Il pirata della strada di via Padova è una donna italiana, ma
fa meno notizia del suo fidanzato Rom
Il 16 settembre in via Padova un’automobile travolgeva un pensionato di 71 anni
e lo trascinava per cento metri uccidendolo. L’uomo si era aggrappato al cofano
dell’auto e il pirata della strada piuttosto che fermarsi ha proseguito
zigzagando per “scrollarsi” di dosso il malcapitato.
Per due settimane l’ennesima tragedia della strada registrata a Milano è stata
condita da un solo elemento: la carcassa dell’auto, bruciata, fu rinvenuta
il giorno dopo l’incidente nei pressi di un campo nomadi.
I titoli delle cronache locali, le pagine dei quotidiani nazionali, addirittura
il telegiornale più seguito si concentrarono su quell’elemento e il campo rom
vicino al quale era stata ritrovata l’auto pirata diventava la stimmate della
colpevolezza. Come poteva essere altrimenti?
Nonostante l’indizio assai debole, il seme del sospetto era stato gettato su un
terreno reso assai fertile da un’ormai interminabile campagna mediatica che vede
nei nomadi l’alfa e l’omega del peggio che possa esserci nella società –ammesso
che ne facciano parte–; la quintessenza dei barbari che temiamo alle porte e nei
volti dei quali non vogliamo specchiarci.
Per due settimane in modo neppure tanto implicito il pregiudizio e il sospetto
sono diventati una cosa sola.
Il 2 ottobre la svolta nelle indagini, come si usa dire nel gergo della cronaca
nera. Al pirata della strada viene dato un nome e un volto: si tratta di un’italianissima
pluripregiudicata ventiquattrenne che non ha mai preso la patente ma che era
proprietaria dell’auto che ha ucciso in via Padova.
Il 3 ottobre la notizia dell’arresto della donna è data con minor rilievo
rispetto a quella dell’investimento di due settimane prima. Nessun accenno nei
titoli, nei sommari o negli occhielli all’italianità della donna, che però, come
precisano i pochi articoli dedicati alla soluzione del caso, è fidanzata con un
Rom. È evidente, in un modo o nell’altro, i nomadi c’entrano.
Così, per una di quelle coincidenze che spesso contribuiscono a dare forma allo
zeitgeist che caratterizza l’informazione, i titoli principali della cronaca
cittadina il 3 ottobre erano “Censimento rom: in 700 senza lavoro, vanno
espulsi”, “Troppi romeni irregolari, intervenga il Prefetto”, “Al setaccio i
campi nomadi, vanno espulsi 302 rom”, “Schedati gli zingari in 700 vanno
espulsi”, “Campi, controlli a tappeto, 700 nomadi non in regola”, “Rom,
censimento nei campi regolari: 302 identificati”, “In tre anni raddoppiati i
romeni”.
Di Fabrizio (del 11/10/2007 @ 09:07:42, in Italia, visitato 2006 volte)
Senza terra o tutta la terra
Da lunedì 15 a sabato 20 ottobre 2007, presso il Pub "Le Pecore" in Via Fiori
Chiari 21, a Milano, si svolgerà una settimana dedicata alle comunità Rom
presenti nel nostro Paese e in particolare nella Provincia di Milano.
Organizzata dalle Associazioni NAGA, Opera Nomadi, Aven Amenza, Sdl,
Festa dei Popoli di Opera, Comitato Rom e Sinti insieme, Associazione Liberi e
dalla Chiesa Evangelica Ministero Sabaoth.
Una settimana di musica, teatro, eventi per conoscere il popolo Rom.
Foto, documentari, favole, cucina, cultura e tradizioni.
Ospiti: Moni Ovadia, Dario Fo, Rapsodia Trio, Musicanti e tanti altri
Una settimana per conoscere meglio un popolo così lontano ma così vicino
Conferenza Stampa di presentazione Venerdì 12 Ottobre 2007 ore 11.30
Le Pecore Pub, via fiori chiari 21
Milano
Di Fabrizio (del 10/10/2007 @ 09:20:26, in blog, visitato 1884 volte)
Leggete questa testimonianza, e alla fine
scoprite chi la scrisse...
Ho deciso di dedicare alcune domeniche ai preti, quelli veri.
Oggi ascoltiamo insieme le parole di padre Alex Zanotelli.
"Il 4 novembre ho assistito alla demolizione di tre campi Rom,
situati nel comune di Casoria, nella provincia di Napoli. In
questi campi c’erano circa quattrocento persone.
Alle 8.00 del mattino sono arrivate, scortate dalla Polizia,
scavatrici, ruspe, cingolati per demolire il
tutto.
Sembrava un esercito in assetto di guerra che spianava tutto.
