Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 03/07/2010 @ 09:20:21, in musica e parole, visitato 1644 volte)


domenica 4 luglio 2010 alle ore 14.00
Circolo Arci Magnolia
- Circonvallazione Idroscalo 41, Segrate - Milano
Ingresso: gratuito

DOMENICA FINALMENTE
Lo strumento da portare sull’isola deserta: Il piano pesa troppo e con quell’umidità sarebbe sempre scordato. Meglio la fisarmonica, l’unico strumento che può raggiungerlo in completezza e malinconia. Già che ci siete, sull’isola portatevi pure Jovica Jovic, che la suona così bene da fare arrivare quelli delle isole deserte adiacenti.

CORPO DI MILLE BALERE

  • LOREDANA E FABIO (live)

dalle ore 21.30
DOMENICA FINALMENTE:

presentazione libro + dvd L'ISOLA DELLE ROSE con mostra fotografica a cura di Nda Press

  • BARBAGLABRO TRIO (live)
  • JOVICA JOVIC (live)

http://www.ndanet.it/

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Di Fabrizio (del 03/07/2010 @ 09:29:06, in Italia, visitato 1939 volte)

Ricevo da Federica Kent Fazi - Una scuolina per crescere -ARPJ Tetto onlus

La mattina del 30 giugno agenti della polizia municipale dell'VIII Gruppo guidati dal comandante Antonio Di Maggio si sono recati presso l'insediamento non autorizzato di viale Alessandro Marchetti, in zona Muratella, per dare inizio ad operazioni di bonifica propedeutiche alla chiusura del campo prevista dal Piano Nomadi entro la fine del 2010. La bonifica, o meglio lo sgombero, è avvenuto a 9 giorni dall'incontro del sindaco di Roma Alemanno con gli abitanti del quartiere Muratella, incontro che ha portato alla promessa di sgombero definitivo del campo e dell'istituzione di un presidio di polizia, e dopo le polemiche tra il presidente della Commissione Sicurezza Urbana del Comune Fabrizio Santori che spinge per uno sgombero celere e l'assessore Belviso secondo la quale l'unica possibilità rapida sarebbe uno sgombero senza destinazione, eventualità non prevista dal Piano Nomadi. A dispetto delle dichiarazioni dei politici, l'operazione non ha riguardato l'insediamento principale, dove da anni risiedono decine di nuclei familiari, fra cui recentemente alcuni fuoriusciti da Casilino 900, ma quasi esclusivamente l'area sovrastante il parcheggio dove sorge il campo. Da diversi mesi infatti alcune famiglie hanno costruito le loro abitazioni circa 50 m più su, sulla collinetta appena sopra il parcheggio che rappresenta il cuore del campo e dove si concentrano la maggior parte delle famiglie.

Al momento del sopralluogo, che secondo gli abitanti del campo non era stato preannunciato, non tutti i residenti erano presenti ma ciò non ha fermato la forza delle ruspe che hanno distrutto indiscriminatamente tutto quello che hanno trovato sul loro cammino. Una roulotte "non in regola" (di cui si scrive su http://www.romatoday.it del 30 giugno 2010) è stata completamente smantellata mentre i proprietari, di fatto se anche non di norma, non erano al campo per cui non è stato dato loro modo di raccogliere i beni custoditi all'interno; anche i documenti personali dei componenti della famiglia sono stati recuperati a demolizione già avvenuta. Lo stesso destino è toccato a molte delle altre famiglie: hanno perso la loro "casa" senza alcun preavviso o notifica, senza nemmeno poter conservare i propri beni personali,violando quindi tutte le convenzioni internazionali sul diritto all'abitare.

Il paradosso di quest'operazione può essere ben compreso considerando che il capofamiglia proprietario/occupante della roulotte è in affidamento ai servizi sociali locali e sta beneficiando delle misure alternative alla detenzione per cui il suo domicilio, oggi distrutto, risulta essere presso il campo di viale Marchetti. L'urgenza di portare a termine il Piano Nomadi e di rispondere alle richieste di sicurezza dei cittadini finisce così per travolgere non solo le storie personali, ma addirittura gli interventi messi in atto da altri settori dell'amministrazione pubblica.

Al di là del singolo caso, è significativo che durante la distruzione delle baracche non fossero presenti assistenti sociali: l'operazione è stata infatti gestita esclusivamente dal personale competente per le bonifiche, ovvero gli addetti alle ruspe e il personale della polizia municipale.

Così, alle 15 del pomeriggio la situazione era la seguente: una decina di baracche abbattute e due dozzine di persone abbandonate sotto il sole estivo di una giornata afosa di fine giugno, senza acqua né un riparo per l'attesa, nessun albero sotto cui ripararsi. A confortarli soltanto la vaga promessa fatta ad alcuni degli sgomberati che sarebbe stata loro consegnata una nuova roulotte. Quattro famiglie, invece, hanno seguito spontaneamente gli agenti della municipale fino al campo di Castel Romano dove, secondo quanto affermato dai vigili, sarebbe stato loro assegnato un container. Verso le ore 16 tutte le famiglie sono tornate sul luogo dello sgombero accompagnati da quattro agenti.

Dalle dichiarazioni contraddittorie dei vigili risulterebbe che le famiglie, arrivate all'ingresso del campo autorizzato, si siano rifiutate di entrare. Diversa la versione dei rom, secondo i quali al loro arrivo i residenti del campo di Castel Romano non li avrebbero lasciati entrare perché non c'erano container liberi da assegnare e non volevano un ulteriore sovraffollamento.

In conclusione le famiglie sbaraccate 50 m più su sono state accompagnate dagli stessi agenti della polizia municipale 50 m più sotto e lì sono stati invitati a risistemarsi nell'attesa della ricollocazione definitiva dell'intera popolazione del campo. Per risolvere il problema abitativo sono state effettivamente promesse tre roulotte per il giorno successivo, ovviamente insufficienti ad ospitare tutte le famiglie sgomberate, ma certo sempre meglio di niente. Peccato che l'indomani questa ennesima promessa non sia stata mantenuta. Si tratterà sicuramente soltanto di un ritardo nella consegna, intanto le famiglie hanno trascorso la notte sotto uno stellato cielo di fine giugno.

Ndr: Come al solito, interessante il confronto con la stampa nazionale. Questa la versione de IL TEMPO.

