Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/12/2007 @ 12:18:36, in scuola, visitato 2006 volte)
Invio articolo di graziano halilovic, pubblicato su " IL MONDO DOMANI" Bimestrale del Comitato Italiano per l'UNICEF n.5
Saluti Maria Grazia Dicati
minoranze
di Graziano Halilovic
Rom bosniaco xoraxané, mediatore culturale, membro del Comitato Rom e Sinti
insieme
I bambini e gli adolescenti Rom e Sinti che riescono a varcare la soglia
di un’aula scolastica sono spesso i più soli ed emarginati, e lo rimangono per
tutti gli anni della frequenza obbligatoria.
Non basta mandarli a scuola, bisogna integrarli e responsabilizzare i genitori
Ancora oggi ricordo il mio primo giorno di scuola: un grandissimo autobus in
mezzo al campo nomade che si trovava in un quartiere di Torino. In questo
quartiere esistevano tante scuole, ma la nostra era dentro l’autobus. Il campo
nomade era grandissimo e c’erano diverse etnie Rom e Sinte; ogni tanto
litigavano tra di loro, ma se si avvicinavano e cercavano di mettere a rischio
la nostra scuola tutti si alzavano gridando per allontanarli dall’autobus.
Era molto bello andare a scuola; tutte le mattine mi accompagnava mia madre o
una delle mie sorelle. Io avevo 7 o 8 anni, e per la prima volta avevo un
dovere e finalmente anche un diritto: quello di andare a scuola!
Le mie sorelle e tante altre ragazze e ragazzi si avvicinavano all’autobus a
guardare e a curiosare dalla finestra. A me sembravano dei poveracci: il loro
destino era stare fuori, mentre noi avevamo il privilegio di stare dentro. Non
so bene chi, ma qualcuno aveva scelto il nostro destino, anzi meglio: qualcuno
aveva tolto il sacro diritto allo studio a quei ragazzi e ragazze che stavano
fuori, mentre noi stavamo dentro l’autobus a farci ghettizzare.
Mi chiamo Graziano Halilovic e sono un Rom Bosniaco. Oggi ho 35 anni, una moglie
bellissima, 6 figli (3 maschi e 3 femmine), un lavoro e un mutuo da pagare! Da
dodici anni la mia professione è il mediatore linguistico culturale. Mi sento
fortunato per la persona che sono diventato e per il tipo di percorso di
integrazione che ho fatto, anche grazie all’adeguata istruzione che ho ricevuto.
Devo tutto questo, comunque, non a chi aveva pensato al sistema della scuola
nell’autobus… ma ai miei genitori.
Lo Stato italiano ha deciso che tutti i bambini Rom e Sinti devono andare a
scuola. Oggi esiste il progetto di scolarizzazione, gestito dalle varie
associazioni, rivolto ai questi bambini (definiti minori a rischio). Il progetto
ha come obiettivo l’integrazione, la responsabilizzazione e la sensibilizzazione
dei genitori; le associazioni dovrebbero seguire i nostri minori nel percorso
scolastico. Ormai sono più di quattordici anni che la scolarizzazione va avanti
e i primi bambini Rom e Sinti che hanno fatto parte del progetto, oggi hanno 20
anni. La maggior parte di essi, però, è stata inserita a scuola quando aveva già
10 o 13 anni e questo ha creato grande disagio e poca sensibilità verso le loro
problematiche. Spesso le scuole hanno inviato tante richieste di aiuto, ma le
uniche risposte che hanno ricevuto sono state: “c’è l’obbligo scolastico e avete
il dovere di prendere i bambini nella scuola”.
Ai genitori Rom e Sinti hanno imposto l’obbligo di mandare i figli a scuola, ma
non hanno trasmesso e spiegato il valore e l’importanza di farli studiare.
Questo ha creato l’allontanamento del genitore dal proprio ruolo.
Le associazione si vantano del loro progetto finanziato dal Comune di Roma, del
numero di bambini che sono riusciti a portare nelle aule, ma la qualità della
frequenza scolastica dei bambini e come il bambino vive questa situazione non
sono considerati.
I bambini Rom e Sinti sono molto sensibili, delicati, attenti, curiosi, vivaci,
intelligenti, pronti a imparare, hanno tanta voglia di giocare, di sbagliare, di
ricominciare, insomma sono dei bambini, come tutti gli altri!. Ma quando si
discute di loro sembra che siano solo degli zingari.