Unica sorpresa: il campo era stato abbandonato dai Rom lungo la
notte. Infatti la sera prima, un notevole contingente di Polizia aveva ammonito
tutti ad andarsene. E se ne erano andati, scappando da tutte le
parti: chi verso la stazione ferroviaria (Piazza Garibaldi), chi verso
centri sociali ove poter passare la notte.
Non si era mai visto a Napoli un’azione del genere: buttare
fuori con la forza persone dal proprio habitat senza offrire loro prima un altro
luogo ove andare. Mi ricordava certe scene viste nei regimi militari. Mi
ricordava soprattutto le demolizioni che avevo visto delle baraccopoli
di Nairobi. Mai mi sarei aspettato che avrei assistito a simili scene
nella mia Italia.
Era da alcuni mesi che accompagnavo, insieme al professore Marco Nieli, da
vicino, l’avventura di questi Rom: gente buona, semplice,
attiva, gente che non ha mai partecipato ad una guerra, gente che era
scappata dalla Romania per trovare un po’ di dignità. Ero stato, con
Marco, ospite dei Rom di Casoria: un’ospitalità calorosa e aperta.
Con loro ho potuto vedere la realtà del campo. Devo confessare
che non avevo mai visto in Italia, una situazione così degradata. Mi faceva
venire in mente certi angoli di Korogocho, la baraccopoli di
Nairobi, dove sono vissuto per 12 anni. Questo sia per la sua
posizione, sia per le condizioni del campo. Infatti l’accampamento Rom di
Casoria è posto sotto un immenso arco con piloni enormi della
tangenziale di Napoli. Ma le condizioni igieniche e ambientali del
campo non sono meno agghiaccianti. Baracche accatastate una sopra l’altra in
piccolissimi spazi. Senza acqua potabile. Stretto tra due
ferrovie (un ragazzo è morto qualche mese fa sotto un treno). Enormi
topi che passeggiavano tranquillamente.
La gente ci ha accolto con tanto calore e tanti caffè.
Avevano invitato tutti a venire l’11 aprile davanti al Comune di Casoria per
parlare con gli esponenti del Comune. Quel giorno buona parte della comunità
venne in piazza a urlare, gridare, battere i tamburi, per chiedere
l’acqua potabile nel campo, un bus per portare i bambini a scuola ed
infine un luogo alternativo ove i Rom potessero costruire il loro campo.
E’ incredibile che in Campania non ci sia ancora una legge
quadro per i Rom. Furono solo promesse. Dopo tante insistenze…
arrivarono i poliziotti, le ruspe……e via! Via tutti quelli che sporcano le
nostre città. La cosa più incredibile fu che il comune di Casoria è
stato commissariato per infiltrazioni mafiose! Come ultimo gesto il
sindaco uscente aveva firmato l’ordinanza dello
sgombero.
Grave, molto grave che si dia effetto immediato ad
un’ordinanza di un sindaco “scaduto”! Il prefetto l’ha immediatamente resa
effettiva! E’ proprio vero che sono sempre i poveri a pagare.
Ma ho visto un gruppo di fuggiaschi fuori dalla stazione Gianturco:
donne incinte, bambini che piangevano…Ora vivono nella diaspora della
quasi totale indifferenza delle istituzioni e dei cittadini. E’ questa
l’Italia democratica? E’ così che trattiamo i Rom? Non è forse così che
trattiamo anche gli immigrati chiudendoli nei CPT, veri lager?
I poveri a Nord come a Sud, a Napoli come a Nairobi,
non contano! Eppure sono volti!" Alex Zanotelli
Era il
13 novembre 2005. Per favore, smettiamola di preoccuparci di Grillo, che di
questi tempi ha sin troppi altoparlanti che parlano di lui. Probabilmente, di
Rom non ne capisce niente, e si appoggia ai suoi "supporters", non importa come
la pensino, l'importante è di "fare casino". Concentriamoci sulle migliaia di
commenti che sono apparsi nei due post differenti, noterete che invece sono
quasi a fotocopia. E come riuscire a dialogare con queste persone che fanno del
blog di Grillo una personale palestra.
ore 18:30 "ROM TRA ESCLUSIONE E SICUREZZA" presentazione del libro "Chejà Celen, ragazze che ballano" scritto da Vania Mancini, edito da Sensibili alle foglie in collaborazione con ARCI solidarietà Lazio e Commissione delle Elette del comune di Roma
sono invitati:
Nicola Valentino
Curatore del libro, Sensibili alle foglie
Renato Curcio
Sensibili alle foglie
Paolo Perrini
ARCI solidarietà Lazio
Adriana Spera
Pres. Commissione delle Elette
Nicola Simoniello
Pres. commissione sicurezza XIX Municipio
Paolo de Pascale
Ufficio Cultura XII Municipio
Gianni Pizzuti
Resp. settore volontariato Caritas
Tano d'Amico
Fotografo
Umiza Halilovic
Portavoce campo Lombroso
Andrea Camerini
Nuove Tribù Zulu
modererà il dibattito Fabio Malinconico
ore 20:00 cena sociale e danze delle ragazze Chejà Celen
ore 22:00 DJ set a cura di Brusca (grooves, funk, jazz dancefloor)
Di Fabrizio (del 09/10/2007 @ 12:10:18, in Regole, visitato 2014 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
salve,
abbiamo organizzato una conferenza stampa di presentazione della proposta di
legge che abbiamo depositato, sull'inserimento dei cittadini e le cittadine rom
e sinti nella legge sulle minoranze linguistiche.