E chiudo con una segnalazione di Marco Brazzoduro da Mosaico di Pace:

Dalle pagine locali di Roma de La Repubblica vengo a sapere che è stato presentato il progetto per il Museo della Shoah che sarà pronto entro il 2013. Costerà 13,4 milioni di euro e sorgerà nei pressi di Villa Torlonia (storica abitazione di Mussolini) sviluppandosi su otto piani. Opera imponente ma importante perché quella del memoricidio è pratica diffusa che va disinnescata. Nelle stesse pagine di Roma viene data notizia scarna (11 righe) anche dello sgombero avvenuto ieri del campo Rom della Muratella. Un'azione infame che il giornale definisce "bonifica" (le virgolette le ho aggiunte io). Dice di 10 baracche abbattute. Non si dice che quelle baracche erano abitate, che in quel campo vivono molti bambini e che l'amministrazione non ha provveduto al ricollocamento delle famiglie che sono rimaste senza "casa" (anche qui le virgolette sono mie). A Torino come a Milano e a Roma lo chiamano "Piano nomadi" quasi a legittimare che quelle persone possano restare senza abitazione. Che tanto è nella loro indole. È bene ricordare che nei campi di concentramento nazisti c'erano anche loro. Ma intanto è possibile che non ci si renda conto dell'ipocrisia grande quanto un monumento per cui si celebrano le vittime del passato e si discriminano quelle di oggi?

Tonio Dell'Olio

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Di Fabrizio (del 04/07/2010 @ 09:47:19, in casa, visitato 2321 volte)

Da British_Roma

Roma Buzz Aggregator

30/06/2010 - I bulldozer sono al lavoro demolendo le case degli zingari anche se si avvicina il termine dato dall'ONU per la risposta che la Gran Bretagna deve fornire alla domanda fatta da Dale Farm (vedi QUI ndr) sullo sgombero di massa che allontanerebbe novanta famiglie dalla propria terra.

Ieri mattina sono entrati a Dale Farm una mezza dozzina di veicoli che portavano gli operai addetti alla demolizione, apparentemente per spaventare i residenti che saranno reindirizzati alla vicina Hovefields. Qui i Viaggianti hanno avuto un'ora per fare i bagagli prima dell'inizio della distruzione.

"Bambini piccoli giocavano attorno alla scavatrice," riporta Malcolm Tully, a membro della New Life Church. "Né gli ufficiali giudiziari, né la polizia hanno mostrato alcuna preoccupazione per la loro sicurezza. E' un chiaro infrangimento della legge."

Le denunce sono state immediatamente presentate all'UK Health and Safety Executive che ha iniziato un'indagine. Ma le demolizioni sono continuate ed alla fine della giornata diverse proprietà zingare, la maggior parte vacante, erano state rese inabitabili.

Ciononostante, gli avvocati hanno prevalso sul consiglio distrettuale di Basildon di sospendere la demolizione di Five Acres Farm, il cui proprietario è in un ospedale di Londra per cure cardiologiche. Sua moglie è tornato al sito, subito dopo l'arrivo degli ufficiali giudiziari, e ha trovato tagliate acqua ed elettricità.

Il giorno prima, la proprietaria romanì Sylvia Taylor aveva contattato Basildon e ricevuto assicurazione che non sarebbe stata presa nessuna azione senza un preavviso di 28 giorni. Nel caso ci fossero gravi e continuati danni nel vicinato, la sua proprietà verrebbe risparmiata dalla demolizione immediata grazie al ricorso del suo avvocato.

Un avvocato, che ha partecipato settimana scorsa ad un incontro ai massimi livelli con la polizia dell'Essex, ha espresso rammarico perché quanto ottenuto allora sembra ora messo in discussione. Ha dichiarato che qualsiasi richiesta motivata riguardo attività penali da parte di ufficiali giudiziari, in particolare le violazioni del diritto alla sicurezza dei bambini, deve dar luogo ad una denuncia formale.

Non vi è dubbio che questo sgombero stile cowboy sia il risultato di azioni pianificate da tempo. Questo si aggiunge al sospetto ventilato solo una settimana fa, che il consiglio distrettuale di Basildon, che ha assunto la compagnia privata Constant per allontanare i cosiddetti Zingari illegali dal distretto al costo di quattro milioni di euro, sia impegnato in quello che equivale ad una cospirazione criminale.

Nell'ambito della procedura di un'azione urgente, Anwar Kemal, presidente del Comitato ONU sull'Eliminazione della Discriminazione Razziale, ha richiesto alla Gran Bretagna di sospendere il previsto sgombero di Dale Farm ed invece di impegnarsi a dialogare con la comunità per arrivare a fornire adeguate sistemazioni alternative.

Aggiunge che secondo le informazioni ricevute, Constant & Co si è resa responsabile di sgomberi brutali di altre comunità romanì e viaggianti, durante i quali sono state distrutte proprietà private e sono avvenuti abusi razziali. La compagnia è stata criticata dall'Alta Corte.

"Se il  vostro governo decide comunque di procedere come previsto nello sgombero," scrive Kemal, "dev'essere effettuato d'accordo col diritto internazionale ed accompagnato da una rilocazione verso un sito destinato a sistemazione alternativa."

Il governo britannico ha tempo sino al 30 luglio per rispondere a questa richiesta.

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Di Fabrizio (del 05/07/2010 @ 09:02:52, in sport, visitato 3175 volte)

Da Roma_und_Sinti (Su Johann Trollman, leggete anche QUI)

Spiegel International By Siobhán Dowling

(Manuel Trollmann)
Johann Trollmann era una giovane stella della boxe, quando i nazisti andarono al potere. Il punto culminante della sua carriera avrebbe dovuto essere la vincita del titolo dei pesi massimi leggeri nel 1933. Ma Trollman era Sinto, e quel titolo gli fu tolto. Presto, sarebbe caduto vittima del genocidio nazista.

Sembra uno strano posto per un ring di pugilato - annidato sotto un baldacchino di alberi in un tranquillo angolo di Viktoria Park nel quartiere di Kreuzberg di Berlino. La struttura è di cemento, la base è fortemente inclinata in una direzione ed una dozzina di oggetti sferici di cemento che assomigliano a guantoni da boxe si aggrappano alle corde. Ma cosa ci fa qui?

