Di Fabrizio (del 07/04/2013 @ 09:01:36, in conflitti, visitato 2050 volte)
Voice of AmericaI Dom: rifugiati invisibili dalla Siria - Cecily Hilleary -
March 22, 2013
Una famiglia dom si accampa, Turchia meridionale
Oltre 70.000 persone sono state uccise e centinaia di migliaia lasciate senza
casa dalla guerra civile in Siria, che sta spargendo miseria tra tutti i gruppi
etnici e religiosi della nazione.
Ma c'è una minoranza etnica che ha subito oltre la propria quota di
sofferenza - sia durante i combattimenti odierni e nei secoli precedenti - e
pochi fuori dalla Siria ne conoscono qualcosa. Il gruppo è quello dei Dom ed è
presente in Siria da prima dell'impero ottomano.
Spesso etichettati col peggiorativo "zingari", i Dom prendono il nome dalla
loro lingua, il domari, che significa "uomo". Si sono aggiunti all'esodo di
cristiani, musulmani ed altri Siriani, rifugiatisi in Giordania, Libano, Turchia
e altrove. Ma dovunque vadano, si trovano di fronte ad un benvenuto men che
tiepido. Come ci ha detto una fonte: "Sono le persone più disprezzate del Medio
Oriente."
Chi sono i Dom?
Complicati ed incompresi, i Dom sono presenti in Medio Oriente da almeno un
migliaio di anni. La maggior parte delle informazioni su di loro proviene dalla
lingua stessa, il domari, una variazione dell'hindi. E' simile al romanì, la
lingua dei Rom europei, il che suggerisce una comune radice indiana.
Sia il romanì che il domari sono disseminati di imprestiti da altre lingue,
riflesso di una storia di migrazione dall'Iran e altrove. A parte questo, si sa
poco della loro origine - o manca l'accordo tra gli studiosi.
Durante il periodo ottomano, i Dom si spostarono liberamente in tutto il
Medio Oriente come nomadi "legati al commercio", fornendo servizi alle comunità
ovunque si insediassero. La caduta dell'impero ottomano in seguito alla I guerra
mondiale, portò alla formazione degli stati nazionali con confini propri, cosa
che limitò notevolmente i movimenti dei Dom.
In Siria, e altrove nella regione, vengono chiamati Nawar - probabilmente una
parola derivata da "fuoco", riferita al loro lavoro tradizionale come fabbri
ferrai. Ma negli anni la parola "Nawar" si è evoluta in peggiorativo, finendo
coll'indicare una persona
ignorante e incivile.
I Dom si differenziano anche in base alla regione abitata o al lavoro svolto.
Ad Aleppo e Idlib, sono chiamati Qurbat e lavorano come fabbri o
dentisti non diplomati. I cosiddetti Riyass vivono a Homs e Hama,
dove vendono manufatti o come intrattenitori alle feste. Alcune donne, chiamate
Hajiyat, danzano nei
night
di Damasco, mendicano o predicono il futuro.
I numeri
"La popolazione ufficiale dom potrebbe essere superiore alle stime,
perché molti di loro si descrivono come Curdi, Arabi o Turcomanni."
Kemal Vural Tarlan
E' quasi impossibile stimare la popolazione dom in Siria, in quanto spesso
nascondono la loro identità per paura di essere stigmatizzati. Secondo
International’s Ethnologue
sarebbero 37.000 i Dom siriani che parlano il domari, assieme all'arabo. Ma per
il giornale siriano Kassioun nel 2010 forniva il doppio di quel numero.
Kemal Vural Tarlan
è un fotografo, documentarista, scrittore e attivista che si focalizza, dice, su
quanti vivono ai margini della società, principalmente Dom e Rom. E' anche
autore del sito
Middle East Gypsies.
Dice che i Dom sono visti come estranei e intrusi, perciò sono quasi
universalmente discriminati, Quindi spesso nascondono la loro origine etnica,
attraverso ciò che chiamano la capacità dell'invisibilità,
che li aiuta a spostarsi dentro e fuori le comunità.
La popolazione dom ufficiale potrebbe essere di parecchio superiore alle stime,
perché molti Dom si descrivono come Curdi, Arabi o Turcomanni," dice Tarlan.
Qualunque sia il loro numero, ne vivono in Siria più che da qualsiasi altra
parte del Medio Oriente.
Fotogalleria
Dom rifugiati in Turchia
La Turchia è stata la patria degli "zingari" sin dall'epoca
bizantina, e nel 2005 l'ACNUR
stimava la popolazione Rom-Dom in 500.000. Kemal Tarlan ha passato diverso
tempo nelle ultime settimane sul confine, per documentare l'afflusso dei Dom
dalla Siria. I Dom si sono insediati nelle città della Turchia meridionale di Kilis, Gazientep and
Shanliurfa.
"Inizialmente hanno potuto registrarsi nei campi profughi ufficiali," dice, "ma
ora non è più possibile, perché sono pieni."
Alcuni Dom sono andati ad abitare con el famiglie in città. Quelli che non hanno
un posto dove andare, vivono in tenda come nomadi. Tarlan dice che ricevono poca
assistenza dal governo, così mendicano per sopravvivere o cercano lavoro nei
campi.
"Ma la maggior parte è disoccupata," dice, e questo ha portato a tensioni
locali. Recentemente, dopo che i cittadini di Shanliurfa hanno iniziato a
lamentarsi dell'aumento dei piccoli furti, le autorità hanno
smantellato e dato alle fiamme un'improvvisata tendopoli. I mezzi di
comunicazione si riferivano a loro come "i Siriani". Ma Tarlan dice che la
maggior parte erano Dom.
Nel Libano
"Vivono tutti in condizioni disastrose. Non trovano lavoro, eccetto che nel
riciclo destinato alla discarica: alluminio, ferro o cartone; giusto di che
sopravvivere."
Catherine Mourtada, Tahaddi
Con Beirut a sole 65 miglie di distanza, molti Dom da Damasco sono scappati in
Libano. Catherine Mourtada è cofondatrice di
Tahaddi (Sfida) una OnG
che offre assistenza ai diseredati di Beirut, tra cui ci sono molti Dom.
"Sono esclusi dal normale sistema scolastico, anche perché non soddisfano i
criteri di ammissione o perché le scuole pubbliche sono piene. Così, vengono da
noi," dice Mourtada.
Mourtada ha visto crescere il numero dei Dom provenienti dalla Siria, che
cercano di rimanere presso i loro parenti libanesi.
"Sono già molto poveri, e ora devono accogliere altri membri della loro famiglia
molto poveri, che arrivano dalla Siria, quindi per loro è molto dura. Vivono
tutti in condizioni terribili," dice. "Non trovano lavoro, eccetto che
nel riciclo destinato alla discarica: alluminio, ferro o cartone; giusto di che
sopravvivere."
In alcuni casi, i Dom di Beirut sono costretti a mandare via i loro parenti
siriani. "Così devono trovare da qualche parte una stanza in affitto. Sono
fortunati se riescono a trovare un bagno o acqua corrente," continua Mourtada.
Dato che in Libano non ci sono campi profughi ufficiali, come invece in
Giordania o in Turchia, Mourtada dice che i Dom hanno iniziato ad insediarsi in
tendopoli nella valle della Bekaa.
In Giordania
Nel 1999, Amoun Sleem fondò la
Domari Society,
un centro culturale ed educativo nel quartiere di Shu'fat a Gerusalemme Est. Dom
lei stessa, racconta di aver sperimentato sulla propria pelle la
discriminazione, la marginalizzazione culturale e la povertà che per molti Dom
sono il risultato dell'analfabetismo.