I bambini che hanno frequentato la scuola con questo sistema, oggi sono usciti
con un diploma di terza media (grandi elogi al sistema!) ma se gli chiedi di
leggere o scrivere fanno la stessa fatica di un bambino di seconda o terza
elementare.
Nelle scuole subiscono tanto razzismo, sono sempre gli ultimi della classe e
spesso gli ultimi di banco… disegnano, mentre gli altri bambini imparano a
leggere e a scrivere. In classe i bambini Rom e Sinti si trovano a rappresentare
per gli altri la negatività. In adolescenza capiscono cosa significa vivere
isolato ed escluso! Condividono gli stessi sogni dei loro compagni, ma iniziano
a capire che hanno ben poche speranze di realizzarli.
Dopo otto lunghissimi anni di dura prova escono con la coscienza che la vita che
fanno è disastrosa, vergognosa e che nessuno li rispetta. Vorrebbero migliorare
la propria condizione e acquisire dignità e sanno che la strada giusta è il
lavoro, ma sono analfabeti e per gli altri sono solo degli zingari. Così
cominciano a capire che dopo otto anni di scuola per loro non è cambiato niente.
Ritornano al proprio campo nomade, due volte sconfitti sperando di essere
accettati almeno lì. E al campo li accettano, pur non riuscendo a capire come
mai dei ragazzi che hanno speso otto anni della loro vita nella scuola e che
hanno fatto tutto quello che si poteva fare per essere integrati, possano essere
cosi maltrattati e rifiutati.
Nel campo, quando si ritrovano con altri ragazzi che non hanno mai frequentato
la scuola si sentono diversi, persi nel nulla.
Una mia amica diceva che i bambini Rom o Sinti vengono trattati come sacchi di
patate, e non come esseri umani. Lo diceva ai suoi operatori e ai suoi educatori
scolastici.
Oggi dico che non basta solo accompagnare i bambini dal campo alla scuola e
fargli prendere la terza media senza garantire la qualità della frequenza
scolastica: questi ragazzi devono avere un sostegno per poter proseguire gli
studi; bisogna offrirgli un’alternativa. Bisogna sostenere il loro attaccamento
alla famiglia e non cercare di allontanarli (la famiglia è una parte molto
importante della loro vita); bisogna coinvolgere e sostenere la famiglia e
mettere i genitori nella condizione di aiutare il proprio figlio o la propria
figlia nel percorso scolastico.
So che non è un sogno e che tutto ciò potrebbe essere realizzato: per una
completa e reale integrazione manca solo la volontà delle persone. E se non
dimostrano di avere la volontà di percorrere questa strada, allora mi chiedo se
per loro i Rom e i Sinti non sono altro che un ennesimo strumento per fare
politica.
Di Sucar Drom (del 18/12/2007 @ 09:20:22, in blog, visitato 1626 volte)
Abbattere il muro. La «buona notizia» dell’accoglienza di un popolo che
c’interpella: i Rom
Intervento forte della Delegazione regionale della Caritas alle parrocchie
toscane: l’accoglienza dei Rom. Il documento (che ha per titolo Abbattere il
muro. La «buona notizia» dell’accoglienza di un popolo che c’interpella: i Rom)
«vuole essere l’invito – spiega il de...
Milano, le associazioni fanno cartello per i Rom
Nasce a Milano un Cartello permanente che riunisce una quindicina (per il
momento) di associazioni laiche e cattoliche che operano da anni sul
territorio del capoluogo lombardo per mettere in campo una strategia ...
Gratta, gratta... Fini resta il fascista di sempre
Decreto legge sulle espulsioni dei cittadini comunitari, spazio europeo,
cittadinanza europea. Melting Pot Europa ha intervistato Marco Revelli, storico
e sociologo, docente all’Università Orientale del Piem...
L’Italia si impegna all’Onu per la tutela dell’infanzia rom e sinta
Il ministro Rosy Bindi, intervenendo ieri alla plenaria di New York, ha
illustrato il piano per “proteggere i bambini rispettando il principio della
unità familiare”. Un impegno concreto per la tutela dell’...
Una sconfitta!