Lì vicino, una targa con la fotografia di un giovane ben messo in guantoni da boxe, chiarisce ogni confusione. Il ring tra gli alberi è un memoriale temporaneo dedicato a Johann Trollman, un pugile che fu privato dai nazisti nel 1933 del suo titolo dei pesi massimi leggeri, dopo aver vinto un incontro ad un tiro di sasso da lì in Fidicin Strasse. Non c'era posto per un campione come Trollmann nel Terzo Reich - lui era Sinto. E come mezzo milione di Rom e Sinti, sarebbe caduto vittima della politica razziale nazista di annientamento, morendo in un campo di concentramento nel 1944.

La forte pendenza della scultura, dice Alekos Hofstetter, membro di Bewegung Nurr, il gruppo di artisti che ha progettato il monumento, rappresenta "l'abisso in cui fu trascinato Trollmann."

Lungi dall'essere solo un memoriale statico, il sito, inaugurato il 9 luglio - 77° anniversario del titolo vittorioso di Trollmann, è stato quest'estate il palcoscenico per una serie di discorsi e concerti. Laboratori per i giovani locali hanno sottolineato la vita di Trollmann e la persecuzione dei Sinti e dei Rom - definiti "zingari" dai nazisti - nel Terzo Reich. Il nome del monumento è semplicemente "9841", il numero di Trollman da prigioniero nel campo di concentramento.

Snobbato per il colore della pelle

Nato nel 1907 vicino ad Hannover, il nome ufficiale di Trollmann era Johann, ma in famiglia e tra gli amici era conosciuto come Rukeli, dalla parola "albero" in lingua romanés. Cominciò ad allenarsi alla tenera età di otto anni e presto gareggiò col club pugilistico Heros Hannover.

Già prima che i nazisti arrivassero al potere, fu vittima del razzismo quando il comitato selezionatore per i Giochi Olimpici nel 1928 gli preferirono un pugile che aveva battuto da poco. Per tutta risposta, Trollmann si trasferì a Berlino diventando professionista. La paga era buona e vincere, non il colore della pelle, era l'unica cosa che importava.

La sua fama crebbe rapidamente all'inizio degli anni '30, e divenne famoso per il suo stile "danzante"; il suo aspetto che fece di lui un rubacuori. Hofstetter sostiene che Trollmann fu "uno degli inventori della boxe moderna." Il suo stile agile e dinamico si sposava con la competenza tecnica e fece di lui un precursore di Mohamed Alì. Come i nazisti guadagnarono popolarità, venne sempre più attaccato dalla stampa fanatica di destra, che lo etichettò come "lo zingaro sul ring".

Una volta che nel 1933 si assicurarono il potere politico, i nazisti furono rapidi nel prendere il controllo di uno sport che era diventato molto popolare nella Repubblica di Weimar. L'introduzione dopo la I guerra mondiale di un orario lavorativo più corto aveva dato più tempo libero e creato un pubblico attento alle manifestazioni sportive di massa. Considerato come uno sport prettamente proletario, grandi star del pugilato come Max Schmelling attraevano fan borghesi e celebrità come Bertolt Brecht.

Bandito dallo sport

La presa di potere nazista ebbe un effetto immediato nel mondo pugilistico, con alti funzionari del partito che presero posizione ai vertici della federazione e gli Ebrei immediatamente banditi dallosport. Sarebbe seguita presto la proibizione per Rom e Sinti.

Hitler era grandemente entusiasta di questo sport, dice Roger Repplinger - autore di un racconto di semi-fiction sulla vita di Trollman "Leg dich, Zigeneur" (Sdraiati, Zingaro)."Solo due sport erano menzionati nel Mein Kampf, jujitsu e pugilato," ha detto a SPIEGEL ONLINE. "Hitler guardava allo sport come una dote e questo lo rendeva  importante per i nazisti." Le SS ed i soldati si addestravano al pugilato ed era insegnato nelle scuole, la parola Boxen di origine inglese venne sostituita da Faustkampf, o pugni. "Per una nazione che si stava preparando alla guerra," spiega Repplinger, "la boxe era vista come molto utile."

"Alla fine, fu perché i nazisti videro la boxe come nobile che Rukeli perse il titolo," afferma. Quel titolo del 9 giugno fu tanto il punto culminante della carriera di Trollman, che il suo punto di svolta.

Lui ed il suo avversario Adolf Witt combatterono 12 riprese alla Birreria Bock di Fidicin Strasse. Trollmann fu chiaramente il migliore ed avrebbe dovuto vincere ai punti. Ma gli ufficiali nazisti  presenti all'incontro fecero pressione sulla giuria per un pareggio. Il pubblico si rivoltò e gli avvenimenti stavano per prendere una brutta piega.

"Quello era un pubblico esperto di pugilato e che poteva vedere che l'incontro veniva manipolato per fini politici," spiega Sophia Schmitz, storica della boxe di quel periodo. "La folla non era assolutamente disposta a prendere parte a questo tipo di manipolazione basata sul razzismo." Temendo per la propria sicurezza, la giuria cedette e Trollmann, piangendo di frustrazione per avere avuto la vittoria quasi tra le sue mani, fu trionfalmente premiato con la cintura del titolo.

La sua vittoria ebbe vita breve. Pochi giorni dopo gli fu notificato il ritiro del titolo per la sua "performance insoddisfacente."

Combattere per la dignità

Ciò che seguì fu tanto una farsa che, in qualche maniera, una vittoria morale per Trollmann. Fu obbligato a combattere un altro grosso incontro il 21 luglio, contro Gustav Eder. Ma stavolta gli fu ordinato di combattere nello stile "tedesco", che significava stare fermi e scambiarsi pugni. Trollman sapeva di essere sicuro di perdere abbandonando il suo stile in movimento, così decise di lasciare il segno in un altro modo. Si ricoprì il corpo di farina e tinse i capelli di biondo - diventando la caricatura di un ariano. Quando salì sul ring quella sera non combatteva per vincere, ma per mantenere la sua dignità.

"Dopo aver perso il titolo di campione, gli fu assolutamente chiaro cosa lo aspettava come pugile sotto il nazismo," dice Schmitz. Vede la sua apparizione come una dichiarazione: "Non mi permetterò di essere discreditato come Sinto, farò una burla di questa descrizione razzista di zingaro danzante ed invece combatterò come un pugile ariano."