Dice: "Ogni volta che un disastro colpisce il Medio Oriente, nessuno si da
pensiero di quale sarà l'impatto sui Dom."
Sleem aggiunge di aver ricevuto notizie su molti Dom rifugiati che vivono nel
campo di Zaatari o nelle sue vicinanze, a Mafraq, in Giordania. Sta tentando di
ottenere un permesso per visitare il campo, ma per questo sta incontrando
diverse difficoltà. Nel contempo, sta cercando di incoraggiare le famiglie Dom
giordane ad ospitare i rifugiati.
"Non è molto facile," dice, "ma se accadesse, sarebbe davvero una cosa molto
buona."
Il Consiglio direttivo dell'associazione Sucar Drom, ieri e questa mattina,
ha avuto dei contatti informali con il Sindaco del Comune di Mantova, Nicola
Sodano. I colloqui avvenuti con una delegazione del Consiglio direttivo hanno
aperto un confronto che riteniamo serio e costruttivo, capace di superare
l'attuale grave momento, maturato dopo il blitz del 26 marzo 2013 che ha
coinvolto alcune famiglie mantovane, appartenenti alla minoranza linguistica
sinta.
Il Consiglio direttivo ribadisce le azioni legali già preannunciate contro le
modalità del blitz e contro il Consigliere comunale Luca De Marchi. Inoltre, si
preannuncia che sarà organizzata per venerdì 12 aprile 2013 un'assemblea
pubblica a cui si chiederà al Sindaco di Mantova, a tutte le forze politiche e a
tutta la Società civile di partecipare, in cui verranno spiegate le
problematiche abitative vissute dalle famiglie mantovane, appartenenti alla
minoranza linguistica sinta.
Altresì il Consiglio direttivo ritiene di accogliere l'invito del Sindaco di
Mantova ad un incontro istituzionale e pubblico il giorno mercoledì 10 aprile
2013, presso la sede comunale di via Roma. Di conseguenza, sentita anche la
Federazione Rom Sinti Insieme, viene revocata la manifestazione "IA CHER PAR
KROLL - UNA CASA PER TUTTI".
Il Consiglio direttivo, congiuntamente all'intera Comunità Sinta Mantovana,
chiede che venga al più presto riattivato il Tavolo Abitare, convocato dal
Comune di Mantova, all'interno della Strategia locale "Men Sinti". Inoltre, il
Consiglio direttivo auspica che tutti i componenti della Strategia "Men Sinti"
si adoperino per trovare nel più breve tempo possibile soluzioni partecipate e
condivise per le problematiche presenti.
Il Consiglio direttivo ringrazia tutte le persone, le associazioni e le forze
politiche che in questi giorni hanno voluto essere vicine alla Comunità Sinta
Mantovana.
Di Fabrizio (del 05/04/2013 @ 09:05:12, in Europa, visitato 1955 volte)
Foto di Fulvia Vitale -
LE PERSONE e la DIGNITA' di Riccardo Noury "Riguarda l'Europa. Riguarda te".Questo è lo slogan
ufficiale del 2013, Anno europeo dei cittadini.
Circa la metà dei 10-12 milioni di rom che vivono in Europa si trova nei paesi
dell'Ue.
Otto famiglie rom su 10 sono arischio povertà. Solo
un rom su sette ha terminato le scuole di secondo grado. A livello dei singoli stati membri, le
comunità rom si collocano al di sotto di quasi tutti gliindici di sviluppo sui
diritti umani.
Lo dice il fatto che a distanza di oltre un decennio dall'adozione della
Direttiva sull'uguaglianza razziale del 2000 e di quattro anni dall'entrata in
vigore della
Carta dei diritti fondamentali, mai una volta la Commissione
europea ha ritenuto di dover avviare qualche azione a sostegno dei diritti dei
rom.
Che l'Europa non riguardi i rom, lo pensano anche alcuni cittadini degli stati
membri.
In un
sondaggio effettuato nel 2012, il 34 per cento degli europei riteneva che
i cittadini dei loro paesi si sarebbero sentiti a disagio, e il 28 per cento
"mediamente a loro agio" se i loro bambini avessero avuto dei rom come compagni
di classe.
In Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, dal gennaio 2008 al luglio
2012, vi sono stati oltre 120 attacchi gravi contro i rom e le loro proprietà,
tra cui sparatorie, accoltellamenti e lanci di bombe Molotov.
Gli sgomberi forzati continuano a costituire la regola, e non l'eccezione in
molti paesi europei, tra cui Francia, Italia e Romania. L'istruzione è segregata
in Grecia, Repubblica Ceca e Slovacchia, in contrasto con le leggi nazionali ed
europee che proibiscono la discriminazione razziale.
Ecco la situazione, nel dettaglio, in alcuni paesi:
In Bulgaria si stima che i rom siano 750.000, il 9,94 per cento della
popolazione. Più del 70 per cento dei rom dei centri urbani vive in quartieri
segregati. In 14
attacchi contro persone rom e/o loro proprietà, portati a segno
tra settembre 2011 e luglio 2012, sono morte almeno tre persone e altre 22, tra
cui una donna incinta e due minori, sono rimaste ferite.
I circa 200.000 rom presenti nella Repubblica Ceca costituiscono l'1,9 per cento
della popolazione. Più o meno un terzo (dalle 60.000 alle 80.000 persone) vive
in 330 insediamenti per soli rom, all'interno dei quali la disoccupazione è
superiore al 90 per cento. I bambini e le bambine rom costituiscono il 32 per
cento del totale di coloro che sono assegnati a
scuole per "alunni con lieve
disabilità mentale" e che seguono programmi scolastici ridotti. Nel corso degli
attacchi violenti verificatisi tra il gennaio 2008 e il luglio 2012 sono stati
uccisi almeno cinque rom e almeno 22, tra cui tre minorenni, sono rimasti
feriti.
In Francia vivono circa 500.000 traveller, molti dei quali cittadini francesi.
Vi sono poi altri 15.000 - 20.000 rom provenienti da Bulgaria e Romania. I
migranti rom dei campi e degli insediamenti informali sono oggetto di
sgomberi
forzati e di espulsione verso i paesi d'origine. Nel 2012 sono stati eseguiti
11.803 sgomberi, l'80 per cento dei quali aventi caratteristiche di sgombero
forzato. Ieri, ce n'è stato
un altro, che ha coinvolto oltre 200 persone. Solo
il 10 per cento dei rom ha completato gli studi secondari.
Dei circa 750.000 rom residenti in Ungheria, il 7,49 per cento della
popolazione, solo il 20 per cento ha un'istruzione superiore al primo grado,
rispetto alla media nazionale del 67 per cento. Solo lo 0,3 per cento ha
conseguito un diploma universitario. Tra gennaio 2008 e settembre 2012, vi sono
stati 61
episodi di violenza contro i rom e le loro proprietà, che hanno causato
la morte di nove persone, tra cui due minorenni, e decine di feriti, 10 dei
quali in modo grave.
I circa
150.000 rom, sinti e caminanti presenti in
Italia costituiscono lo 0,25
per cento della popolazione del paese. Le comunità rom comprendono persone
provenienti da altri paesi dell'Ue (soprattutto la Romania) e dai paesi dell'ex
Jugoslavia, un numero imprecisato di apolidi e circa un 50 per cento di
cittadini italiani. Solo il 3 per cento è costituito da gruppi itineranti. Oltre
un quarto dei rom presenti in Italia, circa 40.000 persone, vive in campi,
informali o autorizzati ma comunque a rischio di sgombero forzato. Negli ultimi
sei anni, a Roma e a Milano, ne sono stati eseguiti oltre 1000, quasi uno al
giorno e nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato di sgomberi
forzati. Il 51 per cento della popolazione italiana ritiene che la società non
trarrebbe beneficio dalla migliore integrazione dei rom.