sappiamo che non tutti sono d'accordo con la proposta, ma abbiamo ugualmente
provato ad invitare alla presentazione a persone e associazioni che lavorano
sui/con diritti di rom e sinti. è un primo passo, intendiamo continuare a
lavorare, con gli strumenti a disposizione perché i/le componenti di questi
minoranze, siano riconosciute come soggetto di diritto.
la conferenza stampa avrà luogo giovedì 11 ottobre alle 10:45 nella sala stampa
di Montecitorio, ingresso da via della missione. data la natura dell'iniziativa,
prevediamo pochi brevi interventi.
chi intenda partecipare è pregato di dare conferma entro martedì 9.
ricordo che per gli uomini è necessaria la giacca.
sono stati invitati tutti i deputati che hanno firmato la proposta.
un caro saluto,
Di Fabrizio (del 09/10/2007 @ 09:26:54, in Italia, visitato 2741 volte)
... di oggi, 8 ottobre 2007. Ma è proprio vero che le
“comunità nomadi” condividono? Non è invece il caso di far sentire la vostra
opinione in merito? Per e-mail al Corriere potete scrivere a 'redazione@corrieredilivorno.it'.
Ciao. Isabella.
Cosimi: Mai più bimbi mendicanti - Presto gli assistenti
sociali ai semafori
E le comunità nomadi condividono anche se chiedono "politiche
di inserimento più adeguate"
di Gabriele Masiero
"Siamo pronti a mettere in campo una task force di educatori per togliere dai
semafori i bambini mendicanti". Il sindaco, Alessandro Cosimi, ha deciso di
dichiarare guerra agli adulti, spesso rom, che usano i loro figli per chiedere
l'elemosina agli angoli delle strade. ''Faremo solo rispettare la legge che già
esiste - ha aggiunto Cosimi - e siamo pronti a fare intervenire il tribunale dei
minorenni''. L'idea del primo cittadino livornese potrebbe essere un
progetto-pilota in Italia, non fosse altro perché non segue la strada delle
ordinanze, come avvenuto a Firenze con i lavavetri, ma intende rafforzare
l'attività dei servizi sociali per stroncare il fenomeno dell'accattonaggio
compiuto dai bambini. "Il messaggio che vogliamo dare - ha spiegato Cosimi - è
chiaro: a Livorno non è consentito mandare i bambini a chiedere l'elemosina. E
per farlo siamo disposti a impegnarci concretamente. Abbiamo già contatto un
pool di psicologi e pedagogisti che ci aiuteranno in questo percorso. Proporremo
al Tavolo del volontariato di collaborare con noi per trovare, oltre alle
struture pubbliche, altre case famiglia dove inserire i bambini tolti ai
genitori che li costringono a mendicare. Prima andremo sul posto ad avvertire
questi adulti e se la loro condotta proseguirà informeremo il tribunale dei
minorenni affinché decida sull'eventuale affidamento ad altri dei loro bambini".
Infine, ha detto Cosimi, "vogliamo dimostrare che Livorno non dimentica quanto è
accaduto due mesi fa sotto il ponte di Pian di Rota, quando morirono quattro
bambini nell'incendio delle loro baracche". "Non siamo una città indifferente -
ha concluso - e lo vogliamo dimostrare con i fatti. Per questo i nostri servizi
sociali monitoreranno costantemente la città. Abbiamo già ricevuto segnalazioni
in merito, in particolare per quanto riguarda il semaforo che si trova vicino
all'istituto Nautico, interverremo su quelle e non tollereremo violazioni di
legge". Ok al progetto del sindaco livornese anche dal comitato nazionale "Rom e
Sinti insieme" che però auspica anche politiche sociali che favoriscano
l'inclusione di interi nuclei sociali. "E' giusto applicare le norme - ha detto
Nazzareno Guarnieri, portavoce del comitato - perché legalità e sicurezza
sono principi irrinunciabili, ma allo stesso modo occorre garantire politiche
sociali adeguate per consentire a tutti una vita dignitosa. Perché disagio e
illegalità non nascono mai per caso". Al comitato fanno capo oltre 60 leader e
16 organizzazioni di categoria. "E' assolutamente vero - ha precisato il
portavoce della comunità Sinti e Rom - i bambini non devono mendicare per strada
né, tanto meno, dovrebbero vivere in campi nomadi, che andrebbero smantellati.