Cacciato dallo sport, Trollman lottò invece per far quadrare il bilancio negli anni '30 e spesso dovette nascondersi per evitare di essere mandato nei nuovi "campi zingari" dove i nazisti radunavano Rom e Sinti prima di trasportarli nei campi di concentramento. Divorziò da sua moglie, una non-Sinta, per proteggere lei e la loro figlia. Poi iniziò la guerra e Trollmann fu richiamato e combatté sino al 1942, quando tutti i Rom e Sinti vennero dimessi dalla Wehrmacht. Il pugile, una volta famoso, fu subito arrestato e inviato nel campo di concentramento di Neungamme, vicino ad Amburgo.

Tentò di mantenere un basso profilo, ma il comandante del campo prima della guerra era stato un funzionario della boxe e riconobbe Trollmann. Lo costrinse a battersi, terribilmente indebolito dai lavori punitivi e dalla mancanza di cibo, per allenare di notte le SS. Era in gioco la sua sopravvivenza.

La commissione prigionieri decise di agire. Simularono la sua morte e fecero in modo di trasferirlo nell'adiacente campo di Wittenberge sotto falsa identità. Ma anche lì, l'ex stella fu presto riconosciuta e i prigionieri organizzarono un combattimento con Emil Cornelius, ex criminale ed odiato Kapo - uno dei prigionieri che godeva di privilegi per le sue responsabilità nel campo. Inevitabilmente Trollmann vinse e Cornelius cercò vendetta per la sua umiliazione. Obbligò Trollmann a lavorare tutto il giorno finché non fu esausto. E poi lo colpì a morte con una pala. Trollman aveva appena 36 anni.

Qualcosa di cui essere fieri

Silvio Peritore del Centro Culturale di Documentazione a Heidelberg dei Rom e Sinti Tedeschi dice che il destino di Trollmann fu simile a quello di molta della sua gente sotto i nazisti. "Quando vedete come ha sofferto: bandito dalla sua professione, ostracizzato, privato dei suoi diritti ed infine mandato ed ucciso in un campo di concentramento. E' un esempio dell'olocausto globale dei Sinti e dei Rom," ha detto a SPIEGEL ONLINE.

Peritore spiega che i giovani sono particolarmente alla biografia di Trollmann, quando arrivano al centro di documentazione in visita scolastica. "Ha incarnato lo spirito sportivo ed era una persona coraggiosa." Rispettano il modo in cui si oppose ai nazisti e"possono identificarsi in lui".

Dato che il monumento a Trollmann è a Berlino solo temporaneamente prima di essere mandato in altre città, avrà un monumento permanente a Berlino questo giovedì nella forma di un Stolperstein, una "pietra d'inciampo". Questi mini-monumenti sono piccole piazze in bronzo che onorano i singoli vittime dei nazisti, e piazzate su vari marciapiedi nel paese. L'artista Gunter Demnig piazzerà lo Stolperstein di Trollmann all'esterno dell'ex birreria di Kreuzberg dove avvenne l'incontro per il titolo. Alla fine di quest'anno si dovrebbe costruire tra il Reichstag e la Porta di Brandeburgo un monumento permanente ai Sinti e Rom uccisi d'Europa, dopo quasi due decadi di ritardo.

Peritore dice che il monumento è vitale per la comunità, spiegando che il genocidio inflitto dai nazisti ha avuto un grande impatto sull'identità dei Rom e Sinti in Germania. "In ogni famiglia c'è stato qualcuno assassinato. Nella mia famiglia abbiamo perso molti parenti ad Auschwitz ed un riconoscimento dei nostri morti è molto importante per la nostra auto-immagine, per la nostra identità," dice. "Dobbiamo sensibilizzare la gente alle attuali forme di pregiudizio contro i Rom e i Sinti."

L'artista Hofstetter dice che il monumento a Trollmann è importante per stabilire la connessione con la discriminazione odierna e per creare un'immagine positiva dei Rom e dei Sinti. "Stiamo mostrando che sono una parte della cultura tedesca. Trollmann era un campione e i giovani Rom e Sinti possono esserne fieri."

Si può vedere il monumento a Trollman in Viktoria Park sino al 16 luglio. La cerimonia di inaugurazione dello Stolperstein per Johann Trollmann [è avvenuta] in Fidicin Strasse il 1 giugno alle 16.30. Per ulteriori informazioni (in tedesco): http://www.trollmann.info

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Di Fabrizio (del 06/07/2010 @ 09:56:11, in Europa, visitato 4198 volte)

by Paul Polansky

[continua] Venne immediatamente indetta un'indagine su dove i Rom e gli Askali del campo volessero vivere. Oltre il 90% dichiarò che intendeva rimanere a Mitrovica nord con i Serbi. Gli Zingari del campo avevano paura di tornare a vivere accanto ai vicini albanesi che li avevano cacciati nel 1999. Inoltre, tutti i loro bambini ora erano andati alle scuole serbe a Mitrovica nord per otto anni e non volevano imparare una nuova lingua prima di frequentare le scuole albanesi a sud. Però, dato che l'ambasciata USA a Pristina era riluttante a cooperare con i Serbi, un membro albanese di Mercy Corps fu inviato a Mitrovica nord per discutere la possibilità di acquisire un terreno per il progetto. Naturalmente, i Serbi e questo Albanese non si videro mai di persona e non venne offerto nessun terreno.

Dopo aver sentito ciò, contattai Mercy Corps (MC) e li invitai ad accompagnarmi a Belgrado, dove si determinavano la maggior parte delle decisioni riguardanti Mitrovica nord. Mercy Corps rifiutò, dicendo che l'unica soluzione era di costruire gli appartamenti nel vecchio quartiere zingaro di Mitrovica sud. Ciononostante, andai da solo a Belgrado e dopo incontri con gli incaricati del governo, mi fu assicurato che se gli Zingari del campo volevano rimanere a nord, si sarebbe trovato un terreno per loro. Mercy Corps rifiutò ancora di riconsiderare cosa volevano realmente gli Zingari dei campi, nonostante il progetto USAID che dichiarava che le case sarebbero state costruite dove gli Zingari intendevano stare in Kosovo.

Nel progetto USAID da 2,4 milioni di $ era anche stipulato che sarebbe stato fornito ai Rom e agli Askali il trattamento medico, una volta che si fossero spostati dai campi tossici. Però, in diverse interviste che ebbi con Mercy Corps ai massimi livelli in Kosovo, MC rifiutò di rivelare cosa richiedeva quella soluzione medica. I Rom che avevano già fatto ritorno al loro vecchio quartiere non vennero curati, nonostante mostrassero alti livelli di piombo un anno dopo aver lasciato i campi.