In Romania si stima vivano 1.850.000 rom, l'8,63 per cento della popolazione.
Circa l'80 per cento dei rom vive in povertà e quasi il 60 per cento risiede in
comunità segregate e senza accesso ai servizi pubblici essenziali. Il 23 per
cento delle famiglie rom (su una media nazionale del 2 per cento) subisce
multiple privazioni relative all'alloggio, tra cui il mancato accesso a fonti
d'acqua potabile e a servizi igienico-sanitari così come l'assenza di titoli
comprovanti la proprietà dei loro alloggi.
I circa 490.000 rom presenti in Slovacchia costituiscono il 9,02 per cento della
popolazione. Un terzo dei bambini e delle bambine rom, il 36 per cento, si trova
in
classi segregate per soli rom, il 12 per cento è assegnato a scuole speciali.
Nello spazio di una generazione, il numero degli alunni rom assegnati alle
scuole speciali è più o meno raddoppiato. Tra il gennaio 2008 e il luglio 2012
vi sono stati 16
attacchi contro i rom o le loro proprietà: cinque rom sono
stati uccisi e altri 10 feriti.
In Slovenia i rom sono circa 8500 e costituiscono lo 0,41 per cento della
popolazione. A differenza della percentuale nazionale che arriva quasi al 100
per cento, i rom che vivono nel 20-30 per cento degli insediamenti nel sud-est
del paese sono privi di accesso all'acqua. Mentre i litri d'acqua per uso
personale sono in media 150 al giorno (con punte del doppio nei centri urbani),
alcune famiglie rom hanno accesso solo a 10 - 20 litri d'acqua a persona.
Sul sito di Amnesty International Italia, è online da stamattina
un appello
indirizzato alla Commissaria europea per la giustizia, i diritti fondamentali e
la cittadinanza, Viviane Reding, per chiederle di porre fine alla
discriminazione nei confronti dei rom nell'Ue.
Nei prossimi giorni si svolgeranno numerose iniziative, organizzate sia da
Amnesty International che dall'Associazione 21 luglio, in
Italia e in
Europa.
L'associazione Sucar Drom, insieme alla
Federazione Rom e Sinti Insieme,
invita tutti alla manifestazione con corteo "IA CHER PAR KROLL - UNA CASA PER
TUTTI" per riaffermare il diritto alla casa per i Cittadini italiani,
appartenenti alle minoranze linguistiche sinte.
Partecipa anche tu per manifestare contro le discriminazioni istituzionali che
colpiscono i sinti sull'abitare. I singoli e le associazioni possono aderire
alla manifestazione scrivendo a
info@sucardrom.eu
Nel mese di febbraio 2012 il Governo italiano ha adottato il documento
"Strategia d'inclusione dei rom,dei sinti e dei camminanti" in ottemperanza alla
Comunicazione n.173/2011 della Commissione europea. Nel documento si chiede
esplicitamente alle Amministrazioni comunali di regolarizzare le abitazioni
(roulotte) delle famiglie sinte nelle aree agricole (pagina 85). Questa
richiesta è motivata dal fatto che le famiglie a partire dagli Anni Ottanta
hanno acquistato piccole proprietà con l'obiettivo di non entrare od uscire
dalle logiche ghettizzanti e assistenzialistiche proprie dei cosiddetti "campi
nomadi", in particolare nel Nord Italia. Le piccole proprietà sono state
acqusitate agricole per due motivi:
1) la legge permetteva di posizionare le strutture mobili sulle aree agricole,
2) la limitata capacità economica delle famiglie.
Dal 2005 il posizionamento di strutture mobili su terreni agricoli è diventato
illegale, ma nessuna norma è stata predisposta per regolarizzare le piccole
proprietà abitate dalle famiglie da decenni. Il Comune di Mantova colpevolmente
non ha attuato nessuna azione per ricercare delle soluzioni e tutte le proposte
presentate dall'associazione Sucar Drom in questi anni sono state rifiutate.
Nel mese di maggio 2012 sono stati presentati i dati dell'indagine "The
situation of Roma in 11 Ue Member States" che ha coinvolto 11 Paesi membri
dell'UE, tra cui l'Italia e Mantova ed è stata curata dell'Agenzia dell'UE per i
diritti fondamentali (FRA) e del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite
(UNDP). In Italia e a Mantova l'indagine è stata coordinata da Sucar Drom, dalla
Federazione Rom e Sinti Insieme, da Demaskopea e ha coinvolto decine di giovani
e meno giovani sinti e rom come rilevatori. La relazione finale si basa su due
indagini che analizzano la situazione socioeconomica di rom e sinti e dei loro
concittadini abitanti nelle stesse zone, in undici Stati membri dell’Unione
europea e in paesi europei limitrofi. Secondo la relazione molti rom e sinti
continuano a essere oggetto di discriminazione ed esclusione sociale in tutta
l’Unione europea. In media, la situazione dei rom e dei sinti è peggiore di
quella dei loro concittadini che vivono nelle strette vicinanze. Secondo la
relazione, negli undici Stati membri dell’UE considerati, che ospitano la
stragrande maggioranza dei cittadini rom e sinti dell’Unione europea, la
situazione scolastica, occupazionale, abitativa e sanitaria dei rom e dei sinti
è in media peggiore di quella degli altri abitanti nelle stesse zone. Inoltre,
rom e sinti continuano a subire discriminazioni e non hanno una conoscenza
sufficiente dei diritti garantiti dalla legislazione dell’Unione europea.
Il 26 marzo 2013 con un'azione spettacolare il Comune di Mantova, insieme alla
procura di Mantova, ha posto sotto sequestro le piccole proprietà dove vivono
tante famiglie sinte a Mantova. Noi diciamo no a questo scempio e alla
criminalizzazione di intere famiglie.
Di Fabrizio (del 03/04/2013 @ 09:09:27, in Europa, visitato 1213 volte)
Da Roma_Francais (Augurandovi di essere usciti tutti interi dalla
scorsa settimana santa, ho beccato un articoletto a tema)
I Rom sono pericolosi alla salute dei morti - 29 marzo
2013 par
Philippe Alain
Il sindaco di Villeurbanne è quello che si dice un socialista disinibito.
La scorsa estate aveva firmato su Le Monde una piattaforma a sostegno della
politica razzista del governo e chiedendo lo smantellamento mirato degli
accampamenti rom. Per lui, l'importante non è la rosa, non è nemmeno
l'accampamento, ma proprio il campo rom.
Fine agosto: assegna quindi al tribunale un centinaio di persone che avevano
trovato rifugio in fondo ad un parco naturale. Allora, per giustificare la
domanda d'espulsione, il sindaco precisava che i Rom minacciavano... le specie
protette.
La richiesta in effetti precisa: "Il parco naturale della Feyssine ospita
delle specie protette la cui protezione può essere minacciata da questo tipo di
occupazione."
In Francia è più importante proteggere gli animali che i bambini rom.
Il giudice ordina l'espulsione immediata e le famiglie si spostano su altri
due terreni, sempre a Villeurbanne, tanto per dimostrare l'assurdità di questa
politica che sposta senza risolvere assolutamente niente.
Ancora, i due terreni sono oggetto di una procedura d'espulsione, lanciata a
fine agosto 2012.
Durante tutti i 6 mesi in cui sono occupati dalle famiglie, nessuno di questi
terreni è fatto oggetto dell'applicazione della
circolare interministeriale del 28 agosto, inviata a tutti i prefetti.
E' la circolare che prevede la messa in opera, prima dell'espulsione, di una
diagnosi e sostegno alle famiglie.