Annullata la condanna a due mesi di reclusione per istigazione all'odio e alla
discriminazione razziale nei confronti del sindaco di Verona, Flavio Tosi. Lo ha
deciso il 13 dicembre 2007 la Terza sezione penale della Cassazione che ha
disposto un nuo...
Milano, la segregazione per tutti i Sinti e i Rom
Il cosiddetto "patto di socialità e legalità" fatto sottoscrivere dal comune di
Milano ai Rom romeni, residenti in via Triboniano, sarà esteso ad altri sette
insediamenti meneghini, nei quali risiedono oggi 875 cittadini rom e sinti
italiani, europei e non com...
Luoghi comuni contro Rom e Sinti. Parte prima: i ladri di bambini
Lo scopo di questo articolo è quello di rimettere in discussione e confutare
alcuni luoghi comuni su Rom e Sinti. In particolare verranno esaminati alcuni
asserti che il senso comune dà per assodati e ch...
Discriminazioni, il "pasticcio" di Palazzo Madama
Il 6 dicembre il Senato della Repubblica ha votato con non poche sofferenze il
cosiddetto “decreto sicurezza”. Oggi il provvedimento è alla Camera dei
Deputati. Il provvedimento, nato sull’onda emotiva del delitto Reggiani, rischia
di compromettere tutta la le...
Di Fabrizio (del 17/12/2007 @ 09:31:21, in scuola, visitato 1718 volte)
Da
Roma_Daily_News
Cari amici,
Roma Education Fund (REF) ha il grande piacere di annunciare la prima uscita
della rivista biannuale "A School for All".
Questa rivista intende fornire una piattaforma per discussioni, scambio ed
apprendimento di tutti quanti siano coinvolti ed interessati nell'educazione dei
bambini rom. La rivista non ha ambizioni accademiche ma spera di riunire
accademici, attivisti, esperti nello sviluppo comunitario, specialisti
dell'educazione, quanti sono coinvolti giorno per giorno nell'educazione dei
Rom, Rom e non Rom, nello scambiarsi esperienze concrete ed idee.
Il tema della prima uscita della rivista è "The Case for Integrated Education".
Si può scaricare la rivista dal nostro sito web
http://www.romaeducationfund.hu/ al link REF Magazine.
Best Regards,
Erzsebet Bader
ebader@romaeducationfund.org
Communication Assistant
Roma Education Fund
Hungary-1056
Budapest
Vaci utca 63
Tel: 36/1/ 235 80 30
Fax: 36/1/235 80 31
Di Fabrizio (del 16/12/2007 @ 09:08:52, in media, visitato 3023 volte)
Da ErrepiNews
di Sanja Lucic
A quello che un sondaggio realizzato dal Roma Information and Documentation
Center (RIDC) ha confermato, con un po' di intuito si può arrivare anche da
soli: i rom sono molto più interessati ai media elettronici come radio e
televisione che ai giornali, anche perché molti di loro non sanno leggere.
In diversi paesi la radio si è dimostrata uno strumento molto congeniale alla
cultura rom, assolvendo una funzione molto importante a diversi livelli:
informare i rom nelle lingue che conoscono; insegnare e codificare la lingua
rom; parlare dei problemi dei rom; far partecipare donne e bambini ai programmi;
collegare le comunità rom di diverse parti d'Europa e del mondo e promuovere le
diverse identità rom ma anche l'omogeneizzazione e la coesione del mondo rom.
Ecco alcune significative esperienze di radio che operano come voce dei rom
nell'est europeo, e che ci danno un'immagine dei rom assai più dinamica e
moderna di quella che ci comunicano i pregiudizi che li circondano.
RADIO C
Unica radio rom in Ungheria, è nata nel 2001 a Budapest. La C del nome sta
per cigani, "zingari": che in ungherese non ha connotazioni negative come
in altre lingue. A due fermate di metropolitana da via Vaci, la zona pedonale,
la sede della radio si trova nella via Lujza, in quello che i rom di Budapest
chiamano il quartiere zigano. Per questa radio l'Ungheria ha ricevuto molte lodi
dalle organizzazioni, ma in realtà lo stato non ha niente a che fare con
l'emittente. Il commento del caporedattore Kerenyi Gyergy è che questa radio è
una soluzione a buon mercato che fa "vetrina": è molto più facile concedere una
frequenza per una radio del genere che costruire una seria strategia per
migliorare la condizione dei rom nel paese.