Nel contempo, l'UNHCR convinse il governo del Kosovo ad assumere l'amministrazione dei campi, togliendo all'ONU la responsabilità degli Zingari dei campi che continuavano a morire di complicazioni legate all'avvelenamento da piombo.

Nel 2009, l'Unione Europea decise di aiutare l'ONU in Kosovo ed inviò una "squadra di giustizia" chiamata EULEX per sovrintendere al sistema giudiziario che era nel caos. Nel loro mandato, i giudici UE dovevano consigliare e sorvegliare il sistema giudiziario kosovaro ed intervenire solo nei casi di "accadimento di serio crimine" che il governo del Kosovo rifiutava di perseguire.

Anche se avevo coinvolto diversi avvocati nei casi contro l'ONU a favore degli Zingari dei campi, non era sin qui trapelato niente perché l'ONU tentava di nascondere le proprie responsabilità sotto lo scudo dell'immunità. Fidandomi dunque negli standard europei di giustizia, scrissi al capo della missione EULEX, chiedendo un appuntamento per discutere questo "grave crimine di negligenza infantile di massa", che dava come risultato oltre 80 morti e danni cerebrali irreversibili a tutti i bambini zingari nei campi. Con mia grande sorpresa, il generale francese in pensione a capo della missione EULEX, Yves de Kermabon, rifiutò di ricevermi. Mi contestò che non era stato commesso nessun grave crimine.

Guardando indietro, vedo un forte continuum francese in questa tragedia senza senso che dura da 11 anni: truppe francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi che cacciavano questi Zingari dalle loro case nel 1999; il dr. Bernard Kouchner, ex Ministro della Sanità nel governo francese, che sistemò i profughi zingari su di un terreno contaminato e quando i loro bambini ebbero i più alti livelli di piombo nella storia medica, rifiutò di evacuarli e curarli; la KFOR francese che spiana con i bulldozer le strutture delle case zingare che avrebbero potuto essere riparate e ricostruite; un generale francese in pensione a capo della squadra di giustizia europea che rifiuta persino di ascoltare le accuse di gravi e mortali negligenze verso i  bambini durate 11 anni. Naturalmente, con ogni probabilità voleva coprire il fatto che i bulldozer dell'esercito francese nella KFOR avevano distrutto tutte le case francesi che ancora resistevano nel loro vecchio quartiere, così facendo cancellando ogni prova della loro precedente presenza. Dopo tutto, una volta era un incaricato della KFOR in Kosovo.

Ma perché questi Francesi erano così anti-zigani? Forse la ragione è nella loro storia o nella loro tradizione. Durante la II guerra mondiale nella repubblica di Vichy (chiamata anche Francia Libera) i Francesi avevano più campi di concentramento solo per zingari (9) che qualsiasi altro paese d'Europa, Germania compresa.

C'erano almeno 40 altri campi come Camp Gurs (Pirenei Atlantici) dove altri piccoli gruppi di Zingari erano detenuti per i lavori forzati. Viene stimato dagli storici dell'Olocausto che la Francia Libera internò oltre 30.000 Zingari nella II guerra mondiale.

Considerando questi terribili fatti, non è difficile capire perché le truppe francesi rifiutarono di fermare gli Albanesi kosovari dalla pulizia etnica di 8.000 Zingari di Mitrovica, o perché il dr. Bernard Kouchner non volesse perdere il suo tempo cercando di salvare 4.000 bimbi zingari dall'avvelenamento da piombo. Dopo tutto, tradition is tradition.

Naturalmente, non sono solo i Francesi ad avere responsabilità in questa tragedia senza senso. Nelle pagine seguenti leggerete di quanti avrebbero potuto aiutare e non l'hanno fatto. Compiacimento? Incompetenza? Insensibilità? Tu, lettore, devi decidere se si meritano questi anti-premi... per la loro negligenza mortale.

Paul Polansky
Pristina, Kosovo
Febbraio 2010


I governatori ONU del Kosovo

Dal giugno 1999, il Kosovo è stato amministrato dalle Nazioni Unite in base alla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza. L'Amministrazione ONU del Kosovo (UNMIK) è guidata da un Rappresentante Speciale del Segretario Generale (SRSG). L'SRSG ha pieni poteri nello sviluppare qualsiasi azione ritenuta necessaria per il bene pubblico in Kosovo. Per esempio, nel 2004 durante un sollevamento albanese contro le enclavi serbe, l'SRSG Holkeri ordinò l'evacuazione di diverse comunità, mentre la polizia ONU rimosse fisicamente migliaia di Serbi che rifiutavano di lasciare le loro dimore. Nel 2006, l'SRSG Jessen-Petersen appoggiò la suo vice Patricia Waring nell'impiego della polizia ONU per traslocare fisicamente centinaia di Albanesi che si riteneva fossero in pericolo di vita, dato che le loro case potevano collassare perché il loro villaggio era costruito sopra le gallerie delle miniere. In entrambe i casi, la maggior parte della gente rifiutava di andarsene e dovette essere evacuata a forza.

Nonostante questi e molti altri precedenti, tutti gli SRSG hanno rifiutato di evacuare i Rom e gli Askali che dal 1999 vivono nei campi ONU costruiti su terreno contaminato. Anche se molti dei loro bambini hanno i più alti livelli di piombo nella letteratura medica, e molti sono nati con danni irreversibili al cervello a causa dell'avvelenamento da piombo, l'UNHCR (incaricata dei campi sino al dicembre 2008) ha rifiutato di ottemperare alla richiesta della sua agenzia sorella ONU, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, di evacuare immediatamente i campi e fornire cure urgenti.

Di seguito ci sono gli anti-premi per questi SRSG che attraverso ignoranza, compiacimento, incompetenza e/o insensibilità (decidi tu) hanno rifiutato di salvare questa gente, specialmente i bambini e le donne incinte, i più vulnerabili ai 36 elementi tossici trovati nell'aria, nel suolo e nell'acqua nei ed attorno ai campi.

L'unico SRSG non considerato per i nostri anti-premi è il primo tra tutti, Sérgio Vieira de Mello, che fu un SRSG "in azione" non "a tempo pieno", dato che servì in Kosovo dal 13 giugno al 15 luglio 1999... anche se fu quello il periodo esatto in cui gli estremisti albanesi nelle uniformi nere dell'ALK visitarono le case degli Zingari a Mitrovica sud e dissero ai Rom e agli Askali di lasciarle entro 24 ore, se non volevano che fossero uccisi i loro figli.