Probabilmente, il prefetto di Lione non riceve le circolari
interministeriali. O forse non le legge, troppo occupato, senza dubbio, ad
affrontare la questione degli
elefanti da sottoporre ad eutanasia, che si trascina da mesi.
Per giustificare la sua domanda d'espulsione, il sindaco di Villeurbanne, in
mancanza di specie animali da proteggere trova un nuovo argomento: "Questa
occupazione, se dovesse prolungarsi, porrebbe immancabilmente gravi problemi
d'igiene tanto per gli occupanti che per gli abitanti attorno."
Bon, mi direte, è un classico, è l'argomento abituale... Salvo che... I
vicini delle famiglie installate sul terreno di Villeurbanne non sono dei vicini
così comuni. Sono morti.
Eh sì, morti e sepolti. Cacciate da tutte le parti, minacciati dai vicini che
a volte bruciano le loro baracche, queste famiglie si sono installate a lato di
un cimitero. Pensando, senza ombra di dubbio, che almeno qui non rischiano di
svegliare i vicini facendo troppo rumore.
Invece no. Il sindaco di Villeurbanne ritiene che i Rom, dopo aver minacciato
specie protette, minaccino l'igiene delle persone sepolte. Forte, vero?
In Francia l'igiene dei morti è più importante di quella dei bambini rom.
Ieri, 28 marzo 2013, sotto una pioggia gelata, il prefetto del Rodano, a
seguito della richiesta del sindaco di Villeurbanne, ha dunque provveduto
all'espulsione di 80 persone, la metà delle quali sono bambini. Tutto è successo
molto in fretta. La polizia è arrivata con i bulldozer che hanno spaccato tutto.
Gettate sul marciapiede, le famiglie si sono fermate per un momento a guardare
la Francia distruggere tutto ciò che possedevano, cioè: poca roba.
La sera stessa, alla televisione, François Hollande, dall'alto del suo 29% di
popolarità, ci spiegava che rinunciava al socialismo. L'avevamo capito, grazie.
Milioni di Rom in tutta Europa sperimentano pregiudizi, esclusioni,
sgomberi forzati, segregazione a scuola, mancanza di accessi ai servizi pubblici
e odio che può portare alla violenza. Come comportarsi con la discriminazione
giornaliera che ancora continua? Cosa li spinge a sperare che il futuro sia
migliore? Ecco quattro attivisti romanì che parlano della loro lotta per
i diritti umani, i diritti dei loro figli e delle loro comunità.
Lotta contro la segregazione nell'istruzione: "Ci avete dato la
forza"
Peter e Marcela vivono a Levocha, in Slovacchia. Grazie ad Amnesty
International, hanno recentemente ottenuto che i loro figli non fossero più
segrgati in classi epr soli Rom, anche se questa pratica continua tuttora.
Peter: Mi sento Slovacco, ma sono Rom. Non mi piace essere
etichettato come Rom o zingaro. Appartengo a questa società, come i miei figli.
Il loro fututo sarà migliore. Frequentano classi miste - hanno più opportunità
ed hanno un approccio differente alla scuola. Spero che ci sia un cambiamento.
Le classi separate vanno abolite. E' giusto che la gente lo sappia - se non se
ne parla, non cambierà o non si risolverà niente. Quindi, è stato un bene di
sicuro operare con Amnesty, perché a Levocha e altrove le cose ora sono
cambiate.
Marcela: Mi sono battuta non solo per i miei figli, ma per
tutti i bambini. Sarei così felice se il Ministero dell'Istruzione abolisse
tutte le scuole e le classi separate. E vorrei che si battessero anche gli altri
genitori, come abbiamo fatto io e mio marito. Lavorare con Amnesty International
mi ha dato tanta forza ed energia. Se voi non foste stati con noi, non avrei
saputo da dove partire. Per me è stata una grande esperienza. Avete dato la
forza per andare avanti con la nostra lotta.
Combattere gli sgomberi forzati: "Non posso arrendermi"
Claudia Greta e la sua comunità sono state allontanate a forza da Cluj-Napoca,
in Romania, a dicembre 2010 e risistemati alla periferia della città, accanto
alla discarica municipale. La storia fu descritta nella nostra pubblicazione Write for Rights
del 2012. Claudia e gli altri attivisti ora stanno conducendo una campagna con
Amnesty International per essere nuovamente riportati in città e con un adeguato
alloggio.
Il giorno dello sgombero mi ha segnata per il resto della vita. Da allora ci
siamo battuti per mostrare che dovremmo avere gli stessi diritti legali di
tutti. Voglio mostrare al mondo intero che non ci arrenderemo, anche se abbiamo
la pelle di colore più scuro. Non importa - siamo tutti umani. Non voglio che i
nostri bambini passino l'infanzia in un inferno.
Voglio che la gente veda che siamo persone normali: mandiamo i bambini a
scuola, andiamo a lavoro, i nostri bambini vanno all'asilo. Facciamo cose
normali come qualsiasi etnia. Siamo esseri umani.
Andare a Varsavia con Amnesty International ha avuto su di me un grande
impatto. Un bambino di 10 anni mi ha mostrato la lettera che aveva scritto per
noi, e mi ha toccato profondamente. Ora sentiamo che non siamo soli. Ogni
lettera mostra che altri lottano accanto a noi. Quando vedo così tante lettere
di incoraggiamento, non posso arrendermi. Neanche la morte mi fermerà. Qualcuno
prenderà il mio posto e continuerà.
Quando la Romania ha aderito all'Unione Europea, erano inclusi Rom e
Ungheresi, Ebrei e tutti gli altri gruppi etnici che vivono qui. Quindi, anche
noi siamo parte dell'Unione Europea. Se la UE vedesse discriminazioni nel nostro
paese, allora dovrebbe intervenire.
Rita Izsak, è una romnì dell'Ungheria. Ora è consulente indipendente ONU
sulle questioni delle minoranze.
Il cognome di mia madre era Orsos, che è tradizionale tra i Rom. Per tutta la
vita, quando ho dovuto indicare nei documenti ufficiali il suo cognome, è stato
chiaro che appartenevo al gruppo rom.
Quando ero studentessa, lavoravo part-time come organizzatrice d'eventi e fui
licenziata senza ragione. Sentii che il mio capo aveva scoperto che mia madre
era rom, e non poteva permettersi che la compagnia fosse rappresentata da una
Romnì. Non importava che studiassi legge, che parlassi fluentemente due lingue,
che fossi pulita e gentile; l'unica cosa importante è che mia madre avesse
origine rom.
Mi arrabbiai ed entrai nell'European Roma Rights Centre. Divenni un'attivista
per i diritti dei Rom. Ero stata messa di fronte ad una terribile verità e ciò
fece di me una combattente.
Vedo segnali positivi - per esempio, la mia organizzazione in Ungheria ha
appena fondato un club femminile rom, dove incontro dozzine di Romnià molto
promettenti, giovani, altamente istruite e di talento che lavorano per la loro
comunità.
Penso che ciò che manca davvero è un linguaggio chiaro su cosa sta
succedendo. Non ci sono abbastanza discussioni franche, che permettano alle
persone di digerire cosa sta succedendo. I politici spesso hanno troppa paura
per usare parole come "segregazione" o "violenza" o "omicidi di Rom". C'è
silenzio.
Nell'Europa occidentale l'odio e i discorsi che incitano al razzismo sono in
aumento, non solo contro i Rom, ma anche contro altri gruppi come gli ebrei e i
musulmani. Ma i Rom si distinguono perché siamo il bersaglio in quasi tutti i
paesi dove viviamo. La grande difficoltà è che manchiamo di potere politico,
economico o nei media.Così è importante trovare piattaforme per mostrare
solidarietà. C'è sempre un modo per entrare in contatto con queste comunità.