In ogni caso Radio C rappresenta un grande passo avanti per l'emancipazione
dei rom ungheresi. Statistiche del 2001 dicono che in Ungheria vivono 190 mila
rom, ma molti ritengono che siano molti di più, 100 mila solo a Budapest. I
giornalisti della radio si sentono investiti di una grande responsabilità e
dicono che questa è più di una radio. L'80 per cento dei collaboratori
dell'emittente sono rom; i giornalisti, una ventina, prima non facevano questo
mestiere, ma si sono formati con corsi finanziati da organizzazioni francesi e
britanniche.
La radio riceve molte visite di ascoltatori: a Radio C i rom si sentono come
a casa, finalmente hanno qualcosa che è loro e per la quale provano un senso di
appartenenza.
La maggior parte dei programmi è in ungherese perché l'80 per cento dei rom
del paese parla solo ungherese. Radio C è un'organizzazione non profit:
l'aspirazione è quella di mantenersi con la pubblicità, ma è una strada
difficile, e per il momento la radio continua in gran parte a vivere di
donazioni e sovvenzioni.
Il sito di Radio C:
www.radioc.hu
RADIO KHRLO E ROMENGO (leggi l'intervista)
Radio Khrlo e Romengo, cioè "Radio voce dei rom", ha sede a Belgrado ed è il
prodotto di Rrominterpress, una organizzazione informativa non governativa
fondata nel 1995.
La nascita della radio non è stata immediata perché all'inizio non c'erano i
fondi per realizzare una emittente di questo genere e le condizioni politiche
non erano favorevoli.
La radio ha cominciato a trasmettere nel marzo del 2002. Bilingue - rom e
serbo - propone notizie ogni ora, utilizzando in particolare le agenzie Beta e
Fonet e molti corrispondenti di origine rom. La musica copre il 70 per cento
della programmazione, con musica rom di tutte le parti del mondo ma anche musica
non rom.
Tra gli scopi principali della radio l'apprendimento della lingua, visto che
la maggior parte dei rom non parlano la loro lingua o la parlano male.
Un'attenzione speciale è riservata ai bambini, con musica indirizzata a loro
e programmi educativi: oltre che con Romoloske Studije/Romologi Studies, una
rivista che ha pubblicato una decina di numeri in rom, serbo e inglese, i
programmi per i più piccoli sono realizzati in collaborazione con un giornale
specializzato, Chavrikano Lil (Children's Newspaper), che è stato creato
nell'85, e che, rilanciato dalla Rrominterpress, ha all'attivo più di cinquanta
numeri.
Nel 2005 Khrlo e Romengo ha tentato anche l'esperimento di una televisione,
che si è esaurito nel marzo scorso. Dall'ottobre di quest'anno la radio
trasmette anche via satellite, Hotbird 12322 Mhz, symbol rate 27500 H. Il sito
di Khrlo e Romengo: www.khrloeromengo.com
RADIO TOCAK
Radio Tocak, cioè "Radio Ruota" (una ruota rossa - la ruota che gira come i rom
che da sempre girano il mondo - su uno sfondo verde e blu è la bandiera degli
zingari), trasmette da Valjevo, città a circa 100 km da Belgrado.
L'emittente è proprietà di un rom, Dragan Jovanovic: l'idea che lo ha mosso è
che il tempo degli zingari che si preoccupavano solo dell'oggi e di che cosa
c'era da mangiare, e domani poi si vedrà, è ormai lontano, e che la prospettiva
per i rom è l'istruzione dei bambini, in modo che imparino a non essere
dipendenti da nessuno, e da nessun aiuto umanitario o della società.
Radio Tocak lavora quindi in questa direzione sapendo che l'8 per cento dei
bambini rom non parla la lingua madre ma neanche il serbo, ma solo un misto di
rom, serbo e turco.
Due volte alla settimana la radio manda in onda il programma E Romanca, che
in precedenza era trasmesso da radio Valjevo: si tratta di un programma dedicato
al contatto con gli ascoltatori, nel quale possono intervenire anche i bambini.
La radio non fa politica: parla dei problemi dei rom, anche se ha l'ambizione
di non essere un ghetto per i rom.
La radio vuole essere inoltre un luogo di formazione, dove i giovani possono
imparare il mestiere di giornalista, conduttore, tecnico del suono.