Ma purtroppo è altrettanto vero che spesso non hanno dove andare e la
discriminazione contro le minoranze Rom e Sinti in Italia è ancora estesa in
tutti i campi, dal privato al pubblico". In Italia, secondo Guarnieri, "sono
rare le realtà dove le comunità sinti e rom sono considerate protagoniste
sociali pensanti e dove sono attuate politiche di integrazione, di
partecipazione diretta e di mediazione culturale". "I Sinti e i Rom presenti in
Italia - ha aggiunto - vedono in molti casi negato il diritto alla residenza,
alla sanità, alla scuola e al lavoro". E' quindi necessario, ha spiegato
Guarnieri, "superare la politica dell'assistenzialismo e dell'accompagnamento
sociale ed evitare politiche simili con altra denominazione che contengono
sempre i requisiti dell'assistenzialismo". "Insomma, chi di noi sbaglia, ruba e
sfrutta i bambini deve pagare - ha concluso - ma lo stesso deve valere per chi
non è in grado di garantire politiche sociali adeguate".
Di Fabrizio (del 08/10/2007 @ 22:08:33, in Italia, visitato 2054 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
Gentile Fabrizio,
ieri sera, alle ore 23.00 circa, Canale 5 ("Terra") ha parlato dei rumeni rrom
di Pavia e Milano. Vorrei segnalare la posizione del vice-sindaco di Milano, che
considera tutti i rrom malviventi e chiede, per la Romania, di reintrodurre
i provvedimenti del trattato di Schengen.
E un discorso che deve essere conosciuto da tutti quanti visitano "Mahalla" .
Ti prego di inserire questa notizia .
Grazie,
Di Fabrizio (del 07/10/2007 @ 09:26:14, in scuola, visitato 2040 volte)
Una trentina di ragazzi giocano a piedi nudi nel mezzo della strada. I vestiti sporchi non coprono i loro corpi magri. [...] Petra, una delle ragazze,
ha 14 anni, anche se il suo corpo snello e le braccia piccole le danno l'aspetto
di un'undicenne, è una ragazza savia e felice.
In una normale scuola secondaria in Romania, una ragazza della sua età
sarebbe all'ottavo grado, studiando lingue, fisica o geometria. Ma lei è solo al
sesto grado di una "Scuola Speciale" per ritardati mentali.
"Non imparavo abbastanza nella scuola normale" dice Petruta. Se le si chiede
cos'ha di speciale il suo nuovo posto di studio, risponde: "Beh, ci sono solo
Rom là, soltanto noi 'Zingari'!"
Petruta ha altri quattro fratelli e sorelle e i suoi genitori sono
disoccupati. La costruzione improvvisata che occupano ha quattro pareti
d'argilla ed un tetto di plastica. Il tempo è tempestoso e il vento fa saltare
il tetto, lasciando i cinque bambini in due piccoli letti svegli con il cielo
grigio sopra di loro.
La famiglia vive con i 30 €uro mensili dell'assegno di disoccupazione del
padre aggiunti a 7 €uro per ogni figlio. Come media, la famiglia vive con 2 €uro
al giorno.
Talvolta Petruta fa lavori di casa dai vicini. "Sono brava a pulire i tappeti
dei rumeni, " dice.
Chiedendole come va la sua scolarizzazione, Petruta ammette di non saper
ancora leggere o scrivere. Ma non è un'eccezione - ci sono migliaia di bambini
come lei in Romania. Questa giovane vive nella piccola città di Dumbraveni nella
regione di Sibiu, un povero distretto ostile ai Rom. Circa 150 bambini vivono lì
attorno. Oltre il 90% va alla Scuola Speciale - Centro per l'Insegnamento
Inclusivo, che il Ministero dell'Educazione ha costruito per i bambini ritardati
fisicamente o mentalmente. Attualmente, solo i bambini Rom ci vanno, anche se
nessuno di loro è disabile.
Superficialmente, questa situazione sembra soddisfare genitori, autorità
locali ed insegnati. I bambini che vanno in queste scuole hanno un certificato
che li dichiara handicappati. Questo permette di ottenere il doppio degli
assegni familiari - 14 €uro al mese. La maggior parte dei genitori non ha altre
fonti stabili di reddito.
I bambini stanno nella Scuola Speciale mattina e pomeriggio, dove
ricevono attente cure dagli insegnanti. Hanno anche pasti gratis ad ora di
pranzo. L'autorità locale è contenta, perché questo significa che i bambini Rom
"durante il giorno sono curati".