Lista degli SRSG in Kosovo:

  • Sérgio Vieira de Mello (13 giugno - 15 luglio 1999) Brasile
  • Bernard Kouchner (15 luglio 1999 - 12 gennaio 2001) Francia
  • Michael Steiner (14 febbraio 2002 - 8 luglio 2003) Germania
  • Harri Holkeri (25 agosto 2003 - 11 luglio 2004) Finlandia
  • Søren Jessen Petersen (16 agosto 2004 - 30 giugno 2006) Danimarca
  • Joachim Rücker (1 settembre 2006 - 20 giugno 2008) Germania
  • Lamberto Zannier ( 20 giugno 2008 - a tutt'oggi) Italia

Tratta da Wikimedia Commons - (clicca sull'immagine per vedere la mappa a grandezza naturale)

Fine terza puntata

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Di Fabrizio (del 07/07/2010 @ 09:36:20, in casa, visitato 1519 volte)

Da Roma_Francais

Ci sono campi di fortuna, nascosti sotto un ponte, rannicchiati su un terreno abbandonato... improvvisati dietro una strada. L'anticamera dell'espulsione. E poi ci sono, tra i Rom, quelli che sopravvivono al vagare. A Lilla, alcuni vivono nel vecchio ospedale Saint-Antoine, a Moulins.

Altri nel villaggio d'inserimento di Fives, in un pugno di case mobili. Altri infine avrebbero potuto stabilirsi a Wazemmes. Nell'ex scuola privata di rue Gantois, Saint-Michel. "Sette pezzi potevano essere trasformati molto rapidamente, sarebbe bastato mettere due docce." Chi racconta è padre Arthur, uno dei pionieri della questione rom nella metropoli. Pensava di avere una soluzione d'emergenza per sette famiglie a Mons-en-Baroeul, alloggiati in tende da quando le ruspe hanno demolito i loro ripari di fortuna a fine maggio. Ma Rom in rue Gantois, il sindaco non ne vuole. "Non voglio aprire quella scuola, anche se provvisoriamente", taglia corto Marie-Christine Staniec-Wavrant.

"Come utilizzare"

A padre Arthur, che gli aveva telefonato in settimana, l'assistente del comune di Lilla alla solidarietà ha opposto un niet categorico. Secondo la socialista, Lilla non ha la vocazione per accogliere tutta la miseria del mondo e fa già la sua parte. "Abbiamo 1.200 posti letti ricovero, il 30% dell'agglomerato. E' sempre lo stesso, si porta la povertà dove c'è già. Padre Arthur può chiedere a Bondues, Marcq-en-Baroeul o Lambersart." Cero. Ma questi tre comuni non si sono autoproclamati "Città della solidarietà". Padre Arthur, non demorde. "A Mons-en-Baroeul, queste famiglie sono state cacciate dal loro bosco, sono finite con le loro poco cose nella metropolitana. Che ne sarà di loro? Quella scuola sarebbe meglio per loro." C'è un esempio. Un precedente. A gennaio, cinquanta Rom si stabilirono in una vecchia scuola privata a Ronchin. Una struttura in disuso, messa a disposizione dal suo proprietario, l'Associazione fondiaria di Lilla e periferia (AFLB). La stessa, braccio immobiliare delle istituzioni cattoliche, recentemente ha avvertito padre Arthur: Lilla ha una scuola privata vacante, Saint-Michel, chiusa a giugno 2009. Alleluia, ha detto l'uomo di chiesa, che ha visto la possibilità di duplicare l'esperienza di Ronchin.

Ma, l'AFLB non ne è più proprietaria. La sindaca ha fatto valere il suo diritto di prelazione. L'edificio è suo. "L'atto è firmato," afferma Mme Staniec. "Riguarda un programma di alloggi sociali." Padre Arthur propone un compromesso: "Noi ci impegniamo a partire da una data convenuta. In attesa che si facciano i lavori, si può utilizzarlo."

Ma Mme Staniec non vuole intendere. "Se ci incontreremo, non si potrà fare niente. E poi mettere delle persone in un edificio non idoneo, non è rispondere ai loro bisogni." Rinviando ancora le responsabilità alle città vicine. Morale, quando Lambersart virerà a sinistra e la presidente Aubry negozierà una soluzione europea a Bruxelles, allora i Rom saranno salvati. Padre Arthur avrà la pazienza di attendere questo dono dal cielo? • S. B.

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Da SOS Fornace

Caro Cecchetti,
leggo su "La Prealpina" la tua dichiarazione in merito alla "morte cerebrale" di Zoran Milenkovic (vedi QUI ndr): "Mi accusano (SOS Fornace), di essere responsabile della morte di un rom allontanato da via Sesia. Questa persona, malata, è morta in Germania cinque mesi dopo aver lasciato Rho. Cosa c'entri io in tutto questo nessuno lo sa". Non solo tu, Cecchetti, ma anche chi ha materialmente firmato gli atti all'interno dell'Amministrazione Comunale che hanno portato all'espulsione dal campo in pieno inverno, per futili motivi, di un uomo dializzato e quasi cieco, porta il peso di un'oggettiva "responsabilità morale" in quanto è poi tragicamente accaduto. Zoran, ti ricordo, venne allontanato dal campo regolare di via Sesia dal Direttore ai Servizi alla Persona perché tu e la Lega, chiedeste le Sue dimissioni e quelle dell'Assessore Pellegrini in un tumultuoso Consiglio Comunale, dopo esservi accorti (ma dove eravate prima?) che il Piano Rom, finanziato dal Ministro dell'Interno, Maroni, prevedeva sì lo smantellamento del campo, ma anche il contestuale avvio di azioni di integrazione sociale e abitativa rivolte a 10 precisi nuclei abitanti a Rho, Zoran compreso.
Vedi, Cecchetti, a metterli in fila, tutti gli atti amministrativi che sembrano dover portare ad una fine annunciata, quella del campo nomadi, si rimane colpiti innanzitutto per la serie impressionante di abusi e omissioni, contestazioni prive di fondamento, accanimenti at personam, richieste e impegni pubblici prima sottoscritti e poi smentiti, sperpero di denaro e utilizzo improprio di fondi destinati inizialmente ad azioni di ben altro tipo che avrebbero, quelle sì, coniugato viceversa l'esigenza del principio di legalità da te impropriamente invocato col rispetto delle leggi e della giustizia sociale.
La documentazione del resto, per prendere atto di come in questa città, anche da Voi governata, s'ignorino le regole formali che garantiscono i diritti fondamentali dei cittadini "indesiderati" è lì, a disposizione, anche e soprattutto di tutti quei consiglieri comunali che sono stati eletti proprio per questo: esercitare il potere di controllo sulle azioni pubbliche di chi governa ma che, "fortuna tua e di chi è responsabile anche penalmente dei procedimenti" preferiscono, per calcoli politici come i tuoi, voltarsi dall'altra parte.