Il sito di Radio Tocak:
www.radiotocak.co.yu
Khrlo, per tutti quelli che amano la musica di
qualità
Vi riproponiamo un'intervista di Sanja Lucic a Dragilijub Ackovic, direttore
di Radio Khrlo e Romengo, trasmessa da Radio Popolare nel 2006
La vostra radio si può sentire solo a Belgrado o in tutta la
Serbia/Montenegro?
La radio si riceve nel raggio di cento chilometri intorno a Belgrado: abbiamo
scelto questa zona perché la maggior parte dei rom si trova qua.
Che tipo di musica fate ascoltare? Solo musica zingara o anche musica
pop, rock e musica delle ex repubbliche?
La musica che si può sentire da noi è molto varia, musica che arriva da tutta
la ex Jugoslavia, ma dato che da noi siamo rom, naturalmente trasmettiamo molta
musica zingara. La nostra specialità è la musica dal vivo: i nostri
collaboratori vanno a concerti, matrimoni, ristoranti, registrano tutto e noi
mandiamo in onda. Certo, queste cose sono le più ascoltate in assoluto, molto
più di quelle che si possono trovare anche altrove. Per avere un'idea: nella
nostra fonoteca abbiamo ventisettemila brani di musica rom.
Avete anche spazi informativi?
Non siamo solo una radio musicale, abbiamo un palinsesto ventiquattro ore su
ventiquattro. Ci sono varie trasmissioni, della durata massima di quarantacinque
minuti: il trenta per cento della nostra programmazione è legato
all'informazione, abbiamo dei notiziari ogni ora, ci sono edizioni in lingua rom
e in serbo, poi la rassegna stampa, con molta attenzione a tutto quello che
riguardai rom, e poi abbiamo anche una decina di trasmissioni di carattere
vario.
Chi sono i vostri ascoltatori?
Tutti quelli che amano la musica di qualità, i musicisti rom, tutte le
persone a cui questo tipo di programmi va bene.
La radio è presente in qualche attività per quanto riguarda la
comunità rom?
Certo, la radio è molto attiva in tutte le cose che fa la comunità dei rom,
non solo in Serbia, e questo è molto interessante, perché la nostra radio si
occupa dei rom che stanno dovunque. Abbiamo informazioni da tutto il mondo:
facciamo parte di una rete a cui partecipano tutti i media che hanno a che fare
con i rom.
La musica zingara ha molto successo in occidente, magari perché è
divertente e ha un ritmo vivace: lei come spiega questo successo?
Non è solo questione di ritmo vivace: la musica rappresenta l'anima. E gli
ascoltatori, i critici, la gente che se ne intende, dicono che la musica zingara
ha l'anima. Questo è il motivo per cui è così ascoltata: il ritmo è solo un
aspetto.
E' la qualità che la fa apprezzare così tanto, non solo in occidente
ma dovunque.
Quello che è interessante è che ci sono i nuovi generi nella musica zingara,
non è più solo la musica di sempre, c'è di tutto, rap, jazz, pop, tutto quello
che si ascolta e che la gente richiede: tra le 8 e le 10 abbiamo anche la musica
per i bambini, musica nella lingua dei rom, una cosa molto carina, con le fiabe
e tutto il resto.
Quali sono le musiche e le canzoni più richieste?
Molto ascoltati sono i cantanti giovani: uno per esempio è Shikizi, figlio di
Shikiza, una cantante zingara famosissima, e molti altri.
Ma piacciono anche brani strumentali, musica di qualità: noi facciamo sentire
tutti quelli che fanno cose veramente buone, non solo nella musica zingara,
gente come Shaban Bairamovic, Vida Pavlovic, sono stati nostri ospiti molte
volte.
Una cosa molto bella sono i programmi in diretta, dove facciamo venire intere
orchestre e ci fanno sentire la musica dal vivo. Apriamo alle chiamate del
pubblico e i nostri telefoni sono sempre occupati.
La situazione dei rom durante la guerra è stata molto difficile: è
ancora così o c'è qualche miglioramento?
Sì, qualche miglioramenti sì, prima era molto dura: i rom sono a malapena
sopravvissuti a tutte quelle cose orribili. Oggi molte cose vanno meglio, ma
poco alla volta: i rom si stanno integrando nella vita sociale e nella politica.
Le cose cambiano: ma, lo ripeto, lentamente.