Dobbiamo agire ora per evitare la perdita di un'altra generazione di Rom, le
cui uniche aspettative siano vivere in povertà, discriminati ed esclusi.
ACT NOW
Il 4 aprile, Amnesty International lancia una nuova campagna in tutta Europa per
fermare la discriminazione contro il popolo romanì. Unitevi alla campagna!
Visitate amnesty.org/roma
L'istruzione, elemento centrale nel progresso del popolo rom
E' notorio per tutti l'importanza fondamentale che ricopre l'istruzione, nello
sviluppo della persona e delle popolazioni.
C'è un ampio consenso tra professionisti e rappresentanti delle diverse comunità
rom, quanto all'importanza fondamentale dell'istruzione rispetto alla crescita
sociale. Allo stesso modo, c'è consenso nell'evidenziare le difficoltà
incontrate per abbordare in modo efficace le situazioni maggiormente
problematiche in questo campo.
"Se dai un pesce a un uomo affamato, lo nutri una giornata. Se gli insegni a
pescare, lo nutrirai per tutta la vita". (Lao-tsé)
Nel caso delle comunità gitane, si continua a constatare un certo disavanzo. L'abandono
prematuro del sistema scolastico, nello specifico durante la transizione tra la
scuola primaria e secondaria, gli alti indici di assenteismo, il limitato
accesso ai nidi e alla scuola materna, o la percentuale bassa di promossi verso
i livelli medi e superiori, sono motivi di preoccupazione per tutti gli
operatori implicati.
Un approccio della situazione della popolazione gitana Navarra, in relazione al
sistema dell'istruzione, rileva l'esistenza di diverse situazioni:
Situazioni di accesso normalizzato al sistema scolare tra i 3 e 16 anni, che
si riscontra in un gruppo che incomincia il suo percorso dal prescolare e
termina la scuola dell'obbligo, benché tuttavia con scarsi casi di promozione ai
livelli superiori.
Situazioni di inserimento nel sistema scolastico, che presentano però problemi
riguardo all'assistenza regolare e la continuità nell'ultima fase
dell'insegnamento dell'obbligo.
Situazioni di gravi esclusioni dal sistema scolare, come la descolarizzazione
di minori durante il percorso relativo alla scuola dell'obbligo (6-16 anni),
l'assenteismo protratto, l'irregolarità nell'assistenza e l'abandono precoce
senza giungere fino alla tappa delle classi secondarie.
La mancanza di accesso ai nidi e alla scuola materna (0-6 anni), comporta
importanti effetti di svantaggio rispetto agli alunni che si sono inseriti già
durante questa tappa. Nonostante l'accesso dei bambini e bambine gitani a questi
livelli si stia incrementando, non può però essere considerata una tendenza
maggioritaria né durante il ciclo pre-scolare (0-3 anni), né tantomeno nel ciclo
della materna (3-6 anni).
"La grandiosità dell'imparare qualcosa, sta nel fatto che nessuno può
togliercelo". (B.B King)
Uno degli obiettivi del
Piano di Assistenza Globale alla Popolazione Rom di
Navarra è quello di aumentare le competenze del corpo insegnante, e
dell'insieme degli operatori che agiscono nell'ambito educativo, con lo scopo di
migliorare l'efficacia degli interventi riguardo agli alunni rom.
Uno dei mezzi contemplati dal Plan è quello di introdurre e diffondere in aula
diverse risorse, mirando a una particolare attenzione nei confronti della
diversità.
Il ministero dell'educazione adatterà e svilupperà insieme all'alunno rom
alcuni sistemi validi che abbiano ottenuto risultati positivi nelle aule
(materiale interculturale, pedagogico ecc ...).
Il ministero dell'educazione includerà nella sua offerta formativa, una
formazione specifica del corpo insegnante in merito alla cultura gitana,
adattamento curriculare e particolare attenzione nei confronti della diversità.
Si realizzeranno azioni di sensibilizzazione insieme alle famiglie rom, con lo
scopo di stimolare la loro implicazione nello sviluppo dell'istruzione dei
propri figli(e)
Si svilupperanno attività scolastica dei genitori, con lo scopo di stimolare
la partecipazione degli stessi alle attività dei vari centri e APYMAS
(associazioni di padri e madri).
"Insegnare ai bambini a contare è buono, però insegnar loro quello che realmente
conta è ancora meglio" (Bob Talbert)
"IO VADO A SCUOLA"/"K-I SKÒLA 3AV"/"ESKOLARA NOA", è una campagna di
sensibilizzazione che pretende di contribuire a ridurre le disugualianze
educative esistenti tra la comunità rom e il resto della società, ciò per mezzo
di questo documentario.
Questo documentario riflette testimonianze di bambini e bambine, adolescenti,
giovani, donne e uomini adulti, ognuno protagonista della propria campagna di
sensibilizzazione. In queste testimonianze loro esprimono le loro opinioni e il
loro vissuto rispetto all'istruzione formale.
Il suo formato audiovisivo e di breve durata permette di farlo giungere a
tutta la popolazione.
Apporta esempi, opinioni, riflessioni, che ci aiuteranno a lavorare su questo
tema.
E' stato progettato ed elaborato dalla comunità rom.
Solo colui che sa è libero, è maggiormente libero colui che sa di più...
Solo la cultura dona libertà...
Non proclamare la libertà di volare, piuttosto dona delle ali; né quella di
pensare, piuttosto dona pensieri.
La liberà dei popoli è la cultura.
(Miguel de Unamuno)
Di Fabrizio (del 31/03/2013 @ 09:00:27, in sport, visitato 1623 volte)
ROMEDIA FoundationThe sound of silence: Calcio ungherese, razzismo
vergognoso - by Alastair Watt, 26 marzo 2013
Il 22 marzo a Budapest si è giocata Ungheria-Romania, importante partita di
qualificazione per la Coppa del Mondo di calcio che si terrà in Brasile nel
2014, e dopo molti anni entrambe i paesi sono nella migliore posizione per
partecipare a questo importante evento sportivo. Lo stadio Ferenc Puskas,
che può contenere oltre 50.000 spettatori, avrebbe dovuto essere un'esplosione
di suoni e colori, unendo un paese nella vittoria.
Invece, c'era silenzio. Assordante e, per l'Ungheria, imbarazzante
silenzio. All'inizio dell'anno la FIFA, l'organo di governo del calcio mondiale,
annunciava che l'Ungheria avrebbe giocato la sua prossima partita casalinga a
porte chiuse, come punizione per i cori antisemiti dei suoi fan, prima e durante
la partita con Israele dell'agosto scorso. Venerdì, l'Ungheria ha pareggiato con
la Romania con un potenzialmente pericoloso 2-2, in un'atmosfera decisamente
strana. Dopo aver segnato i goal, i giocatori ungheresi correvano per celebrare
davanti ad un pubblico che non c'era. Ben presto la confusione è subentrata alla
gioia iniziale.
Nel frattempo, fuori dallo stadio veniva disperso coi gas lacrimogeni dalla
polizia anti-sommossa un folto gruppo di manifestanti in passamontagna che
sventolavano le bandiere dello Jobbik. Il bel gioco veniva marchiato da atti
orribili.