Maurizio Pagani - Presidente Opera Nomadi Milano

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Di Fabrizio (del 08/07/2010 @ 15:36:47, in musica e parole, visitato 4433 volte)

GOGOL BORDELLO (live) A seguire DAMA (Dj Set): it's not only Rock 'n' Roll Baby

martedì 13 luglio 2010 ore 21.30
Carroponte - via Granelli 1 di fianco al Centro Sarca, Sesto San Giovanni (MI)

Prezzo biglietto: 15 € (+ D.D.P)
Biglietti disponibili in Loco e sul circuito Vivaticket: www.vivaticket.it
In procinto di suonare nei maggiori open air festival europei, i Gogol Bordello saranno di nuovo a Milano per una data speciale, un live show atteso da chi è rimasto fuori dalle porte dell'Alcatraz lo scorso 25 Maggio (sold out come la data di Bolgona), un concerto che è unico al mondo, ecco come ne parla Outune.net (recensione proprio del recente live act milanese): "ti lasci portare da una marea di carne bagnata dove si è perso il senso del pudore, magliette che volano reggiseni semi abbassati e corpi in estasi danzante… un moderno baccanale ... Si suona, si balla e anche chi è on stage comincia a sentire il caldo, Eugene a torso nudo, magro e muscoloso, ricorda quella salamandra di Iggy. Il mustacchio si rende riconoscibile in mezzo alla baraonda, tra tamburi e violini si consuma un rito orgiastico. Sul palco c’è il circo".

Info Line: cell: +39 392.3244.674
mail: info@carroponte.org
Cos'è il Carroponte? Scoprilo su www.carroponte.org

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Di Fabrizio (del 09/07/2010 @ 09:16:24, in media, visitato 2037 volte)

Da British_Roma

Middle East Online - By Iqbal Tamimi

Un viaggio che dura da 1000 anni

Il giornalista zingaro che mi ha insegnato sugli Zingari in Medio Oriente - Jake Bowers, editore di Gypsy Roma Traveller: Non sono pigro e non vivo nel retro di un Carrozzone

02/07/2010 - La sua vita è sempre in movimento come una stella del cinema o una celebrità, se la sua fortuna fosse stata differente, avrebbe potuto essere uno di loro. Ancora, non è mai stato accolto col tappeto rosso. Ciò che rende la vita di Jake Bowers (vedi QUI ndr) totalmente differente dalle celebrità, anche se viaggia come loro, è il fatto di essere uno Zingaro. E' schiacciato in uno stampo non comodo costruito dai media per chi fa parte di gruppi minoritari. Il mio stampo è la mia kefia e quello di Jake è un carrozzone. Bowers è un Viaggiante, un Rom in pace con tutte le frontiere e confini, ed il mondo è la sua casa.

Cosa rende questo Zingaro britannico così differente dai 300.000 altri Zingari GB? Jake mi ha detto "I media principali ammoniscono la gente su di noi, siamo descritti come pigri, non istruiti, che vivono nei carrozzoni, criminali, non credibili perché gli Zingari rapiscono i bambini." Bowers è uno Zingaro ed un giornalista di talento. Non è pigro, da sostentamento alla sua famiglia, paga le tasse e ha un lavoro regolare. Non è sporco, è brillante e si comporta come un vero gentleman alle conferenze dove è invitato come relatore. Da quanto ne so, non vive in un carro, anche se mi ha detto che gli piacerebbe vivere in una casa mobile trainata da un cavallo. Non ha lasciato la sua carovana perché scontento di quello stile di vita, l'ha abbandonato per amore di sua moglie che veniva da un altro ambiente e trovava difficile collegare l'asciugacapelli.

Bowers ci ha accompagnato in macchina, usando il navigatore satellitare per trovare la strada attorno a Bristol, di conseguenza non si fida delle stelle per conoscere la strada, né usa i tarocchi per prevedere il futuro, altrimenti avrebbe saputo quanto è difficile trovare un parcheggio. Non è un criminale, altrimenti non sarebbe diventato editore-capo della prima rivista di questo tipo in GB. E' un giovanotto istruito che ha buon gusto nelle arti ed una buona conoscenza delle società e della storia che mi ha chiarito su alcuni gruppi zingari nel Medio Oriente in Siria, Iraq e Turchia ed anche a Gaza in Palestina (vedi QUI ndr). Si può aver fiducia in lui perché mi è stato presentato dal mio caro amico Mike Jempson, un accademico e giornalista che ha dato un pezzo della sua vita per il giornalismo investigativo e per difendere gli sforzi dei giornalisti nel creare gruppi e sindacati che proteggano i loro diritti nel mondo.

Bowers è un giornalista che sta combattendo la cattiva immagine data dai media sugli zingari, perché sono una minoranza vittimizzata e perché è uno di loro ed è molto fiero della sua ascendenza.

La GB ospita 300.000 Zingari, anche se non sono rappresentati nei media che si diverte a bullarsi di loro. E' per questo che pubblica il Gypsy Roma Traveller, la prima rivista zingara in GB e forse nel mondo, il cui scopo è informare sulla storia, la vita e le arti degli Zingari che ancora soffrono i travisamenti dei media, come le altre minoranze.

Durante il seminario tenutosi a Bristol mercoledì 30 giugno, il secondo di una serie sponsorizzata dall'Economic and Social Research Council per indagare sulle barriere poste dai media riguardo l'assunzione dei neri e dei membri di minoranze etniche, Bowers era invitato come relatore ed ha condiviso con noi le diapositive con i titoli apparsi in una sola settimana sui principali mezzi d'informazione in GB, incluso l'ampiamente distribuito Sun, che incriminano e discriminano gli Zingari.