D'altra parte, i bambini non sviluppano nessuna abilità che li possa aiutare
ad ottenere una solida educazione. Alla fine della scuola, in pochi sanno
leggere o scrivere il rumeno.
La maggior parte di questi bambini sono forzati in questo sistema. A causa
del loro retroterra e vita a casa, se andassero in una scuola normale, avrebbero
scarse possibilità di eccellere. Inoltre, quando per due volte in fila non
passano l'anno sono espulsi, come qualsiasi bambino rumeno.
Metà della comunità di Dumbraveni non ha elettricità. I bambini non hanno un
posto dove fare i compiti. Molti di loro sono anche denutriti - specialmente se
non hanno accesso a pasti caldi. In pochi possono permettersi di comprare libri,
penne o quaderni.
Se espulsi da una scuola tipica, devono avere una seconda possibilità
attraverso il Centro per l'Insegnamento Inclusivo e le sue Scuole Speciali. Ma a
Dumbraveni, molti bambini Rom iniziano il loro primo grado all'età di 7/8 anni
direttamente nelle Scuole Speciali.
Autorità contente
Tutte le parti coinvolte dai capi scolastici al medico di famiglia
"consigliano" i genitori Rom a mandare i loro figli direttamente alla Scuola
Speciale. Sono valutati psicologicamente da una Commissione Distrettuale. Poi,
di solito, nove su dieci di questi bambini ricevono un certificato che li
dichiara handicappati, che permette loro di frequentare la Scuola Speciale.
Vasile Prodan, lo psicologo scolastico, discerne che i bambini Rom non sono
"equipaggiati mentalmente" come gli altri bambini. "Non vanno all'asilo
d'infanzia e non ricevano alcun tipo di educazione dai loro genitori," dice.
Anche le autorità dicono che la situazione discende dalla comunità Rom
stessa. "Questi bambini non vogliono andare alla scuola normale," dice Traian
Dur, sindaco di Dumbraveni. "E gli altri bambini li deridono perché sono
sporchi, e ciò li rende insicuri. Così vanno alla Scuola Speciale. Qui si
sentono bene perché ci sono solo Rom della stessa provenienza."
Nonostante la natura illegale della cosa, le autorità locali e centrale sono
d'accordo che, da una prospettiva sociale, è uno scenario realista.
"Non ci sono abusi commessi a Dumbraveni, ma questo non significa che stiamo
affrontando una situazione ideale che, infatti non credo sia unica," dice Diana
Trenchea, consigliera del Ministero dell'Educazione. "E' una convenienza per
tutti. E non è la prima volta che sentiamo di situazioni dove i genitori usano i
loro figli per migliorare la loro situazione finanziaria."
D'altra parte, quando i bambini cresceranno, [...] si ritroveranno a
ripercorrere le impronte dei genitori e vivere senza un tetto, elettricità e
lavoro - mandando i loro figli nello stesso tipo di istituzione.
Il Ministero infrange la sua stessa legge
Una delle OnG più attive specializzata sui problemi Rom, RomaniCRISS, ha
compilato una protesta al Consiglio Nazionale per Combattere la Discriminazione,
ammonendo che, nei casi come quello di Dumbraveni, esiste una forma di apartheid
educazionale.
"Segregazione è la separazione fisica dei bambini basata sul piano etnico e
non quello linguistico," dice Marian Mandache, capo del Dipartimento dei Diritti
Umani di RomaniCRISS. "Abbiamo esempi di segregazione in tutto il paese, nel
distretto di Dolj, a Cluj, Mures, Harghita, Neamt e Iasi. Ma nel caso Dumbraveni
c'è un chiaro segno di infrazione della legge, perché solo i bambini portatori
di handicap possono andare in una scuola per handicappati." Mandache dice che
spetta al Ministero dell'Educazione correggere la situazione.
Una soluzione sarebbe un compromesso educativo, una somma di denaro che lo
stato donerebbe alle famiglie come incentivo per mandare i loro figli nelle
scuole normali e per tenerli lì.
"Manca la volontà politica per risolvere i problemi Rom in questo paese,"
dice Mandache. "I politici hanno i soldi per costruire la Cattedrale della
Redenzione e possono far riparare le strade ogni anno. Ma non hanno soldi per
aiutare dei poveri bambini."
Ma per Gelu Duminica, direttore esecutivo dell'OnG Agentia Impreuna, non è
questione di razzismo. Dice che il Governo manca di volontà di cambiare lo stato
dei segmenti più poveri in generale, e non dei Rom in particolare.
"La gente povera è facile da prendere in giro" dice Duminica. "Se
l'autorità locale dona del cibo prima delle elezioni, avranno indietro i loro
voti."
Il Governo ha allocato due miliardi di €uro dai fondi europei per i prossimi
sette anni per risolvere il problema delle categorie svantaggiate come gli
handicappati, i Rom e le persone di oltre 45 anni.