Una partita tra Ungheria e Romania sarebbe comunque surriscaldata in ogni
circostanza, data la lunga rivalità tra i due paesi, e una significativa
minoranza di Ungheresi che vivono in Romania. Dal punto di vista calcistico è
uno scontro tra due3 nazioni riemergenti, con una generazione nuova ed
emozionante di giocatori. Tuttavia, l'incontro non è stato marcato né da
rivalità né da tecnica brillante. E' stato più caratterizzato da quell'atmosfera
vuota ed inquietante, che ha mostrato la malattia pervasiva ma raramente
affrontata dal paese: il razzismo. L'Associazione Calcistica Ungherese,
distintasi per la perdita di oltre 100.000 euro a seguito del divieto, ha
reagito, no condannando quei canti vili, ma facendo ricorso contro la decisione.
Ha sostenuto che la punizione era "dura" e "sproporzionata". Eppure, sono gli
stessi che promettono di "espellere le voci estremiste dal calcio ungherese".
Senza dubbio, un messaggio ambivalente. Da un lato, si vuole liberare il gioco
nazionale dal razzismo. Dall'altra, quando un incidente razzista nazionale viene
perpetrato dai propri sostenitori, nel proprio stadio, si reagisce con debolezza
e indulgenza. E' stata un'occasione tristemente mancata per prendere una
posizione contro il razzismo. Il loro ricorso è stato ovviamente respinto dal
Tribunale arbitrale per lo Sport. Erano gli Ebrei il bersaglio di agosto, ma il
razzismo e l'odio contro i Rom e i giocatori di colore si sono diffusi da anni
nel calcio ungherese.
Assistetti alla mia prima partita in Ungheria nell'ottobre 2011, al Florian Albert
Stadium, sede del Ferencvaros, la squadra più popolare di Budapest. Non
memorabile la partita contro il Videoton. Ma ciò che vidi e sentii sugli spalti
lo fu. "Cigano" (zingaro) gridò una coppia di tifosi Fradi (Ferencvaros)
alla mia destra, quando il portiere avversario corse verso la fine dello stadio.
Epiteto che, imparai presto, è tra i preferiti dalla folla. E' usato per ogni
apparente infrazione. L'arbitro prende una decisone da contestare: "Cigany!". Un
giocatore del Ferencvaros compie un errore: "Cigany!". I tifosi avversari
arrivano allo stadio: "Cigany!".
Questi cori sono stati resi illegali, ma la polizia non ha fatto niente. Se
avessero applicato la legge alla lettera, ci sarebbero stati migliaia di
arresti. Da altre parte in città, ad Ujpest per esempio, cori simili sono meno
comuni nella mia esperienza, ma sono esistiti. Nel contempo, vengono diretti a
gran voce fischi discriminatori e slogan di "scimmia" verso i giocatori di
colore. Raramente c'è un servizio d'ordine o qualche forma di autocontrollo
sugli spalti. Ci vorrebbe qualcuno di coraggioso che dicesse ai suoi compagni di
tifo che questi cori razzisti sono inaccettabili, ed il coraggio è una merce
rara nel calcio ungherese di oggi.
L'allenatore di un noto club ungherese, che preferisce rimanere anonimo, mi ha
detto che sarebbe un "suicidio per la carriera" ingaggiare un giocatore romanì
in Ungheria. Gli esempi sono dappertutto. Nel 2008-2009 il portiere Jan-Michael
Williams, di Trinidad, giocò nel Ferencvaros. Quella che avrebbe dovuto essere
una mossa interessante da parte di una squadra una volta famosa, diventò un
acido autogol, dato che Williams era sottoposto a frequenti abusi razziali,
anche da parte dei suoi "sostenitori".
Ricordando quella che descrive come la peggior esperienza della sua vita: "Sin
dall'inizio c'erano abusi razziali, sia da parte della nostra che degli
avversari. C'era il gesto della scimmia, "tornatene in Africa", manifesti e
cartelli." I tifosi ed i giocatori del MTK Budapest, fondato anche da ebrei
ungheresi, sono sottoposti a terribili abusi, tra cui il più inquietante è il
"sibilo" (che imita ipl suono delle camere a gas naziste), ripetuto dai tifosi
del Ferencvaros durante una partita agli inizi degli anni 2000.
Ne3gli anni recenti la scomparsa del calcio ungherese e le susseguenti scarse
presenze in Europa e Champions League, hanno mantenuto a livello locale questo
razzismo rampante, nascosto tra i confini ungheresi. Di tanto in tanto le
autorità europee o mondiali mandano ammonimenti, ma le reazioni a livello
nazionale riguardo al razzismo nel calcio sono di un'incertezza allarmante.
Hooligans di diverse squadre ungheresi sono noti per essere affiliati al partito
di estrema destra Jobbik, che si sposta con rapidità per trarre profitto dai
provvedimenti punitivi. Durante le manifestazioni tenutesi fuori dallo stadio
prima, durante e dopo la partita, lo Jobbik faceva opera di proselitismo tra i
tifosi colpiti dal divieto.
Questo è un test per i tifosi di calcio ungheresi. Si sentiranno accusati a
torto come gruppo, aggiungendo le loro grida all'eco del pianto degli estremisti
vittimizzati? O si coalizzeranno contro i razzisti i cui comportamenti minano i
progressi della migliore selezioni di giovani calciatori dopo decenni?
Lo dirà il tempo, ma se il danno auto-inflitto alle loro speranze di prendere
parte alla Coppa del Mondo non porterà ad una resistenza più attiva contro il
razzismo, non so cosa potrà succedere. Sono passati sessant'anni da quando la
più forte selezione ungherese (conosciuta come i magici Magiari) ottenne il suo
miglior risultato, battendo l'Inghilterra a Wembley, ispirata dal grande Puskas.
Che farsa, quindi, che lo stadio a lui intitolato fosse deserto per colpa degli
estremisti, che pure manifestavano al suo esterno, mentre il razzismo continua
senza essere affrontato nel calcio ungherese.
Di Fabrizio (del 30/03/2013 @ 09:06:01, in Europa, visitato 1622 volte)
Politis.frIl vero volto della "caccia ai Rom" Ai limiti di Parigi, un campo di rom è minacciato di sgombero senza
alternative, mentre gli eletti dell'UMP si mobilitano per impedire la
costruzione di un'area d'accoglienza, a 700 metri di distanza. Reportage.
(ULTIMORA: sgombero effettuato il
27 mattina)
Alle prime ore del giorno, già si diffonde il fumo dai
camini di tubi forati che si alzano da una fila di baracche di fortuna. Da
mercoledì 20 marzo, la decina di famiglie rumene accampate su una bretella in
disuso dell'autostrada A4, a lato del bois de Vincennes, attendono di essere
sgomberate in ogni momento. Raccontano tre genitori, intorpiditi ed ansiosi, in
francese rudimentale.
Da un anno e mezzo hanno lasciato la regione di Buzau, Romania, dove
sopravvivevano come braccianti agricoli. Poi si sono installati in questi
rifugi, e vivono di materiali di recupero, cercando nella spazzatura cibo e
oggetti da vendere. Due gruppi elettrogeni e delle stufe a legna forniscono un
principio di confort.
Mercoledì le forze dell'ordine sono venute ad ingiungere di lasciare il
luogo, perché l'intervento era imminente. "Ci hanno dato sino a martedì per
andare - racconta un padre alzandosi dal letto. - Mercoledì, sfasciano
tutto."
"I Rom sono buttati per strada come cani"
Dal 18 luglio 23 di loro hanno ricevuto l'ordine di espulsione dal tribunale
di Parigi. Hanno appoggiato le loro valige su una bretella abbandonata
dell'autostrada A4 che la direzione stradale dell'Île-de-France vuole
recuperare.
"Da uno o due mesi viene sempre la polizia, - racconta Cosmin, 17
anni, che il francese l'ha imparato a scuola in Romania. - Ma non abbiamo
dove andare."
