Ciò sarebbe possibile se il Comune avesse la volontà politica di predisporre un progetto che utilizzi i fondi del piano Maroni, già stanziati, ma non per un campo di transito come vuole la giunta Moratti. Non avevano detto zero campi? Come hanno gestito in questi anni i campi di transito? Hanno controllato gli ingressi e garantito sicurezza per tutti? No! noi non ci fidiamo della Moratti, della Lega Nord e delle loro promesse. La giunta Moratti e la Lega milanese spendono i nostri soldi solo per demolire. Chi rimane senza alloggio dove va? Di questo il Comune non si interessa! Anzi a loro interessa che vadano da altre parti per poter poi distruggere ancora le loro abitazioni e far passare in televisione e sui giornali il messaggio che combattono l'illegalità e sono dalla parte dei cittadini: alimentano solo la paura senza preoccuparsi di trovare soluzioni! E' questo il modo di governare una città?

• Di verificare con puntualità il corretto insediamento delle famiglie già censite nei controlli in questi ultimi due anni e tutelare le stesse famiglie da ingressi abusivi nel campo che mettano a repentaglio la legalità e la coesione sociale.

• Di fornire, una volta per tutte, la corrente elettrica ad ogni famiglia, attraverso la posa di contatori personalizzati che li ponga nelle condizioni di pagare le bollette o andare incontro alla sospensione della fornitura in caso di morosità in modo individuale e non collettivo. Come in tutti i condomini se una famiglia non paga le utenze, le stesse vengono sospese solo alla famiglia morosa e non a tutto il condominio.

Rispetto per tutti i cittadini!

Associazione VILLA PALLAVICINI - A.N.P.I. Crescenzago - Associazione "elementare.russo" - Comitato "Vivere in Zona 2" - Fondazione Casa della Carità - Legambiente Crescenzago - Comunità Rom via Idro 62 - Comitato Genitori Elementare S. Mamete - Partito Democratico-Zona 2 - Osservatorio sui razzismi - Sinistra Ecologia e Libertà-Zona 2 - Martesanadue

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Di Fabrizio (del 09/03/2011 @ 09:24:10, in musica e parole, visitato 1758 volte)

Dietro un anonimo cancello della periferia romana si apre un piccolo mondo colorato, pieno di bambini. Un piccolo mondo in cui si sono rifugiate alcune famiglie Rom espulse dai campi in cui stavano, espulse dal mondo esterno, quello che sta oltre il cancello. «Metropolis», così è stato battezzato lo spazio in cui vivono, occupato dopo anni di abbandono, è un'ex concessionaria di automobili, di fatto un grande capannone al cui interno è sorto un piccolo villaggio coperto, con casette costruite dai Rom stessi.

Ci entriamo con Militant A, rapper di Assalti frontali che nel nuovo cd Profondo rosso (esce venerdì) racconta anche di loro, dell'occupazione di questo posto, della scuola dove incontra quotidianamente i bambini festanti che ci attorniano, compagni di scuola dei suoi figli. L'uscita del cd è quasi contemporanea al secondo sciopero dei migranti denominato Un giorno senza di noi che, dopo l'esordio dell'anno scorso, torna ad interrogarci sulle non-regole dell'economia liberista, che sfrutta manodopera a basso costo offrendo in cambio emarginazione e clandestinità. «Il primo Marzo - sottolinea Militant A - è un giorno di lotta per il diritto al lavoro, alla casa, alla scuola, che sono diritti di tutti e sono più che mai a rischio per tutti, non solo per gli immigrati».

L'emarginazione sociale è un mostro che divora le vite delle persone fregandosene del loro passaporto, ma una cosa è certa: colpisce sempre i più deboli e fra i più deboli Rom e immigrati ci sono sempre. «Queste persone - continua il rapper romano - sono umanamente ricche, riescono ad avere una forza per andare avanti che è incredibile rispetto alle condizioni in cui spesso sono costretti a vivere.

In loro possiamo ritrovare l'umanità che noi abbiamo perso». Sono Cool questi Rom è una canzone che Militant A ha dedicato a questa gente, a questa occupazione, nata per rispondere a un disagio ignorato dalle istituzioni: «Alemanno ha speso 30 milioni di euro in un anno e mezzo per non risolvere nulla, ha solo cacciato questa gente dai posti dove vivevano».

Anche rispetto alle poche forme di assistenza nei confronti dei Rom, Militant A ha qualcosa da dire: «L'assistenzialismo è un business per chi lo fa e che costa alla collettività 1.000 euro al mese per ogni famiglia Rom. Con quei soldi ci si potrebbe pagare l'affitto di una casa, ma lasciare il problema irrisolto è utile alla propaganda politica della destra e serve a mantenere l'affare dell'assistenza. Questa sistemazione invece non costa un euro a nessuno e recupera anche un luogo abbandonato al degrado da anni».

Profondo rosso è, come sempre quando si parla di Assalti frontali, un album pieno di realtà e di argomenti concreti, come nel caso di Lampedusa lo sa, dedicata ai migranti africani ma soprattutto alla gente dell'isola.

IL CONCERTO A LAMPEDUSA «Noi siamo stati a Lampedusa - ci racconta - per un concerto contro i Cie, che sono una vergogna in sé e in cui i migranti, grazie a una legge del governo, possono rimanere rinchiusi, senza aver commesso alcun reato, non più due ma sei mesi. Proprio allora ci fu l'episodio del mercantile turco Pinar che aveva salvato dei migranti dal mare e che venne bloccato da una corvetta militare italiana per quattro giorni. In quell'occasione morì una giovane emigrata incinta.

Noi siamo stati al funerale e c'erano tanti lampedusani, gente di grande dignità e umanità, che ben conosce e condivide il dramma dei disperati che approdano sulle coste dell'isola. Anche qui: se i miliardi di euro che si spendono per i Cie, per tenere in gabbia chi arriva sulle coste italiane in cerca di un futuro, venissero spesi per l'accoglienza, non sarebbe meglio per tutti?

Ma per cambiare le cose bisogna partire dal basso, da noi stessi, trovare i modi per unirsi e lottare per diritti che riguardano tutti nello stesso modo. Io con Assalti frontali racconto queste storie e le canzoni nascono spesso da esperienze concrete, come questa con i Rom o quella di Lampedusa, le manifestazioni degli studenti, etc.

Per me il Rap è raccontare quello che vivo ma anche comunicare un immaginario diverso da quello dominante, perché l'immaginario fa la differenza, è il punto di partenza per costruire una realtà diversa». 1 marzo 2011


Nel frattempo, con Jovica Jovic alla fisarmonica e Marta Pistocchi al violino...

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