Leggi anche:
Onde
zingare (pdf)
Di Fabrizio (del 15/12/2007 @ 09:24:28, in Europa, visitato 2347 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
11 Dicembre 2007 - Secondo informazioni fornite dal Centro Rom ed Ashkali di
Pristina, i Rom hanno iniziato a lasciare il Kosovo per timore di nuove
violenze. Durante le loro visite sul campo nell'enclave serba di Gracanica nei
pressi di Pristina, l'OnG ha trovato che sette famiglie su 38 sono già
partite.
Preoccupazioni sulla sicurezza sono le principali ragioni che guidano i Rom
via dal Kosovo. Secondo l'OnG i Rom hanno paura di diventare bersaglio di
attacchi a seguito di una dichiarazione unilaterale di indipendenza. Sono anche
preoccupati perché né le forze internazionali né le truppe locali offrirebbero
loro protezione.
La comunità Rom di Gracanica è una delle più grandi comunità Rom rimanenti in
Kosovo. Si stima vivano lì 4.000 Rom, molti dei quali ex residenti della
distrutta Mahala Rom di Pristina.
Source:
http://kosovoroma. wordpress. com/category/ news/
For further information please refer to the Roma and Ashkali Documentation
Centre in Pristina:
http://www.rad- center.org
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Berlino, 10 Dicembre 2007 - I Verdi tedeschi e l'organizzazione dei rifugiati
Pro Asyl hanno chiesto una moratoria temporanea dei rimpatri forzati verso il
Kosovo. La moratoria dovrebbe essere almeno di sei mesi.
La leader del partito Claudia Roth ha dichiarato che gli appartenenti alle
minoranze etniche sono particolarmente toccate dalla mancanza di stabilità. Per
questa ragione il direttore di Pro Asyl, Günther Burkardt, ha chiesto alle
autorità tedesche di garantire uno status stabile ai rifugiati in Kosovo.
Secondo la sua organizzazione, ci sono attualmente circa 23.000 Rom kosovari
in Germania.
Source:
Kosovo
Roma Website
Da
Roma_Daily_News
Nel contesto dell'attesa dichiarazione di indipendenza del Kosovo, Knut
Vollebaek, Commissario OCSE per le Minoranze, ammonisce sulla possibilità di un
nuovo esodo dei Rom dalla provincia meridionale Serba.
Ha detto ad Helsinki che la sua preoccupazione è che i rimanenti membri della
minoranza Rom possano partire per le vicine Macedonia e Montenegro, se la loro
sicurezza, in particolare nelle parti meridionali, non fosse garantita.
[...]
Il Commissario, in carica da sei mesi, dice di aver incontrato rappresentanti
di tutte le comunità durante al sua visita in Kosovo a settembre.
Nel suo rapporto conclusivo ha chiesto tanto a Pristina che a Belgrado di non
dimenticare l'integrazione "della probabilmente minoranza più vulnerabile" sullo
sfondo del conflitto serbo-albanese.
"I Rom vivono in comunità molto piccole. Sono stati completamente
dimenticati: non hanno partecipato ai negoziati. E' come se non esistessero."
http://kosovoroma.wordpress.com/
e-mail: kosovoroma@gmail.com
Di Fabrizio (del 14/12/2007 @ 09:09:08, in Italia, visitato 1547 volte)
Da
ChiAmaMilano
Dopo un anno di ossessioni securitarie un pezzo della città chiede un
cambio di rotta sul capitolo nomadi
C’erano tutti o quasi –l’assenza della Casa della carità di Don Colmegna non è
passata inosservata– e già questa è una notizia.
Dalla CGIL alla Comunità di Sant’Egidio, dal NAGA alla Caritas, dal Gruppo Abele
all’Associazione Nocetum, dalle ACLI ai Padri Somaschi hanno deciso di dire
basta alle politiche degli sgomberi, agli sfaceli dei campi, al pregiudizio
usato come facile arma di consenso nei confronti di una cittadinanza sempre più
irretita dalle campagne mediatiche nelle quali l’ossessione della sicurezza si
riversa come un’onda di piena che spazza via gli ultimi e le loro povere cose.