Rientrare in Romania? "Impossibile, - risponde il giovane, - là
non troviamo lavoro, neanche col diploma. Qui, almeno possiamo cercare
nell'immondizia. In Romania non sempre è possibile." Senza alternative, il
gruppo sembra quindi rassegnato a dovere "aspettare l'espulsione".
"Non ci sono mai soluzioni di rialloggio, i Rom sono buttati per strada come
cani," s'intromette Evelyne Perrin, pensionata e attivista iperattiva che
sostiene queste famiglie assieme ad un piccolo collettivo di Joinville-le-Pont
(Val-de-Marne). Da diversi mesi, sta muovendo mezzo mondo - dall'ambasciata
rumena ai difensori dei diritti, passando per sindaci locali e parlamentari -
per tentare di scolarizzare i 12 bambini dell'accampamento. "Ho provato di
tutto, ma non è stato possibile," sospira.
L'UMP vuole salvare il bosco di Vincennes
Nello stesso tempo, a due passi, davanti alla stazione RER di Joinville-le-Pont,
un pugno di militanti dell'UMP distribuisce volantini. A 700 metri dal campo, un
parcheggio dev'essere trasformato in area di accoglienza per "gens du voyage".
Lo prevede la legge ed il consiglio di Parigi ha approvato il 12 febbraio due
progetti dentro i boschi di Vincennes e di Boulogne. Inoltre, il senatore UMP
della Val-de-Marne,
Christian Cambon, assieme ad 8 città, hanno lanciato
una petizione contro questo progetto, che dovrebbe realizzarsi nel primo
trimestre del 2014.
Progettate dal 2010 dal sindaco di Parigi, la costruzione di queste due aree di
sosta è stata accolta dal rifiuto sistematico degli eletti locali. Nell'aprile
2011, la commissione dipartimentale dei siti, presieduta da Claude Goasguen,
sindaco UMP del XVIe arrondissement di Parigi, dichiarava "alluvionale"
la zona del bois de Boulogne. Ed il progetto di Vincennes è stato aggiornato a
novembre 2011, sulla base del solo parere della commissione superiore di siti:
un'area di accoglienza in un bosco non sarebbe conforme ai vincoli
paesaggistici.
Ai limiti del bois de Vincennes, l'area di accoglienza contestata dall'UMP e
l'accampamento minacciato di sgombero (clicca sull'immagine per vederla a
grandezza naturale)
Al giorno d'oggi "l'installazione dei campi non va nel senso dell'ecologia,"
martella Valérie Montandon, consigliera UMP del XIIe arrondissement di Parigi.
Firmatario della petizione sulla "violazione dell'integrità del bois de
Vincennes" il suo collega Claude Goasguen minaccia di portare il caso in
tribunale: "Se il prefetto di Parigi darà nonostante tutto il suo assenso,
la decisione sarà comunque annullata dal tribunale amministrativo."
I primi 60 posti di Parigi
Dal 5 luglio 2000 la legge Besson impone ai comuni di oltre 5.000 abitanti di
predisporre aree permanenti di accoglienza per le popolazioni nomadi. Già a
giugno 2011 il presidente della commissione nazionale consultiva della gens du voyage, Pierre Hérisson,
avvertiva François Fillon dell'inadempienza dei comuni, il 31 dicembre 2010
soltanto il 52% aveva provveduto a mettere in pratica la legge. Il 31 luglio
2012 ripeteva l'allarme al nuovo governo a maggioranza socialista: "Devono
essere create nuove strutture."
Sinora Parigi ha approntato 60 aree, quando un accordo del 2004 col prefetto
fissava a 200 i posti necessari all'area parigina. La cifra è stata abbassata a
90 posti.
Strana inerzia, nello stesso momento in cui il ministro degli interni - che ha
fatto espellere 12.000 Rom nel 2012 - promette di smantellare "più campi
insalubri possibile" e che François Hollande sostiene che "spera che
quando viene sgomberato un campo insalubre, vengano proposte soluzioni
alternative."
Quanti si oppongono al progetto dell'area di accoglienza nel bois de Vincennes,
hanno indetto una manifestazione sabato 23 marzo, nel l'area in questione. I
militanti che sostengono i Rom hanno già annunciato una contro-dimostrazione.
Volantino distribuito giovedì mattina alla stazione di Joinville-le-Pont
Pubblichiamo il comunicato stampa del Consiglio direttivo dell'associazione Sucar Drom, dopo il "blitz" delle Forze dell'Ordine che ha visto coinvolte alcune famiglie mantovane, appartenenti alla minoranza linguistica sinta.
L'associazione Sucar Drom condanna l'azione spropositata messa in atto nella mattinata del 26 marzo 2013 nell'area di Trincerone a Mantova. Un esercito di 150 persone formato da Carabinieri, Finanza, Polizia di Stato, Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco con l'aggiunta di Polizia Municipale, Arpa, Tea, Urbanistica del Comune di Mantova e Parco del Mincio hanno bloccato tutte le strade con decine e decine di mezzi blindati. Erano anche presenti unità cinofile antidroga e squadre della Polizia di Stato che hanno operato a viso coperto con i passamontagna. Il risultato? Otto persone indagate per presunti abusi edilizi. Durante l'azione tutte le persone, residenti dagli Anni Ottanta, sono state tenute in stato di fermo e alla richiesta di spiegazione la risposta è stata: "è una normale operazione di polizia".
Per noi non è stata una "nomale azione di polizia", ma uno sperpero di risorse pubbliche senza precedenti. In un momento di grave crisi economica riteniamo indecente questa dissipazione di risorse pubbliche ed è per questo che chiederemo alla Corte dei Conti di indagare sulle responsabilità dirette e indirette.
L'azione è stata condotta in questi termini per il solo fatto che a Trincerone abitano dei cittadini mantovani, appartenenti alla minoranza linguistiche sinta. Se non fossero stati residenti dei sinti italiani l'azione sarebbe stata completamente diversa. Quindi l'azione in tali dimensioni nasce da un'idea distorta e razzista insita nelle Istituzioni che al contrario dovrebbero combattere tali fenomeni. L'azione è la riprova che a Mantova è insita nelle Istituzioni un'irrazionale volontà di stigmatizzazione e criminalizzazione di una piccola minoranza, già colpita duramente durante il fascismo e ancora oggi sottoposta a intimidazione inaccettabile in un Paese che si dichiara democratico.
La situazione a Trincerone è il frutto dell'inerzia della politica mantovana che non ha mai voluto ascoltare il grido di dolore che la comunità sinta mantovana lanciava da quel ghetto che è il "campo nomadi" di viale Learco Guerra. Un'inerzia che ha visto decenni di disinteresse, quando non proprio ostilità e violenza. Ancora oggi non c'è una soluzione seria e credibile per la chiusura dell'Area di viale Learco Guerra e per chi ha cercato in questi anni di costruirsi un percorso indipendente c'è oggi l'incubo del sequestro della propria casa. La beffa è ancora più crudele perchè le famiglie residenti a Trincerone hanno fatto tutto nella legalità ma nel 2005 è entrata in vigore una legge (Testo Unico 380) che ha trasformato in illegale tutto ciò che fino a 31 dicembre 2004 era legale (Legge 47/1985). Chi sono stati i cittadini italiani colpiti da quest'assurdità legislativa? I sinti. Un classico esempio di discriminazione razziale indiretta che dovrebbe essere bloccata e sanzionata dalla Direttiva 2000/43, forse la Magistratura non la conosce?
Chiediamo al Signor Prefetto l'istituzione di un tavolo con il Sindaco di Mantova e il Presidente della Provincia di Mantova con lo scopo di trovare delle soluzioni che sappiano contemperare diritti e doveri per tutti, partendo da quanto approvato dal Governo italiano e convalidato dalla Commissione europea su queste situazioni.