Un altro problema è la trappola sociale che attanaglia alcune famiglie povere
- che danno figli alla luce soltanto per i 230 €uro mensili che lo stato
garantisce per i primi due anni di vita. Ma cosa succede quando tutti i figli
hanno più di due anni? Mircea, padre di 34 anni a Dumbraveni, ha cinque figli,
quattro dei quali maggiori di due anni. A malapena ma tutti mangiano.
"Lo stato ci ha chiesto di fare bambini quando la natalità andava sostenuta,"
dice "e se lo 'Zingaro' non ha un posto per lavorare, allora fa figli, così può
mangiare."
Traian Dur, sindaco di Dumbraveni, un politico locale rispettato dalla
comunità Rom, dice che i Rom hanno bisogno di maggiori opportunità di lavoro.
Questo risolverebbe il problema. Ma nella città non c'è lavoro per loro. "Il
giorno stesso che i Rom vengono pagati, spendono tutto al bar più vicino,"
aggiunge.
Occorre un moviemnto a tenaglia - educare nel contempo tanto i Rom che il
resto della società. Gelu Duminica ritiene che occorra focalizzarsi non sulla
scuola di per sé e sull'educazione statale, ma nell'educare i genitori Rom, gli
insegnanti e la maggioranza rumena nel cambiare le loro percezioni.
"Ci sono molti stereotipi, come nel fatto che tutti gli 'Zingari' siano
cattivi o rubino," dice Duminica. "La maggioranza dovrebbe imparare, meglio se
in corsi sponsorizzati dalle scuole pubbliche, a superare i propri pregiudizi e
comprendere che i Rom sono come tutti gli altri uomini o donne." Dall'altro
canto, i genitori Rom hanno bisogno di consulenza su come fare le migliori
scelte per i loro bambini e capire i benefici dell'educazione, mentre gli
insegnanti dovrebbero imparare come trattare i bambini che arrivano da famiglie
povere, o da una cultura o un'etnia differente.
La scuola dell'infanzia
I bambini Rom di solito non frequentano gli asili nido.
Questo significa che non hanno un'educazione formale prima dei sette anni -
quando per legge devono andare a scuola. Senza una scuola d'infanzia dietro di
loro, questi bambini non sono abituati, ad esempio, a rimanere seduti per 50' o
come usare una penna. La maggior parte del tempo, si trovano in una situazione
scomoda. Dopo poche settimane, rifiutano di andare a scuola. Alcuni studi
sociologici hanno mostrato che i bambini Rom sono abituati a ricevere molto
affetto dalle loro famiglie, specialmente dalle madri. Nel primo grado
dell'istruzione trasferiscono questo affetto verso gli insegnanti. I maestri
devono conoscere queste informazioni, così che possano capire il retroterra dei
loro alunni.
Se niente cambia, le situazioni come quelle di Dumbraveni continueranno.
Di Sucar Drom (del 06/10/2007 @ 09:39:39, in blog, visitato 1676 volte)
Modena, perchè il Comune paga la bolletta delle famiglie sinte?
Pubblichiamo un sintetico resoconto del dibattito avvenuto alcuni giorni fa nel
Consiglio Comunale di Modena, durante la discussione della delibera sulle
variazioni di bilancio. Le discussione che ne è scaturita tra Giunta Comunale e
opposizione riguarda essenzialmente il costo delle utenze di energia elettrica
del cosiddetto “campo nomadi” di via Baccel...
Legittimo razzismo
Ci mancava solo questa… un bellissimo articolo del Corriere per confermare
quello che i pregiudizi e gli stereotipi nazionali avevano già lasciato
presagire da tempo: gli immigrati sono la causa principale di criminalità in
Italia. Ma non si tratta di un luogo comune… no, no!...
Il Corriere della Sera e l'invasione dei razzisti
Il 29 settembre 2007 il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di fondo
firmato dal decano dei giornalisti italiani, Alberto Ronchey. Prima pagina, due
colonne in testata. Titolo: "L'invasione dei nomadi". Per nomadi (un po'
grossolanamente, perché in grandissima parte l'aggettivo è sbagliato) Alberto
Ronchey intende...
Roma, il Prefetto chiede lo stop ai mega "campi nomadi"
"Mille persone in un solo villaggio sono troppe". Ha dubbi, il prefetto Carlo
Mosca che ha sostituito Serra dal 3 settembre scorso, sull'iniziativa di
"solidarietà" annunciata dal Campidoglio sui “mega campi nomadi” previsti dal
consiglio comunale: dovrebbero essere quattro "villaggi", di cui non è stata
ancora specificata l'ubicazione, ma che andrebbero a posizio...