Ha anche condiviso con i presenti le foto e le copie dei manifesti che vietano agli Zingari l'ingresso in differenti posti, pub compresi, incolpando gli Zingari per i problemi sociali. Il punto da lui sottolineato è che gli Zingari sono uno dei più grandi gruppi di minoranza nel mondo, con una popolazione di 12 milioni, in viaggio da 1.000 anni, che soffrono tuttora gli stereotipi dei media. Ci sono gruppi minoritari che non sono rappresentati per niente dai media, ed altri che sono male rappresentati. Il razzismo dovrebbe essere affrontato dai media e tutti hanno il diritto ad essere rappresentati.

Iqbal Tamimi - Director for Arab Women Media Watch Centre in UK iqbal.tamimi@ayamm.org

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Di Fabrizio (del 10/07/2010 @ 09:12:51, in Italia, visitato 2366 volte)

Si avvicina lo sgombero per i rom accampati a Quaracchi. Dopo il sopralluogo della ASL che ha definito invivibile la situazione, il Comune di Sesto ha già inviato in due riprese la Polizia municipale, e solo l'intervento, fra gli altri, di don Santoro, ha impedito che le persone venissero cacciate su due piedi,senza neppure raccogliere quel poco che hanno. Per il dopo sgombero, che ormai è imminente, è pronta la consueta tradizionale soluzione: lasciare che si arrangino. Purché vadano più in là. E' da gennaio che vanno più in là, questi rom qui, hanno dormito fuori nel gelo e ora bollono nelle baracche di cartone. Pazienza…
Malgrado l'esistenza di fondi europei inutilizzati, destinati specificamente all'inclusione dei rom, i comuni dicono di aver finito i soldi e quindi di essere impotenti.
Certo, per ottenere i fondi bisogna presentare dei progetti, e per fare progetti occorre una volontà politica che, evidentemente, non c'è.
Così come ci appare tristemente latitante la chiesa… il nostro pensiero corre alle decine di strutture religiose – istituti, conventi, canoniche – abbandonate o semivuote, oltre che esenti dall'ICI, che invece di accogliere lo straniero restano sbarrate e inespugnabili.
Malgrado i tanti discorsi sulla vita sacra, sull'infanzia da proteggere, sui diritti umani… Questi sono zingari, mica umani.

di Antonio Passanese, dal Corriere Fiorentino
Un cancello arrugginito divide il mondo reale da quello irreale. A Quaracchi, a due passi dalle industrie della Piana c'è una vera e propria favela. Ci vivono un centinaio di rom tra grossi ratti, zecche, pulci, tonnellate di immondizia, escrementi. Hanno occupato due capannoni completamente rivestiti di amianto. Le strutture cadono a pezzi ma "gli zingari che sono qui non sanno dove andare" denuncia Arianna Contini di Opera Nomadi.
C'è un rischio epidemia, hanno segnalato gli ispettori del dipartimento di prevenzione della Asi 10. Dopo il sopralluogo del 29 giugno scorso i medici hanno riscontrato "che le condizioni complessive dell'area in oggetto sono attualmente incompatibili, dal punto di vista igienico sanitario, con la permanenza di persone". Nella favela di Quaracchi non è difficile prendere la tubercolosi "e tra un po', se qualcuno non interviene, potrebbe scoppiare il colera". Cartoni e lastre di compensato dividono le improbabili camere da letto. Non c'è acqua, non c'è elettricità "la situazione è gravissima — continua Arianna Contini —, in particolare per i numerosi bambini, quasi tutti malati".
Gli oltre cento rom che oggi occupano quell'area dell'Osmannoro (di proprietà di un'azienda di Verona poi affittata alla Cir, ora fallita), fino a qualche tempo fa, erano alla ex Osmatex. "E' inutile scaricarli qui e lì come dei pacchi. Bisogna risolvere il problema alla radice", continua la rappresentante di Opera Nomadi.
Nella favela di Quaracchi i rom hanno paura. Non vogliono parlare e non vogliono farsi fotografare altrimenti "ci mandano via. Però fate vedere come stiamo vivendo". I miasmi sprigionati dalla spazzatura, che da mesi non viene raccolta, prendono allo stomaco. La zona circostante è una fogna a cielo aperto e con il caldo di questi giorni l'odore acre delle urine rende impossibile la permanenza in quell'area, anche per pochi minuti.
Il sindaco Gianassi, qualche giorno fa, ha voluto rendersi conto in prima persona della precaria situazione di Quaracchi. Dice di avere le mani legate perché "non ci sono più fondi. E poi devo anche pensare agli altri 65 rom che alloggiano nel campo di via della Madonna del Piano". Qualche giorno fa il primo cittadino ha ricevuto la nota della Asl e "adesso sto cercando di capire se il rischio epidemia ed amianto sia circoscritto a quel dormitorio abusivo o se riguarda tutta l'area". Intanto nella favela di Quaracchi la spazzatura cresce. E così anche il rischio malattie.


Ma per chiudere:

9 luglio 2010 - Comunicato stampa “Infondato il pericolo di epidemia di colera negli insediamenti rom di Sesto Fiorentino”
Intendiamo smentire con fermezza i riferimenti ad un presunto pericolo di epidemia di colera nell’insediamento spontaneo rom nell’area di Quaracchi a Sesto Fiorentino (FI) diffusi nella giornata del 6 luglio dall’Agenzia Ansa, dai quotidiani La nazione (pag.18) e Corriere Fiorentino (pag.8) e da diversi siti internet. Non esistono a tutt’oggi segnalazioni di epidemia di colera sul territorio italiano e non sono state svolte analisi specifiche nell’area di riferimento, come confermato dallo stesso Dipartimento di Igiene Pubblica della Asl.10. Ciò non significa che la situazione igienico sanitaria non sia da considerarsi preoccupante dal punto di vista igienico sanitario. La scorsa settimana Medici per i Diritti Umani ha presentato e diffuso il rapporto dal titolo “L’Europa Invisibile”, contenente tutti i dati sanitari a seguito di due anni di lavoro all’interno degli insediamenti della zona. Invitiamo pertanto gli organi di informazione ad avere maggiore cautela nel diffondere notizie che posso ingenerare inutili allarmismi nell’opinione pubblica. La drammatica condizione di vita di quelle famiglie richiede uno sforzo comune per predisporre soluzioni positive, che una cattiva informazione finisce col rendere ancora più difficili e osteggiate.
Medici per i Diritti Umani
Fondazione Michelucci
Arci Toscana
Caritas Diocesana di Firenze

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