Dossier:
Azione spropositata con dispendio di uomini e forze senza precedenti. Controllate solo le proprietà delle famiglie sinte, tutte le altre proprietà non toccate dal blitz...
Mantova, blitz contro le lottizzazioni abusive Da stamani (26 marzo, ndr.) blitz delle forze dell'ordine al Trincerone di Mantova per controllare alcuni terreni su cui erano stati avviati lavori poi sospesi su ordine della Procura. Polizia locale, Carabinieri, Finanza, Forestale, Vigili del fuoco e Polizia di Stato, con i tecnici dell'Asl e dell'assessorato ai lavori pubblici del Comune, circa 150 uomini, hanno bloccato gli accessi al Trincerone; chiuse anche via Donati e via Parma. In azione anche unità cinofile. Sarebbero stati sequestrati quattro lotti su cui erano state edificate trenta casette. Diverse persone risulterebbero indagate per lottizzazione abusiva
Gazzetta di MantovaMantova, lottizzazioni abusive al Trincerone - Maxi-blitz, scoperte anche villette con piscina
Circa 150 persone hanno controllato e posto sotto sequestro quattro lotti di terreno abusivo su cui erano state edificate circa trenta casette abusive, molte le persone indagate. Bloccati tutti gli accessi alla zona. Gli indagati sarebbero 12. Scoperte residenze e villette con piscina nascoste da siepi
MANTOVA. Blitz delle forze dell'ordine al Trincerone per controllare alcuni terreni abusivi su cui, nei mesi scorsi, erano stati avviati lavori poi sospesi su ordine della procura. Polizia locale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del fuoco e Polizia di Stato, con i tecnici dell'Asl e dell'assessorato ai lavori pubblici del Comune di Mantova, circa 150 uomini, hanno bloccato gli accessi al Trincerone a partire dal Camattino; chiuse anche via Donati e via Parma. In azione anche unità cinofile provenienti da Milano.
Sarebbero stati posti sotto sequestro alcuni lotti di terreno su cui erano state edificate circa trenta casette. Diverse persone risulterebbero indagate per lottizzazione abusiva. Il blitz è scattato alle 9 dopo il concentramento in piazzale Montelungo di uomini e mezzi delle forze dell'ordine.
"Hanno usato uno spiegamento di forze dell'ordine fuori da ogni immaginazione. Sono arrivati in divisa e con le unità cinofil. Mia figlia si è spaventata e a mia madre è venuta la febbre". Chi parla è una delle persone a cui è stato notificato il sequestro del terreno e dei fabbricati. E intanto l'associazione Sucar Drom ha già annunciato che nelle prossime ore organizzerà una marcia di protesta in città.
26 marzo 2013
Gazzetta di MantovaLa rabbia dei sinti dopo il blitz "Soldi sprecati dalle istituzioni" Dura reazione della comunità all'operazione anti-abusivismo: "Chiederemo alla Corte dei Conti quanto è stato speso". Otto gli indagati - di Sandro Mortari
Il giorno dopo il blitz delle forze dell'ordine al Trincerone che ha visto nel mirino alcune famiglie nomadi, e non solo, per lottizzazioni abusive, il segretario dell'associazione Sucar Drom, Carlo Berini, si scaglia contro le istituzioni.
"Chiederemo alla Corte dei Conti di sapere quanto è stato speso per questa operazione che ha visto in campo più di 150 persone soltanto per notificare degli avvisi di abusi edilizi. Ho l'impressione - aggiunge amaro - che in un giorno si sia speso quanto in cinque anni si spende a Mantova per la mediazione culturale. Chiederemo un incontro con il procuratore capo Condorelli per capire che cosa stia succedendo". Un'idea, Berini, se l'è fatta: "Contro i sinti e i rom ci sono dei pregiudizi difficili da sconfiggere. Martedì abbiamo assistito a scene che mai avremmo voluto vedere. C'erano poliziotti ovunque, sono state bloccate delle vie pubbliche per cinque ore. Bambini e vecchi della nostra comunità erano sotto shock, e lo sono tuttora; una persona anziana è finita all'ospedale. Hanno buttato all'aria tutto alla ricerca di non so che cosa e, alla fine, non hanno trovato niente".
Nel frattempo, sul tavolo del procuratore ieri è arrivata la relazione sull'intera operazione effettuata martedì, assieme alla documentazione sequestrata (rogiti e materiale informatico) necessaria a comprovare il reato di lottizzazione abusiva. Le indagini, dunque, continuano. Il Comune, dal canto suo, ha avviato la procedura per confiscare gli otto lotti di terreno e le 24 strutture adibite ad abitazione, posti sotto sequestro e affidati alla custodia giudiziale degli stessi proprietari.
La comunità sinta è attonita ma reagirà, promette Berini. Già state preannunciate manifestazioni di protesta che, all'ultimo momento, sono state fermate dagli stessi organizzatori: "Le associazioni sinte e rom sono in agitazione - annuncia Berini - e già martedì volevano venire a Mantova da tutt'Italia per manifestare contro l'emergenza abitativa che abbiamo qui. Abbiamo preferito indurre tutti alla calma. Ora ci riuniremo per definire la strategia da seguire". Berini assicura di non aver ancora pensato a quali iniziative adottare, "ma nulla è da escludere, potrebbe anche essere che occupiamo piazza Sordello in maniera permanente". Un punto tiene a precisare il segretario di Sucar drom: "I sinti non hanno ville né piscine".
E difende chi è stato indagato per lottizzazione abusiva: "Al Trincerone c'erano solo persone che hanno cercato di costruirsi un futuro fuori dal campo nomadi quando, a fine anni 80, la legge consentiva di tenere le roulotte su terreni agricoli. Nel 2005 la legge è cambiata, il Comune non ha applicato il condono edilizio e, per la prima volta, una legge è diventata retroattiva tanto che, otto anni dopo, ci considerano dei criminali. Ma noi non lo siamo".
28 marzo 2013
Notizia di contorno:
"Macchinari comprati dagli zingari" ma li avevano rubati da una ditta - 28 marzo 2013 Un 44enne e un 39enne colti in flagranza a Revere, seguiti di nascosto fino a Gazzo e arrestati in un'azienda di rottami
Italiani (si presume, non viene stranamente indicata la nazionalità) "prendono a prestito" macchine industriali, dicono di averle acquistate dagli zingari. Bottino: 1000 euro (principianti).
Sull'imponente operazione di polizia di ieri al Trincerone rilevo, con preoccupazione, l'enorme sproporzione tra le motivazioni dell'intervento e le modalità di esecuzione dello stesso. Quando mai un controllo per abusi edilizi richiede la presenza attiva - assieme ai tecnici comunali, a quelli dell'Arpa e agli agenti della polizia locale - di oltre 150 unità di tutti e cinque i corpi di polizia (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Forestale e Vigili del Fuoco), addirittura con unità cinofile? Oltre tutto la posizione di irregolarità di alcune roulotte - irregolarità divenuta tale dopo la legge del 2005 - era ben nota al Comune di Mantova, tanto da essere stata oggetto di discussione in occasione dell'approvazione del Prg. Cosa c'entra, poi, la chiusura di tutti gli accessi al Trincerone, i bambini sequestrati in casa per ore o il sequestro di beni familiari come cd musicali, chiavette Usb o i computer dei bambini? Incredibile! Un atto amministrativo è stato trasformato in un problema di ordine pubblico, con una spettacolarizzazione inaccettabile che ha lanciato, consapevolmente o inconsapevolmente, un messaggio devastante: i sinti e i rom sono dei criminali. Mi aspetto una spiegazione ufficiale dai responsabili di questa operazione.
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