Torino, la memoria rimossa
L'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza sta preparando per i
giorni fra il 16 e il 19 ottobre 2007 un'iniziativa a Torino sull'occupazione
italiana della Jugoslavia dall'aprile 1941 all'otto settembre 1943, dal titolo:
la memoria rimossa, l'occupazione italiana della Jugoslavia (1941 - 1943)...
Scrivi anche tu al Corriere della Sera
Invitiamo i lettori di sucardrom a prendere posizione contro la deriva xenofoba
e razzista che sempre più caratterizza la rappresentazione mediatica
dell’immigrazione e soprattutto dei Rom rumeni. Ci riferiamo in particolare a
“l'invasione dei nomadi”, editoriale a firma di Alberto Ronchey pubblicato in
prima pagina dal Corriere della Sera, sabato 29 settembre scorso...
Alleanza Nazionale: l'Italia? Il Paese dei campi!
“In Europa, l’Italia è conosciuta come il Paese dei campi rom. Le situazioni di
agglomerati di baracche, spesso senza luce, acqua, gas e soprattutto senza
controlli non esistono in altre nazioni”. A lanciare l’allarme è il capogruppo
di An al Parlamento europeo, Roberta Angelilli. Dati alla mano, Angelilli parla
della situazione della capitale, ma allarga il suo discorso a tutto il Belpaese...
Intolleranza zero: la città per tutti e per tutte
La Rete del Nuovo Municipio invita a partecipare all’assemblea di amministratori
locali e soggetti sociali «Intolleranza zero: la città per tutti e per tutte»
che si svolgerà a Roma la mattina del 20 ottobre dalle 10 alle 13, in modo da
permettere ai partecipanti di essere alle 14,30 in piazza Esedra per la
manifestazione nazionale. Sede dell’incontro sarà la nuova redazio...
Toscana, il superamento dei "campi" è l'obiettivo fondamentale
Il dibattito del Consiglio regionale sui Rom in Toscana si è concluso con
l'approvazione della mozione sottoscritta da Pd, Verdi, PdCi, Sd e Rc, sulla
quale lo Sdi si è astenuto. Respinte le mozioni dell'opposizione di centro
destra (FI, An, Udc, Af) e quella dello Sdi. Nella mozione approvata si
sollecita, fra l'altro, il Parlamento a dotare gli enti locali di adeguate
risorse finanziarie per affrontare il problema...
"Fuori i Rom"... è il nuovo grido di battaglia
"L’invasione dei nomadi", titolava l’altro giorno il Corriere della Sera
l’articolo di fondo di Alberto Ronchey. E l’impressione che dava era di una
minaccia più che incombente ormai presente, come nella storia degli
"ultracorpi", dal film di Don Siegel, dove gli ultracorpi non erano che quei
baccelli giganti che espellevano alieni dalle sembianze umane. Tutti comunisti
peraltro, mostruose creature che sotto false spoglie si insinuavano nel no...
Bolzano, il "campo nomadi" della Spaghettata
Vorrebbero lavarsi, ma manca l’acqua calda. Vorrebbero servirsi dei gabinetti,
ma sono intasati da settimane. A pochi metri dalle roulotte, una fogna a cielo
aperto: un laghetto lungo almeno 50 metri. Topi e rospi ovunque. I Sinti hanno
fatto presente la situazione, più e più volte, ma il Comune - raccontano - non
si è mosso. «Non vogliono spendere altri soldi, perché il campo dovrebbe essere
smantellato».
Un lezzo terribile, a pochi metri da...
Ascoli Piceno, mano pesante del giudice monocratico per Marco Ahmetovic
Sei anni e sei mesi di reclusione per Marco Ahmetovic, il rom di 22 anni che la
sera fra il 22 e il 23 aprile travolse con il suo furgone e uccise quattro
ragazzi di Appignano del Tronto: Eleonora Allevi, Davide Corraddeti, Alex
Luciani e Danilo Traini, non avevano neppure compito 18 anni. La sentenza,
pronunciata dopo meno di un'ora di camera di consiglio, supera la richiesta del
pm che aveva chiesto quattro anni di reclusione e 20 giorni di arr...
La furia cieca è qui...
Ed ecco che arriva come un fiume anche Beppe Grillo sulla questione Rom rumeni.
Dopo aver letto l’esternazione del comico genovese che parla di migrazioni
selvagge e di sacri confini, ci chiediamo se davvero siamo nell’anno 2007 del
calendario gregoriano. Improvvisamente ci svegliamo da un sogno che abbiamo in
parte condiviso con un ebreo che si è estraniato dal ...
Ancora, il Ministro della Sanità Pubblica (MSP) non ha programmi per la
comunità Rom, questo perché ritiene che il disagio e la sofferenza non abbiano
niente a che fare col retroterra etnico dei singoli. Dal 2001, anno in cui la
Romania ha adottato la normativa europea, che proibisce la classificazione su
base etnica, non ci sono dati ufficiali sul problema della sanità tra i Rom.