Dopo un anno durante il quale l’approccio alla questione Rom è stato a tratti
feroce e spesso strumentale, molte realtà sia laiche che cattoliche hanno deciso
di dire basta e di riportare nell’alveo di una discussione razionale quanto era
stato ormai relegato nel cono di un’aggressività troppe volte fomentata da chi
avrebbe invece il compito di amministrare e quindi di risolvere i problemi
piuttosto che esasperarli o semplicemente utilizzarli.
Il “Cartello” di associazioni che si è ufficialmente presentato il 10 dicembre e
che ha illustrato le proprie proposte per costruire un percorso quanto meno di
convivenza con i Rom costituisce una risposta assai significativa anche perché
vede riunite molte realtà che in passato avevano avuto non poche divergenze su
questo come su altri temi. Segno evidente che non si poteva attendere oltre nel
delineare una strada alternativa, l’unica razionalmente e civilmente
percorribile, sia per iniziare a tracciare le possibili soluzioni ad un problema
complesso, sia per porre un argine ad uno slittamento per il quale ormai la
povertà e l’emarginazione rischiano di diventare una colpa da scontare con un
supplemento di sofferenza che prende la forma dell’intolleranza e degli
sgomberi.
B.P. Guarda
il video
Di Fabrizio (del 13/12/2007 @ 11:41:15, in Europa, visitato 2315 volte)
Da
Ticinonews
Furono 590 i bambini della strada "sequestrati" da Pro Juventute
EDIT
11.12.07 16:25
Furono 590 i bambini jenisch tolti ai loro genitori fra il 1926 e il 1973 da Pro
Juventute nell'ambito del programma "Bambini della strada". La metà di questi
sequestri avvennero nel canton Grigioni, dove viveva la più importante comunità
nomade. Le cifre sono pubblicate in uno studio del Fondo nazionale che si è
chinato sulla storia delle popolazioni nomadi in Svizzera nel XIX. e XX
secolo.
Per 47 anni i figli degli jenish, dei sinti e dei rom della Svizzera furono
sistematicamente sottratti ai loro genitori e collocati presso genitori
affidatari, istituti, cliniche psichiatriche e orfanotrofi. La formazione
scolastica ricevuta dalla maggior parte di questi bambini fu rudimentale o
addirittura inesistente, scrivono oggi in una nota i responsabili dello studio
"Integrazione ed esclusione" (PNR51).
Più dell'80% di questi bambini non ebbero alcuna possibilità di scegliere un
mestiere e più di un bambino su quattro fu dichiarato criminale e piazzato in un
istituto chiuso. Le cifre esatte di questo oscuro capitolo della politica
sociale svizzera hanno potuto essere ricostruite analizzando i dossier di Pro
Juventute che sono conservati all'Archivio federale. Finora si parlava di circa
600 bambini sottratti ai loro genitori.
I ricercatori hanno analizzato l'impatto dei dossier realizzati nell'ambito del
programma "Bambini della strada", arrivando alla conclusione che la
stigmatizzazione e la discriminazione dei cosiddetti "vagabondi" era
strettamente legata alla burocratizzazione dello Stato. I dossier non
circolarono soltanto all'interno di Pro Juventute, ma furono utilizzati, con
tutte le valutazione che contenevano, anche dalle autorità, dagli istituti e
dalle cliniche a scopi di propaganda.
ATS
Di Fabrizio (del 13/12/2007 @ 09:07:23, in lavoro, visitato 1884 volte)
"E' nato "Imè Romnì", laboratorio artistico e sartoria, promosso dall'Opera
Nomadi e gestito dalle donne rom del villaggio di Rho.
Questo che adesso è uno spazio di aggregazione e di incontro ha come obbiettivo
di diventare una vera e propria attività lavorativa.
Al momento 10 donne sono impegnate nella creazione di borse, capi
d’abbigliamento, collane, oggetti per la persona e per la casa.
I nostri primi lavori sono delle borse di yuta colorate e dei gioielli in rame e
vetro che stanno riscuotendo già un grande successo!!!
I prodotti vengono realizzati in modo del tutto artigianale dalle donne del
laboratorio.
Chiunque fosse interessato ad acquistare i nostri prodotti o sostenerci per
venderli(negozi,botteghe,gas,mercati..) può contattarci :
Valentina (333 5747726) Erica(333 3503549) valentina.lindi@virgilio.it
Valentina Lindi (Opera Nomadi Milano)
Imè Romnì (che in lingua Romanès significa “Io, donna Rom”) è il nome di
un piccolo laboratorio artigianale, frutto di un originale incontro tra
tradizione e creatività.