Abbastanza sorprendentemente, gli incaricati statali dicono spesso che i Rom
sono il gruppo privilegiato delle strategie governative per promuovere la sanità
e combattere la povertà. D'altra parte, non c'è molto che il ministro può fare
per la gente di
Ferentari. Dice Hanna Dobronauteanu ex consigliera per i problemi Rom
nel MSP "Al momento, l'area non è una priorità del MSP. Le cose potrebbero
cambiare solamente se l'Autorità per la Sanità Pubblica di Bucarest (ASPB) o
alcune OnG identificassero problemi specifichi ed arrivassero ad un piano
concreto per migliorare le condizioni dell'area".
Ma ora a Ferentari - nell'assenza di un sostanziale sforzo a lungo termine da
parte del governo - solo progetti ed iniziative delle OnG ottengono risultati,
limitati nello scopo.
Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi per ogni tipo di programmi,
dalla lotta alla tubercolosi all'educazione sessuale (per uomini e donne) e
piani familiari, prevenzione del cancro al seno ecc. Ma tutto ciò è ancora
distante dal raggiungere risultati visibili.
"I programmi portati avanti finora dovrebbero essere soltanto l'introduzione
ad una grande, coerente campagna destinata a richiamare i complessi problemi di
salute della popolazione Rom di Ferentari. Di certo sono stati molto utili, ma
non sempre sono stati focalizzati sui bisogni più stringenti. Dietro, le vere
cause, che sono la povertà, la disoccupazione, la mancanza di scolarità" secondo
Alina Constantinescu, lavoratrice sociale dell'organizzazione sociale "Doctors
of the World". Ammonisce: "Inoltre, da quando la Romania è diventata stato
membro della UE, gli USA e gli altri stati occidentali hanno cessato di
finanziare progetti, ritenendo la Romania ormai in grado di risolvere i suoi
problemi da sola. Cosa di cui dubito..."
Nell'indirizzare le tematiche Rom, il MSP supporta solamente i mediatori
sanitari, che sono membri della comunità locale, per facilitare la comunicazione
tra popolo e medici.
Perciò, i 500 mediatori sanitari che lavorano in tutta la Romania - tutte
donne - devono entrare nelle case delle persone, identificare i problemi e
cercare le soluzioni.
Infatti, quello che fanno non è solo occuparsi dei problemi relativi alla
sanità, ma anche aiutare i Rom ad ottenere documenti di identità o certificati
di nascita o riportare i loro problemi sociali alle autorità.
Anche se, con l'aiuto dei mediatori sanitari, sono state prese misure
significative, i problemi sono lontani dall'essere risolti. Primariamente, sono
impiegati per un periodo limitato, di solito un anno, e poi i loro contratti di
lavoro sono estesi per un altro anno, rendendo il lavoro meno sicuro. Poi il
loro salario - pagato dall'Autorità per la Sanità Pubblica - è lontano dal
motivarli, ammontando ad appena 400 RON (Euro 125) o meno al mese. Le
comunicazioni con i medici non sempre sono facili.
Inoltre, ci sono problemi legati all'accesso dei servizi sanitari pubblici.
Il MSP dicono che sono stati implementati,ma le OnG locali sono di opinione
differente. Daniel Radulescu, di Romani Criss, dice: "Anche se ora più persone
sono registrate, questo non significa che hanno ottenuto un pari accesso ai ai
servizi forniti. Molto spesso, i Rom ci informano che i dottori mostrano
attitudini razziste.
Anche Ervin Szekely, segretario statale del ministero, conferma l'esistenza
di casi simili. "Siamo stati recentemente informati su una donna Rom che ha
consegnato un reclamo per non avere ricevuto adeguata assistenza medica riguardo
ai seri problemi avuti con la nascita di suo figlio. Al medico sono state
imposte sanzioni, non per un atto di discriminazione, ma per avere mancato nel
provvedere adeguata assistenza medica. Così non è stato sanzionato per
discriminazione, perché è difficile da provare."
Romani Criss riporta anche istanze di segregazione in ospedale - che in
Romania è illegale - ma ammette che casi simili sono difficili da provare.
"Discriminazione e segregazione per lungo tempo non sono state tra le nostre
priorità. D'altra parte, stiamo pianificando come includere questi fenomeni nel
nostro lavoro di ricerca", dichiara Erwin Szekely.
Investigation published by Marian Chiriac, editor of DIVERS news bulletin
country, and Daniel Ganga, a freelance journalist of Roma origin.
This article is part of the Public Health Journalism and Roma Program, the
second edition, coordinated by Center for Independent Journalism Bucharest, and
supported by the Open Society Institute – New York.
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