Attivo all’interno del villaggio Rom di Rho (MI),il laboratorio è gestito dalle
donne del campo che si ritrovano per cucire, ricamare, inventare e creare
prodotti sartoriali ed accessori .
Di Fabrizio (del 12/12/2007 @ 16:41:15, in media, visitato 1749 volte)
A cura dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali -
Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità ed ImmigrazioneOggi/videoweb.
vedi il video
Comunicato stampa del 12 dicembre 2007
Spot per la Campagna contro il pregiudizio nei confronti dei Rom: iniziativa
congiunta UNAR- ImmigrazioneOggi.
La voce di una bambina che ripete "Papà dice che i Rom sanno solo rubare..."
e, contemporaneamente, lo scorrere di immagini diverse da quelle a cui siamo
abituati: donne rom che lavorano come sarte e confezionano vestiti secondo una
tradizione millenaria, un ragazzo che studia al Conservatorio di
S. Cecilia, un altro che lavora come giardiniere, bambini rom che tornano da
scuola.
E' lo spot realizzato da ImmigrazioneOggi in collaborazione con l'UNAR (Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali - Dipartimento per i Diritti e le Pari
Opportunità) per la Campagna di sensibilizzazione contro il pregiudizio nei
confronti dei Rom, tesa a contrastare ogni tipo di discriminazione nei confronti
di questo popolo.
Lo spot, on line dal 12 dicembre su
www.immigrazioneoggi.it
e su
http://www.pariopportunita.gov.it , è un breve viaggio tra spaccati di vita
di rom che hanno avuto l'opportunità di realizzare un percorso d'integrazione,
un viaggio che ci porta inevitabilmente a riflettere sulla fondatezza delle
generalizzazioni e che, al contempo, ci fa sperare nella possibilità del
raggiungimento di una pacifica convivenza.
Enti, associazioni e quanti altri desiderano contribuire alla divulgazione di
questo spot possono inserire nei loro siti il banner scaricabile da
http://www.immigrazioneoggi.it/rubriche/badge_spot_rom.html
Studio immigrazione sas
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Di Fabrizio (del 12/12/2007 @ 09:30:37, in blog, visitato 2025 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto dell’11 dic.
2007 (pag. Milano)
L’iniziativa congiunta di associazioni e sindacati sulla questione rom a
Milano, presentata ieri alla Camera del Lavoro, è una preziosa boccata
d’ossigeno, specie in questo momento, in cui stanno per sbarcare anche a
Milano le ordinanze xenofobe provenienti dai comuni di Cittadella e
Caravaggio.
Finalmente una parte importante della società civile milanese ha deciso di
rompere quell’assordante silenzio, che ha consegnato la città alla
peggior demagogia e alimentato pericolosamente la “percezione di
insicurezza” dei cittadini.
Pensiamo che sia giunto il momento che qualcuno chieda conto agli
amministratori milanesi del loro operato nei confronti dei rom presenti sul
nostro territorio. Il bilancio di oltre un anno di interventi repressivi e
demolizioni è, infatti, pesantemente negativo e l’unico risultato concreto
sta nell’aver introdotto a Milano il nomadismo coatto degli sgomberi.
Ma forse tutto questo fa comodo al centrodestra, più interessato a coccolare
e coltivare le percezioni di insicurezza, piuttosto che a occuparsi dei
problemi e delle macerie di 15 anni di abbandono delle periferie popolari.
Dall’altra parte, ora che anche buona parte del Piddì veltroniano ha
sposato la linea del “dagli addosso allo sfigato”, perché dovrebbero
cambiare strada?
Ieri a Milano sono successe due cose: da una parte, un cartello di
associazioni ha formulato delle proposte concrete e alternative alla psicosi
securitaria e, dall’altra, la giunta Moratti sta pensando di riprodurre
le misure anti-stranieri di Cittadella e Caravaggio. Due strade diverse e
opposte, che rappresentano bene le scelte possibili da fare nella nostra
città per il futuro.
Invitiamo pertanto tutte le forze di sinistra e democratiche della nostra
città a sostenere l’iniziativa delle associazioni e a contrastare, senza
ambiguità, la deriva xenofoba che le destre tentano di imporci.
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